ATTO SECONDO
Scena Prima
(Villaggio d'Hornachuelos. Grande cucina
d'un osteria a pian terreno A sinistra è la
porta d'ingresso che dà sulla via; di fronte
una finestra ed un credenzone con piatti ecc.
A destra in fondo un gran focolare ardente
con varie pentole; più vicino alla boccascena,
breve scaletta che mette ad una stanza, la cui
porta è praticabile. Da un lato, gran tavola
con sopra una lucerna accesa. L'oste e
l'ostessa sono affaccendati ad ammaniare la
cena. L'Alcade è seduto presso al foco; uno
studente, Don Carlo di Vargas sotto mentite
spoglie, presso la tavola, Alquanti mulattieri
fra i quali Mastro Trabuco, ch'è al dinanzi
sopra un suo basto. Due contadini, due
contadine, la serva ed un mulattiere ballano
la seguidilla. Sopra altra tavola, vino,
bicchieri, fiaschi, una bottiglia d'acquavite.
Alcuni paesani e paesane, famigli, ecc. sono
in scena)
CONTADINE, MULATTIERI E PAESANI
Holà, holà, holà!
Ben giungi, o mulattier,
La notte a riposar.
Holà, holà, holà!
Qui devi col bicchier
Le forze ritemprar.
Holà, holà!
Ben giungi, o mulattier,
La notte a riposar.
(L'ostessa mette sulla tavola
una grande zuppiera)
ALCADE
(sedendosi alla mensa)
La cena è pronta...
CONTADINE, MULATTIERI E PAESANI
(prendendo posto presso la tavola)
A cena, a cena.
STUDENTE (CARLO)
(fra sè)
Ricero invan la suora e il seduttore.
Perfidi!
MULATTIERI E PAESANI
(all'Alcade)
Voi la mensa benedite.
ALCADE
Può farlo il licenziato.
STUDENTE
Di buon grado.
"In nomine Patris, et Filii,
et Spiritus Sancti."
CONTADINE, MULATTIERI E PAESANI
(sedendo)
Amen.
(Leonora , in veste virile, presentandosi
timidamente alla porta della stanza a
destra, che terrà socchiusa)
LEONORA
(fra sè)
Che vedo! Mio fratello!
(Si ritira. L'ostessa avrà già distribuito il
riso e siede con essi. In seguito è servito
altro piatto. Trabuco è in disparte, sempre
appoggiato al suo basto)
ALCADE
(assaggiando)
Buono.
STUDENTE
(mangiando)
Eccellente.
MULATTIERI
Par che dica, "Mangiami".
STUDENTE
(all'ostessa)
"Tu das epulis accumbere Divum."
ALCADE
Non sa il Latino, ma cucina bene.
STUDENTE
Viva l'ostessa!
TUTTI
Evviva!
STUDENTE
Non vien, Mastro Trabuco?
TRABUCO
È venerdì.
STUDENTE
Digiuna?
TRABUCO
Appunto.
STUDENTE
E quella personcina Con lei giunta?...
(Preziosilla entra saltellando)
PREZIOSILLA
Viva la guerra!
TUTTI
Preziosilla! Brava,
brava! Qui, presso a me...
MULATTIERI E PAESANI
Tu la ventura dirne potrai.
PREZIOSILLA
Chi brama far fortuna?
MULATTIERI E PAESANI
Tutti il vogliamo.
PREZIOSILLA
Correte allor soldati in Italia,
dov'è rotta la guerra
contro il Tedesco.
TUTTI
Morte ai Tedeschi!
PREZIOSILLA
Flagel d'Italia eterno,
E de figlioli suoi.
MULATTIERI E PAESANI
Tutti v'andremo.
PREZIOSILLA
Ed io sarò con voi.
TUTTI
Viva!
PREZIOSILLA
Al suon del tamburo,
Al brio del corsiero,
Al nugolo azzurro
Del bronzo guerrier;
Dei campi al sussurro
S'esalta il pensiero!
È bella la guerra, è bella la guerra!
Evviva la guerra, evviva!
TUTTI
È bella la guerra, evviva la guerra!
PREZIOSILLA
È solo obliato
da vile chi muore;
al bravo soldato,
al vero valor
è premio serbato
di gloria, d'onor!
È bella la guerra! Evviva la guerra!
TUTTI
È bella la guerra! Evviva la guerra!
PREZIOSILLA
(volgendosi all'uno e all'altro)
Se vieni, fratello,
Sarai caporale;
E tu colonnello,
E tu generale;
Il dio furfantello
Dall'arco immortale
Farà di cappello
Al bravo ufficiale.
È bella la guerra, evviva la guerra!
TUTTI
Evviva la guerra!
STUDENTE
(presentandole la mano a Preziosilla)
E che riserbasi allo studente?
PREZIOSILLA
(guardando la mano)
Ah, tu miserrime vicende avrai.
STUDENTE
Che di'?
PREZIOSILLA
(fissandolo)
Non mente il labbro mai.
(poi, sottovoce)
Ma a te, carissimo,
Non presto fè.
Non sei studente,
Non dirò niente,
Ma, gnaffe, a me
Non se la fa,
Tra la la la!
È bella la guerra!
Evviva la guerra!
TUTTI
È bella la guerra!
Evviva la guerra,
(Un gruppo di pellegrini
passa fuori )
CORO DI PELLEGRINI
(lontani)
Padre Eterno Signor, Pietà di noi,
TUTTI
(alzandosi e scoprendosi la testa)
Chi sono?
ALCADE
Son pellegrini che vanno al giubileo.
LEONORA
(ricomparendo agitatissima sulla porta.
Fra sè)
Fuggir potessi!
STUDENTE E MULATTIERI
Che passino attendiamo.
ALCADE
Preghiam con lor.
TUTTI
Preghiamo.
PELLEGRINI
Divin Figlio Signor... Pietà di noi.
(Tutti lasciano la mensa e s'inginocchiano)
TUTTI
Su noi prostrati e supplici
Stendi la man, Signore;
Dall'infernal malore
Ne salvi tua bontà.
Signor, pietà!
LEONORA
(fra sè)
Ah, dal fratello salvami
Che anela il sangue mio;
Se tu nol vuoi, gran Dio,
Nessun mi salverà!
Signor, pietà!
PELLEGRINI
Santo Spirto Signor...
Pietà di noi.
Padre Eterno... Pietà.
Uno e Trino Signor... Pietà!
(Leonora rientra nella stanza
chiudendone la porta. Tutti
riprendono i loro posti.
Si passano un fiasco)
STUDENTE
Viva la buona compagnia!
TUTTI
Viva!
STUDENTE
(alzando il bicchiere)
Salute qui, l'eterna gloria poi.
TUTTI
(facendo altrettanto)
Così sia.
STUDENTE
Già cogli angeli, Trabuco?
TRABUCO
E che? Con quest'inferno!
STUDENTE
E quella personcina con lei giunta,
venne pel giubileo?
TRABUCO
Nol so.
STUDENTE
Per altro,
è gallo oppur gallina?
TRABUCO
De' viaggiator non bado che al danaro.
STUDENTE
Molto prudente!
(Volgendosi all'Alcade)
Ed ella che giungere la vide,
perchè a cena non vien?
ALCADE
L'ignoro.
STUDENTE
Dissero chiedesse acqua ed aceto.
Ah, ah! Per rinfrescarsi.
ALCADE
Sarà.
STUDENTE
È ver che è gentile, e senza barba?
ALCADE
Non so nulla.
STUDENTE
(fra sè)
Parlar non vuol!
(a Trabuco)
Ancora lei:
Stava sul mulo
Seduta o a cavalcioni?
TRABUCO
(impazientito)
Che noia!
STUDENTE
Onde veniva?
TRABUCO
(Alzandosi)
So che andrò presto o tardi in Paradiso.
STUDENTE
Perchè?
TRABUCO
Ella il Purgatorio mi fa soffrire.
STUDENTE
Or dove va?
TRABUCO
In istalla
a dormir colle mie mule,
che non san di latino,
nè sono baccellieri.
a dormir colle mie mule,
che non san di latino,
a dormir colle mie mule,
che non sono baccellieri
(Prende il suo basto e parte)
TUTTI
Ah, ah! È fuggito!
STUDENTE
Poich' è imberbe l'incognito, facciam gli
col nero due baffetti;
doman ne rideremo.
ALCUNI
Bravo! Bravo!
ALCADE
Protegger debbo i viaggiator; m'oppongo.
Meglio farebbe dirne
d'onde venga, ove vada, e chi ella sia.
STUDENTE
Lo vuoi saper? Ecco l'istoria mia.
Son Pereda, son ricco d'onore,
Baccelliere mi fe' Salamanca;
Sarò presto "in utroque" dottore,
Che di studio ancor poco mi manca.
Di là Vargas mi tolse da un anno,
Ed a Siviglia con sè mi guidò.
Non trattenne Pereda alcun danno,
Per l'amico il suo core parlò.
Della suora un amante straniero
Colà il padre gli avea trucidato,
Ed il figlio, da pro' cavaliero,
La vendetta ne aveva giurato;
Gl'inseguimmo di Cadice in riva,
Nè la coppia fatal si trovò.
Per l'amico Pereda soffriva,
Che il suo core per esso parlò.
Là e dovunque narrar che del pari
La sedotta col vecchio peria,
Che a una zuffa tra servi a sicari
Solo il vil seduttore sfuggìa.
Io da Vargas allor mi staccava,
Ei seguir l'assassino giurò.
Verso America il mare solcava,
E Pereda ai suoi studi tornò!
TUTTI
Truce storia Pereda narrava!
Generoso il suo core mostrò.
ALCADE
Sta bene.
PREZIOSILLA
(con finezza)
Ucciso fu quel Marchese?
STUDENTE
Ebben?...
PREZIOSILLA
L'assassino rapia sua figlia?
STUDENTE
Sì.
PREZIOSILLA
E voi, l'amico fido, cortese,
Andaste a Cadice e pria a Siviglia?
Ah, gnaffe, a me non se la fa,
Tra la la la!
(L'Alcade si alza e guarda l'orologio)
ALCADE
Figliuoli, è tardi; poichè abbiam cenato,
sì rendan grazie a Dio, e partiamo.
PREZIOSILLA
Partiam
STUDENTE
Partiam
CORO
Partiamo.
STUDENTE
Buona notte,
CORO
Buona notte.
STUDENTE
Buona notte
PREZIOSILLA
Buona notte
TUTTI
Holà! Holà! È l'ora di posar.
(In fondo al teatro ripiglia la danza)
Allegri, o mulattier! Holà!
STUDENTE
Son Pereda, son ricco d'onore,
baccelliere mi fé Salamanca..
ALCADE
Sta ben, sì, sta bene.
PREZIOSILLA
Ah, tra la la la!
Ma, gnaffe, a me no se la fa.
TUTTI
Buon notte. Andiam, andiam.
(Partono)
Scena Seconda
(Vicinanze d'Hornachuelos. Una piccola
spianata sul declivo d'una montagna. A
destra precipizi e rupi; di fronte la
facciata della chiesa della Madonna degli
Angel. La porta della chiesa è chiusa, ma
larga, sopra dessa una finestra semicircolare
lascerà vedere la luce interna. A sinistra
la porta del convento, in mezzo alla quale
una finestrella; da un lato la corda del
campanello. Sopra vi è una piccola tettoia
sporgente. Al di là della chiesa alti
monti col villaggio d'Hornachuelos. A mezza
scena, un po' a sinistra sopra quattro
gradini s'erge una rozza croce di pietra
corrosa dal tempo. La scena sarà illuminata
da una luna chiarissima. Leonora giunge,
ascendendo dalla destra, stanca, vestita da
uomo, con pastrano a larghe macchine, largo
cappello e stivali.)
LEONORA
Sono giunta! Grazie, o Dio!
Estremo asil questo è per me! Son giunta!
Io tremo! La mia orrenda storia è nota
in quell'albergo, e mio fratel narrolla!
Se scoperta m'avesse! Cielo! Ei disse
naviga vers' occaso. Don Alvaro!
Nè morto cadde quella notte in cui
io, io del sangue di mio padre intrisa,
l'ho seguito e il perde! Ed or mi lascia,
mi fugge! Ohimè, non reggo a tanta ambascia.
(Cade in ginocchio)
Madre, pietosa Vergine,
Perdona al mio peccato,
M'aita quel ingrato
Dal core a cancellar.
In queste solitudini
Espierò l'errore,
Pietà di me, Signore.
Deh, non m'abbandonar!
(L'organo accompagna il canto
mattutino dei frati)
CORO DEI FRATI
(interno)
"Venite, adoremus et procedamus ante Deum,
Ploremus, ploremus coram Donino, coram
Domino qui fecit nos."
LEONORA
(alzandosi)
Ah, quei sublimi cantici,
Dell'organo i concenti,
Che come incenso ascendono
A Dio sui firmamenti,
inspirano a quest'alma
Fede, conforto e calma!
Al santo asilo accorassi.
(S'avvia)
E l'oserò a quest'ora?
(Arrestandosi)
Alcun potria sorprendermi!
O misera Leonora,
tremi? Il pio frate accoglierti
no, non ricuserà.
Non mi lasciar, soccorrimi,
pietà Signor, pietà!
Deh, non m'abbandonar!
CORO DI FRATI
(Dall'interno)
"Ploremus, ploremus coram
Donino qui fecti nos."
(Leonora va a suonare il campanello del
convento. Si apre la finestrella della
porta e n'esce la luce d'una lanterna che
riverbera sul volto di Leonora la quale
si arretra, spaventata. Fra Melitone
parla dall'interno)
MELITONE
Chi siete?
LEONORA
Chiedo il Superiore.
MELITONE
S'apre alle cinque la chiesa,
Se al giubileo venite.
LEONORA
Il Superiore, per carità,
MELITONE
Che carità a quest'ora!
LEONORA
Mi manda il Padre Cleto.
MELITONE
Quel santo uomo? Il motivo?
LEONORA
Urgente.
MELITONE
Perché mai?
LEONORA
Un infelice...
MELITONE
Brutta solfa...
Però v'apro ond'entriate.
LEONORA
Nol posso.
MELITONE
No? Scomunicato siete?
Che strano fia aspettare a ciel sereno.
V'annuncio, e se non torno,
buona notte...
(Chiude la finestrella)
LEONORA
Ah, s'ei mi respingesse!
Fama pietoso il dice;
ei mi proteggerà. Vergin m'assisti.
(Entrano il Padre Guardiano e Fra Melitone)
GUARDIANO
Chi mi cerca?
LEONORA
Son io.
GUARDIANO
Dite.
LEONORA
Un segreto...
GUARDIANO
Andate, Melitone.
MELITONE
(partendo, fra sè)
Sempre segreti!
E questi santi soli han da saperli!
Noi siamo tanti cavoli.
GUARDIANO
Fratello, mormorate?
MELITONE
Oibò, dico ch'è pesante
la porta e fa rumore.
GUARDIANO
Obbedite.
MELITONE
(fra sè)
Che tuon da Superiore!
(Rientra nel convento
e socchiude la porta)
GUARDIANO
Or siam soli.
LEONORA
Una donna son io.
GUARDIANO
Una donna a quest'ora! Gran Dio!
LEONORA
Infelice, delusa, reietta,
Dalla terra e del ciel maledetta,
Che nel pianto protratavi al piede,
Di sottrala all'inferno vi chiede.
GUARDIANO
Come un povero frate lo può?
LEONORA
Padre Cleto un suo foglio v'inviò?
GUARDIANO
Ei vi manda?
LEONORA
Sì.
GUARDIANO
(sorpreso)
Dunque voi siete Leonora di Vargas!
LEONORA
Fremete!
GUARDIANO
No, venite fidente alla croce,
Là del cielo v'ispiri la voce.
(Leonora s'inginocchia presso
la croce, la bacia, quindi torna
al Padre Guardiano)
LEONORA
Più tranquilla, l'alma sento
Dacché premo questa terra;
De' fantasmi lo spavento
Più non provo farmi guerra...
Più non sorge sanguinante
Di mio padre l'ombre innante,
Nè terribile l'ascolto
La sua figlia maledir.
GUARDIANO
Sempre indarno qui rivolto
Fu di Satana l'ardir.
LEONORA
Perciò tomba qui desio
Fra le rupi ov'altra visse.
GUARDIANO
Che! Sapete?
LEONORA
Cleto il disse.
GUARDIANO
E volete...
LEONORA
Darmi a Dio.
GUARDIANO
Guai per chi si lascia illudere
Dal delirio d'un momento!
Più fatal per voi si giovane
Giungerebbe il pentimento.
LEONORA
Ah, tranquilla l'alma sento,
dacché premo questa terra; ecc
Ah! No!.
GUARDIANO
Guai per chi si lascia illudere.
Chi può leggere il futuro?
Chi immutabil farvi il core?
E l'amante?
LEONORA
Involontario M'uccise il genitor.
GUARDIANO
E il fratello?
LEONORA
La mia morte
Di sua mano egli giurò.
GUARDIANO
Meglio a voi le sante porte
Schiuda un chiostro.
LEONORA
Un chiostro? No!
Se voi sacciate questa pentita
Andrò per balze, gridando aita,
Ricovrò ai monti, cibo alle selve.
E fin le belve ne avran pietà.
Ah, sì, del cielo qui udii la voce:
"Salvati all'ombra di questa croce."
Voi mi scacciate?
(Corre ad abbracciare la croce)
È questo il porto.
Chi tal conforto mi toglierà?
GUARDIANO
A te sia gloria, o Dio clemente,
Padre dei miseri onnipossente.
A cui sgabello sono le sfere!
Il tuo volere si compirà!
LEONORA
Qui del Ciel udii la voce:
Salvati all'ombra di questa Croce...
È questo il porto;
Chi tal conforto mi toglierà?
GUARDIANO
È fermo il voto?
LEONORA
È fermo.
GUARDIANO
V'accolga dunque Iddio.
LEONORA
Bontà divina!
GUARDIANO
Sol io saprò chi siate.
Tra le rupi è uno speco;
ivi starete.
Presso una fonte, al settimo di, scarso
cibo porrovvi io stesso.
LEONORA
V'andiamo.
GUARDIANO
(verso la porta)
Melitone?
(a Melitone che comparisce)
Tutti i fratelli
con ardenti ceri,
Dov'è l'ara maggiore,
Nel tempio si raccolgan del Signore.
(Melitone rientra)
Sull'alba il piede all'eremo
Solinga volgerete;
Ma pria dal pane angelico
Conforto all'alma avrete.
Le sante lane a cingere
Ite, e sia forte il cor.
Sul nuovo calle a reggervi
V'assisterà il Signor.
(Entra nel convento, e ne ritorna
subito portando un abito da
Francescano che presenta a Leonora.)
LEONORA
Tua grazia, o Dio.
Sorride alla reggetta!
O, gaudio insolito!
Io son ribenedetta!
Già sento in me rinascere
A nuova vita il cor;
Plaudite, o cori angelici,
Mi perdonò il Signor.
Grazie, o Signor
GUARDIANO
Le sante lane a cingere, ecc.
LEONORA
Plaudite, o cori angelici,
Mi perdonò il Signor.
(Entrano nella stanza del portinaio. La gran
porta della chiesa si apre. Di fronte vedesi
l'altar maggiore illuminato. L'organo suona.
Dai lati del coro procedono due lunghe file
di frati, con ceri ardenti. Più tardi il
Padre Guardiano precede Leonora, in abito da
frate, che s'inginocchia al piè dell'altare
e riceve da lui la Comunione. Egli la conduce
poi furor della chiesa, seguito dai frati.
Leonora si prostra innanzi a lui che,
stendendo solennemente le mani sopra il suo
capo, intona)
GUARDIANO
Il santo nome di Dio Signore
Sia benedetto.
MELITONE E I FRATI
Sia benedetto.
GUARDIANO
Un'alma a piangere viene l'errore,
Tra queste balze chiede ricetto;
Il santo speco noi le schiudiamo.
V'è noto il loco?
MELITONE E I FRATI
Lo conosciamo.
GUARDIANO
A quell'asilo, sacro, inviolato,
Nessun si appressi.
MELITONE E I FRATI
Obbediremo.
GUARDIANO
Il cinto umile non sia varcato
Che nel divide.
MELITONE E I FRATI
Nol varcheremo.
GUARDIANO
A chi il divieto Frangere osasse.
O di quest'alma Scoprir tentasse
Nome o mistero: Maledizione!
GUARDIANO, MELITONE E I FRATI
Maledizione! Maledizione!
Il cielo fulmini, incenerisca,
L'empio mortale se tanto ardisca;
Su lui scatenassi ogni elemento,
L'immonda cenere ne sperda il vento.
GUARDIANO
(a Leonora)
Alzatevi e partite. Alcun vivente
Più non vedrete. Dello speco il bronzo
Ne avverta se periglio vi sovrasti,
O per voi giunto sia l'estremo giorno...
A confortarvi l'alma volerem
Pria che a Dio faccia ritorno.
GUARDIANO, MELITONE E I FRATI
La Vergine degli Angeli
Vi copra del suo manto,
E voi protegga vigile
Di Dio l'Angelo santo.
LEONORA
La Vergine degli Angeli
Mi copra del suo manto.
E mi protegga vigile
Di Dio l'Angelo santo.
(Leonora bacia la mano del Padre Guardiano,
e s'avvia all'eremo, sola. I frati spenti
lumi, rientrano collo stesso ordine in c
hiesa. Il Guardiano si ferma sulla porta e
stendendo le braccia verso la parte ov'è
scomparsa Leonora, la benedice)
|
ACTO SEGUNDO
Escena Primera
(El pueblo de Hornachuelos. La cocina grande
de una posada. A la izquierda, la puerta de
la calle; al fondo, una ventana y un aparador
con platos, etc. A la derecha, al fondo una
chimenea encendida con varias ollas; más
cerca del proscenio una pequeña escalera
conduce a un dormitorio con puerta
practicable. A un lado un mesa preparada
para cenar con una luz encendida encima.
El posadero y la posadera preparan la cena.
El alcalde está sentado cerca del fuego,
un estudiante, Don Carlos de Vargas
disfrazado, cerca de la mesa. Algunos
arrieros, entre ellos maese Trabuco sentado
sobre una de sus albardas. Dos campesinos,
dos campesinas, la sirvienta y un arriero
bailan una seguidilla. Sobre otra mesa,
vino, vasos, unos frascos, una botella
de aguardiente. Algunos aldeanos, aldeanas,
familias, etc. están en escena.)
CAMPESINOS, ARRIEROS Y ALDEANOS
¡Hola, hola, hola!
Bienvenido, oh arriero,
por la noche a descansar.
¡Hola, hola, hola!
¡Alzad los vasos
para reponer las fuerzas!
¡Hola, hola!
¡Bienvenido, oh arriero,
por la noche a descansar!
(La posadera pone sobre la mesa
una gran sopera)
ALCALDE
(sentándose a la mesa)
La cena está lista...
CAMPESINOS, ARRIEROS Y ALDEANOS
(cogiendo sitio cerca de la mesa)
¡A cenar, a cenar!
ESTUDIANTE (CARLOS)
(para sí)
En vano busco a la hermana y al seductor...
¡Pérfidos!...
ARRIEROS Y ALDEANOS
(al alcalde)
Bendecid la mesa.
ALCALDE
Que lo haga el licenciado.
ESTUDIANTE
Con mucho gusto.
"In nomine Patris et Filli
et Spiritus Sancti".
CAMPESINOS, ARRIEROS Y ALDEANOS
(sentándose)
Amén.
(Leonor vestida de hombre, aparece
tímidamente en la puerta de la habitación
de la derecha, que ella entreabre.)
LEONOR
(para sí)
¿Qué veo?... ¡Mi hermano!
(Se retira. La posadera sirve el arroz y
también se sienta. A continuación se sirve
otro plato. Trabuco está a un lado, siempre
apoyado sobre su albarda)
ALCALDE
(saboreando)
¡Qué bueno.!
ESTUDIANTE
(comiendo)
¡Excelente!
ARRIEROS
Parece que diga: "cómeme, cómeme".
ESTUDIANTE
(a la posadera)
"Tu das epulis accumbere Divum"
ALCALDE
No sabe latín, pero guisa bien.
ESTUDIANTE
¡Viva la posadera!
TODOS
¡Viva!
ESTUDIANTE
¿No viene maese Trabuco?
TRABUCO
Es viernes.
ESTUDIANTE
¿Ayunáis?
TRABUCO
Ni más ni menos.
ESTUDIANTE
¿Y aquella personita que os acompaña?
(Entra Preciosilla bailando)
PRECIOSILLA
¡Viva la guerra!
TODOS
¡Preciosilla! ¡Bravo!
¡Bravo! ¡Aquí, junto a mí!
ARRIEROS Y ALDEANOS
¿Podrás decirme la buenaventura?
PRECIOSILLA
¿Quién suspira por hacer fortuna?
ARRIEROS Y ALDEANOS
¡Todos lo deseamos!
PRECIOSILLA
Entonces, corred como soldados a Italia,
donde ha estallado la guerra
contra los alemanes.
TODOS
¡Muerte a los alemanes!
PRECIOSILLA
¡Eterna plaga de Italia
y de sus hijos!
ARRIEROS Y ALDEANOS
¡Todos iremos, todos iremos!
PRECIOSILLA
¡Y yo iré con vosotros!
TODOS
¡Viva!
PRECIOSILLA
¡Al sonido del tambor,
al brío del corcel,
a la nube azulada
del bronce guerrero;
el susurro del campo
el pensamiento exalta!
¡La guerra es bella, la guerra es bella!
¡Viva la guerra, viva!
TODOS
¡La guerra es bella, viva la guerra!
PRECIOSILLA
Sólo se olvida
al cobarde que muere.
¡Al bravo soldado,
de verdadero valor,
se reserva el premio
de la gloria y el honor!
¡La guerra es bella, viva la guerra!
TODOS
¡La guerra es bella, la guerra es bella!
PRECIOSILLA
(volviéndose a unos y a otros)
Si vienes, hermano,
serás cabo,
y tú coronel,
y tú general.
El dios granujilla
del arco inmortal
saludará
al bravo oficial.
¡La guerra es bella, la guerra es bella!
TODOS
¡Viva la guerra, viva!
ESTUDIANTE
(mostrándole la mano a Preciosilla)
¿Y qué reservas para el estudiante?
PRECIOSILLA
(mirándole la mano)
Experimentarás misérrimas vicisitudes.
ESTUDIANTE
¿Qué dices?
PRECIOSILLA
(fijándose)
Mis labios no mienten nunca.
(Después en voz baja)
Pero a ti, querido,
no te creo,
no eres estudiante.
No diré nada,
pero, a fe que a mí,
no me la das.
Tra, la, la, la.
¡La guerra es bella!
¡Viva la guerra!
TODOS
¡La guerra es bella!
¡Viva la guerra!
(Un grupo de peregrinos cruza
lentamente el escenario)
PEREGRINOS
(a lo lejos)
¡Padre eterno, Señor, ten piedad de nosotros!
ESTUDIANTE Y HOMBRES
(levantándose y descubriéndose)
¿Quiénes son?
ALCALDE
Son peregrinos que van al jubileo.
LEONOR
(reaparece en la misma puerta muy agitada.
Para sí)
¡Si pudiera huir!
ESTUDIANTE Y ARRIEROS
¡Que pasen!
ALCALDE
Recemos con ellos.
TODOS
Recemos.
PEREGRINOS
¡Señor, Hijo de Dios, ten piedad de nosotros!
(Todos se levantan de la mesa y se arrodillan)
TODOS
¡Sobre nosotros, postrados y suplicantes
extiende tu mano, Señor!
¡De los males del infierno,
sálvenos tu bondad, sálvenos tu bondad...
¡Señor, ten piedad!
LEONOR
(Para sí)
¡Ay, sálvame de mi hermano,
que anhela mi sangre!
Si tu rehusas, Dios mío,
¡nadie me salvará!
¡Señor, ten piedad!
PEREGRINOS
¡Espíritu Santo, Señor...
ten piedad de nosotros!
¡Padre eterno, piedad!
¡Uno y Trino, Señor, piedad!
(Leonor entra en su cuarto
y cierra la puerta. Todos
vuelven a su sitio.
Corre el vino.)
ESTUDIANTE
¡Viva la buena compañía!
TODOS
¡Viva!
ESTUDIANTE
(levantando el vaso)
¡Salud ahora, después eterna gloria!
TODOS
(haciendo otro tanto)
¡Que así sea!
ESTUDIANTE
¿Ya con los ángeles, Trabuco?
TRABUCO
Eso es decir demasiado ¡Con este infierno!
ESTUDIANTE
Y la persona que os acompaña,
¿va al jubileo?
TRABUCO
No lo sé.
ESTUDIANTE
Aparte de eso,
¿es gallo o gallina?
TRABUCO
Del viajero sólo me interesa su dinero.
ESTUDIANTE
¡Muy prudente!
(Volviéndose al alcalde)
Y esa persona a la que he visto llegar...
¿por qué no viene a cenar?
ALCALDE
Lo ignoro.
ESTUDIANTE
Dicen que pidió agua y vinagre.
¡Ja, ja! Para refrescarse.
ALCALDE
¡Supongo!
ESTUDIANTE
¿Es cierto que es gentil y sin barba?
ALCALDE
No sé nada, no sé nada.
ESTUDIANTE
(Para sí)
No quiere hablar.
(a Trabuco)
Insisto:
¿montaba el mulo
de lado o a horcajadas?
TRABUCO
(Impacientándose)
¡Qué fastidio!
ESTUDIANTE
¿De dónde venía?
TRABUCO
(levantándose)
¡Sé que tarde o temprano iré al paraíso!
ESTUDIANTE
¿Por qué?
TRABUCO
Porque vos me hacéis sufrir el purgatorio.
ESTUDIANTE
Y ahora, ¿a dónde vais?
TRABUCO
Al establo,
a dormir con mis mulos
que no saben latín
ni son bachilleres.
A dormir con mis mulos
que no saben latín
¡A dormir con mis mulos
que no son bachilleres!
(Toma su albarda y sale)
TODOS
¡Ja, ja! Se ha escapado.
ESTUDIANTE
Puesto que el desconocido es imberbe,
pintémosle bigotitos negros,
mañana reiremos.
ALGUNOS
¡Bravo, bravo!
ALCALDE
Debo proteger al viajero; me opongo.
Mejor haríais diciéndonos
de dónde venís, a dónde vais y quién sois.
ESTUDIANTE
¿Queréis saberlo? Ésta es mi historia.
Soy Pereda, cargado de honores,
me hice bachiller en Salamanca,
pronto seré doctor en ambos derechos
pues pocos estudios me faltan.
Me fue a buscar Vargas hace un año
y a Sevilla consigo me llevó.
Pereda no consiente que se haga mal alguno
su corazón habló en favor de su amigo.
El amante extranjero de su hermana
a su padre mató con crueldad,
y el hijo, caballero de pro,
juró venganza.
Les seguimos hasta las playas de Cádiz
pero no encontramos a la fatídica pareja.
Por el amigo, Pereda sufría,
y por eso habló su corazón.
Por doquier se decía que de la pareja
la seducida había muerto con el anciano,
que en una reyerta entre criados y sicarios
sólo escapó el vil seductor.
Me separé de Vargas,
él juró seguir al asesino.
Hacia América el mar surca
y Pereda a los estudios vuelve.
TODOS
¡Atroz historia ha narrado Pereda!
Pero su gran corazón se mostró generoso
ALCALDE
Bien está.
PRECIOSILLA
(Con finura)
¿El marqués fue asesinado?
ESTUDIANTE
¿Y qué?
PRECIOSILLA
¿El asesino raptó a su hija?
ESTUDIANTE
Sí.
PRECIOSILLA
¿Y vos, el amigo fiel, cortés,
fuisteis a Cádiz y antes a Sevilla?
¡Ah! Pero a fe que a mí no me la das.
¡Tra, la, la, la!
(El alcalde se levanta y mira el reloj)
ALCALDE
Hijos míos, es tarde; y como ya hemos cenado,
demos gracias a Dios y marchémonos.
PRECIOSILLA
Vayámonos
ESTUDIANTE
Vayámonos
CORO
Vayámonos
ESTUDIANTE
Buenas noches.
CORO
Buenas noches.
ESTUDIANTE
Buenas noches.
PRECIOSILLA
Buenas noches.
TODOS
¡Hola! ¡Hola! Es hora de descansar.
(La danza vuelve a empezar)
¡Alegraos, arrieros! ¡Hola!
ESTUDIANTE
Soy Pereda, cargado de honores.
Me hice bachiller en Salamanca.
ALCALDE
Está bien, sí, está bien.
PRECIOSILLA
Ah, tra, la, la, la.
Pero a fe que a mí... no me podéis engañar
TODOS
Buenas noches. Marchémonos, marchémonos.
(Salen)
Escena Segunda
(Cercanías de Hornachuelos. Un claro al pie
de una montaña. A la derecha, unos peñascos
y un precipicio. En el centro, al fondo,
la fachada de la iglesia de la Virgen de
los Ángeles. La puerta está cerrada, pero
se ven luces internas a través del ventanal.
A la izquierda la puerta del convento, con
una ventanita en el centro; a un lado la
cuerda de una campana, encima hay un pequeño
cobertizo. Al fondo, las montañas y el pueblo
de Hornachuelos. En medio de la escena, un
poco a la izquierda se encuentra una cruz
de piedra que el tiempo ha corroído en lo
alto de cuatro escalones. La escena estará
iluminada por una luna clarísima. Leonor
llega por la derecha, cansada y polvorienta,
con ropas de hombre, con un abrigo de
amplias mangas, amplio sombrero y botas de
montar)
LEONOR
¡He llegado! ¡Gracias, Dios mío!
Es mi último asilo... ¡He llegado!
¡Tiemblo! Mi horrible historia ya es conocida.
¡En la posada, mi hermano la contó!
¡Si me descubre!... ¡Cielos!
¡Dijo que Don Álvaro navega hacia el oeste!
¡No cayó muerto aquella noche en que yo,
empapada de la sangre de mi padre,
le seguí y le perdí! Ahora me abandona,
¡Huye de mí! ¡No soporto tanta angustia!
(cae de rodillas)
Madre, Madre, Virgen piadosa,
perdona mi pecado,
ayúdame a arrojar
del corazón al ingrato.
En estas soledades
expiaré mi error...
Apiadaos de mí, piedad, Señor.
No me abandones.
(Se oye un órgano acompañando
el canto de los monjes)
CORO DE MONJES
(desde dentro)
"Venite, adoremus et procedamus ante Deum,
Ploremus, ploremus coram Donino, coram
Domino qui fecit nos."
LEONOR
(levantándose)
Ah, qué sublime canto...
del órgano y las voces,
que como incienso se elevan...
al firmamento de Dios...
Inspira a esta alma...
fe, esperanza y calma!
Acudamos al santo asilo...
(Se encamina)
¿Me atreveré a estas horas?
(Deteniéndose)
¡Alguien podría sorprenderme!
Oh, desgraciada Leonor,
¿tiemblas? El piadoso fraile te acogerá.
No, no te rechazará..
¡No me abandones, socórreme
piedad, Señor, piedad,
no me abandones!...
CORO DE MONJES
(desde dentro)
"Ploremus, ploremus coram
Donino qui fecti nos."
(Leonor toca la campanilla del convento.
Se abre la ventanilla de la puerta
y sale la luz de una linterna que
ilumina la cara de Leonor, que
se detiene sobresaltada. Fray Melitón
habla desde dentro)
MELITÓN
¿Quién sois?
LEONOR
Desearía ver al padre prior.
MELITÓN
La iglesia se abre a las cinco,
si venís al jubileo.
LEONOR
El padre prior, por caridad.
MELITÓN
¿Qué caridad a estas horas?
LEONOR
Me manda el padre Cleto.
MELITÓN
¿Aquel hombre santo? ¿Con qué motivo?
LEONOR
Urgente.
MELITÓN
¿Qué pasa, pues?
LEONOR
Un infeliz...
MELITÓN
Feo asunto,
pero os abriré para que entréis.
LEONOR
No puedo.
MELITÓN
¿No? ¿Estáis excomulgado?
Qué extraño resulta esperar a cielo raso.
Os anuncio... y, si no regreso,
buenas noches...
(Cierra la ventanilla)
LEONOR
Pero. ¿y si me rechaza?
Fama tiene de piadoso.
Él me protegerá... 'Virgen mía, ayúdame!
(Entran el padre guardián y fray Melitón)
GUARDIÁN
¿Quién me busca?
LEONOR
Soy yo.
GUARDIÁN
Decid.
LEONOR
Un secreto...
GUARDIÁN
Marchaos, Melitón,
MELITÓN
(saliendo, para sí)
¡Siempre secretos!
¡Y sólo estos santos pueden saberlos!
¡Nosotros somos unos zotes!
GUARDIÁN
¿Qué murmuráis, hermano?
MELITÓN
Vaya, digo que esta puerta
pesa mucho y hace ruido.
GUARDIÁN
Obedeced
MELITÓN
(Para sí)
¡Qué aires de superioridad!
(Regresa al interior del monasterio,
cerrando la puerta tras sí )
GUARDIÁN
Ya estamos solos.
LEONOR
Soy una mujer.
GUARDIÁN
¡Una mujer a estas horas! ¡Dios mío!
LEONOR
Infeliz, decepcionada, rechazada,
maldecida por el cielo y la tierra,
que llorando a vuestros pies se postra
suplicando la salvéis del infierno.
GUARDIÁN
¿Cómo puede hacerlo un pobre fraile?
LEONOR
¿No os ha mandado una nota el padre Cleto?
GUARDIÁN
¿Él os envía?
LEONOR
Sí.
GUARDIÁN
(sorprendido)
¡Así que vos sois Leonor de Vargas!
LEONOR
¡Estáis furioso!
GUARDIÁN
No... con fe habéis venido a la cruz,
que las voces del cielo os inspiren.
(Leonor se arrodilla cerca de la
cruz, la besa, después retorna más
serena hacia el Padre Guardián)
LEONOR
Tranquila está mi alma
desde que piso este suelo;
el miedo a los fantasmas
ya no me asalta,
no surge sanguinolenta ante mí
la sombra de mi padre;
ni le escucho, terrible,
maldecir a su hija.
GUARDIÁN
Siempre fue en vano la osadía
de Satanás de dirigirse aquí.
LEONOR
Deseo una tumba entre las peñas
en que otros vivieron.
GUARDIÁN
¡Cómo! ¿Lo sabéis?
LEONOR
Cleto me lo contó.
GUARDIÁN
¿Y qué queréis?
LEONOR
Entregarme a Dios.
GUARDIÁN
¡Ay de quien se engaña
por el delirio de un instante!
Más fatal para vos, tan joven,
os llega el arrepentimiento.
LEONOR
¡Ah, está en paz mi alma
desde que piso este suelo!, etc.
¡Ah! ¡no!
GUARDIÁN
¡Ay de quien se deja engañar!
¿Quién puede leer el futuro?
¿Quién controla su corazón?
¿Y vuestro amante?
LEONOR
Mató a mi padre involuntariamente.
GUARDIÁN
¿Y vuestro hermano?
LEONOR
Juró matarme
con su propia mano.
GUARDIÁN
Es mejor que os abran las santas puertas
de un claustro.
LEONOR
¿Un convento? ¡No!
Si despedís a esta mujer arrepentida
me iré por estas rocas pidiendo auxilio,
asilo a los montes, comida a los bosques,
y hasta las fieras sentirán compasión.
Ah, sí, he escuchado la voz del cielo:
"Te salvarás a la sombra de esta cruz."
¿Vos me despedís?
(Corre a abrazar la cruz)
Éste es mi refugio:
¿quién me arrancará este consuelo?
GUARDIÁN
¡Gloria a ti, Dios clemente,
omnipotente padre de los miserables
centro del mundo!
¡Tu voluntad se cumplirá!
LEONOR
He escuchado la voz del cielo:
"Te salvarás a la sombra de esta Cruz."
Éste es mi refugio;
¿quién me quitará este consuelo?
GUARDIÁN
¿Es firme el deseo?
LEONOR
Es firme.
GUARDIÁN
Qué Dios te acoja, pues...
LEONOR
¡Bondad divina!
GUARDIÁN
Sólo yo sabré quién sois.
Entre las peñas hay una cueva;
allí os quedaréis.
Junto a una fuente, cada siete días
os proveeré yo mismo de sobrio sustento.
LEONOR
¡Vayamos!
GUARDIÁN
(hacia la puerta)
¡Melitón!
(A Melitón, que aparece)
Que los hermanos se reúnan
con cirios encendidos
junto al altar mayor
del templo del Señor...
(Melitón vuelve a entrar)
Al alba, a pie y en solitario,
a vuestro retiro iréis
pero antes vuestra alma recibirá
el consuelo del pan angélico.
Id a ceñiros el santo hábito
y mantened fuerte el corazón.
El Señor os ayudará
a seguir vuestro camino.
(Él entra en el convento y vuelve
a salir llevando un hábito de
franciscano y se lo da a Leonor)
LEONOR
¡Tu gracia, oh Dios,
sonríe a la rechazada!
¡Oh, gozo insólito!
¡Soy bendecida de nuevo!
Siento en mi corazón
renacer nueva vida...
Alegraos, coros angélicos,
el Señor me perdona.
¡Gracias, oh, Señor!
GUARDIÁN
Id a ceñiros el santo hábito, etc.
el Señor me perdona..
LEONOR
Alegraos, coros angélicos,
(Entran por la portería. La gran puerta
de la iglesia se abre. Al frente se ve el
altar mayor iluminado. Suena el órgano. Desde
los dos lados del coro avanzan dos filas
de monjes, con cirios encendidos. Después
entran el padre guardián y Leonor, con hábito
de monje y se arrodilla al pie del altar y
recibe la comunión. Después él la guía fuera
de la iglesia y son seguidos por los monjes.
Leonor se arrodilla ante el padre guardián
quien extiende solemnemente las manos sobre
su cabeza, entona:)
GUARDIÁN
Bendito sea el nombre
de Dios nuestro Señor.
MELITÓN Y MONJES
Bendito sea.
GUARDIÁN
Un alma viene a llorar sus errores,
y entre estas peñas suplica asilo.
La santa cueva le ofrecemos,
¿conocéis el lugar?
MELITÓN Y MONJES
Lo conocemos.
GUARDIÁN
Que nadie se acerque a ese asilo
sagrado e inviolable.
MELITÓN Y MONJES
Obedeceremos.
GUARDIÁN
No pasemos el humilde umbral
que de él nos separa.
MELITÓN Y MONJES
No lo pasaremos.
GUARDIÁN
¡Maldito quien desobedezca
o intente descubrir
el nombre o el misterio de esta alma!
GUARDIÁN, MELITÓN Y MONJES
¡Maldito, maldito!
Que el cielo fulmine, convierta en ceniza,
al impío mortal que tanto ose.
Que sobre él se desencadenen los elementos,
y que sus inmundas cenizas esparza el viento.
GUARDIÁN
(a Leonor)
Alzaos y marchad. No volveréis
a ver a un ser vivo. La campana nos avisará
si os amenaza algún peligro
o si se acerca vuestra última hora...
Entonces iremos a confortar vuestra alma
antes de que a Dios regrese.
GUARDIÁN, MELITÓN Y MONJES
Que la Virgen de los Ángeles
os cubra con su manto
y os proteja el
Ángel custodio.
LEONOR
Que la Virgen de los Ángeles
me cubra con su manto
y me proteja el
Ángel custodio.
(Leonor besa la mano del padre guardián, se
levanta y sola, sale hacia su retiro. Los
monjes apagan las luces y vuelven a entrar
en la iglesia. El padre guardián se apoya
en la puerta y extiende la mano hacia el
lado por donde se va Leonor y la bendice)
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