ATTO TERZO                                   


Scena Prima

(In Italia presso Velletri. Bosco. 
Notte scurissima. Don Alvaro, in uniforme 
di capitano spagnuolo dei Granatieri del Re,
si avanza lentamente dal fondo. 
Si sentono voci interne)

CORO 
(Dall'interno)
Attenti al gioco, attenti...

PRIMA VOCE 
Un asso a destra.

SECONDA VOCE 
Ho vinto.

CORO
Attenti al gioco...

PRIMA VOCE 
Un tre alla destra.

SECONDA VOCE 
Cinque a manca.

PRIMA VOCE 
Perdo.

CORO
Attenti, attenti

(Don Alvaro si avanza lentamente)

ALVARO 
La vita è inferno all'infelice. 
Invano morte desio! 
Siviglia! 
Leonora! 
Oh, rimembranza! Oh, notte 
Ch'ogni ben mi rapisti! 
Sarò infelice eternamente, è scritto. 
Della natal sua terra il padre volle 
Spezzar l'estranio giogo, 
E coll'unirsi 
All'ultima dell'Incas la corona 
Cingere confidò. 
Fu vana impresa. 
In un carcere nacqui; 
M'educava il deserto; 
Sol vivo perché ignota 
È mia regale stirpe! 
I miei parenti 
Sognaro un trono, e li destò la scure! 
Oh, quando fine avran 
Le mie sventure? 
O tu che seno agli angeli 
Eternamente pura, 
Salisti bella, incolume 
Dalla mortal iattura, 
Non iscordar di volgere 
Lo sguardo a me tapino, 
Che senza nome ed esule, 
In odio del destino, 
Chiedo anelando, 
Ahi misero, 
La morte d'incontrar. 
Leonora mia, soccorrimi, 
Pietà del mio penar! 
Pietà di me!

CARLO
(dall'interno) 
Al tradimento!...

VOCI 
(dall'interno)
Muoia!...

ALVARO 
Quali grida!

CARLO 
Aita!...

ALVARO 
Si soccorra.

VOCI 
Muoia! Muoia!

(Don Álvaro accorre al luogo onde si udivano 
le grida; si sente un picchiare di spade, 
alcuni ufficiali attraversando la scena 
fuggendo in disordine. Don Alvaro 
ritorna con Don Carlo)

ALVARO 
Fuggir! Ferito siete?

CARLO 
No, vi debbo la vita.

ALVARO 
Chi erano?

CARLO 
Assassini.

ALVARO 
Presso al campo così?

CARLO 
Franco dirò: 
fu alterco al gioco.

ALVARO 
Comprendo, colà, a destra.

CARLO 
Sì.

ALVARO 
Ma come, si nobile d'aspetto, a quella bisca 
scendeste?

CARLO 
Nuovo sono. 
Con ordini del general sol ieri 
giunsi; senza voi morto sarei. 
Or dite a chi debbo la vita?

ALVARO 
Al caso...

CARLO 
Pria il mio nome dirò. 

(Fra sè)

Non sappia il vero. 

(A Don Alvaro)

Don Felice de Bornos, aiutante del duce.

ALVARO 
Io, Capitan dei Granatieri, 
Don Federico Herreros.

CARLO 
La gloria dell'esercito!

ALVARO 
Signore...

CARLO 
Io l'amistà ne ambia; 
la chiedo e spero.

ALVARO 
Io pure della vostra sarò fiero.

(Si danno la destra)

ALVARO E CARLO 
Amici in vita e in morte 
Il mondo ne vedrà. 
Uniti in vita e in morte 
Entrambi troverà.

VOCI INTERNO
(Si odono voci interne e squilli di trombe)
Andiamo, all'armi!

CARLO 
Con voi scendere al campo d'onor, 
emularne l'esempio potrò.

ALVARO 
Testimone del vostro valor 
Ammirarne le prove saprò.

CORO 
All'armi!

ALVARO E CARLO
All'armi!

(Escono correndo)

Scena Seconda

(È il mattino. Salotto nell'abitazione d'un
ufficiale dell'esercito spagnuolo in Italia 
non lungi da Velletri. Nel fondo son vi due
porte quella a sinistra mette ad una stanza 
da letto, l'altra è la comune. Si sente il 
rumore, della vicina battaglia. Un chirurgo 
militare ed alcuni soldati entrano e corrono 
alla finestra)

ALCUNE ORDINANZE 
Arde la mischia.

CHIRURGO
(guardando col cannocchiale) 
Prodi i granatieri!

ALCUNE ORDINANZE
Li guida Herreros.

CHIRURGO 
(guardando col cannocchiale)
Ciel!... Ferito ei cadde!... 
Piegano i suoi!...
L'aiutante li raccozza, 
Alla carica li guida!... 
Già fuggono i nemici. 
I nostri han vinto!

VOCI
(di fuori) 
A Spagna gloria!

ALTRE VOCI 
Viva l'Italia!

TUTTI 
Vittoria!

CHIRURGO 
Portan qui ferito il Capitano.

(Don Alvaro, ferito e svenuto, è portato in
una lettiga da quattro granatieri. Da un lato
è il chirurgico, dall'altro Don Carlo coperto
i polvere ed assai afflitto. Un soldato 
depone una valigia sopra un tavolino. La 
lettiga è collocata quasi nel mezzo della 
scena)

CARLO 
Piano... qui posi... 
Approntisi il mio letto.

CHIRURGO 
Silenzio.

CARLO 
V'ha periglio?

CHIRURGO 
La piaga che ha nel petto mi spaventa.

CARLO 
Deh, il salvate.

ALVARO
(rinvenendo) 
Ove son?

CARLO 
Presso l'amico.

ALVARO 
Lasciatemi morire.

CARLO 
Vi salveran le nostre cure. 
Premio L'Ordine vi sarà di Calatrava.

ALVARO 
Di Calatrava! Mai! Mai!

CARLO
(fra sè) 
Che! 
Inorridi di Calatrava al nome!

ALVARO 
Amico...

CHIRURGO 
Se parlate...

ALVARO 
Un detto sol...

CARLO
(al chirurgo) 
Ven prego ne lasciate.

(Il chirurgo si ritira. Don Alvaro 
accenna a Don Carlo di appressarsegli)

ALVARO 
Solenne in quest'ora Giurami dovete 
Far pago un mio voto.

CARLO 
(Commosso)
Lo giuro.

ALVARO 
Sul core cercate...

CARLO 
(Eseguisce e trova una chiave)
Una chiave.

ALVARO 
(indicando la valigia)
Con essa trarrete 
Un piego celato! L'affido all'onore, 
Colà v'ha un mistero, che meco morrà. 
S'abbruci me spento.

CARLO 
Lo giuro, sarà. 

ALVARO
Or muoio tranquillo; 
Vi stringo al cor mio.

CARLO 
(Lo abbraccia con grande emozione)
Amico, fidate nel cielo!. Addio

ALVARO 
Addio.

(Il chirurgo ed i soldati trasportano 
il ferito nella stanza da letto)

CARLO 
Morir! Tremenda cosa! 
Sì intrepido, sì prode, 
ei pur morrà! Uom singolar costui! 
Tremò di Calatrava 
al nome. A lui palese n'è 
forse il disonor? Cielo! 
Qual lampo! 
S'ei fosse il seduttore? 
Desso in mia mano, e vive! 
Se m'ingannassi? 
Questa chiave il dica. 

(Apre convulso la valigia, 
e ne trae un plico suggellato) 

Ecco i fogli! 

(Fa per aprire il plico)

Che tento! 

(S'arresta)

E la fè che giurai? E questa vita 
che debbo al suo valor? 
Anch'io lo salvo! 
S'ei fosse quell'Indo maledetto 
che macchiò il sangue mio?... 

(Risoluto)

Il suggello sì franga. 

(Sta per eseguire)

Niun qui mi vede. 

(S'arresta)

No? Ben mi vegg'io!

(Getta il plico e se allontana 
con raccapriccio)

Urna fatale del mio destino, 
Va, t'allontana, mi tenti in vano; 
L'onor a tergere qui venni, e insano 
D'un onta nuova nol macchierò. 
Un giuro è sacro 
per l'uom d'onore; 
Que' fogli serbino il lor mistero. 
Disperso vada il mal pensiero 
Che all'atto indegno mi concitò. 
E s'altra prova rinvenir potessi? 
Vediam. 

(Torna a frugare nella valigia 
e vi trova astuccio) 

Qui v'ha un ritratto... 

(Lo esamina)

Suggel non v'è... nulla ei ne disse...
Nulla promisi... s'apra dunque... 

(Con esaltazione)

Ciel! Leonora! 
Don Alvaro è il ferito! 
Ora egli viva... e di mia man poi muoia! 

(Il chirurgo si presenta sulla 
porta della stanza)

CHIRURGO 
Lieta novella, è salvo!

(Rientra)

CARLO 
È salvo! Oh gioia! 
Egli è salvo! Gioia immensa 
Che m'inondi il cor ti sento! 
Potrò alfine il tradimento 
Sull'infame vendicar. 
Leonora, ove t'ascondi? 
Di': seguisti tra le squadre 
Chi del sangue di tuo padre 
Ti fe' il volto rosseggiar? 
Ah, felice appien sarei 
Se potessi il brando mio 
Ambedue d'averno al dio 
D'un sol colpo consacrar!

(Parte precipitosamente dalla destra)

Scena Terza

(Accampamento militare presso Velletri. 
Sul davanti a sinistra è una bottega 
da rigattiere; a destra un'altra ove 
si vendono cibi, bevande e frutta. 
All'ingiro sono tende militari, baracche 
di rivenduglioli, ecc. È notte; la scena 
è deserta. Una pattuglia entra 
cautamente in scena, esplorando il campo)

CORO 
Compagni, sostiamo, 
Il campo esploriamo; 
Non s'ode rumor, 
Non brilla un chiarore; 
In sonno profondo 
Sepolto ognun sta. 
Compagni, inoltriamo, 
Il campo esploriamo, 
Fra poco la sveglia 
Suonare s'udrà.

(Girando intorno la scena)

Il campo esploriamo; ecc.
Compagni, inoltriamo,
fra poco la sveglia
suonare s'udrà;
non s'ode rumor.
Andiam, andiam,
compagni, andiam.

(Allontanandosi. Spunta l'alba lentamente. 
Entra Don Alvaro penoso)

ALVARO 
Nè gustare m'è dato 
Un'ora di quiete. 
Affranta è l'alma dalla lotta crudel. 
Pace ed oblio indarno io chieggo al cielo.

(Don Carlo entra)

CARLO 
Capitano...

ALVARO 
Chi mi chiama? 

(Avvicinandosi e riconoscendo Carlo, gli dice
con affetto) 

Voi, che si larghe cure mi prodigaste.

CARLO 
La ferita vostra 
Sanata è appieno?

ALVARO 
Sì.

CARLO 
Forte?

ALVARO 
Quale prima.

CARLO 
Sosterreste un duol?

ALVARO 
Con chi?

CARLO 
Nemici non avete?

ALVARO 
Tutti ne abbiam... ma a stento comprendo...

CARLO 
No? Messaggio non v'inviava 
Don Alvaro, l'Indiano?

ALVARO 
Oh tradimento! 
Sleale! Il segreto fu dunque violato?

CARLO 
Fu illeso quel piego, 
L'effigie ha parlato. 
Don Carlo di Vargas, tremate io sono.

ALVARO 
D'ardite minacce Non m'agito al suono.

CARLO 
Usciamo all'istante. Un deve morire.

ALVARO 
La morte disprezzo, ma duolmi inveire 
Contr'uom che per primo amistade m'offria.

CARLO 
No, no, profanato tal nome non sia.

ALVARO 
Non io, fu il destino, 
Che il padre v'ha ucciso. 
Non io che sedussi 
Quell'angiol d'amore. 
Ne guardano entrambi, e dal paradiso 
Ch'io sono innocente vi dicono al core.

CARLO 
Adunque colei?

ALVARO 
La notte fatale 
Io caddi per doppia ferita mortale; 
Guaritone, un anno In traccia ne andai, 
Ahimè, ch'era spenta Leonora trovai.

CARLO 
Menzogna, menzogna! 
La suora ospitavala antica parente. 
Vi giunsi, ma tardi...

ALVARO 
Ed ella?

CARLO 
Fuggente.

ALVARO
(trasalendo) 
E vive! Ella vive, gran Dio!

CARLO 
Sì, vive.

ALVARO 
Don Carlo, amico, il fremito 
Ch'ogni mia fibra scuote, 
Vi dica che quest'anima 
Infame esser non puote. 
Vive! Gran Dio, quel angelo...

CARLO 
Ma in breve morirà. 
Ella vive, ma in breve morirà.

ALVARO 
No, d'un imene il vincolo 
Stringa fra noi la speme; 
E s'ella vive, insieme 
Cerchiamo ove fuggi. 

CARLO
Stolto!

ALVARO
Giuro che illustre origine 
eguale a voi mi rende, 
E che il mio stemma splende 
Come rifulge il di.
Ah! E s'ella vive, insieme
cerchiamo ove fuggi.

CARLO 
Stolto! Fra noi dischiudessi 
Insanguinato avello. 
Come chiamar fratello 
Chi tanto a me rapì? 
D'eccelsa o vile origine. 
È d'uopo ch'io vi spegna, 
E dopo voi l'indegna 
Che il sangue suo tradì.

ALVARO 
Che dite?

CARLO 
Ella morrà.

ALVARO 
Tacete!

CARLO 
Il giuro a Dio: morrà l'infame.

ALVARO 
Voi pria cadrete nel fatal certame.

CARLO 
Morte! ov'io non cada esanime 
Leonora giungerò 
Tinto ancor del vostro sangue 
Questo acciar le immergerò.

ALVARO 
Morte! Sì! Col brando mio 
Un sicario ucciderò; 
Il pensier volgete a Dio. 
L'ora vostra alfin suonò.

CARLO
Tinto ancor del vostro sangue
quest'acciar le immergerò.
Andiam, a morte andiam... morte!

ALVARO
Morte! morte! morte!
Ora il pensier volgete a Dio;
l'ora vostra alfin suonò,
Andiam, a morte andiam... morte!

(Sguainano le spade e si battono 
furiosamente. Accorre la pattuglia 
del campo a separarli)

SOLDATI 
Fermi! Arrestate!

CARLO
(furente) 
No la sua vita o la mia  tosto.

SOLDATI 
Lunge di qua si tragga. 

ALVARO
(fra sè) 
Forse del ciel l'aita a me soccorre.

CARLO 
Colui morrà!

SOLDATI
(a Carlo che cerca svincolarsi) 
Vieni!

CARLO
(a Don Alvaro)
Carnefice del padre mio!

(Don Carlo viene trascinato altrove
dalla pattuglia)

ALVARO 
Or che mi resta? Pietoso Iddio, 
Tu ispira, illumina il mio pensier. 

(Gettando la spada)

Al chiostro, all'eremo, ai santi altari 
L'oblio, la pace chiegga il guerrier.

(Esce. Si allontanano poco a poco. 
Spunta il sole; il rullo dei tamburi 
e lo squillo delle trombe danno il 
segnale della sveglia. Soldati 
spagnuoli ed italiani di tutte le armi 
sortono dalle tende ripulendo schioppi, 
spade, uniformi, ecc. Vivandiere che 
vendono liquori, frutta, pane, ecc. 
Preziosilla, dall'alto d'una bracca, predice 
la buona ventura)

VIVANDIERE E SOLDATI 
Lorchè pifferi e tamburi 
Par che assordino la terra, 
Siam felici, ch'è la guerra 
Gioia e vita al militar. 

ALTRI SOLDATI
Vita gaia, avventurosa,
Cui non cal doman nè ieri, 
Ch'ama tutti i suoi pensieri 
Sol nell'oggi concentrar.

VIVANDIERE E SOLDATI
Lorché pifferi e tamburi, ecc.

PREZIOSILLA
(alle donne) 
Venite all'indovina, 
Ch'è giunta di lontano, 
E puote a voi l'arcano 
Futuro decifrar. 

(ai soldati)

Correte a lei d'intorno, 
La mano le porgete, 
Le amanti apprenderete 
Se fide vi restar.
Ah!

VIVANDIERE 
Andate all'indovina, 
La mano le porgete, 
Le belle udir possiamo
Se fide a voi restar.

SOLDATI
Andiamo all'indovina, 
La mano le porgiamo, 
Le belle udir possiamo
Se fide a voi restar.

PREZIOSILLA 
Chi vuole il paradiso 
s'accenda di valore, 
e il barbaro invasore 
s'accinga a debellar. 
Avanti, avanti, avanti, 
predirvi sentirete 
qual premio coglierete 
dal vostro battagliar, 
ah!

VIVANDIERE 
Avanti, avanti, avanti, 
predirivi sentirete 
qual premio coglierete 
dal vostro battagliar.

SOLDATI 
Avanti, avanti, avanti, 
predirci sentiremo 
qual premio coglieremo 
dal nostro battagliar.

PREZIOSILLA
Avanti!

CORO
(circondandola)
Avanti, avanti, avanti.

SOLDATI 
Qua, vivandiere, un sorso.

(Le vivandiere versano loro)

UN SOLDATO 
Alla salute nostra!

TUTTI
(bevendo) 
Viva!

UN SOLDATO 
A Spagna ed all'Italia unite!

CORO 
Evviva!

PREZIOSILLA 
Al nostro eroe Don Federico Herreros!
Viva!

TUTTI 
Viva! Viva!

UN ALTRO SOLDATO 
Ed al suo degno amico 
Don Felice de Bornos.

TUTTI
(bevendo)
Viva, viva!

( L'attenzione è attirata da Mastro 
Trabuco, rivendugliolo, che, dalla 
bottega a sinistra, viene con una 
cassetta portante vari oggetti 
di meschino valore)

TRABUCO 
A buon mercato chi vuol comprare? 
Forbici, spille, sapon perfetto! 

(Lo attorniano)

Io vendo e compro qualunque oggetto, 
Concludo a pronti qualunque affar.

UN SOLDATO 
Ho qui un monile; quanto mi dai?

(Lo mostra)

ALTRO SOLDATO 
V'è una collana. Se vuoi la vendo.

(La mostra)

ALTRO SOLDATO 
Questi orecchini, li pagherai?

(Li mostra)

TUTTI
(mostrando orologi, anelli, ecc.) 
Vogliamo vendere...

TRABUCO 
Ma quanto vedo 
Tutto è rubacchia, brutta rubacchia!

TUTTI 
Tale, o furfante, è la tua faccia.

TRABUCO 
Pure aggiustiamoci, per ogni pezzo 
Do trenta soldi.

SOLDATI 
(Tumultuando)
Da ladro è il prezzo.

TRABUCO 
Ih! Quanta furia! C'intenderemo. 
Qualch'altro soldo v'aggiungeremo. 
Date qua, subito!

SOLDATI 
Purchè all'istante 
Venga il denaro bello e sonante.

TRABUCO 
Prima la merce...qua... 
colle buone.

SOLDATI
(dandogli gli oggetti) 
A te.

ALTRI
A te

ALTRI
A te

TRABUCO
(ritrando la roba e pagando) 
A te, a te, benone.

SOLDATI
(cacciandolo) 
Sì, sì, ma vattene!

TRABUCO
(fra sè, contento) 
Che buon affare! 

(poi, forte. Si avvia verso un'altro 
lato del campo. ) 

A buon mercato chi vuol comprare?

(Entrano dei contadini questuanti 
con ragazzi a mano)

CONTADINI 
Pane, pan per carità! 
Tetti e campi devastati 
N'ha la guerra, ed affamati 
Cerchiam pane per pietà.

(Entrano alcune reclute, piangenti
che giungono scortate)

RECLUTE 
Povere madri deserte nel pianto 
Per dura forza dovemmo lasciar. 
Della beltà n'han rapiti all'incanto, 
A' nostre case vogliamo tornar.

VIVANDIERE
(accostandosi gaiamente alle 
reclute ed offrendo loro da bere) 
Non piangete, giovanotti, 
Per le madri, per le belle; 
V'ameremo quai sorelle, 
Vi sapremo consolar. 
Certo il diavolo non siamo; 
Quelle lagrime tergete, 
Al passato, ben vedete, 
Ora è inutile pensar.

PREZIOSILLA
( entra fra le reclute, ne prende alcune 
pel braccio, e dice loro burlescamente) 
Che vergogna! Su, coraggio! 
Bei figliuoli, siete pazzi? 
Se piangete quai ragazzi 
Vi farete corbellar. 
Un'occhiata a voi d'intorno, 
E scommetto che indovino, 
Ci sarà più d'un vizino 
Che sapravvi consolar. 

VIVANDIERE
V'ameremo quai sorelle, ecc.

PREZIOSILLA
Ah! Se piangete quai ragazzi, ecc.
Su, coraggio!

(Le vivandiere prendono le reclute pel 
braccio e s'incomincia vivacissima danza 
generale. Ben presto la confusione e 
lo schiamazzo giungono al colmo)

PREZIOSILLA, VIVANDIERE,
RECLUTE E SOLDATI  
Nella guerra è la follia 
Che dee il campo rallegrar; 
Viva, viva la pazzia 
Che qui sola ha da regnar!

(Entra Fra Melitone che, preso nel 
vortice della danza, è per un momento 
costretto a ballare con le vivandiere. 
Finalmente, riuscito a fermarsi, esclama)

MELITONE 
Toh! Toh! Poffare il mondo! Che tempone! 
Corre ben l'avventura! 
Anch'io ci sono. 
Venni di Spagna a medicar ferite, 
ed alme a medicar. 
Che vedo? È questo 
un campo di Cristiani, o siete Turchi? 
Dove s'è visto berteggiar la santa 
domenica così? Ben più faccenda 
le bottiglie vi dan che le battaglie! 
E invece di vestir cenere e sacco 
qui si tresca con Venere, con Bacco? 
Il mondo è fatto una casa di pianto; 
ogni convento 
ora è covo del vento! I santuari 
spelonche diventar di sanguinari; 
perfino i tabernacoli di Cristo 
fatti son ricettacoli del tristo.
Tutto va a soqquadro... e la ragion? 
"Pro peccata vostra" pei vostri  peccati.

SOLDATI ITALIANI 
Ah, frate, frate!

MELITONE 
Voi le feste 
calpestate, rubate, bestemmiate...

SOLDATI ITALIANI 
Togone infame!

SOLDATI SPAGNUOLI 
Segui pur, padruccio.

MELITONE 
E membri e capi siete d'una stampa: 
Tutti eretici. 
Tutti, tutti cloaca di peccati, 
E finchè il mondo 
Puzzi di tal pece 
Non isperi la terra alcuna pace.
Con tal pece non v'è pace...

SOLDATI ITALIANI
(serrandolo intorno) 
Dalli! Dalli!

SOLDATI SPAGNUOLI
(difendendolo) 
Scappa! Scappa!

SOLDATI ITALIANA 
Dalli! Dalli sulla cappa!

(I soldati italiani cercano di picchiare Fra
Melitone, ma egli se la svigna, 
declamando sempre)

PREZIOSILLA
(ai soldati che inseguono Fra Melitone
uscendo dalla scena) 
Lasciatelo ch'ei vada. 
Far guerra ad un cappuccio! Bella impresa! 
Non m'odon? Sia il tamburo sua difesa.

(Prende a caso un tamburo e, imitata 
da qualche tamburino, lo suona. 
I soldati accorrono tosto a circondarla, 
seguiti da tutta la turba)

Rataplan, rataplan, rataplan

VIVANDIERE, SOLDATI 
E RECLUTE 
(Di dentro)
Rataplan, rataplan, rataplan

(Tutti entrano in scena correndo)

Rataplan, plan, plan, plan, plan
Rataplan, plan, plan, plan, plan

PREZIOSILLA
Rataplan, rataplan, della gloria 
Nel soldato ritempra l'ardor; 
Rataplan, rataplan, di vittoria 
Questo suono è segnal percussor! 
Rataplan, rataplan, or le schiere 
Son guidate raccolte a pugnar! 
Rataplan, rataplan, le bandiere 
Del nemico si veggon piegar! 
Rataplan, pim, pam, pum, inseguite 
Chi la terga, fuggendo, voltò... 
Rataplan, le gloriose ferite 
Col trionfo il destin coronò. 
Rataplan, rataplan, la vittoria 
Più rifulge de' figli al valor!... 
Rataplan, rataplan, la vittoria 
Al guerriero conquista ogni cor. 
Rataplan, rataplan, rataplan! 

(Tutti faranno l'atto di sparare un fucile
e sortono correndo)
        
ACTO TERCERO 


Escena Primera

(Un bosque cerca de Velletri, Italia, 
en una noche oscura. Don Álvaro, en 
uniforme de capitán español de Granaderos
del Rey, avanza lentamente desde el fondo.
Se escuchan voces fuera del escenario)

CORO
(desde dentro)
¡Atención al juego, atención!...

UNA VOZ
¡Un as a la derecha!

OTRA VOZ
¡He ganado!

CORO
¡Atención al juego, atención!

UNA VOZ
¡Un tres a la derecha!

OTRA VOZ
¡Cinco a la izquierda!

PRIMERA VOZ
¡Pierdo!

CORO
¡Atención, atención!

(Don Álvaro avanza lentamente)

ÁLVARO
La vida es un infierno para el infeliz...
¡En vano deseo la muerte! 
¡Sevilla! 
¡Leonor!
¡Qué recuerdos! 
¡Oh noche que me quitaste toda la dicha!
Seré eternamente desgraciado, está escrito.
Del yugo extranjero, quiso mi padre
liberar a su tierra natal 
y, uniéndose 
a la última de los incas,
confió en ceñirse la corona. 
¡Vano intento!
¡Nací en una cárcel; 
el desierto me educó;
vivo porque se desconoce 
mi real estirpe!
¡Mis padres soñaban con un trono 
y les despertó el hacha!
¿Cuándo acabarán 
mis desventuras?
Oh tú, que al seno de los ángeles,
eternamente pura 
ascendiste bella, incólume,
de la mortal desdicha; 
no olvides volver tus ojos 
hacia mi miseria.
Pues sin nombre y desterrado,
odiado por el destino,
pido anhelante, 
pobre de mí, 
encontrar la muerte.
¡Leonor, socórreme!
Ten piedad para mis sufrimientos. 
¡Ten piedad de mí!

CARLOS
(a lo lejos)
¡Traición!...

VOCES
(a lo lejos)
¡Muera!...

ÁLVARO
¿Quién grita?

CARLOS
¡Socorro!...

ÁLVARO
¡Ayudémosle!

VOCES
¡Muera, muera!

(Álvaro corre hacia los gritos. 
Se oye  el choque del acero. 
Varias figuras huyen atravesando la escena
en medio de gran confusión. Álvaro 
regresa con Don Carlos)

ÁLVARO
¡Han huido! ¿Estáis herido?

CARLOS
No, os debo la vida.

ALVARO
¿Quiénes eran?

CARLOS
Asesinos.

ÁLVARO
¿Tan cerca del campamento?

CARLOS
Os seré franco: 
fue un altercado entre jugadores...

ÁLVARO
Comprendo, ¿allí a la derecha?

CARLOS
Sí.

ÁLVARO
¿Cómo, con tan noble aspecto, 
entrasteis en ese garito?

CARLOS
Soy nuevo. 
Llegué ayer con órdenes del general;
sin vos estaría muerto. 
Decidme, ¿a quién debo la vida?

ÁLVARO
Al azar.

CARLOS
Primero os diré mi nombre.

(para sí)

No le diré el verdadero.

(A Don Álvaro)

Félix de Bornos, ayudante del comandante jefe.

ÁLVARO
Yo, capitán de granaderos, 
Don Federico Herreros.

CARLOS
¡La gloria del ejército!

ÁLVARO
Señor...

CARLOS
Vuestra amistad deseo, 
os la pido y en ella confío.

ÁLVARO
Yo también me enorgulleceré de la vuestra.

(Se estrechan calurosamente la mano)

ÁLVARO Y CARLOS
Amigos en la vida, en la muerte, 
el mundo nos verá.
Unidos en la vida y en la muerte 
la muerte nos verá...

VOCES INTERNAS
(se oyen voces y sonidos de cornetas)
¡A las armas! ¡A las armas!

CARLOS
Con vos me lanzo al campo del honor,
sabré emular vuestro ejemplo.

ÁLVARO
Testigo de vuestro valor, 
sabré admirar su prueba.

VOCES
¡A las armas!

ÁLVARO Y CARLOS
¡A las armas!

(Corren en dirección a la batalla.)

Escena Segunda

(Por la mañana. Sala en un alojamiento de
un oficial del ejército español en Italia, no
lejos de Velletri. Al fondo, dos puertas: 
la de la izquierda conduce a un dormitorio, 
la otra es la puerta principal. Se oye el 
fragor de la batalla cercana. Un médico 
militar y varios soldados entran y corren 
a la ventana)

LOS ORDENANZAS
¡La batalla está en su apogeo!

MÉDICO
(mirando con el catalejo)
¡Qué valientes granaderos!

LOS ORDENANZAS
¡Les guía Herreros!

MÉDICO
(mirando con el catalejo)
¡Cielos! ¡Cae herido! 
¡Los suyos se repliegan!
¡El ayudante los reúne... 
a la carga ya los lanza!
¡Huyen los alemanes! 
¡Los nuestros han vencido!

VOCES
(desde fuera)
¡Gloria a España!

OTRAS VOCES
¡Viva Italia!

TODOS
¡Victoria!

MÉDICO
Traen herido al capitán.

(Don Álvaro desvanecido y herido, es llevado
en una camilla por cuatro granaderos. A un
lado el médico, al otro don Carlos, cubierto
de polvo y muy abatido. Un soldado coloca
un maletín sobre una pequeña mesita. 
La camilla es colocada casi en el medio de 
la escena)

CARLOS
Despacio... colocadle aquí, 
preparadle mi cama.

MÉDICO
Silencio.

CARLOS
¿corre peligro?

MÉDICO
La herida del pecho me inquieta.

CARLOS
Ay, salvadle.

ÁLVARO
(volviendo en sí)
¿Dónde estoy?

CARLOS
Junto a vuestro amigo.

ÁLVARO
Dejadme morir.

CARLOS
Os salvarán nuestros cuidados.
Os recompensarán con la orden de Calatrava.

ÁLVARO
¿De Calatrava? ¡Nunca! ¡Nunca!

CARLOS
(para sí)
¿Cómo? 
¡El nombre de Calatrava le horroriza!

ÁLVARO
Amigo...

MÉDICO
Si habláis...

ÁLVARO
Sólo unas palabras.

CARLOS
(al médico)
Os lo ruego, dejadnos.

(El médico se retira. Don Álvaro 
hace señas a don Carlos de que se aproxime)

ÁLVARO
Debéis hacerme solemne juramento
de que cumpliréis un deseo mío.

CARLOS
(conmovido)
Lo juro.

ÁLVARO
Buscad en mi pecho...

CARLOS
(Busca y encuentra una llave)
¡Una llave!

ÁLVARO
(señalando una caja)
Con ella sacaréis 
un pliego cerrado. Lo confío a vuestro honor. 
Guarda un secreto, que ha de morir conmigo.
Quemadlo si muero.

CARLOS
Lo juro. así lo haré.

ÁLVARO
Así muero tranquilo. 
Os estrecho contra mi corazón...

CARLOS
(lo abraza con gran emoción)
Amigo, confiad en el cielo. Adiós

ÁLVARO
Adiós.

(El médico y los soldados se llevan 
al herido a la habitación  contigua)

CARLOS
¡Morir! ¡Tremenda cosa! 
¡Tan intrépido y valiente!
¡Y no obstante morirá! ¡Singular personaje!
¡El nombre de Calatrava 
le hizo estremecer!
¡Parecía una deshonra!... ¡Cielos! 
¡Qué corazonada!
¿Y si fuese él el seductor? 
¡Está en mis manos! ¡Y si vive! 
¿Y si me estoy engañando? 
La llave me lo dirá...

(abre compulsivo la caja
y busca un pliego lacrado)

¡Aquí está el pliego!

(Va a abrirlo)

¡Qué tentación!

(se detiene)

¿Y mi juramento? 
¿Y esta vida que debo a su valor? 
¡Pero yo también le he salvado!
¿Y si fuese el maldito indio
que manchó mi sangre?...

(Decidido)

Romperé el sello. 

(Va a hacerlo)

Nadie me ve...

(se detiene)

¿No? ¡Yo sí me veo!

(arroja el pliego y se aleja 
horrorizado)

Urna fatal de mi destino,
vete, aléjate, me tientas en vano,
vine a limpiar mi honor y, loco,
voy a mancharlo de vergüenza.
Un juramento es sagrado 
para un hombre de honor;
que el pliego conserve su misterio.
Alejaré este pensamiento que con un acto
indigno ha puesto en peligro mi honor.
¿Y si pudiese hallar otra prueba? 
Veamos

(Vuelve a buscar en la caja 
y encuentra un medallón)

Un retrato...

(Lo examina)

Y no va sellado...Nada dijo sobre esto... 
Nada prometí. Abrámoslo, pues... 

(Exaltado)

¡Cielos! ¡Leonor!
¡Don Álvaro es el herido!
Ojalá viva ahora... y luego a mis manos muera.

(El médico aparece en la
puerta de la habitación)

MÉDICO
¡Buenas noticias, se salvará!

(Vuelve a entrar en la habitación)

CARLOS
¡Se salvará! ¡Qué alegría! 
¡Ah, se salvará! 
¡La alegría inunda mi corazón!
Podré por fin del infame 
la traición vengar.
Leonor, ¿dónde te escondes?
Di, ¿seguiste tras las huellas
de aquel que con la sangre de tu padre
bañó de rojo tu rostro?
¡Ah, mi felicidad sería completa
si pudiese con mi propia espada
de un solo golpe enviar a los dos
al infierno para siempre!

(Se aleja rápidamente por la derecha)

Escena Tercera

(Un campamento militar cerca de Velletri. En la
parte delantera, a la izquierda se encuentra
la tienda de un chamarilero; a la derecha otra
tienda donde venden víveres, frutas y bebidas
Alrededor de las tiendas de campaña unas
chabolas de vendedores, cantineras, etc. El
escenario está vacío. Es de noche. Una 
patrulla entra y explora con atención)

PATRULLA
Detengámonos, compañeros; 
exploremos el terreno;
no se oyen ruidos. 
No brillan luces.
En profundo sueño 
todos descansan.
Avancemos, compañeros, 
exploremos el terreno:
pronto se oirá 
el toque de diana...

(Recorriendo la escena)

Exploremos el terreno; etc.
Avancemos, compañeros,
pronto se oirá 
el toque de diana.
No se oyen ruidos.
Vayamos, vayamos,
compañeros, vayamos.

(Salen. Empieza a amanecer. Entra don Álvaro 
enfrascado en sus pensamientos.)

ÁLVARO
Ni siquiera me es dada 
una hora de paz:
quebrantada tengo el alma por la cruel lucha.
Paz y olvido en vano pido al cielo.

(Entra Carlos.)

CARLOS
Capitán...

ÁLVARO
¿Quién me llama?

(Acercándose y reconociendo a Carlos, le dice
con afecto)

¿Vos, que generosos cuidados me prodigasteis?

CARLOS
¿Vuestra herida 
ya está curada?

ÁLVARO
Sí.

CARLOS
¿Os sentís fuerte?

ÁLVARO
Como antes.

CARLOS
¿Podríais batiros en duelo?

ÁLVARO
¿Con quién?

CARLOS
¿No tenéis enemigos?

ÁLVARO
Todos los tenemos... pero no os comprendo.

CARLOS
¿No? ¿No os dice nada el nombre
de Don Álvaro el Indiano?

ÁLVARO
¡Oh, traición!
¡Desleal! ¿El secreto fue, pues, violado?

CARLOS
El pliego esta intacto, 
habló el retrato.
¡Don Carlos de Vargas, temblad, soy yo!

ÁLVARO
No me inquietan atrevidas amenazas.

CARLOS
¡Salgamos! De inmediato uno debe morir.

ÁLVARO
Desprecio la muerte, pero me duele arremeter 
contra el hombre que me ofreció su amistad.

CARLOS
¡No, no, no profanéis esa palabra!

ÁLVARO
No fui yo, fue el destino 
el que mató a vuestro padre.
No fui yo quien sedujo 
a aquel ángel de amor.
Ambos nos están mirando y, desde el Paraíso,
hablan a vuestro corazón de mi inocencia.

CARLOS
¿Así que ella...?

ÁLVARO
La fatal noche, 
dos veces caí mortalmente herido.
Restablecido, su rastro seguí todo un año.
Ay de mí, supe que Leonor había muerto.

CARLOS
¡Mentira, mentira! Mi hermana se refugió
en casa de viejos parientes... 
Llegué demasiado tarde.

ÁLVARO
¿Y ella?

CARLOS
¡Huyó!

ÁLVARO
(estremeciéndose)
¡Está viva! ¡Dios mío, vive!

CARLOS
¡Sí, vive!

ÁLVARO
Don Carlos, amigo, el estremecimiento
que sacude mis fibras
os dice que esta alma 
no puede ser infame. 
¡Vive! ¡Dios mío, aquel ángel!

CARLOS
Pero pronto morirá...
Vive, pero pronto morirá.

ÁLVARO
No, que el vínculo del himeneo
fortalezca nuestra esperanza.
Y, si vive, busquemos 
juntos su escondite.

CARLOS
¡Necio!

ÁLVARO
Juro que ilustre origen 
me iguala a vos.
Que mi blasón resplandece 
como el día.
Ah, si vive, busquemos 
juntos su escondite.

CARLOS
¡Necio! Entre nosotros se abre
una tumba ensangrentada.
¿Cómo llamar hermano 
a quien tanto me ha robado?
De excelso o villano origen, 
debo mataros
y, después, a la indigna 
que a su sangre traicionó.

ÁLVARO
¿Qué decís?

CARLOS
Ella morirá.

ÁLVARO
¡Callad!.

CARLOS
Morirá, ¡lo juro! La infame morirá.

ÁLVARO
Primero caeréis vos en el fatal duelo.

CARLOS
¡A muerte! Si no caigo exánime, 
llegaré hasta Leonor.
Tinto aún con vuestra sangre,
este acero le hundiré.

ÁLVARO
¡A muerte, sí! 
Con mi espada mataré al asesino;
volved a Dios vuestro pensamiento, 
vuestra hora sonó.

CARLOS
Tinto todavía, aún con vuestra sangre,
este acero le hundiré
Vamos, vamos a muerte... ¡A muerte!

ÁLVARO 
¡A muerte! ¡A muerte! ¡A muerte!
Volved a Dios vuestros pensamientos,
vuestra hora sonó.
¡Vamos, vamos a muerte! ¡A muerte!

(Desenvainan sus espadas y se embisten 
con furia. La patrulla del campo
corre a intentar separarles)

SOLDADOS
¡Alto, deteneos!

CARLOS
(furioso)
¡No, su vida o la mía!

SOLDADOS
¡Lleváoslo lejos de aquí!

ÁLVARO
(para sí)
Acaso el cielo acude en mi ayuda.

CARLOS
¡Morirá!

SOLDADOS
(A Carlos que intenta soltarse)
¡Venid!

CARLOS
(A Don Álvaro)
¡Verdugo de mi padre!

(La patrulla sujeta a don Carlos y 
se lo llevan a rastras)

ÁLVARO
¿Qué hago ahora? Piadoso Dios,
inspira, ilumina mi pensamiento.

(arroja la espada)

Al claustro, al retiro, a los santos altares...
olvido y paz pide el guerrero.

(va don Álvaro, alejándose poco a poco. Sale
el sol. El redoble de tambores y el sonido
de las trompetas dan la señal de levantarse.
Soldados españoles e italianos de todas
las armas salen de sus tiendas de campaña
limpiando sus fusiles, espadas, uniformes, etc.
Unos muchachos juegan a los dados sobre los
tambores. Unos comerciantes venden licores,
fruta, pan, etc. Preciosilla, subida a una
rama, lee la buenaventura)

COMERCIANTES Y SOLDADOS
Cuando pífanos y tambores 
ensordecen la tierra,
somos felices, la guerra es alegría 
y la vida del militar.

OTROS SOLDADOS
Vida alegre, aventurera, 
no necesita mañana ni ayer,
que gusta de concentrar 
en el hoy sus pensamientos.

COMERCIANTES Y SOLDADOS
Cuando pífanos y tambores, etc.

PRECIOSILLA
(a las mujeres)
¡Acercaos a la adivina 
que viene de lejos
y puede descifrar 
el secreto futuro!

(a los soldados)

¡Corred a ella, 
alargarle la mano,
las amantes sabréis 
si os son fieles!... 
¡Ah!

MUJERES
Acercaos a la adivina, 
alargadle la mano.
Sabréis si vuestras hermosas 
os son fieles.

SOLDADOS
Acerquémonos a la adivina, 
alarguémosle la mano.
Podremos saber si  nuestras hermosas 
nos son fieles.

PRECIOSILLA
Quien quiera el Paraíso 
debe armarse de valor
y aprestarse a derrotar 
al bárbaro invasor.
¡Adelante, adelante, adelante!
Oiréis predecir 
el premio que se os dará
por vuestro batallar... 
¡Ah!

MUJERES
¡Adelante! ¡Adelante! ¡Adelante! 
Oiréis predecir 
el premio que se os dará
por vuestro batallar.

SOLDADOS
¡Adelante! 
Oiremos predecir 
el premio que se nos dará
por nuestro batallar.

PRECIOSILLA
¡Adelante!

CORO
(rodeándola)
¡Adelante, adelante, adelante!

SOLDADOS
¡Aquí, cantinera, un trago!

(Las cantineras les sirven bebida)

UN SOLDADO
¡A nuestra salud!

CORO
(bebiendo)
¡Viva!

OTRO SOLDADO
¡Por España e Italia unidas!

CORO
¡Viva!

PRECIOSILLA
¡Por nuestro héroe don Federico Herreros!
¡Viva!

TODOS
¡Viva! ¡Viva!

UN SOLDADO
¡Y por su digno amigo 
don Félix de Bornos!

TODOS
(bebiendo)
¡Viva! ¡Viva!

(La atención se dirige hacia Trabuco, 
el buhonero, que de la tienda 
de la izquierda, entra con un 
canasto que contiene un
montón de baratijas)

TRABUCO
¿Quién quiere comprar a buen precio?
Tijeras, alfileres, jabón buenísimo

(Lo rodean)

Vendo y compro cualquier objeto,
concluyo pronto cualquier negocio.

UN SOLDADO
Tengo una cadena. ¿cuánto me das?

(La muestra)

OTRO SOLDADO
Yo un collar. Si quieres, lo vendo.

(Lo muestra)

UN TERCERO
¿Pagaríais por estos pendientes?

(Los muestra)

TODOS
(sacando anillos, relojes, collares, etc.)
¡Queremos vender!...

TRABUCO
¡Pero todo cuanto veo es porquería, 
sucia porquería!

SOLDADOS
¡Así, oh truhán, es tu cara!

TRABUCO
De todos modos, ajustemos...
Por cada pieza doy treinta sueldos.

SOLDADOS
(manifestando su descontento)
Ése es precio de ladrón.

TRABUCO
¡Oh, qué mal genio! Nos entenderemos.
Añadiremos unos sueldos. 
Ponedlo aquí, de prisa.

SOLDADOS
Si al instante 
viene el dinero contante y sonante.

TRABUCO
Primero la mercancía... aquí... 
con las buenas.

SOLDADOS
(le dan los objetos)
Para ti.

OTROS
Para ti

OTROS
Para ti

TRABUCO
(tomando la mercancía y pagando)
Para ti, para ti. Muy bien.

SOLDADOS
(cogiéndolo)
Sí, sí, pero acaba de una vez, si, si, etc.

TRABUCO
(para sí, contento)
¡Qué buen negocio! ¡Qué buen negocio!

(en voz alta. Volviéndose hacia el
otro lado del campo)

¿Quién quiere comprar a buen precio?

(Entran algunos campesinos mendigando,
llevando niños de la mano)

CAMPESINOS
Pan, pan, ¡por caridad!
Hogares y campos devastados 
por la guerra, hambrientos 
buscamos pan, por piedad.

(Llegan algunos reclutas llorando 
con su escolta)

RECLUTAS
Nuestras pobres madres ya no tienen lágrimas
y a la fuerza hemos de abandonarlas.
Nos robaron el encanto de nuestras beldades,
queremos regresar a nuestras casas.

CANTINERAS
(acercándose alegremente a los
reclutas y ofreciéndoles de beber)
No lloréis, jovencitos.
por vuestras madres y por las beldades:
las querremos como a hermanas
las sabremos consolar. 
No somos el diablo;
enjugad vuestras lágrimas,
en el pasado, podéis verlo, 
es inútil pensar.

PRECIOSILLA
(Preciosilla se entromete entre los reclutas,
coge a alguno del brazo, y les toma el pelo)
¡Qué vergüenza! Vamos, valor... 
Hijitos, ¿estáis locos?
Si lloráis como muchachas 
se burlarán de vosotros.
Mirad a vuestro alrededor. 
Apuesto a que adivino
que más de una carita 
os sabrá consolar.

CANTINERAS
Las querremos como hermanas, etc.

PRECIOSILLA
Ah! Si lloráis como muchachas etc.
¡Vamos, valor!

(Las cantineras cogen a los reclutas por
el brazo, todos comienzan a bailar.
Rápidamente la confusión y 
el alboroto llegan al máximo)

PRECIOSILLA, CANTINERAS
RECLUTAS Y SOLDADOS
En la guerra es la locura
la que debe alegrar el campamento:
¡Viva, viva la locura 
que sólo ella debe reinar!

(Entra Fray Melitón que, preso en la vorágine 
de la danza, es obligado por unos  momentos 
a bailar con las cantineras. Finalmente,
decidido a detenerse, exclama)

 MELITÓN
¡Hola! ¡Hola! ¡Cómo es la vida! ¡Qué tiempos!
¡Todos van a la aventura! 
¡Hasta yo estoy aquí!
¡Vine desde España a curar a los heridos
y a ganar almas! 
¿Qué es lo que veo? ¿Qué es esto?
¿Un campamento de cristianos o de turcos?
¿Dónde se ha visto burlarse del santo domingo?
¡Mucho más que hacer os dan las botellas 
que las batallas!
Y en vez de vestir harapos y tela de saco
os las entendéis con Venus y con Baco!
El mundo es un valle de lágrimas;
¡los conventos son guarida del viento! 
Los santuarios, cuevas de sanguinarios;
y, por último, los tabernáculos de Cristo
son receptáculos de almas tristes.
Qué desbarajuste. ¿Y por qué? ¿Por qué?
"Pro peccata vostra", 
por vuestros pecados.

SOLDADOS ITALIANOS
¡Ah, fraile, fraile!

MELITÓN
Profanáis las fiestas, 
robáis, blasfemáis...

SOLDADOS ITALIANOS
¡Fraile infame!

SOLDADOS ESPAÑOLES
¡Continuad, padrecito!

MELITÓN
Sois chusma de pies a cabeza,
herejes todos, 
todos cloaca de pecados.
Y mientras el mundo 
va de ese modo,
no espere la Tierra paz alguna.
de ese modo, no esperéis paz alguna...

SOLDADOS ITALIANOS
(rodeándolo amenazantes)
¡Dadle, dadle!

SOLDADOS ESPAÑOLES
(defendiéndolo)
¡Escapad, escapad!

SOLDADOS ITALIANOS
Dadle, dadle, sobre la capa!

(Los soldados italianos intentan coger a
Fray Melitón, pero el se escapa siempre
parloteando) 

PRECIOSILLA
(a los soldados que siguen a Fray Melitón
saliendo de escena)
Dejadle, que se marche...
¡Atacar a un fraile! ¡Valiente empresa!
¿No me oyen? Haremos del tambor su defensa.

(Coge un tambor al azar e, imitada
por algunos soldados, ella toca. 
Unos soldados corren, seguidos por los 
demás, hasta que la rodean)

¡Rataplán, rataplán. rataplán!

CANTINERAS, SOLDADOS
Y RECLUTAS
(desde dentro)
¡Rataplán, rataplán, rataplán!

(Todos entran en escena corriendo)

Rataplán, plan, plan, plan.
Rataplán, plan, plan, plan.

PRECIOSILLA
Rataplán, rataplán, fortalece el ardor
por la gloria del soldado;
¡Rataplán, rataplán, este sonido es señal
precursora de victoria!
¡Rataplán. rataplán. ahora forman filas
para conducirles a la lucha!
¡Rataplán, rataplán, se repliegan
las banderas enemigas!
Rataplán, pim, pum, pum, perseguid 
a quien da la espalda al huir.
Rataplán, las heridas 
coronó el destino con el triunfo.
¡Rataplán, la más refulgente victoria
para el valor de los hijos de la patria!
Rataplán, rataplán, la victoria conquista
el corazón del guerrero.
Rataplán, Rataplán, Rataplán .

(Todos hacen el gesto de disparar un fusil
y salen corriendo)

Acto IV