EL VAIJE A REIMS
Personajes
CORINNA MELIBEA FOLLEVILLE Sra. CORTESE BELFIORE LIBENSKOF TROMBONOK SYDNEY D. PROFUNDO D. ÁLVARO D. PRUDENCIO D. LUISITO DELIA MAGDALENA MODESTINA ZEFERINO ANTONIO GELSOMINO |
Poetisa Romana Marquesa Polaca Marquesa, viuda Dueña del Balneario Oficial Francés Conde Ruso Oficial Alemán Lord Inglés, enamorado de Corinna Anticuario Italiano Oficial Español, enamorado de Melbea Médico del Balneario Primo de Folleville Amiga de Corinna Ama de llaves del Balneario Doncella de Folleville Cartero Criado del Balneario Camarero del Balneario |
Soprano Contralto Soprano Soprano Tenor Tenor Bajo Bajo Bajo Bajo Bajo Tenor Soprano Mezzosoprano Mezzosoprano Tenor Bajo Tenor |
La acción se desarrolla en el balneario "La Azucena de Oro", Francia, a mediados del siglo XIX.
ATTO UNICO (Sala che dà adito a varie camere a destra ed a sinistra. Una tavola in fondo a destra. Scena Prima MADDALENA (al coro) Presto, presto... su, coraggio! Tante statue mi sembrate; oggi è il giorno del gran viaggio, non convien farsi aspettar. CORO Tutto è pronto; ma non basta, a voi piace di gridar. MADDALENA Qual ardire! che insolenza! Guai se scappa la pazienza... CORO (ridendo) La pazienza! ah! ah! ah!.. MADDALENA (severa) Che vuol dire? CORO (ironicamente) Oh! niente, niente. MADDALENA Di rispetto mi mancate. CORO V'ingannate in verità. MADDALENA (accostandosi alla tavola, sulla quale vi stanno le colazioni) Queste mele prelibate come son disposte male! CORO L'attenzion con lei non vale, ha un gran gusto a brontolar. MADDALENA (fremendo) Insolenti! CORO Flemma! Il sangue al cervello può montar. MADDALENA Oh! con me non si canzona, e so farmi rispettar. CORO (da loro) Vuol far sempre da padrona, e si fa poi corbellar. Scena Seconda (Don Prudenzio, indi varie donne che servono ne' bagni ed Antonio) DON PRUDENZIO Benché, grazie al mio talento, stian già tutti meglio assai, di partir, in tal momento, la licenza non darei; ma tenerli io non potrei, ed è meglio d'abbondar. (alle donne) Ve l'ho detto, e vel ripeto, oggi il bagno non si prende; son sospese le faccende, non si pensa che a viaggiar. CORO Oh! che gusto! almen potremo oggi andare a passeggiar. (Le inservienti de' bagni partono.) DON PRUDENZIO Ma vediam, le colazioni se a' miei ordin son conformi. ANTONIO Ah! si esamini, s'informi, tutto in regola vedrà. DON PRUDENZIO Si dispongono a partire; ma non cal, quest'oggi ancora, qui costretto a garantire son la loro sanità. GLI ALTRI (fra lei) Oh! con questo gran dottore stanno freschi in verità. (Il dottore esamina le colazioni, ch'Antonio gli va indicando.) Scena Terza (I detti, Madama Cortese) MADAMA CORTESE Di vaghi raggi adorno, in ciel risplende il sole; sarà un sì ameno giorno propizio ai viaggiator. Alla felice sponda seguirli io pur vorrei; ma il fato non seconda i voti del mio cor. Dottore, Maddalena Antonio, a me badate; (al coro) Voi pure m'ascoltate, e destri poi cercate il pian di secondar. (Tutti s'accostano.) I forestieri presto sen vanno, se a prender bagni qui torneranno, nessun per ora può assicurar; ma della casa, nella lor mente, buona memoria convien lasciar. CORO Bene, bene... più diligente oggi saprassi ognun mostrar. MADAMA CORTESE La contessina non ha pazienza, rapido il fatto succeda al dir. CORO Rapido il fatto succeda al dir. MADAMA CORTESE Allo Spagnolo, la riverenza sì nell'entrare che nell'uscir. CORO Inchini entrando e nell'uscir. MADAMA CORTESE Coll'antiquario, di cartapecore, di belle femine, col cavalier. Con Melibea, d'idee fantastiche, col Moscovita, del vasto imper, del Campidoglio, colla Romana, coll'Alemanno, del contrappunto, con foco ed arte, cogliendo il punto, più dell'usato si parlerà. Di cartapecore. di belle femine, d'idee fantastiche, di contrappunto, più dell'usato, cogliendo il punto, non dubitate, si parlerà. Ingegno ed arte così adoprando, l'innato genio destri allettando, dolce impressione si desterà: e pari a un rapido gonfio torrente, che tutto allaga, che tutto inonda, del Giglio d'Oro per ogni sponda, la nobil fama si spanderà. CORO Del Giglio d'Oro per ogni sponda, la nobil fama si spanderà. (Tutti partono, eccetto Madama Cortese.) |
ACTO ÚNICO (Balneario "La Azucena de Oro". Varios sirvientes disponiendo una mesa) Escena Primera MAGDALENA (al coro) Rápido, rápido... ¡A prisa! Parecéis estatuas; hoy es el día del gran viaje, así que no conviene hacerse esperar. CORO Todo está listo; pero no os basta, a usted le gusta gritar MAGDALENA ¡Qué atrevimiento! ¡Qué descaro! Se me está acabando la paciencia... CORO (riendo) ¡La paciencia! ¡ja! ¡ja! ja!... MAGDALENA (severa) ¿Qué queréis decir? CORO (irónicamente), ¡Oh! Nada, nada... MAGDALENA ¡Me habéis faltado al respeto! CORO Ciertamente, os engañáis. MAGDALENA (acercándose a la mesa sobre la que están los desayunos) ¡Estos exquisitos manjares están mal dispuestos! CORO La cortesía no va con ella, le encanta protestar. MAGDALENA (gritando) ¡Descarados! CORO ¡Tranquilidad! Se os puede subir la sangre al cerebro. MAGDALENA ¡Oh! De mí no se ríe nadie, yo sé hacerme respetar. CORO (para ellos) Siempre actúa como si fuese un ama, y después se burlan de ella. Escena Segunda (Don Prudencio, con varias mujeres) DON PRUDENCIO Aunque, gracias a mi talento, todos están ya mucho mejor, no les daré licencia para que se vayan en este momento. Pero ya no puedo tenerlos por más tiempo, así que es mejor que se vayan. (a las mujeres) Lo he dicho y lo repito hoy no hay baño. Todo eso lo he suspendido, sólo hay que pensar en el viaje CORO ¡Ay! ¡Qué bien! Por lo menos hoy podremos pasear. (Las criadas de los baños salen) DON PRUDENCIO Veamos... Los desayunos están correctos. ANTONIO ¡Ah! Si los mira y remira todo correcto lo verá. DON PRUDENCIO Se disponen a partir; pero no, todavía no. Yo estoy aquí para garantizar su salud. LOS DEMÁS (en voz baja) ¡Oh! Con este gran médico todos estamos más muertos que vivos. (El médico examina los desayunos que Antonio va indicándole.) Escena Tercera (entra la señora Cortese) SEÑORA CORTESE Con los vagos rayos de sol, ya resplandece el cielo. Será hoy un día muy ameno propicio a los viajeros. Me gustaría seguirlos hasta la orilla pero el hado no corresponde a los deseos de mi corazón. Doctor, Magdalena, Antonio, siempre me cuidáis; (al coro Incluso vosotros me escucháis, y vais rápidos a buscar la manera con la que corresponderme. (Todos se acercan.) Los forasteros se marchan ya pero nadie puede asegurar si volverán aquí a tomar baños. Así que conviene que tengan buenos recuerdos de esta casa. CORO Bien, bien... Hoy sabré mostrarme más diligente. SEÑORA CORTESE La condesita no tiene paciencia y lo quiere todo rápido. CORO Lo quiere todo rápido. SEÑORA CORTESE Al español... La reverencia, tanto al salir como al entrar. CORO Reverencias al entrar y al salir. SEÑORA CORTESE Pergaminos para el anticuario, bellas mujeres para el caballero, ideas fantásticas para Melibea, un vasto estilo imperio para el moscovita. Al Capitolio, con la romana. Con en alemán, al contrapunto, con fuego y arte, cogiéndole el punto. En esta ocasión, mucho se hablará de pergaminos, de bellas mujeres, de ideas fantásticas, de contrapunto, pero en esta ocasión, cogiendo el punto. No dudéis, se hablará adoptando ingenio y arte, y atrayendo al innato genio se despertará una dulce pasión. Con ese gran torrente qué todo alcanza, que todo inunda, desde "La Azucena de Oro" se esparcirá la noble llamarada. CORO Desde "La Azucena de Oro" se esparcirá esa noble llamarada (Todos salen, excepto la señora Cortese.) |
Scena Quarta MADAMA CORTESE Partire io pur vorrei; ma il mio consorte è assente e non mi lice lasciar così... Ah! quando, veder potrò un Sovrano, sì giusto, sì leal, sì grande e umano? CONTESSA DI FOLLEVILLE (di dentro) Modestina? Modestina? Ove sei?.. MADAMA CORTESE La Parigina! Peccato! Ella è gentil, vezzosa e cara; lo spirito e la grazia ognun ne ammira; ma per le mode notte e dì delira. CONTESSA DI FOLLEVILLE (entrando in fretta) Modestina?.. Ove sta? MADAMA CORTESE Volo a cercarla. (parte) CONTESSA DI FOLLEVILLE Trovarsi a una gran festa e non avere le cose più alla moda, e più fresche e più belle!.. Qual disonore, oh stelle! Ah! più non reggo... L'incertezza m'uccide... e il cavalier Belfiore, che, in sì critico istante, a me dovria porger conforto, qui non è... L'ingrato forse sta vagheggiando qualche bella... Chi sì volubil mai l'avria creduto? Ah! il far per compiacenza ritratti in miniatura certo è un pretesto... E se per or sto zitta, pur medito vendetta, e tal sarà che tutti i farfallin tremar farà. MODESTINA (entra, marcando lentamente) Signora, che comanda? CONTESSA DI FOLLEVILLE (impazientendosi) Un po' più adagio. MODESTINA Ho la micrania. CONTESSA DI FOLLEVILLE Ognora voi mi fate morire d'impazienza. La risposta è venuta? MODESTINA Non ancora. CONTESSA DI FOLLEVILLE A chi desti la lettera? MODESTINA Al vostro bel cugino, che disse aver un'occasion sicura. CONTESSA DI FOLLEVILLE Corri... qual disappunto! Digli che qui l'aspetto... MODESTINA Ei giunge appunto. (parte lentamente) Scena Quinta (entra don Luigino) DON LUIGINO Amabil Contessina, v'armate di coraggio... CONTESSA DI FOLLEVILLE E perché mai? DON LUIGINO Fatal caso impensato... CONTESSA DI FOLLEVILLE E qual? DON LUIGINO La diligenza ha ribaltato. CONTESSA DI FOLLEVILLE Ahimè!.. DON LUIGINO Gli effetti fragili... Le cassette... Le scatole... CONTESSA DI FOLLEVILLE Ah tacete! Tutto comprendo... O ciel! Io manco... io moro... (si sviene) DON LUIGINO Si sviene!.. (verso le quinte) Olà! accorrete! Presto, presto... Soccorso a lei porgete. Scena Sesta (I detti, il Barone di Trombonok, Maddalena, Antonio, con serv, indi Don Prudenzio) MADDALENA Che accadde? BARONE DI TROMBONOK (dopo averla guardata) Oh! come è bianca! Morta ognun la dirai... Di macchinetta sì genti, che mai ha potuto sconvolger l'armonia? DON LUIGINO (al Barone) Si è svenuta... BARONE DI TROMBONOK (cavando di tasca una boccetta) Spruzzatele il bel volto; è questa un'acqua pura, genuina, ch'in persona io comprai dal gran Farina. Fregatele la tempia. (Maddalena prende la boccetta e s'accosta alla Contessa.) DON PRUDENZIO (accorrendo) Olà! che fate? Tocca a me sol; profani, vi scostate! (Tutti si scostano; il medico guarda la Contessa, le tasta il polso, indi esclama) Ahimè! sta in gran pericolo... (Don Luigino parla all'orecchio del Barone.) Volate dal speziale, sal volatil chiedete, ed un cordiale. (Parte un servo.) BARONE DI TROMBONOK (ai servi) Aceto ed acqua fresca. (Parte un altro servo.) DON PRUDENZIO Son sospese le funzioni vitali... DON LUIGINO Non sapete quello che dite... DON PRUDENZIO Come!.. La sistole... la diastole... DON LUIGINO Andate al diavolo. DON PRUDENZIO Il polso ascende già... BARONE DI TROMBONOK Vediam... (tasta il polso alla Contessa) (fra sé) Che bestia insigne! DON PRUDENZIO Morirà! CONTESSA DI FOLLEVILLE (alzandosi rapidamente) Che sento!.. Dove son?... Sogno o son desta? BARONE DI TROMBONOK (al medico burlandolo) Morirà!.. DON PRUDENZIO Fu una sincope... BARONE DI TROMBONOK (ridendo) La sincope, sì, sì, fa molto effetto: Mozart, Haydn, Beethoven, Bach ne trassero un gran partito. (Don Prudenzio si accosta di nuovo per tastar il polso alla Contessa) DON PRUDENZIO Vediamo adesso il polso... CONTESSA DI FOLLEVILLE Non toccate, augel di mal augurio, vi scostate. (Don Prudenzio si ritira.) DON LUIGINO (alla Contessa) Deh! calmatevi, o cara. BARONE DI TROMBONOK (alla medesima) Cos'avete? CONTESSA DI FOLLEVILLE Il mio male capir voi non potete. Partir, o ciel! desio, e più partir non lice, lo vieta l'onor mio, la patria il vieta ancor. Come spiegare, oh Dio! il duol ch'io sento in cor? Donne, voi sol comprendere potete il mio dolor: più fieri amari spasimi non ho provato ancor. TUTTI GLI ALTRI Signora, vi calmate! Deh! cessi il rio martor. |
Escena Cuarta SEÑORA CORTESE Me gustaría irme, pero mi marido está ausente y no me gusta dejarlo así... ¡Ah! ¿Cuando podré ver a un soberano justo, leal, grande y humanitario? CONDESA DE FOLLEVILLE (desde dentro) ¿Modestina? ¿Modestina? Dónde estás?... SEÑORA CORTESE ¡La parisina! ¡Horror! Será muy gentil, zalamera y querida, por eso todos admiran su espíritu, pero solo vive para la moda. CONDESA DE FOLLEVILLE (entrando de prisa) ¿Modestina?.. ¿Donde estás? SEÑORA CORTESE ¡Corro a buscarla! (Sale) CONDESA DE FOLLEVILLE ¡Tener que asistir a una gran fiesta y no tener las cosas preparadas, las más vistosas, las más bonitas!... ¡Qué deshonra, oh cielos! ¡Ah! No puedo contenerme... La incertidumbre me mata... El caballero Belfiore, al que, ciertamente no paro de criticar, debería cuidar de mi comodidad. Pero no, no está aquí el ingrato. Quizás esté mirando a alguna mujer bella. ¿Lo había supuesto tan voluble? ¡Ah! Cada vez es menos complaciente a la hora de inventarse alguna excusa. ¡Y si ahora callo, es porque estoy tramando una venganza con la que todos temblarán! MODESTINA (Entra, caminando lentamente) Señora: ¿Qué manda? CONDESA DE FOLLEVILLE (Impaciente) Un poquito más de lentitud... MODESTINA Tengo jaqueca. CONDESA DE FOLLEVILLE Siempre me haces morir de impaciencia. ¿Ha llegado la contestación? MODESTINA Todavía no. CONDESA DE FOLLEVILLE ¿A quién enviaste la carta? MODESTINA A vuestro bello primo, que dijo que seguro encontraría la ocasión. CONDESA DE FOLLEVILLE Corre... ¡Qué contrariedad! Dile que aquí lo espero... MODESTINA Aquí llega. (Modestina sale lentamente) Escena Quinta (entra don Luisisto) DON LUISITO Amable condesita, armaos de valor... CONDESA DE FOLLEVILLE ¿Y eso?... ¿Por qué? DON LUISITO Una gran contrariedad... CONDESA DE FOLLEVILLE ¿Cuál? DON LUISITO La diligencia ha volcado. CONDESA DE FOLLEVILLE ¡Ay de mí!... DON LUISITO Los objetos frágiles... Las cajas... Los baúles... CONDESA DE FOLLEVILLE ¡Ah, callaos! Lo entiendo todo... ¡Oh cielos! Me muero!... ¡Me muero!... (se desmaya) DON LUISITO ¡Se ha desmayado! (va hacia la puerta) ¡Eh! ¡Venid! ¡Rápido, rápido!... ¡Qué alguien la ayude! Escena Sexta (entran el barón de Trombonok, Magdalena, Antonio, sirvientes) MAGDALENA ¿Qué ocurre? BARÓN DE TROMBONOK (Después de observar a la Condesa) ¡Oh! ¡Está blanca! Cualquiera diría que está muerta... ¿Tenéis alguna idea que explique este contratiempo? DON LUISITO (al Barón) Sí, se ha desmayado... BARÓN DE TROMBONOK (a Magdalena, con un frasquito en la mano) Échale en su bonito rostro este agua pura y genuina, se la compré al gran Farina. Mójale la frente. (Magdalena toma el frasquito y se acerca a la Condesa.) DON PRUDENCIO (acudiendo) ¡Eh! ¿Qué hacen? ¡Eso es trabajo mío! (Todos se apartan; el médico toma el pulso a la Condesa y luego exclama) ¡Ay de mí! Está en gran peligro... (Don Luisito, le habla al oído al barón) ¡Corred a la farmacia y pedidle un cordial al farmacéutico! (Sale un sirviente) BARÓN DE TROMBONOK (a los sirvientes) Vinagre y agua fresca. (sale otro sirviente.) DON PRUDENCIO Se han detenido las funciones vitales... DON LUISITO No sabéis ni lo que decís... DON PRUDENCIO ¡Cómo!... La sístole... la diástole... DON LUISITO ¡Váyase al diablo! DON PRUDENCIO Ya hay pulso... BARÓN DE TROMBONOK Veamos... (Comprueba el pulso de la Condesa) (para sí) ¡Qué bestia! DON PRUDENCIO ¡Morirá! CONDESA DE FOLLEVILLE (levantándose rápidamente) ¡Qué me pasa!.. ¿Dónde estoy?... ¿Sueño o estoy despierta? BARÓN DE TROMBONOK (Burlándose del médico) ¡Morirá!.. DON PRUDENCIO Fue una síncopa... BARÓN DE TROMBONOK (riendo) La síncopa, sí, sí... hace mucho efecto: Mozart... Haydn... Beethoven... Bach... le sacaron un gran partido. (Don Prudencio se acerca de nuevo para tomarle el pulso a la Condesa) DON PRUDENCIO Vemos ahora el pulso... CONDESA DE FOLLEVILLE ¡No me toquéis, apartaros que me dais muy mal augurio! (Don Prudencio se aparta.) DON LUISITO (a la Condesa) Calmaros, querida. BARÓN DE TROMBONOK (Al mismo tiempo) ¿Qué os ha sucedido? CONDESA DE FOLLEVILLE No podéis solucionar mi problema. ¡Quiero irme, cielos! ¡Y no saldré nunca más! ¡Lo prohíben mi honor y mi patria! ¿Cómo explicarlo? ¡Dios! ¿Qué dolor siento en el corazón? Mujeres, sólo vosotras comprendéis mi dolor, pero todavía no he tomado los espasmos más amargos. TODOS LOS DEMÁS ¡Señora, cálmese! ¡Dejad de sufrir! |
Scena Settima (I detti, modestina, che arriva con uno scatolone, in cui v'è un bel cappellino alla moda giunto da Parigi) CONTESSA DI FOLLEVILLE (dopo aver guardato) Che miro! ah qual sorpresa! Agli occhi io credo appena; (contemplando il cappellino) Caro! dal reo naufragio tu ti salvasti almen, e freni in parte i palpiti dell'affannoso sen. Grazie vi rendo, o Dei! che udiste i voti miei; a tal favor quest'anima ben grata ognor sarà. GLI ALTRI La barbara sua pena calmando omai si va. E' comica la scena, e ridere ci fa. (Tutti partono, eccetto il Barone.) Scena Ottava BARONE DI TROMBONOK (ad Antonio, trattenendolo) Eh! senti, mastro Antonio... ANTONIO Che comanda? BARONE DI TROMBONOK Sai che partiam sta sera per Reims; tua cura sia di far porre sul ciel delle carrozze vestiti e biancheria: se ci vuol qualche spesa, falla ed io, ch'eletto a pieni voti per cassiere fui dall'illustre amabil compagnia, pagherò l'occorrente; intendi? ANTONIO Sì signor, non pensi a niete. (parte) BARONE DI TROMBONOK Quando rifletto a quello svenimento, mi vien proprio da ridere... La cagion delle smanie indovinar chi mai potuto avria? Ma ognuno al mondo ha un ramo di pazzia. Sì, di matti una gran gabbia ben si può chiamar il mondo; forse appunto, perché tondo, testa quadra non vi sta. Scena Nona DON PROFONDO (arrivando) La mia quota a voi consegno, perdonate, se ho tardato; (dà del danaro al Barone, che lo mette in una gran borsa) A vedere io sono andato una rara antichità. DON ALVARO (entrando con Melibea) Questa vaga e amabil dama, miei signori, io vi presento; far il viaggio con noi brama, e ognun pago ne sarà. MELIBEA Con sì dotta e nobil gente, di fanal che serve al mondo, il viaggiar mi fia giocondo, e gran bene mi farà. Scena Decima (I detti, il Conte di Libenskof) CONTE DI LIBENSKOF (indietro, da sé, dopo aver sentito l'ultime parole di Melibea. Fra sé) Donna ingrata, a stento in petto freno il giusto mio furore; per lei fido avvampa il core e il mio ardor sprezzando va. DON ALVARO (vedendo Libenskof, e da sé) Il rival! MELIBEA (da sé) Negli occhi ha il foco. CONTE DI LIBENSKOF (avanzandosi) Non si parte? BARONE DI TROMBONOK Sì, fra poco; i cavalli sol si attendono; (vedendo Madama Cortese) Se il corriere è ritornato, da Madama or si saprà. Scena Undicesima (I detti e Madama Cortese) MADAMA CORTESE Naturale è l'impazienza, il ritardo non comprendo; vado, torno, salgo e scendo, e tranquillo il cor non è. (il Conte di Libenskof parla con vivacità a Melibea, mostrando gelosia.) CONTE DI LIBENSKOF Mi tradite... MELIBEA Qual favella? CONTE DI LIBENSKOF (con rabbia concentrata) Don Alvar... MELIBEA Che dir volete? CONTE DI LIBENSKOF Donna infida, invan fingete; il rival cadrà al mio piè. MELIBEA Cieco ardor v'abbaglia il ciglio... CONTE DI LIBENSKOF (accostandosi a don Alvaro, e con fierezza) Don Alvar... DON ALVARO (fiero) Che pretendete? CONTE DI LIBENSKOF Mi seguite... MELIBEA (trattenendoli) Ah! non partite... Troppo ingiusto è un tal furore. MADAMA CORTESE Qual dispetto! qual furore! MELIBEA D'ira avvampa il fero ciglio... Un sì barbaro periglio mi fa l'alma palpitar. CONTE DI LIBENSKOF, DON ALVARO Non pavento alcun periglio... D'ira avvampa in seno il core; e il tremendo mio furore no, non posso più frenar. BARONE DI TROMBONOK, DON PROFONDO (fra sé) Bella cosa è in ver l'amore! Ci fa perdere il cervello, l'uom più savio un bambinello suole a un tratto diventar. (S'ode un preludio d'arpa nella camera di Corinna, tutti restano immobili ad ascoltare. Dopo il preludio, la suddetta canta le seguenti strofe) CORINNA Arpa gentil, che fida compagna ognor mi sei, unisci ai canti miei il suon di gioia e amor. Nell'infiammata mente si affollano le idee; delle castalie dee il foco io sento in cor. Arpa, deh! unisci al canto il suon di gioia e amor. GLI ALTRI Qual delizioso incanto si spande nel mio cor! Un più soave canto no, non s'udì finor. CORINNA Svanirò i nembi; intorno regna la dolce calma; di lieti giorni l'alma prevede il bel fulgor. Che un dì rinasca, io spero, dell'aurea età l'albore; che degli umani in core regni fraterno amor. GLI ALTRI Sempre agli umani in core regni fraterno amor. CORINNA Contro i fedeli ancora lotta falcata luna, ma al sacro ardir fortuna propizia ognor sarà. Come sul Tebro e a Solima, foriera di vittoria, simbol di pace e gloria la Croce splenderà. GLI ALTRI Simbol di pace e gloria la Croce splenderà. A tali accenti, in seno riede la dolce calma; d'idee ridenti, l'alma pascendo or sol si va. Gli opachi nembi intorno pietoso il ciel disgombra, del sacro ulivo all'ombra, felice ognun sarà. (Tutti partono, eccetto Madama Cortese.) |
Escena Séptima (Modestina que llega con una caja que contiene un sombrero de París) CONDESA DE FOLLEVILLE (después de haberlo mirado) ¡Qué veo! ¡Oh, qué sorpresa! ¡No puedo creer lo que veo! (contemplando el sombrero) ¡Querido! Al menos tú te salvaste del fatal naufragio, y detienes las palpitaciones de mi afanoso pecho. ¡Oh, Dioses, os doy las gracias! ¡Por oír mis votos, por este gran favor, os estaré eternamente agradecida! LOS DEMÁS A esta bárbara se le va calmando la pena, y esta cómica escena nos hace reír. (Todos salen, excepto el Barón y Antonio) Escena Octava BARÓN DE TROMBONOK (Reteniendo a Antonio) ¡Escucha, mayordomo Antonio!... ANTONIO ¿Qué manda? BARÓN DE TROMBONOK Sabes que esta tarde saldremos hacia Reims; tu tarea será poner sobre las carrozas los vestidos y ropa. Si acaso surgiera algún gasto, yo llevaré la caja, y con tan gran e ilustre compañía, pagaré lo necesario, ¿entiendes? ANTONIO Sí señor. No preocuparos de nada. (sale) BARÓN DE TROMBONOK Cuando recuerdo ese desmayo, me dan ganas de reír. ¿Cual será la razón de todos esos afanes? Todo el mundo tiene su poquito de locura. Sí, el mundo puede considerarse una gran jaula de locos. Quizás eso sea debido a que no es totalmente redondo Escena Novena DON PROFUNDO (llegando) Os entrego mi cuota, perdonad el retraso. (da dinero al Barón, que lo pone en un gran bolso) Me entretuve viendo una rara antigüedad. DON ÁLVARO (entrando con Melibea) Os presento a esta elegante y amable dama. Desea hacer con nosotros el viaje y ningún problema nos dará. MELIBEA Si con tan grande y noble gente, que con su luz ilumina al mundo, puedo viajar, tendré una gran alegría y un gran bien me hará. Escena Décima (entra el Conde de Libenskof) CONDE DE LIBENSKOF (Detrás, después de haber oído las palabras de Melibea, para sí) Mujer ingrata, apenas puedo resistir el furor que invade mi pecho. Por esa descocada, el ardor me va destrozando el corazón. DON ÁLVARO (Viendo a Libenskof, para sí) ¡Mi rival! MELIBEA (Para sí) ¡Tiene fuego en los ojos! CONDE DE LIBENSKOF (avanzando) ¿Nos vamos? BARÓN DE TROMBONOK Sí, dentro de poco; estamos esperando los caballos. (Viendo a la Señora Cortese) Si ha llegado el correo, la señora lo sabrá. Escena Undécima (entra la señora Cortese) SEÑORA CORTESE Naturalmente estoy impaciente, no comprendo este retraso voy, vuelvo, subo y bajo, y no se tranquiliza mi corazón. (el Conde de Libenskof habla con Melibea, exteriorizando sus celos) CONDE DE LIBENSKOF Me habéis traicionado... MELIBEA ¿De quien habláis? CONDE DE LIBENSKOF (Con rabia) Don Álvaro... MELIBEA ¿Qué queréis decir? CONDE DE LIBENSKOF Mujer peligrosa, fingís en vano. El rival caerá a mis pies MELIBEA Grandes celos os ciegan los ojos... CONDE DE LIBENSKOF (acercándose a don Álvaro, con orgullo) Don Álvaro... DON ÁLVARO (orgulloso ¿Qué queréis? CONDE DE LIBENSKOF Seguidme... MELIBEA (reteniéndolos) ¡Ah!, No vayáis... Este furor es demasiado injusto. SEÑORA CORTESE ¡Qué despecho! ¡Qué furor! MELIBEA Los ojos le arden de cólera... Un gran peligro hace a mi alma palpitar. CONDE DE LIBENSKOF, DON ÁLVARO No temo ningún peligro... El corazón me arde de cólera y ya no puedo retener más mi terrible furor. BARÓN DE TROMBONOK, DON PROFUNDO (para ellos) ¡Bonita cosa es en verdad el amor! Nos hace perder el cabeza, y el hombre más sabio se hace un muchachete imberbe. (Se oye un arpa en la habitación de Corinna, todos quedan inmóviles para escuchar. Después canta lo siguiente) CORINNA Arpa gentil que fiel compañera eres, acompañas mis cantos al son de alegría y amor. En la inflamada mente se agolpan las ideas; siento un fuego en el corazón como las castas diosas. ¡Arpa, oh! Acompañas mis cantos al son de alegría y amor. LOS DEMÁS ¡Qué delicioso hechizo se esparce por mi corazón! Nunca he oído un canto más dulce. CORINNA A mi alrededor se desvanecen los nimbos, y la dulce calma reina. De estos bonitos días, mi alma presagia un ardiente fulgor. Espero que un día renazca la áurea edad de la inocencia, esa que concede un fraterno reino de amor al corazón de los humanos. LOS DEMÁS Siempre reina un amor fraterno en el corazón de los humanos CORINNA Contra la fidelidad lucha la luna, pero propicia le será la sagrada suerte. La cruz resplandecerá como sobre el Tebbro y Solima, precursora de victoria, símbolo de paz y gloria. LOS DEMÁS Como símbolo de paz y de gloria, la cruz resplandecerá Al escuchar estos sonidos en mi interior reina una dulce calma de ideas alegres. El alma se va tranquilizando. Los opacos nimbos de mi alrededor el piadoso cielo desvanece. La sombra del sagrado olivo nos hará felices. (Todos salen, excepto la señora Cortese.) |
Scena Dodicesima MADAMA CORTESE Zefirin non ritorna... del ritardo qual fia mai la cagion? - Milord s'appressa. Che original! Corinna adora, e a lei spiegar non sa l'ardore, che da gran tempo gli divampa in core. Ella pur l'ama, accorta me ne sono: noi donne, in tal materia, ben chiaro ci vediamo, nato appena l'amor, scoprir sappiamo. (parte, entra Lord Sidney) LORD SIDNEY Ah! perché la conobbi? Perché appena lo stral ferimmi il petto, non fuggir, non lasciarla? Incauto, ahi! lasso! La fiamma alimentai ch'ognor più viva or mi divampa in sen; non trovo pace, e, in preda al mio deliro, la notte e il dì, d'amor gemo e sospiro. Invan strappar dal core l'acuto dardo io tento; più vivo ognor l'ardore nel sen crescendo va. Dell'anima fedele timido i voti ascondo; affanno più crudele del mio no non si dà. (Entrano varie contadine con de' vasi di fiori e cantano il seguente coro.) CORO Come dal cielo, - sul primo albor, dolce rugiada - scende sui fior, e al verde stelo - serba il vigor; sull'alma donna, dal nobil cor, così ridente - si spanda ognor del Dio clemente - il bel favor. LORD SIDNEY Soavi e teneri - eletti fior, siate gli interpreti - d'un puro amor. CORO Donna più amabile - chi vide ancor? Accoppia al merito - grazia e pudor. LORD SIDNEY Dell'alma diva - al primo aspetto, chi ha il cor capace - d'un puro affetto, rapido sente - nascer l'ardor. Fida e dolente, - quest'alma ognora per lei d'amore - palpiterà. CORO Donna più amabile - chi vide ancora? Accoppia al merito - grazia e beltà. (Il coro parte.) Scena Tredicesima (entra don Profondo) DON PROFONDO (a Lord Sidney, trattenendolo) Milord, una parola... LORD SIDNEY (serio) Che bramate? DON PROFONDO Britannico signor è sol capace d'appagar i miei voti... LORD SIDNEY Che v'occorre? DON PROFONDO Ho bisogno d'aver certe notizie... LORD SIDNEY Non sono un gazzettier... DON PROFONDO Mi spiego... LORD SIDNEY (come sopra) Presto... DON PROFONDO Vorrei che m'indicaste ove trovar potrei il brando di Fingallo, la corazza d'Artur, l'arpa d'Alfred... LORD SIDNEY (partendo, fra sé) E' matto! DON PROFONDO (seguendolo) Ebbene? Voi non mi rispondete? LORD SIDNEY Ne' musei cercar convien; di più dir non saprei. (parte) DON PROFONDO Non è troppo gentil; ma il compatisco; è innamorato della poetessa, e perduta ha la speme... Ella s'appressa; a lei appunto io deggio comunicar la lettera di Roma. Scena Quattordicesima (Il detto, Corinna, Delia) DON PROFONDO Buon giorno, illustre amica! CORINNA (salutandolo) Quai notizie? DON PROFONDO Leggete questa lettera. (Mentre Corinna legge la lettera, Don Profondo dice a Delia) Consolatevi, o Delia; le cose vanno bene... DELIA Davver? DON PROFONDO Ve l'assicuro. CORINNA (rende la lettera a Don Profondo) Vi ringrazio. Quando si parte? DON PROFONDO Presto; vo a vedere, e l'ora poi io vi farò sapere. (parte) CORINNA (a Delia) Son felici le nuove, e presto, io spero del sacro Legno all'ombra protettrice, la vostra patria alfin sarà felice. DELIA Il ciel lo voglia! CORINNA In ordine mettete quel che occorre, ed a Reims meco verrete. (Delia parte. Esaminando i fiori) Che vaghi ameni fior! son di Milord il giornaliero don, pegno d'amore, ch'egli timido ognor preme nel core. (Corinna stacca un fiore, e lo pone in petto.) |
Escena Duodécima SEÑORA CORTESE Zefirín no vuelve... ¿Cual será la razón del retraso?... El milord se acerca... ¡Qué original! Ama a Corinna y todavía no le ha dicho, que su corazón late por ella. Incluso ella lo ama, pero yo soy prudente: nosotras las mujeres, lo vemos todo claro y sabemos descubrir el amor que nace. (Sale, entra el milord) LORD SYDNEY ¡Ah! ¿Por qué la conocí? ¿Por qué cuanto penetró en mi pecho la dejé huir? ¡Ah, incauto la dejé! La llama que alimenté, el honor la reavivó y ahora me estalla en el interior, no encuentro la paz, y por ello deliro. Noche y día, de amor gimo y suspiro. En vano intento arrancar de mi corazón esta aguda flecha, que hace más vivo el ardor que en mi interior anida. Los tímidos votos ascienden por mi alma fiel. Afán más cruel no se puede dar. (Varias campesinas entran con macetas de flores y cantan el siguiente coro) CORO Del cielo... con el primer albor, dulce rocío... baja sobre las flores, y el verde tallo... guarda su vigor. El noble corazón del alma de la mujer se alegra... y esparce el honor del Dios clemente... el bonito favor. LORD SYDNEY Suaves y tiernas... dilectas flores sois las intérpretes... de un puro amor. CORO ¿Mujer más amable... quién vio? Une al mérito... la gracia y el pudor. LORD SYDNEY Del alma amada... el primer síntoma es: un corazón capaz de dar cariño rápido siente nacer el ardor. Fiel y dolorida... mi alma siempre palpitará por el amor de ella. CORO ¿Mujer más amable... quién vio? Une al mérito... la gracia y la belleza. (El coro sale.) Escena Decimotercera (entra don Profundo) DON PROFUNDO (a Lord Sydney, reteniéndolo) Milord, una palabra... LORD SYDNEY (serio) ¿Qué deseáis? DON PROFUNDO Sólo un señor británico será capaz de cumplir mi deseo... LORD SYDNEY ¿Qué os hace falta? DON PROFUNDO Necesito tener ciertas noticias... LORD SYDNEY No soy un periodista... DON PROFUNDO Me explico... LORD SYDNEY (Impaciente) Rápido... DON PROFUNDO Me gustaría saber dónde podría encontrar la espada de Fingallo, la coraza de Arturo... el arpa de Alfredo... LORD SYDNEY (saliendo, para sí) Está loco DON PROFUNDO (siguiéndolo) ¿Y bien? ¿No me respondéis? LORD SYDNEY Habría que buscar en los museos, pero no sabría deciros. (sale) DON PROFUNDO No es muy gentil; pero lo compadezco. Está enamorado de la poetisa y perdida tiene la esperanza... Ella se acerca, debo darle la carta de Roma. Escena Decimocuarta (entran Corinna y Delia) DON PROFUNDO ¡Buenos días, ilustre amiga! CORINNA (saludándolo) ¿Hay noticias? DON PROFUNDO Leed esta carta. (Mientras Corinna lee la carta, Don Profundo le dice a Delia:) Consolaros, Delia; todo va bien... DELIA ¿De verdad? DON PROFUNDO Os lo aseguro CORINNA (Le devuelve la carta a Don Profundo) Os lo agradezco. ¿Cuando nos vamos? DON PROFUNDO Creo que pronto. Iré a ver... y luego os lo haré saber. (Sale) CORINNA (a Delia) Las noticias son buenas y creo que pronto, bajo la protección del Lignum Crucis, será feliz vuestra patria. DELIA ¡El cielo lo quiera! CORINNA Ordenad todo aquello que os haga falta, y a Reims vendréis conmigo (Delia sale. Corinna examina las flores) ¡Qué flores tan bellas! Son de Milord. A diario me la envía con todo su amor, pero su tímido honor le frena el corazón. (toma una flor y se la pone en el pecho.) |
Scena Quindicesima (Corinna, il Cavaliere) CAVALIER BELFIORE (In fondo alla scena e da sé) Sola ritrovo alfin la bella Dea, che invincibil si crede, e a cui più volte ho già fatto l'occhietto... Ce n'andiemo... L'ocasion può mancar, ed or fa d'uopo darle l'ultimo assalto; al par dell'altre, cadrà ne' lacci miei, senza rischio scommetter lo potrei. (accostandosi con aria gentile e modesta) O voi, d'Apollo prediletta figlia, perdonate, se ardisco il bel coro turbare de' sublimi pensieri... CORINNA (attonita) Qual favella! CAVALIER BELFIORE Una grazia implorar da voi vorrei... CORINNA (come sopra) Una grazia! Da me!.. CAVALIER BELFIORE Sì, a voi, che siete savia al pari che bella, fidar posso l'arcano del mio core. CORINNA (con maggior sorpresa) Un arcan! Ma perché?.. CAVALIER BELFIORE (con intenzione marcata) Ascoso e vivo ardore mi divampa nel seno, e al vago oggetto timido ascondo il mio fervido affetto. CORINNA (come sopra) Scusate... Io non comprendo... Perché meco... CAVALIER BELFIORE Mi spiego... Sotto il velo de' sacri carmi, io voglio il segreto svelar: ma sì novizio son nel linguaggio degli Dei, che a voi consiglio e aita io chiedo. Ah! sì, sentite, ed il vostro parer franca mi dite. Nel suo divin sembiante tanta beltà risplende, che in seno a un tratto accende il più vivace ardor. CORINNA Ah! Dove mai s'asconde sì raro e bel portento? Vinta nel gran cimento, avria la Dea d'amor. CAVALIER BELFIORE (con intenzione marcata) Ma un nume sol saria degno d'un tal tesoro... E disperato io moro d'affanno e di dolor. (Cade a un tratto in ginocchio davanti a Corinna Nello stesso tempo, Don Profondo entra dal mezzo in fondo e vede la scena; ma si ritira sorridendo, ed osserva d'intanto intanto.) CORINNA Che fate? Ah! qual deliro! CAVALIER BELFIORE Regger non posso oh Dio! Voi siete l'idol mio... Per voi smanio e sospiro, e se pietà negate, io qui voglio morir. CORINNA Così insultarmi osate? Qual insensato ardir? (Il Cavalier s'alza.) CAVALIER BELFIORE Un tal eccesso è pegno del più vivace amor. CORINNA Un tal eccesso è indegno d'un cavalier d'onor. CAVALIER BELFIORE Dunque non v'è speranza? CORINNA Partite, o chiamo gente... CAVALIER BELFIORE Martire di costanza, io l'alma esalerò. CORINNA Partite, o la arroganza punire io ben saprò. Oh! quanto ingannasi - chi così crede trovar la via - del nostro cor! Il vivo affetto, - la pura fede da noi sol meritano - stima ed amor. Sprezzo e dispetto - destano in petto questi galanti - insidiator. Oh! quanto ingannasi - chi così crede trovar la via - del nostro cor! CAVALIER BELFIORE (fra sé) Finto è il rigore, - lo so per prova; così far sogliono - le belle ognor. Tal resistenza - no, non è nuova, l'uso la chiede, - ed il decor. Oggi combattono, - dimani cedono, e salvar credono - il loro onor. Finto è il rigore, - lo so per prova; così far sogliono - le belle ognor. (partono) Scena Quindicesima (bis) DON PROFONDO (ch'entra ridendo) Bravo il Signor Ganimede! Se la Contessa il sa, gli cava gli occhi. Ma tempo non perdiamo; del Barone or qui deggio eseguir la commissione. Degli effetti facciam presto la lista, onde tutto sia all'ordine ed in vista. (siede davanti alla suddetta tavola, parlante) Io! Medaglie incomparabili, cammei rari, impagabili, figli di tenebrosa, sublime antichità. In aurea carta pecora dell'accademia i titoli, onde son membro nobile di prima qualità. Il gran trattato inedito sull'infallibil metodo di saper ben distinguere, a prima vista ognor l'antico del moderno, di fuori e nell'interno, ne' maschi, nelle femine, e in altri oggetti ancor. Lo spagnolo! Gran piante genealogiche degli avoli e bisavoli, colle notizie storiche di quel che ognuno fu. Diplomi, stemmi e croci, nastri, collane ed ordini, e, grosse come noci sei perle del Perù. La polacca! L'opere più squisite d'autori prelibati, che vanto sono e gloria della moderna età. Disegni colorati dell'alto Pic terribile d'Harold, Malcolm e Ipsiboe il bel profil qui sta. La francese! Scatole e scatoline, con scrigni e cassettine, che i bei tesor nascondono sacri alla Dea d'amor. «Badate: è roba fragile!» qui chiuso, già indovino, sta il nuovo cappellino, con penne, merli e fior. Il tedesco! Dissertazione classica sui nuovi effetti armonici, onde i portenti anfionici ridesteran stupor. De' primi Orfei teutonici le rare produzioni, di corni e di tromboni modelli ignoti ancor. L'inglese! Viaggi d'intorno al globo, trattati di marina; oriundo della China sottil perlato thè. Oppio e pistole a vento, cambiali con molt'oro i bill, ch'il parlamento tre volte legger fe'. Il francese! Varie del Franco Orazio, litografie squisite, pennelli con matite, conchiglie coi color. «Son cose sacre.» Ah! intendo... Ritratti e bigliettini, con molti ricordini de' suoi felici amor. Il russo! Notizia tipografica di tutta la Siberia, con carta geografica dell'Ottomano imper. Di zibellini e martore preziosa collezione, con penne di cappone pe' caschi, e pe' cimier. (si alza) Sta tutto all'ordine, - non v'è che dire; né più a partire - si può tardar. Or l'inviato - certo è tornato; de' snelli e rapidi - destrier frementi già parmi udire - lo scalpitar. Sferze e cornette - percoton l'aere, le bestie struggonsi - di galoppar. Il gran momento - è omai vicino; più bel destino - no non si dà, e il cor dal giubilo - balzando va. |
Escena Decimoquinta (entra el Caballero Belfiore) CABALLERO BELFIORE (al final de la escena y para si) Al fin encuentro sola a la bella diosa. Qué invencible se cree, a pesar que le he hecho más de un guiño... ¡Adelante! La ocasión puede fallar, pero es necesario realizar un último asalto, sólo así caerá entre mis lazos, sin riesgo alguno. (acercándose con aire gentil y modesto) ¡Oh, hija predilecta de Apolo! Perdonad si me atrevo a turbar el bello coro de vuestros sublimes pensamientos... CORINNA (atónita) ¡Qué palabras! CABALLERO BELFIORE Me gustaría implorar una gracia de vos. CORINNA (sorprendida) ¡Una gracia! ¿De mí?... CABALLERO BELFIORE Sí, sólo a vos, que sois sabia a la vez de bella, puedo confiar el arcano de mi corazón. CORINNA (con la mayor sorpresa) ¡Un secreto!... Pero ¿por qué?... CABALLERO BELFIORE (con marcada intención) Un enorme y vivo ardor me estalla en el interior, y esconde fervorosamente mi tímido afecto. CORINNA (sorprendida) Perdonadme... No comprendo... ¿Por qué yo?... CABALLERO BELFIORE Me explicaré... Bajo el velo de sagrados poemas, yo quiero desvelar el secreto. Pero nuevo es para mí el lenguaje de los dioses, así pues consejo y ayuda os pido. ¡Ah, sí, oid, y dadme vuestra opinión! En vuestro divino rostro tanta belleza resplandece que en mi interior raudo enciende el más vivo ardor. CORINNA ¡Ah! ¿Dónde se oculta ese extraño y bello portento? Para la Diosa del Amor la gran prueba estaría superada. CABALLERO BELFIORE (con intención marcada) ¡Pero sólo un dios sería digno de tal tesoro!... Muero de desesperación preocupación y dolor. (Cae de rodillas ante Corinna. Don Profundo entra, ve la escena y se aparta sonriendo observando de tanto en tanto) CORINNA ¿Qué hacéis? ¡Ah! ¡Qué delirio! CABALLERO BELFIORE ¡No puedo ocultarlo más, oh Dios! Vos sois mi ídolo... Por vos desvanezco y suspiro, y si me rechazáis, aquí mismo quiero morir. CORINNA ¿Osáis insultarme así? ¡Qué insensato ardor! (El Caballero se levanta.) CABALLERO BELFIORE ¡Este exceso es fruto del más vivo amor! CORINNA ¡Este exceso es indigno de un caballero de honor! CABALLERO BELFIORE ¿Entonces no tengo esperanza? CORINNA ¡Marcharos, o llamo a alguien!... CABALLERO BELFIORE Mártir de constancia, mi alma morirá. CORINNA ¡Marcharos, o sabré castigar vuestro atrevimiento! ¡Oh, cómo se engaña... el que así pretende encontrar el camino... de nuestro corazón! El cariño vivo... la fe pura sólo merecen de nosotras... consideración y amor. El desdén y despecho...despiertan insidias en el pecho de estos galanes. ¡Oh, cómo se engaña... el que así pretende encontrar el camino... de nuestro corazón! CABALLERO BELFIORE (para sí) Vencido está el rigor... está probado que así lo suelen hacer... las bellas damas. Tal resistencia... no, no es nueva. La costumbre, la duda... y el decoro hoy luchan... mañana ceden y creen así salvar... su honor. Vencido está el rigor... está probado que así lo suele hacer... las bellas damas. (salen) Escena Decimoquinta [bis] DON PROFUNDO (Entra riéndose) ¡Bravo el Señor Ganimedes! ¡Si la condesa se entera, se muere! Pero no perdamos tiempo; debo comprobar el equipaje del Barón. Haré pronto la lista de todas las cosas para que estén a la vista y en orden. (se sienta a la mesa, hablando) ¡Yo! Incomparables medallas, cosas raras y originales, hijos de la tenebrosa, sublime, antigüedad. En un gran pergamino dorado los títulos de la academia, de la cual soy un noble miembro y de primera calidad. El gran tratado inédito sobre el infalible método de saber distinguir bien, con honor y a primera vista lo antiguo de lo moderno, lo de fuera y lo de dentro, lo masculino y lo femenino, e incluso otros objetos. ¡El español! Grandes árboles genealógicos de los abuelos y los bisabuelos, con las crónicas históricas de lo que cada uno fue. Diplomas, escudos de armas y cruces, cintas, collares, órdenes y seis perlas del Perú tan gordas como una nuez. ¡La polaca! Las obras más exquisitas de los autores más exquisitos, que en la Edad Moderna fueron objeto de gloria. Dibujos pintados por el alto Pic terrible de Harold, Malcolm e Ipsiboe y aquí está... ¡La francesa! Cajas y cajitas, con cofres y cofrecitos, que esconden bonitos tesoros de la sagrada Diosa del Amor. "¡cuidado, muy frágil!" Estoy seguro de que el nuevo sombrero, con plumas, mirlos y flores, está aquí guardado. ¡El alemán! Disertación clásica sobre la nueva música, que es un portento de afinación que hace surgir el estupor. Todavía considera como modelo las raras producciones, con cuernos y trombones, de los primeros Orfeos teutónicos. ¡El inglés! Viajes alrededor del mundo, tratados de marina, Té de la China, dorado y aromático. Opio y pistolas al viento, letras de cambio de mucho oro, las facturas, que tiene que leer en el parlamento tres veces. ¡El francés! Varias litografías exquisitas de Franco Orazio, pinceles y lápices, conchas de colores. "Son cosas sagradas" ¡Ah! entiendo... Retratos y retratitos muy ordenados de su feliz amor. ¡El ruso! Noticias tipográficas de toda Siberia, con el mapa del imperio Otomano. Preciosas colecciones de capas y mantas, con plumas de palomo, paloma y otras aves. (se levanta) Todo está en orden... no hay más que decir, la partida... no debe retrasarse. Parece como si lo estuviera viendo... Lustrosos corceles...rápidos como el viento, me parece oírlos... relinchar. Látigos y cornetas... llenando el aire, el galope sostenido... de las bestias. El gran momento... se cerca. Placer más bello... no, no se da, y de júbilo el corazón... brincando está. |