ANDREA CHÉNIER

 

Personajes

ANDREA CHÉNIER

CARLOS GÉRARD

MAGDALENA

BERSI

CONDESA DE COIGNY

MADELON

ROUCHER

PIETRO FLÉVILLE

FOUQUIER-TINVILLE

MATHIEU

INCREÍBLE

ABATE CHÉNIER

SCHMIDT

MAYORDOMO

DUMAS

Joven Poeta

Sirviente, Joven Revolucionario

Joven noble

Sirvienta de Magdalena

Madre de Magdalena

Anciana revolucionaria

Amigo de Andrea Chénier

Escritor, pensionado del rey

Acusador público

Sans-coulotte, llamado "Populus"

Espía

Hermano de Andrea

Carcelero en Saint-Lazare

Sirviente de la Condesa

Presidente del Tribunal de salud Pública

Tenor

Barítono

Soprano

Mezzosoprano

Mezzosoprano

Mezzosoprano

Bajo o barítono

Bajo o barítono

Bajo o barítono

Barítono

Tenor

Tenor

Bajo

Bajo

Bajo

 

La acción tiene lugar en la Francia prerrevolucionaria y revolucionaria.

 

ATTO PRIMO


(La sala da ballo nel castello della 
Contessi di Coigny. Il giardino d'inverno. 
Sotto i rigidi comandi di un arrogante 
e gallonato Maestro di Casa, corrono 
lacchè, servi, valletti carichi di mobili 
e vasi completando l'assetto della serra. 
Carlo Gérard, in livrea, entra, sostenendo 
con altri servi un azzurro e pesante sofà.) 

IL MAESTRO DI CASA 
Questo azzurro sofà là collochiam. 

(Gérard e i lacchè eseguono, poi il Maestro 
di Casa accenna verso le sale interne e vi 
entra seguito da tutti i lacchè, eccettuato 
Gérard, che inginocchiato avanti all'azzurro 
sofà, ne liscia le frange arricciatesi e ridona 
lucido alla seta rasata, sprimacciandone i cuscini) 

GÉRARD 
(al sofà) 
Compiacente a' colloqui del cicisbeo 
che a dame maturate porgeva qui la mano! 
Qui il Tacco rosso al Neo sospirando dicea: 
Oritia, o Clori, o Nice, incipriate 
vecchiette e imbellettate io vi bramo, 
ed anzi sol per questo, forse, io v'amo! 
Tal dei tempi è il costume! 

(Dal giardino si avanza trascinandosi 
penosamente un vecchio giardiniere curvo 
sotto il peso di un mobile. È il padre di Gérard. 
Questi gitta lo spolveraccio che tiene in mano 
e corre a porgere aiuto al padre, che tutto 
tremulo si allontana per contorti sentieri 
del giardino. Commosso Gérard guarda 
allontanarsi il padre.) 

Son sessant'anni, o vecchio, che tu servi! 
A' tuoi protervi, arroganti signori 
hai prodigato fedeltà, sudori, 
la forza dei tuoi nervi, 
l'anima tua, la mente, 
e, quasi non bastasse la tua vita 
a renderne infinita eternamente 
l'orrenda sofferenza, 
hai dato l'esistenza dei figli tuoi. 
Hai figliato dei servi! 

(asciuga le lagrime poi torna a guardare 
fieramente intorno a sè la gran serra) 

T'odio, casa dorata! 
L'immagin sei d'un mondo incipriato e vano! 
Vaghi dami in seta ed in merletti, 
affrettate, accelerate 
le gavotte gioconde e i minuetti! 
Fissa è la vostra sorte! 
Razza leggiadra e rea, 
figlio di servi, e servo, 
qui, giudice in livrea, 
ti grido: È l'ora della morte! 

(La Contessa, Maddalena e Bersi appaiono 
al di là dell'arco d'ingresso alla serra. 
La Contessa si sofferma a dare alcuni 
ordini al Maestro di Casa. Maddalena 
si avanza lentamente con Bersi.) 

MADDALENA 
Il giorno intorno già s'insera lentamente! 
In queste misteriose ombre 
forme fantastiche assumono le cose! 
or l'anime s'acquetano umanamente! 

GÉRARD 
(fra sè, guardando ammirato Maddalena) 
Quanta dolcezza ne l'alma tetra 
per te penetra! 
Anche l'idea muor, tu non muori giammai, 
tu, l'Eterna canzon! 

(La Contessa entra nella serra, e 
con fare altezzoso, guarda attentamente 
se e come è stata disposta.) 

CONTESSA 
(Entrando, seguito dei servi) 
Via, v'affrettate, e alle lumiere luce date! 

(I lacchè cominciano ad accendere i bracciali e 
a dar luce a tutta la serra. A poco a poco tutto
 sfolgora di luce allegra.) 

(a Gérard) 

E dite, tutto è pronto? 

GÉRARD 
Tutto! 

CONTESSA 
I cori? 

GÉRARD 
Stanno di già vestendosi.

CONTESSA 
E i suonatori? 

GÉRARD 
Accordan gli strumenti. 

CONTESSA 
(volgendogli le spalle) 
A momenti arriveranno gli ospiti. 

MADDALENA 
Uno è il signor Fléville ... 

CONTESSA 
Scrittore emerito.

MADDALENA 
E l'altro chi è? 

CONTESSA 
È l'Abatino! 

MADDALENA 
Uno vien dall'Italia?

CONTESSA 
Sì! Fléville, l'Abate da Parigi. 

(osservando che ancora sua figlia è in vestaglia) 

Ancor così? Maddalena! Ancor non sei vestita? 

(la accarezza e va ad esaminare se nulla 
manca anche nelle sale superiori. Gérard ed 
gli altri lacchè la seguono.
Bersi corre a Maddalena e si accoccola 
grottescamente ai suoi piedi con gesti 
strani e bizzarri:) 

BERSI 
Sospiri? 

MADDALENA 
Sì; io penso alla tortura 
del farsi belle! 

BERSI 
Sei tu che fai belle le vesti tue! 
Io le fo' brutte tutte! 

(gualcendo con rabbia le pieghe dalla veste) 

MADDALENA 
(s'avvicina a Bersi e la calma sorridendo) 
Soffoco, moro tutta chiusa 
in busto stretto 
a squame ombra di moro 
o in un corsetto, come s'usa 
in seta di nakara! 

BERSI 
Il tuo corsetto è cosa rara! 

MADDALENA 
L'orribile gonnella 
"coscia di ninfa bianca" 
m'inceppa e stanca, mi sfianca tutta, 
e, aggiungivi un cappello 
"Cassa di sconto" o quello alla "Basilio" 
od alla "Montgolfier", 
e tu sei sorda e cieca, 
e, nata bella eccoti fatta brutta. 

(coraggiosamente affrontando la Contessa che rientra. 
Da lontano si ode l'avvicinarsi delle visite.) 

Per stasera, pazienza! 
Mamma, non odi? 

CONTESSA 
Sono di già gli ospiti. 

MADDALENA 
Così mi metto: Bianca vesta 
ed una rosa in testa! 

(corre via seguita da Bersi 
Gli invitati entrano nella sala
a coppie. La Contessa li accoglie.) 

CONTESSA 
(alle dame) 
Oh! Come elegante ... 

(ad un cavaliere) 

e voi gentil galante,
Vera galanteria! 

(al marchese) 

A ben più d'una brama 
la vostra dama accender saprà l'esca! 

(ad una vecchia dama che abbraccia senza
cerimonia, che ha a cavaliere 
un grosso ecclesiastico) 

Appariscente e fresca sempre! 
Contessa, sempre, sempre la stessa! 

(Entrano tre personaggi: uno avanzato di età,
 il romanziere Fléville; 
un giovane imberbe, Chénier; 
uno senza età, il musicista Fiorinelli.) 

FLÉVILLE 
Commosso, lusingato a tanti complimenti 
e a questo, più, che omaggio ... 

(cerca la parola adatta) 

amabil persiflaggio! 
Ch'io vi presenti Flando Fiorinelli, 
cavaliere italiano e musico! 
Andrea Chénier, un che fa versi 
e che promette molto. 

(Entra l'Abate.) 

CONTESSA 
L'Abate! 

MADDALENA 
(rientrando) 
L'Abate! 

CONTESSA 
(a Maddalena) 
Finalmente! 

MADDALENA 
Da Parigi voi venite? 

L'ABATE 
Sì! 

CONTESSA 
Che novelle della corte? 

MADDALENA 
Dite? 

CONTESSA 
Presto! 

MADDALENA 
Noi curiose tutte siam! 
Presto! Dite! dite! 

(L'Abate, lusingato, bacia molte mani 
e fa inchini che sembrano genuflessioni:) 

L'ABATE 
Debole è il Re!

(La contessa lo serve
di una marmellata)

FLÉVILLE 
Ha ceduto? 

L'ABATE 
Fu male consigliato! 

CONTESSA 
Necker? 

L'ABATE 
Non ne parliamo! 

(Degusta la marmellata
sospirando in atto
di suprema afflizione)

GLI ALTRI
Quel Necker! 
Noi moriamo della curiosità! 

L'ABATE 
(Questa volta risolutamente a
marmellata penetrandovi con 
tutto il cucchiaio)
Abbiamo il terzo stato! 

GLI ALTRI
Ah! Ah! 

L'ABATE 
Ed ho veduto offender ... 

GLI ALTRI
Chi? 

L'ABATE 
... La statua di Enrico quarto! 

CAVALIERI 
Orrore! 

CONTESSA
Orrore! 

 MADDALENA 
Orrore!

CONTESSA 
Dove andremo a finire? 

L'ABATE 
Così giudico anch'io! 

CONTESSA 
Non temono più Dio! 

L'ABATE 
Assai, madame belle, sono dolente 
de le mie novelle! 

FLÉVILLE 
Passiamo la sera allegramente! 
Della primavera ai zefiri gentili 
codeste nubi svaniranno! 
Il sole noi rivedremo e rose e viole, 
e udremo ne l'aria satura de' fior 
l'eco ridir l'egloghe dei pastori. 

(Escono alcune pastorelle che in vaghe 
pose si fanno intorno a Fléville che 
meravigliato le guarda.) 

O soave bisbiglio! 

ALCUNI OSPITI 
È il vento! 

L'ABATE 
È zefiro! 

FLÉVILLE 
È mormorio di fonte! 

ALTRI OSPITI 
È fruscio d'ali! 

L'ABATE 
Un ruscelletto odo mormorar! 

FLÉVILLE 
(Scoppia quasi in pianto per 
la commozione e per la vanità)
È questo il mio romanzo! 

CORO DI PASTORI E PASTORELLE 
O Pastorelle, addio, addio, addio! 
Ci avviamo verso lidi ignoti e strani! 
Ahi! sarem lungi diman! 
Questi lochi abbandoniamo! 
Ahi! Non avrà fino al ritorno 
più gioie il cor! Ahi! Ahi! 
sarem lungi diman! 
O pastorelle addio,  
Ah! Sarem lungi diman! 

CAVALIERI
Ah! Ah! O bisbiglio divin!

CANTANTI
Ah! Addio! Addio! 

CONTESSA 
(Si avvicina a Chénier) 
Signor Chénier?

CHÉNIER 
Madama la Contessa? 

CONTESSA 
La vostra musa tace? 

CHÉNIER 
È una ritrosa che di tacer desia. 

CONTESSA 
(A Fléville)
La vostra musa è la malinconia! 

(si allontana agitando piccata il 
ventaglio, dicendo a Fléville:) 

Davver poco cortese! 

FLÉVILLE 
È un po' bizzarro! 

L'ABATE 
Musa ognor pronta 
è donna a molti vieta! 

(Maddalena ha sentito la risposta data da 
Chénier a sua madre che le sue amiche hanno
 vivacemente commentato; ora le raccoglie 
intorno a sè.) 

CONTESSA 
(Indicando l'Abate)
È ver! Ecco il poeta! 

(La Contessa prende il braccio all'Abatino e 
con lui si avvicina a Fiorinelli, inducendolo 
gentilmente al clavicembalo... Fiorinelli siede
 e suona.)

MADDALENA 
(alle sue amiche) 
Io lo farò poetare. Scommettiamo? 

(Intanto, Maddalena si avvicina a 
Chénier seguita dalle sue amiche.) 

Al mio dire perdono, ed al mio ardire! 
Son donna e son curiosa. 
Bramo di udire un'egloga da voi, 
o una poesia, per monaca o per sposa. 

AMICHE 
Per monaca o per sposa! 

CHÉNIER 
Il vostro desio è comando gentil! 
Ma, ohimè, la fantasia non si piega 
a comando o a prece umile; 
è capricciosa assai la poesia, 
a guisa dell'amor! 

(Alla parola "amore" Maddalena e le ragazze 
escono fuori in una risata. Fiorinelli interrompe; 
tutti si avvicinano al gruppo di Chénier e 
Maddalena.) 

CONTESSA 
Perchè ridete voi? 

OSPITI 
(uomini) 
Che c'è? Che c'è? 

AMICHE 
Udite! Udite, che il racconto è bello! ... 

MADDALENA 
(a sua madre) 
A tua preghiera, 
mamma, opponeva un rifiuto ... 

AMICHE 
Il poetino è caduto in un tranello! 

MADDALENA 
... Allor bizzarro pensier 
venne a me: ... 

AMICHE 
La vendetta! 

MADDALENA 
... Io dissi: scommettiamo? ... 

CONTESSA, OSPITI 
Di che cosa? 

MADDALENA 
... Che parlato avria d'amor. 

CONTESSA POI OSPITI 
Ebben? Ebben? 

MADDALENA 
(Imita Chénier)
Chiamò la Musa, 
e la implorata Musa 
per sua bocca ridisse la parola che a me, ... 

(ad un vecchio ridicolo) 

... voi, ... 

(a un abate) 

... e voi ... 

(a un marchese grasso) 

... e voi pur anco, ... 

(a un giovanotto strano per la sua bruttezza) 

... e voi mi diceste stasera...
senza Musa... 

CHÉNIER 
(pallidissimo) 
Colpito qui m'avete ov'io geloso celo 
il più puro palpitar dell'anima. 

(accenna al cuore) 

Or vedrete, fanciulla, qual poema 
è la parola "Amor", qui causa di scherno! 

(Sorpresi, tutti stanno curiosi ad udirlo.) 

Un dì all'azzurro spazio 
guardai profondo, 
e ai prati colmi di viole, 
pioveva loro il sole, 
e folgorava d'oro il mondo: 
parea la terra un immane tesor, 
e a lei serviva di scrigno il firmamento. 
Su dalla terra a la mia fronte 
veniva una carezza viva, un bacio. 
Gridai vinto d'amor: 
T'amo tu che mi baci, 
divinamente bella, o patria mia! 
E volli pien d'amore pregar! 
Varcai d'una chiesa la soglia; 
là un prete ne le nicchie 
dei santi e della Vergine, 
accumulava doni 
e al sordo orecchio 
un tremulo vegliardo 
invan chiedeva pane 
e invano stendea la mano! 

(L'Abate con lui altri abatini 
si levano scandalizzati:) 

Varcai degli abituri l'uscio; 
un uom vi calunniava 
bestemmiando il suolo 
che l'erario a pena sazia 
e contro a Dio scagliava 
e contro agli uomini 
le lagrime dei figli. 

(Tutti si sono arrabbiati contro Chénier. 
Gérard solo lo ascolta dal fondo della 
serra, agitatissimo. Gli altri fingono 
non udirlo.) 

In cotanta miseria 
la patrizia prole che fa? 

(a Maddalena) 

Sol l'occhio vostro 
esprime umanamente qui 
un guardo di pietà, 
ond'io guardato ho a voi 
si come a un angelo. 
E dissi: Ecco la bellezza della vita! 
Ma, poi, a le vostre parole, 
un novello dolor m'ha colto in pieno petto. 
O giovinetta bella, 
d'un poeta non disprezzate il detto: 
Udite! Non conoscete amor, 
amor, divino dono, non lo schernir, 
del mondo anima e vita è l'Amor! 

MADDALENA 
(a Chénier) 
Perdonatemi! 

(Chénier commosso si allontana e scompare,
mentre Maddalena esce) 

CONTESSA 
(scusando Maddalena) 
Creatura strana assai! 
Va perdonata! 
È capricciosa e un po' romantichetta. 

(il preludio di una Gavotta viene 
dall'alto della cantoria) 

Ma udite! 
È il gaio suon della gavotta. 
Su cavalieri! Ognun scelga la dama! 

(I servi fanno posto e i cavalieri e le dame 
si preparano alla danza... lontanissime appena
distinte si sentono venire avvicinandosi 
confuse cantilene.) 

VOCI LONTANE 
La notte il giorno portiamo intorno il dolore; 
siam genti grame che di fame si muor. 

(La Contessa fa interrompere la danza, 
tutti prestano orecchio al canto) 

Affamati, languenti, morenti, 
noi cadiam sovra suoli infecondi. 

(Gérard appare alla testa di una folla
 di gente stracciata e languente.) 

GÉRARD 
(Imitando il maestro di casa)
Sua grandezza la miseria! 

CONTESSA 
(livida dall'ira) 
Chi ha introdotto costoro? 

GÉRARD 
Io, Gérard! 

CONTESSA 
(ai suoi valletti) 
Questa ciurmaglia via! 

(a Gérard) 

E tu pel primo! 

GÉRARD 
Sì, me ne vo, Contessa! 
Questa livrea mi pesa 
ed è vile per me il pane che qui mi sfama! 

(intanto, il vecchio giardiniere, padre di Gérard 
accorre e si brutta in ginocchio avanti la contessa)

La voce di chi soffre a sé mi chiama! 
Vien padre mio, vien con me!

(Corre a rialzare suo padre) 

Perchè ti curvi ai piè 
di chi non ode voce di pietà? 

(strappandosi la livrea di dosso) 

Dalle mie carni giù, giù questa viltà! 

(Il Maestro di Casa, i servi, i lacchè, respingono 
la folla. La Contessa si lascia cadere sul sofà 
ansante dalla bile che la soffoca. Gérard 
costringe suo padre ad allontanarsi con lui) 

CONTESSA 
Quel Gérard! L'ha rovinato il leggere! 
Ed io, che tutti i giorni ... 
facevo l'elemosina ... 
e a non fare arrossire di sè la povertà ... 
perfin m'ho fatto un abito... 
costume di pietà! 

(Si lascia cadere come svenuta sull'azzurro sofà. 
Un gran da fare in tutti!... chi vuol somministrarle 
goccie del General Lamothe, chi d'Inghilterra, 
chi invece vuol slacciare il busto.
Questo la fa rinvenire.
Al Maestro di Casa che torna) 

Son tutti andati? 

MAESTRO DI CASA 
Sì. 

CONTESSA 
(agli invitati) 
Scusate! 
L'interrotta gavotta, mie dame, 
ripigliamo! Ritorni l'allegria! 

(Si dispongono nuovamente per la danza
e la gavotta continua) 
ACTO PRIMERO


(Salón de baile en el castillo de la
condesa de Coigny. El jardín de invierno.
Bajo las rígidas órdenes de un arrogante
y engalanado mayordomo, corren lacayos, 
criados y pajes cargados de muebles y jarrones
completando la disposición del invernadero. 
Carlos Gérard, en librea, entra,  sosteniendo, con 
otros criados, un pesado sofá azul)

MAYORDOMO 
Pongamos allí este sofá azul.

(Gérard y los lacayos lo hacen; más tarde 
el mayordomo señala hacia las salas interiores 
en las que entra seguido de todos los lacayos excepto
de Gérard, quien arrodillado delante del sofá azul, 
alisa los flecos y devuelve el brillo a la seda, 
arreglando los almohadones)

GÉRARD
(al sofá)
¡Complaciente a coloquios del amante
que ofrecía la mano a las damas maduras!
Aquí el del Tacón Rojo decía a la del lunar:
"¡Oritia.. o Cloris... o Nice... empolvadas
y pintadas, yo os deseo 
y, quizás sólo por eso, también os amo!"
¡Ésta es la costumbre de nuestro tiempo!

(Viene del jardín, arrastrándose 
penosamente, un viejo jardinero inclinado 
bajo el peso de un mueble. Es el padre de Gérard. 
Este arroja el plumero que tiene en la mano 
y corre a ayudar a su padre, que, 
tembloroso, se aleja por los senderos 
del jardín. Conmovido Gérard mira 
alejarse a su padre)

¡Sesenta años son, viejo, los que llevas sirviendo!
¡A tus malvados y arrogantes señores
has prodigado fidelidad, sudores,
la fuerza de tus nervios,
tu alma, tu mente...
y, como si no bastase tu vida
para hacer eternamente infinito
el sufrimiento horrible,
has dado la existencia de tus hijos...
has criado siervos!

(Se seca las lágrimas y después mirando 
con fiereza a su alrededor)

¡Te odio, casa dorada!
¡Eres la imagen de un mundo empolvado y vano!
¡Galanes hermosos, de seda y puntillas,
daos prisa, acelerad
las risueñas gavotas y minuetos!
¡Vuestra suerte está echada!
Raza graciosa y culpable,
este siervo hijo de siervos,
juez vestido de librea, te grita:
"¡Es la hora de la muerte!"

(La condesa, Magdalena y Bersi aparecen
más allá del arco de entrada al invernadero.
La condesa se detiene a dar algunas
órdenes al mayordomo. Magdalena
avanza lentamente con Bersi)

MAGDALENA
¡El día cae lentamente!
¡En estas sombras misteriosas
las cosas asumen formas fantásticas!
¡Ahora las almas se calman!

GÉRARD
(para sí, mirando a Magdalena con admiración)
¡Cuánta dulzura penetra por tu causa
en el alma sombría!
¡Aunque la idea muera, tú no morirás nunca,
tú, la Eterna Canción!

(La condesa entra en el invernadero, y 
con aire altanero, mira atentamente
como ha quedado todo dispuesto)

CONDESA
(entrando seguida de criados)
¡Rápido, daos prisa y encended la lámpara!

(Los lacayos comienzan a encender las lámparas
y a iluminarse todo el invernadero. Poco a poco
todo resplandece)

(a Gérard)

Y di... ¿está todo listo?

GÉRARD
¡Todo!

CONDESA
¿Los coros?

GÉRARD
Ya se están vistiendo

CONDESA
¿Y los músicos?

GÉRARD
Afinan los instrumentos.

CONDESA
(volviéndole la espalda)
Los invitados están a punto de llegar.

MAGDALENA
Uno es el señor Fléville.

CONDESA
Ilustre escritor.

MAGDALENA
Y el otro ¿quién es?

CONDESA
¡Es el joven abate!

MAGDALENA
¿Uno viene de Italia?

CONDESA
¡Sí! ¡Fléville; el abate de París.

(Viendo que su hija aún no se ha vestido)

¿Aún estás así? ¡Magdalena! ¿Aún no estás vestida?

(La acaricia y marcha para ver si 
aún falta algo en las salas superiores. Gérard y
los otros lacayos la siguen.
Bersi corre hacia Magdalena, y se acurruca
de forma grotesca a sus pies con gestos
extraños y raros )

BERSI
¿Suspiras?

MAGDALENA
¡Sí! ¡Pienso en la tortura
de tener que ponerme hermosa!

BERSI
¡Eres tú la que haces hermosos tus vestidos!
¡Yo los vuelvo todos feos!

(Arrugando con rabia los pliegues del vestido)

MAGDALENA
(se acerca a Bersi y la calma sonriendo)
¡Me ahogo... me muero
encerrada en una estrecha
faja de escamas oscuras,
o en un corsé,
a la moda, de seda nacarada!

BERSI
¡Tu corsé es una cosa muy hermosa!

MAGDALENA
La horrible falda
"muslo de blanca ninfa"
me estorba y me cansa, me irrita, 
y añádele un sombrero 
en forma de caja, o a lo "Basilio" 
o la "Montgolfier",
que te deja sorda y ciega,
y, aunque seas hermosa, acabas pareciendo fea.

(Enfrentándose con coraje a la condesa que regresa.
A lo lejos se oye acercarse a las visitas)

¡Por esta noche, tengamos paciencia!
¿Oyes, mamá?

CONDESA
¡Ya están aquí los invitados!

MAGDALENA
Me pondré un vestido blanco
y una rosa en la cabeza.

(Se marcha corriendo seguida de 
Bersi. Los invitados entran en la 
sala por parejas. La condesa los recibe)

CONDESA
(a las damas)
¡Oh, qué elegantes!

(A un caballero)

¡Y usted, amable y galante,
realmente galante!

(al marqués)

¡A más de uno vuestra dama
sabrá encender el deseo!

(a la vieja dama a la que se abraza 
sin reverencias, dama cuyo caballero 
es un gordo eclesiástico)

¡Joven y vistosa siempre!
¡Condesa, siempre, siempre la misma!

(Entran tres personajes. Uno de edad avanzada, 
es el novelista Fléville; 
un joven imberbe: Chénier; 
otro de edad indefinida, el músico Fiorinelli.)

FLÉVILLE
Conmovido, lisonjeado por tantos cumplidos
y por esta, más que homenaje...

(Busca la palabra idónea)

¡amable broma!
¡Le presento a Flando Fiorinelli,
caballero italiano y músico!
Andrea Chénier, que compone versos y...
que promete mucho.

(Entra el abate.)

CONDESA
¡El abate!

MAGDALENA
(vuelve a entrar)
¡El abate!

CONDESA
(a Magdalena)
¡Por fin!

MAGDALENA
¿Venís de París?

ABATE
Sí.

CONDESA
¿Qué nuevas hay en la corte?

MAGDALENA
¡Decid!

CONDESA
¡Rápido!

MAGDALENA
¡Estamos todas intrigadas!
¡Rápido! ¡Decid, decid!

(El Abate, halagado, besa multitud de manos
y hace inclinaciones que parecen genuflexiones)

ABATE
El rey es débil...

(La condesa le sirve 
personalmente unos dulces.)

FLÉVILLE
¿Ha cedido?

ABATE
¡Ha sido mal aconsejado!

CONDESA
¿Necker?

ABATE
¡No hablemos de eso!

(Degusta un poco de mermelada 
suspirando en actitud de 
suprema aflicción.)

LOS OTROS
¡Ese Necker!
¡Nos morimos de curiosidad!

ABATE
(atacando resueltamente la
mermelada, metiendo toda
la cuchara)
¡Tenemos el Tercer Estado!

LOS OTROS
¡Ah! ¡Ah!

ABATE
Y he visto ofender...

LOS OTROS
¿A quién?

ABATE
... ¡A la estatua de Enrique IV!...

CABALLEROS
¡Horror!

CONDESA
¡Horror!

MAGDALENA
¡Horror!

CONDESA
¿A dónde iremos a parar?

ABATE
¡Eso mismo pienso yo!

CONDESA
¡Ya no temen a Dios!

ABATE
¡Lamento mucho, hermosas damas, 
mis noticias!

FLÉVILLE
¡Pasemos la velada alegremente!
¡Con los aires gentiles de la primavera
estas nubes se desvanecerán!
Volveremos a ver el sol, y rosas y violetas,
y oiremos por el aire saturado de aroma
de flores el eco repetir las églogas de los pastores!

(Jóvenes mujeres vestidas de pastorcillas 
entran y rodean a Fléville, que las observa 
maravillado.)

¡Oh suave murmullo!

ALGUNOS INVITADOS
¡Es el viento!

ABATE
¡Es Céfiro!

FLÉVILLE
¡Es el murmullo de una fuente!

OTROS INVITADOS
¡Es un rumor de alas!

ABATE
¡Oigo murmurar un arroyuelo!

FLÉVILLE
(Lleno de vanidad casi rompe a 
llorar por la emoción)
¡Ahí va mi romance!

CORO DE PASTORES Y PASTORCILLAS
¡Oh pastorcillas, adiós, adiós, adiós!
¡Vamos hacia extrañas e ignoradas playas!
¡Mañana estaremos lejos!
¡Dejemos estos lugares!
¡Hasta el regreso no habrá más alegría
en el corazón! ¡Ay! ¡Ay!
¡Mañana estaremos lejos!
¡Oh pastorcillas, adiós!
¡Ay! ¡Ay! ¡Mañana estaremos lejos!

CABALLEROS
¡Oh murmullo divino!

CANTANTES
¡Ay! ¡Adiós! ¡Adiós!

CONDESA
(aproximándose a Chénier)
¿Señor Chénier?

CHÉNIER
¿Señora condesa?

CONDESA
¿Vuestra musa está callada?

CHÉNIER
Es una esquiva que desea estar callada.

CONDESA
(a Fléville)
¡Vuestra musa es la melancolía!

(Se aleja agitando el abanico,
diciendo a Fléville)

¡Realmente es poco amable!

FLÉVILLE
¡Es un poco raro!

ABATE
¡Musa siempre dispuesta es mujer 
vedada a muchos!

(Magdalena ha oído la respuesta de 
Chénier a su madre, vivamente 
comentada por sus amigas , que se
reúnen alrededor de ella)

CONDESA
(indicando al abate)
Cierto... ¡He aquí al poeta!

(La condesa toma del brazo al abate y 
se acerca con él a Fiorinelli, induciéndole 
gentilmente a tocar el clavicémbalo... Fiorinelli 
se sienta y toca)

MAGDALENA
(a sus amigas)
¡Yo le haré hacer versos! ¿Apostamos?

(Mientras tanto, Magdalena se acerca a 
Chénier seguida de sus amigas)

¡Disculpad mis palabras y mi osadía!
¡Soy mujer y soy curiosa!
Ansío oír una égloga vuestra,
o una poesía para monja o esposa.

AMIGAS DE MAGDALENA
Para monja o esposa.

CHÉNIER
¡Vuestro deseo es una orden gentil,
pero... ay... la fantasía no se doblega 
a órdenes ni a humildes ruegos...
¡la poesía es tan caprichosa
como el amor!

(Al oír la palabra "amor" Magdalena y sus amigas
salen  riendo; Fiorinelli interrumpe su 
ejecución musical; todos se acercan al grupo
de Chénier y Magdalena)

CONDESA
¿Por qué os reís?

INVITADOS
(hombres)
¿Qué pasa, qué pasa?

LAS AMIGAS DE MAGDALENA
¡Escuchad! ¡Escuchad que la cosa tiene gracia! 

MAGDALENA
(a su madre)
A tu ruego, 
mamá, ha opuesto un rechazo...

LAS AMIGAS DE MAGDALENA
El poetilla ha caído en la trampa.

MAGDALENA
...Entonces se me ocurrió 
una extraña idea...

AMIGAS
¡La venganza!

MAGDALENA
...Yo dije: ¿apostamos?...

CONDESA E INVITADOS
¿Sobre qué?

MAGDALENA
...Que hablaría de amor.

CONDESA E INVITADOS
¿Y bien? ¿Y bien?

MAGDALENA
(imitando a Chénier)
¡Llamó a la musa!
Y la implorada musa
ha repetido por su propia boca la palabra...

(volviéndose a un viejo ridículo)

... que vos...

(a un clérigo)

... y vos...

(a un gordo marqués)

... y vos también...

(a un jovenzuelo extraño por su fealdad)

... y vos me habéis dicho esta noche...
sin musa!...

CHÉNIER
(muy pálido)
Me habéis golpeado donde yo oculto celoso
el más puro palpitar de mi alma.

(Señala el corazón)

¡Ahora veréis, muchacha, qué poema es la
palabra "Amor" que aquí es motivo de burla!

(Sorprendidos, todos lo escuchan con curiosidad)

Un día miré el 
profundo espacio azul,
y sobre los prados llenos de violetas
llovía el oro del sol y 
brillaba de oro el mundo; 
la Tierra parecía un inmenso tesoro, 
y el firmamento le servía de cofre. 
De la tierra a mi frente 
llegó una caricia, un beso. 
¡Grité, ganado por el amor: 
Te amo, a ti que me besas, 
patria mía divinamente hermosa! 
¡Y, lleno de amor, quise rezar!
Crucé el umbral de una iglesia; 
un cura, en las hornacinas 
de los santos y de la Virgen, 
acumulaba dones 
y a su sordo oído 
un viejo tembloroso 
pedía pan en vano, 
y en vano tendía la mano!

(El abate y con él otros abates 
se levantan escandalizados)

¡Crucé d umbral de las viviendas. 
Un hombre, blasfemando, 
maldecía la tierra 
que apenas le daba para el erario, 
y contra Dios 
y los hombres arrojaba 
las lágrimas de sus hijos!

(Todos gesticulan vivamente rojos de ira 
contra Chénier. Sólo Gérard lo escucha 
desde el fondo del invernadero, muy agitado.
Los demás fingen no escucharlo)

Entre tanta miseria, 
¿qué hace la gente distinguida?

(a Magdalena)

Sólo vuestros ojos 
expresan humanamente 
una mirada de piedad,
en la que os he visto 
como a un ángel.
Y he dicho: "¡Ésta es la belleza de la vida!"
Pero luego, con vuestras palabras,
un nuevo dolor me ha golpeado en pleno pecho.
¡Oh jovencita hermosa,
no despreciéis lo que os dice un poeta.
¡Oíd! ¡No conocéis el amor,
el amor, don divino, no lo escarnezcáis,
alma y vida del mundo es el amor!

MAGDALENA
(a Chénier)
¡Perdonadme!

(Chénier, conmovido, se aleja y desaparece,
mientras Magdalena se va)

CONDESA
(perdonando a Magdalena)
¡Criatura extraña! 
¡Está perdonada!
Es caprichosa y un poco romántica.

(El preludio de una música 
se oye a lo lejos)

¡Pero oíd!
Es el son alegre de la gavota.
¡Vamos, caballeros! ¡Que cada cual elija su dama!

(Los criados dejan sitio; caballeros y damas 
se preparan para la danza. A lo lejos, 
apenas se distingue cómo se acercan 
confusas cantinelas.)

VOCES LEJANAS
¡Noche y día nos acompaña el dolor! 
Somos gente dolorida que se muere de hambre. 

(La condesa interrumpe el baile, 
todos escuchan el canto.)

¡Hambrientos, desfallecidos, moribundos 
caemos en tierras yermas! 

(Aparece Gérard al frente de una multitud 
desarrapada y desfallecida.)

GÉRARD
(imitando los gestos de un mayordomo)
¡Su grandeza la miseria!

CONDESA
(lívida por el enfado)
¿Quién ha introducido a esta gente?

GÉRARD
¡Yo, Gérard!

CONDESA
(a sus lacayos)
¡Fuera esta chusma!

(a Gérard)

¡Y tú el primero!

GÉRARD
¡Sí, condesa, me voy!
¡Esta librea me pesa,
y es vil para mí el pan que aquí me alimenta!

(El viejo jardinero, padre de Gérard, 
acude y se pone de rodillas ante la condesa.)

¡La voz de los que sufren me llama! 
¡Ven, padre mío, ven conmigo!

(Corre a levantar a su padre)

¿Por qué te inclinas a los pies 
de quien no escucha voces de piedad?

(arrancándose la librea)

¡Fuera de mi cuerpo, fuera, esta vergüenza!

(El mayordomo, los criados, los lacayos rechazan 
a la multitud. La condesa se deja caer sobre el sofá, 
jadeante por el enfado que la sofoca. Gérard 
obliga a su padre a marcharse con él.)

CONDESA
¡Ese Gérard!... ¡La lectura lo ha arruinado!
Y yo, que todos los días... 
daba limosnas...
y para no hacerles sonrojar por su pobreza...
incluso me hice un vestido...
¡un vestido de piedad!

(Se deja caer como desmayada sobre el sofá azul.
Un gran revuelo de todos... unos quieren darle las
gotas inglesas del General Lamothe, mientras
que otros quieren desabrocharle el vestido.
Esto la hace volver en sí.
Al mayordomo que regresa)

¿Se han ido todos?

MAYORDOMO
Sí.

CONDESA
(a sus invitados)
¡Perdonad! 
¡Reemprendamos, señoras, la gavota 
interrumpida! ¡Que vuelva la alegría!

(Los invitados toman de nuevo sus 
posiciones y la gavota continúa.)

Acto II