ANDREA CHÉNIER
Personajes
ANDREA CHÉNIER CARLOS GÉRARD MAGDALENA BERSI CONDESA DE COIGNY MADELON ROUCHER PIETRO FLÉVILLE FOUQUIER-TINVILLE MATHIEU INCREÍBLE ABATE CHÉNIER SCHMIDT MAYORDOMO DUMAS |
Joven Poeta Sirviente, Joven Revolucionario Joven noble Sirvienta de Magdalena Madre de Magdalena Anciana revolucionaria Amigo de Andrea Chénier Escritor, pensionado del rey Acusador público Sans-coulotte, llamado "Populus" Espía Hermano de Andrea Carcelero en Saint-Lazare Sirviente de la Condesa Presidente del Tribunal de salud Pública |
Tenor Barítono Soprano Mezzosoprano Mezzosoprano Mezzosoprano Bajo o barítono Bajo o barítono Bajo o barítono Barítono Tenor Tenor Bajo Bajo Bajo |
La acción tiene lugar en la Francia prerrevolucionaria y revolucionaria.
ATTO PRIMO (La sala da ballo nel castello della Contessi di Coigny. Il giardino d'inverno. Sotto i rigidi comandi di un arrogante e gallonato Maestro di Casa, corrono lacchè, servi, valletti carichi di mobili e vasi completando l'assetto della serra. Carlo Gérard, in livrea, entra, sostenendo con altri servi un azzurro e pesante sofà.) IL MAESTRO DI CASA Questo azzurro sofà là collochiam. (Gérard e i lacchè eseguono, poi il Maestro di Casa accenna verso le sale interne e vi entra seguito da tutti i lacchè, eccettuato Gérard, che inginocchiato avanti all'azzurro sofà, ne liscia le frange arricciatesi e ridona lucido alla seta rasata, sprimacciandone i cuscini) GÉRARD (al sofà) Compiacente a' colloqui del cicisbeo che a dame maturate porgeva qui la mano! Qui il Tacco rosso al Neo sospirando dicea: Oritia, o Clori, o Nice, incipriate vecchiette e imbellettate io vi bramo, ed anzi sol per questo, forse, io v'amo! Tal dei tempi è il costume! (Dal giardino si avanza trascinandosi penosamente un vecchio giardiniere curvo sotto il peso di un mobile. È il padre di Gérard. Questi gitta lo spolveraccio che tiene in mano e corre a porgere aiuto al padre, che tutto tremulo si allontana per contorti sentieri del giardino. Commosso Gérard guarda allontanarsi il padre.) Son sessant'anni, o vecchio, che tu servi! A' tuoi protervi, arroganti signori hai prodigato fedeltà, sudori, la forza dei tuoi nervi, l'anima tua, la mente, e, quasi non bastasse la tua vita a renderne infinita eternamente l'orrenda sofferenza, hai dato l'esistenza dei figli tuoi. Hai figliato dei servi! (asciuga le lagrime poi torna a guardare fieramente intorno a sè la gran serra) T'odio, casa dorata! L'immagin sei d'un mondo incipriato e vano! Vaghi dami in seta ed in merletti, affrettate, accelerate le gavotte gioconde e i minuetti! Fissa è la vostra sorte! Razza leggiadra e rea, figlio di servi, e servo, qui, giudice in livrea, ti grido: È l'ora della morte! (La Contessa, Maddalena e Bersi appaiono al di là dell'arco d'ingresso alla serra. La Contessa si sofferma a dare alcuni ordini al Maestro di Casa. Maddalena si avanza lentamente con Bersi.) MADDALENA Il giorno intorno già s'insera lentamente! In queste misteriose ombre forme fantastiche assumono le cose! or l'anime s'acquetano umanamente! GÉRARD (fra sè, guardando ammirato Maddalena) Quanta dolcezza ne l'alma tetra per te penetra! Anche l'idea muor, tu non muori giammai, tu, l'Eterna canzon! (La Contessa entra nella serra, e con fare altezzoso, guarda attentamente se e come è stata disposta.) CONTESSA (Entrando, seguito dei servi) Via, v'affrettate, e alle lumiere luce date! (I lacchè cominciano ad accendere i bracciali e a dar luce a tutta la serra. A poco a poco tutto sfolgora di luce allegra.) (a Gérard) E dite, tutto è pronto? GÉRARD Tutto! CONTESSA I cori? GÉRARD Stanno di già vestendosi. CONTESSA E i suonatori? GÉRARD Accordan gli strumenti. CONTESSA (volgendogli le spalle) A momenti arriveranno gli ospiti. MADDALENA Uno è il signor Fléville ... CONTESSA Scrittore emerito. MADDALENA E l'altro chi è? CONTESSA È l'Abatino! MADDALENA Uno vien dall'Italia? CONTESSA Sì! Fléville, l'Abate da Parigi. (osservando che ancora sua figlia è in vestaglia) Ancor così? Maddalena! Ancor non sei vestita? (la accarezza e va ad esaminare se nulla manca anche nelle sale superiori. Gérard ed gli altri lacchè la seguono. Bersi corre a Maddalena e si accoccola grottescamente ai suoi piedi con gesti strani e bizzarri:) BERSI Sospiri? MADDALENA Sì; io penso alla tortura del farsi belle! BERSI Sei tu che fai belle le vesti tue! Io le fo' brutte tutte! (gualcendo con rabbia le pieghe dalla veste) MADDALENA (s'avvicina a Bersi e la calma sorridendo) Soffoco, moro tutta chiusa in busto stretto a squame ombra di moro o in un corsetto, come s'usa in seta di nakara! BERSI Il tuo corsetto è cosa rara! MADDALENA L'orribile gonnella "coscia di ninfa bianca" m'inceppa e stanca, mi sfianca tutta, e, aggiungivi un cappello "Cassa di sconto" o quello alla "Basilio" od alla "Montgolfier", e tu sei sorda e cieca, e, nata bella eccoti fatta brutta. (coraggiosamente affrontando la Contessa che rientra. Da lontano si ode l'avvicinarsi delle visite.) Per stasera, pazienza! Mamma, non odi? CONTESSA Sono di già gli ospiti. MADDALENA Così mi metto: Bianca vesta ed una rosa in testa! (corre via seguita da Bersi Gli invitati entrano nella sala a coppie. La Contessa li accoglie.) CONTESSA (alle dame) Oh! Come elegante ... (ad un cavaliere) e voi gentil galante, Vera galanteria! (al marchese) A ben più d'una brama la vostra dama accender saprà l'esca! (ad una vecchia dama che abbraccia senza cerimonia, che ha a cavaliere un grosso ecclesiastico) Appariscente e fresca sempre! Contessa, sempre, sempre la stessa! (Entrano tre personaggi: uno avanzato di età, il romanziere Fléville; un giovane imberbe, Chénier; uno senza età, il musicista Fiorinelli.) FLÉVILLE Commosso, lusingato a tanti complimenti e a questo, più, che omaggio ... (cerca la parola adatta) amabil persiflaggio! Ch'io vi presenti Flando Fiorinelli, cavaliere italiano e musico! Andrea Chénier, un che fa versi e che promette molto. (Entra l'Abate.) CONTESSA L'Abate! MADDALENA (rientrando) L'Abate! CONTESSA (a Maddalena) Finalmente! MADDALENA Da Parigi voi venite? L'ABATE Sì! CONTESSA Che novelle della corte? MADDALENA Dite? CONTESSA Presto! MADDALENA Noi curiose tutte siam! Presto! Dite! dite! (L'Abate, lusingato, bacia molte mani e fa inchini che sembrano genuflessioni:) L'ABATE Debole è il Re! (La contessa lo serve di una marmellata) FLÉVILLE Ha ceduto? L'ABATE Fu male consigliato! CONTESSA Necker? L'ABATE Non ne parliamo! (Degusta la marmellata sospirando in atto di suprema afflizione) GLI ALTRI Quel Necker! Noi moriamo della curiosità! L'ABATE (Questa volta risolutamente a marmellata penetrandovi con tutto il cucchiaio) Abbiamo il terzo stato! GLI ALTRI Ah! Ah! L'ABATE Ed ho veduto offender ... GLI ALTRI Chi? L'ABATE ... La statua di Enrico quarto! CAVALIERI Orrore! CONTESSA Orrore! MADDALENA Orrore! CONTESSA Dove andremo a finire? L'ABATE Così giudico anch'io! CONTESSA Non temono più Dio! L'ABATE Assai, madame belle, sono dolente de le mie novelle! FLÉVILLE Passiamo la sera allegramente! Della primavera ai zefiri gentili codeste nubi svaniranno! Il sole noi rivedremo e rose e viole, e udremo ne l'aria satura de' fior l'eco ridir l'egloghe dei pastori. (Escono alcune pastorelle che in vaghe pose si fanno intorno a Fléville che meravigliato le guarda.) O soave bisbiglio! ALCUNI OSPITI È il vento! L'ABATE È zefiro! FLÉVILLE È mormorio di fonte! ALTRI OSPITI È fruscio d'ali! L'ABATE Un ruscelletto odo mormorar! FLÉVILLE (Scoppia quasi in pianto per la commozione e per la vanità) È questo il mio romanzo! CORO DI PASTORI E PASTORELLE O Pastorelle, addio, addio, addio! Ci avviamo verso lidi ignoti e strani! Ahi! sarem lungi diman! Questi lochi abbandoniamo! Ahi! Non avrà fino al ritorno più gioie il cor! Ahi! Ahi! sarem lungi diman! O pastorelle addio, Ah! Sarem lungi diman! CAVALIERI Ah! Ah! O bisbiglio divin! CANTANTI Ah! Addio! Addio! CONTESSA (Si avvicina a Chénier) Signor Chénier? CHÉNIER Madama la Contessa? CONTESSA La vostra musa tace? CHÉNIER È una ritrosa che di tacer desia. CONTESSA (A Fléville) La vostra musa è la malinconia! (si allontana agitando piccata il ventaglio, dicendo a Fléville:) Davver poco cortese! FLÉVILLE È un po' bizzarro! L'ABATE Musa ognor pronta è donna a molti vieta! (Maddalena ha sentito la risposta data da Chénier a sua madre che le sue amiche hanno vivacemente commentato; ora le raccoglie intorno a sè.) CONTESSA (Indicando l'Abate) È ver! Ecco il poeta! (La Contessa prende il braccio all'Abatino e con lui si avvicina a Fiorinelli, inducendolo gentilmente al clavicembalo... Fiorinelli siede e suona.) MADDALENA (alle sue amiche) Io lo farò poetare. Scommettiamo? (Intanto, Maddalena si avvicina a Chénier seguita dalle sue amiche.) Al mio dire perdono, ed al mio ardire! Son donna e son curiosa. Bramo di udire un'egloga da voi, o una poesia, per monaca o per sposa. AMICHE Per monaca o per sposa! CHÉNIER Il vostro desio è comando gentil! Ma, ohimè, la fantasia non si piega a comando o a prece umile; è capricciosa assai la poesia, a guisa dell'amor! (Alla parola "amore" Maddalena e le ragazze escono fuori in una risata. Fiorinelli interrompe; tutti si avvicinano al gruppo di Chénier e Maddalena.) CONTESSA Perchè ridete voi? OSPITI (uomini) Che c'è? Che c'è? AMICHE Udite! Udite, che il racconto è bello! ... MADDALENA (a sua madre) A tua preghiera, mamma, opponeva un rifiuto ... AMICHE Il poetino è caduto in un tranello! MADDALENA ... Allor bizzarro pensier venne a me: ... AMICHE La vendetta! MADDALENA ... Io dissi: scommettiamo? ... CONTESSA, OSPITI Di che cosa? MADDALENA ... Che parlato avria d'amor. CONTESSA POI OSPITI Ebben? Ebben? MADDALENA (Imita Chénier) Chiamò la Musa, e la implorata Musa per sua bocca ridisse la parola che a me, ... (ad un vecchio ridicolo) ... voi, ... (a un abate) ... e voi ... (a un marchese grasso) ... e voi pur anco, ... (a un giovanotto strano per la sua bruttezza) ... e voi mi diceste stasera... senza Musa... CHÉNIER (pallidissimo) Colpito qui m'avete ov'io geloso celo il più puro palpitar dell'anima. (accenna al cuore) Or vedrete, fanciulla, qual poema è la parola "Amor", qui causa di scherno! (Sorpresi, tutti stanno curiosi ad udirlo.) Un dì all'azzurro spazio guardai profondo, e ai prati colmi di viole, pioveva loro il sole, e folgorava d'oro il mondo: parea la terra un immane tesor, e a lei serviva di scrigno il firmamento. Su dalla terra a la mia fronte veniva una carezza viva, un bacio. Gridai vinto d'amor: T'amo tu che mi baci, divinamente bella, o patria mia! E volli pien d'amore pregar! Varcai d'una chiesa la soglia; là un prete ne le nicchie dei santi e della Vergine, accumulava doni e al sordo orecchio un tremulo vegliardo invan chiedeva pane e invano stendea la mano! (L'Abate con lui altri abatini si levano scandalizzati:) Varcai degli abituri l'uscio; un uom vi calunniava bestemmiando il suolo che l'erario a pena sazia e contro a Dio scagliava e contro agli uomini le lagrime dei figli. (Tutti si sono arrabbiati contro Chénier. Gérard solo lo ascolta dal fondo della serra, agitatissimo. Gli altri fingono non udirlo.) In cotanta miseria la patrizia prole che fa? (a Maddalena) Sol l'occhio vostro esprime umanamente qui un guardo di pietà, ond'io guardato ho a voi si come a un angelo. E dissi: Ecco la bellezza della vita! Ma, poi, a le vostre parole, un novello dolor m'ha colto in pieno petto. O giovinetta bella, d'un poeta non disprezzate il detto: Udite! Non conoscete amor, amor, divino dono, non lo schernir, del mondo anima e vita è l'Amor! MADDALENA (a Chénier) Perdonatemi! (Chénier commosso si allontana e scompare, mentre Maddalena esce) CONTESSA (scusando Maddalena) Creatura strana assai! Va perdonata! È capricciosa e un po' romantichetta. (il preludio di una Gavotta viene dall'alto della cantoria) Ma udite! È il gaio suon della gavotta. Su cavalieri! Ognun scelga la dama! (I servi fanno posto e i cavalieri e le dame si preparano alla danza... lontanissime appena distinte si sentono venire avvicinandosi confuse cantilene.) VOCI LONTANE La notte il giorno portiamo intorno il dolore; siam genti grame che di fame si muor. (La Contessa fa interrompere la danza, tutti prestano orecchio al canto) Affamati, languenti, morenti, noi cadiam sovra suoli infecondi. (Gérard appare alla testa di una folla di gente stracciata e languente.) GÉRARD (Imitando il maestro di casa) Sua grandezza la miseria! CONTESSA (livida dall'ira) Chi ha introdotto costoro? GÉRARD Io, Gérard! CONTESSA (ai suoi valletti) Questa ciurmaglia via! (a Gérard) E tu pel primo! GÉRARD Sì, me ne vo, Contessa! Questa livrea mi pesa ed è vile per me il pane che qui mi sfama! (intanto, il vecchio giardiniere, padre di Gérard accorre e si brutta in ginocchio avanti la contessa) La voce di chi soffre a sé mi chiama! Vien padre mio, vien con me! (Corre a rialzare suo padre) Perchè ti curvi ai piè di chi non ode voce di pietà? (strappandosi la livrea di dosso) Dalle mie carni giù, giù questa viltà! (Il Maestro di Casa, i servi, i lacchè, respingono la folla. La Contessa si lascia cadere sul sofà ansante dalla bile che la soffoca. Gérard costringe suo padre ad allontanarsi con lui) CONTESSA Quel Gérard! L'ha rovinato il leggere! Ed io, che tutti i giorni ... facevo l'elemosina ... e a non fare arrossire di sè la povertà ... perfin m'ho fatto un abito... costume di pietà! (Si lascia cadere come svenuta sull'azzurro sofà. Un gran da fare in tutti!... chi vuol somministrarle goccie del General Lamothe, chi d'Inghilterra, chi invece vuol slacciare il busto. Questo la fa rinvenire. Al Maestro di Casa che torna) Son tutti andati? MAESTRO DI CASA Sì. CONTESSA (agli invitati) Scusate! L'interrotta gavotta, mie dame, ripigliamo! Ritorni l'allegria! (Si dispongono nuovamente per la danza e la gavotta continua) |
ACTO PRIMERO (Salón de baile en el castillo de la condesa de Coigny. El jardín de invierno. Bajo las rígidas órdenes de un arrogante y engalanado mayordomo, corren lacayos, criados y pajes cargados de muebles y jarrones completando la disposición del invernadero. Carlos Gérard, en librea, entra, sosteniendo, con otros criados, un pesado sofá azul) MAYORDOMO Pongamos allí este sofá azul. (Gérard y los lacayos lo hacen; más tarde el mayordomo señala hacia las salas interiores en las que entra seguido de todos los lacayos excepto de Gérard, quien arrodillado delante del sofá azul, alisa los flecos y devuelve el brillo a la seda, arreglando los almohadones) GÉRARD (al sofá) ¡Complaciente a coloquios del amante que ofrecía la mano a las damas maduras! Aquí el del Tacón Rojo decía a la del lunar: "¡Oritia.. o Cloris... o Nice... empolvadas y pintadas, yo os deseo y, quizás sólo por eso, también os amo!" ¡Ésta es la costumbre de nuestro tiempo! (Viene del jardín, arrastrándose penosamente, un viejo jardinero inclinado bajo el peso de un mueble. Es el padre de Gérard. Este arroja el plumero que tiene en la mano y corre a ayudar a su padre, que, tembloroso, se aleja por los senderos del jardín. Conmovido Gérard mira alejarse a su padre) ¡Sesenta años son, viejo, los que llevas sirviendo! ¡A tus malvados y arrogantes señores has prodigado fidelidad, sudores, la fuerza de tus nervios, tu alma, tu mente... y, como si no bastase tu vida para hacer eternamente infinito el sufrimiento horrible, has dado la existencia de tus hijos... has criado siervos! (Se seca las lágrimas y después mirando con fiereza a su alrededor) ¡Te odio, casa dorada! ¡Eres la imagen de un mundo empolvado y vano! ¡Galanes hermosos, de seda y puntillas, daos prisa, acelerad las risueñas gavotas y minuetos! ¡Vuestra suerte está echada! Raza graciosa y culpable, este siervo hijo de siervos, juez vestido de librea, te grita: "¡Es la hora de la muerte!" (La condesa, Magdalena y Bersi aparecen más allá del arco de entrada al invernadero. La condesa se detiene a dar algunas órdenes al mayordomo. Magdalena avanza lentamente con Bersi) MAGDALENA ¡El día cae lentamente! ¡En estas sombras misteriosas las cosas asumen formas fantásticas! ¡Ahora las almas se calman! GÉRARD (para sí, mirando a Magdalena con admiración) ¡Cuánta dulzura penetra por tu causa en el alma sombría! ¡Aunque la idea muera, tú no morirás nunca, tú, la Eterna Canción! (La condesa entra en el invernadero, y con aire altanero, mira atentamente como ha quedado todo dispuesto) CONDESA (entrando seguida de criados) ¡Rápido, daos prisa y encended la lámpara! (Los lacayos comienzan a encender las lámparas y a iluminarse todo el invernadero. Poco a poco todo resplandece) (a Gérard) Y di... ¿está todo listo? GÉRARD ¡Todo! CONDESA ¿Los coros? GÉRARD Ya se están vistiendo CONDESA ¿Y los músicos? GÉRARD Afinan los instrumentos. CONDESA (volviéndole la espalda) Los invitados están a punto de llegar. MAGDALENA Uno es el señor Fléville. CONDESA Ilustre escritor. MAGDALENA Y el otro ¿quién es? CONDESA ¡Es el joven abate! MAGDALENA ¿Uno viene de Italia? CONDESA ¡Sí! ¡Fléville; el abate de París. (Viendo que su hija aún no se ha vestido) ¿Aún estás así? ¡Magdalena! ¿Aún no estás vestida? (La acaricia y marcha para ver si aún falta algo en las salas superiores. Gérard y los otros lacayos la siguen. Bersi corre hacia Magdalena, y se acurruca de forma grotesca a sus pies con gestos extraños y raros ) BERSI ¿Suspiras? MAGDALENA ¡Sí! ¡Pienso en la tortura de tener que ponerme hermosa! BERSI ¡Eres tú la que haces hermosos tus vestidos! ¡Yo los vuelvo todos feos! (Arrugando con rabia los pliegues del vestido) MAGDALENA (se acerca a Bersi y la calma sonriendo) ¡Me ahogo... me muero encerrada en una estrecha faja de escamas oscuras, o en un corsé, a la moda, de seda nacarada! BERSI ¡Tu corsé es una cosa muy hermosa! MAGDALENA La horrible falda "muslo de blanca ninfa" me estorba y me cansa, me irrita, y añádele un sombrero en forma de caja, o a lo "Basilio" o la "Montgolfier", que te deja sorda y ciega, y, aunque seas hermosa, acabas pareciendo fea. (Enfrentándose con coraje a la condesa que regresa. A lo lejos se oye acercarse a las visitas) ¡Por esta noche, tengamos paciencia! ¿Oyes, mamá? CONDESA ¡Ya están aquí los invitados! MAGDALENA Me pondré un vestido blanco y una rosa en la cabeza. (Se marcha corriendo seguida de Bersi. Los invitados entran en la sala por parejas. La condesa los recibe) CONDESA (a las damas) ¡Oh, qué elegantes! (A un caballero) ¡Y usted, amable y galante, realmente galante! (al marqués) ¡A más de uno vuestra dama sabrá encender el deseo! (a la vieja dama a la que se abraza sin reverencias, dama cuyo caballero es un gordo eclesiástico) ¡Joven y vistosa siempre! ¡Condesa, siempre, siempre la misma! (Entran tres personajes. Uno de edad avanzada, es el novelista Fléville; un joven imberbe: Chénier; otro de edad indefinida, el músico Fiorinelli.) FLÉVILLE Conmovido, lisonjeado por tantos cumplidos y por esta, más que homenaje... (Busca la palabra idónea) ¡amable broma! ¡Le presento a Flando Fiorinelli, caballero italiano y músico! Andrea Chénier, que compone versos y... que promete mucho. (Entra el abate.) CONDESA ¡El abate! MAGDALENA (vuelve a entrar) ¡El abate! CONDESA (a Magdalena) ¡Por fin! MAGDALENA ¿Venís de París? ABATE Sí. CONDESA ¿Qué nuevas hay en la corte? MAGDALENA ¡Decid! CONDESA ¡Rápido! MAGDALENA ¡Estamos todas intrigadas! ¡Rápido! ¡Decid, decid! (El Abate, halagado, besa multitud de manos y hace inclinaciones que parecen genuflexiones) ABATE El rey es débil... (La condesa le sirve personalmente unos dulces.) FLÉVILLE ¿Ha cedido? ABATE ¡Ha sido mal aconsejado! CONDESA ¿Necker? ABATE ¡No hablemos de eso! (Degusta un poco de mermelada suspirando en actitud de suprema aflicción.) LOS OTROS ¡Ese Necker! ¡Nos morimos de curiosidad! ABATE (atacando resueltamente la mermelada, metiendo toda la cuchara) ¡Tenemos el Tercer Estado! LOS OTROS ¡Ah! ¡Ah! ABATE Y he visto ofender... LOS OTROS ¿A quién? ABATE ... ¡A la estatua de Enrique IV!... CABALLEROS ¡Horror! CONDESA ¡Horror! MAGDALENA ¡Horror! CONDESA ¿A dónde iremos a parar? ABATE ¡Eso mismo pienso yo! CONDESA ¡Ya no temen a Dios! ABATE ¡Lamento mucho, hermosas damas, mis noticias! FLÉVILLE ¡Pasemos la velada alegremente! ¡Con los aires gentiles de la primavera estas nubes se desvanecerán! Volveremos a ver el sol, y rosas y violetas, y oiremos por el aire saturado de aroma de flores el eco repetir las églogas de los pastores! (Jóvenes mujeres vestidas de pastorcillas entran y rodean a Fléville, que las observa maravillado.) ¡Oh suave murmullo! ALGUNOS INVITADOS ¡Es el viento! ABATE ¡Es Céfiro! FLÉVILLE ¡Es el murmullo de una fuente! OTROS INVITADOS ¡Es un rumor de alas! ABATE ¡Oigo murmurar un arroyuelo! FLÉVILLE (Lleno de vanidad casi rompe a llorar por la emoción) ¡Ahí va mi romance! CORO DE PASTORES Y PASTORCILLAS ¡Oh pastorcillas, adiós, adiós, adiós! ¡Vamos hacia extrañas e ignoradas playas! ¡Mañana estaremos lejos! ¡Dejemos estos lugares! ¡Hasta el regreso no habrá más alegría en el corazón! ¡Ay! ¡Ay! ¡Mañana estaremos lejos! ¡Oh pastorcillas, adiós! ¡Ay! ¡Ay! ¡Mañana estaremos lejos! CABALLEROS ¡Oh murmullo divino! CANTANTES ¡Ay! ¡Adiós! ¡Adiós! CONDESA (aproximándose a Chénier) ¿Señor Chénier? CHÉNIER ¿Señora condesa? CONDESA ¿Vuestra musa está callada? CHÉNIER Es una esquiva que desea estar callada. CONDESA (a Fléville) ¡Vuestra musa es la melancolía! (Se aleja agitando el abanico, diciendo a Fléville) ¡Realmente es poco amable! FLÉVILLE ¡Es un poco raro! ABATE ¡Musa siempre dispuesta es mujer vedada a muchos! (Magdalena ha oído la respuesta de Chénier a su madre, vivamente comentada por sus amigas , que se reúnen alrededor de ella) CONDESA (indicando al abate) Cierto... ¡He aquí al poeta! (La condesa toma del brazo al abate y se acerca con él a Fiorinelli, induciéndole gentilmente a tocar el clavicémbalo... Fiorinelli se sienta y toca) MAGDALENA (a sus amigas) ¡Yo le haré hacer versos! ¿Apostamos? (Mientras tanto, Magdalena se acerca a Chénier seguida de sus amigas) ¡Disculpad mis palabras y mi osadía! ¡Soy mujer y soy curiosa! Ansío oír una égloga vuestra, o una poesía para monja o esposa. AMIGAS DE MAGDALENA Para monja o esposa. CHÉNIER ¡Vuestro deseo es una orden gentil, pero... ay... la fantasía no se doblega a órdenes ni a humildes ruegos... ¡la poesía es tan caprichosa como el amor! (Al oír la palabra "amor" Magdalena y sus amigas salen riendo; Fiorinelli interrumpe su ejecución musical; todos se acercan al grupo de Chénier y Magdalena) CONDESA ¿Por qué os reís? INVITADOS (hombres) ¿Qué pasa, qué pasa? LAS AMIGAS DE MAGDALENA ¡Escuchad! ¡Escuchad que la cosa tiene gracia! MAGDALENA (a su madre) A tu ruego, mamá, ha opuesto un rechazo... LAS AMIGAS DE MAGDALENA El poetilla ha caído en la trampa. MAGDALENA ...Entonces se me ocurrió una extraña idea... AMIGAS ¡La venganza! MAGDALENA ...Yo dije: ¿apostamos?... CONDESA E INVITADOS ¿Sobre qué? MAGDALENA ...Que hablaría de amor. CONDESA E INVITADOS ¿Y bien? ¿Y bien? MAGDALENA (imitando a Chénier) ¡Llamó a la musa! Y la implorada musa ha repetido por su propia boca la palabra... (volviéndose a un viejo ridículo) ... que vos... (a un clérigo) ... y vos... (a un gordo marqués) ... y vos también... (a un jovenzuelo extraño por su fealdad) ... y vos me habéis dicho esta noche... sin musa!... CHÉNIER (muy pálido) Me habéis golpeado donde yo oculto celoso el más puro palpitar de mi alma. (Señala el corazón) ¡Ahora veréis, muchacha, qué poema es la palabra "Amor" que aquí es motivo de burla! (Sorprendidos, todos lo escuchan con curiosidad) Un día miré el profundo espacio azul, y sobre los prados llenos de violetas llovía el oro del sol y brillaba de oro el mundo; la Tierra parecía un inmenso tesoro, y el firmamento le servía de cofre. De la tierra a mi frente llegó una caricia, un beso. ¡Grité, ganado por el amor: Te amo, a ti que me besas, patria mía divinamente hermosa! ¡Y, lleno de amor, quise rezar! Crucé el umbral de una iglesia; un cura, en las hornacinas de los santos y de la Virgen, acumulaba dones y a su sordo oído un viejo tembloroso pedía pan en vano, y en vano tendía la mano! (El abate y con él otros abates se levantan escandalizados) ¡Crucé d umbral de las viviendas. Un hombre, blasfemando, maldecía la tierra que apenas le daba para el erario, y contra Dios y los hombres arrojaba las lágrimas de sus hijos! (Todos gesticulan vivamente rojos de ira contra Chénier. Sólo Gérard lo escucha desde el fondo del invernadero, muy agitado. Los demás fingen no escucharlo) Entre tanta miseria, ¿qué hace la gente distinguida? (a Magdalena) Sólo vuestros ojos expresan humanamente una mirada de piedad, en la que os he visto como a un ángel. Y he dicho: "¡Ésta es la belleza de la vida!" Pero luego, con vuestras palabras, un nuevo dolor me ha golpeado en pleno pecho. ¡Oh jovencita hermosa, no despreciéis lo que os dice un poeta. ¡Oíd! ¡No conocéis el amor, el amor, don divino, no lo escarnezcáis, alma y vida del mundo es el amor! MAGDALENA (a Chénier) ¡Perdonadme! (Chénier, conmovido, se aleja y desaparece, mientras Magdalena se va) CONDESA (perdonando a Magdalena) ¡Criatura extraña! ¡Está perdonada! Es caprichosa y un poco romántica. (El preludio de una música se oye a lo lejos) ¡Pero oíd! Es el son alegre de la gavota. ¡Vamos, caballeros! ¡Que cada cual elija su dama! (Los criados dejan sitio; caballeros y damas se preparan para la danza. A lo lejos, apenas se distingue cómo se acercan confusas cantinelas.) VOCES LEJANAS ¡Noche y día nos acompaña el dolor! Somos gente dolorida que se muere de hambre. (La condesa interrumpe el baile, todos escuchan el canto.) ¡Hambrientos, desfallecidos, moribundos caemos en tierras yermas! (Aparece Gérard al frente de una multitud desarrapada y desfallecida.) GÉRARD (imitando los gestos de un mayordomo) ¡Su grandeza la miseria! CONDESA (lívida por el enfado) ¿Quién ha introducido a esta gente? GÉRARD ¡Yo, Gérard! CONDESA (a sus lacayos) ¡Fuera esta chusma! (a Gérard) ¡Y tú el primero! GÉRARD ¡Sí, condesa, me voy! ¡Esta librea me pesa, y es vil para mí el pan que aquí me alimenta! (El viejo jardinero, padre de Gérard, acude y se pone de rodillas ante la condesa.) ¡La voz de los que sufren me llama! ¡Ven, padre mío, ven conmigo! (Corre a levantar a su padre) ¿Por qué te inclinas a los pies de quien no escucha voces de piedad? (arrancándose la librea) ¡Fuera de mi cuerpo, fuera, esta vergüenza! (El mayordomo, los criados, los lacayos rechazan a la multitud. La condesa se deja caer sobre el sofá, jadeante por el enfado que la sofoca. Gérard obliga a su padre a marcharse con él.) CONDESA ¡Ese Gérard!... ¡La lectura lo ha arruinado! Y yo, que todos los días... daba limosnas... y para no hacerles sonrojar por su pobreza... incluso me hice un vestido... ¡un vestido de piedad! (Se deja caer como desmayada sobre el sofá azul. Un gran revuelo de todos... unos quieren darle las gotas inglesas del General Lamothe, mientras que otros quieren desabrocharle el vestido. Esto la hace volver en sí. Al mayordomo que regresa) ¿Se han ido todos? MAYORDOMO Sí. CONDESA (a sus invitados) ¡Perdonad! ¡Reemprendamos, señoras, la gavota interrumpida! ¡Que vuelva la alegría! (Los invitados toman de nuevo sus posiciones y la gavota continúa.) |