ATTO PRIMO
(Il palcoscenico dell’Alcazar di
St. Etienne, visto
lateralmente. Una buona metà della scena a
sinistra rappresenta il camerino di Zazà. A
destra della scena, sul
davanti, un tavolo con
varie sedie per gli assidui
del concerto che
hanno libero accesso sulla scena. Nell’angolo,
sempre sul davanti a destra, la porta che dà
nella sala di
spettacolo. Indi tutto il lato destro
della
scena presso le quinte è occupato in senso
longitudinale dal fondale che per mezzo di una
porta dà sulla scena del Caffè–Concerto. In
faccia a questa porta, pure in
senso
longitudinale, è il fondino che
maschera al
pubblico che si suppone essere
nella sala del
caffè concerto. Il fondo della scena che
rappresenta l’altro muro laterale del
palcoscenico, è
ingombro di quinte, scene
arrotolate,
oggetti di ginnastica, ecc. Nel
camerino di Zazà, nel quale
si entra per una
porta situata nel mezzo della
scena, quasi in
faccia al tavolo, sono due o tre
sedie, una
toletta, un paravento; e sui muri, sospesi
gli
abiti di Zazà. All’alzarsi della tela la porta
che dà sulla scena è aperta, e si vede
Floriana che saluta mentre si sentono
all’interno applausi e
grida di bis. Floriana
esce di nuovo, e siccome
la porta resta aperta
la si sente cantare
la strofa della sua canzone accompagnata dal vociare
della folla. Intanto
Michelin, Courtois ed un
altro signore insieme a
Claretta, in costume corto da concerto, vengono
a sedersi al tavolo sul
davanti a destra, e
comandano le bibite ad Augusto.
In fondo si
scorgono il pompiere
di servizio che gira
sorvegliando, due
macchinisti e vari
artisti del
concerto. Movimento continuo sulla scena. Qua e
là grossi avvisi con: È
vietato fumare, ma tutti
fumano sigari e
sigarette, compreso il pompiere
di servizio)
FLORIANA
(cantando
all’interno)So
che son capricciosa
e sventatella, che,
come l’api, adoro
svolazzar; non
son nata per far la
monachella e
vivo sol per ridere
e scherzar. So
pur che ad ogni
giogo son rubella, che
in amore mi piace di
cangiar, che
mi diverto ad ogni
gherminella,
eppur, s’io vo’, la
testa fo’ girar! Che
s’io vi fo’
l’occhietto, mio
signor, se
lancio un sorrisetto
seduttor!...
tremante, io ci
scommetto, e a’
piedi miei v’udrò
giurarmi eterno
affetto
mentr’io riderò!
MICHELIN
(mentre Floriana
canta)
Augusto!
AUGUSTO
(accorrendo al
tavolo)
Pronti!
MICHELIN
Birra
(poi a Claretta)
E
voi, su, che
prendete?
CLARETTA
Un
kümmel, grazie.
COURTOIS
Io
prendo una gran
tazza; ho sete!
DUCLOU
(gridando mentre
appare a destra)
Attenti i clowns!
(Due clowns portando
bizzarri strumenti
musicali giungono
dal fondo a sinistra
e dopo aver
scambiato saluti
amichevoli
con le persone
sedute al tavolo
vanno a guardarsi ad
uno specchio
che sarà situato sul
muro di divisione
nel mezzo, accanto
alla porta del
camerino di Zazà, e
si tengono pronti
ad entrare in
iscena. –
Floriana finisce la
strofa; grandi
applausi,
essa saluta
nuovamente e si
avanza
verso il tavolo
mentre Duclou suona
il
campanello elettrico
per annunciare
l’entrata dei
clowns)
MICHELIN, COURTOIS
CLARETTA,
SIGNORE
(a Floriana) Ma
brava! ma brava! che
successo!
FLORIANA
Stasera sono in
voce.
COURTOIS
(galantemente)
Sempre!
FLORIANA
(squadrandolo con
fare insolente) Ma
guarda! Adesso
divien galante!
È
vero che Zazà l’ha
piantato!
COURTOIS
Come?!
FLORIANA
Come
si pianta!
(ironica)
Il
mio turno è
arrivato?
(salutando con
affettazione)
Troppa grazia!
DUCLOU
(ai due clowns) In
iscena!
(I clowns entrano in
scena suonando
stonato e sono
salutati da
applausi. –
Duclou che si terrà
presso alla porta
che
dà sulla scena, la
socchiude di tanto
in
tanto come per
guardare nella sala;
e si
sentono dei
frammenti musicali
eseguiti
da istrumenti
strani)
MICHELIN
(a Floriana che si
sarà seduta
ed avrà
ordinato da bere) Di’,
stasera si prova
finito lo spettacolo
la
gran «rivista» nuova
di Bussy?
FLORIANA
(di cattivo umore)
Ma... purtroppo!
MICHELIN
(sorridendo) Ciò
non ti garba?
FLORIANA
(scattando)
Affatto!
Questo sarà un bel
fiasco! Già, quasi
tutto l’atto è
per Zazà!... la
Diva!...
MICIHELIN
(ridendo)
Sempre la stessa
storia!
Contro
Zazà!!
FLORIANA
(levandosi di
scatto)
Perdono! Che
sciocca! La sua
gloria, come
Bussy, tu canti
sempre nel
Gazzettino, ed
io me lo
scordavo!... So a
mente il fervorino!
(Floriana prosegue
con affettazione
ironica mentre
Simona arriva dal
fondo a
sinistra, saluta gli
uomini e Claretta e
siede
ridendo con
gli altri di quanto
dice Floriana)
Zazà, la vera
stella,
Zazà, diva facella
se schiude la
mascella, se
muove la gonnella è
tutta una graziella da
farvi delirar! La
voce sua sì bella
ogni dolor cancella,
commuove le budella! del
merlo è la sorella! Zazà
è la vera stella del
ciel de l’Alcazar!
(Tutti ridono.
Natalia arriva dal
fondo a
sinistra, va ad
aprire il camerino
di Zazà
ed entra)
COURTOIS
(interrompe Floriana
vedendo Natalia) È
qui che arriva.
All’erta!
FLORIANA
(stizzosa)
All’inferno la
stella con
l’astronomo!
COURTOIS
(sorpreso) Che
astronomo?
farnetichi!
FLORIANA
Cascart, l’amante
suo che l’ha
scoperta!
(Floriana siede
volgendo le spalle
al
fondo del teatro
donde giunge Zazà,
che
tutti si volgono a
salutare)
ZAZÀ
(allegramente
appressandosi al
tavolo)
Salute, ragazzi.
MICHELIN, COURTOIS
CLARETTA, SIMONA
Zazà, buona sera.
ZAZÀ
(a Claretta e
Simona)
Addio, mie piccine .
(scambia un’occhiata
di odio
con Floriana
e poi
chiede a Courtois
e Michelin)
È
giunto Bussy?
MICHELIN
No,
ancora il collega
non vidi stasera.
ZAZÀ
(con interesse) E il
suo fido amico
Dufresne?
MICHELIN
Non
è qui.
ZAZÀ
(delusa)
Ah!... vado a
vestirmi.
(fa un passo verso
il camerino)
DUCLOU
(che sarà venuto
avanti
al giunger
di Zazà)
Però, senza fretta; c’è
tempo, sai.
ZAZÀ
(dando la mano a
Duclou)
Grazie.
(entra nel camerino)
DUCLOU
A
te, su, Claretta.
(In questo punto i clowns
rientrano salutando
mentre si sentono applausi
prolungati
all’interno. Poi Duclou suona il campanello
come prima, si sente il preludio della
canzone di Claretta,
questa entra in iscena, e
Duclou chiude la porta.
Zazà, entrata nel suo camerino,
comincia a svestirsi, si trucca ed avrà
finito di mettere
l’abito corto da concerto solo quando
Bussy giungerà. –
Mentre Claretta entra in iscena,
dalla porta a destra che dà nella sala entra
Malardot, il proprietario del Concerto, con la
pipa in bocca,
ed intanto appare dal fondo
Lartigon in abito
nero e cravatta
bianca. Quando Claretta sarà
uscita, due
cantanti in costume arrivano dal
fondo, vanno
al tavolo, siedono e bevono con
Simona, Courtois e
l’altro Signore)
MICHELIN
(andando incontro a
Malardot) Ecco
il padron.
MALARDOT
(levando il berretto
per salutare
Michelin,
Courtois e l’altro
Signore)
Signori!
MICHELIN
(allegramente) Va
bene...!
Quanta
gente! È contento?
MALARDOT
Non
troppo. Si beve
poco o niente!
(scorgendo Lartigon)
Ah!
udite!
LARTIGON
(salutando con
affettazione)
Direttore!
MALARDOT
Spero che ci direte un
monologo allegro, e
non in versi.
Avete un
repertorio...
LARTIGON
(interrompendolo con
severità)
Classico! La morte
d’Ermione:
Amleto fra le tombe:
La funebre orazione di
Bossuet!...
MALARDOT
(scoppiando)
Saranno classici,
ma, per Dio, Non
sono punto allegri!
LARTIGON
(con ironia) Né
Bossuet, ne io
teniamo a farvi
ridere.
MALARDOT
E
torto entrambi
avete.
LARTIGON
Ma
l’arte...
MALARDOT
(interrompendolo)
L’arte...
(vede un cameriere
che traversa la
scena
con un vassoio di
tazze di birra)
caspita! rovinarmi
volete? La
birra senza spuma si
serve?
Nel versare, una
tazza su cinque
bisogna guadagnare con
tanto di solino!
Andate
(poi a Lartigon)
Mio
signore,
L’arte è ciò che i
clienti mette di
buon umore.
MICHELIN
(ridendo a Malardot)
Bravo!!
(va verso il fondo
con Malardot. Lartigon
crolla le
spalle con disprezzo
e va
a sedersi
al tavolo.
Augusto dalla
porta che
nella
sala portando
un gran mazzo di
fiori,
delle
carte da
visita due bottiglie
di sciampagna,
e va
a bussare
al camerino di Zazà)
ZAZÀ
(seduta alla
toletta) Chi
è?
AUGUSTO
(di fuori) Son
io.
(Natalia socchiude
un po’ l’uscio, ed
Augusto fa passare i
fiori e lo
sciampagna;
poi si
allontana e scompare
dal fondo)
COURTOIS
(mostrando a
Floriana ciò
che
Augusto
porta a Zazà) Ma
guarda! Ognun
l’assedia!
FLORIANA
(levandosi di
scatto, furibonda) E
cede a tutti.
(va via pel fondo,
in collera. In questo
punto
Claretta finisce, la porta si schiude
e la si vede
salutare mentre si applaude,
poi essa ridiscende
sul davanti della scena. Dal fondo ritornano
Malardot e Michelin
mentre Lartigon si
alza per prepararsi ad
entrare in
iscena)
DUCLOU
(a Lartigon, mentre
suona il campanello) Che
dite?
LARTIGON
(con importanza) Il
monologo di
Ruy-Blas!
(entra in iscena, si
sentono le prime
parole
del monologo;
poi la porta
si chiude)
MALARDOT
(sul davanti, in
collera) Ehi,
Duclou!
(Duclou accorre)
appena termina, una
buona fischiata,
e
poi gli lacero la
scrittura!
DUCLOU
Sta
ben.
(corre all’uscio che
dà nella sala di
spettacolo, esce e
ritorna dopo un
istante. Cascart viene dal
fondo in costume di
città)
MALARDOT
Vedrem che cèra
farà!!
(scorge Cascart e lo
saluta)
Signor Cascart!
CASCART
(rispondendo al
saluto di entrambi) La
buona sera!
(entra da Zazà senza
battere all’uscio)
Buona sera, mia
Zazà.
ZAZÀ
(lietamente,
continuando a
vestirsi) Ah,
sei tu, Cascart! mio
core!
(Natalia esce dal
camerino
e scompare
dal fondo)
Amor
mio! Donde venite?
Raccontate, mio
signore. Dove
foste ad ingannarmi?
CASCART
(ridendo) Come
va’, cattiva cèra?
ZAZÀ
Bene. Siedi là, mi
narra: che
notizie questa sera?
CASCART
(sedendo a
cavalcioni sulla
sedia) C’è
l’agente che mi
scrive da Marsiglia:
offre la piazza.
ZAZÀ
Per
noi due?
Non vuoi
piantarmi già?
CASCART
(crollando le
spalle)
Sarebbe cosa pazza!
Offre il doppio!
ZAZÀ
E
dire, amico, ch’è
per te che sono
artista!
(Courtois e l’altro
Signore con le due
cantanti si
allontanano pel
fondo e scompaiono)
Ti
rammenti?
Alle
taverne per cantar
che vita trista! Io
col piatto andava
intorno...
Che
dolori abbiam
sofferti con mia
madre!
CASCART
Certamente ch’eran
magri i vostri
incerti! Se
per caso trenta
soldi raccoglievi
nel tuo piatto ne
beveva almen
quaranta la tua
mamma d’un
sol tratto
Vecchia spugna
insaziata!...
ZAZÀ
Basta...! sai che mi
dà pena!
CASCART
Ma
il gran male è che
prosegue oggi,
vedi, una dozzena!
ZAZÀ
(con dolcezza) Via,
non mi torturare! È
madre mia, e ha
sorriso sì poco ai
suoi prim’anni: ha
pianto molte lacrime
per via,
povera donna, ed
ebbe molti affanni!
(seria)
Lo
sai tu che vuol dire
un uom che fugge e
che ti lascia con un
bimbo, sola? Ogni
seme di bene in te
si strugge, e
diventa l’amore una
parola! Che
farà, dove andrà,
dimmi, una madre con
un figliuol tremante
fra le braccia!
Annoja tutti un
bimbo... anche suo
padre... e la
povera donna ognun
discaccia!! Io
la mamma rivedo in
abbandono:
rammento i suoi
dolori, e le
perdono!!
CASCART
(levandosi un po’
commosso,
bonariamente) Sei
buona... troppo
buona!
(la bacia)
Ora
a vestirmi vado.
ZAZÀ
(allegramente) Ti
spiccia, e vieni a
prevenirmi.
(Cascart esce dal
camerino e scompare
dal fondo a destra
mentre un cantante
vestito da soldato
si prepara ad
entrare in
iscena giungendo dalla sinistra. Pure dal
fondo
ritornano Malardot e Michelin nel
tempo
stesso che Duclou corre ad aprire
la
porta che dà sulla
scena e si sentono le
ultime parole del monologo di
Ruy-Blas)
DUCLOU
(a Malardot)
Attento, direttore!
(Appena la voce dì
Lartigon finisce ed
egli
appare sulla
porta, si sente una
salva
di fischi)
LARTIGON
(mostrando il pugno
al pubblico
e
venendo sul davanti) Oh,
i vili! oh, gli
asini! Fischiano
Vittor Hugo!
MALARDOT
No,
no, fischiano Voi,
mio signore. Ed alla
porta io mettovi.
LARTIGON
(nel partire, con
disprezzo) Va!
Mercante d’assenzio
verde!
(esce)
MALARDOT
(correndogli dietro)
Sei
tu che al verde
resti!... Stupido!
(esce seguito da
Michelin che ride)
DUCLOU
(all’artista vestito
da soldato
suonando
il campanello) A
voi, cominciano.
(L’artista entra
[in] iscena, Duclou
chiude la porta e poi
scompare dal fondo a destra mentre
Natalia ritorna dalla sinistra ed
entra nel camerino)
ZAZÀ
(a Natalia, che
rientra)
Dimmi: Bussy... o
Dufresne visto
non
hai lì fuori?
NATALIA
No,
mia signora.
ZAZÀ
(preoccupata) È
strano!... Chi mandò
questi fiori?
NATALIA
(leggendo le carte
da visita)
Courtois... Camus...
Qui
ognuno per voi
d’amor si strugge.
ZAZÀ
(pensierosa) Sì,
ma il solo che bramo
è
quello che mi fugge!
(Anaide appare dal
fondo a sinistra
mentre Augusto entra
dalla porta che dà
nella sala; essi si
incontrano a mezza
scena. Augusto
avrà un vassoio con
un bicchiere ripieno)
ANAIDE
(graziosa)
Augusto, buona sera!
AUGUSTO
Buona sera, Signora
Anaide!
Avete buona
cèra.
ANAIDE
(subito, in tono
desolato) No,
sto mal!...
ne
lo stomaco ho un
gran fuoco!
(indicando il
bicchiere)
Che
porti?
AUGUSTO
Un
grog.
ANAIDE
Dà
qui.
(lo beve)
Ciò
calma un poco.
Mettilo in conto di
mia figlia.
AUGUSTO
Bene. Ah!
vostra figlia che
successo! Tiene
tutta da voi! Che ai
vostri tempi!...
ANAIDE
Augusto!
Quand’io
cantavo!!
AUGUSTO
Che
grazia! che gusto!
ANAIDE
Il
repertorio classico!
AUGUSTO. Il
Pompiere!...
ANAIDE
Le
oche!! Oh, miei
trionfi...!
Or
vo’ a vedere Zazà.
Mi
porta un punch nel
camerino.
AUGUSTO
Sta
ben.
ANAIDE
(appressandosi
all’uscio del
camerino) Ahi!
brucio... è proprio
all’intestino.
(apre l’uscio e
grida facendo la
graziosa)
Addio tesoro!
ZAZÀ
(sorpresa) Toh!
sei tu, mammà.
ANAIDE
Sì,
la mammina de la sua
Zazà.
ZAZÀ
Datele un bacio
tosto alla Zazà. –
Ma via Non
portate il
rossetto..
ANAIDE
(bacia Zazà, saluta
Natalia
e siede)
Signora Natalia!
NATALIA
Signora!
ANAIDE
(a Zazà)
Alfin ti trovo sola,
e si può parlare
senza Cascart che
sindaca!...
ZAZÀ
Mamma, non
cominciare!
ANAIDE
(riscaldandosi) Già,
non si può toccarlo;
sempre i consigli
suoi segui!
ZAZÀ
Nella miseria ci
avean costretti i
tuoi!
ANAIDE
(tragicamente) Va
pure, ingrata,
insultami!
su
me le accuse aduna.
AUGUSTO
(entrando col
vassojo) Ecco
il punch.
(esce subito e
ritorna nella sala)
ANAIDE
(in tono gentile)
Mille grazie.
(prende il bicchiere
e prosegue
tragicamente)
Ciò
non porta fortuna!
ZAZÀ
Mamma, bevi e sta
zitta.
ANAIDE
(fingendo scoppiare
in pianto) Ahi!
sono sventurata!
ZAZÀ
Ci
siamo!
Eccoci al
pianto! la
solita scenata!
(levandosi a
calmarla)
Baciami, bevi e
dimmi perché sei
qui.
ANAIDE
(dopo averla baciata
e
bevuto
sorride imbarazzata) Per
vederti!
ZAZÀ
E
per chiedermi?
ANAIDE
L’affitto...
ZAZÀ
Lo
so già. Farò pagare;
e dopo?
ANAIDE
Un
vecchio conto... un
nulla... Tre
luigi...!
ZAZÀ
(balzando) Sei
matta...!
ANAIDE
Zazà, cara
fanciulla...
ZAZÀ
Darò
un luigi, e
smettila.
ANAIDE
Oh!
due!
ZAZÀ
Mamma, prevedo...
ANAIDE
Due,
ti farò le carte!
ZAZÀ
(sorridendo) Le
carte!... ah furba!
io
cedo.
DUCLOU
(di fuori forte)
Avanti i ballerini.
ZAZÀ
(ad Anaide) Il
mio turno è vicino.
Vieni domani.
ANAIDE
(baciandola)
Amore!
(esce, e dice
allontanandosi)
Oh
Dio, questo
intestino...!
(Due donne e due
uomini in costume di
ballerini spagnuoli
arrivano vivamente
dal fondo vanno a
guardarsi allo
specchio mentre
l’artista vestito da
soldato rientra,
e di dentro si applaude. Poi Duclou suona il
campanello, l’orchestra preludia
all’interno un
movimento di danza
spagnuola ed i
ballerini entrano in
iscena fra grandi
applausi. Nel tempo istesso
Bussy giunge
vivamente dal fondo,
picchia alla porta
di Zazà ed
entra. Zazà sarà
completamente
vestita)
ZAZÀ
(abbracciando Bussy,
allegra)
Alfin! sei tu, poeta
del cuor mio!
BUSSY
(sorpreso
allegramente) Che
accoglienza!
Davver fiero son io!
Saresti
incapricciata di
Bussy?
ZAZÀ
Che
pretesa!
BUSSY
Ti
par?
ZAZÀ
(ansiosa) Sei
solo?
BUSSY
Sì.
ZAZÀ
(delusa) Ah!
BUSSY
Ti
portavo il duo
per la «rivista».
ZAZÀ
(annojata) Ah!
BUSSY
Vuoi
vederlo?
ZAZÀ
(c. s)
Grazie, fa lo
stesso. E
facile?
BUSSY
Lo
impari a prima
vista; io
l’ho letto a
Dufresne adesso
adesso.
ZAZÀ
(balzando di gioja) È
qua?
BUSSY
Da
Floriana...
ZAZÀ
(scoppiando) Oh!
addirittura si
vede che di lei non
può far senza!
Certo al tuo Milio
piace la pittura se
al vecchio quadro dà
la preferenza.
BUSSY
(ridendo) Tu
meglio ameresti
vederlo da te!
ZAZÀ
(dissimulando)
Io... no... non ci
tengo... non l’amo!
BUSSY
Ma
che! Ei non ti
vagheggia, e,
naturalmente, chi
poco ti cura tu
brami.
ZAZÀ
(ridendo)
Insolente! Al
tuo bel Dufresne sol
ch’io dica: voglio! lo
vedi ai miei
piedi...!
BUSSY
Zazà... troppo
orgoglio.
ZAZÀ
Tu
dunque mi sfidi?
BUSSY
Scommetto. Ci stai? Ciò
ch’egli rifiuta a me
tu darai.
ZAZÀ
(ridendo) Stai
fresco!
BUSSY
Tu
temi?
ZAZÀ
Temer? Poveretto...!
BUSSY
Se
Milio non cede...?
ZAZÀ
(ridendo) Mi
vinci; l’hai detto!
(Intanto dal fondo
arriva Cascart in
costume da concerto
con Michelin,
mentre dalla porta
che dà nella sala
rientrano Courtois e
l’altro signore:
la scena si va
popolando e durante
la
prima parte del
dialogo tornano
dal
fondo Claretta e
Simona che siedono
al tavolo. Cascart
va alla porta
di Zazà
e l’apre)
CASCART
Ebben, Zazà?
ZAZÀ
Ho
finito; ci siamo?
CASCART
Non
ancora.
(salutando Bussy)
Addio.
ZAZÀ
Beviamo allora un
bicchier di
sciampagna.
BUSSY
Ciò
mi va.
ZAZÀ
(a Michelin e
Courtois che son
presso all’uscio
rimasto aperto)
Signori, avete
udito?
Entrate, dunque,
andiamo!
MICHELIN
(entrando con
Courtois) Se
non
v’importuniamo...
COURTOIS
Mille grazie.
CASCART
(scorgendo l’altro
signore mentre si
adopera
ad aprire la
bottiglia di
Sciampagna)
Signore! e lei che
fa?
ZAZÀ
(facendosi
all’uscio) Via,
ci faccia
l’onore...!
entri anche lei,...
le pare...!
(Il signore entra
salutando, quando
appajono dal fondo
Milio Dufresne
con Floriana)
CASCART
(a Bussy)
Guarda!... veggo
spuntare
l’amico tuo, Bussy.
BUSSY
(avanzandosi
all’uscio)
Dufresne?
CASCART
Sì: è là
con Floriana...
ZAZÀ
(ritenendosi appena)
Ah!...
CASCART
(a Bussy) Se
ti fa piacere,
invita anch’esso a
bere.
BUSSY
(chiamando) Ehi,
Dufresne!
DUFRESNE
Che
c’è?
BUSSY
Venite qui.
DUFRESNE
Or
vengo.
(a Floriana)
Mi
scusate!
(Va anche egli nel
camerino di Zazà,
saluta e prende la
coppa che gli offre
Bussy)
ZAZÀ
(dopo aver salutato
Dufresne) I
calici colmiamo.
CASCART
È
fatto...
BUSSY
Noi
beviamo a Zazà!
TUTTI GLI UOMINI
Ai
trionfi di Zazà!!
(bevono)
FLORIANA
(presso al tavolo, a
Bussy che si
accosta
alla porta del
camerino) Un
uomo sol restavaci Da
questo lato, e l’hai
condotto via! sei
proprio
gentilissimo!
BUSSY
(ridendo) E tu
perché con lui non
vieni qua?
FLORIANA
(forte, con astio) Io
là?! No, tante
grazie! Ci
resti sol. Se cerca
compagnia, da
quella parte non ne
mancherà!!
ZAZÀ
(che ha sentito,
grida dal camerino) Da
te certo altrettanta
non ne trova!
FLORIANA
Se
non ti basta prendi
anche il pompier!
ZAZÀ
Vederlo teco non è
cosa nuova:
s’egli ti vuole te
lo lascio inter!
(In questo punto i
ballerini han finito
e
rientrano
applauditi, ma
restano
in iscena
vedendo Zazà che
esce
furibonda dal
camerino seguita
dagli uomini.
Gli altri artisti
arrivano
in iscena
attirati dal
tumulto; le
donne
tengono per Floriana
e gli
uomini
per Zazà)
FLORIANA
(urlando) Ah,
baldracca!
ZAZÀ
Vil
mezzana!
CASCART, BUSSY
(cercando ritenere
Zazà) Via
cessate!
PARTE DELLE DONNE
(tenendo per
Floriana) Essa
ha ragione.
(Zazà afferra pel
ciuffo Floriana,
ma gli uomini le
separano)
LE DONNE (I parte)
Dalli, dalli,
Floriana!
ALTRA PARTE
(a Zazà) Su,
Zazà, dalle un
ceffone!
ZAZÀ
Linguacciuta!
FLORIANA
Svergognata!
UOMINI
La
tempesta è
scatenata.
Dividiamole –
smettetela.
Teniamole –
finitela.
(Malardot arriva dal
fondo con Duclou)
MALARDOT
(urlando)
Basta, basta, che
mai fu?
Zitto, sentono di
giù!
DUCLOU
Via
Zazà, ch’or tocca a
voi.
ZAZÀ
(a Cascart mentre si
riacconcia
innanzi
allo specchio) No,
paura non mi fa.
CASCART
Sì,
lo so, ma spetta a
noi: su,
preparati Zazà.
ZAZÀ
Se
pel ciuffo la
ripiglio...
FLORIANA
(dal fondo mentre la
portano via)
Che...
MALARDOT
(a Floriana e Zazà)
Cessate lo
scompiglio!
(poi a Duclou)
Date
il segno.
(agli artisti che si
allontanano)
Zitti, olà!
DUCLOU
(suonando) Fate
posto.
CASCART
(prendendo Zazà per
la
mano per entrare
in iscena) A
noi, Zazà.
(Appena Cascart e
Zazà si presentano
sulla porta per
entrare in iscena si
sente
una salva di
applausi dalla sala.
Gli artisti
saranno tutti
rientrati nelle
quinte)
MALARDOT
(dando un sospiro) Oh!
le donne!!
MICHELIN
(a Bussy e Dufresne)
Venite?
BUSSY
No,
restiamo.
MICHELIN
(a Courtois ed
all’altro Signore) La
nostra diva a
festeggiare andiamo!
(Escono Michelin,
Courtois, l’altro
Signore con Malardot
per la porta che
dà nella sala.
Restano in iscena
Bussy
e Dufresne
passeggiando sul
davanti
della scena
mentre Duclou ha
chiusa
la porta
che dà sulla scena e
resta
dietro l’uscio)
BUSSY
Dufresne, contarvene
voglio una bella!...
DUFRESNE
Che?
BUSSY
Ma
pria ditemi: la
nostra stella, la
irresistibile
nostra Zazà, come
vi va?
DUFRESNE
Come? benissimo...! la
trovo un frutto
saporosissimo...
davver farei
pazzie per lei!
BUSSY
(sorpreso) Ne
imparo delle belle! e la
fuggite?
DUFRESNE
Come
tutte quelle Che
al primo incontro
turbano il mio
cuore: Io
non voglio un amore
violento, nel mio
stato...
BUSSY
(sorpreso quasi
interrogando)
Oh...!?
DUFRESNE
(correggendosi) Non
mi va lo
scherzare col fuoco;
ci si abbrucia!...
BUSSY
E
Zazà?
DUFRESNE
Pericolosa!
BUSSY
E
perché mai?
DUFRESNE
Sentirlo è
facil cosa... eppure
io non so dirlo!... È un
riso gentile
Qual’alba d’aprile che
inebria e conquide
le fibre del cuor! È un
brivido arcano se
porge la mano, e
baldi si destano i
sogni d’amor!
Soavi misteri han
gli occhi severi e
par che dischiudan
del cielo il confin; E
l’anima oblìa per
dolce malìa: al
suon di sua voce, la
vita, il destin! Pur
belle cotanto ci
passano accanto, ma è
lei che il
destino ci impone
adorar! Chi
folle d’amore la
strinse sul cuore a
lei sempre vinto
dovrà ritornar! È
l’ebbro vicino al
nappo di vino. Se
fugge lontano
resister potrà. Se
il nappo egli tocca, se
il porta alla bocca, sin
l’ultima goccia del
nappo berrà!
BUSSY
Allor tutto va bene!
guadagno la
scommessa.
DUFRESNE
Quale?
BUSSY
Zazà
ha un debole per
voi, e lo confessa!
DUFRESNE
(balzando)
Davver?
BUSSY
Le
ho raccontato
ch’essa v’è
indifferente e ha
scommesso di
vincervi...!
DUFRESNE
(turbato) Che
v’è saltato in
mente! E
poi perché
ripetermi...!
pensate un poco...
Tale
ragazza
innamorata...!
BUSSY
(ridendo) Si
monta il collegiale! Sarà
come vorrete, in
fondo!...
DUFRESNE
Oh,
mio Bussy! Sarà
com’essa vuole;...
non
fu sempre così?
(A questo punto si
sente una salva di
applausi
all’interno: dalla
porta laterale
arrivano Malardot,
Michelin, Courtois
e l’altro Signore.
Zazà e Cascart
salutano
fra grida insistenti
di bis:
Malardot li spinge
a
salutare mentre
tutti
si appressano alla
porta, anche Bussy
e Dufresne)
MALARDOT
Son
tutti in delirio!
Andiam, salutate!
(Le voci di dentro
domandano
con
insistenza: Il
bacio, il bacio!)
Il
bacio reclamano!
MICHELIN, DUFRESNE
COURTOIS, BUSSY
Sì,
il bacio!
DUCLOU
Attaccate!
(Suona il campanello
e lascia la porta
aperta, di maniera
che si sentono
distintamente le due
voci di Zazà e
Cascart all’interno)
LUI
Non
so capir perché se
m’ami tu, non
vuoi venir qui sola
a me vicin!
LEI
No,
mio signor, venir
non posso giù; è
buja troppo l’ombra
del giardin!
LUI
Dunque paura io
faccio a te?!
LEI
Ma
alfin che vuoi tu,
giù, da me?
LUI
Io
che mai voglio? un
sol bacin!
LEI
Uh!
che mai dite,
signorin!
(Insieme)
LEI
Un
bacin! Giù
in giardin! è
peccar: nol
vo’ far!
LUI
Perché no Io
lo vo’! Cedi
orsù,
vieni giù!
LEI
Ma
se mamma ci arriva
repente chi
la sente! che
terror!
LUI
No,
fa cor!
LEI
Vieni invece un po’
su dalle scale, e se
giunge nasconderti
io so!
LUI
Cara! io salgo; c’è
niente di male; più
d’un bacio allor
darti potrò!
(Appena Zazà e
Cascart hanno
finito,
nuovi applausi; essi
poi si avanzano
giulivi tra gli
amici)
BUSSY, MICHELIN
COURTOIS, DUFRESNE
Ma
bravi! che
delizia!
CASCART
(trionfante)
Eh...? quando noi
vogliamo...!
BUSSY
Siete straordinarî!
MALARDOT
Su,
tempo non perdiamo; la
Rivista or si
prova.
Ognun sia pronto!
CASCART
(andando via) È
detto!
(esce dal fondo)
BUSSY
Duclou, mi
raccomando!
ZAZÀ
(sull’uscio del
camerino) Ehi,
Bussy! quel duetto
vorrai farmi
ripetere.
BUSSY
Non
posso... ho un gran
da fare!
(con intenzione)
Ma
l’amico Dufresne può
fartelo passare!
ZAZÀ
(lieta)
Davvero? non
v’incomoda?
DUFRESNE
(un po’ imbarazzato) Vi
pare...
BUSSY
(ridendo)
Andiamo, su!
ZAZÀ
(a Dufresne) Oh,
come siete buono!
(entra vivamente nel
camerino
e dice
piano a Natalia:)
Fila, e non tornar
più!
(Natalia esce e si
allontana dal fondo)
BUSSY
(andando verso il
fondo con Malardot)
Duclou, tutto sia
pronto!
DUCLOU
Fidate pure in me!
(Malardot e Bussy
escono dal fondo
a sinistra. Gridando e uscendo
dalla
porta che dà
sulla scena)
Fuori di scena...!
All’opra...!
MICHELIN
(a Courtois) Noi
scendiamo al Caffè.
(Escono dalla porta
che dà nella sala in
modo che la scena
resta vuota e scura.
Il camerino di Zazà
è rischiarato come
prima. Dufresne è presso
all’uscio)
ZAZÀ
Signore, entrate; è
un gentile pensiero
il vostro...
(Dufresne entra;
Zazà chiude l’uscio)
DUFRESNE
È un
debole ajuto!
ZAZÀ
Modesto troppo!
DUFRESNE
E la
prima campagna!
ZAZÀ
Davvero? Le
attrici agli amanti
domandan questo...; ne
conoscete?
DUFRESNE
Qualcuna...
ZAZÀ
(Dufresne siede) Ero
certa!
Dite, e Floriana?
DUFRESNE
La
trovo piacente...
ZAZÀ
Ma
non è il vostro
ideal?!
DUFRESNE
Veramente non ho
ideali!
ZAZÀ
Davver? Che
scoperta!
Amate il vario...
DUFRESNE
Ecco... il vario...
ZAZÀ
Capisco!... Ma,
in fede mia, non
sposatevi!
DUFRESNE
(ridendo come colto
da un’idea comica) Io?
mai...!!!
ZAZÀ
Io
son diversa da voi
Non ardisco
dirvelo,
e pur d’un
sogno mi beai!
(chinandosi sino
alla faccia di
Dufresne)
C’è
un uomo al mondo
ch’è
tutto per me... e ha
nome... il
nome è un
mistero...!
DUFRESNE
(freddo)
Perché?
ZAZÀ
Perché non so;
pur
questo mi turba e mi
confonde... ma a
voi poco ne
importa...
DUFRESNE
(con fredda
cortesia) No,
dite!
ZAZÀ
Si
nasconde forse
l’indifferenza?
Voi
non la nascondete; e
allora a che
parlare?
DUFRESNE
E il
duetto?
ZAZÀ
(contrariata
dandogli i fogli)
Tenete!...
(sospirando)
Ripetiamo...
ma
prima vo’ cambiar
veste;
avvezzo ai nostri
camerini voi siete
già
da un pezzo!
(fingendo chiamare)
Natalia!... Non
avete scrupoli...
Natalia!
DUFRESNE
(alzandosi) La
chiamo?
ZAZÀ
No;
vorreste, signore,
in cortesia
darmi un poco
d’ajuto, slacciarmi
il corsaletto?
DUFRESNE
Ben
lieto...
ZAZÀ
Cominciate di sopra,
dal laccetto.
DUFRESNE
(sempre freddo)
Scusate; non ho
pratica, son
così poco destro...
ZAZÀ
(piegandosi indietro
voluttuosamente) Che!
fate così bene...!
siete un vero
maestro!...
DUFRESNE
Grazie!
ZAZÀ
(sfiorando il volto
di
Dufresne colla
nuca) Con
che piacere voi
slaccereste il busto
d’una donnina
bella...
DUFRESNE
(tirando indietro la
testa)
Già!...
ZAZÀ
Ma
di vostro gusto...
DUFRESNE
Ahi!
mi son punto!
ZAZÀ
Al
diavolo! ho la
maledizione! Vi
duole?
DUFRESNE
Oh,
no.
(Zazà passa un
accappatojo)
ZAZÀ
Son
lieta!! Ed ora alla
lezione.
(siede in faccia a
Dufresne che si
dispone a leggere
presso il tavolo)
Oh!
strano...!
(si alza e si
accosta a Dufresne)
DUFRESNE
A
che guardate,
signorina?
ZAZÀ
Guardo i vostri
capelli: han
lampi d’oro!
DUFRESNE
(ridendo) Ma
con lega d’argento;
è lega fina ma
disprezzata...
ZAZÀ
(carezzandogli i
capelli) No;
sono un tesoro! Oh,
guarda! un segno voi
portate presso la
nuca: oh, grazioso!
Ce l’ho anch’io... ma
più piccino e quasi
al luogo istesso...
(piegandosi)
No,
più presso
l’orecchio. Eccovi
il mio...
(Un servo di scena
traversa
il fondo
suonando la campana)
DUFRESNE
(freddo) La
campana...
ZAZÀ
(sdegnata) Oh,
la sento la campana,
per Bacco!
DUFRESNE
E il
duetto?...
ZAZÀ
So
tutto:
(fra sé)
mi
pagherai lo smacco!
(Arrivano dal fondo
Duclou, Malardot,
Bussy, Cascart e
Claretta. Dufresne
esce
lentamente dal
camerino)
CASCART
(aprendo la porta
del camerino) Su,
Zazà!
BUSSY
(vedendola in
accappatojo) Che!
in quello stato?
ZAZÀ
(nervosa) Per
servirti.
È un gran
peccato?
BUSSY
Ma
c’era ben tempo...
ZAZÀ
Da
sola dovevo
vestirmi?
CASCART
Non
c’era la sarta?
ZAZÀ
È
partita...
MALARDOT
Parola d’onore
la
multo stasera.
BUSSY
Ed
il duetto?...
MALARDOT
L’accappatojo tieni
alle prove?
ZAZÀ
(a Malardot)
Vedi, m’annoio!.... Vo’
restar sola...
MALARDOT
(risentito)
Gentile tanto!...
ZAZÀ
(al parossismo) Se
mi seccate, vado e
vi pianto!
BUSSY
(piano a Malardot) Ha i
nervi, lascia...
MALARDOT
Dà
il segno, Duclou!
DUCLOU
Al
posto, batto i tre
colpi!
BUSSY
(a Malardot)
Andiam giù...
(Malardot e Bussy
escono dalla porta
che
dà nella sala. Gli
artisti che prendono
parte alla Rivista
si perdono tra le
quinte.
Zazà, in collera,
leggendo il duetto,
siede
presso ad una quinta
sul davanti a
destra.
Dufresne passeggia
guardandola)
DUCLOU
(batte i tre colpi) A
te, Cascart...
(Cascart entra in
iscena)
(appressandosi a
Zazà)
Zazà, dopo tu sei di
scena... sta
pronta, te ne prego:
potrò guardarti
appena
debbo dall’altra
parte fare il rumor
del cocchio.
ZAZÀ
(secca) Lo
so.
DUCLOU
Mettiti calma, te ne
prego in ginocchio.
Quando Cascart ti
dice:
«Chi dunque mi
conduce?» entra; non mi
sbagliare!
ZAZÀ
(come sopra) Lo
so.
(Duclou gira dietro
al fondaletto e
scompare al di là
del fondo a destra)
DUFRESNE
(arrestandosi presso
Zazà) Non
vi seduce
ripetere il duetto
insieme un po’?
ZAZÀ
(sgarbata) No,
grazie; ne fo’
senza!
DUFRESNE
Aspetterò!...
(Dufresne si china e
la prende alla
cintura
col braccio mentre
la bacia con forza
sul
collo: Zazà si volge
raggiante e lo
avvinghia
con le
braccia)
ZAZÀ
Perché, cattivo,
non
me l’avevi prima tu
detto?
DUFRESNE
È
forse tardi per
riparare?
ZAZÀ
No,
mio diletto!
CASCART
(di dentro) «Chi
dunque mi conduce?»
ZAZÀ
(estasiata) Oh!
come bene
m’hai tu baciata
qui, sul collo!
DUCLOU
(riapparendo dietro
al fondaletto;
con angoscia)
Ebbene?
Zazà!... Psst...!
ZAZÀ
(sempre nelle
braccia di Dufresne)
Dunque ti divertiva
la mia tortura?
Allor tu m’ami?!
DUCLOU
Zazà...!
MALARDOT
(di dentro)
L’entrata non è
sicura!
BUSSY
(di dentro) Zazà
è di scena!
CASCART
(in collera appare
sull’uscio
della scena) Per
Dio! non entri?
ZAZÀ
(stordita) Che?
CASCART
Come, che? Non
entri in tempo! mi
pianti in asso!
ZAZÀ
(in collera)
Basta, perché tu
m’hai seccata!
CASCART
(stupito) Ah!
ZAZÀ
(proseguendo) Vo’
mancare alle mie
entrate
quando mi piace! Ti
proibisco queste
scenate!
CASCART
(a Duclou) Che
diavolo ha in corpo?
(Duclou crolla le
spalle,
Cascart rientra)
ZAZÀ
Ora
vengo
(a Milio con
dolcezza)
Scusate...
CASCART
(di dentro) «
Chi dunque mi
conduce? »
ZAZÀ
(sempre a Milio)
Udrete il mio pezzo?
(Dufresne fa un
segno di
affermazione
e le bacia la mano)
CASCART
(più forte c. s) «
Chi dunque mi
conduce? »
ZAZÀ
(entra in iscena
facendo dei
gorgheggi)
"Io"...
ATTO SECONDO
(Il salotto in casa
di zazà. Scena parapettata:
a sinistra
camino con sopra una specchiera,
un
orologio, un
servizio per cognac, fotografie,
ecc.; sulla campana dell’orologio sarà
posto un cappello di Zazà. Subito dopo il camino una
porta
che conduce all’interno dell’appartamento;
Poi sul muro in isbieco una porta che dà in un
gabinetto di sbarazzo; dalla porta aperta
si
scorge un portamantello con delle vesti, e
per
terra delle scatole di cappelli.
Sul muro di fondo,
nel mezzo una
finestra che dà sulla via; a sinistra
della
finestra un tavolo da toletta; a destra un
pianoforte
verticale. Indi sulla destra, in fondo
in
isbieco, la porta che dà nell’anticamera;
poscia un
paravento; presso al paravento una
chaise–longue e verso la sinistra un tavolo.
Qua e là sedie. Mobili modesti.
È pieno giorno.
Milio è mezzo
sdrajato sulla chaise–longue,
Zazà è presso a
lui, in piedi, con un ginocchio
appoggiato sul
divano)
ZAZÀ
(con tristezza) È
deciso: tu parti per
questo gran viaggio?
MILIO
(con affetto)
Dovrei: ma
di lasciarti ancor
non ho coraggio.
ZAZÀ
Quanto starai
lontano?
MILIO
...
tre, quattro mesi...
ZAZÀ
Ahimè che quattro
lunghi mesi
saranno senza te!...
Prendimi teco!
MILIO
Mia
Zazà, mio
bene,ragiona dunque;
che
follie son queste?
Sai?
L’America è lungi e
sono modeste le
mie sostanze;
lavorar conviene.
Perciò solo io men
vado. Ed è già
tardi!
ZAZÀ
(sedendo ed
abbracciandolo
stretto) Amor
mio, che farà non
più vicina a
te, la tua Zazà, la
tua piccina, essa
che vive solo dei
tuoi sguardi?
Quando vai a Parigi
e la sera ritorni,
ch’io non ti veggo,
o Milio, mi
sembran mille
giorni... Hai
detto: quattro
mesi... due piccole
parole, ma
quanto strazio,
amore, in queste
voci sole!
Quattro mesi a
domandarmi: tornerà?
m’amerà ancora?
Tornerai, dimmi, ad
amarmi? come un
tempo? come
allora che mi desti
il primo bacio?
come
adesso? Dimmi o mio
bene, mi
farai soffrire?...
No, tu m’ami!...
e
t’amo anch’io!
(si getta al collo
di Milio
profondamente
commossa)
MILIO
(commosso)
Zazà, Zazà, non ti
attristare sai
che mi strazia
questo abbandon! Sai,
da tre mesi dovevo
andare e a
te vicino ancora io
sono...
Perché s’io parto,
l’ore del pianto sul
mio deserto cuor
scenderanno, e
queste labbra
baciate tanto più
le tue labbra non
bacieranno!
ZAZÀ
(quasi sperando) Tu
pur sei triste!...
Vedi? avrai coraggio di
partire?
MILIO
(levandosi serio)
L’avrò!
questo viaggio è
necessario...
ZAZÀ
(con dolce
rimprovero)
Ancora?
MILIO
(guardandola)
Ebbene, no... se
sarai buona...
ZAZÀ
(ansiosamente) Che?
MILIO
Ritarderò.
ZAZÀ
(con impeto di gioja
gettandosi nelle
sue braccia) Ah!
lo sapevo!
T’amo! sei buono.
MILIO
T’amo, ma troppo
debole io sono. Or
tempo e baci per
guadagnare
tosto a Parigi
lasciami andare.
ZAZÀ
(lieta) Oh,
certo!
(chiamando)
Natalia!...
(Natalia entra dalla
destra)
Dà
l’abito e il
cappello
(Natalia eseguisce)
al
signore
(a Milio)
Il
bastone?... i
guanti?...
Tornerai?...
MILIO
Posdomani...
ZAZÀ
Due
giorni? sono
lunghi!... Ora vai!
MILIO
(con finto
rimprovero) Con
che fretta mi
scacci!
ZAZÀ
Ritornerai più
presto.
MILIO
Passo per le valigie
dall’albergo...
ZAZÀ
Io
mi vesto e vengo
alla stazione
a
vederti... mi vuoi?
MILIO
Vieni...
ZAZÀ
(prendendolo fra le
braccia) Ma
prima baciami
forte... laggiù non
puoi! A me
tu pensa! Baciami!
... Addio!...
MILIO
Fanciulla mia.
T’amo e ti penso:
Addio!...
(Esce strappandosi
da Zazà)
ZAZÀ
Fa
presto, Natalia! gli
stivaletti, il velo,
il mantello...
NATALIA
(correndo allo
spogliatojo) Ecco
qua... Il
signor Milio parte?
ZAZÀ
No,
va a Parigi.
(con un grido)
Ah!
Lascia che ancor lo
veda alla finestra!
(corre alla finestra
e la spalanca per
seguire Milio
coll’occhio)
Come
mi batte il cuore, o
Natalia!
Ecco... traversa già
la via maestra... Che
nobiltà nel passo e
che malìa... Si
capisce che è un
uomo, al portamento,
buono, franco,
leale,... un uomo
raro! E’
tiene alta la testa!
Ecco, un momento si
volge; vedi, s’è
voltato... Caro!
(mandandogli dei
baci)
Non
manca di voltarsi...
mi ha sentito... Sa
ch’io lo guardo! È
all’angolo...
È
sparito!
(sospira)
NATALIA
Ecco
gli stivaletti,
signora...
ZAZÀ
Ed
il cappello? fa
presto...
NATALIA
È
là; lo vede? sul
caminetto...
ZAZÀ
Quello? Vuoi che
Milio mi creda un
istrice od
un riccio?!...
(Va da sé,
trascinandosi con
una sola
scarpa ad un piede a
prendere il cappello
che le conviene
nello spogliatojo)
NATALIA
(seguendola)
Signora! mia
signora... che
fa?...
ZAZÀ
Così
mi spiccio.
NATALIA
Ma
signora!...
(suono di
campanello)
ZAZÀ
(spaventata) Si
suona!? Non ci sono:
partita,
ammalata...
defunta...
tutto!!...
(Natalia esce)
Sarei spedita! Una
visita!...
(cercando i guanti)
i
guanti dove sono?
Oh, disdetta! Fa
nulla...
NATALIA
(annunziando) È la
signora Anaide.
ANAIDE
(a Zazà, entrando,
cerimoniosa)
Benedetta...
ZAZÀ
(lieta, ma
rapidamente)
Mamma, se avete
fame, mangiate!
Avete sete? Bevete!
Avete sonno?
un
letto troverete:
avete da parlarmi?
Ritornerò!
(esce correndo)
ANAIDE
(interdetta)
Zazà!...
(a Natalia)
Adesso dove corre
quella saetta?
NATALIA
Va a
salutar l’amico alla
stazione...
ANAIDE
(lieta)
Parte?
NATALIA
Sì.
ANAIDE
Oh!
non ritornasse mai,
da nessuna parte!
NATALIA
Torna domani
l’altro...
ANAIDE
(seccata, sedendo
presso il tavolo)
Maleducato!
NATALIA
(appressandosi a
lei) Qui
c’è un grande
cambiamento,
signora Anaide...
ANAIDE
Sì,
purtroppo
NATALIA
La
signora mia non
riceve più!
ANAIDE
(sospirando) Non
dà più pranzi!
NATALIA
Fino
Cascart e andato giù
d’uso...
ANAIDE
Cascart!...
NATALIA
Vi
spiace? Un tempo
l’odiavate!
ANAIDE
(solenne)
Perché madre e
figliuola aveva
separate! Ma
era intelligente;
Zazà non
sequestrava... e
sempre con i debiti
riguardi mi
trattava!
(Suonano)
NATALIA
Vado
ad aprir...
ANAIDE
Che
noja!...
(visto il cognac sul
camino va a
versarsene un
bicchierino che beve
rapidamente. Entrano Cascart e
Natalia)
CASCART
(a Natalia) Non
c’è? perché
vorrei...
NATALIA
Fra
poco... la signora
(accenna Anaide)
l’aspetta ancora
lei...
CASCART
(con spiacevole
sorpresa, salutando)
Signora...
ANAIDE
(con affettata
amabilità)
Riverenza!!
CASCART
(a Natalia)
Aspetterò...
Pazienza!
(Natalia esce dalla
destra. Cascart siede sul
divano. Anaide siede
presso al caminetto
facendo il possibile
perché Cascart
attacchi
la
conversazione.
Momento di silenzio.
Poi,
visto il fermo
proposito di Cascart
nel
suo
silenzio, non
potendone più,
Anaide
si alza
decisa e va
a sedere sul divano
accanto a
Cascart)
ANAIDE
Che
ne dite, Cascart?
suvvia, parlate!
CASCART
E
voi, che cosa dunque
ne pensate? Or
siete lieta!
ANAIDE
Io,
lieta! Dio
buono!!!...
CASCART
Non
m’odiavate?
ANAIDE
(con dignità)
Domando perdono! Voi
di Zazà m’avevate
rubato il cuore!...
CASCART
(ridendo) Il
cuore?!...
ANAIDE
(levandosi)
Perciò, nel mio
stato di
madre, v’odio, e vi
copro di fango!...
Uomo, vi stimo,
v’ammiro e
compiango! Con
voi non fece
pazzie...
CASCART
Voi
trovate ch’ora ne
faccia?
ANAIDE
Pazzie da
legnate...!
(sedendo nuovamente)
E
dove corre? Che
cosa pesca?
CASCART
(levandosi serio) Chi
può supporre?
Vattelapesca!!...
Sapete; è
sdrucciolevole la
strada della vita:
quando una donna
ruzzola...
buona notte, è
finita...!
ANAIDE
(sospirando)
Purtroppo!
(levandosi)
Ma
conoscere almen la
verità!
Saper di quel suo
Milio le generalità!
CASCART
(con mistero) Io
ne so qualche
cosa...
ANAIDE
(balzando)
Davvero? oh Dio,
parlate!
salvatemi la figlia!
CASCART
Dirò... non
dubitate...
ANAIDE
(in ascolto)
Ecco... ascolto il
suo passo...
Fatela
voi felice!
Cascart!
sua madre
Anaide vi approva e
benedice!!
(Zazà entra lieta e
si arresta ridendo
francamente come
colta da un’idea
comica)
ZAZÀ
(ad Anaide e
Cascart) Ah,
ah, ah! Che
quadretto! È molto,
è poco Che
m’aspettate
insieme?... Ed i
vicini non
han gridato al
fuoco... ai
ladri... agli
assassini...? Non
credo alla mia
vista...
ANAIDE
(offesa)
L’hai sempre avuta
trista! Ma
tua madre e Cascart
sono persone
piene d’educazione, e
fra noi sedie o
tazze non sono mai
volate!
ZAZÀ
(sorridendo)
Eh!!
ANAIDE
(seria)
Basta – Ei vuol
parlarti –
Io
vo di là.
(a Cascart)
Scusate!
(saluta ed esce
dalla sinistra)
ZAZÀ
Cascart, mio
camerata, mi piace
il rivederti...
Siedi...
CASCART
Son
qui a proporti
affari...
ZAZÀ
(sedendo distratta) Ah!
CASCART
(sedendo a sua volta
presso al tavolo)
M’hanno offerti dei
buoni patti.
ZAZÀ
(sempre con aria
sbadata)
Ah?!!
CASCART
(serio) È
tempo di mettere
giudizio o
tutte le scritture
ci vanno a
precipizio!
ZAZÀ
Offrono?
CASCART
Da
Marsiglia...
ZAZÀ
(balzando) Non
vado in capo al
mondo!
Perché non aI
Tonkino, allora?
CASCART
(la fissa un minuto,
poi prosegue) Io
ti secondo;
t’offro la riconfema
all’Alcazar...
Ti
va?
Malardot per averti
il doppio
pagherà!...
ZAZÀ
(impaziente ed
annojata) Qui?
no; troppo vicino
... troppi amici!
Dovrei ogni
giorno incontrare
... quei
che non vorrei!
udirmi intorno
sempre un volo di
mosconi;
Zazà, Zazà!...
mi
seccano; non cerco
adorazioni Mi
lascino un po’
vivere come
voglio...!
(perdendo la calma)
CASCART
Cioè
come lui
vuole!
ZAZÀ
(severamente)
Questo riguarda solo
me!
(siede volgendo le
spalle a Cascart)
CASCART
(dopo un momento
cercando
riprendere
la calma)
Buona Zazà del mio
buon tempo ascolta: è il
vecchio amico che ti
parla al cuore: non
è il geloso che
domanda amore... ma
l’uom che a la
miseria un dì t’ha
tolta! Per
te sola son qui: per
te rn’increbbe di
veder l’arte tua da
te tradita! Hai
avuto un
capriccio!... e chi
non l’ebbe? ma
il capriccio è di un
dì... lunga è la
vita!!...
ZAZÀ
(come assorta)
Peggio se questa
dolce – illusion non
dura!
CASCART
(incalzando)
T’inganni! se
durasse sarebbe una
sventura!
ZAZÀ
(estasiata)
Fosse tal gaudio
eterno com’ei me
l’ha giurato.
CASCART
Ricco non è: porque no
puedo ver
che
aspetti? porque no
puedo ver
che t’abbia
abbandonato?
ZAZÀ
Niuna promessa:
amore solo Zazà gli
chiese!
CASCART
E
s’anco ti sposasse?
saresti... una
borghese! No:
resta libera: resta
la limpida gola
squillante del
rosignuolo:
serbati all’ilare
tuo ritornello
irresistibile e
civettuolo...!
Serbati al plauso,
alla vertigine, dea
della folla china al
tuo piè. È
questo il vivere, è
questo il bello!
Illusa! destati,
ritorna in te!!
ZAZÀ
(animandosi)
Bello è soltanto il
vivere
sempre con l’uomo
amato!
CASCART
(impaziente)
Tutte le cose
passano...
ZAZÀ
(rivoltandosi) Io
non ho ancor mutato!
CASCART
(incalzando sempre) Ma
puoi cangiare!...
ZAZÀ
Amare un altro?...
CASCART
E
perché no?!
ZAZÀ
Tu
scherzi!
CASCART
(prorompendo) Un
di m’amasti!
ZAZÀ
(gridando) Io?!
non t’ho amato, no!
CASCART
(stupito)
Neghi?
ZAZÀ
(sorridendo quasi
con compassione)
M’illusi, amore non
conoscevo: tutto Che
mi cresceva intorno
era cattivo e
brutto. Ti
conobbi, eri buono;
ti piacqui e mi
piacesti... fui
tua... com’ero
d’altri;
né
tu te ne dolesti...
(Nervosa)
E
dici che t’amavo?
e amor questo è per
te?!
Cascart, lasciami
ridere...
ridi tu
pur con me!!
CASCART
(irritato)
Pazza! tu sogni.
ZAZÀ
Lasciami sognar!
son
paga, e basta.
CASCART
No!
l’ora del risveglio
sarìa per te
nefasta:
Un’altra può
rapirtelo, Zazà!
ZAZÀ
(con impeto di
passione) Io
sfido Iddio a
togliermelo! È mio,
e non lo cedo! è
mio...!
CASCART
Cieca e stolta! e se
avesse un’amante?
ZAZÀ
(come folle lo
afferra
disperatamente
per le mani)
Menti!!...
CASCART
(concitato) No,
dissi il vero, e
costante Fido
amico ti son nel
dolore! Ha
un’amante a
Parigi...
ZAZÀ
(tremante di
emozione, portando
le mani
al cuore, quasi
senza voce)
Ah!... mio core...! Come
sai?... Chi t’ha
detto?...
CASCART
(commosso e turbato) Sei
bianca... Sei
tremante... la voce
ti manca...
ZAZÀ
(insistendo) Chi
t’ha detto? la
prova! la
prova...!
CASCART
Ti
dirò: ma sii calma,
disperarsi che
giova? A
Parigi una sera ero
alle «Varietà»
Milio vid’io con una
donna...
ZAZÀ
Una
donna...
CASCART
Ma
elegante,
distinta...
Pareva
una moglietta... Li
rividi all’uscita,
poi montarono in
fretta in
carrozza... e
ridevano...!
ZAZÀ
Ridevano! e non sai
altro?
CASCART
Non
basta?
ZAZÀ
(al colmo
dell’orgasmo)
Infatti, chi
potrebbe esser mai fuor
che un’amante?
(scoppiando)
e
questo sapevi? e me
lo dici Ora
soltanto! Adesso che
sono là, felici, a
Parigi ad amarsi!
CASCART
Non
m’ascoltavi!
ZAZÀ
Ed
io son qui a
rodermi!...
(urlando)
Bene
non finirà, per Dio!
(Anaide appare
sull’uscio
a
sinistra
e si avanza)
ANAIDE
Dite
figliuoli... che mai
succede?
ZAZÀ
(disperatamente) Egli
ha un’amante...
ANAIDE
(stupefatta)
Cascart?!
ZAZÀ
(in collera) Si
vede che voi vivete
dentro la luna!
Milio ha un’amante!
ANAIDE
(scattando) Oh!
che fortuna.
(correggendosi
tosto)
Cioè
che scandalo!...
ZAZÀ
Che
infamia, intendi?...
CASCART
Non
sei sua moglie,
poi...
ZAZÀ
(furente) Lo
difendi?
ANAIDE
(scandalizzata)
Cascart! davvero mi
meraviglia!
Voi sì
corretto!
(drammaticamente)
Povera figlia...
ZAZÀ
No,
non dovea tradirmi.
– Io non l’avea a un
falso amor forzato.
Quando mi davo a lui
non gli chidea se
fede avria
serbato!... Io
non li avevo chiesti
i giuri suoi... le
promesse... i
sospiri... i
sogni... e poi... Ah!
Cascart... quanto
soffro...
quanto male mi fa!
(scoppia in pianto e
cade
fra le braccia
di Cascart)
CASCART
(commosso) Hai
ragione;
ti calma, è
una malvagità...
ZAZÀ
(sempre piangendo) Oh!
sì.
CASCART
Convien punirlo!...
ZAZÀ
Sì,
sì!
CASCART
Piantarlo!
ZAZÀ
(decisa
sciogliendosi
dall’abbraccio) Ah
no!!...
CASCART
Che
farai?
ANAIDE
Figlia mia, la
dignità...
ZAZÀ
Non
l’ho! Me
ne infischio!!
Lascarlo?... ora vi
mostrerò.
(chiama mentre corre
alla toletta)
Natalia!
ANAIDE
Che
vuoi fare?
CASCART
Ma
insomma...
ZAZÀ
Natalia!
(Natalia entra dalla
destra)
il
cappello, il
mantello... fa
presto... vado via!
(Natalia esce dallo
spogliatojo
e torna con gli
effetti di Zazà)
ANAIDE
Ma
pensa...
CASCART
Rifletti!
ZAZÀ
Io
parto.
ANAIDE
Che
tenti?
ZAZÀ
Lo
seguo a Parigi!
CASCART
Ma
calmati, senti...!
ZAZÀ
Saper voglio il
vero!
ANAIDE
E
sola tu vai?
ZAZÀ
(a Natalia che le ha
portato il cappello
e il mantello) Su,
su, Natalia, tu meco
verrai; ma
spicciati presto!
(Natalia esce)
CASCART
Zazà, via,
m’ascolta,
t’invito a
riflettere un’ultima
volta.
ZAZÀ
Di
frasi e ragioni or
più non è l’ora!
ANAIDE
Ascolta i consigli,
tua madre t’implora!
ZAZÀ
(a Natalia che
ritorna in
cappello
e scialle con una
valigia) Sei
pronta? partiamo!
CASCART
Zazà!...
ANAIDE
Figlia mia!...
ZAZÀ
Bisogna ch’ei scelga
–
O me o l’altra...
Via!!
(Prende per la mano
Natalia e la
trascina
rapidamente. –
Anaide levando le
braccia
va verso l’uscio
donde Zazà è
partita. –
Cascart siede con un
gesto desolato)
ATTO
TERZO
(Il salotto di Milio Dufresne a
Parigi, Riva
di Mazzarino: mobili elegantissimi;
pianoforte a coda nel mezzo colla tastiera
verso il
fondo della scena; poltroncine,
causeuses,
divanetti all’ingiro; a destra
finestra che
dà verso la Senna; innanzi
alla finestra elegante
scrivania sulla
quale, tra le altre carte, sarà
una lettera
colla busta lacerata; in fondo, nel
mezzo
porta che dà nell’anticamera;
altra porta a sinistra che dà negli
appartamenti)
MILIO
(solo, in costume da
viaggio, è seduto
al tavolo presso la
finestra a destra;
sta ordinando alcune
sue carte, sparse
alla rinfusa sullo
scrittojo;
dopo rimane
un
momento come
malinconico ed
assorto, la testa
fra le mani) Oh
mio piccolo tavolo
ingombrato sì
come è ingombro di
sgomento il cuore!
domani a
Saint-Etienne sarò
tornato...
l’ultima volta... a
salutar l’amore!... Come
dirle ch’io parto?
oh
come fare a
lasciarla?
a
mentire? il labbro
mio come
le giurerà di
ritornare
mentre che il cuore
le dirà l’addio?... Mai
più, Zazà, raggiar
vedrò da
gli occhi tuoi la
fiamma de l’amor!... e
mormorar mai più
t’udrò
calde parole,
stretta sul mio
cor... Oh
baci, oh nostre
tenere ebbrezze,
notti incantate,
lunghe carezze
sereni dì! Il
nostro amore è
naufragato, e ci
ha travolti l’onda
del fato!
Tutto finì!...
SIGNORA DUFRESNE
(entrando dalla
porta a sinistra,
seguita
da Marco, il
cameriere) Ecco
son pronta,
Milio,...
(ai cameriere)
la
valigia è al suo
posto?
MARCO
È
giù nella carrozza.
MILIO
(si è alzato, ha
preso il cappello,
il soprabito, alcune
carte)
Bene, scendiamo
tosto...
SIGNORA DUFRESNE
(a Marco)
Vegliate a tutto...
(fa per avviarsi,
poi si trattiene
ancora)
oh,
Marco,... mi
scordavo ...
Aspetto una signora
Dunoyer... Se
giunge,
trattenetela: le
dite che
tornerò... che sono
alla stazione...
MARCO
Sta
bene.
SIGNORA DUFRESNE
(fa qualche passo
poi si rivolge)
Ricordate...
(sillabando)
Dunoyer...
(esce con Milio. Marco li accompagna
e compare in
anticamera con essi;
poi
ricompare)
MARCO
Dunoyer?... Chi
è?... Ora
veniamo a noi!
(Va al tavolo a
destra, apre il
tiretto,
prende la scatola
dei sigari del
padrone,
ne sceglie uno e lo
accende)
La
fumatina solita...
(aspirando il fumo;
da buon conoscitore)
Peuh! non c’è male,
poi!...
(prende un giornale
dal tavolo)
Ora
un po’ di notizie
politiche:
fa
bene!...
(Si sente il canto
delle lavandaje,
come
venendo di sotto
alla finestra,
accompagnato dai
colpi di battitojo,
mentre Marco va al
canapè a sinistra e
si
allunga per leggere
comodamente)
LE LAVANDAJE
(giù dalla Senna)
Perché soletta sei
laggiù?
Margot?
Sparve il riso dal
tuo viso. Il
tuo ben fuggì né più
torna qui! E
canti il labbro non
ha più! Ma
rinnovare amor si
può
Margot
Prendi il mazzuol,
ritorna ancor. Come
l’onda fugge amor. Ridi
con noi – Margot!
(risate e colpi di
mazzuolo)
MARCO
Ecco
la nenia solita che
dalla Senna viene! Oh,
queste lavandaie!...
(si sprofonda nella
lettura del
giornale)
Toh!
il Ministero a
terra! Ho
piacere...
gli ho
sempre fatta
un’atroce guerra! Ma
già... cadranno
sempre camere e
ministeri se
non vanno alla
Camera...
dei
bravi camerieri!
(volta pagina; s’ode
una scampanellata,
Marco non si
scompone e seguita
a leggere)
Caspita! suono
energico!...
l’articolo mi piace;
La Destra
(nuova
scampanellata,
Marco
butta via
sigaro e giornale)
Non
c’è proprio un
minuto di pace!!...
(esce dal fondo. Entrano Zazà e
Natalia con Marco
dopo un istante)
MARCO
(introducendole, a
Zazà) Lei
dunque è la signora
Dunoyer?
ZAZÀ
(coglie l’occasione) Sì,
si, Dunoyer...
MARCO
Sia
buona di trattenersi
qui un istante:
madama è andata alla
stazione;
accompagna il
signore che parte
per Lione.
ZAZÀ
Grazie: l’aspetterò.
(Marco saluta ed
esce dal
fondo
chiudendo la porta)
NATALIA
Che
turbamento!...
ZAZÀ
Tremi?
Perché?
NATALIA
Se
dalla casa ci
scacciano?...
ZAZÀ
Che
temi? Non son io
forse teco?
NATALIA
Voi?
che potreste fare?
in casa sua?
ZAZÀ
La
loro casa la puoi
chiamare! Il
domestico ha detto:
il signore...
madama... qui
fiorisce l’idillio!
qui si sorride ed
ama!!
NATALIA
Ebben, fuggiam,
signora:
ormai tutto, v’è
noto...
ZAZÀ
Perché fuggir? sei
folle:
tutto m’è invece
ignoto!...
NATALIA
(dopo una pausa,
guardando il
salotto) Han
scelto un
incantevole
elegante
soggiorno...
ZAZÀ
Più
del mio... Troppo
bello!...
NATALIA
Perché?
ZAZÀ
Guardati intorno: Non
odi la tacita stanza da
un’onda di baci
pervasa? non
senti l’acuta
fragranza
d’amore, che corre
la casa? È
un’orma invisibile,
un segno di
giunco sul lido del
mare... ché
ove la donna ha suo
regno un
nulla può tutto
svelare!... Lo
vedi quel cantuccio?
I cuscini!... il
divano? là
s’abbraccian la
sera, si stringono
la mano e si
parlan d’amore!...
Oh, li vedo, son là, e
non posso
dividerli!... –
Folle divengo già!
NATALIA
Posson udir,
calmatevi...
signora!...
ZAZÀ
(mal contenendosi) Chi
sarà
questa donna?... Se
il servo
interrogassi...
(gli occhi suoi
cadono sulla lettera
ch’è
sul tavolo;
sordamente)
Ah!
NATALIA
Che
è?
ZAZÀ
Guarda: una
lettera... sopra
quel tavolino...
NATALIA
(si avvicina al
tavolo e si
china a
leggere
la soprascritta) « A
madama Dufresne,
riva di Mazzarino »
(spaurita)
È
ammogliato!...
signora, signora...
andiamo via!
ZAZÀ
(fissando la
lettera, convulsa,
angosciata,
con voce spenta)
Ammogliato?!
No, è
l’uso, vivendo in
compagnia di
dare il proprio
nome...
(poi afferrando
convulsamente la
lettera)
Tra
poco lo saprò!
NATALIA
(spaurita,
supplichevole) Non
l’oserete!?
ZAZÀ
(risoluta) È
aperta... e poi?...
Venni per ciò!
(legge rapidamente)
«
Quando, amica, a
Parigi verrà vostro
marito »
(lascia cadere la
lettera, accorata
dalla
subìta rivelazione)
Dunque è vero?...
Ammogliato!...
Non
aveva
mentito quel povero
Cascart...
Ammogliato?!...
NATALIA
Signora, buona
signora, andiamo...
Perché soffrire
ancora?
tutto è scoperto...
ZAZÀ
(come pazza)
Andare? No: qui
restar conviene: Egli
è certo già stanco
di queste sue
catene! Me
sola ama! io
l’aspetto ferma;
egli giungerà,
lascerà la sua
sposa...
e meco
partirà!
NATALIA
(bruscamente
scuotendola) Ah!
vengono...
(La porta a sinistra
si apre; una bambina
entra senza vedere
le due donne e va
verso l’etagére
vicino al piano per
cercare
della musica)
(A bassa voce,
rapidamente)
Signora... guardate:
una bambina.
ZAZÀ
(nello spavento)
Dove? chi è?
NATALIA
Signora,... certo è
la sua piccina: è
sua figlia!...
ZAZÀ
Sua
figlia!...
(La bambina si
accorge delle
straniere
e resta interdetta)
NATALIA
Le
abbiam fatto
paura...
ZAZÀ
Parlale tu... non
oso...
NATALIA
(osservando Totò) Che
dolce creatura!
(parlando alla
bambina)
Signorina, vi
abbiamo spaurita?
TOTÒ
(sempre
semplicemente) No,
signora, venivo al
pianoforte...
NATALIA
Vi
disturbiamo...
TOTÒ
No... la mamma è
uscita:
l’aspettate?
NATALIA
Da
un pezzo... Ora più
corte
saran l’ore con
voi...
TOTÒ
(confusa)
Signora, come siete
gentile...
(Fa cenno a Zazà ed
a Natalia di sedere
e siede anch’essa
nel mezzo)
ZAZÀ
(facendosi forza)
Angioletto, il tuo
nome?
TOTÒ
Antonietta Dufresne
è il nome mio... ma
mi dicon Totò...
ZAZÀ
(con soavità)
Totò... Perché?
TOTÒ
E un
nome caro al
babbo... E voi?
ZAZÀ
Ed
io... mi chiamo
Zazà... signora
Dunoyer!...
TOTÒ
(con leggiero
rimprovero) Ah,
no! perché mentite!
ZAZÀ
(contrariata) E
che... tu puoi...
TOTÒ
Io
la conosco...
non
somiglia a voi... è un
peccato il mentir!
ZAZÀ
Bimba, m’offendi!
TOTÒ
(riflettendo)
Siete un’altra
signora Dunoyer!?
ZAZÀ
Un’altra Dunoyer...
Ora m’intendi!
TOTÒ
Voi
mi date del tu?
Perché?
ZAZÀ
Perché... tu
rassomigli...
voi
rassomigliate ad
uno... che amo
tanto...
TOTÒ
Uno
che amate? io
somiglio a papà...
lo conoscete?
ZAZÀ
(con slancio)
No!...
TOTÒ
Mi
vuol tanto bene,...
è tanto buono... io
da sei mesi nol
vedea, sapete...
ZAZÀ
Sei
mesi!...
TOTÒ
Or
lo rivedo e lieta
sono...
Presso la nonna in
Algeria siam
stati...
babbo, al ritorno,
al circo ci ha
portati... Ma
insieme a noi tra
breve partirà.
ZAZÀ
(ansiosa) E
dove andate?
TOTÒ
In
America.
ZAZÀ
(commossa)
Ah!...
TOTÒ
(passando ad altro)
Vostro marito dove
sta?
ZAZÀ
(imbarazzata) Non
l’ho...
TOTÒ
(con interesse) Non
avete neppure una
Totò? Oh,
vi compiango: siete
tanto mesta...
ZAZÀ
Sono
vedova... sola...
abbandonata... Una
bambina al cielo io
l’aveva chiesta,... ed
il cielo, Totò, non
me l’ha data! S’io
l’avessi, Totò,
l’adorerei... come
adorata dal tuo
babbo sei...
TOTÒ
Certo che mamma e
babbo
amano assai la
piccola Totò!...
V’ama, signora, la
vostra?
ZAZÀ
(con profonda
tristezza)
Mamma?! io non l’ho
avuta mai!
Mamma usciva di casa
in sull’aurora... ed
ero sola... fin che
ritornava... Ma
la sera... al
ritorno...
TOTÒ
(interessandosi) Vi
baciava?
ZAZÀ
(dolorosamente) No:
non volea
destarmi... Avea
ragione:
c’era sì poco da
vedere al mondo! Lo
sai, piccina mia? ci
son persone Che
devi amare d’un amor
profondo! sono
cattive... e il
mondo le
disprezza... pure
han tanto
sofferto... in
fanciullezza...
TOTÒ
(con interesse
crescente) I
bimbi senza pane e
senza tetto?
ZAZÀ
(amaramente) Vi
sono bimbi ai quali
manca
molto più!...
TOTÒ
(alzandosi ed
andando verso di
lei) Sono
i bimbi che non han
l’affetto del
babbo?...
ZAZÀ
I
bimbi senza padre...
hai colto!
(con le lagrime agli
occhi
abbracciando
Totò)
Questa per un
fanciullo è la
maggior sventura! Ma
tu... vivi
tranquilla... soave
creatura; il
padre tuo...
nessuno... ti
strapperà!...
TOTÒ
(guardandola)
Signora...
piangete?...
ZAZÀ
No,
non piango...
Un
ricordo m’accora...
(levandosi come per
nascondere
la sua
angoscia)
A
studiar tu venivi...
Ti prego: suona un
poco...
TOTÒ
Non
oso:
di me certo voi
vi farete gioco!...
ZAZÀ
(protestando)
Totò, che dici!...
TOTÒ
Allora, suono un’Ave
Maria; è
bella e piace tanto
alla mammina mia.
(Totò parlando si è
accostata al
pianoforte,
lo apre,
sceglie un foglio di
musica, e siede)
ZAZÀ
(mal frenando il
pianto) Sì,
Totò, va!
(cade sul divano a
sinistra piangendo a
dirotto mentre Totò
comincia a suonare
l’Ave Maria di
Cherubini)
NATALIA
(piano, sorreggendo
Zazà)
Coraggio!...
ZAZÀ
È
finita!...
Ammogliato... e un
angiolo ha per
figlia!...
ho
sognato... ho
sognato...
(Totò tutta assorta
nel pezzo
non s’accorge di
Zazà che accasciata
dal
dolore piange
dirottamente)
Dir
che ci sono al mondo
creature nate
fra gli agi e contro
il mal protette, che
a l’uom prescelto se
ne vanno pure
spose felici e madri
benedette! E
non son paghe! E
ignorano i dolori di
noi cresciute al
freddo ed alla fame che
stanche alfine di
cotanti orrori
cerchiamo scampo ne
la vita infame! Noi
siam le maledette!!
il nostro cuore alla
speranza invano si
aprirà. Il
mondo ci rifiuta
anche l’amore!...
Quanto dolor!... di
me che addiverrà?!!
TOTÒ
(levandosi dal
pianoforte) Ho
finito! baciatemi...
(Zazà la bacia
ardentemente)
Non
piangete!
(in ascolto, udendo
rumore
nell’anticamera)
È
mammà.
(va verso l’uscio
del fondo)
NATALIA
Dio!
che succede adesso?!
ZAZÀ
(levandosi e
rassicurandola)
Nulla
(La porta si apre.
La signora Dufresne
appare e resta un
po’ interdetta
vedendo
delle straniere, poi
si avanza mentre
Zazà a parte)
Oh,
come è bella!
(salutando)
Voi,
signora, aspettavate una
signora Dunoyer...
È
il nome mio. Noi
di porta ci siamo
sbagliate...
Volli spiegar
l’equivoco e restai.
Intanto con la bimba
conversai... È un
angiolo!... Felice
voi... Men vo...
(andando verso
l’uscio seguita da
Natalia)
Scusate!
TOTÒ
(presso alla sua
mamma)
Addio, signora...
ZAZÀ
(rivolgendosi con
intensa emozione)
Addio, Totò!...
(Zazà e Natalia
escono. Totò
corre
ad
abbracciare la madre
che sembra
interrogarla
confusa)
ATTO
QUARTO
/Il salotto di Zazà come nel
secondo atto.
(Anaide seduta
presso al tavolo. Malardot
inquieto in piedi
vicino a lei)
MALARDOT
Così, nessuna nuova?
ANAIDE
Forse verrà più
tardi; non
so... qualche
disgrazia forse?
Dio
ce ne guardi!
MALARDOT
Non
si dovea lasciarla
allontanare
nemmen di quattro
passi! Con
quei nervi, vi
pare...?! Ora
mi avete messo in un
impiccio serio!
mi
mangio il meglio
degli incassi
per
ogni suo capriccio!! Jeri
sera, ad esempio:
hanno imparato che
Zazà non cantava...
e m’han piantato!
ANAIDE
(balzando in piedi)
Qualcuno! s’apre
l’uscio... È lei...!
(Anaide scompare,
correndo incontro e
poscia rientra in
iscena con Zazà, che
camminando quasi
automaticamente,
traversa la stanza
senza vedere
Malardot.
Zazà si getta sulla
sedia
presso al
tavolo
come oppressa;
Malardot destra
impacciato. Dalla
destra in fondo
entrano Cascart e
Natalia
che
rapidamente sembra
mettere Cascart
al
corrente
dell’avvenuto a
Parigi)
ANAIDE
(accompagnando Zazà)
Figliuola mia! Mia
Zazà...!
ZAZÀ
(sedendo)
Buondì, mamma...
ANAIDE
(riprende una sedia
e siede come per
cominciare un lungo
discorso) Che
orribile agonia! Ma
tu ci darai subito
notizie...
Stavo in pena...
ZAZÀ
Oh
no, mamma, non
posso... Mi
reggo in piedi
appena:
tutta notte ho
vegliato...
Racconterò... ma
dopo!
ANAIDE
(insistendo)
Vorrei...
ZAZÀ
Lasciami in pace.
(volgendosi scorge
Malardot –
irritata e sorpresa)
Voi
qui! per quale
scopo?
MALARDOT
(imbarazzato)
Io... venivo a
sentire...
ZAZÀ
(amaramente) Oh!
già lo so!... se
canto?!!! Voi
pagate! Che importa
a voi se
ho il cuore
infranto! se
sono inferma e
stanca?! La
tasca delle imprese ci
mette anche le
lagrime...
sul
conto delle spese! Sì,
canterò...!
(levandosi, ad
Anaide)
Ma
portalo, mamma,
lontan di qua!
MALARDOT
(scusandosi) Io
non pensavo...
ZAZÀ
(a Malardot)
Andate...
(a Anaide)
Mamma... va via!
va... va...
(Anaide esce con
Malardot.
Zazà ricade spossata
sul canapè)
NATALIA
(a Cascart,
dolcemente)
Signore! è adesso la
vostra volta...
ditele qualche –
mite parola... se
voi non siete chi la
consola?
CASCART
(un po’ risentito,
bonariamente,
avanzando) Che
debbo dirle – se non
m’ascolta?
ZAZÀ
(supplichevole) Ah,
tu non puoi,
Cascart, dire
così... i
tuoi consigli io
seguirò...
Sei
tu ch’io stimo!
Oh,
mio Cascart, non
reggo più...
perdo la testa! Che
far debbo?...
Di’!?
(Natalia esce dalla
sinistra)
CASCART
(commosso)
Zazà, piccola
zingara,
schiava d’un folle
amore, tu
non sei giunta al
termine
ancor del tuo
dolore!
Quanto convien di
lacrime che
sul tuo volto scenda pria
che il tuo solo ed
umile
pellegrinar
riprenda! Tu
lo credesti
libero... or
la speranza è
spenta... Ora
sei tu la libera, e il
tuo dover rammenta! Ahi!
del sognato idillio
sparve l’incanto a
un tratto! una
manina d’angelo
indietreggiar t’ha
fatto!
ZAZÀ
(come mormorando) Ah,
quella figlia...
CASCART
Piangi la pace tua
svanita... Ma
rammenta che un
altro dovere
hai
nella vita:
Quell’uomo ha una
famiglia... Rendilo!
ZAZÀ
Abbandonarlo?
CASCART
È
tuo dovere: rendilo!
Che?... Non vorresti
farlo?
ZAZÀ
Ciò
non dissi...
CASCART
Che
pensi?
ZAZÀ
Nulla... che lo
farò...
dovessi anche
morire... oggi.
Gli parlerò...
CASCART
No!
non vorrai
riceverlo?
ti
rovini!...
ZAZÀ
Ha
promesso di tornare
oggi!
CASCART
Pazza tu, che glie
l’hai concesso!
Pazza le mille
volte!...
Se lo
vedi... sei persa!
Scrivigli...
se gli
scrivi la cosa è
assai diversa... Egli
sen va... tu
all’arte ritorni
come pria...
ZAZÀ
Non
sarebbe cortese...
CASCART
(brutale)
Parli di cortesia?! Qui
si tratta di moglie,
di figlia, di
dovere!
NATALIA
(entrando in fretta) Oh
signora, signora...
Venitelo a vedere... il
signor Milio è
all’angolo della
via...
ZAZÀ
(corre alla
finestra)
Milio!
NATALIA
È
là; ei
conversa ridendo con
il signor Courtois.
ZAZÀ
(con gioja
delirante) Mio
Cascart, ti
ringrazio dei tuoi
consigli... di... li
seguirò... ma parti,
ch’ei non ti trovi
qui... va... va...
CASCART
Men
vo: Ma presto su te
discenderà
l’ora del
pentimento!...
Ahi
povera Zazà!...
(esce)
ZAZÀ
Natalia, guarda! si
vede che ho pianto?
NATALIA
Anzi
non fosti mai bella
così!
ZAZÀ
La
colazione preparagli
intanto...
(osservando intorno)
Dio!
quale orrendo
disordine, qui! Ei
che a Parigi ha quel
ricco salotto...!
(volgendosi)
Sulla poltrona m’hai
lasciato il busto?!
(accenna il tavolo)
Vedi; quel pajo di
scarpe là sotto!
NATALIA
(prendendo il busto
e le scarpe) Siam
giunte or ora, poi!
mi sembra giusto!
ZAZÀ
Taci...! la
polvere... sul
pianoforte!
l’accappatojo sul
paravento...
(si serve
deIl’accappatojo per
pulire il
piano. –
Scampanellata: Zazà
si rivolge)
E
quel cappello...
(indicando quello
sulla campana
dell’orologio.
Natalia sempre
tenendo le scarpe e
il
busto
corre a
cercare il cappello
quando
si volta,
Zazà le
getta l’accappatojo;
allora Natalia
va a
gettar tutto nello
spogliatojo, ne
chiude
la porta e
corre a
destra ad aprire a
Milio)
ZAZÀ
(dando un ultimo
sguardo) Per
buona sorte
tutto è a suo
posto... Dio! che
momento!
(Milio appare sulla
porta)
Eccoti, amore e
vita! Deh,
ch’io ti guardi e
baci:
oh, t’amo:
ancor ti stringono
le braccia mie
tenaci!
MILIO
(abbracciandola) Che
hai? perché
m’abbracci
sì
forte, stamattina?
ZAZÀ
Oh,
il cattivo!
io
son sempre uguale a
te vicina!
MILIO
No:
conosco i tuoi baci;
so
del tuo amore
immenso:
(Natalia prepara la
tavola)
T’amo troppo,
e il
mistero indovinare
io penso!
ZAZÀ
(in un abbraccio
lungo)
M’ami troppo? Mai
quanto basta!...
Ti
par tedioso l’umor
mio?... E
che ho fatto un
sogno tormentoso! Tu
non m’amavi più... non
ti vedevo più... Dei
dolci tempi andati, dei
baci innumerati, del
nostro amor che fu,
altro non rimanca
che una parola... anzi
due voci e una
minaccia sola: Mai
più! E
ridestandomi – ancor
ti vedo!
m’ami, ai tuoi baci
– ancora io credo! Come
felice, – Milio, mi
fai...
lasciami piangere...
MILIO
(asciugandole gli
occhi)
Zazà, che hai?
ZAZÀ
Nulla: i miei nervi!
solita storia! Non
ti dar pena ...
facciam baldoria!
Vogliamo ridere ...
far vita lieta... Hai
appetito?
MILIO
Come
un poeta!
ZAZÀ
(gridando a Natalia)
Presto! servi! E tu
siediti, come
sedesti, qui,
all’indomani della
Rivista di
Bussy...
(Natalia serve. Zazà
fingendo
calma
ed allegria)
Come
la prima volta!...
Che
notizie mi porti da
Parigi?
MILIO
(allegro) Le
solite: le nascite,
le morti, le
corse... oh! mi
scordavo; i cani
ammaestrati al
circo!
ZAZÀ
(interrogando
ansiosa) E ci
sei stato?
MILIO
Cioè: ci siamo
stati!
ZAZÀ
(contenendosi) Ci
siete
stati!...
MILIO
Avevo due miei amici
meco...
ZAZÀ
(fissandolo seria) Due
amici?
MILIO
Che
hai?...
Mi fissi e
mi fai l’eco!
ZAZÀ
Nulla; pensavo che
sono felici di
venire a teatro con
te; quei tuoi amici!
Zazà, tu non la
prendi, Zazà!...
MILIO
Tu
hai ragione....
Vuoi? stasera...
ZAZÀ
(vivamente) Ah,
davvero?
MILIO
Ho
visto il cartellone
che
annuncia una
commedia...
Quindici giorni fa
ero...
ZAZÀ
(interrompendo) Con
un amico...
MILIO
Ero...
ZAZÀ
(come sopra) Alle
« Varietà ».
MILIO
(fissandola) Che
hai?
ZAZÀ
Sono
nervosa...
Cascart
jeri è venuto a
propormi
Marsiglia...
ed io
non ho voluto...
MILIO
Perché?
ZAZÀ
Non
hai affari laggiù da
quelle parti...
MILIO
Ed
io delle scritture
non voglio più
privarti... Il
mio viaggio...
ZAZÀ
(scattando, si alza
e passeggia nervosa)
Alfine!!... Eccolo
il gran discorso!!
Morivi se di nuovo
non lo mettevi in
corso!! Il
tuo viaggio!!!
invero che ci
mancava questo!...
MILIO
Via,
ti calma, bambina
sai che ritorno
presto... fra
tre o quattro
mesi...
ZAZÀ
O
cinque, o sei...
Che
fa?
Misura forse il
tempo la gelosia?!
MILIO
(con rimprovero)
Zazà... tu sai che
parto solo!
ZAZÀ
(si volge impetuosa)
Solo? Tu menti!
Vai...
bugiardo! Con tua
moglie
parti!!...
MILIO
(levandosi sorpreso) Mia
moglie!... Sai?!...
(Ricade seduto. Un
silenzio)
ZAZÀ
Ebbene, si, so
tutto!
Che hai
moglie... che mi
fuggi!
(un silenzio)
Senti; io non vo’
dolermi di ciò:
tu
non sapevi il
futuro...
Mi
dolgo di ciò che in
me distruggi! So
che nel mio destino
entrar tu non
dovevi!
Perché m’hai tanto
amata!... Perché!...
MILIO
Zazà!
ZAZÀ
Ah!
no; tu
non avevi il diritto
di fare tutto ciò! La
mia vita era quella
che tu sai... io
sorridevo... non
pensavo al male... tu
m’apparisti
allora... e
t’adorai,
dolce amor mio
fatale! E
sognai di passar
lieta al tuo fianco, una
vita d’amor
rigenerata! e mi
vedevo già col crine
bianco
sposa e madre
adorata!... Come
tornar qual fui,
dopo
tal sogno?! del
mio passato io
stessa mi vergogno!! No,
tu dovevi dir la
verità... Che
non t’avrei amato...
allor!...
MILIO
Zazà!
ZAZÀ
(cade tra le braccia
di Milio, piangendo) No!
tu lo sai ch’io
mento; che
t’avrei sempre
amato! eri
il mio solo ed unico
amor predestinato! Ma
mi dovevi, o Milio,
il pianto
risparmiare
d’una felicità...
che non potevi dare!
(Cade sul canapè
piangendo a
dirotto. Milio è
presso a lei)
MILIO
Zazà, tu
mi rimproveri
d’averti troppo
amata?
Forse io potea
riflettere?
Tu
mi domandi ciò! La
tua carezza prima
forse m’hai tu
negata?
Forse potevo amarti
diversamente? No!
Dimmi: ho avuta la
forza io di
lasciarti? di
fuggire lontano!...
Io sono qui,
presso le labbra
tue, chino a
baciarti, a
desiarti, come il
primo dì! No!
mia colpa non è.
Eravam nati
l’uno per l’altra:
era fatalità!
bisognava non
essersi incontrati, per
non volersi bene, o
mia Zazà!
(A poco a poco egli
si è seduto su di
una
sedia dietro il
divano, e a questo
punto
Zazà, piegandosi
indietro, si trova
fra le
sue braccia,
piangendo)
ZAZÀ
(in lacrime,
perdutamente) Sì!
sì!
MILIO
(susurrando,
tenendola tra le
braccia) Tu
sei buona; m’hai
tanto adorato...
ZAZÀ
E
sempre t’adoro...!
MILIO
Tuo
sempre son stato! lo
sai...!
ZAZÀ
So
che parti... mi
lasci...
MILIO
Ma
torno!...
ZAZÀ
Amor
che finisce non ha
più ritorno!
MILIO
Che
pensi?
ZAZÀ
(risoluta) Non
torni!...
L’ha
detto... Totò!...
MILIO
(levandosi
bruscamente)
Totò!!... Tu hai
veduta mia figlia!!
ZAZÀ
Sì...
MILIO
No...
Smentisci!
Ma dove?
(silenzio)
Ma
dove?
ZAZÀ
Da
te!
MILIO
Sei
stata a Parigi?!
sei
stata da me?!
ZAZÀ
Sì...
MILIO
Hai
visto mia moglie?
ZAZÀ
L’ho
vista!
MILIO
Hai
parlato?
ZAZÀ
Sì!...
MILIO
Questo delitto hai
compiuto?
Hai
osato...!
ZAZÀ
(levandosi diritta,
terribile) Io!
... perché no?
MILIO
(con furore
crescente) Che
hai detto?
che hai
fatto, malaccorta!
ZAZÀ
Nulla!
Ma s’io son
quella che adori,...
che
t’importa?
MILIO
Che
le hai detto?
hai
potuto la pace sua
turbare?
ZAZÀ
Ah,
come l’ami! Vedi
l’ami! non
puoi negare!!
MILIO
(cercando scuse) È
mia moglie... e tu
sei...
ZAZÀ
(fra l’ira e i
singhiozzi) Lo
so!... sono un piaga
putrida, che tu celi
giù nel tuo cuor
profondo! Lo,
so; sono una stolta
che col suo pianto
paga il
marchio dell’infamia
che la segnò nel
mondo! «Mia
moglie!» quando hai
detto «mia moglie»
hai
detto tutto! Va,
che mi bolle il
sangue! Non
vale il mio più
brutto costume di
cantante,
quella tua donna!...
Va!
MILIO
(folle) Tu
osi...!
ZAZÀ
Oso!! Le ho detta
tutta la verità!
MILIO
Le
hai parlato? Ah,
l’infame!
Tu
non le hai detto...
ZAZÀ
Ho
detto tutto: sì,
tutto! I
nostri baci,
l’ardente affetto, le
notti innamorate;
sai? le
follie!...
Che
sei mio, tutto
mio!...
MILIO
(l’afferra come per
batterla,
poi la
getta a terra,
urlando)
Sgualdrina!
ZAZÀ
(a terra) Ah,
come l’ami, lei!!!
(silenzio)
MILIO
(tremante di rabbia,
con voce soffocata,
mentre prende il
soprabito ed il
cappello) Ed
ora io mi domando
come, vicino a te,
potei scordar la
dolce mia buona
creatura; come
insozzare il nome
mio, ch’ella porta,
e me
in quell’immondo
amplesso
della tua carne
impura!
(Zazà poco a poco si
alza e si
ritrae
verso
il caminetto a
sinistra)
Oh!
tu m’hai ben guarito
dalla fatal follia! Ora
chi sei conosco;
so
il fondo dei tuo
cor! e al
rientrar domani
nella dimora mia,
d’averti conosciuta
mi resterà il
rossor!
(Va a passo
concitato
sino alla
porta
a destra)
ZAZÀ
(in uno sforzo
ultimo)
Basta! non più!
Ritorna pur nella
tua dimora: vi
troverai la pace...
MILIO
(che stava per
uscire, ritornando
indietro vivamente) Che?
ZAZÀ
Nulla io dissi...
MILIO
Allora, Zazà, perché
mentire?
ZAZÀ
Nulla han saputo...
Io sola
(senza voce)
or
so quanto volevo...!
MILIO
Zazà, una parola!
ZAZÀ
Tua
moglie... tu
l’ami... mi basta!
MILIO
(appressandosi)
Zazà!
ZAZÀ
Va
via!
vorrei dirti
che t’odio e ti
sprezzo! Non
posso: ma parti: mi
metti ribrezzo...
Va... taci...
(lo respinge)
MILIO
(dopo un istante di
lotta,
disperatamente)
Ah!?!
(Fugge)
(Un silenzio)
ZAZÀ
Che
ho fatto?
(corre alla porta)
Egli
parte! egli va? Non
torna indietro...
(esce correndo
nell’anticamera
e la si sente
gridare)
Milio! Milio!
(nessuna
risposta. Rientra)
Ed
io l’ho scacciato!
(Un’idea)
Ah!
posso, richiamarlo!
(corre alla
finestra)
Dio!
(chiama)
Milio!!
(Un lampo di
speranza)
S’è
voltato!...
(disillusa)
No...
(chiamando più
forte)
Milio! torna!
Milio...
(Lo segue
coll’occhio come
nell’Atto II)
È
all’angolo... È
sparito!
(disperata)
Sparito! E non
ritorna...
mai
più! mai più!
Tutto è finito!
(Cade seduta sui
gradini
della
finestra piangendo)

|
ACTO
PRIMERO
(Escenario del
Café-Concierto Alcázar de
St. Etienne. Más de la mitad
de la escena
a la
izquierda, representa el
camerino de Zazà.
A la derecha de
la escena, al
frente, una mesa con varias sillas
para los asistentes
al
espectáculo
que
tienen libre acceso
a la escena.
En el rincón,
siempre adelante y a
la derecha,
la puerta de
acceso
a la sala. Todo el lado
derecho de la escena,
cerca de los bastidores,
está ocupado en
sentido longitudinal por
el
fondo que a
través de una puerta da sobre
el escenario del
Café-Concierto. Frente a
esta
puerta, también en
sentido longitudinal,
hay
un decorado que
oculta al público que
se
supone está en la
sala. El fondo de la
escena que
representa la otra pared lateral
del
escenario, está
obstruida por bastidores,
decorados
enrollados, objetos escénicos,
etcétera. En el camerino de Zazà, al que se
entra por una puerta situada en
medio de la
escena,
casi frente a la
mesa, hay dos o tres
sillas y un biombo; y colgada
de la pared,
ropa de
Zazá. Al alzarse el
telón, la puerta
que
da al escenario está abierta, y
se ve a
Floriana que
saluda mientras se
sienten
aplausos y
gritos de bis. Floriana vuelve a
salir a
escena, y
como la puerta permanece
abierta, se la
oye
cantar su copla acompañada por la
voz de la
multitud. Mientras tanto,
Michelin, Courtois y
otro caballero, junto
con Claretta, con
breves ropas de cabaret, se
sientan a la mesa
del frente a la
derecha y ordenan
las bebidas a
Augusto. Al fondo,
se ve
al bombero del
servicio que recorre el lugar
mirando todo a su
alrededor, dos tramoyistas y
varios artistas. Hay movimiento
continúo en la
escena. Aquí y allá,
grandes carteles con
indicaciones de: “Está
prohibido fumar”,
pero
todos fuman cigarrillos y
cigarrillos, incluso
el
bombero)
FLORIANA
(cantando desde
el escenario)
Sé que soy
caprichosa y
ligerita de cascos;
y que como una abeja
me encanta
revolotear.
No nací para ser una
monjita
y vivo sólo para
reír y bromear.
Sé que soy rebelde a
todo yugo,
que en el amor me
gusta cambiar,
que me divierto en
cada fiesta;
y, si me lo
propongo,
¡puedo hacer perder
la cabeza a
cualquiera!
¡Si yo te regalo una
mirada, señor mío,
si te lanzo una
sonrisa
seductora!...
¡Apuesto que te veré
temblando
a mis pies,
y
jurarme amor eterno
mientras yo me río!
MICHELIN
(mientras
Floriana canta)
¡Augusto!
AUGUSTO
(acercándose a la
mesa)
¡Ordene!
MICHELIN
Cerveza.
(luego a Claretta)
Y tú, ¿qué quieres?
CLARETTA
Un kümmel, gracias.
COURTOIS
Yo quiero una copa
grande; ¡Tengo sed!
DUCLOU
(gritando,
mientras aparece por
la derecha)
¡Atención a los
payasos!
(Dos payasos que
con instrumentos
musicales extraños
llegan, desde el
fondo a la izquierda, y
después de
intercambiar saludos amistosos
con las personas que
están sentadas a la
mesa, van a mirarse
en un espejo que se
encuentra en la pared divisoria del
medio, junto a la
puerta del vestidor
de Zazá, y se.
prepararán para
entrar en el
escenario. Floriana termina su
copla; se oye un
gran aplauso, saluda de
nuevo y avanza
hacia la mesa, mientras Duclou hace sonar
una campañilla eléctrica
para anunciar la entrada de los
payasos)
MICHELIN,
COURTOIS, CLARETTA
CABALLERO
QUE LOS ACOMPAÑA
(a Floriana)
¡Bravo!
¡Excelente! ¡Es un
éxito!
FLORIANA
Esta noche estoy en
vena
COURTOIS
(galantemente)
¡Siempre!
FLORIANA
(cortándolo con
insolencia)
¡Pero mirad! ¡Ahora
es galante!
¿Es cierto que Zazá
lo ha plantado?
COURTOIS
¡Cómo!
FLORIANA
¡Como lo oye!
(Irónica)
¿Llegó mi turno?
(saludando con
afectación)
¡Muchas gracias!
DUCLOU
(a los dos
payasos)
¡A escena!
(Los payasos
entran al escenario
tocando desafinadamente y
son recibidos con
aplausos. Duclou,
que se acercó a la
puerta que da a la
escena, la entreabre
de vez en cuando
mira en la
habitación; y se
oyen entonces
fragmentos hechos
por los extraños
instrumentos)
MICHELIN
(a Floriana,
que se ha sentado
y ha ordenado algo
para beber)
¿Crees que esta
noche tendrá éxito
la nueva gran
"revista" de Bussy?
FLORIANA
(de mal humor)
Sí... ¡a pesar
mío!
MICHELIN
(sonriendo)
¿No te importa?
FLORIANA
(exaltándose)
¡No, en absoluto!
¡Será un buen
fiasco!
¡Casi
todo el acto
es para Zazá!...
¡La diva! ...
MICIHELIN
(riendo)
¡Siempre la misma
historia!
¡En contra de Zazá!
FLORIANA
(levantándose de
golpe)
¡Perdón! ¡Qué tonta
soy!
Tú, al igual que Bussy,
siempre cantas en la Gacetilla.
¡Me olvidaba!...
¡Conozco bien tú
devoción!
(Floriana
continúa con irónica
afectación. Simona
llega desde el fondo
a la izquierda,
saluda a
los hombres y a Claretta, y se
sienta
riendo con los demás)
¡Zazá, la verdadera
estrella!
¡Zazá, la diva jovial,
tanto si abre la
boca como la falda!
¡Es tan simpática,
que hace delirar!
Su voz es tan bella,
que disipa cualquier
dolor!
¡Conmueve las
entrañas,
tanto del pollino
como del borrico
viejo!
¡Zazá es la
única estrella
del cielo del
Alcázar!
(Todos ríen.
Natalia viene desde
el fondo a la
izquierda, abre el
camerino de Zazá y entra)
COURTOIS
(Interrumpe a Floriana al ver a
Natalia)
¡He, ahí viene!
¡Atentos!
FLORIANA
(colérica)
¡Al infierno, la
estrella con el
astrónomo!
COURTOIS
(Sorprendido)
¿Qué astrónomo?
¡Desvarías!
FLORIANA
¡Cascart, su amante
que la ha
descubierto!
(Floriana se sienta
dando la espalda al
fondo de la escena
por donde viene Zazá,
todos se dan vuelta
para saludarla)
ZAZÁ
(alegremente,
acercándose a la
mesa)
¡Salud, muchachos!
MICHELIN,
COURTOIS
CLARETTA,
SIMONA
¡Zazá, buenas
noches!
ZAZÁ
(a Claretta y
Simona)
¡Hola, pequeñas!
(intercambia una
mirada de odio con Floriana
y luego
pregunta a Courtois
y a Michelin)
¿Ha venido Bussy?
MICHELIN
No, todavía no he v
isto a
mi colega esta
noche.
ZAZÁ (mostrando
interés)
¿Y su fiel amigo
Dufresne?
MICHELIN
No esta aquí.
ZAZÁ (decepcionada)
¡Ah!... voy a
vestirme.
(da un paso hacia
su camerino)
DUCLOU
(que llega justo
para
cruzarse con Zazá)
Pero sin prisas...
Hay tiempo, ya lo
sabes
ZAZÁ (dándole la mano
a Duclou)
¡Gracias!
(Ella entra al
camerino)
DUCLOU
Te toca a ti, vamos,
Claretta.
(En este punto,
los payasos
reingresan saludando
mientras se oye un
prolongado aplauso en el
interior. Duclou toca el timbre
y comienza a
sonar el
preludio de la canción
de Claretta, que
entra al escenario. Duclou
cierra la puerta.
Zazá, que ha
entrado a su
camerino, se
maquilla y comienza
a vestirse,
cuando Bussy llega. Mientras Claretta
sale a
escena, por
la puerta derecha que da a
la
habitación entra Malardot, el propietario
del
lugar, con la
pipa en la boca. Desde el
fondo
llega Lartigon,
con traje negro y
corbata blanca. Cuando Claretta
sale, dos cantantes
con ropa de actuación
llegan desde el
fondo, van a la
mesa, se sientan y
beben con Simona, Courtois y otro
el caballero)
MICHELIN
(yendo al
encuentro de Malardot)
¡Aquí está el
patrón!
MALARDOT
(levantando su
gorra para saludar a
Michelin, Courtois y
al otro caballero)
¡Señores!
MICHELIN
(alegremente)
¡Todo va bien!...
¡Está lleno!... Estará
contento ¿no?
MALARDOT
No demasiado. ¡Beben muy poco o
nada!
(viendo a Lartigon)
¡Ah! ¡Oye!
LARTIGON
(saludando con
afectación)
¡Director!
MALARDOT
Espero que digas un
monólogo alegre
y no en verso...
Tienes un
repertorio...
LARTIGON
(interrumpiéndolo
con severidad)
¡Clásico! La muerte
de Ermione,
Hamlet y entre las
tumbas:
¡la oración fúnebre
de Bossuet!...
MALARDOT
(exaltándose)
Serán clásicos, pero
¡por Dios, no son
para nada alegres!
LARTIGON
(con ironía)
Ni Bossuet, ni yo
tenemos la obligación
de hacer reír.
MALARDOT
Y los dos están
equivocados.
LARTIGON
Pero el arte...
MALARDOT
(Interrumpiendo)
El arte...
(ve a un camarero
cruzando la escena
con una bandeja de
copas de cerveza)
¡Diablos! ¿Me
quieres arruinar?
¿Sirves la cerveza
sin espuma?
¡Al verter con
espuma,
se debe
ganar
una copa cada cinco!
Vete.
(luego a Lartigon)
Señor mío, el arte
es
lo que pone
a los clientes de
buen humor.
MICHELIN
(riéndose de Malardot)
¡Bravo!!
(Va al fondo con Malardot. Lartigon
los
mira con
desprecio. Augusto
atraviesa la puerta del
vestíbulo con
un gran ramo de
flores y, con una
tarjeta de presentación,
dos
botellas de champán.
Se dirije al
camerino de Zazá)
ZAZÁ (sentada frente
al espejo)
¿Quién es?
AUGUSTO
(desde afuera)
Soy yo.
(Natalia
entreabre un poco la
puerta y Augusto pasa las
flores y el champán,
luego se aleja y
desaparece por el fondo)
COURTOIS
(señalando a Floriana lo que
Augusto le trae a Zazá)
Pero... ¡mira! ¡Todos
la asedian!
FLORIANA
(se levanta de
golpe, furiosa)
Y ella cede a todos.
(se
va enojada. Claretta
termina su
actuación, la
puerta se abre y se
la ve saludar mientras la
aplauden, luego,
ella desciende
en por delante de la
escena. Desde el fondo
regresan Malardot y
Michelin, mientras
que Lartigon se prepara para entrar
en escena)
DUCLOU
(a Lartigon
mientras toca la
campanilla)
¿Que dirás?
LARTIGON
(dándose
importancia)
¡El monólogo de
Ruy-Blas!
(entra en escena,
se escuchan las primeras
palabras
del monólogo, luego se cierra la
puerta)
MALARDOT
(al frente, con
enojo)
¡Eh, Duclou!
(Duclou acude)
Apenas termine,
una buen pateo con
silbidos,
¡y luego rompo su
contrato!
DUCLOU
Esta bien
(Corre hacia la
puerta que da a la
sala, sale y
regresa tras un
instante. Cascart
viene del fondo con
un traje de calle)
MALARDOT
¡Veremos que cara
pone! (ve llegar a Cascart y lo saluda)
¡Señor Cascart!
CASCART
(respondiendo al
saludo de ambos)
¡Buenas noches!
(entra al
camerino
de Zazá sin golpear)
Buenas noches, mi
Zazá.
ZAZÁ (contenta,
continúa
vistiéndose)
¡Ah, eres tú,
Cascart! ¡Corazón
mío! (Natalia sale del
camerino y desaparece
por el fondo)
¡Mi amor! ¿De dónde
vienes?
Dime, señor mío.
¿Dónde has estado
engañándome?
CASCART
(riendo)
¿Y tú, cómo estás?
ZAZÁ
Estoy bien. Siéntate
allí, dime:
¿Qué noticias traes
esta noche?
CASCART
(sentado a
caballo en la silla)
Hay un agente que me
escribe desde
Marsella,
ofrece una
oportunidad en esa
ciudad.
ZAZÁ
Para nosotros dos... ¿Todavía
no quieres dejarme
por otra?
CASCART
(quedándose
atrás)
¡Sería una locura no
ir!
¡Ofrece el doble!
ZAZÁ
La verdad ¡es que
gracias a ti soy
artista!
(Courtois y el
otro caballero con
los dos cantantes van hacia
el fondo y desaparecen)
¿Te acuerdas?
¡Cantando en las
tabernas!... Qué
vida tan triste
Yo pasando la gorra...
¡Cuánto dolor hemos
sufrido con mi
madre!
CASCART
¡Realmente eran
magras vuestras
ganancias!
Si por casualidad
recogían cuarenta
monedas,
al menos
treinta de ellas se las quedaba tu
mamá...
¡Vieja esponja
insaciable!
ZAZÁ
¡Basta!...! ¡Ya sabes
que me deprimo!
CASCART
Pero lo peor es
que hoy continúa
igual,
¡mira, una docena!
ZAZÁ (con dulzura)
¡Vamos, no me
tortures! Ella es mi
madre.
Tuvo una juventud
muy dura,
derramó muchas
lágrimas,
pobre mujer...
¡Pasó
muchas dificultades!
(seria)
¿Sabes lo que
significa que un
hombre huya
y te deje con un
niño sola?
¡Toda semilla de
bondad se
disuelve,
y el amor se
convierte en una palabra!
¿Qué puede hacer,
adónde irá, dime,
una madre
con un hijito
en sus
brazos?
Un niño fastidia a
todos... y más a
su padre...
¡Todos rechazaban a
la pobre mujer!
Veo a mi madre
abandonada,
recuerdo su dolor,
¡y
la perdono!
CASCART
(se levanta un
poco conmovido)
¡Eres buena...
demasiado buena!
(la besa)
Ahora, voy a
vestirme.
ZAZÁ (alegremente)
Vete y vuelve a
informarme.
(Cascart sale del
camerino y se marcha
mientras que
un cantante vestido de
soldado se prepara para
salir a escena.
Regresan
del fondo Malardot y Michelin
al mismo
tiempo que Duclou corre a
abrir la
puerta que da a la
escena y se
escuchan las
últimas palabras del monólogo
de
Ruy-Blas)
DUCLOU
(a Malardot)
¡Atento, director!
(Tan pronto como
la voz de Lartigon termina,
aparece en la
puerta y se oye una salva
de chiflidos)
LARTIGON
(mostrando su
puño a la audiencia
y adelantándose en
escena)
¡Oh, villanos!
¡Oh, asnos! ¡Chiflar
a Víctor Hugo!
MALARDOT
No, no, le chiflan a
usted, señor mío.
¡Queda despido!
LARTIGON
(al marcharse,
con desprecio)
¡Váyanse al diablo!
¡Vendedor de absenta
adulterada!
(Sale)
MALARDOT
(corriendo tras
él)
¡Eres tú el
estafador!...
¡Estúpido!
(sale seguido de Michelin que se ríe)
DUCLOU
(al artista
vestido de soldado
tocando
la campana)
¡Tu turno,
adelante!.
(El artista sale
a escena, Duclou
cierra la puerta y luego
desaparece por el
fondo. A
continuación, Natalia regresa de la
izquierda y entrar
en el camerino)
ZAZÁ
(a Natalia, que
entra)
Dime: ¿Has visto a Bussy... o
a Dufresne?
NATALIA
No, señora
ZAZÁ (preocupada)
¡Es extraño!...
¿Quién ha enviado estas
flores?
NATALIA
(lee la tarjeta
de presentación)
Courtois... Camus...
Todos se derriten de
amor por usted.
ZAZÁ (pensativa)
¡Sí, pero al único
que deseo
es aquél que me
rehúye!
(Anaide aparece
desde el fondo a la
izquierda mientras
que Augusto entra
por la puerta del salón,
se encuentran en la
mitad del escenario.
Augusto lleva una
bandeja con una copa
llena)
ANAIDE
(con gracia)
¡Augusto, buenas
noches!
AUGUSTO
¡Buenas noches, Sra.
Anaide!
Trae buena
cara.
ANAIDE
(de inmediato, en
un tono desolado)
¡No, estoy mal!...
En el estómago... ¡tengo un gran
incendio!
(señalando la
copa)
¿Que llevas?
AUGUSTO
Un ponche
ANAIDE
Dámelo
(bebe)
Esto me calmará un
poco.
Ponlo en cuenta de
mi hija.
AUGUSTO
Está bien. ¡Ah! ¡Su
hija qué éxito
tiene!
¡Heredó todo de
usted!
¡Cómo en su mejor
época!...
ANAIDE
¡Augusto!
¡Qué tiempos cuando
yo cantaba!
AUGUSTO
¡Qué gracia! ¡Qué
hermosura!
ANAIDE
¡El repertorio
clásico!
AUGUSTO.
¡El bombero!...
ANAIDE
Los gansos ¡Oh, qué
triunfo!...
Voy a ver a Zazà.
Tráeme otraa copa de
ponche al camerino.
AUGUSTO
Muy bien.
ANAIDE
(aferrándose a la
puerta del camerino)
¡Ay! Cómo arde...
justó aquí, en los
intestinos.
(abre y grita
haciéndose la
graciosa)
¡Hola tesoro!
ZAZÁ (sorprendida)
¡Oh, eres tú, mamá!
ANAIDE
Sí, la madre de su
Zazá.
ZAZÁ
Dale un beso a tu
Zazà.
Por
favor...
no me manches de
carmín.
ANAIDE
(besa a Zazá,
saluda a Natalia y se sienta)
¡Sra. Natalia!
NATALIA
¡Señora!
ANAIDE
(a Zazà)
¡Al fin te encuentro
sola,
y puedes
hablar
sin que ese Cascart!
ZAZÁ
¡Mamá, no empieces!
ANAIDE
(enfervorizándose)
Sí, ya sé que es
intocable...
¡Siempre sigues su
consejo!
ZAZÁ
¡A la miseria nos
llevaron los tuyos!
ANAIDE
(trágicamente)
¡Está bien, ingrata,
insúltame!
Lanza tus
acusaciones sobre
mí.
AUGUSTO
(entrando con la
bandeja)
Aquí está el ponche...
(sale rápido y
vuelve a la sala)
ANAIDE
(amablemente)
¡Mil gracias!
(toma el vaso y
prosigue
trágicamente)
¡Esto no trae
suerte!
ZAZÁ
Mamá, bebe y
cállate.
ANAIDE
(fingiendo
estallar en
lágrimas)
¡Ay, qué desgraciada
soy!
ZAZÁ
¡Ya empezamos! ¡Y
ahora echarás unas
lagrimitas!
¡El teatro de
siempre!
(para calmarla)
Bésame, bebe y
cuéntame por qué
estás aquí.
ANAIDE
(después de
haberla besado y
bebido sonríe
incómodamente)
¡Para verte!
ZAZÁ
¿Y para pedirme?...
ANAIDE
El alquiler...
ZAZÁ
Ya lo sé. Te firmaré un
pagaré; ¿y qué más?
ANAIDE
Una cuenta
antigua... casi
nada...
¡Tres Luises de
oro...!
ZAZÁ (saltando)
¿Estás loca? ...
ANAIDE
Zazá, querida
niña...
ZAZÁ
Te daré un Luis y
basta.
ANAIDE
¡Oh!... ¡Dos!
ZAZÁ
Mamá, que te veo
venir...
ANAIDE
¡Si me das dos, te tiraré
las cartas!
ZAZÁ (sonriendo)
¿Las cartas?... ¡Ah
pícara!
Acepto
DUCLOU
(desde afuera, en
voz alta)
¡Adelante los
bailarines!
ZAZÁ
(a Anaide)
Mi turno
esta cerca...
Ven mañana.
ANAIDE
(besándola)
¡Amor!
(sale y dice al
alejarse)
¡Oh Dios mío, este
intestino...!
(Dos mujeres y
dos hombres
vestidos como
bailarines
españoles
llegan desde el
fondo y se
miran en el espejo mientras
el artista
vestido como soldado
regresa
entre aplausos. Duclou
toca el
timbre, la orquesta
toca un aire de baile
español y los
bailarines salen al escenario entre
grandes
aplausos. Bussy entra
apresurado desde el fondo,
golpea a la puerta
de Zazá y entra. Zazà
ya está
completamente
vestida)
ZAZÁ (abrazando a Bussy, con alegría)
¡Al fin llegas! ¡Eres
el poeta de mi
corazón!
BUSSY
(grátamente
sorprendido)
¡Qué bienvenida!
¡Estoy orgulloso de
mí mismo!
¿Estarás enamorada
de Bussy?
ZAZÁ
¡Qué pretencioso!
BUSSY
¿Te parece?
ZAZÁ (ansiosa)
¿Estás solo?
BUSSY
Sí.
ZAZÁ (decepcionada)
¡Ah!
BUSSY
Te traje el dúo
para la revista.
ZAZÁ (con
aburrimiento)
¡Ah!
BUSSY
¿Quieres verlo?
ZAZÁ (de igual manera)
Gracias, me da lo
mismo.
¿Es fácil?
BUSSY
Lo aprenderás a
primera vista.
Se lo leí a Dufresne
hace un momento.
ZAZÁ (saltando
alegría)
¿Está aquí?
BUSSY
Con Floriana...
ZAZÁ (exaltándose)
¡Oh, Se
ve que
no puede
prescindir
de ella!
Verdaderamente a Milio le gusta la
pintura,
si va con
ese cuadro viejo.
BUSSY
(riendo)
¡Te gustaría
verlo a tu lado!
ZAZÁ (disimulando)
Yo... no... no...
¡no me gusta!
BUSSY
¡Aha! Él no te
corteja, y, por
supuesto,
a ti
eso te importa poco.
ZAZÁ (riendo)
¡Insolente!
A tu querido Dufresne basta con
que yo
le diga quiero,
¡para verlo a mis
pies...!
BUSSY
Zazà... Eso es
demasiado orgullo.
ZAZÁ
¿Me
desafías?
BUSSY
Te lo apuesto.
¿Aceptas?
Lo que él te niega
me lo darás a mí.
ZAZÁ (riendo)
¡Estás loco!
BUSSY
¿Tienes miedo?
ZAZÁ
¿Miedo? ¡Pobre de
ti...!
BUSSY
Si Milio no se
rinde...
ZAZÁ (riendo)
Me ganas: ¡trato
hecho!
(Desde el fondo
viene Cascart en
traje
de actuación con
Michelin, mientras
que
por la puerta de la
sala regresan
Courtois y el
otro caballero. La escena
se va llenando
de gente y
durante la
primera parte del diálogo
regresan del
fondo Claretta y Simonaque
se sientan
a la
mesa. Cascart va
hasta
la puerta
de Zazà y
la abre)
CASCART
Y bien, ¿Zazà?
ZAZÁ
¡Ya he terminado!
¿Estamos listos?
CASCART
Todavía no
(saluda a Bussy)
Hola.
ZAZÁ
Entonces, ¡bebamos una
copa de champán!
BUSSY
Eso está bien.
ZAZÁ (a Michelin y
Courtois que están
junto
a la
puerta que permanece
abierta)
Caballeros, ¿han
oído?
¡Entren! ¡Adelante!
MICHELIN
(entrando con Courtois)
Si no
importunamos...
COURTOIS
¡Mil gracias!
CASCART (viendo al otro
caballero mientras
abre la botella de champán)
¡Señor! ¿Y usted, a qué
se dedica?
ZAZÁ (asomándose a la
puerta)
¡Vamos, háganos el
honor...!
¡Entre
usted... pase...!
(El caballero
entra saludando
cuando
aparece desde el
fondo Milio Dufresne
junto a Floriana)
CASCART (a Bussy)
¡Mira! ... Veo
asomarse
a tu amigo, Bussy.
BUSSY (avanzando hacia
la puerta)
¿Dufresne?
CASCART
Sí:
está ahí con
Floriana...
ZAZÁ (refrenándose a
penas)
¡Ah!...
CASCART (a Bussy)
Si te complace,
invítalo a
beber tanbién a él.
BUSSY (Llamando)
¡Eh, Dufresne!
DUFRESNE
¿Qué pasa?
BUSSY
¡Ven aquí!
DUFRESNE
¡Ahora voy!
(a Floriana)
Excúsame
(Entra también él
en el camerino de Zazà,
saluda y toma la
copa que le ofrece
Bussy)
ZAZÁ (después de
saludar a Dufresne)
Llenemos las copas.
CASCART
Ahora mismo...
BUSSY
¡Brindemos a la
salud de Zazá!
TODOS LOS HOMBRES
¡Por el triunfo de
Zazà! (beben)
FLORIANA
(desde la mesa,
a Bussy, quien se
acerca a la puerta
del camerino)
Sólo quedaba un
hombre a este lado,
y tú
te lo has llevado.
¡Eres muy gentil!
BUSSY (riendo)
¿Por qué no entras?
FLORIANA
(en voz alta, con
envidia)
¿Yo, allí? ¡No,
muchas gracias!
Aquí me quedo
sola,
¡Si buscan
compañía, aquí no les
faltará!
ZAZÁ (que la escuchó,
grita desde el
camerino)
¡De ti, ciertamente
que
no la encontrarán!
FLORIANA
¡Si no te alcanza,
agarra también al
bombero!
ZAZÁ
Verlo contigo no es
ninguna novedad.
¡Si él te acepta, te
lo regalo! (En este punto,
los bailarines han
terminado y
regresan
aplaudidos, pero
se quedan en escena
viendo a Zazà que
sale furiosa del
camerino seguida por
los
hombres. Los otros
artistas llegan al
escenario atraídos
por el tumulto
desatado, las
mujeres toman
partido por
Floriana y los
hombres por Zazá)
FLORIANA
(gritando)
¡Ah, zorra!
ZAZÁ
¡Vil alcahueta!
CASCART, BUSSY
(tratando de
retener a Zazà)
¡Por favor, basta!
PARTE DE LAS
MUJERES (apoyando a Floriana)
¡Ella tiene razón! (Zazà agarra del cabello a Floriana,
pero los hombres las
separan)
MUJERES
(primera parte)
¡Dale, dale,
Floriana!
OTRA PARTE
(a Zazà)
¡Vamos, Zazà, dale
una cachetada!
ZAZÁ
¡Charlatana!
FLORIANA
¡Sinvergüenza!
HOMBRES
La tormenta se
desató.
¡Separémoslas! ¡Detengámoslas!
(Malardot llega
del fondo con
Duclou)
MALARDOT
(gritando)
¡Basta, ya es
suficiente!
¡Silencio!
DUCLOU
Vamos Zazà, te toca salir
a escena.
ZAZÁ (a Cascart
mientras se
recompone frente
al espejo)
No, no me da miedo.
CASCART
Sí, lo sé, pero
el público nos
espera.
¡Vamos, Zazà!
ZAZÁ
Si la agarro de los
pelos...
FLORIANA
(desde el fondo,
mientras se la
llevan)
¡Qué!...
MALARDOT
(a Floriana y
Zazá)
¡Acabad de pelearos!
(luego Duclou)
¡Da la señal!
(a los artistas,
que se alejan)
¡Silencio!
DUCLOU (tocando la
campanilla)
¡A sus puestos!
CASCART (Tomando a Zazá
de la
mano para
salir a escena)
¡Vamos ya, Zazà!
(Tan pronto como Cascart y Zazà
llegan a
la puerta para
entrar, se oye una
salva de
aplausos en la sala.
Los artistas estarán
todos de vuelta
entre los
bastidores)
MALARDOT
(dando un
suspiro)
¡Oh! ¡Mujeres!
MICHELIN
(a Bussy y
Dufresne)
¿Venís?
BUSSY
No, nos quedarnos.
MICHELIN
(a Courtois y al
otro caballero)
¡Vamos a aplaudir a
nuestra diva!
(Salen Michelin,
Courtois y el
caballero con
Malardot por la
puerta
que da a la sala.
Quedan en escena
Bussy y Dufresne
caminando al frente
de la misma.
Duclou ha cerrado la
puerta que da al
palco escénico del
café y permanece
detrás de ella)
BUSSY
Dufresne, ante todo
¡quiero una mujer
bella!...
DUFRESNE
¿Qué?
BUSSY
Pero primero dime:
A nuestra estrella,
a nuestra
irresistible Zazá,
¿cómo la ves?
DUFRESNE
¿Cómo? ¡Pues muy bien...!
La encuentro como
una fruta sabrosa...
¡Por ella haría
cualquier locura!
BUSSY (sorprendido)
¡Me doy cuenta de
ello!
¿Y te escapas?
DUFRESNE
Como de todas
aquellas
que al primer
encuentro turban mi
corazón.
No quiero un amor
apasionado en mi
situación...
BUSSY (sorprendido, casi
interrogando)
¿¡Oh...!?
DUFRESNE
(corrigiéndose)
Quien juega con
fuego.
¡Se quema!
BUSSY
¿Y Zazà?
DUFRESNE
¡Es peligrosa!
BUSSY
¿Y por qué?
DUFRESNE
Intuirlo es fácil...
¡pero sin embargo, no
puedo explicarlo!
...
¡Es una amable
sonrisa,
como el alba de
primavera,
que embriaga y
conquista las fibras
del corazón!
¡Desata una emoción
misteriosa
si te da la mano,
y de inmediato
despierta sueños de
amor!
¡Dulces misterios
tienen sus ojos
profundos
y parece que
encerraran el confín
del cielo!
Y el alma olvida,
por el dulce hechizo de su voz,
¡la
vida y el destino!
Muchas
mujeres hermosas
pasan a nuestro
lado,
¡pero es a
ella
a quien el destino
nos obliga a adorar!
El afortunado loco de amor
que
la estreche contra
su corazón,
¡siempre vencido
regresará a ella!
El alcohólico, junto a
la copa de vino,
si huye lejos podrá
resistir la
tentación,
pero si toca la
copa,
si la lleva a su
boca,
¡hasta la última gota
beberá!
BUSSY
¡Perfecto! Gano la
apuesta.
DUFRESNE
¿Qué?
BUSSY
¡Zazá siente
debilidad por ti, y
lo confiesa!
DUFRESNE
(sobresaltándose)
¿Es verdad?
BUSSY
¡Le dije que ella te
era indiferente
y ella apostó que te
conquistaría...!
DUFRESNE
(turbado)
¡Qué cosas se te
ocurren!
Pero... ¿por qué me
lo cuentas?
Piensa un poco ...
¡Semejante muchacha
enamorada!...
BUSSY (riendo)
¡Te subes al tren!
¡Será como quieras,
finalmente!...
DUFRESNE
¡Oh, mí querido
Bussy!
Será como ella
quiera...
¿No fue siempre así?
(En este punto se
ve aplaudir por la
puerta lateral
a Malardot, Michelin,
Courtois
y el caballero.
Cascart y Zazá,
entre
gritos, saludan al
público. Malardot
insiste en que
vuelvan a saludar.
Todos,
finalmente, se acercan
a la puerta,
también lo hacen
Bussy y Dufresne)
MALARDOT
¡Están como locos!
¡Vamos,
volver a saludar!
(Las voces desde
el café demandan
con
insistencia: ¡el
beso, el beso!)
¡Piden el beso!
MICHELIN,
DUFRESNE
COURTOIS,
BUSSY
¡Sí, el beso
DUCLOU
¡Actúad vamos!
(Toca la
campanilla y deja la
puerta
abierta, de manera
que las dos voces de
Zazà y Cascart en el
interior se oigan
con nitidez)
ÉL
¡No puedo entender
por qué, si me amas,
no quieres venir
aquí, junto a
mí!
ELLA
No, señor mío, no
puedo ir ahí.
¡El
jardín está demasiado
oscuro!
ÉL
Entonces, ¿es que te
doy miedo?
ELLA
Pero, ¿por qué
quiere que vaya ahí?
ÉL
¿Que qué es lo que
quiero? ¡Solamente
un besito!
ELLA
¡Uh! ¡Qué me está
diciendo, señor!
(Juntos)
ELLA
¡Un besito!
¿Ahí, en el jardín?
Eso es pecado.
¡No quiero!
ÉL
¿Por qué no?
¿Yo lo deseo!
Vamos, dámelo...
¡Ven, baja!
ELLA
Pero ¿y si mamá
viene?
¡No la oiríamos!
¡Qué terror!
ÉL
No, ¡ten valor!
ELLA
¡Ven, ponte tú
sobre la escalera,
y si ella llega, yo
sabré como esconderte!
ÉL
¡Querida! Yo subo...
¡Qué no haría yo
por un beso!
(Cuando Zazà y
Cascart han
terminado,
se oyen nuevos
aplausos, luego,
ellos
avanzan felices
hacia sus amigos)
BUSSY, MICHELIN
COURTOIS, DUFRESNE
¡Bravo!
¡Qué delicia!
CASCART (triunfante)
¿Eh? Si es que cuando
queremos...
BUSSY
Sois extraordinarios
MALARDOT
¡Vamos, no perdamos
el tiempo!
Ahora hay que montar la
revista.
¡Todos a sus
puestos!
CASCART (marchándose)
¡Chao!
(sale por el
fondo)
BUSSY
¡Duclou, te
lo recomiendo!
ZAZÁ (desde a la
puerta del camerino)
¡Eh, Bussy! El dúo,
¿quieres que lo
repita contigo?
BUSSY
No puedo... ¡tengo
mucho que hacer!
(con intención)
¡Puedes ensayar con el amigo Dufresne!
ZAZÁ (contenta)
¿En serio? ¿No te
importa?
DUFRESNE
(un poco
avergonzado)
Si le parece...
BUSSY (riendo)
¡Vamos, ahora mismo!
ZAZÁ (a Dufresne)
¡Oh, qué bueno es
usted!
(Ella entra en el
camerino
y le dice
en vos baja a
Natalia)
¡Vete, y no vuelvas!
(Natalia sale y
se va por el
fondo)
BUSSY (yendo hacia el
fondo con Malardot)
Duclou, ¡todo está
listo!
DUCLOU
¡Confía en
mí!
(Malardot y Bussy
se marchan por el
fondo a la
izquierda. Gritando y
saliendo por la
puerta del escenario)
¡Salid de la escena!...
¡Manos a la obra...!
MICHELIN
(a Courtois)
¿Nos sentamos en la
sala del café?
(Salen por la puerta
que da a la sala
quedando la escena
vacía y
oscura.
Dufresne está
junto a la puerta
del
camerino de Zazá,
que está iluminado)
ZAZÁ
Señor, entre; es
usted muy amable...
(Entra Dufresne;
Zazà cierra la
puerta)
DUFRESNE
Es una pequeña
ayuda...
ZAZÁ
¡Muy generoso!
DUFRESNE
¡Y mi primera
experiencia!
ZAZÁ
¿En serio?
Las actrices a los
amantes le piden
eso...
¿Conoce a alguna?
DUFRESNE
Alguna...
ZAZÁ (Dufresne se
sienta)
¡Estaba segura!
Dígame... ¿y Floriana?
DUFRESNE
La encuentro
agradable...
ZAZÁ
Pero ¿no es su
ideal?
DUFRESNE
¡Realmente no tengo
ideales!
ZAZÁ
¿De verdad? ¡Qué
descubrimiento!
Ama usted la
variedad...
DUFRESNE
Eso es… la
variedad...
ZAZÁ
¡Entiendo!...
Y por eso... ¡no
se casa!
DUFRESNE
(riendo como ante
una idea cómica)
¿Yo?... ¡nunca!
ZAZÁ
Soy diferente a usted.
¡No me atrevo
a
decírselo,
y sin
embargo un sueño me
deleita!
(inclinándose
sobre el rostro de Dufresne)
Hay un hombre en el
mundo
que es todo para
mí... y tiene un
nombre...
¡Pero ese nombre es
un misterio!
DUFRESNE
(con frialdad)
¿Por qué?
ZAZÁ
Porque no lo sé...
Y
eso me turba y me
confunde...
Aunque eso a usted no
le importa...
DUFRESNE
(con fría
cortesía)
No, ¡dígalo!
ZAZÁ
Se esconde tras la
indiferencia...
Usted no la esconde.
Y entonces ¿para qué
hablar?
DUFRESNE
¿Y el dúo?
ZAZÁ (contrariada,
dándole un papel)
¡Tenga!...
(suspirando)
Ensayémoslo...
Pero antes quiero
cambiarme de ropa.
Estos camerinos...
¡Usted ya es como
parte de ellos!
(pretendiendo que
llama a su camarera)
¡Natalia!... No
tiene usted
escrúpulos...
¡Natalia!
DUFRESNE
(riendo)
¿La llamo?
ZAZÁ
No; ¿Podría, señor,
por favor, ayudarme?
¿Me afloja el
corsé?
DUFRESNE
Con gusto...
ZAZÁ
Comience desde
arriba, desde el
lacito.
DUFRESNE
(siempre frío)
Discúlpeme; No tengo
práctica.
Soy poco
diestro...
ZAZÁ (volviéndose
voluptuosamente)
¿Qué? Lo hace muy
bien...
¡Es usted un
verdadero
maestro!...
DUFRESNE
¡Gracias!
ZAZÁ (rozando la cara
de
Dufresne con su
nuca)
Que bien liberaría
usted el pecho
de una hermosa
muchachita...
DUFRESNE
(echando la
cabeza hacia atrás)
¿Sí?...
ZAZÁ
Pero, es de su gusto
...
DUFRESNE
¡Ay! Estoy casi
listo
ZAZÁ
¡Al diablo ¡Tengo
una maldición!
¿Le molesta?
DUFRESNE
¡Oh, no!
(Zazà se pone una
bata)
ZAZÁ
¡Estoy feliz!! Y
ahora, a ensayar...
(se sienta frente
a Dufresne que se
dispone a leer junto
a la mesa)
¡Oh! ¡Qué
extraño...!
(Se levanta y se
acerca a Dufresne)
DUFRESNE
¿Qué está mirando,
señorita?
ZAZÁ
Miro su cabello.
¡Tiene reflejos
dorados!
DUFRESNE
(riendo)
¡Pero con hijos de
plata!
Son pocos
pero
se notan...
ZAZÁ (acariciando sus
cabellos)
No; ¡son un tesoro!
¡Oh, mire! Tiene una señal
junto a la nuca.
¡Oh, qué gracioso!
Yo también la
tengo...
pero más pequeña y
casi en el mismo
lugar...
(inclinándose)
No, más cerca de la
oreja. Ahí está la
mía...
(Un asistente
teatral cruza
por el
fondo
tocando la campana)
DUFRESNE
(fríamente)
El timbre.
ZAZÁ (indignada)
¡Oh, sí, el
timbre, por Baco!
DUFRESNE
¿Y el dúo?...
ZAZÁ
Es todo.
(para si)
¡Me pagarás este
desprecio!
(Llegan desde el
fondo Duclou,
Malardot,
Bussy, Cascart y
Claretta. Dufresne sale
lentamente del
camerino)
CASCART (abriendo la
puerta del camerino)
¡Vamos, Zazà!
BUSSY (viéndola con la
bata puesta)
¡Qué! ¿Aún, así?
ZAZÁ
(nerviosa)
A tu disposición.
¿Es
un gran pecado?
BUSSY
Pero era un buen
momento...
ZAZÁ
¿Debo vestirme
sola?
CASCART
¿No está la
camarera?
ZAZÁ
Se ha marchado...
MALARDOT
Palabras de honor
que esta noche la
multo.
BUSSY
¿Y el dúo?...
MALARDOT
¿La bata no es
suficiente prueba?
ZAZÁ (a Malardot)
¡Mira, me aburro!
Quiero quedarme sola...
MALARDOT
(resentido)
¡Muy amable!
ZAZÁ (al paroxismo)
¡Si me fastidiáis, me
voy, y os planto!
BUSSY (en voz baja, a Malardot)
Está nerviosa,
déjala...
MALARDOT
¡Da la señal,
Duclou!
DUCLOU
¡A sus puestos! ¡A
la de tres!
BUSSY (a Malardot)
Vamos...
(Bussy y Malardot
salen por la puerta
que
da a la sala. Los
artistas que
participan
en la revista se
pierden entre los
decorados. Zazá,
enojada, lee el dúo,
se sienta junto a un
bastidor. Dufresne
pasa mirándola)
DUCLOU (da tres golpes)
¡Cascart, te toca a
ti!...
(Cascart entra en
escena) (acercándose a Zazá)
Zazá, cuando
entres en la
escena...
Está alerta, por
favor,
apenas podré verte
del otro lado
para
hacer el ruido del
carro.
ZAZÁ (seca)
Lo sé.
DUCLOU
Mantén la calma, te
lo ruego de
rodillas.
Cuando Cascart te
diga:
"Entonces ¿quién me
conduce?"
Entra; no me
confundas.
ZAZÁ (como arriba)
Lo sé.
(Duclou gira y va
hacia el fondo
desapareciendo por la
derecha)
DUFRESNE
(llega y se
acerca a Zazà)
¿No le seduce que
intentemos
repetir el dúo?
ZAZÁ (rudamente)
¡No, gracias; no me
interesa!
DUFRESNE
¡Esperaré!...
(Dufresne se
inclina y la toma
por la
cintura
mientras la besa con
fuerza
en el cuello. Zazà se vuelve
radiante
y lo
abraza)
ZAZÁ
¿Y esto?
¿No me lo dijiste
antes que...
DUFRESNE
¿Es tarde
para corregirlo?
ZAZÁ
¡No, querido!
CASCART (desde dentro)
"¿Quién me conduce?"
ZAZÁ (eufórica)
¡Oh! ¡Qué bien me
has besado
aquí,
en el cuello!
DUCLOU (reapareciendo
detrás
del decorado,
con angustia)
¿Y bien?
¡Zazà!... Psst...!
ZAZÁ (siempre en los
brazos de Dufresne)
Entonces ¿te
divertía mi
martirio?
¿Me amas?
DUCLOU
¡Zazá...!
MALARDOT
(desde adentro)
¡La entrada no es
segura!
BUSSY (desde adentro)
¡Zazá a escena!
CASCART (enojado aparece
en
la puerta del
escenario)
¡Por dios! ¿No
entras?
ZAZÁ (aturdida)
¿Qué?
CASCART
¿Como, qué?
¡No entras a tiempo!
¡Me dejas colgado!
ZAZÁ (iracunda)
¡Basta ya, estoy
harta!
CASCART (tontamente)
¡Ah!
ZAZÁ (continúa)
¡Haré mi
entrada cuando me
plazca!
¡Te prohíbo que me
vuelvas a hablar
así!
CASCART (a Duclou)
Y a esta,
¿qué demonios le
pasa?
(Duclou se encoge
de hombros,
Cascart
vuelve a entrar al
escenario)
ZAZÁ
Ahora vuelvo
(a Milio Dufresne,
con dulzura)
Lo siento...
CASCART
(desde dentro)
"¿Quién me guía?"
ZAZÁ (siempre a Milio)
¿Escucharás mi
actuación?
(Dufresne hace
una señal
afirmativa
y le besa la mano)
CASCART (más fuerte)
"¿Quién me guía?"
ZAZÁ (entra en escena
haciendo gorgoritos)
"Yo"...
ACTO
SEGUNDO
(Sala de estar
en la casa de Zazà
con chimenea
a la izquierda y sobre ella
espejo, reloj,
un
servicio de coñac, fotografías, etc.
Sobre la
campana
del reloj estará
colocado un sombrero
de Zazà. Inmediatamente
después de la
chimenea, una puerta conduce a
la habitación;
luego,
en la pared, una
puerta que da en un
gabinete desordenado.
Desde la puerta
abierta,
puede verse un
perchero con prendas
de vestir
y en el suelo
sombrereras. En el
centro de la
pared del
fondo, una ventana a
la calle; a la
izquierda de la
ventana un tocador; a
la
derecha un piano
vertical. Justo a la
derecha,
al fondo en
diagonal, la puerta que da a
la
antecámara; luego
un biombo; Junto al
biombo,
un largo sofá y a la izquierda
una
mesa. Aquí y allá
sillas. Muebles
modestos. Es pleno día.
Milio está medio
desnudo sobre el sofá, Zazà
está a su lado, de
pie, con una rodilla apoyada
en el diván)
ZAZÁ
(triste)
Está decidido:
¿partes para este
gran viaje?
MILIO (con afecto)
Debería hacerlo,
pero todavía no
tengo valor para
irme.
ZAZÁ
¿Cuánto tiempo
estarás lejos?
MILIO
...tres, cuatro
meses...
ZAZÁ
¡Ay de mí, cuatro
largos meses estaré
sin ti!..
¡Llévame contigo!
MILIO
Mi Zazá, mi bien,
razona.
¿Qué locuras es
esa? ¿Sabes?
América está muy
lejos y son modestos
mis recursos; el
trabajo vale la pena
por eso me iré solo.
¡Y ya es tarde!
ZAZÁ (sentándose y
abrazándolo fuerte)
¿Mi amor, que hará
lejos de ti,
tu Zazá, tu pequeña,
ella que vive solo
de tus miradas?
Cuando vas a París y
vuelves por la
noche,
y no te veo, ¡oh,
Milio!
me parece que pasan
mil días...
Dijiste, cuatro
meses... dos
pequeñas palabras,
¡pero cuánto tormento
y amor hay
en ellas!
Cuatro meses
preguntándome,
¿volverá?
¿me amará todavía?
Cuando regrese, ¿me
amará como antes?
¿Como cuando me
diste el primer
beso?
¿Como entonces? Dime
¡oh, mí bien!
¿me harás sufrir?...
¡No, tú me amas!...
¡Y yo también te
ano! (se arroja al
cuello de Milio
profundamente
conmovida)
MILIO (conmovido)
Zazà, Zazà, no te
entristezcas,
¡sabes que me
destroza esta
separación!
Sabes, que hace tres
meses que debía
haberme ido y que
todavía estoy junto
a ti...
Porque si me marcho,
las horas del llanto
caerán sobre mi
corazón desierto,
¡y estos labios que
tanto besé,
ya los míos no
besarán más!
ZAZÁ (casi con
esperanza)
¡Entonces estás
triste! ¿Mira?
¿Tendrás el coraje
de partir?
MILIO (poniéndose
serio)
¡Lo tendré!
Este viaje es
necesario...
ZAZÁ (con un dulce
reproche)
¿Aún así?
MILIO (Mirándola)
Bueno, no... si
fueras buena...
ZAZÁ
(ansiosamente)
¿Qué?
MILIO
Demoraré el viaje.
ZAZÁ
(arrojándose a sus
brazos
en un
ímpetu de alegría)
¡Ah! ¡Lo sabía!
¡Te amo! Eres bueno.
MILIO
Sí, pero soy
demasiado débil.
Ahora es tiempo,
bésame,
debo ir pronto a
París, déjame ir.
ZAZÁ
(feliz)
¡Oh, desde luego!
(llamando)
¡Natalia!...
(Natalia entra
por la derecha)
Dame el vestido y el
sombrero.
(Natalia lo hace)
Y al señor...
(a Milio)
¿El bastón?... ¿Los
guantes? ...
¿Volverás? ...
MILIO
Pasado mañana...
ZAZÁ
¿Dos días? ¡Es mucho
tiempo!... ¡Ahora,
vete!
MILIO
(con fingido
reproche)
¡Con cuántas prisas me
echas!
ZAZÁ
Así regresarás
antes.
MILIO
Paso por el equipaje
en el hotel...
ZAZÁ
Me visto y voy a la
estación a
despedirte...
¿Quieres?
MILIO
Ven...
ZAZÁ
(tomándolo entre sus
brazos)
Pero primero bésame
fuerte... ¡Allá no
podrás!
¡Piensa en mí!
¡Bésame!...
¡Adiós!...
MILIO
Mi niñita.
Te amo y pienso en
ti: ¡Adiós!...
(Sale
desprendiéndose de Zazá)
ZAZÁ
¡Rápido, Natalia!
Las botas, el velo,
la capa...
NATALIA
(corriendo hacia el
vestidor)
Aquí están...
¿Se va el Sr. Milio?
ZAZÁ
No, va a Paris.
(con un grito)
¡Ah!
¡Déjame que aún lo
vea por la ventana!
(corre hacia la
ventana y la abre
para
seguir a Milio con
su mirada)
¿Cómo palpita mi
corazón, Natalia?
¡Allí está!... Ya
cruza la avenida...
Qué nobleza hay en
su andar, tan
marcial...
Se ve que es
un hombre cabal,
bueno,
franco, leal,
un hombre de los que
ya no quedan.
¡Mantiene la cabeza
alta! ¡Allí está! Un
momento...
se vuelve; mira, se
dio vuelta...
¡Querido!
(enviándole
besos)
No deja de darse
la vuelta, me ha
oído...
¡Sabe que lo estoy
mirando! Está en la
esquina...
¡Ya ha desaparecido!
(suspira)
NATALIA
Aquí están las
botitas, señora...
ZAZÁ
¿Y el sombrero?
Rápido...
NATALIA
¡Esta allí! ¿Lo ve?
Sobre la chimenea...
ZAZÁ
¿Ese? ¿Quieres que
Milio crea
que soy un puerco
espín, o un
erizo?...
(va ella misma,
arrastrando un
zapato
en
un pie para tomar el
sombrero que cree
mas conveniente del
vestidor)
NATALIA (Tras ella)
¡Señora! Señora
mía... ¿qué hace?
ZAZÁ
Así hago más rápido.
NATALIA
¡Pero señora!...
(suena el timbre de
la puerta de
entrada)
ZAZÁ
(sobresaltada)
¿Llamaron a la
puerta? No estoy, me he ido,
estoy enferma,
muerta... ¡todo
eso!!...
(Natalia sale)
¡Seré expeditiva!
¡Una visita!...
(buscando los
guantes)
¿Dónde habré dejado los
guantes?
¡Oh, que
contratiempo!
NATALIA
(anunciando)
Es la Sra. Anaide.
ANAIDE
(a Zazà, entrando,
ceremoniosamente)
¡Bendita seas!...
ZAZÁ
(feliz, pero
rápidamente)
¡Mamá, si tienes
hambre: ¡come!
¿Estas sedienta?:
¡bebe!
¿Tienes
sueño?:: Encontrarás
una cama.
¿Tienes que hablar
conmigo?: ¡Regresaré!
(sale corriendo)
ANAIDE
(llamándola)
¡Zazá!...
(a Natalia)
Pero, ¿a dónde va
esa saeta?
NATALIA
Va a despedir a un
amigo a la
estación...
ANAIDE (feliz)
¿Se marcha?
NATALIA
Sí.
ANAIDE
¡Oh! ¡Qué nunca
regrese, de ninguna
parte!
NATALIA
Volverá mañana o
pasado mañana...
ANAIDE
(fastidiada,
sentándose a la
mesa)
¡Descortés!
NATALIA
(acercándose a ella)
Aquí se ha producido
un gran cambio,
Sra. Anaide...
ANAIDE
Si
desafortunadamente.
NATALIA
¡Mi señora ya no
recibe a nadie!
ANAIDE
(suspirando)
¡No celebra ninguna
fiesta!
NATALIA
Hasta el propio
Cascart dejó de
venir...
ANAIDE
¡Cascart!...
NATALIA
¿Le molesta? ¡En
otro tiempo usted lo
odiaba!
ANAIDE
(solemnemente)
¡Porque él había
separado a la madre
y la hija!
Pero era
inteligente; ¡No
monopolizaba a Zazà
y siempre me trataba
con el debido
respeto!
(suena el timbre
de entrada)
NATALIA
Voy a abrir...
ANAIDE
¡Qué hastío!...
(Ver el coñac en
la chimenea sse
sirve una copa
que bebe
rápidamente. Entran Cascart y
Natalia)
CASCART (a Natalia)
¿No esta aquí?
Porque yo iba...
NATALIA
Dentro de poco... la
señora
(señalando a Anaide)
ella también la
espera...
CASCART (con desagrado y
sorpresa, saluda)
Señora...
ANAIDE (con afectada
amabilidad)
¡Mis respetos!!
CASCART (a Natalia)
Esperaré...
¡Paciencia!
(Natalia sale por
la derecha. Cascart se
sienta
en el sofá. Anaide
se
sienta junto a
la chimenea dando
pie a que Cascart
comience la
conversación, pero viendo el
firme propósito de
Cascart de
permanecer
callado,
no soportándolo
más, Anaide se
levanta y va a
sentarse
en el sofá junto a
Cascart)
ANAIDE
¿Qué me dice,
Cascart? ¡Vamos,
diga algo!
CASCART
Y usted, ¿en qué
está pensando?
¡Ahora es feliz!
ANAIDE
¿Yo, feliz? ¡Dios
mío!!
CASCART
¿No me odiaba?
ANAIDE (con dignidad)
¡Le pido perdón!
¡Usted me robó
el corazón de
Zazá!...
CASCART (riendo)
¡El corazón?...
ANAIDE
(levantándose)
Por eso, en mi
condición de madre,
lo odio, ¡y lo cubro
con fango!...
Pero como persona, lo estimo
y compadezco.
Con usted no había
locuras...
CASCART
¿Y ahora sí las hay?
ANAIDE
¡Locuras que merecen
palos!... (sentándose de
nuevo)
¿Qué se propone?
¿Qué quiere lograr?
CASCART (poniéndose
serio)
¿Quién puede
saberlo?
¡Ella está enamorada!...
Ya lo sabe usted;
El camino de la vida
es resbaladizo,
cuando una mujer
baja la guardia...
buenas noches, ¡se
acabó!...
ANAIDE
(suspirando)
¡Por desgracia!
(levantándose)
¡Pero quisiera
conocer al menos la
verdad!
¡Conocer algo
concreto de Milio!
CASCART (misterioso)
Yo sé algo...
ANAIDE
(saltando)
¿En serio? ¡Oh Dios,
hable!
¡Salve a mi hija!
CASCART
Se lo diré ... no lo
dude...
ANAIDE
(escucha con
atención)
¡Ahí llega!... Escucho
sus pasos...
¡Hágala feliz, Cascart!
¡Su madre, Anaide,
lo bendice vendice
austed!
(Zazá entra feliz
y se detiene riendo
con
franqueza como
atrapada por una
idea
graciosa)
ZAZÁ
(a Anaide y a
Cascart)
¡Ja, ja, ja! ¡Qué
cuadro! Es
demasiado!
¿Me esperáis
juntos?...
¿Y los
vecinos,
no han gtritado:
fuego, ladrones...
asesinos...?
No puedo creer lo que estoy
viendo...
ANAIDE
(ofendida)
¡Siempre tuviste una
mirada negativa!
¡Pero tu madre y
Cascart
son personas
con mucha educación,
y entre nosotros,
nunca han volado
sillas o tazas!
ZAZÁ (sonriendo)
¡Eh!
ANAIDE
(seria)
Basta, Él quieres
hablar conmigo.
Me voy. (a Cascart)
¡Discúlpeme!
(saluda y sale
por la izquierda)
ZAZÁ
Cascart, mi
compañero,
me complace verte de
nuevo... Siéntate...
CASCART
Estoy aquí por
negocios...
ZAZÁ (se sienta como
distraída)
¡Ah!
CASCART (sentándose a la mesa)
Me ofrecieron un
buen trato.
ZAZÁ (siempre con aire
distraído)
¿Sí?
CASCART (serio)
¡Es hora tomar esto
en serio
o todos los
contratos se
derrumbanrán!
ZAZÁ
¿Qué ofrecen?
CASCART
De Marsella...
ZAZÁ
(se levanta de
golpe)
¡No es precisamente la capital
del mundo!
¿Y por qué no a Siberia?
CASCART (se detiene un
minuto y luego
continua)
Coincido contigo.
Otra opción es
volver al
Alcázar...
¿Te gustaría?
Malardot te
pagará el doble...
ZAZÁ (impaciente y
hastiada)
¿Aquí? No, demasiado
cerca...
¡Me encontraría a diario
con demasiadosconocidos!...
Y volver a escuchar a
mi alrededor
un
vuelo
de moscardones:
¡Zazá, Zazá!...
Me hastían, no busco
adoración...
¡Déjame vivir un
poco como yo
quiero!...
(perdiendo la
calma)
CASCART
¡Así es como “él” lo
quiere!
ZAZÁ (severamente)
¡Esto sólo es cosa
mía!
(se sienta de
espaldas a Cascart)
CASCART
(Tras un
momento, tratando
de
recuperar la calma)
Querida Zazà, de los
buenos tiempos,
escucha:
es tu viejo amigo
el que te habla al
corazón:
¡no es el amigo
celoso que te
demanda amor...
¡sino el hombre que
un día te sacó de la
miseria!
Solo por ti, estoy
aquí: ¡No puedo
consentir que tú
misma traiciones tu
arte! Tuviste un
capricho ... ¿Y
quién no lo tiene?
¡Pero el capricho
dura
un día... y la vida
es larga!...
ZAZÁ (como absorta)
¡Peor será si esta
dulce ilusión no
dura!
CASCART (Impaciente)
¡Te engañas! ¡Si
durase sería una
desgracia!
ZAZÁ
(extasiada)
Sería una dicha
eterna, como él me lo
ha jurado.
CASCART
No es rico. porque no
puedo ver
¿A qué
estás esperando?
¿Que te abandoné?
ZAZÁ
Ninguna promesa:
¡solo amor le pide a
Zazà!
CASCART
¿Y si se casara
contigo?
Serías... ¡una burguesa!
¡No! Debes
permanecer libre;
conserva
tu garganta
de ruiseñor;
¡conserva para el
arte tu copla
sensual!
Consérvate para los
aplausos y el
vértigo.
La multitud se
inclina a los pies
de su diosa.
¡Eso es vivir, eso
es lo hermoso!
¡Ilusa! ¡Despierta,
vuelve en ti!
ZAZÁ (animándose)
¡Hermoso es
vivir
con el hombre amado!
CASCART
(Impaciente)
Todo pasa...
ZAZÁ
(sublevándose)
¡Yo todavía no he
cambiado!
CASCART
(siempre apremiante)
¡Pero puedes
cambiar!...
ZAZÁ
¿Amar a otro?...
CASCART
¡Y por qué no!
ZAZÁ
Bromeas.
CASCART (exaltándose)
¡Un día me amaste!
ZAZÁ (gritando)
¿Yo? ¡Nunca te amé!
CASCART
(sorprendido)
¿Lo niegas?
ZAZÁ
(sonriendo,
con casi compasión)
Me ilusioné, no
conocía el amor.
Todo lo que crecía a
mí alrededor era
malo y feo.
Te conocí, eras
bueno; Te gusté y me
gustaste...
Fui tuya... como lo
fui de otros,
y a ti no te
importaba...
(nerviosa)
¿Y dices que te
amaba?
¿Y eso es
el amor para ti?
Cascart, déjame
reír...
¡Ríete
también tú conmigo!
CASCART (Irritado)
¡Loca! Estás soñando.
ZAZÁ
¡Déjame soñar!
Estoy satisfecha, y
me basta con eso.
CASCART
¡No! Cuando despiertes
será nefasto.
Otra puede
quitártelo.
ZAZÁ (con ímpetu
apasionado)
¡Desafío a Dios a
que me lo quiten!
¡Es mío, y no lo
cedo! ¡Es mío!...
CASCART
¡Ciega y necia! ¿Y
si él tuviera un
amante?
ZAZÁ (como enloquecida
lo agarra
desesperadamente de
las manos)
¡Mientes!...
CASCART (con emoción)
No, te digo la verdad.
Ya sabes que soy un
amigo fiel.
Él tiene una amante
en Paris...
ZAZÁ (temblando de
emoción, llevando
las
manos al corazón,
casi sin voz)
¡Ah!... ¡Mi
corazón!...
¿Cómo lo sabes?...
¿Quién te lo
ha dicho?
CASCART (conmovido y
perturbado)
Estás pálida...
tiemblas... te falta
la voz...
ZAZÁ (insistiendo)
¿Quién te lo ha
dicho?
¡Dame una prueba!
¡Una prueba!...
CASCART
Te lo diré, pero
cálmate.
¿De qué sirve
desesperarse?
Una noche, en París,
estuve en el
"Variedades",
vi a Milio con una
mujer...
ZAZÁ
Una mujer...
CASCART
Elegante,
distinta... parecían pareja...
Luego, los vi a la
salida...
Subieron
apresuradamente a un
carruaje...
¡Y se
reían...!
ZAZÁ
¡Se reían! ¿Y sabes
algo más?
CASCART
¿No es suficiente?
ZAZÁ (en el colmo de
su exaltación)
¿Y quién podría ser
sino su amante?
(estallando)
¡Lo sabias! ¿Y me
lo dices ahora?
Ahora que él está
allí, feliz,
¡en París para
amarla!
CASCART
¡No me escuchaste!
ZAZÁ
¡Y yo aquí,
consumiéndome!...
(gritando)
Esto no
terminará así, ¡por
Dios!
(Anaide aparece
por la puerta
de la
izquierda y avanza)
ANAIDE
Díganme niños...
¿qué pasa?
ZAZÁ (desesperada)
¡Él tiene una
amante!...
ANAIDE (sorprendida)
¡Cascart?
ZAZÁ (encolerizada)
¿Te das cuenta? ¡Vives
en la luna!
¡Milio tiene una
amante!
ANAIDE (estallando)
¡Oh, qué suerte!
(Corrigiéndose de
inmediato)
¡Eso es un
escándalo!...
ZAZÁ
¡Qué infamia!
¿Comprendes?
CASCART
No eres su esposa,
después de todo...
ZAZÁ (furiosa)
¿Lo defiendes?
ANAIDE (escandalizada)
¡Cascart! ¡Usted
me maravilla!
¡Tiene
razón!
(dramáticamente)
Pobre hija mía...
ZAZÁ
Él no ha debido
traicionarme...
Yo no lo forcé a un
falso amor.
¡Cuando me entregaba
a él,
no le pedía que
confiara en mí!...
Yo no le pedí
juramentos...
Ni promesas... ni
suspiros... ni
sueños...
¡Ah! Cascart...
¡Cuánto sufro!
¡Cuánto dolor me
provoca esto!
(estalla en
lágrimas y cae
en
los brazos
de Cascart)
CASCART (conmovido)
Tienes razón.
Cálmate...
es una canallada...
ZAZÁ (siempre
llorando)
¡Oh, sí que lo es!
CASCART
¡Hay que
castigarlo!...
ZAZÁ
Sí, sí.
CASCART
¡Abandonarlo!
ZAZÁ (decidida,
desprendiéndose de
él)
¡Ah, no!
CASCART
¿Qué vas a hacer?
ANAIDE
Hija mía, la
dignidad...
ZAZÁ
¡No la tengo!
¿Me río de ella!
¿Dejarlo?... Ahora
veréis...
(llama mientras
corre al peinador)
¡Natalia!
ANAIDE
¿Qué pretendes hacer?
CASCART
Tranquilízate...
ZAZÁ
¡Natalia!
(Natalia viene de
la derecha)
¡El sombrero, el
abrigo... rápido...
me voy!
(Natalia va hacia
el vestidor y
regresa con
las prendas de Zazà)
ANAIDE
Piensa...
CASCART
¡Reflexiona!
ZAZÁ
¡Me voy!
ANAIDE
¿Qué intentas hacer?
ZAZÁ
¡Lo veré en París!
CASCART
¡Pero cálmate,
escucha!...
ZAZÁ
¡Quiero saber la
verdad!
ANAIDE
¿Y te vas sola?
ZAZÁ (a Natalia que le
ha traído
el
sombrero
y el abrigo)
¡Vamos, vamos,
Natalia, tú vendrás
conmigo!
¡Vámonos ahora
mismo!
(Natalia sale)
CASCART
Zazà, vamos,
escúchame,
te invito
reflexionar por
última vez.
ZAZÁ
¡No es momento ni palabras ni de
razones!
ANAIDE
¡Escucha mi consejo,
tu madre te lo
implora!
ZAZÁ (a Natalia que
regresa con un
sombrero
un chal y una
maleta)
¿Estás lista?
¡Vámonos!
CASCART
¡Zazá!...
ANAIDE
¡Hija mía!
ZAZÁ
Es necesario que
elija.
¡O yo, o la
otra!... ¡Vamos!
(Toma de la mano a
Natalia y la
arrastra
rápidamente. Anaide
levanta los brazos y
va hacia la puerta
por donde salió
Zazà.
Cascart se sienta
con gesto desolado)
ACTO
TERCERO
Salón en casa de
Milio Dufresne, en
París,
Ribera de Mazzarino.
Mobiliario elegante.
En el medio piano de cola con
el teclado
hacia el
fondo de la escena;
silloncitos,
muebles, sofás. La ventana
derecha da al
Sena; delante de la
ventana un elegante
escritorio, sobre el cual
entre otras, habrá
una carta con el sobre lacrado; al
fondo,
al medio, una
puerta que da a la
antecámara; Otra
puerta a la izquierda
da
a las alacobas)
MILIO (Sólo
y en traje de
viaje, está sentado
en el
escritorio junto a
la ventana.
Ordena
algunos de sus
papeles
esparcidos sobre el
mueble. Tras un
momento queda como
absorto, con
la
cabeza entre las
manos)
¡El escritorio en
desorden,
al igual que mi
corazón!
Y mañana a
Saint-Etienne...
Iré
por última vez
¡a
despedir al amor!...
¿Cómo decirle que me
marcho?
¿Cómo hacer para
dejarla?
¿Mentir?
¿Cómo le
jurará mi boca
que regresaré
mientras mi corazón le
dice adiós?...
¡Zazá,
nunca más veré resplandecer
en
tus ojos
la llama del
amor!...
Y nunca más te oiré
murmurar
cálidas palabras,
abrazada sobre mi
corazón...
¡Oh besos, tiernas
caricias,
noches encantadas,
prologadas miradas
y
plácidas jornadas!
¡Nuestro amor ha
naufragado,
y las olas del
destino nos han
destrozado!
¡Todo ha terminado!...
SRA. DUFRESNE
(entrando por la
puerta izquierda,
seguida
por Marco, el
mayordomo)
Ya estoy lista,
Milio,...
(al
mayordomo)
¿La maleta está en
su lugar?
MARCO
Está en el carruaje.
MILIO (se levanta
y
toma el sombrero,
el abrigo y algunos
papeles)
Bueno, bajemos
pronto...
SRA. DUFRESNE
(a Marco)
Esté atento a
todo...
(Va a salir,
luego se detiene y
prosigue)
¡Oh, Marco, me
olvidé!...
Espero a una señora,
Dunoyer...
Si llega, reténgala:
dígale que
volveré...
que fui a la
estación...
MARCO
Comprendido.
SRA. DUFRESNE
(da unos pasos y
luego se vuelve)
Recuerde...
(silabeando)
Du no yer...
(sale con Milio. Marco los acompaña
hasta el vestíbulo,
luego vuelve a
entrar a escena)
MARCO
¿Dunoyer? ¿Quién
será?...
¡Ahora. vayamos a lo
nuestro!
(Va a la mesa de
la derecha, abre el
cajón, toma la caja
de cigarros de su
patrón, elije uno y
lo enciende)
La fumadita
habitual...
(aspira el humo,
como un experto)
¡Ah! ¡No está mal,
después de todo!...
(toma un
periódico de la
mesa)
Ahora un poco
de noticias
políticas.
¡Me hará bien!...
(Por
la ventana, se oye el canto
de las
lavanderas
acompañado por los
golpes del batidor
de ropa.
Marco va
al sofá de
la izquierda y se
tumba
para leer
cómodamente)
LAS LAVANDERAS
(abajo, en el río
Sena)
¿Por qué estás sola
?
Margot.
La sonrisa
desapareció de tu
rostro.
¡Tu amado huyó y no
vuelve!
¡Y tus labios ya no
cantan!
Pero, aún puedes renovar
tu amor
Margot,
Toma la maza, vuelve
otra vez.
Y cómo la ola, ¡huye
el amor!
¡Ríete con nosotras, Margot!
(risas y golpes con
el palo de
la ropa)
MARCO
¡La
cantinela habitual
que viene del Sena!
¡Oh, estas
lavanderas!...
(se sumerge en la
lectura del
periódico)
¡Oh! ¡El ministro ha
caído!
Me alegro...
¡Siempre se la
ha hecho una crítica
feroz!
Pero claro...
¡Qué esperar de
los parlamentarios
si no asisten a
las sesiones!
Sin embargo, los
buenos mayordomos...
(pasa la
página. Se oye una
campanilla,
Marco no
se inmuta
y sigue leyendo)
¡Caramba! ¡Sonido
enérgico!
Me gusta el
artículo. La derecha...
(nuevo toque de
campanilla, Marco
arroja
el cigarro y el
periódico)
¡No tengo un solo
minuto de paz!...
(sale por el
fondo. Tras un
instante,
entran Zazà
y
Natalia con
Marco)
MARCO (Haciendo entrar
a Zazà)
Entonces ¿usted es
la señora Dunoyer?
ZAZÁ (aprovecha la
oportunidad y
asiente)
Sí, sí, Dunoyer...
MARCO
Tenga la bondad de
esperar un momento.
La señora fue a la
estación para
acompañar al señor
que sale para Lyon.
ZAZÁ
Gracias: la esperaré.
(Marco saluda y
sale por
el fondo
cerrando la puerta)
NATALIA
¡Qué nervios!...
ZAZÁ
¿Tienes miedo?
¿Por qué?
NATALIA
¿Y si nos echan de la
casa? ...
ZAZÁ
¿Qué temes? ¿No
estoy yo contigo?
NATALIA
¿Usted? ¿Qué podría
hacer?
¿En su casa?
ZAZÁ
¡La casa de ellos,
querrás decir!
El mucamo ha dicho:
el señor... la
señora.
¡Aquí florece el
idilio!
NATALIA
Entonces,
huyamos señora,
ahora que ya lo sabe
todo...
ZAZÁ
¿Por qué huir?
¿Estás loca?
Por el contrario, lo
ignoro todo...
NATALIA (después de un
pausa, mirando la
sala)
Han elegido una
encantadora
y elegante
mansión...
ZAZÁ
Mejor que la mía...
¡Demasiado hermosa!
NATALIA
¿Por qué?
ZAZÁ
Mira a tu alrededor:
¿No oyes la
habitación
silenciosa
impregnada por una
ola de besos?
¿No sientes el aroma
penetrante del amor,
que recorre las
habitaciones?
¡Es una huella
invisible, como una
señal
que aparece en la
orilla del mar!...
Donde la mujer tiene
su reinado
y donde todo lo
puede...
¿Ves ese rinconcito?
¡Las almohadas!...
¿El sofá?
¡Allí se abrazan a
la tarde,
se
estrechan la mano
y hablan de amor!...
¡Oh, sí, los veo,
están ahí
y no puedo
separarlos!...
¡Me
vuelvo loca!
NATALIA
Pueden oírnos,
cálmese...
¡Señora!...
ZAZÁ (conteniéndose
apenas)
¿Quién será esta
mujer?...
¿Y si interrogara al
sirviente?...
(su mirada cae
sobre la carta que
está
sobre la mesa,
sombriamente)
¡Ah!
NATALIA
¿Qué pasa?
ZAZÁ
Una carta...
sobre esa mesita...
NATALIA (se acerca a la
mesa y se inclina
para
leer el destinatario
impreso)
"A madame Dufresne...
"Riviere du Mazzarino"
(asustada)
¡Esta casado! ...
Señora, señora ...
¡vámonos!
ZAZÁ (mirando la
carta, convulsa,
angustiada,
con voz apagada)
¡Casado!
No, es
costumbre, que
al vivir juntos
se le dé
el propio nombre...
(luego tomando la
carta
convulsivamente)
¡Pronto lo sabré!
NATALIA (asustada,
suplicante)
¿No será capaz de…
ZAZÁ (resuelta)
Está abierta...
¿entonces?... ¡Adelante!
(lee rápidamente)
"Amiga: cuando tu
esposo venga a
París"
(deja caer la
carta, golpeada
por
la súbita
revelación)
Entonces, ¿es
cierto?...
¡Casado!...
No había
mentido ese pobre
Cascart...
¡Casado!...
NATALIA
¡Señora,
señora, vayámonos!...
¿Por qué seguir
sufriendo?
Ya ha descubierto
todo..
ZAZÁ (como loca)
¿Irnos? No, conviene
que nos quedemos.
¡Él está
cansado de estas
cadenas!
¡Solo me ama a mí!
Aquí lo espero
firme.
Él
vendrá, dejará a su
esposa...
¡vendrá
conmigo!
NATALIA (sacudiéndola
enérgicamente)
¡Ah, ya vienen!...
(La puerta
izquierda se abre,
una niña
entra sin ver a las
dos mujeres y va al
armario vecino al
piano para buscar
partituras de
música)
(En voz baja)
¡Señora ... mire:
una niña pequeña!
ZAZÁ (asustada)
¿Dónde? ¿Quién es?
NATALIA
Señora, será su
hija.
¡Es su hija!...
ZAZÁ
¡Su hija!
(La niña descubre
a las dos
extrañas
y permanece en
silencio)
NATALIA
La hemos asustado...
ZAZÁ
Háblale tú... yo no
me atrevo...
NATALIA (observando a Totò)
¡Qué bonita niña!
(hablando con la
niña)
Señorita, ¿te hemos
asustado?
TOTO (siempre con
sencillez)
No, señora, venía al
piano...
NATALIA
¿Te molestamos?...
TOTO
No... Mamá ha
salido.
¿La esperan ustedes?
NATALIA
Hace un rato...
El tiempo pasará más
rápido contigo.
TOTO (confusa)
Señora, qué amables
son ustedes...
(Indica a Zazá y
a Natalia que se
sienten
y se sienta ella
también en el medio)
ZAZÁ (tomando valor)
Angelito, ¿cual es
tu nombre?
TOTO
Antonietta Dufresne
es mi nombre...
pero me dicen
Totò...
ZAZÁ (con suavidad)
Totò... ¿por qué?
TOTO
Un nombre que le
gusta a mi
papá... ¿Y
usted?
ZAZÁ
Y yo... yo me llamo
Zazà ... ¡Señora
Dunoyer!...
TOTO (con un ligero
reproche)
¡Ah, no! ¿Por qué
miente?
ZAZÁ
(contrariada)
¡Cómo!
TOTO
A la Señora Dunoyer
yo la conozco...
Y
no se parece nada a
usted... ¡Es un
pecado mentir!
ZAZÁ
¡Chiquilla, me ofendes!
TOTO
(reflexionando)
¿Es usted otra
señora Dunoyer?
ZAZÁ
Otra Dunoyer...
¡Ahora me entiendes!
TOTO
Usted me tutea ¿Por
qué?
ZAZÁ
Porque... te
pareces... te
pareces a alguien...
A quien quiero mucho...
TOTO
¿A alguien a quien
ama usted?
Yo me parezco a mi
papá ... ¿lo conoce?
ZAZÁ (con decisión)
¡No!...
TOTO
Me quiere mucho...
y es muy bueno...
Hace seis meses que
no lo veía...
ZAZÁ
¡Seis meses!...
TOTO
Pero ya ha vuelto y
estoy muy contenta...
Hemos ido a ver a
la abuela a
Argelia...
Al regreso,
papá nos ha llevado
al circo...
Pero pronto volverán
a marcharse...
ZAZÁ (con ansiedad)
¿Y a dónde irán?
TOTO
A Norteamérica.
ZAZÁ
(conmovida)
¡Ah!...
TOTO
(cambiando de tema)
Su marido, ¿donde
está?
ZAZÁ (avergonzada)
Yo no tengo
marido...
TOTO (con interés)
¿No tienes
una Totò?
¡Oh, la compadezco,
está tan triste!...
ZAZÁ
Soy viuda... sola...
abandonada...
Le pedí al
cielo una niña
y el cielo, Totò,
¡no me la ha dado!
Si la tuviera, Totò,
la adoraría...
Como te adora tu padre...
TOTO
¡Mamá y papá
me quieren mucho!...
Y usted ¿quiere a su
madre?
ZAZÁ (con profunda
tristeza)
¿Mi mamá? ¡Nunca la
he tenido!
Mamá se iba de casa
de madrugada...
y yo me quedaba sola...
hasta que
regresaba...
Pero por la noche...
al regreso...
TOTO
(mostrando interés)
¿La besaba a
usted?
ZAZÁ (Dolorosamente)
No: no quería
despertarme... Tenía
razón.
¡Había tan poco que
ver en el mundo!
¿Sabes, pequeña mía?
¡Hay personas
a las que debes amar
mucho! Son
desgraciadas... el
mundo las desprecia.
Han sufrido tanto...
en la infancia.
TOTO (con creciente
interés)
¿Niños sin pan y sin
techo?
ZAZÁ
(amargamente)
Hay niños a los que
les falta
mucho más que eso...
TOTO (levantándose y
yendo hacia ella)
¿Son los niños que
no tienen
el cariño
de sus papás?...
ZAZÁ
Los niños sin
padre... ¡has
acertado!
(con lágrimas en los
ojos abrazando
a Totò)
¡Eso para un niño
es la mayor
desgracia!
Pero tú... vive
tranquila... dulce
criatura;
a tu padre...
nadie... te
lo quitará...
TOTO (observándola)
Señora... ¿está
llorando?...
ZAZÁ
No, no estoy
llorando...
Un
recuerdo me apena...
(levantándose como
para
esconder su
angustia)
Viniste a
estudiar...
Por
favor, toca un
poco...
TOTO
No me atrevo:
¿Seguro que quiere
oírme?...
ZAZÁ (protestando)
¡Totó que dices!
TOTO
Entonces tocaré un
Ave María;
es bonita y le
gusta mucho a mi
mamá.
(Totò
se acerca al piano,
lo abre, elige
una
partitura de música
y se sienta)
ZAZÁ
(reteniendo apenas
el llanto)
Sí, Totò, ¡adelante!
(cae sobre sofá
de la izquierda,
llorando
mientras Totò
comienza a tocar el
Ave
María de Cherubini)
NATALIA
(en voz baja,
sosteniendo a Zazá)
¡Valor!...
ZAZÁ
¡Todo acabó!...
¡Está casado
y tiene un ángel de
hija!
He soñado... he
soñado...
(Totò totalmente
absorta en la
música,
no se da cuenta que
Zazá, invadida por
la tristeza llora
calladamente)
Y pensar que hay en
el mundo criaturas
nacidas del amor y
protegidas del
dolor;
y
que hay hombres con
esposas felices
y madres
bondadosas...
¡Y no están
satisfechos!
¡No conocen ni el frío
ni el
hambre;
ni tantos
otros horrores que
nos hacen
buscar
refugio en la vida
infame!
¡Somos los
malditos!
Nuestros
corazones no tienen esperanza.
¡El
mundo nos
niega, incluso, el
amor!...
¿Qué dolor!... ¿Qué
será de mí?
TOTO (desde el piano)
¡Ya he terminado!
Déme un beso...
(Zazà la besa
ardientemente)
No llores
(escuchando, oye
ruido
en la antesala)
Es mamá
(va hacia la
puerta del fondo)
NATALIA
¡Dios! ¿Qué va a
pasar ahora?
ZAZÁ (levantándose y
tranquilizándola)
Nada
(La señora Dufresne
aparece y queda
un poco aturdida
al ver a dos
extrañas,
luego
avanza
mientras Zazá dice
aparte)
¡Oh, qué hermosa es!
(saludando)
Usted, señora,
esperaba
a una señora llamada
Dunoyer...
Es mi
nombre.
Nos hemos equivocado
de puerta...
Quise explicarle el
malentendido y me
quedé.
Mientras tanto
conversamos con la
niña...
¡Es un ángel!...
Feliz de usted... Me
marcho...
(yendo a la
salida seguida por
Natalia)
¡Excúseme!
TOTO (junto a su
madre)
¡Adiós, señora!...
ZAZÁ (se vuelve con
intensa emoción)
¡Adiós, Totò!...
(Zazá y Natalia
salen. Totò abraza a
su
madre que parece
interrogarla
confundida)
ACTO
CUARTO
(En la sala de
Zazà como en el
segundo
acto. Anaide sentada
junto a la mesa. Malardot,
inquieto, de pie
junto a ella)
MALARDOT
Entonces ¿no hay
ninguna novedad?
ANAIDE
Quizás llegue más
tarde.
No lo sé... ¿alguna
desgracia tal vez?
¡Que Dios nos
guarde!
MALARDOT
¡No debía haberla
dejado que se
alejara
a más de cuatro
pasos de distancia!
¿Le parece que con
esos nervios?...
¡Me ha metido
en serios problemas!
¡Gasto la mayor de
los beneficios
en sus caprichos!
Ayer por la noche,
por ejemplo, me
plantaron
cuando se
enteraron que Zazá
no cantaba.
ANAIDE (poniéndose de
pie)
¡Alguien llega! Se
ha abierto la puerta...
¡Es ella...!
(Anaide sale
corriendo a su
encuentro
y
luego regresa al
escenario con Zazá,
que
camina de manera
casi automática,
cruza la sala sin
ver Malardot.
Zazá se
deja caer
sobre la silla junto
a la
mesa como agobiada;
Malardot
permanece impasible.
Entran Cascart
y Natalia, que
rápidamente parece
poner a Cascart al
corriente de lo
ocurrido en París)
ANAIDE (acompañando a Zazà)
¡Hija mía!
¡Mi Zazà!...
ZAZÁ (sentándose)
Buen día mamá...
ANAIDE (toma una silla y
se sienta como para
comenzar una larga
conversación)
¡Qué horrible
agonía!
Cuéntanos...
Estaba tan
angustiada...
ZAZÁ
¡Oh no, mamá, no
puedo!...
Apenas me mantengo
en pie.
He estado despierta
toda la noche...
Te lo contaré
todo... ¡pero más
tarde!
ANAIDE (insistiendo)
Quisiera...
ZAZÁ
Déjame en paz.
(descubre a Malardot,
irritada y
sorprendida)
¿Qué le trae por
aquí?
MALARDOT
(turbado)
Yo... vine para
saber...
ZAZÁ
(amargamente)
¡Oh! ¡Ya lo sé! ...
¿Que si voy a
cantar?
Usted paga ¿qué
importancia tiene
si tengo el corazón
roto?
¿Si estoy enferma y
cansada?
En la contabilidad de
la empresa
¿se ponen las
lágrimas...
en la cuenta de
gastos?
Sí, cantaré...
(levantándose, a Anaide)
¡Pero llévatelo
lejos, mamá!
MALARDOT
(disculpándose)
No pensaba...
ZAZÁ
(a Malardot)
¡Váyase!...
(a Anaide)
Mamá... ¡Vete! Vete... vete...
(Anaide sale con
Malardot. –
Zazá se deja caer
sobre el sofá)
NATALIA (a Cascart,
en voz baja)
¡Señor! Es su turno
ahora...
Dígale algunas
palabras amables...
Si usted no la
consuela, ¿quién lo
hará?
CASCART (bondadoso,
avanzando)
¿Qué podría decirle
si no me escucha?
ZAZÁ (suplicante)
¡Ah! No puedes, Cascart, decir
eso...
Seguiré
tu consejo...
¡Es a ti a quien
estimo!
¡Oh, mi Cascart, no
puedo más!...
¡Pierdo la cabeza!
¿Qué debo hacer? ...
¡Dime!
(Natalia sale por
la izquierda)
CASCART (conmovido)
Zazá, pequeña
gitana,
esclava de un loco
amor,
¡no has llegado
todavía
al colmo de tu
dolor!
¡Cuántas lágrimas
deben aún
surcar tu rostro,
antes que vuelvas a
caminar!
Lo creíste libre...
ahora la esperanza
ha muerto.
¡Tú sí eres libre
y debes seguir
viviendo!
¡Ay, del soñado
idilio
borra el encanto
de
inmediato!
¡La mano de un ángel
te ha hecho
retroceder!
ZAZÁ (como murmurando)
¡Ah, esa hija!...
CASCART
Llora en paz...
Pero recuerda que
tienes que seguir
viviendo
Ese hombre tiene
familia... ¡Déjalo!
ZAZÁ
¿Abandonarlo?
CASCART
Es tu deber:
¡déjalo!
¿Qué?... ¿No quieres
hacerlo?
ZAZÁ
No he dicho eso...
CASCART
¿Qué piensas?
ZAZÁ
Nada... que haré lo
que dices...
también debería
morir... hoy.
Hablaré con él...
CASCART
¡No! ¿No querrás
recibirlo?
¡Te
perderías!...
ZAZÁ
¡Prometió regresar
hoy!
CASCART
¡Estás loca, si
aceptas tal cosa!
¡Loca mil veces!...
Si lo ves...
¡estarás perdida!
Escríbele...
eso sería muy
diferente...
Él se irá... y tú
vuelves a tu rutina.
ZAZÁ
No sería cortés...
CASCART (brutalmente)
¿Estás hablando de
cortesía?
¡Aquí se trata de
una esposa, una
hija, un deber!
NATALIA (entra
corriendo)
¡Oh, señora,
señora!... ¡Venga a
ver!...
¡El señor Milio
viene por la calle!
ZAZÁ (corre a la
ventana)
¡Milio!
NATALIA
¡Esta allí!
Conversa riendo
con el señor Courtois.
ZAZÁ (con alegría
delirante)
Cascart, te
agradezco tu
consejo...
lo seguiré... pero
márchate
¡Que no te
encuentre aquí!...
¡Vete!...
CASCART
Me voy:
¡Pronto
te arrepentirás!...
¡Ah, pobre Zazá!...
(sale)
ZAZÁ
¡Natalia, mira! ¿Se
nota que he llorado?
NATALIA
¡Nunca se
la vio a usted tan
hermosa!
ZAZÁ
Mientras tanto,
prepara el
almuerzo...
(mirando a su
alrededor)
¡Dios! ¡Qué horrible
desorden hay aquí!
¡Él, que en París
tiene esa lujosa
sala de estar!...
(volviéndose)
¡Has dejado mi corsé
sobre el sillón!
(señalando la
mesa)
¡Mira; ese par de
zapatos allá abajo!
NATALIA (tomando el corsé y los
zapatos)
¡Normal, si acabamos
de llegar!
ZAZÁ
¡Calla!...! ¡Hay
polvo... sobre el
piano!
¡La bata colgada del
biombo!...
(usa la bata
para limpiar el
piano.
Suena la campanilla:
Zazà se vuelve)
¡Y ese sombrero!...
(señala el sombrero
que está sobre el
reloj.
Natalia teniendo
siempre en sus manos
los zapatos y el
corsé corre a
buscar el
sombrero, cuando
vuelve, Zazà le
lanza
la bata. Natalia
arroja todo en el
vestidor,
cierra la puerta y
se dispone a abrirle
a Milio)
ZAZÁ (dando un último
vistazo)
¡Por suerte, todo
está en su lugar!...
¡Dios! ¡Qué momento!
(aparece Milio en
la puerta)
¡Aquí estás, amor y
vida!
¡Ah, deja que te mire
y te bese!
¡Oh, te amo!
¡De nuevo te
estrechan mis brazos!
MILIO
(abrazándola)
¿Qué tienes?
¿Por qué
me abrazas así?
ZAZÁ
¡Oh, qué malo eres!
¡Siempre soy así junto a ti!
MILIO
No; conozco tus
besos.
Sé de tu inmenso
amor.
(Natalia prepara
la mesa)
¡Te amo,
y adivino el por
qué!
ZAZÁ (en un abrazo
largo)
¿Me amas mucho?
¡Nunca lo
suficiente!...
¿Te parece aburrido
mi humor?...
¡Es que tuve un
sueño tormentoso!
Ya no me amabas...
Ya no te veía...
De los dulces
tiempos pasados,
de los innumerables
besos,
de nuestro amor que
ante fue,
no quedaba más que
una palabra...
en verdad, dos
palabras y una sola
amenaza:
¡Nunca más!
Y despertándome,
¡aún te veo!
¡Me amas, en tus
besos, sigo
creyendo!
Qué feliz, Milio, me
haces...
déjame llorar...
MILIO (secándole los
ojos)
Zazá, ¿qué tienes?
ZAZÁ
Nada: ¡mis nervios!
Lo de siempre.
No te preocupes...
¡divirtámonos!
Queremos reír...
vivir la vida
feliz...
¿Tienes apetito?
MILIO
¡Como un poeta!
ZAZÁ (gritando a
Natalia)
¡Rápido! ¡Sirve!
Y tú siéntate, como
te sentaste
al día siguiente de
la revista Bussy...
(Natalia sirve, Zazà
finge calma
y alegría)
¡Como la primera
vez!
¿Qué noticias traes
de París?
MILIO (alegre)
Las habituales:
nacimientos,
muertes,
carreras... ¡Oh, me
olvidaba!
¡Perros amaestrados
en el circo!
ZAZÁ (preguntando
ansiosa)
¿Y estuviste allí?
MILIO
Es decir, ¡estuvimos
allí!
ZAZÁ (conteniéndose)
¿Estuvimos?...
MILIO
Me acompañaban dos
amigos...
ZAZÁ (mirándolo
seriamente)
¿Dos amigos?
MILIO
¿Qué te pasa?...
¡Me miras y me haces
el eco!
ZAZÁ
Nada. Pensaba que
podrías
traerlos al teatro a
verme...
¡A Zazà, nunca la
llevas!...
MILIO
Tienes razón...
¿Quieres que vayamos
esta
noche...
ZAZÁ (calurosamente)
¡Ah! ¿De verdad?
MILIO
He visto en la
cartelera
que anuncian una
comedia...
Hace ya quince días
yo estaba...
ZAZÁ (interrumpiendo)
Con un amigo...
MILIO
Estaba...
ZAZÁ (como antes)
En el teatro
"Variedad".
MILIO (mirándola
fijamente)
¿Qué tienes?
ZAZÁ
Estoy nerviosa...
Cascart, ayer me propuso ir a
Marsella...
y yo no
quise...
MILIO
¿Por qué?
ZAZÁ
No tienes negocios
por allá...
MILIO
No quiero que
renuncies a tus contratos...
Mi viaje ...
ZAZÁ (se levanta de
golpe y camina
nerviosa)
¡Finalmente!...
¡Aquí está el gran
tema!
¡Me iba a morir si
no lo volvías a
mencionar!
¡Tu viaje!
¡Sólo esto
me faltaba!...
MILIO
Vamos, cálmate,
cariño, sabes que
volveré
pronto... dentro de
tres o cuatro
meses...
ZAZÁ
O cinco, o seis...
¿Qué haces?
¿Tal vez mensuran el
tiempo los celos?
MILIO (con reproche)
Zazà... ¡Sabes que voy solo!
ZAZÁ (se vuelve
impetuosamente)
¿Solo? ¡Mientes!
¡Vete... mentiroso!
¡Viajas con tu
esposa!...
MILIO (se levanta
sorprendido)
¡Mi esposa!... ¿Lo
sabes?...
(vuelve a sentarse
en silencio)
ZAZÁ
Pues bien, ¡sí, lo
sé todo!
Tienes una
esposa...
¡Vete!
(pausa)
Escucha. No me
siento mal por eso.
Tú no conocías el
futuro...
¡Me duelo por lo que
destruyes en mí!
¡Sé que no debiste
entrar en mi vida!
¿Por qué me has
amado tanto?... ¿Por
qué?
MILIO
¡Zazá!
ZAZÁ
¡Ah, no!
¡No tenías
derecho de hacer
todo esto!
Mi vida era esa que
tú conociste...
Yo sonreía... No
pensaba en el mal...
entonces te
presentaste... y yo
te adoré.
¡Un amor fatal!
¡Y soñé con ser
feliz a tu lado,
una vida regenerada
por el amor!
¡Y me vi con los
cabellos blancos
como esposa y madre
adorada!...
¿Cómo volver a ser
la misma
después de semejante
sueño?
¡De mi pasado, me
avergüenzo!
Debiste decir la
verdad...
Entonces...
¡No te habría
amado!...
MILIO
¡Zazá!
ZAZÁ (cae en brazos de Milio, llorando)
¡No, sabes que
miento,
que siempre te
habría amado!
¡Eras mi único amor
predestinado!
Pero, ¡oh, Milio!,
debiste ahorrarme el
llanto
de una felicidad...
¡que no puedes
darme!
(cae sobre el sofá
llorando a
mares.
Milio permanece a su
lado)
MILIO
Zazà,
¿me reprochas
haberte amado tanto?
¿Tal vez podría haber
reflexionado?
¡Me pides eso!
¿Me negaste tus
caricias?
¿Podría
amarte de otra
manera? ¡No!
Dime: ¿tuve
fuerza para dejarte?
¡para huir! ...
¡Estoy aquí,
junto a tu boca,
besándote,
deseándote, como el
primer día!
¡No, no es mi culpa!
Nacimos el uno para
otro. ¡Era
inevitable!
¡Hubiera sido
necesario no
encontrarnos, para
no amarnos, Zazá!
(Poco a poco se
ha sentado en una
silla
detrás del sofá, y
en este momento
Zazà,
recostándose hacia
atrás, queda en sus
brazos, llorando)
ZAZÁ (llorando,
desesperadamente)
¡Sí! ¡sí!
MILIO (sosteniéndola en
sus brazos, susurra)
Eres buena, me has
amado tanto...
ZAZÁ
¡Y siempre te
adoraré!...
MILIO
¡Siempre fui tuyo!
¡Lo sabes!...
ZAZÁ
Sé que te vas... que
me dejas...
MILIO
¡Pero volveré!...
ZAZÁ
¡El amor que termina
no regresa jamás!
MILIO
¿Qué piensas?
ZAZÁ (resuelta)
¡Regresarás!...
Lo
ha dicho... ¡Totò!...
MILIO (levantándose
bruscamente)
¡Totò!... ¡Has
visto a mi hija!
ZAZÁ
Sí...
MILIO
No...
¡Di que no es
verdad! Pero, ¿dónde?
(silencio)
¿Dónde?
ZAZÁ
En tu casa
MILIO
¿Has estado en
París? ¿Has estado
en mi casa?
ZAZÁ
Sí...
MILIO
¿Has visto a mi
esposa?
ZAZÁ
¡La vi!
MILIO
¿Le has hablado?
ZAZÁ
¡Sí!...
MILIO
¿Cometiste ese
crimen? ¡Te
atreviste!...
ZAZÁ (levantándose
erguida y
terrible)
¡Yo!... ¿Por qué no?
MILIO (con creciente
furia)
¿Qué le dijiste?
¿Qué has hecho,
insensata?
ZAZÁ
¡Nada! Pero si yo
soy aquella a la que
amas,
¿Qué te importa?
MILIO
¿Qué le dijiste?
¿Pudiste turbar su
paz?
ZAZÁ
¡Ah, cómo la amas!
¡No puedes negarlo!
MILIO (buscando
excusas)
Es mi esposa... y tú
eres...
ZAZÁ (entre la ira y
el llanto)
¡Ya lo se... soy una
llaga pútrida
que ocultas en lo
profundo de tu
corazón!
Lo sé. ¡Soy una
necia que con su
llanto paga
la infamia
con que el mundo la
señala!
"¡Mi esposa!" Cuando
dijiste "mi esposa",
¡Lo has dicho todo!
¡Vete, que mi sangre
bulle!
¡No vale mi peor
vestido tu mujer! ... ¡Vete!
MILIO (alterado)
¿Osas?...
ZAZÁ
¡Oso, sí! ¡Le dije
toda la verdad!
MILIO
¿Le has hablado?
¡Ah, infame!
No le dijiste...
ZAZÁ
Le dije todo: ¡si,
todo!
Nuestros besos,
nuestro amor
ardiente,
las noches
apasionadas; ¿ya
sabes?
¡Las locuras!...
¡Qué eres todo
mío!...
MILIO
(la agarra como para
golpearla,
luego la arroja al
suelo, gritando)
¡Ramera!
ZAZÁ (en el suelo)
¡Ah! ¡Cómo la amas!
(silencio)
MILIO (temblando de
rabia, con voz
ahogada
mientras toma el
abrigo y el
sombrero)
Y ahora me pregunto
cómo, cerca de ti,
he podido olvidarme
de mi dulce esposa.
¡Haber manchado mi
nombre, que ella
lleva,
en el inmundo abrazo
de tu carne!
(Zazà se levanta
y se desplaza hacia
la chimenea de la
izquierda)
¡Oh, me has curado
de mi fatal locura!
¡Ahora, sé quien
eres!
¡Conozco el fondo de
tu corazón!
Y mañana cuando
regrese a mi casa,
¡me avergonzaré de
haberte conocido!
(Va alterado
hacia puerta
de la derecha)
ZAZÁ (en un esfuerzo
postrero)
¡Basta! ¡Se acabó!
Regresa a tu hogar.
Allí encontrarás la
paz...
MILIO (que estaba a
punto de salir,
se vuelve de
inmediato)
¿Qué?
ZAZÁ
No le dije nada...
MILIO
Entonces, Zazá, ¿por
qué mentiste?
ZAZÁ
Ella nada sabe... (sin voz)
¡Pero ahora yo
sé cuánto quería
saber!...
MILIO
¡Zazà, una palabra!
ZAZÁ
Tu esposa... la
amas... ¡eso me
basta!
MILIO (acercándose)
¡Zazá!
ZAZÁ
¡Vete!
¡Querría
decirte que te odio
y te desprecio!
No puedo: Pero
márchate: lo
siento...
Vete... calla...
(lo rechaza)
MILIO (luego de un
instante
de lucha,
desesperado)
¡Ah!
(sale
apresuradamente)
(pausa)
ZAZÁ
¿Que hice?
(corre hacia la
puerta)
¿Se marcha? ¿Se va?
¡No regresa!...
(sale corriendo a
la
antesala
y se la oye gritar)
¡Milio! ¡Milio!
(no hay
respuesta. Vuelve a entrar)
¡Y yo lo eche!
(le surge una
idea)
¡Ah! ¡Puedo volver a
llamarlo!
(corre a la
ventana)
¡Dios!
(llama)
¡Milio!
(un destello de
esperanza la invade)
¡Se ha dado
vuelta!...
(desilusionada)
No...
(llamando más
fuerte)
¡Milio! ¡Regresa!
¡Milio!...
(lo sigue con la
vista como en el
Acto II)
Está en la
esquina... ¡Ha
desaparecido!
(desesperada)
¡Desapareció! Y no
regresa...
¡Nunca más! ¡Nunca
más!
¡Todo ha terminado!
(Cae sentada sobre
los peldaños
de la
ventana llorando)
Digitalizado y
traducido por:
José
Luis Roviaro 2020 |