ZAZÀ

 

Personajes

 

ZAZÁ

ANAIDE

NATALIA

MILIO

CASCART

BUSSY

FLORIANA

COURTOIS

Sra. DUFRESNE

Cantante de cabaret

 Su madre

Camarera de Zazá

Amante de Zazá

Cantante de cabaret

Periodista

Cantante de cabaret

Director del cabaret

Esposa de Milio

             Soprano

Mezzosoprano

Soprano

Tenor

Barítono

Barítono

Soprano

Bajo

Soprano

 

 

La acción se desarrolla en Francia, a finales del siglo XIX.

 

ATTO   PRIMO


(Il palcoscenico dell’Alcazar di St. Etienne, visto
lateralmente.  Una buona metà della  scena a
sinistra rappresenta il camerino di Zazà. A
destra della scena, sul davanti, un tavolo con
varie sedie per gli assidui del concerto che
hanno libero accesso sulla scena. Nell’angolo,
sempre sul davanti a destra, la porta che dà
nella sala di spettacolo. Indi tutto il lato destro
della scena presso le quinte è occupato in senso
longitudinale dal fondale che per mezzo di una
porta dà sulla scena del Caffè–Concerto. In
faccia a questa porta, pure in senso
longitudinale, è il fondino che maschera al
pubblico che si suppone essere nella sala del
caffè concerto. Il fondo della scena che
rappresenta l’altro muro laterale del
palcoscenico, è ingombro di quinte, scene
arrotolate, oggetti di ginnastica, ecc. Nel
camerino di Zazà, nel quale si entra per una
porta situata nel mezzo della scena, quasi in
faccia al tavolo, sono due o tre sedie, una
toletta, un paravento; e sui muri, sospesi gli
abiti di Zazà. All’alzarsi della tela la porta
che dà sulla scena è aperta, e si vede
Floriana che saluta mentre si sentono
all’interno applausi e grida di bis. Floriana
esce di nuovo, e siccome la porta resta aperta
la si sente cantare la strofa della sua canzone
accompagnata dal vociare della folla. Intanto

Michelin, Courtois ed un altro signore insieme a
Claretta, in costume corto da concerto, vengono
a sedersi al tavolo sul davanti a destra, e
comandano le bibite ad Augusto. In fondo si
scorgono il pompiere di servizio che gira
sorvegliando, due macchinisti e vari artisti del
concerto. Movimento continuo sulla scena. Qua e
là grossi avvisi con: È vietato fumare, ma tutti
fumano sigari e sigarette, compreso il pompiere
di servizio)

FLORIANA
(cantando all’interno)
So che son capricciosa e sventatella,
che, come l’api, adoro svolazzar;
non son nata per far la monachella
e vivo sol per ridere e scherzar.
So pur che ad ogni giogo son rubella,
che in amore mi piace di cangiar,
che mi diverto ad ogni gherminella,
eppur, s’io vo’, la testa fo’ girar!
Che s’io vi fo’ l’occhietto,
mio signor,
se lancio un sorrisetto
seduttor!...
tremante, io ci scommetto,
e a’ piedi miei v’udrò
giurarmi eterno affetto
mentr’io riderò!

MICHELIN
(mentre Floriana canta)
Augusto!

AUGUSTO
(accorrendo al tavolo)
Pronti!

MICHELIN
Birra

(poi a Claretta)


E voi, su, che prendete?

CLARETTA

Un kümmel, grazie.

COURTOIS

Io prendo una gran tazza; ho sete!

DUCLOU
(gridando mentre appare a destra)
Attenti i clowns!

(Due clowns portando bizzarri strumenti
musicali giungono dal fondo a sinistra
e dopo aver scambiato saluti amichevoli
con le persone sedute al tavolo
vanno a guardarsi ad uno specchio
che sarà situato sul muro di divisione
nel mezzo, accanto alla porta del
camerino di Zazà, e si tengono pronti
ad entrare in iscena. –
Floriana finisce la strofa; grandi applausi,
essa saluta nuovamente e si avanza
verso il tavolo mentre Duclou suona il
campanello elettrico per annunciare
l’entrata dei clowns)


MICHELIN, COURTOIS
                       
CLARETTA,  SIGNORE
(a Floriana)
Ma brava! ma brava! che successo!

FLORIANA

Stasera sono in voce.

COURTOIS
(galantemente)
Sempre!

FLORIANA
(squadrandolo con fare insolente)
Ma guarda! Adesso divien galante!
È vero che Zazà l’ha piantato!

COURTOIS

Come?!

FLORIANA

Come si pianta!

(ironica)


Il mio turno è arrivato?

(salutando con affettazione)


Troppa grazia!

DUCLOU
(ai due clowns)
In iscena!

(I clowns entrano in scena suonando
stonato e sono salutati da applausi. –
Duclou che si terrà presso alla porta che
dà sulla scena, la socchiude di tanto in
tanto come per guardare nella sala; e si
sentono dei frammenti musicali eseguiti
da istrumenti strani)


MICHELIN
(a Floriana che si sarà seduta
ed avrà ordinato da bere)
Di’, stasera si prova finito lo spettacolo
la gran «rivista» nuova di Bussy?

FLORIANA
(di cattivo umore)
Ma... purtroppo!

MICHELIN
(sorridendo)
Ciò non ti garba?

FLORIANA
(scattando)
Affatto!
Questo sarà un bel fiasco!
Già, quasi tutto l’atto
è per Zazà!... la Diva!...

MICIHELIN
(ridendo)
Sempre la stessa storia!

Contro Zazà!!

FLORIANA
(levandosi di scatto)
Perdono! Che sciocca! La sua gloria,
come Bussy, tu canti sempre nel Gazzettino,
ed io me lo scordavo!... So a mente il fervorino!


(Floriana prosegue con affettazione
ironica mentre Simona arriva dal fondo a
sinistra, saluta gli uomini e Claretta e siede

ridendo con gli altri di quanto dice Floriana)

Zazà, la vera stella,
Zazà, diva facella se schiude la mascella,
se muove la gonnella è tutta una graziella
da farvi delirar!
La voce sua sì bella ogni dolor cancella,
commuove le budella!
del merlo è la sorella!
Zazà è la vera stella
del ciel de l’Alcazar!

(Tutti ridono. Natalia arriva dal fondo a
sinistra, va ad aprire il camerino di Zazà
ed entra)


COURTOIS
(interrompe Floriana vedendo Natalia)
È qui che arriva. All’erta!

FLORIANA
(stizzosa)
All’inferno la stella con l’astronomo!

COURTOIS
(sorpreso)
Che astronomo? farnetichi!

FLORIANA

Cascart, l’amante suo che l’ha scoperta!

(Floriana siede volgendo le spalle al
fondo del teatro donde giunge Zazà,

che tutti si volgono a salutare)

ZAZÀ
(allegramente appressandosi al tavolo)
Salute, ragazzi.

MICHELIN, COURTOIS

CLARETTA, SIMONA
Zazà, buona sera.

ZAZÀ
(a Claretta e Simona)
Addio, mie piccine .


(scambia un’occhiata di odio con Floriana

e poi chiede a Courtois e Michelin)

È giunto Bussy?

MICHELIN

No, ancora il collega non vidi stasera.

ZAZÀ
(con interesse)
E il suo fido amico Dufresne?

MICHELIN

Non è qui.

ZAZÀ
(delusa)
Ah!... vado a vestirmi.

(fa un passo verso il camerino)

DUCLOU
(che sarà venuto avanti

al giunger di Zazà)
Però, senza fretta;
c’è tempo, sai.

ZAZÀ
(dando la mano a Duclou)
Grazie.

(entra nel camerino)

DUCLOU

A te, su, Claretta.

(In questo punto i clowns rientrano salutando
mentre si sentono applausi prolungati all’interno.
 Poi Duclou suona il campanello come prima,
si sente il preludio della canzone di Claretta,
questa entra in iscena, e Duclou chiude la porta.

Zazà, entrata nel suo camerino, comincia a
svestirsi, si trucca ed avrà finito di mettere l’abito
corto da concerto solo quando Bussy giungerà. –
Mentre Claretta entra in iscena, dalla porta a
destra che dà nella sala entra Malardot, il
proprietario del Concerto, con la pipa in bocca,
ed intanto appare dal fondo Lartigon in abito
nero e cravatta bianca. Quando Claretta sarà

uscita, due cantanti in costume arrivano dal
fondo, vanno al tavolo, siedono e bevono con
Simona, Courtois e l’altro Signore)

MICHELIN
(andando incontro a Malardot)
Ecco il padron.

MALARDOT
(levando il berretto per salutare Michelin,
Courtois e l’altro Signore)

Signori!

MICHELIN
(allegramente)
Va bene...!

Quanta gente! È contento?

MALARDOT

Non troppo. Si beve poco o niente!

(scorgendo Lartigon)


Ah! udite!

LARTIGON
(salutando con affettazione)
Direttore!

MALARDOT

Spero che ci direte
un monologo allegro, e non in versi.

Avete un repertorio...

LARTIGON
(interrompendolo con severità)
Classico! La morte d’Ermione:
Amleto fra le tombe:

La funebre orazione di Bossuet!...

MALARDOT
(scoppiando)
Saranno classici, ma, per Dio,
Non sono punto allegri!

LARTIGON
(con ironia)
Né Bossuet, ne io
teniamo a farvi ridere.

MALARDOT

E torto entrambi avete.

LARTIGON

Ma l’arte...

MALARDOT
(interrompendolo)
L’arte...


(vede un cameriere che traversa la

scena con un vassoio di tazze di birra)

caspita! rovinarmi volete?
La birra senza spuma si serve?

Nel versare, una tazza su cinque
bisogna guadagnare con tanto di solino!
Andate

(poi a Lartigon)


Mio signore,
L’arte è ciò che i clienti mette di buon umore.

MICHELIN
(ridendo a Malardot)
Bravo!!

(va verso il fondo con Malardot. Lartigon

crolla le spalle con disprezzo e va a sedersi
al tavolo. Augusto dalla porta che nella
sala portando un gran mazzo di fiori, delle
carte da visita due bottiglie di sciampagna,
e va a bussare al camerino di Zazà)

ZAZÀ
(seduta alla toletta)
Chi è?

AUGUSTO
(di fuori)
Son io.

(Natalia socchiude un po’ l’uscio, ed
Augusto fa passare i fiori e lo sciampagna;

poi si allontana e scompare dal fondo)

COURTOIS
(mostrando a Floriana ciò

che Augusto porta a Zazà)
Ma guarda! Ognun l’assedia!

FLORIANA
(levandosi di scatto, furibonda)
E cede a tutti.

(va via pel fondo, in collera. In questo
punto Claretta finisce, la porta si schiude
e la si vede salutare mentre si applaude,
poi essa ridiscende sul davanti della scena.
Dal fondo ritornano Malardot e Michelin
mentre Lartigon si alza per prepararsi ad

entrare in iscena)

DUCLOU
(a Lartigon, mentre suona il campanello)
Che dite?

LARTIGON
(con importanza)
Il monologo di Ruy-Blas!

(entra in iscena, si sentono le prime parole     
del monologo; poi la porta si chiude)

MALARDOT
(sul davanti, in collera)
Ehi, Duclou!

(Duclou accorre)

appena termina, una buona fischiata,
e poi gli lacero la scrittura!

DUCLOU

Sta ben.

(corre all’uscio che dà nella sala di
spettacolo, esce e ritorna dopo un istante.
Cascart viene dal fondo in costume di città)


MALARDOT

Vedrem che cèra farà!!

(scorge Cascart e lo saluta)


Signor Cascart!

CASCART
(rispondendo al saluto di entrambi)
La buona sera!

(entra da Zazà senza battere all’uscio)


Buona sera, mia Zazà.

ZAZÀ
(lietamente, continuando a vestirsi)
Ah, sei tu, Cascart! mio core!

(Natalia esce dal camerino

e scompare dal fondo)

Amor mio! Donde venite?
Raccontate, mio signore.
Dove foste ad ingannarmi?

CASCART
(ridendo)
Come va’, cattiva cèra?

ZAZÀ

Bene. Siedi là, mi narra:
che notizie questa sera?

CASCART
(sedendo a cavalcioni sulla sedia)
C’è l’agente che mi scrive da Marsiglia:
offre la piazza.

ZAZÀ

Per noi due?
Non vuoi piantarmi già?

CASCART
(crollando le spalle)
Sarebbe cosa pazza!
Offre il doppio!

ZAZÀ

E dire, amico, ch’è per te che sono artista!

(Courtois e l’altro Signore con le due
cantanti si allontanano pel fondo e
scompaiono)

Ti rammenti?

Alle taverne per cantar che vita trista!
Io col piatto andava intorno...

Che dolori abbiam sofferti con mia madre!

CASCART

Certamente ch’eran magri i vostri incerti!
Se per caso trenta soldi raccoglievi nel tuo piatto
ne beveva almen quaranta la tua mamma
d’un sol tratto

Vecchia spugna insaziata!...

ZAZÀ

Basta...! sai che mi dà pena!

CASCART

Ma il gran male è che prosegue oggi,
vedi, una dozzena!

ZAZÀ
(con dolcezza)
Via, non mi torturare! È madre mia,
e ha sorriso sì poco ai suoi prim’anni:
ha pianto molte lacrime per via,
povera donna, ed ebbe molti affanni!

(seria)


Lo sai tu che vuol dire un uom che fugge
e che ti lascia con un bimbo, sola?
Ogni seme di bene in te si strugge,
e diventa l’amore una parola!
Che farà, dove andrà, dimmi, una madre
con un figliuol tremante fra le braccia!
Annoja tutti un bimbo... anche suo padre...
e la povera donna ognun discaccia!!
Io la mamma rivedo in abbandono:
rammento i suoi dolori, e le perdono!!

CASCART
(levandosi un po’ commosso, bonariamente)
Sei buona... troppo buona!

(la bacia)


Ora a vestirmi vado.

ZAZÀ
(allegramente)
Ti spiccia, e vieni a prevenirmi.
 
(Cascart esce dal camerino e scompare
dal fondo a destra mentre un cantante
vestito da soldato si prepara ad entrare in
iscena giungendo dalla sinistra. Pure dal

fondo ritornano Malardot e Michelin nel
tempo stesso che Duclou corre ad aprire
la porta che dà sulla scena e si sentono le
ultime parole del monologo di Ruy-Blas)

DUCLOU
(a Malardot)
Attento, direttore!

(Appena la voce dì Lartigon finisce ed egli
appare sulla porta, si sente una salva di fischi)

LARTIGON
(mostrando il pugno al pubblico
e venendo sul davanti)
Oh, i vili! oh, gli asini! Fischiano Vittor Hugo!

MALARDOT

No, no, fischiano
Voi, mio signore. Ed alla porta io mettovi.

LARTIGON
(nel partire, con disprezzo)
Va!
Mercante d’assenzio verde!

(esce)

MALARDOT
(correndogli dietro)
Sei tu che al verde resti!... Stupido!

(esce seguito da Michelin che ride)

DUCLOU
(all’artista vestito da soldato

suonando il campanello)
A voi, cominciano.

(L’artista entra [in] iscena, Duclou chiude
la porta e poi scompare dal fondo a destra
mentre Natalia ritorna dalla sinistra ed entra
nel camerino)


ZAZÀ
(a Natalia, che rientra)
Dimmi: Bussy... o Dufresne visto
non hai lì fuori?

NATALIA

No, mia signora.

ZAZÀ
(preoccupata)
È strano!... Chi mandò questi fiori?

NATALIA
(leggendo le carte da visita)
Courtois... Camus...
Qui ognuno per voi d’amor si strugge.

ZAZÀ
(pensierosa)
Sì, ma il solo che bramo
è quello che mi fugge!

(Anaide appare dal fondo a sinistra
mentre Augusto entra dalla porta che dà
nella sala; essi si incontrano a mezza
scena. Augusto avrà un vassoio con un
bicchiere ripieno)


ANAIDE
(graziosa)
Augusto, buona sera!

AUGUSTO

Buona sera, Signora Anaide!
Avete buona cèra.

ANAIDE
(subito, in tono desolato)
No, sto mal!...

ne lo stomaco ho un gran fuoco!

(indicando il bicchiere)


Che porti?

AUGUSTO

Un grog.

ANAIDE

Dà qui.

(lo beve)


Ciò calma un poco.
Mettilo in conto di mia figlia.

AUGUSTO

Bene.
Ah! vostra figlia che successo! Tiene
tutta da voi! Che ai vostri tempi!...

ANAIDE

Augusto!
Quand’io cantavo!!

AUGUSTO

Che grazia! che gusto!

ANAIDE

Il repertorio classico!

AUGUSTO
.
Il Pompiere!...

ANAIDE

Le oche!! Oh, miei trionfi...!
Or vo’ a vedere Zazà.
Mi porta un punch nel camerino.

AUGUSTO

Sta ben.

ANAIDE
(appressandosi all’uscio del camerino)
Ahi! brucio... è proprio all’intestino.


(apre l’uscio e grida facendo la graziosa)


Addio tesoro!

ZAZÀ
(sorpresa)
Toh! sei tu, mammà.

ANAIDE

Sì, la mammina de la sua Zazà.

ZAZÀ

Datele un bacio tosto alla Zazà. – Ma via
Non portate il rossetto..

ANAIDE
(bacia Zazà, saluta Natalia e siede)
Signora Natalia!

NATALIA

Signora!

ANAIDE
(a Zazà)
Alfin ti trovo sola, e si può parlare
senza Cascart che sindaca!...

ZAZÀ

Mamma, non cominciare!

ANAIDE
(riscaldandosi)
Già, non si può toccarlo;
sempre i consigli suoi segui!

ZAZÀ

Nella miseria ci avean costretti i tuoi!

ANAIDE
(tragicamente)
Va pure, ingrata, insultami!

su me le accuse aduna.

AUGUSTO
(entrando col vassojo)
Ecco il punch.

(esce subito e ritorna nella sala)

ANAIDE
(in tono gentile)
Mille grazie.


(prende il bicchiere e prosegue tragicamente)


Ciò non porta fortuna!

ZAZÀ

Mamma, bevi e sta zitta.

ANAIDE
(fingendo scoppiare in pianto)
Ahi! sono sventurata!

ZAZÀ

Ci siamo!
Eccoci al pianto!
la solita scenata!


(levandosi a calmarla)


Baciami, bevi e dimmi perché sei qui.

ANAIDE
(dopo averla baciata e

bevuto sorride imbarazzata)
Per vederti!

ZAZÀ

E per chiedermi?

ANAIDE

L’affitto...

ZAZÀ

Lo so già. Farò pagare; e dopo?

ANAIDE

Un vecchio conto... un nulla...
Tre luigi...!

ZAZÀ
(balzando)
Sei matta...!

ANAIDE

Zazà, cara fanciulla...

ZAZÀ

Darò un luigi, e smettila.

ANAIDE

Oh! due!

ZAZÀ

Mamma, prevedo...

ANAIDE

Due, ti farò le carte!

ZAZÀ
(sorridendo)
Le carte!... ah furba!
io cedo.

DUCLOU
(di fuori forte)
Avanti i ballerini.

ZAZÀ
(ad Anaide)
Il mio turno è vicino.
Vieni domani.

ANAIDE
(baciandola)
Amore!


(esce, e dice allontanandosi)


Oh Dio, questo intestino...!
 
(Due donne e due uomini in costume di
ballerini spagnuoli arrivano vivamente
dal fondo vanno a guardarsi allo
specchio mentre l’artista vestito da   
soldato rientra, e di dentro si applaude.
Poi Duclou suona il campanello,
l’orchestra preludia all’interno un
movimento di danza spagnuola ed i
ballerini entrano in iscena fra grandi
applausi. Nel tempo istesso Bussy giunge

vivamente dal fondo, picchia alla porta
di Zazà ed entra. Zazà sarà completamente
vestita)

ZAZÀ
(abbracciando Bussy, allegra)
Alfin! sei tu, poeta del cuor mio!

BUSSY
(sorpreso allegramente)
Che accoglienza!

Davver fiero son io!
Saresti incapricciata di Bussy?

ZAZÀ

Che pretesa!

BUSSY

Ti par?

ZAZÀ
(ansiosa)
Sei solo?

BUSSY

Sì.

ZAZÀ
(delusa)
Ah!

BUSSY

Ti portavo il duo per la «rivista».

ZAZÀ
(annojata)
Ah!

BUSSY

Vuoi vederlo?

ZAZÀ
(c. s)
Grazie, fa lo stesso.
E facile?

BUSSY

Lo impari a prima vista;
io l’ho letto a Dufresne adesso adesso.

ZAZÀ
(balzando di gioja)
È qua?

BUSSY

Da Floriana...

ZAZÀ
(scoppiando)
Oh! addirittura
si vede che di lei non può far senza!
Certo al tuo Milio piace la pittura
se al vecchio quadro dà la preferenza.

BUSSY
(ridendo)
Tu meglio ameresti vederlo da te!

ZAZÀ
(dissimulando)
Io... no... non ci tengo... non l’amo!

BUSSY

Ma che! Ei non ti vagheggia, e, naturalmente,
chi poco ti cura tu brami.

ZAZÀ
(ridendo)
Insolente!
Al tuo bel Dufresne sol ch’io dica: voglio!
lo vedi ai miei piedi...!

BUSSY

Zazà... troppo orgoglio.

ZAZÀ

Tu dunque mi sfidi?

BUSSY

Scommetto. Ci stai?
Ciò ch’egli rifiuta a me tu darai.

ZAZÀ
(ridendo)
Stai fresco!

BUSSY

Tu temi?

ZAZÀ

Temer? Poveretto...!

BUSSY

Se Milio non cede...?

ZAZÀ
(ridendo)
Mi vinci; l’hai detto!

(Intanto dal fondo arriva Cascart in
costume da concerto con Michelin,

mentre dalla porta che dà nella sala
rientrano Courtois e l’altro signore:
la scena si va popolando e durante la
prima parte del dialogo tornano dal

fondo Claretta e Simona che siedono
al tavolo. Cascart va alla porta di Zazà
e l’apre)

CASCART

Ebben, Zazà?

ZAZÀ

Ho finito; ci siamo?

CASCART

Non ancora.

(salutando Bussy)


Addio.

ZAZÀ

Beviamo allora un bicchier di sciampagna.

BUSSY

Ciò mi va.

ZAZÀ
(a Michelin e Courtois che son

presso all’uscio rimasto aperto)
Signori, avete udito?
Entrate, dunque, andiamo!

MICHELIN
(entrando con Courtois)
Se non v’importuniamo...

COURTOIS

Mille grazie.

CASCART
(scorgendo l’altro signore mentre si adopera

ad aprire la bottiglia di Sciampagna)
Signore! e lei che fa?

ZAZÀ
(facendosi all’uscio)
Via, ci faccia l’onore...!
entri anche lei,... le pare...!

(Il signore entra salutando, quando
appajono dal fondo Milio Dufresne
con Floriana)


CASCART
(a Bussy)
Guarda!... veggo spuntare
l’amico tuo, Bussy.

BUSSY
(avanzandosi all’uscio)
Dufresne?

CASCART

Sì:
è là con Floriana...

ZAZÀ
(ritenendosi appena)
Ah!...

CASCART
(a Bussy)
Se ti fa piacere,
invita anch’esso a bere.

BUSSY
(chiamando)
Ehi, Dufresne!

DUFRESNE

Che c’è?

BUSSY

Venite qui.

DUFRESNE

Or vengo.

(a Floriana)


Mi scusate!

(Va anche egli nel camerino di Zazà,
saluta e prende la coppa che gli offre
Bussy)


ZAZÀ
(dopo aver salutato Dufresne)
I calici colmiamo.

CASCART

È fatto...

BUSSY

Noi beviamo a Zazà!

TUTTI GLI UOMINI

Ai trionfi di Zazà!!

(bevono)

FLORIANA
(presso al tavolo, a Bussy che si

accosta alla porta del camerino)
Un uomo sol restavaci
Da questo lato, e l’hai condotto via!
sei proprio gentilissimo!

BUSSY
(ridendo)
E tu perché con lui non vieni qua?

FLORIANA
(forte, con astio)
Io là?! No, tante grazie!
Ci resti sol. Se cerca compagnia,
da quella parte non ne mancherà!!

ZAZÀ
(che ha sentito, grida dal camerino)
Da te certo altrettanta non ne trova!

FLORIANA

Se non ti basta prendi anche il pompier!

ZAZÀ

Vederlo teco non è cosa nuova:
s’egli ti vuole te lo lascio inter!

(In questo punto i ballerini han finito

e rientrano applauditi, ma restano
in iscena vedendo Zazà che esce
furibonda dal camerino seguita
dagli uomini. Gli altri artisti arrivano
 in iscena attirati dal tumulto; le
donne tengono per Floriana e gli
uomini per Zazà)

FLORIANA
(urlando)
Ah, baldracca!

ZAZÀ

Vil mezzana!

CASCART, BUSSY
(cercando ritenere Zazà)
Via cessate!

 

PARTE DELLE DONNE
(tenendo per Floriana)
Essa ha ragione.

(Zazà afferra pel ciuffo Floriana,

ma gli uomini le separano)

LE DONNE (I parte)

Dalli, dalli, Floriana!

ALTRA PARTE
(a Zazà)
Su, Zazà, dalle un ceffone!

ZAZÀ

Linguacciuta!

FLORIANA

Svergognata!

UOMINI

La tempesta è scatenata. Dividiamole –
smettetela. Teniamole – finitela.

(Malardot arriva dal fondo con Duclou)

MALARDOT
(urlando)
Basta, basta, che mai fu?
Zitto, sentono di giù!

DUCLOU

Via Zazà, ch’or tocca a voi.

ZAZÀ
(a Cascart mentre si riacconcia

innanzi allo specchio)
No, paura non mi fa.

CASCART

Sì, lo so, ma spetta a noi:
su, preparati Zazà.

ZAZÀ

Se pel ciuffo la ripiglio...

FLORIANA
(dal fondo mentre la portano via)
Che...

MALARDOT
(a Floriana e Zazà)
Cessate lo scompiglio!


(poi a Duclou)


Date il segno.


(agli artisti che si allontanano)


Zitti, olà!

DUCLOU
(suonando)
Fate posto.

CASCART
(prendendo Zazà per la

mano per entrare in iscena)
A noi, Zazà.

(Appena Cascart e Zazà si presentano
sulla porta per entrare in iscena si sente
una salva di applausi dalla sala. Gli artisti
saranno tutti rientrati nelle quinte)


MALARDOT
(dando un sospiro)
Oh! le donne!!

MICHELIN
(a Bussy e Dufresne)
Venite?

BUSSY

No, restiamo.

MICHELIN
(a Courtois ed all’altro Signore)
La nostra diva a festeggiare andiamo!

(Escono Michelin, Courtois, l’altro
Signore con Malardot per la porta che
dà nella sala. Restano in iscena Bussy

e Dufresne passeggiando sul davanti
della scena mentre Duclou ha chiusa
la porta che dà sulla scena e resta
dietro l’uscio)


BUSSY

Dufresne, contarvene voglio una bella!...

DUFRESNE

Che?

BUSSY

Ma pria ditemi:
la nostra stella,
la irresistibile
nostra Zazà,
come vi va?

DUFRESNE

Come? benissimo...!
la trovo un frutto
saporosissimo...
davver farei
pazzie per lei!

BUSSY
(sorpreso)
Ne imparo delle belle!
e la fuggite?

DUFRESNE

Come tutte quelle
Che al primo incontro turbano il mio cuore:
Io non voglio un amore violento, nel mio stato...

BUSSY
(sorpreso quasi interrogando)
Oh...!?

DUFRESNE
(correggendosi)
Non mi va
lo scherzare col fuoco; ci si abbrucia!...

BUSSY

E Zazà?

DUFRESNE

Pericolosa!

BUSSY

E perché mai?

DUFRESNE

Sentirlo
è facil cosa... eppure io non so dirlo!...
È un riso gentile
Qual’alba d’aprile
che inebria e conquide le fibre del cuor!
È un brivido arcano
se porge la mano,
e baldi si destano i sogni d’amor!
Soavi misteri
han gli occhi severi
e par che dischiudan del cielo il confin;
E l’anima oblìa
per dolce malìa:
al suon di sua voce, la vita, il destin!
Pur belle cotanto
ci passano accanto,
ma è lei che il destino ci impone adorar!
Chi folle d’amore
la strinse sul cuore
a lei sempre vinto dovrà ritornar!
È l’ebbro vicino al nappo di vino.
Se fugge lontano resister potrà.
Se il nappo egli tocca,
se il porta alla bocca,
sin l’ultima goccia del nappo berrà!

BUSSY

Allor tutto va bene! guadagno la scommessa.

DUFRESNE

Quale?

BUSSY

Zazà ha un debole per voi, e lo confessa!

DUFRESNE
(balzando)
Davver?

BUSSY

Le ho raccontato ch’essa v’è indifferente
e ha scommesso di vincervi...!

DUFRESNE
(turbato)
Che v’è saltato in mente!
E poi perché ripetermi...!

pensate un poco...
Tale ragazza innamorata...!

BUSSY
(ridendo)
Si monta il collegiale!
Sarà come vorrete, in fondo!...

DUFRESNE

Oh, mio Bussy!
Sarà com’essa vuole;...
non fu sempre così?

(A questo punto si sente una salva di
applausi all’interno: dalla porta laterale
arrivano Malardot, Michelin, Courtois
e l’altro Signore. Zazà e Cascart salutano
fra grida insistenti di bis: Malardot li spinge
a salutare mentre tutti si appressano alla
porta, anche Bussy e Dufresne)


MALARDOT

Son tutti in delirio!
Andiam, salutate!

(Le voci di dentro domandano
con insistenza: Il bacio, il bacio!)

Il bacio reclamano!

MICHELIN, DUFRESNE
COURTOIS, BUSSY

Sì, il bacio!

DUCLOU

Attaccate!

(Suona il campanello e lascia la porta
aperta, di maniera che si sentono
distintamente le due voci di Zazà e
Cascart all’interno)


LUI

Non so capir perché se m’ami tu,
non vuoi venir qui sola a me vicin!

LEI

No, mio signor, venir non posso giù;
è buja troppo l’ombra del giardin!

LUI

Dunque paura io faccio a te?!

LEI

Ma alfin che vuoi tu, giù, da me?

LUI

Io che mai voglio? un sol bacin!

LEI

Uh! che mai dite, signorin!
 

(Insieme)

 

LEI
Un bacin!
Giù in giardin!
è peccar:
nol vo’ far!
 

LUI
Perché no
Io lo vo’!
Cedi orsù,
vieni giù!

LEI

Ma se mamma ci arriva repente
chi la sente!
che terror!

LUI

No, fa cor!

LEI

Vieni invece un po’ su dalle scale,
e se giunge nasconderti io so!

LUI

Cara! io salgo; c’è niente di male;
più d’un bacio allor darti potrò!
 
(Appena Zazà e Cascart hanno finito,
nuovi applausi; essi poi si avanzano
giulivi tra gli amici)


BUSSY, MICHELIN
COURTOIS, DUFRESNE

Ma bravi!
che delizia!

CASCART
(trionfante)
Eh...? quando noi vogliamo...!

BUSSY

Siete straordinarî!

MALARDOT

Su, tempo non perdiamo;
la Rivista or si prova.
Ognun sia pronto!

CASCART
(andando via)
È detto!

(esce dal fondo)

BUSSY

Duclou, mi raccomando!

ZAZÀ
(sull’uscio del camerino)
Ehi, Bussy! quel duetto
vorrai farmi ripetere.

BUSSY

Non posso... ho un gran da fare!

(con intenzione)


Ma l’amico Dufresne può fartelo passare!

ZAZÀ
(lieta)
Davvero? non v’incomoda?

DUFRESNE
(un po’ imbarazzato)
Vi pare...

BUSSY
(ridendo)
Andiamo, su!

ZAZÀ
(a Dufresne)
Oh, come siete buono!


(entra vivamente nel camerino

e dice piano a Natalia:)

Fila, e non tornar più!

(Natalia esce e si allontana dal fondo)

BUSSY
(andando verso il fondo con Malardot)
Duclou, tutto sia pronto!

DUCLOU

Fidate pure in me!

(Malardot e Bussy escono dal fondo
a sinistra. Gridando e uscendo dalla

porta che dà sulla scena)

Fuori di scena...!

All’opra...!

MICHELIN
(a Courtois)
Noi scendiamo al Caffè.

(Escono dalla porta che dà nella sala in
modo che la scena resta vuota e scura.
Il camerino di Zazà è rischiarato come
prima. Dufresne è presso all’uscio)


ZAZÀ

Signore, entrate; è un gentile pensiero il vostro...

(Dufresne entra; Zazà chiude l’uscio)

DUFRESNE

È un debole ajuto!

ZAZÀ

Modesto troppo!

DUFRESNE

E la prima campagna!

ZAZÀ

Davvero?
Le attrici agli amanti domandan questo...;
ne conoscete?

DUFRESNE

Qualcuna...

ZAZÀ
(Dufresne siede)
Ero certa!
Dite, e Floriana?

DUFRESNE

La trovo piacente...

ZAZÀ

Ma non è il vostro ideal?!

DUFRESNE

Veramente non ho ideali!

ZAZÀ

Davver? Che scoperta!
Amate il vario...

DUFRESNE

Ecco... il vario...

ZAZÀ

Capisco!...
Ma, in fede mia, non sposatevi!

DUFRESNE
(ridendo come colto da un’idea comica)
Io? mai...!!!

ZAZÀ

Io son diversa da voi
Non ardisco dirvelo,
e pur d’un sogno mi beai!

(chinandosi sino alla faccia di Dufresne)


C’è un uomo al mondo
ch’è tutto per me... e ha nome...
il nome è un mistero...!

DUFRESNE
(freddo)
Perché?

ZAZÀ

Perché non so;
pur questo mi turba e mi confonde...
ma a voi poco ne importa...

DUFRESNE
(con fredda cortesia)
No, dite!

ZAZÀ

Si nasconde forse l’indifferenza?
Voi non la nascondete;
e allora a che parlare?

DUFRESNE

E il duetto?

ZAZÀ
(contrariata dandogli i fogli)
Tenete!...


(sospirando)


Ripetiamo...
ma prima vo’ cambiar veste;
avvezzo ai nostri camerini voi siete
già da un pezzo!

(fingendo chiamare)

Natalia!... Non avete scrupoli... Natalia!

DUFRESNE
(alzandosi)
La chiamo?

ZAZÀ

No; vorreste, signore, in cortesia
darmi un poco d’ajuto, slacciarmi il corsaletto?

DUFRESNE

Ben lieto...

ZAZÀ

Cominciate di sopra, dal laccetto.

DUFRESNE
(sempre freddo)
Scusate; non ho pratica,
son così poco destro...

ZAZÀ
(piegandosi indietro voluttuosamente)
Che! fate così bene...!
siete un vero maestro!...

DUFRESNE

Grazie!

ZAZÀ
(sfiorando il volto di

Dufresne colla nuca)
Con che piacere voi slaccereste il busto
d’una donnina bella...

DUFRESNE
(tirando indietro la testa)
Già!...

ZAZÀ

Ma di vostro gusto...

DUFRESNE

Ahi! mi son punto!

ZAZÀ

Al diavolo! ho la maledizione!
Vi duole?

DUFRESNE

Oh, no.

(Zazà passa un accappatojo)

ZAZÀ

Son lieta!! Ed ora alla lezione.

(siede in faccia a Dufresne che si

dispone a leggere presso il tavolo)

Oh! strano...!

(si alza e si accosta a Dufresne)

DUFRESNE

A che guardate, signorina?

ZAZÀ

Guardo i vostri capelli:
han lampi d’oro!

DUFRESNE
(ridendo)
Ma con lega d’argento; è lega fina
ma disprezzata...

ZAZÀ
(carezzandogli i capelli)
No; sono un tesoro!
Oh, guarda! un segno voi portate presso
la nuca: oh, grazioso! Ce l’ho anch’io...
ma più piccino e quasi al luogo istesso...


(piegandosi)


No, più presso l’orecchio. Eccovi il mio...

(Un servo di scena traversa

il fondo suonando la campana)

DUFRESNE
(freddo)
La campana...

ZAZÀ
(sdegnata)
Oh, la sento la campana, per Bacco!

DUFRESNE

E il duetto?...

ZAZÀ

So tutto:

(fra sé)


mi pagherai lo smacco!

(Arrivano dal fondo Duclou, Malardot,
Bussy, Cascart e Claretta. Dufresne

esce lentamente dal camerino)

CASCART
(aprendo la porta del camerino)
Su, Zazà!

BUSSY
(vedendola in accappatojo)
Che! in quello stato?

ZAZÀ
(nervosa)
Per servirti.

È un gran peccato?

BUSSY

Ma c’era ben tempo...

ZAZÀ

Da sola dovevo vestirmi?

CASCART

Non c’era la sarta?

ZAZÀ

È partita...

MALARDOT

Parola d’onore
la multo stasera.

BUSSY

Ed il duetto?...

MALARDOT

L’accappatojo tieni alle prove?

ZAZÀ
(a Malardot)
Vedi, m’annoio!....
Vo’ restar sola...

MALARDOT
(risentito)
Gentile tanto!...

ZAZÀ
(al parossismo)
Se mi seccate, vado e vi pianto!

BUSSY
(piano a Malardot)
Ha i nervi, lascia...

MALARDOT

Dà il segno, Duclou!

DUCLOU

Al posto, batto i tre colpi!

BUSSY
(a Malardot)
Andiam giù...

(Malardot e Bussy escono dalla porta che
dà nella sala. Gli artisti che prendono
parte alla Rivista si perdono tra le quinte.
Zazà, in collera, leggendo il duetto, siede
presso ad una quinta sul davanti a destra.
Dufresne passeggia guardandola)


DUCLOU
(batte i tre colpi)
A te, Cascart...


(Cascart entra in iscena)
(appressandosi a Zazà)


Zazà, dopo tu sei di scena...
sta pronta, te ne prego:
potrò guardarti appena
debbo dall’altra parte fare il rumor del cocchio.

ZAZÀ
(secca)
Lo so.

DUCLOU

Mettiti calma, te ne prego in ginocchio.
Quando Cascart ti dice:

«Chi dunque mi conduce?»
entra; non mi sbagliare!

ZAZÀ
(come sopra)
Lo so.

(Duclou gira dietro al fondaletto e

scompare al di là del fondo a destra)

DUFRESNE
(arrestandosi presso Zazà)
Non vi seduce
ripetere il duetto insieme un po’?

ZAZÀ
(sgarbata)
No, grazie; ne fo’ senza!

DUFRESNE

Aspetterò!...

(Dufresne si china e la prende alla cintura
col braccio mentre la bacia con forza sul
collo: Zazà si volge raggiante e lo avvinghia

con le braccia)

ZAZÀ

Perché, cattivo,
non me l’avevi prima tu detto?

DUFRESNE

È forse tardi per riparare?

ZAZÀ

No, mio diletto!

CASCART
(di dentro)
«Chi dunque mi conduce?»

ZAZÀ
(estasiata)
Oh! come bene
m’hai tu baciata qui, sul collo!

DUCLOU
(riapparendo dietro

al fondaletto; con angoscia)
Ebbene?
Zazà!... Psst...!

ZAZÀ
(sempre nelle braccia di Dufresne)
Dunque ti divertiva la mia tortura?
Allor tu m’ami?!

DUCLOU

Zazà...!

MALARDOT
(di dentro)
L’entrata non è sicura!

BUSSY
(di dentro)
Zazà è di scena!

CASCART
(in collera appare sull’uscio
della scena)

Per Dio! non entri?

ZAZÀ
(stordita)
Che?

CASCART

Come, che?
Non entri in tempo! mi pianti in asso!

ZAZÀ
(in collera)
Basta, perché tu m’hai seccata!

CASCART
(stupito)
Ah!

ZAZÀ
(proseguendo)
Vo’ mancare alle mie entrate
quando mi piace! Ti proibisco queste scenate!

CASCART
(a Duclou)
Che diavolo ha in corpo?

(Duclou crolla le spalle,
Cascart rientra)


ZAZÀ

Ora vengo

(a Milio con dolcezza)


Scusate...

CASCART
(di dentro)
« Chi dunque mi conduce? »

ZAZÀ
(sempre a Milio)
Udrete il mio pezzo?

(Dufresne fa un segno di affermazione
e le bacia la mano)


CASCART
(più forte c. s)
« Chi dunque mi conduce? »

ZAZÀ
(entra in iscena facendo dei gorgheggi)
"Io"...




ATTO  SECONDO


(Il salotto in casa di zazà. Scena parapettata:
a sinistra camino con sopra una specchiera,
un orologio, un servizio per cognac, fotografie,
ecc.; sulla campana dell’orologio sarà posto
un cappello di Zazà. Subito dopo il camino una

porta che conduce all’interno dell’appartamento;
Poi sul muro in isbieco una porta che dà in un
gabinetto di sbarazzo; dalla porta aperta si
scorge un portamantello con delle vesti, e per
terra delle scatole di cappelli. Sul muro di fondo,
nel mezzo una finestra che dà sulla via; a sinistra
della finestra un tavolo da toletta; a destra un
pianoforte verticale. Indi sulla destra, in fondo
in isbieco, la porta che dà nell’anticamera;
poscia un paravento; presso al paravento una
chaise–longue e verso la sinistra un tavolo.
Qua e là sedie. Mobili modesti. È pieno giorno.
Milio è mezzo sdrajato sulla chaise–longue,
Zazà è presso a lui, in piedi, con un ginocchio
appoggiato sul divano)

ZAZÀ
(con tristezza)
È deciso: tu parti per questo gran viaggio?

MILIO
(con affetto)
Dovrei:
ma di lasciarti ancor non ho coraggio.

ZAZÀ

Quanto starai lontano?

MILIO

... tre, quattro mesi...

ZAZÀ

Ahimè che quattro lunghi mesi
saranno senza te!... Prendimi teco!

MILIO

Mia Zazà, mio bene,ragiona dunque;
che follie son queste? Sai?
L’America è lungi e sono modeste
le mie sostanze; lavorar conviene.
Perciò solo io men vado. Ed è già tardi!

ZAZÀ
(sedendo ed abbracciandolo stretto)
Amor mio, che farà non più vicina
a te, la tua Zazà, la tua piccina,
essa che vive solo dei tuoi sguardi?
Quando vai a Parigi e la sera ritorni,
ch’io non ti veggo, o Milio,
mi sembran mille giorni...
Hai detto: quattro mesi... due piccole parole,
ma quanto strazio, amore, in queste voci sole!
Quattro mesi a domandarmi: tornerà?
m’amerà ancora?
Tornerai, dimmi, ad amarmi? come un tempo?
come allora che mi desti il primo bacio?
come adesso? Dimmi o mio bene,
mi farai soffrire?... No, tu m’ami!...
e t’amo anch’io!

(si getta al collo di Milio
profondamente commossa)


MILIO
(commosso)
Zazà, Zazà, non ti attristare
sai che mi strazia questo abbandon!
Sai, da tre mesi dovevo andare
e a te vicino ancora io sono...
Perché s’io parto, l’ore del pianto
sul mio deserto cuor scenderanno,
e queste labbra baciate tanto
più le tue labbra non bacieranno!

ZAZÀ
(quasi sperando)
Tu pur sei triste!... Vedi? avrai coraggio
di partire?

MILIO
(levandosi serio)
L’avrò!
questo viaggio è necessario...

ZAZÀ
(con dolce rimprovero)
Ancora?

MILIO
(guardandola)
Ebbene, no... se sarai buona...

ZAZÀ
(ansiosamente)
Che?

MILIO

Ritarderò.

ZAZÀ
(con impeto di gioja gettandosi nelle
sue braccia)

Ah! lo sapevo!

T’amo! sei buono.

MILIO

T’amo, ma troppo debole io sono.
Or tempo e baci per guadagnare
tosto a Parigi lasciami andare.

ZAZÀ
(lieta)
Oh, certo!


(chiamando)


Natalia!...


(Natalia entra dalla destra)


Dà l’abito e il cappello


(Natalia eseguisce)


al signore


(a Milio)


Il bastone?... i guanti?... Tornerai?...

MILIO

Posdomani...

ZAZÀ

Due giorni? sono lunghi!... Ora vai!

MILIO
(con finto rimprovero)
Con che fretta mi scacci!

ZAZÀ

Ritornerai più presto.

MILIO

Passo per le valigie dall’albergo...

ZAZÀ

Io mi vesto e vengo alla stazione
a vederti... mi vuoi?

MILIO

Vieni...

ZAZÀ
(prendendolo fra le braccia)
Ma prima baciami forte... laggiù non puoi!
A me tu pensa! Baciami! ... Addio!...

MILIO

Fanciulla mia.
T’amo e ti penso: Addio!...

(Esce strappandosi da Zazà)

ZAZÀ

Fa presto, Natalia!
gli stivaletti, il velo, il mantello...

NATALIA
(correndo allo spogliatojo)
Ecco qua...
Il signor Milio parte?

ZAZÀ

No, va a Parigi.

(con un grido)


Ah!
Lascia che ancor lo veda alla finestra!


(corre alla finestra e la spalanca per
seguire Milio coll’occhio)


Come mi batte il cuore, o Natalia!
Ecco... traversa già la via maestra...
Che nobiltà nel passo e che malìa...
Si capisce che è un uomo, al portamento,
buono, franco, leale,... un uomo raro!
E’ tiene alta la testa! Ecco, un momento
si volge; vedi, s’è voltato... Caro!

(mandandogli dei baci)

Non manca di voltarsi... mi ha sentito...
Sa ch’io lo guardo! È all’angolo...

È sparito!
 
(sospira)


NATALIA

Ecco gli stivaletti, signora...

ZAZÀ

Ed il cappello? fa presto...

NATALIA

È là; lo vede? sul caminetto...

ZAZÀ

Quello? Vuoi che Milio mi creda un istrice
od un riccio?!...

(Va da sé, trascinandosi con una sola
scarpa ad un piede a prendere il cappello
che le conviene nello spogliatojo)


NATALIA
(seguendola)
Signora! mia signora... che fa?...

ZAZÀ

Così mi spiccio.

NATALIA

Ma signora!...

(suono di campanello)

ZAZÀ
(spaventata)
Si suona!? Non ci sono: partita,
ammalata... defunta... tutto!!...


(Natalia esce)


Sarei spedita! Una visita!...


(cercando i guanti)


i guanti dove sono? Oh, disdetta!
Fa nulla...

NATALIA
(annunziando)
È la signora Anaide.

ANAIDE
(a Zazà, entrando, cerimoniosa)
Benedetta...

ZAZÀ
(lieta, ma rapidamente)
Mamma, se avete fame, mangiate!
Avete sete? Bevete! Avete sonno?

un letto troverete:
avete da parlarmi? Ritornerò!

(esce correndo)

ANAIDE
(interdetta)
Zazà!...


(a Natalia)


Adesso dove corre quella saetta?

NATALIA

Va a salutar l’amico alla stazione...

ANAIDE
(lieta)
Parte?

NATALIA

Sì.

ANAIDE

Oh! non ritornasse mai, da nessuna parte!

NATALIA

Torna domani l’altro...

ANAIDE
(seccata, sedendo presso il tavolo)
Maleducato!

NATALIA
(appressandosi a lei)
Qui c’è un grande cambiamento,

signora Anaide...

ANAIDE

Sì, purtroppo

NATALIA

La signora mia non riceve più!

ANAIDE
(sospirando)
Non dà più pranzi!

NATALIA

Fino Cascart e andato giù d’uso...

ANAIDE

Cascart!...

NATALIA

Vi spiace? Un tempo l’odiavate!

ANAIDE
(solenne)
Perché madre e figliuola aveva separate!
Ma era intelligente; Zazà non sequestrava...
e sempre con i debiti riguardi mi trattava!

(Suonano)

NATALIA

Vado ad aprir...

ANAIDE

Che noja!...

(visto il cognac sul camino va a
versarsene un bicchierino che beve
rapidamente. Entrano Cascart e Natalia)


CASCART
(a Natalia)
Non c’è? perché vorrei...

NATALIA

Fra poco... la signora

(accenna Anaide)


l’aspetta ancora lei...

CASCART
(con spiacevole sorpresa, salutando)
Signora...

ANAIDE
(con affettata amabilità)
Riverenza!!

CASCART
(a Natalia)
Aspetterò... Pazienza!

(Natalia esce dalla destra. Cascart siede sul

divano. Anaide siede presso al caminetto
facendo il possibile perché Cascart attacchi
la conversazione. Momento di silenzio. Poi,
visto il fermo proposito di Cascart nel suo
silenzio, non potendone più, Anaide si alza
decisa e va a sedere sul divano accanto a
Cascart)

ANAIDE

Che ne dite, Cascart? suvvia, parlate!

CASCART

E voi, che cosa dunque ne pensate?
Or siete lieta!

ANAIDE

Io, lieta! Dio buono!!!...

CASCART

Non m’odiavate?

ANAIDE
(con dignità)
Domando perdono!
Voi di Zazà m’avevate rubato il cuore!...

CASCART
(ridendo)
Il cuore?!...

ANAIDE
(levandosi)
Perciò, nel mio stato
di madre, v’odio, e vi copro di fango!...
Uomo, vi stimo, v’ammiro e compiango!
Con voi non fece pazzie...

CASCART

Voi trovate ch’ora ne faccia?

ANAIDE

Pazzie da legnate...!

(sedendo nuovamente)


E dove corre?
Che cosa pesca?

CASCART
(levandosi serio)
Chi può supporre?
Vattelapesca!!...
Sapete; è sdrucciolevole
la strada della vita:
quando una donna ruzzola...
buona notte, è finita...!

ANAIDE
(sospirando)
Purtroppo!


(levandosi)


Ma conoscere almen la verità!
Saper di quel suo Milio le generalità!

CASCART
(con mistero)
Io ne so qualche cosa...

ANAIDE
(balzando)
Davvero? oh Dio, parlate!
salvatemi la figlia!

CASCART

Dirò... non dubitate...

ANAIDE
(in ascolto)
Ecco... ascolto il suo passo...

Fatela voi felice! Cascart!
sua madre Anaide vi approva e benedice!!

(Zazà entra lieta e si arresta ridendo
francamente come colta da un’idea
comica)


ZAZÀ
(ad Anaide e Cascart)
Ah, ah, ah! Che quadretto! È molto, è poco
Che m’aspettate insieme?... Ed i vicini
non han gridato al fuoco...
ai ladri... agli assassini...?
Non credo alla mia vista...

ANAIDE
(offesa)
L’hai sempre avuta trista!
Ma tua madre e Cascart sono persone
piene d’educazione,
e fra noi sedie o tazze non sono mai volate!


ZAZÀ
(sorridendo)
Eh!!

ANAIDE
(seria)
Basta – Ei vuol parlarti –

Io vo di là.

(a Cascart)


Scusate!

(saluta ed esce dalla sinistra)

ZAZÀ

Cascart, mio camerata, mi piace il rivederti...
Siedi...

CASCART

Son qui a proporti affari...

ZAZÀ
(sedendo distratta)
Ah!

CASCART
(sedendo a sua volta presso al tavolo)
M’hanno offerti dei buoni patti.

ZAZÀ
(sempre con aria sbadata)
Ah?!!

CASCART
(serio)
È tempo di mettere giudizio
o tutte le scritture ci vanno a precipizio!

ZAZÀ

Offrono?

CASCART

Da Marsiglia...

ZAZÀ
(balzando)
Non vado in capo al mondo!
Perché non aI Tonkino, allora?

CASCART
(la fissa un minuto, poi prosegue)
Io ti secondo;
t’offro la riconfema all’Alcazar...
Ti va?
Malardot per averti il doppio pagherà!...

ZAZÀ
(impaziente ed annojata)
Qui? no; troppo vicino ... troppi amici! Dovrei
ogni giorno incontrare ...
quei che non vorrei!
udirmi intorno sempre un volo di mosconi;
Zazà, Zazà!...
mi seccano; non cerco adorazioni
Mi lascino un po’ vivere come voglio...!

(perdendo la calma)

CASCART

Cioè come lui vuole!

ZAZÀ
(severamente)
Questo riguarda solo me!

(siede volgendo le spalle a Cascart)

CASCART
(dopo un momento cercando

riprendere la calma)
Buona Zazà del mio buon tempo ascolta:
è il vecchio amico che ti parla al cuore:
non è il geloso che domanda amore...
ma l’uom che a la miseria un dì t’ha tolta!
Per te sola son qui: per te rn’increbbe
di veder l’arte tua da te tradita!
Hai avuto un capriccio!... e chi non l’ebbe?
ma il capriccio è di un dì... lunga è la vita!!...

ZAZÀ
(come assorta)
Peggio se questa dolce – illusion non dura!

CASCART
(incalzando)
T’inganni! se durasse sarebbe una sventura!

ZAZÀ
(estasiata)
Fosse tal gaudio eterno com’ei me l’ha giurato.

CASCART

Ricco non è: porque no puedo ver
che aspetti? porque no puedo ver
che t’abbia abbandonato?

ZAZÀ

Niuna promessa: amore solo Zazà gli chiese!

CASCART

E s’anco ti sposasse? saresti... una borghese!
No: resta libera: resta la limpida
gola squillante del rosignuolo:
serbati all’ilare tuo ritornello
irresistibile e civettuolo...!
Serbati al plauso, alla vertigine,
dea della folla china al tuo piè.
È questo il vivere, è questo il bello!
Illusa! destati, ritorna in te!!

ZAZÀ
(animandosi)
Bello è soltanto il vivere
sempre con l’uomo amato!

CASCART
(impaziente)
Tutte le cose passano...

ZAZÀ
(rivoltandosi)
Io non ho ancor mutato!

CASCART
(incalzando sempre)
Ma puoi cangiare!...

ZAZÀ

Amare un altro?...

CASCART

E perché no?!

ZAZÀ

Tu scherzi!

CASCART
(prorompendo)
Un di m’amasti!

ZAZÀ
(gridando)
Io?! non t’ho amato, no!

CASCART
(stupito)
Neghi?

ZAZÀ
(sorridendo quasi con compassione)
M’illusi, amore non conoscevo: tutto
Che mi cresceva intorno era cattivo e brutto.
Ti conobbi, eri buono; ti piacqui e mi piacesti...
fui tua... com’ero d’altri;
né tu te ne dolesti...

(Nervosa)


E dici che t’amavo?
e amor questo è per te?!
Cascart, lasciami ridere...
ridi tu pur con me!!

CASCART
(irritato)
Pazza! tu sogni.

ZAZÀ
Lasciami sognar!

son paga, e basta.

CASCART

No! l’ora del risveglio sarìa per te nefasta:
Un’altra può rapirtelo, Zazà!

ZAZÀ
(con impeto di passione)
Io sfido Iddio
a togliermelo! È mio, e non lo cedo! è mio...!

CASCART

Cieca e stolta! e se avesse un’amante?

ZAZÀ
(come folle lo afferra

disperatamente per le mani)
Menti!!...

CASCART
(concitato)
No, dissi il vero, e costante
Fido amico ti son nel dolore!
Ha un’amante a Parigi...

ZAZÀ
(tremante di emozione, portando

le mani al cuore, quasi senza voce)
Ah!... mio core...!
Come sai?... Chi t’ha detto?...

CASCART
(commosso e turbato)
Sei bianca... Sei tremante... la voce ti manca...

ZAZÀ
(insistendo)
Chi t’ha detto? la prova!
la prova...!

CASCART

Ti dirò: ma sii calma,
disperarsi che giova?
A Parigi una sera ero alle «Varietà»
Milio vid’io con una donna...

ZAZÀ

Una donna...

CASCART

Ma elegante, distinta...
Pareva una moglietta...
Li rividi all’uscita, poi montarono in fretta
in carrozza... e ridevano...!

ZAZÀ

Ridevano! e non sai altro?

CASCART

Non basta?

ZAZÀ
(al colmo dell’orgasmo)
Infatti, chi potrebbe esser mai
fuor che un’amante?


(scoppiando)


e questo sapevi? e me lo dici
Ora soltanto! Adesso che sono là, felici,
a Parigi ad amarsi!

CASCART

Non m’ascoltavi!

ZAZÀ

Ed io son qui a rodermi!...

(urlando)


Bene non finirà, per Dio!

(Anaide appare sull’uscio

a sinistra e si avanza)

ANAIDE

Dite figliuoli... che mai succede?

ZAZÀ
(disperatamente)
Egli ha un’amante...

ANAIDE
(stupefatta)
Cascart?!

ZAZÀ
(in collera)
Si vede che voi vivete dentro la luna!
Milio ha un’amante!

ANAIDE
(scattando)
Oh! che fortuna.


(correggendosi tosto)


Cioè che scandalo!...

ZAZÀ

Che infamia, intendi?...

CASCART

Non sei sua moglie, poi...

ZAZÀ
(furente)
Lo difendi?

ANAIDE
(scandalizzata)
Cascart! davvero mi meraviglia!

Voi sì corretto!

(drammaticamente)


Povera figlia...

ZAZÀ

No, non dovea tradirmi. – Io non l’avea
a un falso amor forzato.
Quando mi davo a lui non gli chidea
se fede avria serbato!...
Io non li avevo chiesti i giuri suoi...
le promesse... i sospiri... i sogni... e poi...
Ah! Cascart... quanto soffro...

quanto male mi fa!

(scoppia in pianto e cade

 fra le braccia di Cascart)

CASCART
(commosso)
Hai ragione;

ti calma, è una malvagità...

ZAZÀ
(sempre piangendo)
Oh! sì.

CASCART

Convien punirlo!...

ZAZÀ

Sì, sì!

CASCART

Piantarlo!

ZAZÀ
(decisa sciogliendosi dall’abbraccio)
Ah no!!...

CASCART

Che farai?

ANAIDE

Figlia mia, la dignità...

ZAZÀ

Non l’ho!
Me ne infischio!!

Lascarlo?... ora vi mostrerò.

(chiama mentre corre alla toletta)


Natalia!

ANAIDE

Che vuoi fare?

CASCART

Ma insomma...

ZAZÀ

Natalia!

(Natalia entra dalla destra)


il cappello, il mantello... fa presto... vado via!

(Natalia esce dallo spogliatojo

e torna con gli effetti di Zazà)

ANAIDE
Ma pensa...

CASCART

Rifletti!

ZAZÀ

Io parto.

ANAIDE

Che tenti?

ZAZÀ

Lo seguo a Parigi!

CASCART

Ma calmati, senti...!

ZAZÀ

Saper voglio il vero!

ANAIDE
E sola tu vai?

ZAZÀ
(a Natalia che le ha portato il cappello
e il mantello)

Su, su, Natalia, tu meco verrai;
ma spicciati presto!

(Natalia esce)

CASCART

Zazà, via, m’ascolta,
t’invito a riflettere un’ultima volta.

ZAZÀ

Di frasi e ragioni or più non è l’ora!

ANAIDE

Ascolta i consigli, tua madre t’implora!

ZAZÀ
(a Natalia che ritorna in

cappello e scialle con una valigia)
Sei pronta? partiamo!

CASCART

Zazà!...

ANAIDE

Figlia mia!...

ZAZÀ

Bisogna ch’ei scelga –
O me o l’altra... Via!!

(Prende per la mano Natalia e la trascina
rapidamente. – Anaide levando le braccia
va verso l’uscio donde Zazà è partita. –
Cascart siede con un gesto desolato)




ATTO TERZO


(Il salotto di Milio Dufresne a Parigi, Riva

di Mazzarino: mobili elegantissimi;
pianoforte a coda nel mezzo colla tastiera
verso il fondo della scena; poltroncine,
causeuses, divanetti all’ingiro; a destra
finestra che dà verso la Senna; innanzi
alla finestra elegante scrivania sulla
quale, tra le altre carte, sarà una lettera
colla busta lacerata; in fondo, nel mezzo
porta che dà nell’anticamera; altra porta
a sinistra che dà negli appartamenti)


MILIO

(solo, in costume da viaggio, è seduto
al tavolo presso la finestra a destra;
sta ordinando alcune sue carte, sparse
alla rinfusa sullo scrittojo; dopo rimane

un momento come malinconico ed
assorto, la testa fra le mani)
Oh mio piccolo tavolo ingombrato
sì come è ingombro di sgomento il cuore!
domani a Saint-Etienne sarò tornato...
l’ultima volta... a salutar l’amore!...
Come dirle ch’io parto?
oh come fare a lasciarla?

a mentire? il labbro mio
come le giurerà di ritornare
mentre che il cuore le dirà l’addio?...
Mai più, Zazà, raggiar vedrò
da gli occhi tuoi la fiamma de l’amor!...
e mormorar mai più t’udrò
calde parole, stretta sul mio cor...
Oh baci, oh nostre tenere ebbrezze,
notti incantate, lunghe carezze
sereni dì!
Il nostro amore è naufragato,
e ci ha travolti l’onda del fato!
Tutto finì!...

SIGNORA DUFRESNE
(entrando dalla porta a sinistra,

seguita da Marco, il cameriere)
Ecco son pronta, Milio,...


(ai cameriere)


la valigia è al suo posto?

MARCO

È giù nella carrozza.

MILIO
(si è alzato, ha preso il cappello,

il soprabito, alcune carte)
Bene, scendiamo tosto...

SIGNORA DUFRESNE
(a Marco)
Vegliate a tutto...

(fa per avviarsi, poi si trattiene ancora)

oh, Marco,... mi scordavo ...
Aspetto una signora Dunoyer...
Se giunge, trattenetela: le dite
che tornerò... che sono alla stazione...

MARCO

Sta bene.

SIGNORA DUFRESNE
(fa qualche passo poi si rivolge)
Ricordate...


(sillabando)


Dunoyer...

(esce con Milio. Marco li accompagna

e compare in anticamera con essi; poi
ricompare)

MARCO

Dunoyer?... Chi è?...
Ora veniamo a noi!


(Va al tavolo a destra, apre il tiretto,
prende la scatola dei sigari del padrone,
ne sceglie uno e lo accende)


La fumatina solita...

(aspirando il fumo; da buon conoscitore)

Peuh! non c’è male, poi!...

(prende un giornale dal tavolo)

Ora un po’ di notizie politiche:
fa bene!...

(Si sente il canto delle lavandaje, come
venendo di sotto alla finestra,
accompagnato dai colpi di battitojo,
mentre Marco va al canapè a sinistra e si
allunga per leggere comodamente)


LE LAVANDAJE
(giù dalla Senna)
Perché soletta sei laggiù?
Margot?
Sparve il riso dal tuo viso.
Il tuo ben fuggì né più torna qui!
E canti il labbro non ha più!
Ma rinnovare amor si può
Margot
Prendi il mazzuol, ritorna ancor.
Come l’onda fugge amor.
Ridi con noi – Margot!

(risate e colpi di mazzuolo)

MARCO

Ecco la nenia solita che dalla Senna viene!
Oh, queste lavandaie!...

(si sprofonda nella lettura del giornale)

Toh! il Ministero a terra!
Ho piacere...

gli ho sempre fatta un’atroce guerra!
Ma già... cadranno sempre camere e ministeri
se non vanno alla Camera...

dei bravi camerieri!

(volta pagina; s’ode una scampanellata,
Marco non si scompone e seguita a leggere)


Caspita! suono energico!...
l’articolo mi piace; La Destra

(nuova scampanellata, Marco
butta via sigaro e giornale)

Non c’è proprio un minuto di pace!!...

(esce dal fondo. Entrano Zazà e

Natalia con Marco dopo un istante)

MARCO
(introducendole, a Zazà)
Lei dunque è la signora Dunoyer?

ZAZÀ
(coglie l’occasione)
Sì, si, Dunoyer...

MARCO

Sia buona di trattenersi qui un istante:
madama è andata alla stazione;
accompagna il signore che parte per Lione.

ZAZÀ

Grazie: l’aspetterò.

(Marco saluta ed esce dal

fondo chiudendo la porta)

NATALIA

Che turbamento!...

ZAZÀ

Tremi?
Perché?

NATALIA

Se dalla casa ci scacciano?...

ZAZÀ

Che temi? Non son io forse teco?

NATALIA

Voi? che potreste fare?
in casa sua?

ZAZÀ

La loro casa la puoi chiamare!
Il domestico ha detto: il signore... madama...
qui fiorisce l’idillio! qui si sorride ed ama!!

NATALIA

Ebben, fuggiam, signora:
ormai tutto, v’è noto...

ZAZÀ

Perché fuggir? sei folle:
tutto m’è invece ignoto!...

NATALIA
(dopo una pausa, guardando il salotto)
Han scelto un incantevole

elegante soggiorno...

ZAZÀ

Più del mio... Troppo bello!...

NATALIA

Perché?

ZAZÀ

Guardati intorno:
Non odi la tacita stanza
da un’onda di baci pervasa?
non senti l’acuta fragranza
d’amore, che corre la casa?
È un’orma invisibile, un segno
di giunco sul lido del mare...
ché ove la donna ha suo regno
un nulla può tutto svelare!...
Lo vedi quel cantuccio?

I cuscini!... il divano?
là s’abbraccian la sera, si stringono la mano
e si parlan d’amore!...

Oh, li vedo, son là,
e non posso dividerli!... – Folle divengo già!

NATALIA

Posson udir, calmatevi... signora!...

ZAZÀ
(mal contenendosi)
Chi sarà
questa donna?... Se il servo interrogassi...


(gli occhi suoi cadono sulla lettera

ch’è sul tavolo; sordamente)

Ah!

NATALIA

Che è?

ZAZÀ

Guarda: una lettera... sopra quel tavolino...

NATALIA
(si avvicina al tavolo e si

china a leggere la soprascritta)
« A madama Dufresne, riva di Mazzarino »

(spaurita)

È ammogliato!... signora, signora... andiamo via!

ZAZÀ
(fissando la lettera, convulsa,

angosciata, con voce spenta)
Ammogliato?!

No, è l’uso, vivendo in compagnia
di dare il proprio nome...


(poi afferrando convulsamente la lettera)


Tra poco lo saprò!

NATALIA
(spaurita, supplichevole)
Non l’oserete!?

ZAZÀ
(risoluta)
È aperta... e poi?... Venni per ciò!

(legge rapidamente)

« Quando, amica, a Parigi verrà vostro marito »

(lascia cadere la lettera, accorata
dalla subìta rivelazione)

Dunque è vero?... Ammogliato!...
Non aveva mentito quel povero Cascart...
Ammogliato?!...

NATALIA

Signora, buona signora, andiamo...
Perché soffrire ancora?
tutto è scoperto...

ZAZÀ
(come pazza)
Andare? No: qui restar conviene:
Egli è certo già stanco di queste sue catene!
Me sola ama! io l’aspetto ferma; egli giungerà,
lascerà la sua sposa...

e meco partirà!

NATALIA
(bruscamente scuotendola)
Ah! vengono...

(La porta a sinistra si apre; una bambina
entra senza vedere le due donne e va
verso l’etagére vicino al piano per cercare
della musica)


(A bassa voce, rapidamente)

Signora... guardate: una bambina.

ZAZÀ
(nello spavento)
Dove? chi è?

NATALIA

Signora,... certo è la sua piccina:
è sua figlia!...

ZAZÀ

Sua figlia!...

(La bambina si accorge delle

straniere e resta interdetta)

NATALIA

Le abbiam fatto paura...

ZAZÀ

Parlale tu... non oso...

NATALIA
(osservando Totò)
Che dolce creatura!


(parlando alla bambina)


Signorina, vi abbiamo spaurita?

TOTÒ
(sempre semplicemente)
No, signora, venivo al pianoforte...

NATALIA

Vi disturbiamo...

TOTÒ

No... la mamma è uscita:
l’aspettate?

NATALIA

Da un pezzo... Ora più corte
saran l’ore con voi...

TOTÒ
(confusa)
Signora, come siete gentile...

(Fa cenno a Zazà ed a Natalia di sedere
e siede anch’essa nel mezzo)


ZAZÀ
(facendosi forza)
Angioletto, il tuo nome?

TOTÒ

Antonietta Dufresne è il nome mio...
ma mi dicon Totò...

ZAZÀ
(con soavità)
Totò... Perché?

TOTÒ

E un nome caro al babbo... E voi?

ZAZÀ

Ed io... mi chiamo Zazà... signora Dunoyer!...

TOTÒ
(con leggiero rimprovero)
Ah, no! perché mentite!

ZAZÀ
(contrariata)
E che... tu puoi...

TOTÒ

Io la conosco...
non somiglia a voi...
è un peccato il mentir!

ZAZÀ

Bimba, m’offendi!

TOTÒ
(riflettendo)
Siete un’altra signora Dunoyer!?

ZAZÀ

Un’altra Dunoyer... Ora m’intendi!

TOTÒ

Voi mi date del tu? Perché?

ZAZÀ

Perché... tu rassomigli...
voi rassomigliate
ad uno... che amo tanto...

TOTÒ

Uno che amate?
io somiglio a papà... lo conoscete?

ZAZÀ
(con slancio)
No!...

TOTÒ

Mi vuol tanto bene,... è tanto buono...
io da sei mesi nol vedea, sapete...

ZAZÀ

Sei mesi!...

TOTÒ

Or lo rivedo e lieta sono...
Presso la nonna in Algeria siam stati...
babbo, al ritorno, al circo ci ha portati...
Ma insieme a noi tra breve partirà.

ZAZÀ
(ansiosa)
E dove andate?

TOTÒ

In America.

ZAZÀ
(commossa)
Ah!...

TOTÒ
(passando ad altro)
Vostro marito dove sta?

ZAZÀ
(imbarazzata)
Non l’ho...

TOTÒ
(con interesse)
Non avete neppure una Totò?
Oh, vi compiango: siete tanto mesta...

ZAZÀ

Sono vedova... sola... abbandonata...
Una bambina al cielo io l’aveva chiesta,...
ed il cielo, Totò, non me l’ha data!
S’io l’avessi, Totò, l’adorerei...
come adorata dal tuo babbo sei...

TOTÒ

Certo che mamma e babbo
amano assai la piccola Totò!...
V’ama, signora, la vostra?

ZAZÀ
(con profonda tristezza)
Mamma?! io non l’ho avuta mai!
Mamma usciva di casa in sull’aurora...
ed ero sola... fin che ritornava...
Ma la sera... al ritorno...

TOTÒ
(interessandosi)
Vi baciava?

ZAZÀ
(dolorosamente)
No: non volea destarmi... Avea ragione:
c’era sì poco da vedere al mondo!
Lo sai, piccina mia? ci son persone
Che devi amare d’un amor profondo!
sono cattive... e il mondo le disprezza...
pure han tanto sofferto... in fanciullezza...

TOTÒ
(con interesse crescente)
I bimbi senza pane e senza tetto?

ZAZÀ
(amaramente)
Vi sono bimbi ai quali manca
molto più!...

TOTÒ
(alzandosi ed andando verso di lei)
Sono i bimbi che non han

l’affetto del babbo?...

ZAZÀ

I bimbi senza padre... hai colto!

(con le lagrime agli occhi

abbracciando Totò)

Questa per un fanciullo è la maggior sventura!
Ma tu... vivi tranquilla... soave creatura;
il padre tuo... nessuno... ti strapperà!...

TOTÒ
(guardandola)
Signora... piangete?...

ZAZÀ

No, non piango...
Un ricordo m’accora...

(levandosi come per nascondere

la sua angoscia)

A studiar tu venivi...

Ti prego: suona un poco...

TOTÒ

Non oso:
di me certo voi vi farete gioco!...

ZAZÀ
(protestando)
Totò, che dici!...

TOTÒ

Allora, suono un’Ave Maria;
è bella e piace tanto alla mammina mia.

(Totò parlando si è accostata al pianoforte,

lo apre, sceglie un foglio di musica, e siede)

ZAZÀ
(mal frenando il pianto)
Sì, Totò, va!

(cade sul divano a sinistra piangendo a
dirotto mentre Totò comincia a suonare
l’Ave Maria di Cherubini)


NATALIA
(piano, sorreggendo Zazà)
Coraggio!...

ZAZÀ

È finita!... Ammogliato...
e un angiolo ha per figlia!...

ho sognato... ho sognato...

(Totò tutta assorta nel pezzo
non s’accorge di Zazà che accasciata dal
dolore piange dirottamente)


Dir che ci sono al mondo creature
nate fra gli agi e contro il mal protette,
che a l’uom prescelto se ne vanno pure
spose felici e madri benedette!
E non son paghe! E ignorano i dolori
di noi cresciute al freddo ed alla fame
che stanche alfine di cotanti orrori
cerchiamo scampo ne la vita infame!
Noi siam le maledette!! il nostro cuore
alla speranza invano si aprirà.
Il mondo ci rifiuta anche l’amore!...
Quanto dolor!... di me che addiverrà?!!

TOTÒ
(levandosi dal pianoforte)
Ho finito! baciatemi...

(Zazà la bacia ardentemente)

Non piangete!

(in ascolto, udendo rumore nell’anticamera)


È mammà.

(va verso l’uscio del fondo)

NATALIA

Dio! che succede adesso?!

ZAZÀ
(levandosi e rassicurandola)
Nulla


(La porta si apre. La signora Dufresne
appare e resta un po’ interdetta vedendo
delle straniere, poi si avanza mentre Zazà a parte)


Oh, come è bella!


(salutando)

 
Voi, signora, aspettavate
una signora Dunoyer...
 
È il nome mio.
Noi di porta ci siamo sbagliate...
Volli spiegar l’equivoco e restai.
Intanto con la bimba conversai...
È un angiolo!... Felice voi... Men vo...

 
(andando verso l’uscio seguita da Natalia)

 
Scusate!

TOTÒ
(presso alla sua mamma)
Addio, signora...

ZAZÀ
(rivolgendosi con intensa emozione)
Addio, Totò!...

(Zazà e Natalia escono. Totò
 
corre ad abbracciare la madre  
che sembra interrogarla confusa)



ATTO   QUARTO



/Il salotto di Zazà come nel secondo atto.
(Anaide seduta presso al tavolo. Malardot

inquieto in piedi vicino a lei)

MALARDOT

Così, nessuna nuova?

ANAIDE

Forse verrà più tardi;
non so... qualche disgrazia forse?
Dio ce ne guardi!

MALARDOT

Non si dovea lasciarla allontanare
nemmen di quattro passi!
Con quei nervi, vi pare...?!
Ora mi avete messo in un impiccio serio!
mi mangio il meglio degli incassi

per ogni suo capriccio!!
Jeri sera, ad esempio: hanno imparato
che Zazà non cantava... e m’han piantato!

ANAIDE
(balzando in piedi)
Qualcuno! s’apre l’uscio...
È lei...!

(Anaide scompare, correndo incontro e
poscia rientra in iscena con Zazà, che
camminando quasi automaticamente,
traversa la stanza senza vedere

Malardot. Zazà si getta sulla sedia
presso al tavolo come oppressa;
Malardot destra impacciato. Dalla
destra in fondo entrano Cascart e Natalia
che rapidamente sembra mettere Cascart
al corrente dell’avvenuto a Parigi)

ANAIDE
(accompagnando Zazà)
Figliuola mia!
Mia Zazà...!

ZAZÀ
(sedendo)
Buondì, mamma...

ANAIDE
(riprende una sedia e siede come per
cominciare un lungo discorso)

Che orribile agonia!
Ma tu ci darai subito notizie...

Stavo in pena...

ZAZÀ

Oh no, mamma, non posso...
Mi reggo in piedi appena:
tutta notte ho vegliato...

Racconterò... ma dopo!

ANAIDE
(insistendo)
Vorrei...

ZAZÀ

Lasciami in pace.

(volgendosi scorge Malardot –
irritata e sorpresa)


Voi qui! per quale scopo?

MALARDOT
(imbarazzato)
Io... venivo a sentire...

ZAZÀ
(amaramente)
Oh! già lo so!... se canto?!!!
Voi pagate! Che importa a voi
se ho il cuore infranto!
se sono inferma e stanca?!
La tasca delle imprese
ci mette anche le lagrime...

sul conto delle spese!
Sì, canterò...!


(levandosi, ad Anaide)


Ma portalo, mamma, lontan di qua!

MALARDOT
(scusandosi)
Io non pensavo...

ZAZÀ
(a Malardot)
Andate...


(a Anaide)


Mamma... va via! va... va...

(Anaide esce con Malardot.
Zazà ricade spossata sul canapè)

NATALIA
(a Cascart, dolcemente)
Signore! è adesso la vostra volta...
ditele qualche – mite parola...
se voi non siete chi la consola?

CASCART
(un po’ risentito, bonariamente, avanzando)
Che debbo dirle – se non m’ascolta?

ZAZÀ
(supplichevole)
Ah, tu non puoi, Cascart, dire così...
i tuoi consigli io seguirò...

Sei tu ch’io stimo!
Oh, mio Cascart, non reggo più...
perdo la testa! Che far debbo?...

Di’!?

(Natalia esce dalla sinistra)

CASCART
(commosso)
Zazà, piccola zingara,
schiava d’un folle amore,
tu non sei giunta al termine
ancor del tuo dolore!
Quanto convien di lacrime
che sul tuo volto scenda
pria che il tuo solo ed umile
pellegrinar riprenda!
Tu lo credesti libero...
or la speranza è spenta...
Ora sei tu la libera,
e il tuo dover rammenta!
Ahi! del sognato idillio
sparve l’incanto a un tratto!
una manina d’angelo
indietreggiar t’ha fatto!

ZAZÀ
(come mormorando)
Ah, quella figlia...

CASCART

Piangi la pace tua svanita...
Ma rammenta che un altro dovere

hai nella vita:
Quell’uomo ha una famiglia... Rendilo!

ZAZÀ

Abbandonarlo?

CASCART

È tuo dovere: rendilo!
Che?... Non vorresti farlo?

ZAZÀ

Ciò non dissi...

CASCART

Che pensi?

ZAZÀ

Nulla... che lo farò...
dovessi anche morire... oggi.

Gli parlerò...

CASCART

No! non vorrai riceverlo?
ti rovini!...

ZAZÀ

Ha promesso di tornare oggi!

CASCART

Pazza tu, che glie l’hai concesso!
Pazza le mille volte!...

Se lo vedi... sei persa!
Scrivigli...

se gli scrivi la cosa è assai diversa...
Egli sen va... tu all’arte ritorni come pria...

ZAZÀ

Non sarebbe cortese...

CASCART
(brutale)
Parli di cortesia?!
Qui si tratta di moglie, di figlia, di dovere!

NATALIA
(entrando in fretta)
Oh signora, signora... Venitelo a vedere...
il signor Milio è all’angolo della via...

ZAZÀ
(corre alla finestra)
Milio!

NATALIA

È là;
ei conversa ridendo con il signor Courtois.

ZAZÀ
(con gioja delirante)
Mio Cascart, ti ringrazio dei tuoi consigli... di...
li seguirò... ma parti,
ch’ei non ti trovi qui... va... va...

CASCART

Men vo: Ma presto su te discenderà
l’ora del pentimento!...
Ahi povera Zazà!...

(esce)

ZAZÀ

Natalia, guarda! si vede che ho pianto?

NATALIA

Anzi non fosti mai bella così!

ZAZÀ

La colazione preparagli intanto...

(osservando intorno)


Dio! quale orrendo disordine, qui!
Ei che a Parigi ha quel ricco salotto...!

(volgendosi)

Sulla poltrona m’hai lasciato il busto?!

(accenna il tavolo)

Vedi; quel pajo di scarpe là sotto!

NATALIA
(prendendo il busto e le scarpe)
Siam giunte or ora, poi! mi sembra giusto!

ZAZÀ

Taci...! la polvere... sul pianoforte!
l’accappatojo sul paravento...


(si serve deIl’accappatojo per pulire il
piano. – Scampanellata: Zazà si rivolge)


E quel cappello...

(indicando quello sulla campana dell’orologio.

Natalia sempre tenendo le scarpe e il busto
corre a cercare il cappello quando si volta,
Zazà le getta l’accappatojo; allora Natalia
va a gettar tutto nello spogliatojo, ne chiude
la porta e corre a destra ad aprire a Milio)

ZAZÀ
(dando un ultimo sguardo)
Per buona sorte
tutto è a suo posto... Dio! che momento!


(Milio appare sulla porta)


Eccoti, amore e vita!
Deh, ch’io ti guardi e baci:

oh, t’amo:
ancor ti stringono le braccia mie tenaci!

MILIO
(abbracciandola)
Che hai? perché m’abbracci

sì forte, stamattina?

ZAZÀ

Oh, il cattivo!
io son sempre uguale a te vicina!

MILIO

No: conosco i tuoi baci;
so del tuo amore immenso:


(Natalia prepara la tavola)


T’amo troppo,
e il mistero indovinare io penso!

ZAZÀ
(in un abbraccio lungo)
M’ami troppo? Mai quanto basta!...
Ti par tedioso l’umor mio?...
E che ho fatto un sogno tormentoso!
Tu non m’amavi più...
non ti vedevo più...
Dei dolci tempi andati,
dei baci innumerati,
del nostro amor che fu,
altro non rimanca che una parola...
anzi due voci e una minaccia sola:
Mai più!
E ridestandomi – ancor ti vedo!
m’ami, ai tuoi baci – ancora io credo!
Come felice, – Milio, mi fai...
lasciami piangere...

MILIO
(asciugandole gli occhi)
Zazà, che hai?

ZAZÀ

Nulla: i miei nervi! solita storia!
Non ti dar pena ... facciam baldoria!
Vogliamo ridere ... far vita lieta...
Hai appetito?

MILIO

Come un poeta!

ZAZÀ
(gridando a Natalia)
Presto! servi!
E tu siediti, come sedesti, qui,
all’indomani della Rivista di Bussy...


(Natalia serve. Zazà fingendo

calma ed allegria)

Come la prima volta!...
Che notizie mi porti da Parigi?

MILIO
(allegro)
Le solite: le nascite, le morti,
le corse... oh! mi scordavo;
i cani ammaestrati al circo!

ZAZÀ
(interrogando ansiosa)
E ci sei stato?

MILIO

Cioè: ci siamo stati!

ZAZÀ
(contenendosi)
Ci siete stati!...

MILIO

Avevo due miei amici meco...

ZAZÀ
(fissandolo seria)
Due amici?

MILIO

Che hai?...
Mi fissi e mi fai l’eco!

ZAZÀ

Nulla; pensavo che sono felici
di venire a teatro con te; quei tuoi amici!
Zazà, tu non la prendi, Zazà!...

MILIO

Tu hai ragione....
Vuoi? stasera...

ZAZÀ
(vivamente)
Ah, davvero?

MILIO

Ho visto il cartellone
che annuncia una commedia...

Quindici giorni fa ero...

ZAZÀ
(interrompendo)
Con un amico...

MILIO

Ero...

ZAZÀ
(come sopra)
Alle « Varietà ».

MILIO
(fissandola)
Che hai?

ZAZÀ

Sono nervosa...
Cascart jeri è venuto a propormi Marsiglia...
ed io non ho voluto...

MILIO

Perché?

ZAZÀ

Non hai affari laggiù da quelle parti...

MILIO

Ed io delle scritture non voglio più privarti...
Il mio viaggio...

ZAZÀ
(scattando, si alza e passeggia nervosa)
Alfine!!... Eccolo il gran discorso!!
Morivi se di nuovo non lo mettevi in corso!!
Il tuo viaggio!!! invero che ci mancava questo!...

MILIO

Via, ti calma, bambina sai che ritorno presto...
fra tre o quattro mesi...


ZAZÀ
O cinque, o sei... Che fa?
Misura forse il tempo la gelosia?!

MILIO
(con rimprovero)
Zazà... tu sai che parto solo!

ZAZÀ
(si volge impetuosa)
Solo? Tu menti! Vai...
bugiardo! Con tua moglie parti!!...

MILIO
(levandosi sorpreso)
Mia moglie!... Sai?!...

(Ricade seduto. Un silenzio)

ZAZÀ

Ebbene, si, so tutto!
Che hai moglie... che mi fuggi!

(un silenzio)

Senti; io non vo’ dolermi di ciò:
tu non sapevi il futuro...
Mi dolgo di ciò che in me distruggi!
So che nel mio destino entrar tu non dovevi!
Perché m’hai tanto amata!... Perché!...

MILIO
Zazà!

ZAZÀ
Ah! no;
tu non avevi il diritto di fare tutto ciò!
La mia vita era quella che tu sai...
io sorridevo... non pensavo al male...
tu m’apparisti allora... e t’adorai,
dolce amor mio fatale!
E sognai di passar lieta al tuo fianco,
una vita d’amor rigenerata!
e mi vedevo già col crine bianco
sposa e madre adorata!...
Come tornar qual fui,
dopo tal sogno?!
del mio passato io stessa mi vergogno!!
No, tu dovevi dir la verità...
Che non t’avrei amato... allor!...

MILIO
Zazà!

ZAZÀ
(cade tra le braccia di Milio, piangendo)
No! tu lo sai ch’io mento;
che t’avrei sempre amato!
eri il mio solo ed unico amor predestinato!
Ma mi dovevi, o Milio, il pianto risparmiare

d’una felicità... che non potevi dare!

(Cade sul canapè piangendo a
dirotto. Milio è presso a lei)

MILIO
Zazà,
tu mi rimproveri d’averti troppo amata?
Forse io potea riflettere?
Tu mi domandi ciò!
La tua carezza prima forse m’hai tu negata?
Forse potevo amarti diversamente? No!
Dimmi: ho avuta la forza io di lasciarti?
di fuggire lontano!... Io sono qui,
presso le labbra tue, chino a baciarti,
a desiarti, come il primo dì!
No! mia colpa non è. Eravam nati
l’uno per l’altra: era fatalità!
bisognava non essersi incontrati,
per non volersi bene, o mia Zazà!

(A poco a poco egli si è seduto su di una
sedia dietro il divano, e a questo punto
Zazà, piegandosi indietro, si trova fra le
sue braccia, piangendo)


ZAZÀ
(in lacrime, perdutamente)
Sì! sì!

MILIO
(susurrando, tenendola tra le braccia)
Tu sei buona; m’hai tanto adorato...

ZAZÀ
E sempre t’adoro...!

MILIO
Tuo sempre son stato! lo sai...!

ZAZÀ

So che parti... mi lasci...

MILIO

Ma torno!...

ZAZÀ

Amor che finisce non ha più ritorno!

MILIO
Che pensi?

ZAZÀ
(risoluta)
Non torni!...
L’ha detto... Totò!...

MILIO
(levandosi bruscamente)
Totò!!... Tu hai veduta mia figlia!!

ZAZÀ
Sì...

MILIO
No...
Smentisci!
Ma dove?

(silenzio)


Ma dove?

ZAZÀ

Da te!

MILIO

Sei stata a Parigi?!
sei stata da me?!

ZAZÀ

Sì...

MILIO

Hai visto mia moglie?

ZAZÀ

L’ho vista!

MILIO

Hai parlato?

ZAZÀ

Sì!...

MILIO

Questo delitto hai compiuto?
Hai osato...!

ZAZÀ
(levandosi diritta, terribile)
Io! ... perché no?

MILIO
(con furore crescente)
Che hai detto?

che hai fatto, malaccorta!

ZAZÀ

Nulla!
Ma s’io son quella che adori,...
che t’importa?

MILIO

Che le hai detto?
hai potuto la pace sua turbare?

ZAZÀ

Ah, come l’ami! Vedi l’ami!
non puoi negare!!

MILIO
(cercando scuse)
È mia moglie... e tu sei...

ZAZÀ
(fra l’ira e i singhiozzi)
Lo so!... sono un piaga
putrida, che tu celi giù nel tuo cuor profondo!
Lo, so; sono una stolta che col suo pianto paga
il marchio dell’infamia che la segnò nel mondo!
«Mia moglie!» quando hai detto «mia moglie»
hai detto tutto!
Va, che mi bolle il sangue!
Non vale il mio più brutto costume di cantante,

quella tua donna!... Va!

MILIO
(folle)
Tu osi...!

ZAZÀ

Oso!! Le ho detta tutta la verità!

MILIO

Le hai parlato? Ah, l’infame!
Tu non le hai detto...

ZAZÀ

Ho detto tutto: sì, tutto!
I nostri baci, l’ardente affetto,
le notti innamorate; sai?
le follie!...

Che sei mio, tutto mio!...

MILIO
(l’afferra come per batterla,
poi la getta a terra, urlando)
Sgualdrina!

ZAZÀ
(a terra)
Ah, come l’ami, lei!!!

(silenzio)

MILIO
(tremante di rabbia, con voce soffocata,
mentre prende il soprabito ed il cappello)

Ed ora io mi domando come, vicino a te,
potei scordar la dolce mia buona creatura;
come insozzare il nome mio, ch’ella porta,
e me in quell’immondo amplesso
della tua carne impura!


(Zazà poco a poco si alza e si

ritrae verso il caminetto a sinistra)

Oh! tu m’hai ben guarito dalla fatal follia!
Ora chi sei conosco;
so il fondo dei tuo cor!
e al rientrar domani nella dimora mia,
d’averti conosciuta mi resterà il rossor!

(Va a passo concitato

sino alla porta a destra)

ZAZÀ
(in uno sforzo ultimo)
Basta! non più! Ritorna pur nella tua dimora:
vi troverai la pace...

MILIO
(che stava per uscire, ritornando
indietro vivamente)

Che?

ZAZÀ

Nulla io dissi...

MILIO

Allora, Zazà, perché mentire?

ZAZÀ

Nulla han saputo... Io sola

(senza voce)


or so quanto volevo...!

MILIO

Zazà, una parola!

ZAZÀ

Tua moglie... tu l’ami... mi basta!

MILIO
(appressandosi)
Zazà!

ZAZÀ

Va via!
vorrei dirti che t’odio e ti sprezzo!
Non posso: ma parti: mi metti ribrezzo...
Va... taci...

(lo respinge)

MILIO
(dopo un istante di

lotta, disperatamente)
Ah!?!

(Fugge)


(Un silenzio)


ZAZÀ

Che ho fatto?

(corre alla porta)


Egli parte! egli va?
Non torna indietro...


(esce correndo nell’anticamera
e la si sente gridare)


Milio! Milio!

(nessuna risposta. Rientra)

Ed io l’ho scacciato!

(Un’idea)

Ah! posso, richiamarlo!

(corre alla finestra)

Dio!

(chiama)

Milio!!

(Un lampo di speranza)

S’è voltato!...

(disillusa)

No...

(chiamando più forte)

Milio! torna! Milio...

(Lo segue coll’occhio come nell’Atto II)

È all’angolo... È sparito!

(disperata)

Sparito! E non ritorna...

mai più! mai più!
Tutto è finito!

(Cade seduta sui gradini

della finestra piangendo)
 
 

 

ACTO  PRIMERO


(Escenario del Café-Concierto Alcázar de
St. Etienne. Más de la mitad de la escena
a la izquierda, representa el camerino de Zazà.
A la derecha de la escena, al frente, una mesa
con varias sillas para los asistentes al

espectáculo que tienen libre acceso a la escena.
En el rincón, siempre adelante y a la derecha,
la puerta de acceso a la sala. Todo el lado
derecho de la escena, cerca de los bastidores,
está ocupado en sentido longitudinal por el
fondo que a través de una puerta da sobre
el escenario del Café-Concierto. Frente a
esta puerta, también en sentido longitudinal,
hay un decorado que oculta al público que
se supone está en la sala. El fondo de la
escena que representa la otra pared lateral
del escenario, está obstruida por bastidores,
decorados enrollados, objetos escénicos,
etcétera. En el camerino de Zazà, al que se
entra por una puerta situada en medio de la
escena, casi frente a la mesa, hay dos o tres
sillas y un biombo; y colgada de la pared,
ropa de Zazá. Al alzarse el telón, la puerta
que da al escenario está abierta, y se ve a
Floriana que saluda mientras se sienten
aplausos y gritos de bis. Floriana vuelve a salir a
escena, y como la puerta permanece abierta, se la
oye cantar su copla acompañada por la voz de la
multitud. Mientras tanto, Michelin, Courtois y otro
caballero, junto con Claretta, con breves ropas
de cabaret, se sientan a la mesa del frente a la
derecha y ordenan las bebidas a Augusto. Al fondo,

se ve al bombero del servicio que recorre el lugar
mirando todo a su alrededor, dos tramoyistas y
varios artistas. Hay movimiento continúo en la
escena. Aquí y allá, grandes carteles con
indicaciones de: “Está prohibido fumar”, pero
todos fuman cigarrillos y cigarrillos, incluso el
bombero)
 

FLORIANA
(cantando desde el escenario)
Sé que soy caprichosa y ligerita de cascos;
y que como una abeja me encanta revolotear.
No nací para ser una monjita
y vivo sólo para reír y bromear.
Sé que soy rebelde a todo yugo,
que en el amor me gusta cambiar,
que me divierto en cada fiesta;
y,
si me lo propongo, 
¡puedo hacer perder la cabeza a cualquiera!
¡Si yo te regalo una mirada, señor mío,
si te lanzo una sonrisa
seductora!...
¡Apuesto que te veré
temblando
a mis pies,
y jurarme amor eterno
mientras yo me río!
 
MICHELIN
(mientras Floriana canta)
¡Augusto!
 
AUGUSTO
(acercándose a la mesa)
¡Ordene!

MICHELIN
Cerveza.

(luego a Claretta)

Y tú, ¿qué quieres?
 
CLARETTA
Un kümmel, gracias.
 
COURTOIS
Yo quiero una copa grande; ¡Tengo sed!
 
DUCLOU
(gritando, mientras aparece por la derecha)
¡Atención a los payasos!
 
(Dos payasos que con  instrumentos
musicales extraños llegan,  desde el fondo
a la izquierda, y después de intercambiar
saludos amistosos con las personas que
están sentadas a la mesa, van a mirarse
en un espejo que se encuentra en la
pared divisoria del medio, junto a la
puerta del vestidor de Zazá, y se.
prepararán para entrar en el escenario.
Floriana termina su copla; se oye un gran
aplauso, saluda de nuevo y avanza hacia
la mesa, mientras Duclou hace sonar una
campañilla eléctrica para anunciar la
entrada de los payasos)

 
MICHELIN, COURTOIS, CLARETTA
CABALLERO QUE LOS ACOMPAÑA
(a Floriana)
¡Bravo! ¡Excelente! ¡Es un éxito!
 
FLORIANA
Esta noche estoy en vena
 
COURTOIS
(galantemente)
¡Siempre!
 
FLORIANA
(cortándolo con insolencia)
¡Pero mirad! ¡Ahora es galante!
¿Es cierto que Zazá lo ha plantado?

COURTOIS
¡Cómo!
 
FLORIANA
¡Como lo oye!

(Irónica)

¿Llegó mi turno?

(saludando con afectación)

¡Muchas gracias!
 
DUCLOU
(a los dos payasos)
¡A escena!
 
(Los payasos entran al escenario tocando
desafinadamente y son recibidos con
aplausos. Duclou, que se acercó a la
puerta que da a la escena, la entreabre
de vez en cuando mira en la habitación;
y se oyen entonces fragmentos hechos
por los extraños instrumentos)

 
MICHELIN
(a Floriana, que se ha sentado y
ha ordenado algo para beber)

¿Crees que esta noche tendrá éxito
la nueva gran "revista" de Bussy?
 
FLORIANA
(de mal humor)
Sí... ¡a pesar mío!
 
MICHELIN
(sonriendo)
¿No te importa?
 
FLORIANA
(exaltándose)
¡No, en absoluto!
¡Será un buen fiasco!
¡Casi todo el acto es para Zazá!...
¡La diva! ...
 
MICIHELIN
(riendo)
¡Siempre la misma historia!
¡En contra de Zazá!
 
FLORIANA
(levantándose de golpe)
¡Perdón! ¡Qué tonta soy!
Tú, al igual que Bussy, siempre cantas en la Gacetilla.
¡Me olvidaba!... ¡Conozco bien tú devoción!

(Floriana continúa con irónica afectación.
Simona llega desde el fondo a la izquierda,

saluda a los hombres y a Claretta, y se
sienta riendo con los demás)
 
¡Zazá, la verdadera estrella!
¡Zazá, la diva jovial,
tanto si abre la boca como la falda!
¡Es tan simpática, que hace delirar!
Su voz es tan bella,
que disipa cualquier dolor!
¡Conmueve las entrañas,
tanto del pollino como del borrico viejo!
¡Zazá es la única estrella del cielo del Alcázar!

(Todos ríen. Natalia viene desde el
fondo a la izquierda, abre el camerino
de Zazá y entra)
 

COURTOIS
(Interrumpe a Floriana al ver a Natalia)
¡He, ahí viene! ¡Atentos!
 
FLORIANA
(colérica)
¡Al infierno, la estrella con el astrónomo!
 
COURTOIS
(Sorprendido)
¿Qué astrónomo? ¡Desvarías!
 
FLORIANA
¡Cascart, su amante que la ha descubierto!
 
(Floriana se sienta dando la espalda al
fondo de la escena por donde viene Zazá,
todos se dan vuelta para saludarla)

 
ZAZÁ
(alegremente, acercándose a la mesa)
¡Salud, muchachos!
 
MICHELIN, COURTOIS
CLARETTA, SIMONA
¡Zazá, buenas noches!
 
ZAZÁ
(a Claretta y Simona)
¡Hola, pequeñas!

(intercambia una mirada de odio con Floriana
y luego pregunta a Courtois y a Michelin)

¿Ha venido Bussy?
 
MICHELIN
No, todavía no he v isto a mi colega esta noche.
 
ZAZÁ
(mostrando interés)
¿Y su fiel amigo Dufresne?
 
MICHELIN
No esta aquí.
 
ZAZÁ
(decepcionada)
¡Ah!... voy a vestirme.
 
(da un paso hacia su camerino)
 
DUCLOU
(que llega justo para
cruzarse con Zazá)
Pero sin prisas...
Hay tiempo, ya lo sabes
 
ZAZÁ
(dándole la mano a Duclou)
¡Gracias!
 
(Ella entra al camerino)
 
DUCLOU
Te toca a ti, vamos, Claretta.
 
(En este punto, los payasos reingresan
saludando mientras se oye un prolongado
aplauso en el interior. Duclou toca el timbre

y comienza a sonar el preludio de la canción
de Claretta, que entra al escenario. Duclou
cierra la puerta. Zazá, que ha entrado a su
camerino, se maquilla y comienza a vestirse,
cuando Bussy llega. Mientras Claretta sale a
escena, por la puerta derecha que da a la
habitación entra Malardot, el propietario del
lugar, con la pipa en la boca. Desde el fondo
llega Lartigon, con traje negro y corbata blanca.
Cuando Claretta sale, dos cantantes con ropa
de actuación llegan desde el fondo, van a la
mesa, se sientan y beben con Simona,
Courtois y otro el caballero)
 

MICHELIN
(yendo al encuentro de Malardot)
¡Aquí está el patrón!
 
MALARDOT
(levantando su gorra para saludar a
Michelin, Courtois y al otro caballero)

¡Señores!

MICHELIN
(alegremente)
¡Todo va bien!...
¡Está lleno!... Estará contento ¿no?
 
MALARDOT
No demasiado. ¡Beben muy poco o nada!

(viendo a Lartigon)

¡Ah! ¡Oye!
 
LARTIGON
(saludando con afectación)
¡Director!
 
MALARDOT
Espero que digas un monólogo alegre
y no en verso...
Tienes un repertorio...
 
LARTIGON
(interrumpiéndolo con severidad)
¡Clásico! La muerte de Ermione,
Hamlet y entre las tumbas:
¡la oración fúnebre de Bossuet!...
 
MALARDOT
(exaltándose)
Serán clásicos, pero
¡por Dios, no son para nada alegres!
 
LARTIGON
(con ironía)
Ni Bossuet, ni yo
tenemos la obligación de hacer reír.
 
MALARDOT
Y los dos están equivocados.
 
LARTIGON
Pero el arte...

MALARDOT
(Interrumpiendo)
El arte...

(ve a un camarero cruzando la escena
con una bandeja de copas de cerveza)


¡Diablos! ¿Me quieres arruinar?
¿Sirves la cerveza sin espuma?
¡Al verter con espuma,
se debe ganar una copa cada cinco!
Vete.

(luego a Lartigon)

Señor mío, el arte es
lo que pone a los clientes de buen humor.
 
MICHELIN
(riéndose de Malardot)
¡Bravo!!
 
(Va al fondo con Malardot. Lartigon los
mira con desprecio. Augusto atraviesa la
puerta del vestíbulo con un gran ramo de

flores y, con una tarjeta de presentación,
dos botellas de champán. Se dirije al
camerino de Zazá)
 
ZAZÁ
(sentada frente al espejo)
¿Quién es?
 
AUGUSTO
(desde afuera)
Soy yo.
 
(Natalia entreabre un poco la puerta y
Augusto pasa las flores y el champán,
luego se aleja y desaparece por el fondo)

 
COURTOIS
(señalando a Floriana lo que
Augusto le trae a Zazá)
Pero... ¡mira! ¡Todos la asedian!
 
FLORIANA
(se levanta de golpe, furiosa)
Y ella cede a todos.
 
(se va enojada. Claretta termina su
actuación, la puerta se abre y se la ve
saludar mientras la aplauden, luego, ella
desciende en por delante de la escena.
Desde el fondo regresan Malardot y
Michelin, mientras que Lartigon se
prepara para entrar en escena)
 

DUCLOU
(a Lartigon mientras toca la campanilla)
¿Que dirás?
 
LARTIGON
(dándose importancia)
¡El monólogo de Ruy-Blas!
 
(entra en escena, se escuchan las primeras
palabras del monólogo, luego se cierra la puerta)
 
MALARDOT
(al frente, con enojo)
¡Eh, Duclou!

(Duclou acude)

Apenas termine, una buen pateo con silbidos,
¡y luego rompo su contrato!
 
DUCLOU
Esta bien
 
(Corre hacia la puerta que da a la sala,
sale y regresa tras un instante. Cascart
viene del fondo con un traje de calle)
 
MALARDOT
¡Veremos que cara pone!

(ve llegar a Cascart y lo saluda)

¡Señor Cascart!
 
CASCART
(respondiendo al saludo de ambos)
¡Buenas noches!

(entra al camerino de Zazá sin golpear)

Buenas noches, mi Zazá.
 
ZAZÁ
(contenta, continúa vistiéndose)
¡Ah, eres tú, Cascart! ¡Corazón mío!

(Natalia sale del camerino
y desaparece por el fondo)

¡Mi amor! ¿De dónde vienes?
Dime, señor mío.
¿Dónde has estado engañándome?
 
CASCART
(riendo)
¿Y tú, cómo estás?
 
ZAZÁ
Estoy bien. Siéntate allí, dime:
¿Qué noticias traes esta noche?
 
CASCART
(sentado a caballo en la silla)
Hay un agente que me escribe desde Marsella,
ofrece una oportunidad en esa ciudad.
 
ZAZÁ
Para nosotros dos...
¿Todavía no quieres dejarme por otra? 
 
CASCART
(quedándose atrás)
¡Sería una locura no ir!
¡Ofrece el doble!
 
ZAZÁ
La verdad ¡es que gracias a ti soy artista!

(Courtois y el otro caballero con
los dos cantantes van hacia el fondo y
desaparecen)


¿Te acuerdas?
¡Cantando en las tabernas!... Qué vida tan triste
Yo pasando la gorra...
¡Cuánto dolor hemos sufrido con mi madre!
 
CASCART
¡Realmente eran magras vuestras ganancias!
Si por casualidad recogían cuarenta monedas,
al menos treinta de ellas
se las quedaba tu mamá...
¡Vieja esponja insaciable!
 
ZAZÁ
¡Basta!...! ¡Ya sabes que me deprimo!
 
CASCART
Pero lo peor es que hoy continúa igual,
¡mira, una docena!

ZAZÁ
(con dulzura)
¡Vamos, no me tortures! Ella es mi madre.
Tuvo una juventud muy dura,
derramó muchas lágrimas, pobre mujer...
¡Pasó muchas dificultades!

(seria)

¿Sabes lo que significa que un hombre huya
y te deje con un niño sola?
¡Toda semilla de bondad  se disuelve,
y el amor se convierte en una palabra!
¿Qué puede hacer, adónde irá, dime,
una madre con un hijito en sus brazos?
Un niño fastidia a todos... y más a su padre...
¡Todos rechazaban a la pobre mujer!
Veo a mi madre abandonada,
recuerdo su dolor, ¡y la perdono!
 
CASCART
(se levanta un poco conmovido)
¡Eres buena... demasiado buena!

(la besa)

Ahora, voy a vestirme. 
 
ZAZÁ
(alegremente)
Vete y vuelve a informarme.
 
(Cascart sale del camerino y se marcha       
mientras que un cantante vestido de
soldado se prepara para salir a escena.
Regresan del fondo Malardot y Michelin
al mismo tiempo que Duclou corre a
abrir la puerta que da a la escena y se
escuchan las últimas palabras del monólogo
de Ruy-Blas)
 

DUCLOU
(a Malardot)
¡Atento, director!
 
(Tan pronto como la voz de Lartigon termina,
aparece en la puerta y se oye una salva de chiflidos)
 
LARTIGON
(mostrando su puño a la audiencia
y adelantándose en escena)

¡Oh, villanos! ¡Oh, asnos! ¡Chiflar a Víctor Hugo!
 
MALARDOT
No, no, le chiflan a usted, señor mío.
¡Queda despido!
 
LARTIGON
(al marcharse, con desprecio)
¡Váyanse al diablo!
¡Vendedor de absenta adulterada!
 
(Sale)
 
MALARDOT
(corriendo tras él)
¡Eres tú el estafador!... ¡Estúpido!
 
(sale seguido de Michelin que se ríe)
 
DUCLOU
(al artista vestido de soldado
tocando la campana)
¡Tu turno, adelante!.
 
(El artista sale a escena, Duclou cierra
la puerta y luego desaparece por el fondo.
A continuación, Natalia regresa de la

izquierda y entrar en el camerino)
 
ZAZÁ
(a Natalia, que entra)
Dime:
¿Has visto a Bussy... o a Dufresne?
 
NATALIA
No, señora
 
ZAZÁ
(preocupada)
¡Es extraño!... ¿Quién ha enviado estas flores?
 
NATALIA
(lee la tarjeta de presentación)
Courtois... Camus...
Todos se derriten de amor por usted.
 
ZAZÁ
(pensativa)
¡Sí, pero al único que deseo
es aquél que me rehúye!
 
(Anaide aparece desde el fondo a la
izquierda mientras que Augusto entra por
la puerta del salón, se encuentran en la
mitad del escenario. Augusto lleva una
bandeja con una copa llena)

 
ANAIDE
(con gracia)
¡Augusto, buenas noches!
 
AUGUSTO
¡Buenas noches, Sra. Anaide!
Trae buena cara.
 
ANAIDE
(de inmediato, en un tono desolado)
¡No, estoy mal!...
En el estómago... ¡tengo un gran incendio!
           
(señalando la copa)


¿Que llevas?
 
AUGUSTO
Un ponche

ANAIDE
Dámelo

(bebe)


Esto me calmará un poco.
Ponlo en cuenta de mi hija.
 
AUGUSTO
Está bien. ¡Ah! ¡Su hija qué éxito tiene!
¡Heredó todo de usted!
¡Cómo en su mejor época!...
 
ANAIDE
¡Augusto!  
¡Qué tiempos cuando yo cantaba!
 
AUGUSTO
¡Qué gracia! ¡Qué hermosura!
 
ANAIDE
¡El repertorio clásico!
 
AUGUSTO.
¡El bombero!...
 
ANAIDE
Los gansos ¡Oh, qué triunfo!...
Voy a ver a Zazà.
Tráeme otraa copa de ponche al camerino.
 
AUGUSTO
Muy bien.
 
ANAIDE
(aferrándose a la puerta del camerino)
¡Ay! Cómo arde... justó aquí, en los intestinos.

(abre y grita haciéndose la graciosa)

¡Hola tesoro!
 
ZAZÁ
(sorprendida)
¡Oh, eres tú, mamá!
 
ANAIDE
Sí, la madre de su Zazá.
 
ZAZÁ
Dale un beso a tu Zazà.
Por favor... no me manches de carmín.
 
ANAIDE
(besa a Zazá, saluda a Natalia y se sienta)
¡Sra. Natalia!
 
NATALIA
¡Señora!
 
ANAIDE
(a Zazà)
¡Al fin te encuentro sola,
y puedes hablar sin que ese Cascart!
 
ZAZÁ
¡Mamá, no empieces!
 
ANAIDE
(enfervorizándose)
Sí, ya sé que es intocable...
¡Siempre sigues su consejo!
 
ZAZÁ
¡A la miseria nos llevaron los tuyos!
 
ANAIDE
(trágicamente)
¡Está bien, ingrata, insúltame!
Lanza tus acusaciones sobre mí.
 
AUGUSTO
(entrando con la bandeja)
Aquí está el ponche...
 
(sale rápido y vuelve a la sala)
 
ANAIDE
(amablemente)
¡Mil gracias!

(toma el vaso y prosigue trágicamente)

¡Esto no trae suerte!
 
ZAZÁ
Mamá, bebe y cállate.
 
ANAIDE
(fingiendo estallar en lágrimas)
¡Ay, qué desgraciada soy!
 
ZAZÁ
¡Ya empezamos!
¡Y ahora echarás unas lagrimitas!
¡El teatro de siempre!

(para calmarla)

Bésame, bebe y cuéntame por qué estás aquí.
 
ANAIDE
(después de haberla besado y
bebido sonríe incómodamente)

¡Para verte!
 
ZAZÁ
¿Y para pedirme?...
 
ANAIDE
El alquiler...
 
ZAZÁ
Ya lo sé. Te firmaré un pagaré; ¿y qué más?
 
ANAIDE
Una cuenta antigua... casi nada...
¡Tres Luises de oro...!
 
ZAZÁ
(saltando)
¿Estás loca? ...
 
ANAIDE
Zazá, querida niña...
 
ZAZÁ
Te daré un Luis y basta.
 
ANAIDE
¡Oh!... ¡Dos!
 
ZAZÁ
Mamá, que te veo venir...
 
ANAIDE
¡Si me das dos, te tiraré las cartas!
 
ZAZÁ
(sonriendo)
¿Las cartas?... ¡Ah pícara!
Acepto
 
DUCLOU
(desde afuera, en voz alta)
¡Adelante los bailarines!
 
ZAZÁ
(a Anaide)
Mi turno esta cerca...
Ven mañana.
 
ANAIDE
(besándola)
¡Amor!
 
(sale y dice al alejarse)

¡Oh Dios mío, este intestino...!  
 
(Dos mujeres y dos hombres
vestidos como bailarines
españoles llegan desde el fondo
y se miran en el espejo mientras
el artista vestido como soldado
regresa entre aplausos. Duclou
toca el timbre, la orquesta toca
un aire de baile español y los
bailarines salen al escenario entre
grandes aplausos. Bussy entra
apresurado desde el fondo, golpea
a la puerta de Zazá y entra. Zazà
ya está completamente vestida)

ZAZÁ
(abrazando a Bussy, con alegría)
¡Al fin llegas! ¡Eres el poeta de mi corazón!
 
BUSSY
(grátamente sorprendido)
¡Qué bienvenida!
¡Estoy orgulloso de mí mismo!
¿Estarás enamorada de Bussy?
 
ZAZÁ
¡Qué pretencioso!
 
BUSSY
¿Te parece?
 
ZAZÁ
(ansiosa)
¿Estás solo?
 
BUSSY
Sí.
 
ZAZÁ
(decepcionada)
¡Ah!
 
BUSSY
Te traje el dúo para la revista.

ZAZÁ
(con aburrimiento)
¡Ah!
 
BUSSY
¿Quieres verlo?
 
ZAZÁ
(de igual manera)
Gracias, me da lo mismo.
¿Es fácil?
 
BUSSY
Lo aprenderás a primera vista.
Se lo leí a Dufresne hace un momento.
 
ZAZÁ
(saltando alegría)
¿Está aquí?
 
BUSSY
Con Floriana...
 
ZAZÁ
(exaltándose)
¡Oh, Se ve que no puede
prescindir de ella!
Verdaderamente a Milio le gusta la pintura,
si va con ese cuadro viejo.
 
BUSSY
(riendo)
¡Te gustaría verlo a tu lado!
 
ZAZÁ
(disimulando)
Yo... no... no... ¡no me gusta!
 
BUSSY
¡Aha! Él no te corteja, y, por supuesto,
a ti eso te importa poco.
 

ZAZÁ
(riendo)
¡Insolente!
A tu querido Dufresne basta con que yo 
le diga quiero, ¡para verlo a mis pies...!
 
BUSSY
Zazà... Eso es demasiado orgullo.
 
ZAZÁ
¿Me desafías?
 
BUSSY
Te lo apuesto. ¿Aceptas?
Lo que él te niega me lo darás a mí.
 
ZAZÁ
(riendo)
¡Estás loco!
 
BUSSY
¿Tienes miedo?
 
ZAZÁ
¿Miedo? ¡Pobre de ti...!
 
BUSSY
Si Milio no se rinde...
 
ZAZÁ
(riendo)
Me ganas: ¡trato hecho!
 
(Desde el fondo viene Cascart en traje
de actuación con Michelin, mientras que
por la puerta de la sala regresan

Courtois y el otro caballero. La escena
se va llenando de gente y durante la
primera parte del diálogo regresan del
fondo Claretta y Simonaque se sientan
a la mesa. Cascart va hasta la puerta
de Zazà y la abre)
 
CASCART
Y bien, ¿Zazà?
 
ZAZÁ
¡Ya he terminado! ¿Estamos listos?
 
CASCART
Todavía no

(saluda a Bussy)

Hola.
 
ZAZÁ
Entonces, ¡bebamos una copa de champán!
 
BUSSY
Eso está bien.
 
ZAZÁ
(a Michelin y Courtois que están junto
a la puerta que permanece abierta)
Caballeros, ¿han oído?
¡Entren! ¡Adelante!
 
MICHELIN
(entrando con Courtois)
Si no importunamos...
 
COURTOIS
¡Mil gracias!
 
CASCART
(viendo al otro caballero mientras 
abre la botella de champán)

¡Señor! ¿Y usted, a qué se dedica?
 
ZAZÁ
(asomándose a la puerta)
¡Vamos, háganos el honor...!
¡Entre usted... pase...!
 
(El caballero entra saludando cuando
aparece desde el fondo Milio Dufresne
junto a Floriana)

 
CASCART
(a Bussy)
¡Mira! ... Veo asomarse
a tu amigo, Bussy.
 
BUSSY
(avanzando hacia la puerta)
¿Dufresne?
 
CASCART
Sí:
está ahí con Floriana...
 
ZAZÁ
(refrenándose a penas)
¡Ah!...
 
CASCART
(a Bussy)
Si te complace,
invítalo a beber tanbién a él.
 
BUSSY
(Llamando)
¡Eh, Dufresne!
 
DUFRESNE
¿Qué pasa?
 
BUSSY
¡Ven aquí!
 
DUFRESNE
¡Ahora voy!

(a Floriana)

Excúsame
 
(Entra también él en el camerino de Zazà,
saluda y toma la copa que le ofrece
Bussy)

 
ZAZÁ
(después de saludar a Dufresne)
Llenemos las copas.
 
CASCART
Ahora mismo...
 
BUSSY
¡Brindemos a la salud de Zazá!
 
TODOS LOS HOMBRES
¡Por el triunfo de Zazà!
 
(beben)
 
FLORIANA
(desde la mesa, a Bussy, quien se
acerca a la puerta del camerino)

Sólo quedaba un hombre a este lado,
y tú te lo has llevado.
¡Eres muy gentil!
 
BUSSY
(riendo)
¿Por qué no entras?
 
FLORIANA
(en voz alta, con envidia)
¿Yo, allí? ¡No, muchas gracias!
Aquí me quedo sola,
¡Si buscan compañía, aquí no les faltará!
 
ZAZÁ
(que la escuchó, grita desde el camerino)
¡De ti, ciertamente que no la encontrarán!
 
FLORIANA
¡Si no te alcanza, agarra también al bombero!
 
ZAZÁ
Verlo contigo no es ninguna novedad.
¡Si él te acepta, te lo regalo!
 
(En este punto, los bailarines han
terminado y regresan aplaudidos, pero
se quedan en escena viendo a Zazà que
sale furiosa del camerino seguida por los
hombres. Los otros artistas llegan al
escenario atraídos por el tumulto
desatado, las mujeres toman partido por
Floriana y los hombres por Zazá)

 
FLORIANA
(gritando)
¡Ah, zorra!
 
ZAZÁ
¡Vil alcahueta!
 
CASCART, BUSSY
(tratando de retener a Zazà)
¡Por favor, basta!
 
PARTE DE LAS MUJERES
(apoyando a Floriana)
¡Ella tiene razón!
 
(Zazà agarra del cabello a Floriana,
pero los hombres las separan)
 
MUJERES (primera parte)
¡Dale, dale, Floriana!
 
OTRA PARTE
(a Zazà)
¡Vamos, Zazà, dale una cachetada!
 
ZAZÁ
¡Charlatana!
 
FLORIANA
¡Sinvergüenza!
 
HOMBRES
La tormenta se desató.
¡Separémoslas! ¡Detengámoslas!
 
(Malardot llega del fondo con Duclou)
 

MALARDOT
(gritando)
¡Basta, ya es suficiente!
¡Silencio!
 
DUCLOU
Vamos Zazà, te toca salir a escena.
 
ZAZÁ
(a Cascart mientras se
recompone frente al espejo)
No, no me da miedo.
 
CASCART
Sí, lo sé, pero el público nos espera.
¡Vamos, Zazà!
 
ZAZÁ
Si la agarro de los pelos...
 
FLORIANA
(desde el fondo, mientras se la llevan)
¡Qué!...
 
MALARDOT
(a Floriana y Zazá)
¡Acabad de pelearos!

(luego Duclou)

¡Da la señal!

(a los artistas, que se alejan)

¡Silencio!
 
DUCLOU
(tocando la campanilla)
¡A sus puestos!
 
CASCART
(Tomando a Zazá de la
mano para salir a escena)
¡Vamos ya, Zazà!
 
(Tan pronto como Cascart y Zazà llegan a
la puerta para entrar, se oye una salva de
aplausos en la sala. Los artistas estarán
todos de vuelta entre los bastidores)

 
MALARDOT
(dando un suspiro)
¡Oh! ¡Mujeres!
 
MICHELIN
(a Bussy y Dufresne)
¿Venís?
 
BUSSY
No, nos quedarnos.
 
MICHELIN
(a Courtois y al otro caballero)
¡Vamos a aplaudir a nuestra diva!
 
(Salen Michelin, Courtois y el
caballero con Malardot por la puerta
que da a la sala. Quedan en escena

Bussy y Dufresne caminando al frente
de la misma. Duclou ha cerrado la
puerta que da al palco escénico del
café y permanece detrás de ella)
 
BUSSY
Dufresne, ante todo ¡quiero una mujer bella!...
 
DUFRESNE
¿Qué?
 
BUSSY
Pero primero dime:
A nuestra estrella,
a nuestra
irresistible Zazá,
¿cómo la ves?
 
DUFRESNE
¿Cómo? ¡Pues muy bien...!
La encuentro como
una fruta sabrosa...
¡Por ella haría
cualquier locura!
 
BUSSY
(sorprendido)
¡Me doy cuenta de ello!
¿Y te escapas?
 
DUFRESNE
Como de todas aquellas
que al primer encuentro turban mi corazón.
No quiero un amor apasionado en mi situación...
 
BUSSY
(sorprendido, casi interrogando)
¿¡Oh...!?
 
DUFRESNE
(corrigiéndose)
Quien juega con fuego.
¡Se quema!
 
BUSSY
¿Y Zazà?
 
DUFRESNE
¡Es peligrosa!
 
BUSSY
¿Y por qué?

DUFRESNE
Intuirlo es fácil...
¡pero sin embargo, no puedo explicarlo! ...
¡Es una amable sonrisa,
como el alba de primavera,
que embriaga y conquista las fibras del corazón!
¡Desata una emoción misteriosa
si te da la mano,
y de inmediato despierta sueños de amor!
¡Dulces misterios
tienen sus ojos profundos
y parece que encerraran el confín del cielo!
Y el alma olvida,
por el dulce hechizo de su voz,
¡la vida y el destino!
Muchas mujeres hermosas
pasan a nuestro lado,
¡pero es a ella a quien el destino
nos obliga a adorar!
El afortunado loco de amor
que la estreche contra su corazón,
¡siempre vencido regresará a ella!
El alcohólico, junto a la copa de vino,
si huye lejos podrá resistir la tentación,
pero si toca la copa, si la lleva a su boca,
¡hasta la última gota beberá!
 
BUSSY
¡Perfecto! Gano la apuesta.
 
DUFRESNE
¿Qué?
 
BUSSY
¡Zazá siente debilidad por ti, y lo confiesa!
 
DUFRESNE
(sobresaltándose)
¿Es verdad?
 
BUSSY
¡Le dije que ella te era indiferente
y ella apostó que te conquistaría...!
 
DUFRESNE
(turbado)
¡Qué cosas se te ocurren!
Pero... ¿por qué me lo cuentas?
Piensa un poco ...
¡Semejante muchacha enamorada!...
 
BUSSY
(riendo)
¡Te subes al tren!
¡Será como quieras, finalmente!...
 
DUFRESNE
¡Oh, mí querido Bussy!
Será como ella quiera...
¿No fue siempre así?
 
(En este punto se ve aplaudir por la
puerta lateral
a Malardot, Michelin,
Courtois y el caballero. Cascart y Zazá,
entre gritos, saludan al público. Malardot
insiste en que vuelvan a saludar. Todos,

finalmente, se acercan a la puerta,
también lo hacen Bussy y Dufresne)

 
MALARDOT
¡Están como locos!
¡Vamos, volver a saludar!

(Las voces desde el café demandan
con insistencia: ¡el beso, el beso!)

¡Piden el beso!
 
MICHELIN, DUFRESNE
COURTOIS, BUSSY
¡Sí, el beso
 
DUCLOU
¡Actúad vamos!
 
(Toca la campanilla y deja la puerta
abierta, de manera que las dos voces de
Zazà y Cascart en el interior se oigan
con nitidez)

 
ÉL
¡No puedo entender por qué, si me amas,
no quieres venir aquí, junto a mí!
 
ELLA
No, señor mío, no puedo ir ahí.
¡El jardín está demasiado oscuro!
 
ÉL
Entonces, ¿es que te doy miedo?
 
ELLA
Pero, ¿por qué quiere que vaya ahí?
 
ÉL
¿Que qué es lo que quiero? ¡Solamente un besito!
 
ELLA
¡Uh! ¡Qué me está diciendo, señor!
 
(Juntos)
 
ELLA
¡Un besito!
¿Ahí, en el jardín?
Eso es pecado.
¡No quiero!
 
ÉL
¿Por qué no?
¿Yo lo deseo!
Vamos, dámelo...
¡Ven, baja!
 
ELLA
Pero ¿y si mamá viene?
¡No la oiríamos!
¡Qué terror!
 
ÉL
No, ¡ten valor!
 
ELLA
¡Ven, ponte tú sobre la escalera,
y si ella llega, yo sabré como esconderte!
 
ÉL
¡Querida! Yo subo...
¡Qué no haría yo por un beso!
 
(Cuando Zazà y Cascart han terminado,
se oyen nuevos aplausos, luego, ellos
avanzan felices hacia sus amigos)

 
BUSSY, MICHELIN
COURTOIS, DUFRESNE
¡Bravo!
¡Qué delicia!
 
CASCART
(triunfante)
¿Eh? Si es que cuando queremos...
 
BUSSY
Sois extraordinarios
 
MALARDOT
¡Vamos, no perdamos el tiempo!
Ahora hay que montar la revista.
¡Todos a sus puestos!
 
CASCART
(marchándose)
¡Chao!
 
(sale por el fondo)
 
BUSSY
¡Duclou, te lo recomiendo!
 
ZAZÁ
(desde a la puerta del camerino)
¡Eh, Bussy! El dúo,
¿quieres que lo repita contigo?
 
BUSSY
No puedo... ¡tengo mucho que hacer!

(con intención)

¡Puedes ensayar con el amigo Dufresne!
 
ZAZÁ
(contenta)
¿En serio? ¿No te importa?
 
DUFRESNE
(un poco avergonzado)
Si le parece...
 
BUSSY
(riendo)
¡Vamos, ahora mismo!
 
ZAZÁ
(a Dufresne)
¡Oh, qué bueno es usted!

(Ella entra en el camerino
y le dice en vos baja a Natalia)

¡Vete, y no vuelvas!
 
(Natalia sale y se va por el fondo)
 
BUSSY
(yendo hacia el fondo con Malardot)
Duclou, ¡todo está listo!
 
DUCLOU
¡Confía en mí!

(Malardot y Bussy se marchan por el
fondo a la izquierda. Gritando y

saliendo por la puerta del escenario)

¡Salid de la escena!...
¡Manos a la obra...!
 
MICHELIN
(a Courtois)
¿Nos sentamos en la sala del café?
 
(Salen por la puerta que da a la sala
quedando la escena vacía y oscura.
Dufresne está junto a la puerta del
camerino de Zazá, que está iluminado)

ZAZÁ
Señor, entre; es usted muy amable...
 
(Entra Dufresne; Zazà cierra la puerta)
 
DUFRESNE
Es una pequeña ayuda...
 
ZAZÁ
¡Muy generoso!
 
DUFRESNE
¡Y mi primera experiencia!
 
ZAZÁ
¿En serio?
Las actrices a los amantes le piden eso...
¿Conoce a alguna?
 
DUFRESNE
Alguna...
 
ZAZÁ
(Dufresne se sienta)
¡Estaba segura!
Dígame... ¿y Floriana?
 
DUFRESNE
La encuentro agradable...
 
ZAZÁ
Pero ¿no es su ideal?
 
DUFRESNE
¡Realmente no tengo ideales!
 
ZAZÁ
¿De verdad? ¡Qué descubrimiento!
Ama usted la variedad...
 
DUFRESNE
Eso es… la variedad...
 
ZAZÁ
¡Entiendo!...
Y por eso...  ¡no se casa!
 
DUFRESNE
(riendo como ante una idea cómica)
¿Yo?... ¡nunca!
 
ZAZÁ
Soy diferente a usted.
¡No me atrevo a decírselo,
y sin embargo un sueño me deleita!

(inclinándose sobre el rostro de Dufresne)

Hay un hombre en el mundo
que es todo para mí... y tiene un nombre...
¡Pero ese nombre es un misterio!
 
DUFRESNE
(con frialdad)
¿Por qué?
 
ZAZÁ
Porque no lo sé...
Y eso me turba y me confunde...
Aunque eso a usted no le importa...
 
DUFRESNE
(con fría cortesía)
No, ¡dígalo!
 
ZAZÁ
Se esconde tras la indiferencia...
Usted no la esconde.
Y entonces ¿para qué hablar?
 
DUFRESNE
¿Y el dúo?
 
ZAZÁ
(contrariada, dándole un papel)
¡Tenga!...

(suspirando)

Ensayémoslo...
Pero antes quiero cambiarme de ropa.
Estos camerinos...
¡Usted ya es como parte de ellos!

(pretendiendo que llama a su camarera)

¡Natalia!... No tiene usted escrúpulos... ¡Natalia!
 
DUFRESNE
(riendo)
¿La llamo?
 
ZAZÁ
No; ¿Podría, señor, por favor, ayudarme?
¿Me afloja el corsé?
 
DUFRESNE
Con gusto...
 
ZAZÁ
Comience desde arriba, desde el lacito.
 
DUFRESNE
(siempre frío)
Discúlpeme; No tengo práctica.
Soy poco diestro...
 
ZAZÁ
(volviéndose voluptuosamente)
¿Qué? Lo hace muy bien...
¡Es usted un verdadero maestro!...
 
DUFRESNE
¡Gracias!
 
ZAZÁ
(rozando la cara de
Dufresne con su nuca)
Que bien liberaría usted el pecho
de una hermosa muchachita...
 
DUFRESNE
(echando la cabeza hacia atrás)
¿Sí?...
 
ZAZÁ
Pero, es de su gusto ...
 
DUFRESNE
¡Ay! Estoy casi listo
 
ZAZÁ
¡Al diablo ¡Tengo una maldición!
¿Le molesta?
 
DUFRESNE
¡Oh, no!
 
(Zazà se pone una bata)
 
ZAZÁ
¡Estoy feliz!! Y ahora, a ensayar...

(se sienta frente a Dufresne que se
dispone a leer junto a la mesa)


¡Oh! ¡Qué extraño...!
 
(Se levanta y se acerca a Dufresne)
 
DUFRESNE
¿Qué está mirando, señorita?
 
ZAZÁ
Miro su cabello.
¡Tiene reflejos dorados!
 
DUFRESNE
(riendo)
¡Pero con hijos de plata!
Son pocos pero se notan...
 
ZAZÁ
(acariciando sus cabellos)
No; ¡son un tesoro!
¡Oh, mire! Tiene una señal junto a la nuca.
¡Oh, qué gracioso! Yo también la tengo...
pero más pequeña y casi en el mismo lugar...

(inclinándose)

No, más cerca de la oreja. Ahí está la mía...
 
(Un asistente teatral cruza
por el fondo tocando la campana)
 
DUFRESNE
(fríamente)
El timbre.
 
ZAZÁ
(indignada)
¡Oh, sí, el timbre, por Baco!
 
DUFRESNE
¿Y el dúo?...
 
ZAZÁ
Es todo.

(para si)

¡Me pagarás este desprecio!
 
(Llegan desde el fondo Duclou, Malardot,
Bussy, Cascart y Claretta. Dufresne sale

lentamente del camerino)
 
CASCART
(abriendo la puerta del camerino)
¡Vamos, Zazà!
 
BUSSY
(viéndola con la bata puesta)
¡Qué! ¿Aún, así?
 
ZAZÁ
(nerviosa)
A tu disposición.
¿Es un gran pecado?
 
BUSSY
Pero era un buen momento...
 
ZAZÁ
¿Debo vestirme sola?
 
CASCART
¿No está la camarera?
 
ZAZÁ
Se ha marchado...
 
MALARDOT
Palabras de honor
que esta noche la multo.
 
BUSSY
¿Y el dúo?...
 
MALARDOT
¿La bata no es suficiente prueba?
 
ZAZÁ
(a Malardot)
¡Mira, me aburro!
Quiero quedarme sola...
 
MALARDOT
(resentido)
¡Muy amable!
 
ZAZÁ
(al paroxismo)
¡Si me fastidiáis, me voy, y os planto!
 
BUSSY
(en voz baja, a Malardot)
Está nerviosa, déjala...
 
MALARDOT
¡Da la señal, Duclou!
 
DUCLOU
¡A sus puestos! ¡A la de tres!
 
BUSSY
(a Malardot)
Vamos...
 
(Bussy y Malardot salen por la puerta que
da a la sala. Los artistas que participan
en la revista se pierden entre los
decorados. Zazá, enojada, lee el dúo,
se sienta junto a un bastidor. Dufresne

pasa mirándola)

DUCLOU
(da tres golpes)
¡Cascart, te toca a ti!...

(Cascart entra en escena)
(acercándose a Zazá)

Zazá, cuando entres en la escena...
Está alerta, por favor,
apenas podré verte del otro lado
para hacer el ruido del carro.
 
ZAZÁ
(seca)
Lo sé.
 
DUCLOU
Mantén la calma, te lo ruego de rodillas.
Cuando Cascart te diga:
"Entonces ¿quién me conduce?"
Entra; no me confundas.
 
ZAZÁ
(como arriba)
Lo sé.
 
(Duclou gira y va hacia el fondo
desapareciendo por la derecha)

 
DUFRESNE
(llega y se acerca a Zazà)
¿No le seduce que intentemos
repetir el dúo?
 
ZAZÁ
(rudamente)
¡No, gracias; no me interesa!
 
DUFRESNE
¡Esperaré!...
 
(Dufresne se inclina y la toma por la
cintura mientras la besa con fuerza
en el cuello. Zazà se vuelve radiante
y lo abraza)
 
ZAZÁ
¿Y esto?
¿No me lo dijiste antes que...
 
DUFRESNE
¿Es tarde para corregirlo?
 
ZAZÁ
¡No, querido!
 
CASCART
(desde dentro)
"¿Quién me conduce?"
 
ZAZÁ
(eufórica)
¡Oh! ¡Qué bien me has besado aquí,
en el cuello!
 
DUCLOU
(reapareciendo detrás
del decorado, con angustia)
¿Y bien?
¡Zazà!... Psst...!
 
ZAZÁ
(siempre en los brazos de Dufresne)
Entonces ¿te divertía mi martirio?
¿Me amas?
 
DUCLOU
¡Zazá...!
 
MALARDOT
(desde adentro)
¡La entrada no es segura!
 
BUSSY
(desde adentro)
¡Zazá a escena!
 
CASCART
(enojado aparece en
la puerta del escenario)
¡Por dios! ¿No entras?
 
ZAZÁ
(aturdida)
¿Qué?
 
CASCART
¿Como, qué?
¡No entras a tiempo! ¡Me dejas colgado!
 
ZAZÁ
(iracunda)
¡Basta ya, estoy harta!
 
CASCART
(tontamente)
¡Ah!
 
ZAZÁ
(continúa)
¡Haré mi entrada cuando me plazca!
¡Te prohíbo que me vuelvas a hablar así!
 
CASCART
(a Duclou)
Y a esta, ¿qué demonios le pasa?
 
(Duclou se encoge de hombros,
Cascart vuelve a entrar al escenario)
 
ZAZÁ
Ahora vuelvo
 
(a Milio Dufresne, con dulzura)

Lo siento...
 
CASCART
(desde dentro)
"¿Quién me guía?"
 
ZAZÁ
(siempre a Milio)
¿Escucharás mi actuación?
 
(Dufresne hace una señal
afirmativa y le besa la mano)
 
CASCART
(más fuerte)
"¿Quién me guía?"
 
ZAZÁ
(entra en escena haciendo gorgoritos)
"Yo"...
 
 
  
ACTO  SEGUNDO


(Sala de estar en la casa de Zazà con chimenea
a la izquierda y sobre ella espejo, reloj, un
servicio de coñac, fotografías, etc. Sobre la
campana del reloj estará colocado un sombrero
de Zazà. Inmediatamente después de la
chimenea, una puerta conduce a la habitación;
luego, en la pared, una puerta que da en un
gabinete desordenado. Desde la puerta abierta,
puede verse un perchero con prendas de vestir
y en el suelo sombrereras. En el centro de la
pared del fondo, una ventana a la calle; a la
izquierda de la ventana un tocador; a la
derecha un piano vertical. Justo a la derecha,
al fondo en diagonal, la puerta que da a la
antecámara; luego un biombo; Junto al
biombo, un largo sofá y a la izquierda una
mesa. Aquí y allá sillas. Muebles modestos.
Es pleno día. Milio está medio desnudo sobre
el sofá, Zazà está a su lado, de pie, con una
rodilla apoyada en el diván)

 
ZAZÁ
(triste)
Está decidido: ¿partes para este gran viaje?
 
MILIO
(con afecto)
Debería hacerlo,
pero todavía no tengo valor para irme.
 
ZAZÁ
¿Cuánto tiempo estarás lejos?
 
MILIO
...tres, cuatro meses...
 
ZAZÁ
¡Ay de mí, cuatro largos meses estaré sin ti!..
¡Llévame contigo!
 
MILIO
Mi Zazá, mi bien, razona.
¿Qué locuras es esa? ¿Sabes?
América está muy lejos y son modestos
mis recursos; el trabajo vale la pena
por eso me iré solo. ¡Y ya es tarde!
 
ZAZÁ
(sentándose y abrazándolo fuerte)
¿Mi amor, que hará lejos de ti,
tu Zazá, tu pequeña,
ella que vive solo de tus miradas?
Cuando vas a París y vuelves por la noche,
y no te veo, ¡oh, Milio!
me parece que pasan mil días...
Dijiste, cuatro meses... dos pequeñas palabras,
¡pero cuánto tormento y amor hay en ellas!
Cuatro meses preguntándome,
¿volverá? ¿me amará todavía?
Cuando regrese, ¿me amará como antes?
¿Como cuando me diste el primer beso?
¿Como entonces? Dime ¡oh, mí bien!
¿me harás sufrir?... ¡No, tú me amas!...
¡Y yo también te ano!
 
(se arroja al cuello de Milio
profundamente conmovida)
 

MILIO
(conmovido)
Zazà, Zazà, no te entristezcas,
¡sabes que me destroza esta separación!
Sabes, que hace tres meses que debía
haberme ido y que todavía estoy junto a ti...
Porque si me marcho, las horas del llanto
caerán sobre mi corazón desierto,
¡y estos labios que tanto besé,
ya los míos no besarán más!
 
ZAZÁ
(casi con esperanza)
¡Entonces estás triste! ¿Mira?
¿Tendrás el coraje de partir?
 
MILIO
(poniéndose serio)
¡Lo tendré!
Este viaje es necesario...
 
ZAZÁ
(con un dulce reproche)
¿Aún así?
 
MILIO
(Mirándola)
Bueno, no... si fueras buena...
 
ZAZÁ
(ansiosamente)
¿Qué?
 
MILIO
Demoraré el viaje.
 
ZAZÁ
(arrojándose a sus brazos
en un ímpetu de alegría)
¡Ah! ¡Lo sabía!
¡Te amo! Eres bueno.
 
MILIO
Sí, pero soy demasiado débil.
Ahora es tiempo, bésame,
debo ir pronto a París, déjame ir.
 
ZAZÁ
(feliz)
¡Oh, desde luego!

(llamando)

¡Natalia!...
 
(Natalia entra por la derecha)

Dame el vestido y el sombrero.

(Natalia lo hace)

Y al señor...

(a Milio)

¿El bastón?... ¿Los guantes? ... ¿Volverás? ...
 
MILIO
Pasado mañana...
 
ZAZÁ
¿Dos días? ¡Es mucho tiempo!... ¡Ahora, vete!
 
MILIO
(con fingido reproche)
¡Con cuántas prisas me echas!
 
ZAZÁ
Así regresarás antes.
 
MILIO
Paso por el equipaje en el hotel...
 
ZAZÁ
Me visto y voy a la estación a despedirte...
¿Quieres?
 
MILIO
Ven...
 
ZAZÁ
(tomándolo entre sus brazos)
Pero primero bésame fuerte... ¡Allá no podrás!
¡Piensa en mí! ¡Bésame!... ¡Adiós!...
 
MILIO
Mi niñita.
Te amo y pienso en ti: ¡Adiós!...
 
(Sale desprendiéndose de Zazá)
 
ZAZÁ
¡Rápido, Natalia!
Las botas, el velo, la capa...
 
NATALIA
(corriendo hacia el vestidor)
Aquí están...
¿Se va el Sr. Milio?
 
ZAZÁ
No, va a Paris.

(con un grito)

¡Ah!
¡Déjame que aún lo vea por la ventana!

(corre hacia la ventana y la abre para
seguir a Milio con su mirada)


¿Cómo palpita mi corazón, Natalia?
¡Allí está!... Ya cruza la avenida...
Qué nobleza hay en su andar, tan marcial...
Se ve que es un hombre cabal, bueno,
franco, leal, un hombre de los que ya no quedan.
¡Mantiene la cabeza alta! ¡Allí está! Un momento...
se vuelve; mira, se dio vuelta... ¡Querido!

(enviándole besos)

No deja de darse la vuelta, me ha oído...
¡Sabe que lo estoy mirando! Está en la esquina...
¡Ya ha desaparecido!
 
(suspira)
 
NATALIA
Aquí están las botitas, señora...
 
ZAZÁ
¿Y el sombrero? Rápido...

NATALIA
¡Esta allí! ¿Lo ve? Sobre la chimenea...
 
ZAZÁ
¿Ese?  ¿Quieres que Milio crea
que soy un puerco espín, o un erizo?...
 
(va ella misma, arrastrando un zapato
en un pie para tomar el sombrero que cree
mas conveniente del vestidor)

 
NATALIA
(Tras ella)
¡Señora! Señora mía... ¿qué hace?
 
ZAZÁ
Así hago más rápido.
 
NATALIA
¡Pero señora!...
 
(suena el timbre de la puerta de entrada)
 
ZAZÁ
(sobresaltada)
¿Llamaron a la puerta? No estoy, me he ido,
estoy enferma, muerta... ¡todo eso!!...

(Natalia sale)

¡Seré expeditiva! ¡Una visita!...

(buscando los guantes)

¿Dónde habré dejado los guantes?
¡Oh, que contratiempo!
 
NATALIA
(anunciando)
Es la Sra. Anaide.
 
ANAIDE
(a Zazà, entrando, ceremoniosamente)
¡Bendita seas!...
 
ZAZÁ
(feliz, pero rápidamente)
¡Mamá, si tienes hambre: ¡come!
¿Estas sedienta?: ¡bebe!
¿Tienes sueño?:: Encontrarás una cama.
¿Tienes que hablar conmigo?: ¡Regresaré!
 
(sale corriendo)
 
ANAIDE
(llamándola)
¡Zazá!...

(a Natalia) 

Pero, ¿a dónde va esa saeta?
 
NATALIA
Va a despedir a un amigo a la estación...
 
ANAIDE
(feliz)
¿Se marcha?
 
NATALIA
Sí.
 
ANAIDE
¡Oh! ¡Qué nunca regrese, de ninguna parte!
 
NATALIA
Volverá mañana o pasado mañana...
 
ANAIDE
(fastidiada, sentándose a la mesa)
¡Descortés!
 
NATALIA
(acercándose a ella)
Aquí se ha producido un gran cambio,
Sra. Anaide...
 
ANAIDE
Si desafortunadamente.
 
NATALIA
¡Mi señora ya no recibe a nadie!
 
ANAIDE
(suspirando)
¡No celebra ninguna fiesta!
 
NATALIA
Hasta el propio Cascart dejó de venir...
 
ANAIDE
¡Cascart!...
 
NATALIA
¿Le molesta? ¡En otro tiempo usted lo odiaba!
 
ANAIDE
(solemnemente)
¡Porque él había separado a la madre y la hija!
Pero era inteligente; ¡No monopolizaba a Zazà
y siempre me trataba con el debido respeto!
 
(suena el timbre de entrada)
 
NATALIA
Voy a abrir...
 
ANAIDE
¡Qué hastío!...
 
(Ver el coñac en la chimenea sse
sirve una copa que bebe rápidamente.
Entran Cascart y Natalia)

 
CASCART
(a Natalia)
¿No esta aquí? Porque yo iba...
 
NATALIA
Dentro de poco... la señora

(señalando a Anaide)

ella también la espera...
 
CASCART
(con desagrado y sorpresa, saluda)
Señora...
 
ANAIDE
(con afectada amabilidad)
¡Mis respetos!!
 
CASCART
(a Natalia)
Esperaré... ¡Paciencia!
 
(Natalia sale por la derecha. Cascart se
sienta en el sofá. Anaide se sienta junto a
la chimenea dando pie a que Cascart
comience la conversación, pero viendo el
firme propósito de Cascart de permanecer

callado, no soportándolo más, Anaide se
levanta y va a sentarse en el sofá junto a
Cascart)

ANAIDE
¿Qué me dice, Cascart? ¡Vamos, diga algo!
 
CASCART
Y usted, ¿en qué está pensando?
¡Ahora es feliz!
 
ANAIDE
¿Yo, feliz? ¡Dios mío!!
 
CASCART
¿No me odiaba?
 
ANAIDE
(con dignidad)
¡Le pido perdón!
¡Usted me robó el corazón de Zazá!...
 
CASCART
(riendo)
¡El corazón?...
 
ANAIDE
(levantándose)
Por eso, en mi condición de madre,
lo odio, ¡y lo cubro con fango!...
Pero como persona, lo estimo y compadezco.
Con usted no había locuras...
 
CASCART
¿Y ahora sí las hay?
 
ANAIDE
¡Locuras que merecen palos!...

(sentándose de nuevo)

¿Qué se propone?
¿Qué quiere lograr?
 
CASCART
(poniéndose serio)
¿Quién puede saberlo?
¡Ella está enamorada!...
Ya lo sabe usted;
El camino de la vida es resbaladizo,
cuando una mujer baja la guardia...
buenas noches, ¡se acabó!...
 
ANAIDE
(suspirando)
¡Por desgracia!

(levantándose)

¡Pero quisiera conocer al menos la verdad!
¡Conocer algo concreto de Milio!
 
CASCART
(misterioso)
Yo sé algo...
 
ANAIDE
(saltando)
¿En serio? ¡Oh Dios, hable!
¡Salve a mi hija!
 
CASCART
Se lo diré ... no lo dude...
 
ANAIDE
(escucha con atención)
¡Ahí llega!... Escucho sus pasos...
¡Hágala feliz, Cascart!
¡Su madre, Anaide, lo bendice vendice austed!
 
(Zazá entra feliz y se detiene riendo con
franqueza como atrapada por una idea
graciosa)

 
ZAZÁ
(a Anaide y a Cascart)
¡Ja, ja, ja! ¡Qué cuadro! Es demasiado!
¿Me esperáis juntos?...
¿Y los vecinos, no han gtritado:
fuego, ladrones... asesinos...?
No puedo creer lo que estoy viendo...
 
ANAIDE
(ofendida)
¡Siempre tuviste una mirada negativa!
¡Pero tu madre y Cascart
son personas con mucha educación,
y entre nosotros, nunca han volado sillas o tazas!
 
ZAZÁ
(sonriendo)
¡Eh!
 
ANAIDE
(seria)
Basta, Él quieres hablar conmigo.
Me voy.
 
(a Cascart)

¡Discúlpeme!
 
(saluda y sale por la izquierda)
 
ZAZÁ
Cascart, mi compañero,
me complace verte de nuevo... Siéntate...
 
CASCART
Estoy aquí por negocios...
 
ZAZÁ
(se sienta como distraída)
¡Ah!

CASCART
(sentándose a la mesa)
Me ofrecieron un buen trato.
 
ZAZÁ
(siempre con aire distraído)
¿Sí?
 
CASCART
(serio)
¡Es hora tomar esto en serio
o todos los contratos se derrumbanrán!
 
ZAZÁ
¿Qué ofrecen?
 
CASCART
De Marsella...
 
ZAZÁ
(se levanta de golpe)
¡No es precisamente la capital del mundo!
¿Y por qué no a Siberia?
 
CASCART
(se detiene un minuto y luego continua)
Coincido contigo.
Otra opción es volver al Alcázar...
¿Te gustaría?
Malardot te pagará el doble...
 
ZAZÁ
(impaciente y hastiada)
¿Aquí? No, demasiado cerca...
¡Me encontraría a diario
con demasiadosconocidos!...
Y volver a escuchar a mi alrededor
un vuelo de moscardones: ¡Zazá, Zazá!...
Me hastían, no busco adoración...
¡Déjame vivir un poco como yo quiero!...
 
(perdiendo la calma)
 
CASCART
¡Así es como “él” lo quiere!
 
ZAZÁ
(severamente)
¡Esto sólo es cosa mía!
 
(se sienta de espaldas a Cascart)
 
CASCART
(Tras un momento, tratando
de recuperar la calma)
Querida Zazà, de los buenos tiempos, escucha:
es tu viejo amigo el que te habla al corazón:
¡no es el amigo celoso que te demanda amor...
¡sino el hombre que un día te sacó de la miseria!
Solo por ti, estoy aquí: ¡No puedo consentir
que tú misma traiciones tu arte!
Tuviste un capricho ... ¿Y quién no lo tiene?
¡Pero el capricho dura un día... y la vida es larga!...
 
ZAZÁ
(como absorta)
¡Peor será si esta dulce ilusión no dura!
 
CASCART
(Impaciente)
¡Te engañas! ¡Si durase sería una desgracia!
 
ZAZÁ
(extasiada)
Sería una dicha eterna, como él me lo ha jurado.
 
CASCART
No es rico. porque no puedo ver
¿A qué estás esperando?
¿Que te abandoné?
 
ZAZÁ
Ninguna promesa: ¡solo amor le pide a Zazà!
 
CASCART
¿Y si se casara contigo?
Serías... ¡una burguesa!
¡No! Debes permanecer libre;
conserva tu garganta de ruiseñor;
¡conserva para el arte tu copla sensual! 
Consérvate para los  aplausos y el vértigo.
La multitud se inclina a los pies de su diosa.
¡Eso es vivir, eso es lo hermoso!
¡Ilusa! ¡Despierta, vuelve en ti!
 
ZAZÁ
(animándose)
¡Hermoso es vivir
con el hombre amado!
 
CASCART
(Impaciente)
Todo pasa...
 
ZAZÁ
(sublevándose)
¡Yo todavía no he cambiado!
 
CASCART
(siempre apremiante)
¡Pero puedes cambiar!...
 
ZAZÁ
¿Amar a otro?...
 
CASCART
¡Y por qué no!
 
ZAZÁ
Bromeas.
 
CASCART
(exaltándose)
¡Un día me amaste!
 
ZAZÁ
(gritando)
¿Yo? ¡Nunca te amé!
 
CASCART
(sorprendido)
¿Lo niegas?
 
ZAZÁ
(sonriendo, con casi compasión)
Me ilusioné, no conocía el amor.
Todo lo que crecía a mí alrededor era malo y feo.
Te conocí, eras bueno; Te gusté y me gustaste...
Fui tuya... como lo fui de otros,
y a ti no te importaba...
 
(nerviosa)

¿Y dices que te amaba?
¿Y eso es el amor para ti?
Cascart, déjame reír...
¡Ríete también tú conmigo!
 
CASCART
(Irritado)
¡Loca! Estás soñando.
 
ZAZÁ
¡Déjame soñar!
Estoy satisfecha, y me basta con eso.
 
CASCART
¡No! Cuando despiertes será nefasto.
Otra puede quitártelo.

ZAZÁ
(con ímpetu apasionado)
¡Desafío a Dios a que me lo quiten!
¡Es mío, y no lo cedo! ¡Es mío!...
 
CASCART
¡Ciega y necia! ¿Y si él tuviera un amante?
 
ZAZÁ
(como enloquecida lo agarra
desesperadamente de las manos)

¡Mientes!...
 
CASCART
(con emoción)
No, te digo la verdad.
Ya sabes que soy un amigo fiel.
Él tiene una amante en Paris...
 
ZAZÁ
(temblando de emoción, llevando
las manos al corazón, casi sin voz)
¡Ah!... ¡Mi corazón!...
¿Cómo lo sabes?... ¿Quién te lo ha dicho?
 
CASCART
(conmovido y perturbado)
Estás pálida... tiemblas... te falta la voz...
 
ZAZÁ
(insistiendo)
¿Quién te lo ha dicho?
¡Dame una prueba! ¡Una prueba!...
 
CASCART
Te lo diré, pero cálmate.
¿De qué sirve desesperarse?
Una noche, en París, estuve en el "Variedades",
vi a Milio con una mujer...
 
ZAZÁ
Una mujer...
 
CASCART
Elegante, distinta... parecían pareja...
Luego, los vi a la salida...
Subieron apresuradamente a un carruaje...
¡Y se reían...!
 
ZAZÁ
¡Se reían! ¿Y sabes algo más?
 
CASCART
¿No es suficiente?
 
ZAZÁ
(en el colmo de su exaltación)
¿Y quién podría ser 
sino su amante?

(estallando)

¡Lo sabias! ¿Y me lo dices ahora?
Ahora que él está allí, feliz,
¡en París para amarla!
 
CASCART
¡No me escuchaste!
 
ZAZÁ
¡Y yo aquí, consumiéndome!...

(gritando)

Esto no terminará así, ¡por Dios!
 
(Anaide aparece por la puerta
de la izquierda y avanza)
 
ANAIDE
Díganme niños... ¿qué pasa?
 
ZAZÁ
(desesperada)
¡Él tiene una amante!...
 
ANAIDE
(sorprendida)
¡Cascart?
 
ZAZÁ
(encolerizada)
¿Te das cuenta? ¡Vives en la luna!
¡Milio tiene una amante!
 
ANAIDE
(estallando)
¡Oh, qué suerte!

(Corrigiéndose de inmediato)

¡Eso es un escándalo!...
 
ZAZÁ
¡Qué infamia! ¿Comprendes?
 
CASCART
No eres su esposa, después de todo...
 
ZAZÁ
(furiosa)
¿Lo defiendes?
 
ANAIDE
(escandalizada)
¡Cascart! ¡Usted me maravilla!
¡Tiene razón!

(dramáticamente)

Pobre hija mía...
 
ZAZÁ
Él no ha debido traicionarme...
Yo no lo forcé a un falso amor.
¡Cuando me entregaba a él,
no le pedía que confiara en mí!...
Yo no le pedí juramentos...
Ni promesas... ni suspiros... ni sueños...
¡Ah! Cascart... ¡Cuánto sufro!
¡Cuánto dolor me provoca esto!
 
(estalla en lágrimas y cae
en los brazos de Cascart)

 
CASCART
(conmovido)
Tienes razón.
Cálmate... es una canallada...
 
ZAZÁ
(siempre llorando)
¡Oh, sí que lo es!
 
CASCART
¡Hay que castigarlo!...
 
ZAZÁ
Sí, sí.
 
CASCART
¡Abandonarlo!
 
ZAZÁ
(decidida, desprendiéndose de él)
¡Ah, no!
 
CASCART
¿Qué vas a hacer?
 
ANAIDE
Hija mía, la dignidad...
 
ZAZÁ
¡No la tengo!
¿Me río de ella!
¿Dejarlo?... Ahora veréis...

(llama mientras corre al peinador)

¡Natalia!
 
ANAIDE
¿Qué pretendes hacer?
 
CASCART
Tranquilízate...
 
ZAZÁ
¡Natalia!
 
(Natalia viene de la derecha)

¡El sombrero, el abrigo... rápido... me voy!
 
(Natalia va hacia el vestidor y
regresa con las prendas de Zazà)
 

ANAIDE
Piensa...
 
CASCART
¡Reflexiona!
 
ZAZÁ
¡Me voy!
 
ANAIDE
¿Qué intentas hacer?
 
ZAZÁ
¡Lo veré en París!
 
CASCART
¡Pero cálmate, escucha!...
 
ZAZÁ
¡Quiero saber la verdad!
 
ANAIDE
¿Y te vas sola?
 
ZAZÁ
(a Natalia que le ha traído
el sombrero y el abrigo)
¡Vamos, vamos, Natalia, tú vendrás conmigo!
¡Vámonos ahora mismo!
 
(Natalia sale)
 
CASCART
Zazà, vamos, escúchame,
te invito reflexionar por última vez.
 
ZAZÁ
¡No es momento ni palabras ni de razones!
 
ANAIDE
¡Escucha mi consejo, tu madre te lo implora!
 
ZAZÁ
(a Natalia que regresa con un
sombrero un chal y una maleta)
¿Estás lista? ¡Vámonos!
 
CASCART
¡Zazá!...
 
ANAIDE
¡Hija mía!
 
ZAZÁ
Es necesario que elija.
¡O yo, o la otra!... ¡Vamos!
 
(Toma de la mano a Natalia y la arrastra
rápidamente. Anaide levanta los brazos y
va hacia la puerta por donde salió Zazà.
Cascart se sienta con gesto desolado)

 
 
 
ACTO TERCERO


Salón en casa de Milio Dufresne, en París,
Ribera de Mazzarino. Mobiliario elegante.
En el medio piano de cola con el teclado
hacia el fondo de la escena; silloncitos,
muebles, sofás. La ventana derecha da al
Sena; delante de la ventana un elegante
escritorio, sobre el cual entre otras, habrá
una carta con el sobre lacrado; al fondo,
al medio, una puerta que da a la
antecámara; Otra puerta a la izquierda
da a las alacobas)

 
MILIO
(Sólo y en traje de viaje, está sentado
en el escritorio junto a la ventana.
Ordena algunos de sus papeles
esparcidos sobre el mueble. Tras un
momento queda como absorto, con
la cabeza entre las manos)

¡El escritorio en desorden,
al igual que mi corazón!
Y mañana a Saint-Etienne...
Iré por última vez
¡a despedir al amor!...
¿Cómo decirle que me marcho?
¿Cómo hacer para dejarla? ¿Mentir?
¿Cómo le jurará mi boca que regresaré
mientras mi corazón le dice adiós?...
¡Zazá, nunca más veré resplandecer
en tus ojos la llama del amor!...
Y nunca más te oiré murmurar
cálidas palabras, abrazada sobre mi corazón...
¡Oh besos, tiernas caricias,
noches encantadas, prologadas miradas
y plácidas jornadas!
¡Nuestro amor ha naufragado,
y las olas del destino nos han destrozado!
¡Todo ha terminado!...
 
SRA. DUFRESNE
(entrando por la puerta izquierda,
seguida por Marco, el mayordomo)

Ya estoy lista, Milio,...

(al mayordomo)

¿La maleta está en su lugar? 
 
MARCO
Está en el carruaje.
 
MILIO
(se levanta y toma el sombrero,
el abrigo y algunos papeles)

Bueno, bajemos pronto...
 
SRA. DUFRESNE
(a Marco)
Esté atento a todo...
 
(Va a salir, luego se detiene y prosigue)

¡Oh, Marco, me olvidé!...
Espero a una señora, Dunoyer...
Si llega, reténgala: dígale que volveré...
que fui a la estación...
 
MARCO
Comprendido.
 
SRA. DUFRESNE
(da unos pasos y luego se vuelve)
Recuerde...

(silabeando)

Du no yer...
 
(sale con Milio. Marco los acompaña
hasta el vestíbulo, luego vuelve a
entrar a escena)
 

MARCO
¿Dunoyer? ¿Quién será?...
¡Ahora. vayamos a lo nuestro!

(Va a la mesa de la derecha, abre el
cajón, toma la caja de cigarros de su
patrón, elije uno y lo enciende)


La fumadita habitual...

(aspira el humo, como un experto)


¡Ah! ¡No está mal, después de todo!...

(toma un periódico de la mesa)


Ahora un poco de noticias políticas.
¡Me hará bien!...
 
(Por la ventana, se oye el canto de las
lavanderas acompañado por los
golpes del batidor de ropa. Marco va
al sofá de la izquierda y se tumba
para leer cómodamente)

 
LAS LAVANDERAS
(abajo, en el río Sena)
¿Por qué estás sola ?
Margot.
La sonrisa desapareció de tu rostro.
¡Tu amado huyó y no vuelve!
¡Y tus labios ya no cantan!
Pero, aún puedes renovar tu amor
Margot,
Toma la maza, vuelve otra vez.
Y cómo la ola, ¡huye el amor!
¡Ríete con nosotras, Margot!
 
(risas y golpes con el palo de la ropa)
 
MARCO
¡La cantinela habitual que viene del Sena!
¡Oh, estas lavanderas!...
 
(se sumerge en la lectura del periódico)

¡Oh! ¡El ministro ha caído! Me alegro...
¡Siempre se la ha hecho una crítica feroz! 
Pero claro...
¡Qué esperar de los parlamentarios
si no asisten a las sesiones!
Sin embargo, los buenos mayordomos...

(pasa la página. Se oye una campanilla,
Marco no se inmuta y sigue leyendo)

¡Caramba! ¡Sonido enérgico!
Me gusta el artículo. La derecha...

(nuevo toque de campanilla, Marco
arroja el cigarro y el periódico)


¡No tengo un solo minuto de paz!...
 
(sale por el fondo. Tras un instante,
entran Zazà y Natalia con Marco)
 

MARCO
(Haciendo entrar a Zazà)
Entonces ¿usted es la señora Dunoyer?
 
ZAZÁ
(aprovecha la oportunidad y asiente)
Sí, sí, Dunoyer...
 
MARCO
Tenga la bondad de esperar un momento.
La señora fue a la estación para
acompañar al señor que sale para Lyon.
 
ZAZÁ
Gracias: la esperaré.
 
(Marco saluda y sale por
el fondo cerrando la puerta)

 
NATALIA
¡Qué nervios!...
 
ZAZÁ
¿Tienes miedo?
¿Por qué?
 
NATALIA
¿Y si nos echan de la casa? ...
 
ZAZÁ
¿Qué temes?  ¿No estoy yo contigo?
 
NATALIA
¿Usted? ¿Qué podría hacer?
¿En su casa?
 
ZAZÁ
¡La casa de ellos, querrás decir!
El mucamo ha dicho: el señor... la señora.
¡Aquí florece el idilio!
 
NATALIA
Entonces, huyamos señora,
ahora que ya lo sabe todo...
 
ZAZÁ
¿Por qué huir? ¿Estás loca?
Por el contrario, lo ignoro todo...
 
NATALIA
(después de un pausa, mirando la sala)
Han elegido una encantadora
y elegante mansión...
 
ZAZÁ
Mejor que la mía... ¡Demasiado hermosa!
 
NATALIA
¿Por qué?
 
ZAZÁ
Mira a tu alrededor:
¿No oyes la habitación silenciosa
impregnada por una ola de besos?
¿No sientes el aroma penetrante del amor,
que recorre las habitaciones?
¡Es una huella invisible, como una señal
que aparece en la orilla del mar!...
Donde la mujer tiene su reinado
y donde todo lo puede...
¿Ves ese rinconcito?
¡Las almohadas!... ¿El sofá?
¡Allí se abrazan a la tarde,
se estrechan la mano y hablan de amor!...
¡Oh, sí, los veo, están ahí y no puedo separarlos!...
¡Me vuelvo loca!
 
NATALIA
Pueden oírnos, cálmese... ¡Señora!...
 
ZAZÁ
(conteniéndose apenas)
¿Quién será esta mujer?...
¿Y si interrogara al sirviente?...

(su mirada cae sobre la carta que
está sobre la mesa, sombriamente)

¡Ah!
 
NATALIA
¿Qué pasa?
 
ZAZÁ
Una carta... sobre esa mesita...
 
NATALIA
(se acerca a la mesa y se inclina
para leer el destinatario impreso)
"A madame Dufresne... "Riviere du Mazzarino"

(asustada)

¡Esta casado! ... Señora, señora ... ¡vámonos!
 
ZAZÁ
(mirando la carta, convulsa,
angustiada, con voz apagada)
¡Casado!
No, es costumbre, que al vivir juntos
se le dé el propio nombre...

(luego tomando la carta convulsivamente)

¡Pronto lo sabré! 
 
NATALIA
(asustada, suplicante)
¿No será capaz de…
 
ZAZÁ
(resuelta)
Está abierta... ¿entonces?... ¡Adelante!

(lee rápidamente)

"Amiga: cuando tu esposo venga a París"

(deja caer la carta, golpeada
por la súbita revelación)

Entonces, ¿es cierto?... ¡Casado!...
No había mentido ese pobre Cascart...
¡Casado!...
 
NATALIA
¡Señora, señora, vayámonos!...
¿Por qué seguir sufriendo?
Ya ha descubierto todo..
 
ZAZÁ
(como loca)
¿Irnos? No, conviene que nos quedemos.
¡Él está cansado de estas cadenas!
¡Solo me ama a mí! Aquí lo espero firme.
Él vendrá, dejará a su esposa...
¡vendrá conmigo!
 
NATALIA
(sacudiéndola enérgicamente)
¡Ah, ya vienen!...

(La puerta izquierda se abre, una niña
entra sin ver a las dos mujeres y va al
armario vecino al piano para buscar
partituras de música)


(En voz baja)

¡Señora ... mire: una niña pequeña!
 
ZAZÁ
(asustada)
¿Dónde? ¿Quién es?
 
NATALIA
Señora, será su hija.
¡Es su hija!...
 
ZAZÁ
¡Su hija!
 
(La niña descubre a las dos
extrañas y permanece en silencio)
 
NATALIA
La hemos asustado...
 
ZAZÁ
Háblale tú... yo no me atrevo...
 
NATALIA
(observando a Totò)
¡Qué bonita niña!

(hablando con la niña)

Señorita, ¿te hemos asustado?
 
TOTO
(siempre con sencillez)
No, señora, venía al piano...
 
NATALIA
¿Te molestamos?...
 
TOTO
No... Mamá ha salido.
¿La esperan ustedes?
 
NATALIA
Hace un rato...
El tiempo pasará más rápido contigo.
 
TOTO
(confusa)
Señora, qué amables son ustedes...
 
(Indica a Zazá y a Natalia que se sienten
y se sienta ella también en el medio)

 
ZAZÁ
(tomando valor)
Angelito, ¿cual es tu nombre?
 
TOTO
Antonietta Dufresne es mi nombre...
pero me dicen Totò...
 
ZAZÁ
(con suavidad)
Totò... ¿por qué?
 
TOTO
Un nombre que le gusta a mi papá... ¿Y usted?
 
ZAZÁ
Y yo... yo me llamo Zazà ... ¡Señora Dunoyer!...
 
TOTO
(con un ligero reproche)
¡Ah, no! ¿Por qué miente?
 
ZAZÁ
(contrariada)
¡Cómo!
 
TOTO
A la Señora Dunoyer yo la conozco...
Y no se parece nada a usted...
¡Es un pecado mentir!
 
ZAZÁ
¡Chiquilla, me ofendes!
 
TOTO
(reflexionando)
¿Es usted otra señora Dunoyer?
 
ZAZÁ
Otra Dunoyer... ¡Ahora me entiendes!
 
TOTO
Usted me tutea ¿Por qué?
 
ZAZÁ
Porque... te pareces...
te pareces a alguien...
A quien quiero mucho...
 
TOTO
¿A alguien a quien ama usted?
Yo me parezco a mi papá ... ¿lo conoce?
 
ZAZÁ
(con decisión)
¡No!...
 
TOTO
Me quiere mucho... y es muy bueno...
Hace seis meses que no lo veía...
 
ZAZÁ
¡Seis meses!...
 
TOTO
Pero ya ha vuelto y estoy muy contenta...
Hemos ido a ver a la abuela a Argelia...
Al regreso, papá nos ha llevado al circo...
Pero pronto volverán a marcharse...
 
ZAZÁ
(con ansiedad)
¿Y a dónde irán?
 
TOTO
A Norteamérica.
 
ZAZÁ
(conmovida)
¡Ah!...
 
TOTO
(cambiando de tema)
Su marido, ¿donde está?
 
ZAZÁ
(avergonzada)
Yo no tengo marido...
 
TOTO
(con interés)
¿No tienes una Totò?
¡Oh, la compadezco, está tan triste!...
 
ZAZÁ
Soy viuda... sola... abandonada...
Le pedí  al cielo una niña
y el cielo, Totò, ¡no me la ha dado!
Si la tuviera, Totò, la adoraría...
Como te adora tu padre...
 
TOTO
¡Mamá y papá
me quieren mucho!...
Y usted ¿quiere a su madre?
 
ZAZÁ
(con profunda tristeza)
¿Mi mamá? ¡Nunca la he tenido!
Mamá se iba de casa de madrugada...
y yo me quedaba sola... hasta que regresaba...
Pero por la noche... al regreso...
 
TOTO
(mostrando interés)
¿La besaba a usted?
 
ZAZÁ
(Dolorosamente)
No: no quería despertarme... Tenía razón.
¡Había tan poco que ver en el mundo!
¿Sabes, pequeña mía?
¡Hay personas a las que debes amar mucho!
Son desgraciadas... el mundo las desprecia.
Han sufrido tanto... en la infancia.
 
TOTO
(con creciente interés)
¿Niños sin pan y sin techo?
 
ZAZÁ
(amargamente)
Hay niños a los que les falta
mucho más que eso...
 
TOTO
(levantándose y yendo hacia ella)
¿Son los niños que no tienen
el cariño de sus papás?...
 
ZAZÁ
Los niños sin padre... ¡has acertado!

(con lágrimas en los
ojos abrazando a Totò)

¡Eso para un niño es la mayor desgracia!
Pero tú... vive tranquila... dulce criatura;
a tu padre... nadie... te lo quitará...
 
TOTO
(observándola)
Señora... ¿está llorando?...
 
ZAZÁ
No, no estoy llorando...
Un recuerdo me apena...

(levantándose como para
esconder su angustia)

Viniste a estudiar...
Por favor, toca un poco...
 
TOTO
No me atrevo:
¿Seguro que quiere oírme?...
 
ZAZÁ
(protestando)
¡Totó que dices!
 
TOTO
Entonces tocaré un Ave María;
es bonita y le gusta mucho a mi mamá.
 
(Totò se acerca al piano, lo abre, elige
una partitura de música y se sienta)
 
ZAZÁ
(reteniendo apenas el llanto)
Sí, Totò, ¡adelante!
 
(cae sobre sofá de la izquierda, llorando
mientras Totò comienza a tocar el Ave
María de Cherubini)
 

NATALIA
(en voz baja, sosteniendo a Zazá)
¡Valor!...
 
ZAZÁ
¡Todo acabó!...
¡Está casado y tiene un ángel de hija!
He soñado... he soñado...

(Totò totalmente absorta en la música,
no se da cuenta que Zazá, invadida por
la tristeza llora calladamente)


Y pensar que hay en el mundo criaturas
nacidas del amor y protegidas del dolor;
y que hay hombres con esposas felices 
y madres bondadosas...
¡Y no están satisfechos! 
¡No conocen ni el frío ni el hambre;
ni tantos otros horrores que nos hacen 
buscar refugio en la vida infame!
¡Somos los malditos! 
Nuestros corazones no tienen esperanza. 
¡El mundo nos niega, incluso, el amor!...
¿Qué dolor!... ¿Qué será de mí?
 
TOTO
(desde el piano)
¡Ya he terminado! Déme un beso... 

(Zazà la besa ardientemente) 

No llores
 
(escuchando, oye ruido en la antesala)
 
Es mamá
 
(va hacia la puerta del fondo)
 
NATALIA
¡Dios! ¿Qué va a pasar ahora?
 
ZAZÁ
(levantándose y tranquilizándola)
Nada 

(La señora Dufresne aparece y queda
un poco aturdida al ver a dos extrañas,  
luego avanza mientras Zazá dice aparte) 

¡Oh, qué hermosa es!
 
(saludando)
 
Usted, señora, esperaba 
a una señora llamada Dunoyer... 
Es mi nombre.
Nos hemos equivocado de puerta...
Quise explicarle el malentendido y me quedé.
Mientras tanto conversamos con la niña...
¡Es un ángel!... Feliz de usted... Me marcho... 

(yendo a la salida seguida por Natalia)
 
¡Excúseme!
 
TOTO
(junto a su madre)
¡Adiós, señora!...
 
ZAZÁ
(se vuelve con intensa emoción)
¡Adiós, Totò!...
 
(Zazá y Natalia salen. Totò abraza a su
madre que parece interrogarla
confundida)

 
 
 
ACTO    CUARTO


(En la sala de Zazà como en el segundo
acto. Anaide sentada junto a la mesa.
Malardot, inquieto, de pie junto a ella)

 
MALARDOT
Entonces ¿no hay ninguna novedad?
 
ANAIDE
Quizás llegue más tarde.
No lo sé... ¿alguna desgracia tal vez?
¡Que Dios nos guarde!
 
MALARDOT
¡No debía haberla dejado que se alejara
a más de cuatro pasos de distancia!
¿Le parece que con esos nervios?...
¡Me ha metido en serios problemas!
¡Gasto la mayor de los beneficios
en sus caprichos!
Ayer por la noche, por ejemplo, me plantaron
cuando
se enteraron que Zazá no cantaba.
 
ANAIDE
(poniéndose de pie)
¡Alguien llega! Se ha abierto la puerta...
¡Es ella...!
 
(Anaide sale corriendo a su encuentro
y luego regresa al escenario con Zazá,
que camina de manera casi automática,
cruza la sala sin ver Malardot. Zazá se
deja caer sobre la silla junto a la
mesa como agobiada; Malardot
permanece impasible. Entran Cascart
y Natalia, que rápidamente parece
poner a Cascart al corriente de lo
ocurrido en París)

 
ANAIDE
(acompañando a Zazà)
¡Hija mía!
¡Mi Zazà!...
 
ZAZÁ
(sentándose)
Buen día mamá...
 
ANAIDE
(toma una silla y se sienta como para
comenzar una larga conversación)

¡Qué horrible agonía!
Cuéntanos...
Estaba tan angustiada...
 
ZAZÁ
¡Oh no, mamá, no puedo!...
Apenas me mantengo en pie.
He estado despierta toda la noche...
Te lo contaré todo... ¡pero más tarde!
 
ANAIDE
(insistiendo)
Quisiera...
 
ZAZÁ
Déjame en paz.
 
(descubre a Malardot,
irritada y sorprendida)


¿Qué le trae por aquí?
 
MALARDOT
(turbado)
Yo... vine para saber...
 
ZAZÁ
(amargamente)
¡Oh! ¡Ya lo sé! ... ¿Que si voy a cantar?
Usted paga ¿qué importancia tiene
si tengo el corazón roto?
¿Si estoy enferma y cansada?
En la contabilidad de la empresa
¿se ponen las lágrimas...
en la cuenta de gastos?
Sí, cantaré...

(levantándose, a Anaide)

¡Pero llévatelo lejos, mamá!
 
MALARDOT
(disculpándose)
No pensaba...
 
ZAZÁ
(a Malardot)
¡Váyase!...
 
(a Anaide)

Mamá... ¡Vete! Vete... vete...
 
(Anaide sale con Malardot. –
Zazá se deja caer sobre el sofá)

 
NATALIA
(a Cascart, en voz baja)
¡Señor! Es su turno ahora...
Dígale algunas palabras amables...
Si usted no la consuela, ¿quién lo hará?
 
CASCART
(bondadoso, avanzando)
¿Qué podría decirle si no me escucha?
 
ZAZÁ
(suplicante)
¡Ah! No puedes, Cascart, decir eso...
Seguiré tu consejo...
¡Es a ti a quien estimo!
¡Oh, mi Cascart, no puedo más!...
¡Pierdo la cabeza! ¿Qué debo hacer? ...
¡Dime!
 
(Natalia sale por la izquierda)
 
CASCART
(conmovido)
Zazá, pequeña gitana,
esclava de un loco amor,
¡no has llegado todavía
al colmo de tu dolor!
¡Cuántas lágrimas deben aún
surcar tu rostro,
antes que vuelvas a caminar!
Lo creíste libre...
ahora la esperanza ha muerto.
¡Tú sí eres libre
y debes seguir viviendo!
¡Ay, del soñado idilio
borra el encanto
de inmediato!
¡La mano de un ángel
te ha hecho retroceder!
 
ZAZÁ
(como murmurando)
¡Ah, esa hija!...
 
CASCART
Llora en paz...
Pero recuerda que
tienes que seguir viviendo
Ese hombre tiene familia... ¡Déjalo!
 
ZAZÁ
¿Abandonarlo?
 
CASCART
Es tu deber: ¡déjalo!
¿Qué?... ¿No quieres hacerlo?
 
ZAZÁ
No he dicho eso...
 
CASCART
¿Qué piensas?
 
ZAZÁ
Nada... que haré lo que dices...
también debería morir... hoy.
Hablaré con él...
 
CASCART
¡No! ¿No querrás recibirlo?
¡Te perderías!...
 
ZAZÁ
¡Prometió regresar hoy!
 
CASCART
¡Estás loca, si aceptas tal cosa!
¡Loca mil veces!...
Si lo ves... ¡estarás perdida!
Escríbele...
eso sería muy diferente...
Él se irá... y tú vuelves a tu rutina.
 
ZAZÁ
No sería cortés...
 
CASCART
(brutalmente)
¿Estás hablando de cortesía?
¡Aquí se trata de una esposa, una hija, un deber!
 
NATALIA
(entra corriendo)
¡Oh, señora, señora!... ¡Venga a ver!...
¡El señor Milio viene por la calle!
 
ZAZÁ
(corre a la ventana)
¡Milio!
 
NATALIA
¡Esta allí!
Conversa riendo con el señor Courtois.
 
ZAZÁ
(con alegría delirante)
Cascart, te agradezco tu consejo... 
lo seguiré... pero márchate
¡Que no te encuentre aquí!... ¡Vete!...
 
CASCART
Me voy:
¡Pronto te arrepentirás!...
¡Ah, pobre Zazá!...
 
(sale)
 
ZAZÁ
¡Natalia, mira! ¿Se nota que he llorado?
 
NATALIA
¡Nunca se la vio a usted tan hermosa!
 
ZAZÁ
Mientras tanto, prepara el almuerzo...

(mirando a su alrededor)

¡Dios! ¡Qué horrible desorden hay aquí!
¡Él, que en París tiene esa lujosa sala de estar!...

(volviéndose)

¡Has dejado mi corsé sobre el sillón!

(señalando la mesa)

¡Mira; ese par de zapatos allá abajo!
 
NATALIA
(tomando el corsé y los zapatos)
¡Normal, si acabamos de llegar!
 
ZAZÁ
¡Calla!...! ¡Hay polvo... sobre el piano!
¡La bata colgada del biombo!...

(usa la bata para limpiar el piano.
Suena la campanilla: Zazà se vuelve)


¡Y ese sombrero!...
 
(señala el sombrero que está sobre el reloj.
Natalia teniendo siempre en sus manos
los zapatos y el corsé corre a buscar el

sombrero, cuando vuelve, Zazà le lanza
la bata. Natalia arroja todo en el vestidor,
cierra la puerta y se dispone a abrirle a Milio)

 
ZAZÁ
(dando un último vistazo)
¡Por suerte, todo está en su lugar!...
¡Dios! ¡Qué momento!

(aparece Milio en la puerta)

¡Aquí estás, amor y vida! 
¡Ah, deja que te mire y te bese!
¡Oh, te amo!
¡De nuevo te estrechan mis brazos!
 
MILIO
(abrazándola)
¿Qué tienes?
¿Por qué me abrazas así?
 
ZAZÁ
¡Oh, qué malo eres!
¡Siempre soy así junto a ti!
 
MILIO
No; conozco tus besos.
Sé de tu inmenso amor.

(Natalia prepara la mesa)

¡Te amo,
y adivino el por qué!
 
ZAZÁ
(en un abrazo largo)
¿Me amas mucho? ¡Nunca lo suficiente!...
¿Te parece aburrido mi humor?...
¡Es que tuve un sueño tormentoso!
Ya no me amabas...
Ya no te veía...
De los dulces tiempos pasados,
de los innumerables besos,
de nuestro amor que ante fue,
no quedaba más que una palabra...
en verdad, dos palabras y una sola amenaza:
¡Nunca más!
Y despertándome, ¡aún te veo!
¡Me amas, en tus besos, sigo creyendo!
Qué feliz, Milio, me haces...
déjame llorar...
 
MILIO
(secándole los ojos)
Zazá, ¿qué tienes?
 
ZAZÁ
Nada: ¡mis nervios! Lo de siempre.
No te preocupes... ¡divirtámonos!
Queremos reír... vivir la vida feliz...
¿Tienes apetito?
 
MILIO
¡Como un poeta!
 
ZAZÁ
(gritando a Natalia)
¡Rápido! ¡Sirve!
Y tú siéntate, como te sentaste
al día siguiente de la revista Bussy...

(Natalia sirve, Zazà
finge calma y alegría)

¡Como la primera vez!
¿Qué noticias traes de París?
 
MILIO
(alegre)
Las habituales: nacimientos, muertes,
carreras... ¡Oh, me olvidaba!
¡Perros amaestrados en el circo!
 
ZAZÁ
(preguntando ansiosa)
¿Y estuviste allí?
 
MILIO
Es decir, ¡estuvimos allí!
 
ZAZÁ
(conteniéndose)
¿Estuvimos?...
 
MILIO
Me acompañaban dos amigos...
 
ZAZÁ
(mirándolo seriamente)
¿Dos amigos?
 
MILIO
¿Qué te pasa?...
¡Me miras y me haces el eco!
 
ZAZÁ
Nada. Pensaba que podrías
traerlos al teatro a verme...
¡A Zazà, nunca la llevas!...
 
MILIO
Tienes razón...
¿Quieres que vayamos esta noche...
 
ZAZÁ
(calurosamente)
¡Ah! ¿De verdad?
 
MILIO
He visto en la cartelera
que anuncian una comedia...
Hace ya quince días yo estaba...
 
ZAZÁ
(interrumpiendo)
Con un amigo...
 
MILIO
Estaba...
 
ZAZÁ
(como antes)
En el teatro "Variedad".
 
MILIO
(mirándola fijamente)
¿Qué tienes?
 
ZAZÁ
Estoy nerviosa...
Cascart, ayer me propuso ir a Marsella...
y yo no quise...
 
MILIO
¿Por qué?
 
ZAZÁ
No tienes negocios por allá...
 
MILIO
No quiero que renuncies a tus contratos...
Mi viaje ...
 
ZAZÁ
(se levanta de golpe y camina nerviosa)
¡Finalmente!... ¡Aquí está el gran tema!
¡Me iba a morir si no lo volvías a mencionar!
¡Tu viaje! ¡Sólo esto me faltaba!...
 
MILIO
Vamos, cálmate, cariño, sabes que volveré
pronto... dentro de tres o cuatro meses...
 
ZAZÁ
O cinco, o seis... ¿Qué haces?
¿Tal vez mensuran el tiempo los celos?
 
MILIO
(con reproche)
Zazà... ¡Sabes que voy solo!
 
ZAZÁ
(se vuelve impetuosamente)
¿Solo? ¡Mientes! ¡Vete... mentiroso!
¡Viajas con tu esposa!...
 
MILIO
(se levanta sorprendido)
¡Mi esposa!... ¿Lo sabes?...
 
(vuelve a sentarse en silencio)
 
ZAZÁ
Pues bien, ¡sí, lo sé todo!
Tienes una esposa... ¡Vete!

(pausa)

Escucha. No me siento mal por eso.
Tú no conocías el futuro...
¡Me duelo por lo que destruyes en mí!
¡Sé que no debiste entrar en mi vida!
¿Por qué me has amado tanto?... ¿Por qué?
 
MILIO
¡Zazá!
 
ZAZÁ
¡Ah, no!
¡No tenías derecho de hacer todo esto!
Mi vida era esa que tú conociste...
Yo sonreía... No pensaba en el mal...
entonces te presentaste... y yo te adoré.
¡Un amor fatal!
¡Y soñé con ser feliz a tu lado,
una vida regenerada por el amor!
¡Y me vi con los cabellos blancos
como esposa y madre adorada!...
¿Cómo volver a ser la misma
después de semejante sueño?
¡De mi pasado, me avergüenzo!
Debiste decir la verdad...
Entonces... ¡No te habría amado!...
 
MILIO
¡Zazá!
 
ZAZÁ
(cae en brazos de Milio, llorando)
¡No, sabes que miento,
que siempre te habría amado!
¡Eras mi único amor predestinado!
Pero, ¡oh, Milio!, debiste ahorrarme el llanto
de una felicidad... ¡que no puedes darme!
 
(cae sobre el sofá llorando a
mares. Milio permanece a su lado)
 
MILIO
Zazà,
¿me reprochas haberte amado tanto?
¿Tal vez podría haber reflexionado?
¡Me pides eso!
¿Me negaste tus caricias?
¿Podría amarte de otra manera? ¡No!
Dime: ¿tuve fuerza para dejarte?
¡para huir! ...
¡Estoy aquí, junto a tu boca, besándote,
deseándote, como el primer día!
¡No, no es mi culpa!
Nacimos el uno para otro. ¡Era inevitable!
¡Hubiera sido necesario
no encontrarnos, para no amarnos, Zazá!
 
(Poco a poco se ha sentado en una silla
detrás del sofá, y en este momento Zazà,
recostándose hacia atrás, queda en sus
brazos, llorando)

 
ZAZÁ
(llorando, desesperadamente)
¡Sí! ¡sí!
 
MILIO
(sosteniéndola en sus brazos, susurra)
Eres buena, me has amado tanto...
 
ZAZÁ
¡Y siempre te adoraré!...
 
MILIO
¡Siempre fui tuyo! ¡Lo sabes!...
 
ZAZÁ
Sé que te vas... que me dejas...
 
MILIO
¡Pero volveré!...
 
ZAZÁ
¡El amor que termina no regresa jamás!
 
MILIO
¿Qué piensas?
 
ZAZÁ
(resuelta)
¡Regresarás!...
Lo ha dicho... ¡Totò!...
 
MILIO
(levantándose bruscamente)
¡Totò!... ¡Has visto a mi hija!
 
ZAZÁ
Sí...
 
MILIO
No...
¡Di que no es verdad!
Pero, ¿dónde?

(silencio)

¿Dónde?
 
ZAZÁ
En tu casa
 
MILIO
¿Has estado en París?
¿Has estado en mi casa?
 
ZAZÁ
Sí...
 
MILIO
¿Has visto a mi esposa?
 
ZAZÁ
¡La vi!
 
MILIO
¿Le has hablado?
 
ZAZÁ
¡Sí!...
 
MILIO
¿Cometiste ese crimen?
¡Te atreviste!...
 
ZAZÁ
(levantándose erguida y terrible)
¡Yo!... ¿Por qué no?
 
MILIO
(con creciente furia)
¿Qué le dijiste?
¿Qué has hecho, insensata?
 
ZAZÁ
¡Nada!
Pero si yo soy aquella a la que amas, 
¿Qué te importa?
 
MILIO
¿Qué le dijiste?
¿Pudiste turbar su paz?
 
ZAZÁ
¡Ah, cómo la amas!
¡No puedes negarlo!
 
MILIO
(buscando excusas)
Es mi esposa... y tú eres...
 
ZAZÁ
(entre la ira y el llanto)
¡Ya lo se... soy una llaga pútrida
que ocultas en lo profundo de tu corazón!
Lo sé. ¡Soy una necia que con su llanto paga 
la infamia con que el mundo la señala!
"¡Mi esposa!" Cuando dijiste "mi esposa",
¡Lo has dicho todo!
¡Vete, que mi sangre bulle!
¡No vale mi peor vestido tu mujer! ...
¡Vete!
 
MILIO
(alterado)
¿Osas?...
 
ZAZÁ
¡Oso, sí! ¡Le dije toda la verdad!
 
MILIO
¿Le has hablado? ¡Ah, infame!
No le dijiste...
 
ZAZÁ
Le dije todo: ¡si, todo!
Nuestros besos, nuestro amor ardiente,
las noches apasionadas; ¿ya sabes?
¡Las locuras!...
¡Qué eres todo mío!...
 
MILIO
(la agarra como para golpearla,
luego la arroja al suelo, gritando)

¡Ramera!
 
ZAZÁ
(en el suelo)
¡Ah! ¡Cómo la amas!
 
(silencio)
 
MILIO
(temblando de rabia, con voz ahogada
mientras toma el abrigo y el sombrero)

Y ahora me pregunto cómo, cerca de ti,
he podido olvidarme de mi dulce esposa.
¡Haber manchado mi nombre,
que ella lleva,
en el inmundo abrazo de tu carne!

(Zazà se levanta y se desplaza hacia
la chimenea de la izquierda)


¡Oh, me has curado de mi fatal locura!
¡Ahora, sé quien eres!
¡Conozco el fondo de tu corazón!
Y mañana cuando regrese a mi casa,
¡me avergonzaré de haberte conocido!
 
(Va alterado hacia
puerta de la derecha)
 

ZAZÁ
(en un esfuerzo postrero)
¡Basta! ¡Se acabó! Regresa a tu hogar.
Allí encontrarás la paz...
 
MILIO
(que estaba a punto de salir,
se vuelve de inmediato)

¿Qué?
 
ZAZÁ
No le dije nada...
 
MILIO
Entonces, Zazá, ¿por qué mentiste?
 
ZAZÁ
Ella nada sabe...
 
(sin voz)

¡Pero ahora yo sé cuánto quería saber!...
 
MILIO
¡Zazà, una palabra!
 
ZAZÁ
Tu esposa... la amas... ¡eso me basta!
 
MILIO
(acercándose)
¡Zazá!
 
ZAZÁ
¡Vete!
¡Querría decirte que te odio y te desprecio!
No puedo: Pero márchate: lo siento...
Vete... calla...
 
(lo rechaza)
 
MILIO
(luego de un instante
de lucha, desesperado)
¡Ah!
 
(sale apresuradamente)

(pausa)
 
ZAZÁ
¿Que hice?

(corre hacia la puerta)

¿Se marcha? ¿Se va?
¡No regresa!...

(sale corriendo a la
antesala y se la oye gritar)
 
¡Milio! ¡Milio!

(no hay respuesta. Vuelve a entrar)

¡Y yo lo eche!

(le surge una idea)

¡Ah! ¡Puedo volver a llamarlo!

(corre a la ventana)

¡Dios!

(llama)

¡Milio!

(un destello de esperanza la invade)

¡Se ha dado vuelta!...

(desilusionada)

No...

(llamando más fuerte)

¡Milio! ¡Regresa! ¡Milio!...

(lo sigue con la vista como en el Acto II)

Está en la esquina... ¡Ha desaparecido!

(desesperada)

¡Desapareció! Y no regresa...
¡Nunca más! ¡Nunca más!
¡Todo ha terminado!
 
(Cae sentada sobre los peldaños
de la ventana llorando)
 


Digitalizado y traducido por:
José Luis Roviaro 2020