RITA
Personajes
RITA BEPPE GASPAR |
Dueña de la Posada Actual Esposo de Rita Primer Esposo de Rita |
Soprano Tenor Barítono |
La acción se desarrolla en las cercanías de Turín, a mediados del siglo XIX.
ATTO UNICO (L'esterno di un'osteria. Tavole e sedie da ciascun lato della cinta, chiusa da una vigna, che si arrampica su pilastri di pietra) Scena Prima (Rita entra, tenendo in mano un cestino, si guarda intorno con soddisfazione) RITA È lindo e civettin questo caro alberguccio. Allegra io sono e canto: questa casa è la mia! Chi è contento quaggiù più di quel ch'io sia? Qui sono insieme regina e re! Van la casa e l'albergo a gonfie vele, più ridente un destin del mio non so. L'avventor ci rimane ognor fedele, ché con garbo so dar il men che do. Se un mi chiama in disparte, a cinguettar, non mi lascio con chiacchere pigliar. Ahi! Un bacin!... No... no... A dirla, mio marito è un tantin scimunito; ma, viceversa, poi ei non ha volontà. In casa, io parlo in noi, e quel che voglio ei fa! Fatti in qua, lo comando, vai di là, vien di qua. Di solito a' miei cenni, incorvar sa il groppon, ma, in caso mai s'impenni, ho in serbo un bel ceffon. O fanciulle amorose, chi vuol fresche le rose, sulla fronte nuzial, ha a pigliar per marito, un badial: più gli è scemo e più tondo, e più liscio va il mondo, sol chi ha duro il cervello è un marito modello. In amore, il migliore è il babbion, e un bel dì ven dirò la ragion. Ah! posso ben ringraziare la Madonna benedetta di tutte le disgrazie che mi sono toccate; mi manca il marito, mi brucia la casa... con tutte l'altre del villaggio... Vedova, desolata, vengo a stabilirmi da Genova a Torino... Mi rimarito... ed eccomi la più felice fra le donne. Che differenza tra il mio Beppino e quell'altro!... Quell'altro! Un marito che si permetteva di picchiare sua moglie... Che orrore! Perciò, ad evitare il ritornello del sistema, nel mio secondo matrimonio, non mi son lasciata prevenire e, di tratto in tratto: piff, paff... gliele consegno io! ... Di regola, una volta alla settimana... anzi, sono in credito... Me ne duole un tantino... Ma, poveraccio!... Il mio Beppe, in fin dei conti è un buon pasticciaio e i pretesti non si trovano mica tutti i giorni. Scena Seconda (Rita e Beppe. Questi esce dall'albergo infuria e come disperato; alla vista di Rita, si ferma spaurito) BEPPE È dessa... quale orror! Quando sappia il malanno, che la mia mano or fe' storditamente. Dio sa quale che la sua nel concitato affanno descriverà dall'est all'occidente! (si avvicina timidamente) RITA (scorgendo Beppe) Ah! tu se', qui, mio bel piccin! O Beppe mio sei pur carin! BEPPE Son io, son io tesoro mio, (fra sé) Ma in verità, tanta bontà mi fa stupor, da uom d'onor! RITA (con affabilità) Mio Geppin! Mio Geppin! BEPPE (come sopra) Eh! che vuol dir! RITA Hai messo tutto a posto laggiù? BEPPE Mi par di sì. RITA Ah! sei davvero un gran gioiel! Di te son io contenta... BEPPE (fra sé) Che alcuno non la senta! RITA Di gioia ha pieno il sen... BEPPE (come sopra) Ah! il ciel si fa seren. RITA Sei pieno di premura... BEPPE (come sopra) Che amabil creatura! RITA Abbracciami, Geppino! BEPPE (come sopra) È lieto il mio destino! RITA Sei pur, sei pur carin, mio bel Geppin! (fra sé) Guarda un po' che babbeo, che faccia stralunata! (tendendogli la guancia) Lesto! Scocchi un bacino. BEPPE (fra sé) A or la grandinata? RITA Ma... perché mai sì gran terror? T'accosti a me bocchin d'amor! (Beppe la bacia) RITA Io son di te contenta. BEPPE (fra sé) Che alcuno non la senta! A spiattellar il mio marrone mi par propizia l'occasione. RITA Che vai tu masticando, Beppe mio? BEPPE Gli è che fra me mi preoccupava... D'un guaio fatto per gofferia... RITA Che vuoi tu dir? BEPPE La colpa è mia... No mi sgridare, per carità!... RITA La vuoi finire? BEPPE (fra sé) Ho la quartana. (a voce alta) La tazza verde di porcellana mi scappò, patatrac e in cento pezzi andò. RITA La tazza istoriata? BEPPE È un guaio, anch'io lo so! RITA Silenzio, o un'infilzata per te di schiaffi avrò. Noioso, citrullo, corbello, zuccon! Sei scemo, sei nullo, non sei che un babbion! Ho avuto un gran torto, ne piango di cor; Oh! il primo che è morto quegli era un amor! BEPPE (fra sé) M'avesse la balia, strozzato bambino, o in fasce buttato nel fiume vicino! Mi fossi accoppato più tardi da me, o a un chiodo impiccato con qualche perché! Ma stretto ho il gran nodo, non posso disfar; mi torco, mi rodo, e nulla so far. Mariti, a diporto, passate per qua! E il caso che il morto invidia mi fa! (mettendosi in ginocchio davanti a Rita, la quale si è messa a sedere, presso alla tavola, a sinistra) Una non hai, ma due mila ragioni che un bel bacin sulla guancia adorata... RITA (alzandosi e dandogli uno schiaffo) Sol di questi per te n'ho una fornata. BEPPE (piangendo) Ahi! Ahi! Ahimè! RITA (contraffacendolo) Ahimè! Ahimè! Di baci e di pane, tue pene a calmar, per due settimane, a stecco dèi star. BEPPE Che modi, che gergo! Vuoi farmi arrabbiar? Da fronte, o da tergo non sai che picchiar. RITA Ho avuto il gran torto, ne piango di cuor! Oh! il primo che è morto quegli era un amor. BEPPE È il caso ché il morto invidia mi fa! (Rita, sulla soglia dell'albergo, manda baci a Beppe, che non la vede) Scena Terza BEPPE (solo, fregandosi la guancia) Ecco i miei incerti! È la solita minestra della domenica, e guai se in settimana cadono delle altre feste! La dose si raddoppia, si triplica... La mi sta bene, ad aver voluto pigliar moglie! E pensare che questa catena la si deve trascinare sin che si campa! Non ci voleva che quella bestia dell'uomo per concepire una mostruosità simile... è lui solo che fa eccezione nel creato... Dovrei avere una guancia più rossa dell'altra... Meno male che oggi è per l'appunto domenica, e un ceffone non si farà aspettare: bisognerebbe almeno trovar modo di riceverlo da quest'altra parte... Scena Quarta (Gasparo, che viene dalla strada maestra, con una valigia in mano) GASPARO Ehi! non c'è nessuno? BEPPE Ai suoi comandi! GASPARO Ho sete. BEPPE Si metta a sedere. GASPARO Non credo che basti per dissetarmi. BEPPE (chiamando) Carlo, del vino! GASPARO Due bicchieri! BEPPE (come sopra) Due bicchieri! GASPARO E due bottiglie! Siete voi il padrone di questa osteria? BEPPE Per servirla. GASPARO Beato voi! BEPPE (fregandosi la guancia) Infatti! (Un cameriere porta le bottiglie e i bicchieri) GASPARO Volete aiutarmi a vederci il fondo? BEPPE Grazie! Non ho sete. GASPARO Bella ragione! Se si avesse a bere soltanto quando si ha sete, si assomiglierebbe troppo alle bestie... Su via, non vi fate pregare. (piglia la bottiglia e poi la ripone sulla tavola) Maledetto braccio! BEPPE Vi fa male? GASPARO Un tantino... Fortunatamente, Dio ci ha provvisto... che ho il suo gemello, il quale funziona a dovere. (versa colla mano sinistra) Alla vostra salute! (vedendo Beppe che si frega) Ma che diavolo avete che vi stropicciate la faccia? BEPPE Non ho nulla; mi solletico... GASPARO (guardando da vicino) Mano... si direbbe che abbiate ricevuto... Forse qualcuno avrebbe osato? BEPPE (alzandosi) Qualcuno?... Vorrei vederlo!... Nemmeno per sogno! È stata mia moglie... GASPARO (alzandosi) Vostra moglie! E voi permettete?... BEPPE Ah! se lei crede che mi domandi il permesso? GASPARO La moglie che picchia il... Ma, è una indegnità codesta... nei matrimoni bene assortiti, che si amano, che si rispettano, è il marito che le consegna alla moglie. BEPPE Il marito? GASPARO Alla russa... Ci sono stato io, in Russia, e vi ho fatto degli studi intorno ai costumi coniugali. Fatene l'esperimento con vostra moglie, e ne rimarrete soddisfatti tutti e due. BEPPE Sì, davvero... la si metterebbe a strillare. GASPARO Urlate più forte. BEPPE La mi graffierebbe. GASPARO Graffiate più forte. Corpo di un cannone! Se fossi io al vostro posto!... Sono stato ammogliato anch'io... Ne ho avuto, anzi, due delle mogli, e bisognava vedere come s'andava lisci colla mia prima metà... è vero che la era dolce come un olio. La mia casa per modello in paese ognor passò. La mi' moglie era un agnello, né sapea mai dir di no. Egli è ver, che, per sistema, ho piacer che mi si tema, e mi garba di picchiar, quanto almen mi piace amar. E nel mio cor ferve l'amor; ma il troppo amor disturba il cor. Fragranti fior non coglie, chi non li sa educar; si può picchiar la moglie, non la si de' accoppar. Quando, indocili alle busse, mi si vuol disobbedir, io, con due carezze russe, l'ordin so ristabilir. Chè a me piace di picchiar, quanto almeno mi piace amar. E nel mio cor ferve l'amor... Fragranti fior non coglie chi non li sa educar; si può picchiar la moglie, ma non si de' accoppar! (tornando a sedere e bevendo) Del resto, ci si suda anche a picchiare la moglie... ragion per cui, allorché ho dato l'anello alla mia seconda, m'è venuta un'idea; sul finire del pranzo di nozze, ne consegnai una piccola dose, come per mostra, alla mia cara sposina... (fa il molinello in atto di picchiare) Eravamo alle frutta. BEPPE (sedendo) Alle frutta! E perché? GASPARO Per farle questo ragionamento: "Carina mia, la trovi salata questa minestra? Ebbene! Sta a te risparmiarti il disturbo di distribuirtene con troppa frequenza". Lo credete! La mi avrebbe adorato, ne sono sicuro, se un ordine d'imbarco poiché ero uomo di mare, non m'avesse richiamato a bordo la sera istessa delle mie nozze. Si parte, si va a casa del diavolo, una tempesta ci fa naufragare; sono preso dagli antropofaghi... Per buona sorte, avevano desinato poco prima; e un bel giorno vengo a sapere che sono rimasto vedovo. BEPPE (con espressione d'invidia, alzandosi) Vedovo! GASPARO (alzandosi ancor esso) Almeno, stando a quanto mi riferì un mio compaesano, un marinaio che ho incontrato al Canadà, dove mi son fatto piantatore; e dopo quattro anni di assenza, torno al paese a cercarvi il certificato mortuario di mia moglie, di madamigella mia moglie, perché ho intenzione di passare a terze nozze. BEPPE Come? Ancora? GASPARO Certo che sì. Un pezzo di canadese, che attende il mio ritorno per darmi la sua mano e la sua fortuna; e vi garantisco che le cose procederanno come il giorno delle mie seconde nozze... Alla russa: è il solo sistema ragionevole. BEPPE Ah! se avessi il coraggio... GASPARO (versando da bere) È questo che vi volevo infondere. BEPPE Ebbene! Mi ci proverò. GASPARO Bravo! Ed io starò qui a sostenervi... Mi trattengo già sino a domani. BEPPE (mettendosi a sedere) Un altro bicchiere e seguo il vostro consiglio. GASPARO Sta bene, e non abbiate paura che la raffreddi per questo. Tutt'altro. BEPPE Lo credete? GASPARO Quando il fuoco sta per ispegnersi, che cosa ci vuole per ravvivarlo? Quattro stecche. BEPPE È vero non ci avevo pensato. Scena Quinta (I precedenti e Rita) RITA Ebbene? BEPPE (alzandosi, come smarrito) Misericordia, è lei! RITA È così che si lavora, signorino? BEPPE (tremando) Moglie mia... io stava... RITA Bevendo, fannullone... BEPPE Ma no io... domandava le sue carte a questo viaggiatore che passa la notte in casa nostra. GASPARO (tirando fuori dal portafogli un passaporto) Eccole qua, le carte! Non si è mica vagabondi. (consegna il passaporto a Beppe) RITA Filiamo via, le carte ci sono, lesto... a fare i suoi mestieri. BEPPE Il mio coraggio non ha ancora raggiunto la dose che ci vuole. RITA Lesto! Tiri via! BEPPE (a parte) È vedovo, lui! Scena Sesta GASPARO (a parte) Diamo un'occhiata a questa terribile comare. (si alza, si avvicina a Rita, la quale si volta. Entrambi rimangono stupefatti) Ah! mio Dio! RITA (a parte) Misericordia! GASPARO (come sopra) Quale rassomiglianza! RITA (come sopra) Quale fisionomia! GASPARO (come sopra) Ma no! Se è perita in un incendio! RITA (come sopra) È impossibile dacché è morto annegato. GASPARO (come sopra) Malgrado tutto, il caso è strano. RITA (a parte) Non ci confondiamo. (a voce alta) Il signore conta di trattenersi in questo albergo? GASPARO Forse che sì, bella ostessa. (a parte) A buon conto mandiamola fuori di strada. (a voce alta) Arrivo fresco, fresco da Genova, ove sono stato per i miei negozi. RITA (a parte) Un negoziante! GASPARO E torno a Chambery, dove sono stabilito da circa quindici anni. RITA (cominciando a tranquillarsi) Quindici anni? GASPARO Ho anzi premura, perché mia moglie comincerà a impazientirsi per la mia lontananza. RITA (a parte) Non è lui! Madonna benedetta, vi ringrazio. GASPARO Perciò pago lo scotto e proseguo il mio viaggio... (a parte) Qui il terreno mi scotta sotto ai piedi. Scena Settima BEPPE (accorrendo) Che cosa ho mai visto! Che cosa ho mai visto! RITA Che cosa? Sentiamo! GASPARO Che è accaduto? (Beppe li guarda in atto di stupore) RITA Vuoi spiegarti una volta? BEPPE Stavate discorrendo insieme... RITA E poi? BEPPE Nulla... soltanto (a parte) la cosa è strana, dopo tutto, stranissima. RITA Smetta, signorino bello: faccia il suo conto a questo viaggiatore, e si rimetta al lavoro. Non mi gar ba punto che mio marito si diverta a sbevazzare con persone che non si conoscono. (a parte) Voglia Dio che mi sia ingannata. (esce) Scena Ottava GASPARO Vi saluto, galantuomo. Ci ho pensato su e ho mutato idea: non mi trattengo più. BEPPE La si sbaglia di grosso, signor viaggiatore, la si tratterrà, e alquanto a lungo anche, per una ragione semplicissima: che, cioè, mia moglie è vostra moglie. GASPARO Sarebbe a dire? Corpo di un pescecane! Non è vero. BEPPE Non è vero?... Ma il contratto nuziale che la signora Rita tiene custodito gelosamente, porta che suo marito si chiamava Gaspare Sbrigani, come sta scritto sul vostro passaporto. (tira fuori il passaporto e legge) "Gaspare Sbrigani, nato a Marsiglia, Bocche del Rodano. GASPARO Niente affatto. "Naso aquilino, bocca media..." BEPPE Sarà tutto vero, ma non è perciò men vero che voi siete Gasparo Sbrigani, che vostra moglie ha pianto annegato. GASPARO (a parte) Ci siamo! BEPPE E che qui non si trovi, in carne ed ossa, la vostra legittima consorte, la quale, a vostra volta, si era da voi considerata come perita in un incendio... Eccovi dunque riappaiati a dovere due morti risuscitati! Che bella coppia! Tante congratulazioni e un sacco di voti per la vostra riannodata felicità. State sani... io vo pe' fatti miei. GASPARO (trattenendolo) Un momento, galantuomo. É impossibile... E la mia canadese! (a voce alta) Comprendo perfettamente che abbiate voglia di sbarazzarvi di vostra moglie... ma... BEPPE Io? Quel fior di creatura, che mi rendeva tanto felice!... Ma i vostri diritti sono precedenti ai miei, e perciò io cedo il passo, e me ne vado. GASPARO (trattenendolo) Caro mio, se è proprio mia moglie, ci ho un gusto grandissimo a trovarla viva... Ma, come vi ho detto, fra di noi non c'è stato che il rito religioso: siamo maritati appena a mezzo, e siccome so che ella forma la vostra felicità, non voglio privarvene. BEPPE Sarebbe a dire? GASPARO È un sacrifizio che vi faccio. BEPPE Non lo permetterò mai. GASPARO Ho molta simpatia per voi. BEPPE Ed io professo il massimo rispetto per il mio antecessore. GASPARO Dopo tutto, ell'è vostra moglie. BEPPE Dopo di voi, se vi piace... GASPARO Ah! per amor di Dio! Non facciamo gara di generosità. BEPPE (a parte) Mi pare che non ci tenga punto a ripescarla. GASPARO (come sopra) Ha una maledetta voglia di sbarazzarsene. BEPPE Sottoponiamo il caso al pretore. GASPARO (fra sé) Ahi! (a voce alta) Al pretore? Sta bene. Mala conoscete voi la legge? BEPPE Nemmeno di vista. GASPARO Io la so a menadito... Badate che è il caso di far impiccare vostra moglie come rea di bigamia. BEPPE (ingenuamente) Di bigamia! GASPARO Nel qual caso, voi fareste il paio. BEPPE (come sopra) Il paio! Impiccati! GASPARO Andiamo pure dal pretore. BEPPE Niente affatto! Ci mancherebbe altro! GASPARO Se vi torna, battiamoci all'ultimo sangue: così il superstite... BEPPE O che vi gira? GASPARO Ma, insomma, conviene decidere chi abbia a rimanere il fortunato possessore. BEPPE Aspettate... Or mi viene un'idea... perché fra noi, mariti entrambi, ogni question sia sciolta, senza farci del mal, giochiam... GASPARO Giocare! Sì, il tiro è originale. (a parte) Il galantuomo non m'ha la faccia scaltra. BEPPE (come sopra) Posso barar... è un'arte come un'altra. GASPARO D'accordo andiam... BEPPE Sta bene! GASPARO A quel gioco giochiam codesta sposa? BEPPE Alla morra... GASPARO Sia pur... BEPPE Ai sette punti GASPARO Sta ben! Chi primo li farà di noi si tien la moglie... BEPPE Intesi siam... GASPARO (porgendogli la mano) Su, tocca! BEPPE, GASPARO Per me, chi perde vince... ergastolo è l'imene; ci vuol occhio di lince, che vincere conviene! Chi il vincer si prepara, barando, è un mascalzon; ma chi per perder bara, al più, sarà un minchion. GASPARO Cominciamo... BEPPE, GASPARO Cinque... sei... cinque... sette... nove... sette... GASPARO Il primo punto è vostro... BEPPE Il punto è mio! BEPPE, GASPARO (a due giocando) Otto... cinque... nove... sei... otto... sette... BEPPE Resa v'ho la pariglia BEPPE, GASPARO nove... sei... sette... nove... cinque... otto... sei... due... BEPPE A voi! BEPPE e GASPARO due... tre... sei... tre... sei... due... tre... sei... GASPARO E due voi pur n'avete... BEPPE No... chiuso il dito sta... GASPARO Voi l'aprite a metà... È una vera porcheria di volermelo rubar! BEPPE Sta a veder che un baro sia quel che vince a non contar. GASPARO Voi l'aprite... BEPPE Sta a veder! BEPPE, GASPARO Per me chi perde vince, ergastolo è l'imene! Ci vuol occhio di lince, che vincere conviene! Chi il vincer si prepara, barando, è un mascalzon. Ma chi per perder bara, al più sarà un minchion! GASPARO Proseguiamo! BEPPE, GASPARO sei... sette... cinque... nove... nove... due... cinque... otto... BEPPE Ah! Ah! Ah! Ah? (facendo segno a Gasparo che ha vinto un punto) GASPARO È vero, è ver; due punti anche per me. BEPPE Non due, son tre! GASPARO Due! BEPPE Tre! GASPARO Due! BEPPE Tre! Tre! Tre! GASPARO Allor ch'io gioco, son di buona fede... BEPPE Gonzo davver quel che vi crede! Che due, più un fan tre. GASPARO Son due, vi dico... BEPPE Due, più un fan tre. GASPARO Ma... se ne ho due... BEPPE Io non vo' più giocar. GASPARO Or via, poiché a tal gioco non c'è onestà di sorta, decida il puro caso... BEPPE Cioè? GASPARO La paglia corta. BEPPE (a parte) Se v'è in cielo giustizia, io perderò. (va a cogliere una pagliuzza e la spezza in due) È quello che ci vuole... GASPARO Son io che la terrò... BEPPE Ohibò, ohibò! Chi tira la più lunga, avrà la moglie... (Gasparo tira la più lunga e resta immobile. Beppe salta dalla gioia) A voi! Ma che brav'uom! Me ne congratulo con tutto il cor! O pagliuccia d'amor, di qual gaudio tu inebrii il mio cor! Forca e moglie poter evitar è un piacer, cui niun altro v'ha par. Oh! sospirata sorte! Perduta ho la consorte! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! GASPARO Oh! sventura, oh, destino fatale! Mi tornava esser morto davver; risparmiandomi, o morte, il tuo strale Giuralciel! Non m'hai fatto un piacer! Mi vengono le doglie. Riguadagnai la moglie! Oh! Oh! Oh! Oh! Oh! Oh! BEPPE (ridendo) A quanto pare, mio caro antecessore, siete fortunato al gioco. GASPARO Non dico di no. BEPPE Siete a casa vostra, potete prenderne possesso. GASPARO È quanto sto per fare... (a parte) Vado a pigliare il mio bagaglio e me la svigno al più presto. (entra nell'osteria) |
ACTO ÚNICO (Patio exterior de una posada. Mesas y sillas en los laterales. Una parra se encarama sobre pilares de piedra) Escena Primera (Rita entra llevando en la mano una cesta, mira a su alrededor con satisfacción) RITA Es hermosa y linda esta casita. Estoy alegre y canto: ¡ésta es mi casa! ¿Quién puede estar triste bajo este cielo? ¡Aquí soy a la vez reina y rey! La posada va viento en popa y un destino más feliz que el mío no conozco. La clientela nos es muy fiel y con picardía les doy a todos lo menos que puedo. Si uno me llama aparte para charlar no me dejo con chácharas engañar.. ¡Ah! Un besito!... No... no... A decir verdad, mi marido es un poquito imbécil; y es que a veces es bastante pusilánime. ¡En casa, yo hablo por ambos, y aquello que yo quiero él lo hace! Haz esto, le mando, ve para allá... ven aquí. Siempre a mis órdenes sabe encorvar la espalda, pero, por si acaso se rebela, le tengo reservada una hermosa bofetada. ¡Oh, amorosas muchachas, si queréis mantener frescas sobre vuestra frente las rosas nupciales, tenéis que atrapar por marido ¡a un burro! Cuanto más estúpido y más simplón sea más fácil os será la vida. Un marido ejemplar es aquel que tiene la cabeza llena de serrín. En el amor, el mejor es el bobalicón, y cualquier día os diré la razón. ¡Ah, gracias a que la Virgen bendita me ha ayudado en todas mis desgracias! Mi casa se quemó junto con toda la aldea. Viuda y desolada, me fui de Génova a Turín... donde me volví a casar. ¡Y ahora soy la más feliz de las mujeres! ¡Qué diferencia entre mi Beppino y aquel otro!... ¡Aquel otro! ¡Un marido que se permitía pegarle a su mujer!... ¡Qué horror! Por eso, para evitar que vuelva a ocurrir, en mi segunda boda...de cuando en cuando: ¡Piff, paff!... ¡le pego yo! Normalmente una vez a la semana... Así mantengo mi autoridad... aunque... ¡Pobrecito!... Beppe, al fin y al cabo, es un buen repostero y no se encuentra fácilmente uno como él todos los días. Escena Segunda (Beppe sale de la posada enojado y, al ver a Rita, se detiene asustado) BEPPE ¡Es ella!... ¡Qué horror! Cuando se entere del desastre que provocó mi estúpida mano... ¡Seguro que la suya, con lógica ira, me surcará la cara de oriente a occidente! (se acerca tímidamente) RITA (viendo a Beppe) ¡Ah, estás aquí, mi hermoso pequeñín! ¡Oh, Beppe mío, cuánto te quiero! BEPPE Gracias... tesoro mío... (para sí mismo) Tanta bondad me da estupor, ¡palabra de honor! RITA (con amabilidad) ¡Mi Geppin!... ¡Mi Geppin! BEPPE (para sí) ¡Eh!... ¿Qué pretenderá? RITA ¿Has arreglado todo allí adentro? BEPPE Sí, me parece que sí. RITA ¡Ah, eres verdaderamente una joya! Estoy muy contenta de ti... BEPPE (para sí mismo) Cualquiera que la oiga... RITA La alegría llena mi pecho... BEPPE (para sí) ¡Ah, parece que no está enojada!... RITA Estás muy cansado... BEPPE (para sí) ¡Qué amable criatura! RITA ¡Abrázame, Geppino! BEPPE (para sí) ¡Vaya, parece que está contenta! RITA Eres tan... ¡Eres tan lindo, mi hermoso Geppin! (Para sí) ¡Qué bobo!... ¡Qué cara de pavo! (ofreciéndole la mejilla) ¡Dame, dame un besito! BEPPE (para sí) Ahora viene la tormenta... RITA Pero... ¿por qué semejante terror? ¡Acércate a mi boquita amorosa! (Beppe la besa) RITA Estoy muy contenta de ti... BEPPE (para sí) Cualquiera que la oiga... Creo que es un buen momento para contarle el desastre que hice... RITA ¿Qué estás mascullando, mi querido Beppe? BEPPE Es que... estoy preocupado... Soy un estúpido manazas... RITA ¿Qué quieres decir? BEPPE La culpa es mía... ¡No me regañes, por favor!... RITA ¿Quieres terminar? BEPPE (para sí) Tengo escalofríos... (en voz alta) La taza verde de porcelana... Se me escapó... ¡Patatrac!... y se hizo cien pedazos... RITA ¿La taza antigua? BEPPE ¡Es un desastre, lo sé! RITA ¡Silencio o una cascada de bofetadas caerá sobre ti! ¡Tonto, necio, imbécil, ignorante! ¡Eres lelo, eres un inútil!... ¡No eres mas que un bobalicón! ¡Qué error cometí!... ¡Mi llanto no tiene consuelo!... ¡Ay, mi difunto esposo, ése sí que era un bendito! BEPPE (para sí) ¡Ojalá, de pequeño, la niñera me hubiese estrangulado, o me hubiera arrojado al río! ¡Me hubiera dado muerte colgándome de un gancho y ahorcándome por cualquier motivo! No puedo ni tragar saliva pues tengo un nudo tan grande, que no lo puedo deshacer. ¡Me retuerzo, me consumo y nada consigo hacer! ¡Maridos, si queréis divertiros, pasad por acá! ¡Incluso la muerte envidia me da! (poniéndose de rodillas ante Rita, que se ha sentado, cerca de la mesa, a la izquierda) Una no... pero sí dos mil razones tengo para darte un beso sobre tu mejilla adorada... RITA (levantándose y dándole una bofetada) ¡Pues yo, de éstas, tengo una horneada para ti!... BEPPE (llorando) ¡Ay!... ¡Ay!... ¡Ay de mí!... RITA (burlándose de él) ¡Ay de mí!... ¡Ay de mí!... De besos y de pan, para calmar tus penas, por dos semanas a régimen deberás estar. BEPPE ¡Qué modos, qué lenguaje! ¿Quieres hacerme rabiar? ¡Por adelante, o por detrás, no sabes más que pegar! RITA ¡Qué error cometí!... ¡Mi llanto no tiene consuelo!... ¡Ay, mi difunto esposo, ése sí que era un bendito! BEPPE El caso es... ¡que el difunto envidia me da! (Rita, sobre el umbral de la posada, manda besos a Beppe que éste no ve) Escena Tercera BEPPE (solo, frotándose la mejilla) ¡He aquí mi recompensa! Es la habitual comida del domingo, y, ¡ay! si en la semana caen otras fiestas. La dosis se duplica, se triplica... Lo tengo merecido por haber querido tener una mujer. ¡Y pensar que estas cadenas hay que arrastrarlas hasta la muerte! Sólo el borrico del hombre podía concebir una monstruosidad parecida... ¡Él es la única excepción de la creación!... Debo tener una mejilla más roja que la otra... Menos mal que hoy es domingo y otro bofetón no se hará esperar. Debo de pensar la manera de recibirlo de este otro lado... Escena Cuarta (Gaspar que viene de la calle con una maleta en la mano) GASPAR ¡Eh!... ¿No hay nadie aquí?... BEPPE ¡A su disposión! GASPAR Tengo sed. BEPPE Siéntese. GASPAR No creo que alcance para apagar mi sed. BEPPE (llamando) ¡Carlos, trae vino! GASPAR ¡Y dos vasos! BEPPE (como antes) ¡Y dos vasos! GASPAR ¡Y dos botellas! ¿Es usted el dueño de ésta hostería? BEPPE Para servirle. GASPAR ¡Feliz de usted! BEPPE (frotándose la mejilla) ¡En efecto! (Un camarero trae las botellas y los vasos) GASPAR ¿Quiere acompañarme a ver el fondo (del vaso)? BEPPE ¡Gracias! No tengo sed. GASPAR ¡Vaya una excusa! Si bebiéramos solamente cuando tuviéramos sed, seríamos semejantes a las bestias... Vamos, no se haga rogar. (coge la botella pero con gesto de dolor la suelta) ¡Maldito brazo! BEPPE ¿Le duele? GASPAR Un poco... Afortunadamente, Dios nos ha provisto... ¡Aquí tengo a su gemelo, el cual funciona correctamente! (se sirve con la mano izquierda) ¡A vuestra salud! (viendo a Beppe que se frota la cara) Pero ¿qué diablos tiene que se frota la cara así? BEPPE No es nada... me cosquillea... GASPAR (mirándolo de cerca) Una mano... Se diría que ha recibido... Quizás... ¿alguno ha osado? BEPPE (levantándose) ¿Alguno?... ¡Eso querría yo!... ¡Ni siquiera en sueños! Ha sido mi mujer... GASPAR (levantándose) ¡Su mujer!...¿Y usted permite?... BEPPE ¡Ay!... ¿Usted cree que me pide permiso? GASPAR La mujer que le pega al... Pero, ¡eso es una indignidad!... En los matrimonios bien constituidos, que se quieren, que se respetan, es el marido el que corrige a la mujer. BEPPE ¿El marido? GASPAR A la rusa... Allí he estado yo, en Rusia, y he hecho estudios con respecto a las costumbres conyugales. Haga la prueba con su mujer y ambos quedarán satisfechos. BEPPE Sí, de acuerdo, pero... ¿y si se pone a gritar? GASPAR Grite usted más fuerte. BEPPE Ella me arañaría. GASPAR Aráñela más fuerte. ¡Por Dios Santo! ¡Si estuviera en su lugar!... Yo también estuve casado... Tengo... o más bien he tenido, dos mujeres. Con la primera me fue estupendamente... Es verdad que ella era mas suave que el aceite. Mi casa era un modelo para toda la región. Mi mujer era como un corderito que nunca sabía decir que no. Es verdad, que, por costumbre, me gusta que me tema. Me agrada pegarle tanto como me gusta amarla. En mi pecho arde el amor; pero demasiado amor perturba el corazón. Si se es demasiado blando, no se sabe educar. Se puede pegar a la mujer, sin llegar a matarla. Cuando, indócil a los golpes, me quiere desobedecer, con dos caricias rusas el orden sé restablecer. A mí me gusta pegar tanto como me gusta amar. Y en mi corazón arde el amor... Si se es demasiado blando, no se sabe educar. ¡Se puede pegar a la mujer pero sin llegar a matarla! (volviendo a sentarse y bebiendo) Pero, también se suda pegándole a la esposa... Ahora, que le he dado el anillo a mi segunda esposa, recuerdo que al terminar el almuerzo de bodas de mi primer matrimonio, le di una pequeña dosis, como muestra, a mi querida y recién estrenada esposa... (hace el gesto de pegar una bofetada) Ya estábamos en los postres. BEPPE (sentándose) ¡En los postres!... ¿Y por qué? GASPAR Para hacerle entender este concepto: "Querida, encuentro salada esta sopa. ¡Y bien! ¡Está en ti tener cuidado de que esto no se repita con demasiada frecuencia" Créame, ella me habría adorado, estoy seguro, si una orden de embarco, ya que yo era un hombre de mar, no me hubiera reclamado a bordo la misma tarde de mi boda. Zarpamos hacia el infierno. Una tempestad nos hizo naufragar y fui capturado por antropófagos, aunque por suerte acababan de comer... Un hermoso día me enteré de que me había quedado viudo. BEPPE (con expresión de envidia, levantándose) ¡Viudo! GASPAR (levantándose también él) Al menos, eso fue lo que me dijo un paisano mío, un marinero que encontré en Canadá, dónde yo me había hecho guardabosques. Después de cuatro años de ausencia, vuelvo a mi país a buscar el certificado de defunción de mi mujer, de mi señora esposa, pues tengo intención de casarme por tercera vez. BEPPE ¿Como?... ¿Otra más? GASPAR Ciertamente que sí. Con un ejemplar canadiense que espera mi regreso para darme su mano y su fortuna. Le garantizo que las cosas se harán como el día de mi anterior boda... ¡A la rusa! BEPPE ¡Ay! Si yo tuviera el coraje... GASPAR (sirviendo bebida) Es eso lo que yo quisiera infundirle. BEPPE ¡Está bien!... Lo intentaré. GASPAR ¡Bravo! Y yo estaré aquí para apoyarlo... Me quedaré hasta mañana. BEPPE (sentándose) ¡Otro vaso y sigo su consejo! GASPAR Está bien. Y no tenga miedo de que la relación se enfríe por eso... ¡Todo lo contrario! BEPPE ¿Lo cree así? GASPAR Cuando el fuego está para extinguirse, ¿qué se necesita para avivarlo?... ¡Cuatro palos! BEPPE ¡Es verdad, no lo había pensado! Escena Quinta (Entra Rita) RITA ¿Y bien? BEPPE (levantándose, como extraviado) ¡Por piedad, aquí llega! RITA ¿Es así como trabaja el señorito? BEPPE (temblando) Mujer... yo estaba... RITA ¡Bebiendo, holgazán!... BEPPE Pero no, yo... le pedía la documentación a este viajero que pasará la noche en nuestra casa. GASPAR (sacando su pasaporte) ¡Aquí están los papeles! En absoluto soy un vagabundo. (entrega el pasaporte a Beppe) RITA Sí, los papeles están bien... ¡Rápido... a hacer tu trabajo! BEPPE Mi coraje todavía no ha alcanzado la dosis que se requiere. RITA ¡Rápido!... ¡Fuera! BEPPE (aparte, con envidia) ¡Él es viudo! Escena Sexta GASPAR (aparte) Demos una ojeada a esta terrible comadre. (se levanta, se acerca a Rita y ella se vuelve. Ambos quedan atónitos) ¡Ay!... ¡Dios mío! RITA (aparte) ¡Misericordia! GASPAR (como antes ¡Qué semejanza! RITA (de la misma forma) ¡Qué fisonomía! GASPAR (como antes) Pero no.... ¡Si murió en un incendio! RITA (igual que antes) Es imposible... se ahogó. GASPAR (como antes) A pesar de todo, el caso es extraño. RITA (para sí misma) No nos equivoquemos. (en voz alta) ¿Desea el señor hospedarse en este hotel? GASPAR Es posible... Hermosa posadera. (aparte) Será mejor cambiar de tema y disimular. (en voz alta) Acabo de llegar de Génova, donde he estado por mis negocios. RITA (aparte) ¡Un comerciante! GASPAR Y regreso a Canberra, dónde vivo desde hace unos quince años. RITA (empezando a tranquilizarse) ¿Quince años? GASPAR Viajo rápido, pues mi mujer está impaciente por mi ausencia... RITA (aparte) ¡No es él!... ¡Virgen bendita, te lo agradezco! GASPAR Hoy pagaré y mañana continuaré mi viaje... (aparte) Aquí, el suelo me quema bajo los pies. Escena Séptima BEPPE (entrando) ¡Qué he visto!... ¡Qué he visto! RITA ¿Qué cosa?.... ¡Cuéntanos! GASPAR ¿Qué ha ocurrido? (Beppe los mira con estupor) RITA ¿Quieres explicarte de una vez? BEPPE Ustedes estaban conversando juntos... RITA ¿Y entonces? BEPPE Nada... solamente que... (aparte) la cosa es extraña... extrañísima. RITA ¡Ya basta! Hazle la cuenta a este viajero y regresa a tu trabajo. No me gusta que mi marido pierda el tiempo charlando con personas desconocidas. (aparte) Dios quiera que todo sean imaginaciones mías. (sale) Escena Octava GASPAR Me despido, caballero. Lo he pensado mejor y debo marcharme ahora mismo. BEPPE Está usted equivocado, señor viajero. ¡Usted se quedará aquí y por mucho tiempo! La razón es muy simple: mi mujer, es su mujer... GASPAR ¿Qué dice?.... ¡Por Neptuno! ¡Eso es una locura! BEPPE ¿Qué no es verdad?... En el contrato nupcial que la señora Rita tiene celosamente guardado, dice que su marido se llama Gaspar Sbrigani... Lo mismo que expresa su documentación. (saca el pasaporte y lee) "Gaspare Sbrigani, nacido en Marsella, departamento del Ródano". GASPAR No, imposible. "Nariz aguileña, boca mediana..." BEPPE Usted dirá lo que quiera, pero lo cierto es que usted es Gaspar Sbrigani, a quien su mujer ha estado llorando dándolo como ahogado. GASPAR (aparte) ¡Esto se complica!... BEPPE Su esposa está aquí, en carne y hueso. Ella, que a su vez, usted cería muerta en un incendio... ¡He aquí, pues, dos muertos resucitados! ¡Qué bonita pareja! Mis felicitaciones y les deseo toda clase de parabienes. Que estén bien... ¡yo voy a por mis cosas! GASPAR (reteniéndolo) ¡Un momento, caballero, todo eso es imposible!... ¿Y la canadiense? (en voz alta) Comprendo perfectamente que usted quiera liberarse de su mujer... pero... BEPPE ¿Yo?... ¿De esa flor delicada que me hizo tan feliz?... Sus derechos son anteriores a los míos y por lo tanto, ¡le cedo mi lugar y me marcho! GASPAR (reteniéndolo) Querido amigo, efectivamente es mi mujer y me alegro de encontrarla viva... Pero no existió ninguna ceremoni religiosa: estamos casados a medias. Como sé que ella le hace a usted dichoso, no quiero privarlo de su felicidad. BEPPE ¿Quiere decir? GASPAR Es un sacrificio que hago por usted. BEPPE ¡No lo permitiré nunca! GASPAR Tengo mucha simpatía por usted. BEPPE ¡Y yo profeso el máximo respeto por mi predecesor! GASPAR Después de todo, ella es su mujer. BEPPE Después de usted, si no le importa... GASPAR ¡Ah, por el amor de Dios! No hagamos una competencia de generosidad. BEPPE (aparte) Me parece que no hay forma de devolvérsela. GASPAR (de igual forma) ¡Qué ganas tiene de liberarse de ella! BEPPE Sometamos el caso a la justicia. GASPAR (para sí mismo) ¡Ay! (en voz alta) ¿A la justicia?...¡Está bien! Pero, ¿usted conoce la ley? BEPPE Ni siquiera de vista. GASPAR Yo la conozco al dedillo... Tenga cuidado que puede darse el caso de que ahorquen a su mujer como rea de bigamia. BEPPE (ingenuamente) ¡De bigamia! GASPAR En tal caso, usted sería su cómplice. BEPPE (como antes) ¡Su cómplice!... ¡Ahorcados!... GASPAR Vayamos pues a la justicia. BEPPE ¡No, de ninguna manera! ¡Busquemos otra solución! GASPAR Si lo desea, nos podemos batir en duelo... A muerte. Así, el sobreviviente... BEPPE ¿Qué me está diciendo? GASPAR Pero... ¡de alguna forma hay que decidir quien será el dichoso poseedor! BEPPE Espere... Tengo una idea... ¿Por qué entre nosotros dos, ambos maridos, no resolvemos la cuestión sin violencia? Jugando... GASPAR ¡Jugando! ¡Sí, la idea es original! (aparte) Este bobalicón no tiene cara de inteligente. BEPPE (Para sí mismo) Puedo hacer trampas... ¡soy todo un tahúr! GASPAR De acuerdo, vamos... BEPPE ¡Está bien! GASPAR ¿A qué nos la jugamos? BEPPE A la morra... GASPAR De acuerdo... BEPPE A siete puntos. GASPAR ¡Está bien! Quien primero los haga se queda con la mujer... BEPPE Estamos de acuerdo... GASPAR (tendiéndole la mano) ¡Bien, choque esos cinco! BEPPE, GASPAR Para mí, que quien pierde sale ganando... Cadena perpetua es el casamiento y se requiere ojo de lince ¡pues es conveniente perder! Quien a triunfar se apresta haciendo trampas, es un canalla; pero quién por perder hace trampas, cuanto más, será un tonto. GASPAR Empecemos... BEPPE, GASPAR Cinco... seis... cinco... siete... nueve... siete... GASPAR El primer punto es suyo... BEPPE ¡El punto es mío! BEPPE, GASPAR (jugando) Ocho... cinco... nueve... seis... ocho... siete... BEPPE ¡Estamos empatados! BEPPE, GASPAR Nueve... seis... siete... nueve... cinco... ocho... seis... dos... BEPPE ¡Gana usted! BEPPE, GASPAR Dos... tres... seis... tres... seis... dos... tres... seis... GASPAR ¿No ha mostrado usted un "dos"?... BEPPE No... el dedo está cerrado... GASPAR Usted lo abrió a medias... ¡Es una verdadera asquerosidad quererme robar el punto! BEPPE Está por verse que un tahúr sea aquel que vence sin sumar puntos. GASPAR Usted lo abrió... BEPPE ¡Eso hay que verlo! BEPPE, GASPAR Para mí, que quien pierde sale ganando... Cadena perpetua es el casamiento y se requiere ojo de lince ¡pues es conveniente perder! Quien a triunfar se apresta haciendo trampas, es un canalla; pero quién por perder hace trampas, cuanto más, será un tonto. GASPAR ¡Continuemos! BEPPE, GASPAR Seis... siete... cinco... nueve... nueve... dos... cinco... ocho... BEPPE ¡Ja, ja, ja! (hace señas a Gaspar que ha ganado un punto) GASPAR Es verdad, es verdad. Dos puntos para mí. BEPPE ¡No dos, son tres! GASPAR ¡Dos! BEPPE ¡Tres! GASPAR ¡Dos! BEPPE ¡Tres! ¡Tres! ¡Y tres! GASPAR Ahora reparto yo. Juguemos de buena fe... BEPPE ¡Es un imbécil quien crea en usted! ¡Dos más uno, son tres! GASPAR Son dos, le repito... BEPPE ¡Dos más uno, suman tres! GASPAR Pero... si yo gano sólo dos... BEPPE ¡Yo no juego más! GASPAR ¡Bueno, basta ya! En este juego no hay honestidad de ningún tipo. Que decida la suerte... BEPPE ¿Cómo? GASPAR La paja más corta. BEPPE (aparte) Si hay en cielo justicia, yo perderé. (va a recoger una pajita y la parte en dos) Está bien, como quiera usted... GASPAR Yo elegiré... BEPPE ¡Bueno, bueno! Quien saca la más larga, se queda con la mujer... (Gaspar saca la más larga y queda inmóvil. Beppe salta de la alegría) ¡Usted ganó!... ¡Qué gran hombre! ¡Lo felicito de todo corazón! ¡Oh, delicia del amor, con cuanto gozo embriagas mi corazón! Horca y mujer poder evitar es un placer único. ¡Oh, ansiado destino! ¡He perdido a mi cónyuge! ¡Ja, ja, ja, ja! GASPAR ¡Oh, qué desdicha! ¡Oh, destino fatal! Debería haberme ahogado de verdad ahorrándome ¡oh muerte! tu flecha. ¡Justo Cielo, no me has otorgado tu favor! Llega ya mi aflicción. ¡Recuperé a mi mujer! ¡Oh! ¡Oh! ¡Oh! ¡Oh! ¡Oh! ¡Oh! BEPPE (riendo) Bien parece, mi querido antecesor, que es usted afortunado en el juego. GASPAR No digo que no. BEPPE Está usted en su casa, puede tomar posesión de ella. GASPAR Es lo que estoy a punto de hacer... (aparte) ¡Voy a recoger mi equipaje y me largo lo más pronto posible! (entra en la posada) |