ATTO TERZO
Scena Prima
(Loggia in un giardino a boschetto. Vicino
alla casa d'Elvira; questa ha la porta e le
finestre con vetri assai trasparenti. Da
lontano si vedono sempre alcune fortificazioni.
Il giorno comincia ad oscurarsi. Si
leva un uragano e mentre più imperversa
sentonsi dietro le scene e da lontano
alcune grida d'allarme ed un colpo di
archibugio. Poco dopo comparisce
Arturo avvolto in un gran mantello. A
poco a poco esce la luna. La casa
intemomente è illuminata da varie lampade)
ARTURO
Son salvo, alfin son salvo.
I miei nemici falliro il colpo,
e mi smarrir di traccia.
(Con entusiasmo)
Oh patria... oh amore,
onnipossenti nomi! Ad ogni passo
mi balza il cor nel seno, e benedico
ogni fronda, ogni sasso.
Oh! com'è dolce a un esule infelice
vedere il suo tesoro
e, dopo tanto errar di riva in riva
baciar alfin la sua terra nativa!
(Vedesi trasparire tra i betri del palazzo
Elvira vestita di bianco. Essa, non vista da
Arturo, trapassa sola e cantando. La sua
voce va perdendosi a mano che essa
internasi ne' suoi appartamenti)
ELVIRA
(Di dentro)
A una fonte afflitto e solo
s'assideva un Trovator,
e a sfogar l'immenso duolo
sciolse un cantico d'amor.
ARTURO
(Con tutta la forza della passione)
La mia canzon d'amor!... Oh Elvira,
Oh Elvira! Ove t'aggiri tu?...
Nessun risponde...
A te così io cantava
Di queste selve tra le dense fronde,
e tu allor facevi eco al canto mio!
Deh! Se ascoltasti l'amoroso canto...
Odi quel dell'esilio, odi il mio pianto.
A una fonte afflitto e solo
S'assideva un Trovator;
toccò l'arpa e suonò duolo,
Sciolse un canto, e fu dolor.
Brama il sole allor ch'è sera,
brama sera allor ch'è sol,
gli par verno primavera,
Ogni gioia gli par duol.
(Sentesi un sordo battere di
tamburo entro le scene)
Qual suon!...Alcun s'appressa.
CORO
(Sommessamente entro le scene)
Agli spalti.
Alle torri andiam.
ARTURO
Ancor di me in traccia?
CORO
Si cercherà..., si troverà...
ARTURO
Oh Dio! Ove m'ascondo?
CORO
Non sfuggirà... si troverà...
ARTURO
Ad altro lato vanno i furenti.
(Arturo si ritira e vedesi un drappello
d'armigeri traversare il fondo della scena:
appena che sono passati, Arturo esce e
guarda lor dietro)
Son già lontani. Perché mai non posso
porre il piede entro le adorate soglie?
Dire a Elvira il mio duol, la fede mia?
(Per inoltrarsi, po¡ s'arresta)
Ah! No... perder potrei
me stesso e lei. Or si ripigli il canto.
Forse a me verrà, se al cor le suona
come nei di felici,
quando uniti dicemmo: io t'amo, io t'amo!
Corre a valle, corre a monte
L'esiliato pellegrin,
ma il dolor gli è sempre a fronte,
gli è compagno nel cammin.
Cerca il sonno a notte scura
L'esiliato pellegrin;
Sogna e il desta la sciagura
Della patria e il suo destin.
Sempre eguali ha il luoghi e l'ore
L'infelice Trovator.
L'esiliato allor che muore
Ha sol posa al suo dolor.
(Resta assorto)
Scena Seconda
(Elvira ed Arturo, in disparte.)
(Si vede dietro le vetrate Elvira che ritorna.
poi accostasi alla porta e sentendo questo
rumore dalla parte dei palazzo, Arturo si
ritira. Elvira esce con un andare smarrito,
poi si ferma quasi in atto di stare in ascalto)
ELVIRA
Fini... me lassa!
oh! come dolce all'alma
mi scendea quella voce...
Oh Dio, finì...
Mi parve... Ah! Rimembranze! Ah! Vani sogni!
Ah! Mio Arturo, ove sei?
ARTURO
(Inginocchiandosi)
A' piedi tuoi, Elvira, ah! Mi perdona!
ELVIRA
(Con stupore)
Arturo? è desso!...
Mio ben! Oh gioia!
(Gettandosi nelle sue braccia)
Sei pur tu?... Or non m'inganni?
ARTURO
Ingannarti?...ah! No...giammai.
ELVIRA
Dunque han fin per me gli affanni?
ARTURO
Non temer... finirò i guai,
or alfin ci unisce amor.
Nel mirarti un solo istante
lo sospiro e mi consolo
D'ogni pianto e d'ogni duolo
che provai lontan da te.
ELVIRA
(Fra sè)
Ch'ei provò lontan da me?
(Dice il primo verso da se stessa, e
precisamente da persona che ha il mente
confusa per meste ricordanze)
Quanto tempo?... lo rammenti?...
ARTURO
Fu tre mesi.
ELVIRA
(Prendendo Arturo per mano)
Ah! No: tre secoli
di sospiri e di tormenti:
Fur tre secoli d'orror!
Ti chiamava ad ogni istante:
Riedi, o Arturo, mi consola,
E rompeva la parola
il singulto del mio cor.
ARTURO
Deh! Perdona... Ella era misera,
prigioniera... abbandonata.
ELVIRA
Di': se a te non era cara,
a che mai seguir colei?
ARTURO
Or t'infingi, o ignori ch'ella
presso a morte...
ELVIRA
Chi? Favella.
ARTURO
La Regina!
ELVIRA
(Colpita)
La Regina?
(Si forza per riunire le idee)
ARTURO
Un indugio... e la meschina
Su d'un palco a morte orrenda..
ELVIRA
E fia ver? Qual lume rapido
or la mente mi rischiara!
Dunque m'ami?
ARTURO
E puoi temer?
ELVIRA
Dunque vuoi?
ARTURO
Star teco ognor.
Vieni fra le mie braccia.
Amor, delizia e vita,
Non mi sarai rapita
Finché ti stringo al cor.
Ti chiamo... e te sol bramo...
Vien! Tel ripeto: io t'amo.
T'amo d'immenso amor.
ELVIRA
Caro, non ho parola
ch'esprima il mio contento:
L'alma elevar mi sento
in estasi d'amor
Ad ogni istante ansante
Ti chiamo e te sol bramo...
Vien, tel ripeto: t'amo,
T'amo d'immenso amor.
(Elvira si pone sul core la mano d'Arturo.
odesi suon di tamburo)
ARTURO
Ancor s'ascolta questo suon molesto.
I miei nemici!
(A quel suono Elvira comincia a vacillare)
ELVIRA
Si, quel suon funesto;
io conosco quel suon... ma tu non sai
che più no'l temo ormai! Nella mia stanza
squarciai quel vel di che s'ornò sua testa...
Calpestai le sue pompe... ed all'aurora...
Con me tu ancora verrai a festa a danze?
ARTURO
Oh Dio! Che dici?
(Arturo si ritira di un passo, e la guarda
fissamente con stupore e spavento)
ELVIRA
Così come tu guardi,
mi guardan essi, e intender mai non sanno
il mio parlar... il duol, l'affanno!
(Elvira si tocca la testa)
ARTURO
Oh, ti scuoti... tu vaneggi?
(Sentonsi da parti opposte dentro il boschetto
voci di armigeri che incontrandosi si
scambiano il motto di fazione)
SCUDIERO I
Alto là!
SCUDIERO II
Fedel drappello!
SCUDIERO I
E chi viva?
SCUDIERO II
Anglia! Cromwello!
SCUDIERO I
Viva!
SCUDIERO II
Viva!
TUTTI
Vincerà!
ARTURO
Vien: ci è forza ormai partir!
ELVIRA
Ah, tu vuoi fuggirmi ancor?
No, colei più non t'avrà.
(Arturo prende per mano Elvira, che lo guarda
delirando. Essa gettasi ai piedi di Arturo e
gli abbraccia le ginocchia. Egli vorrebbe pure
sciogliersi da lei, ma questa infelice si
volge a gridare soccorso)
ARTURO
Vien.
ELVIRA
T'arresti il mio dolor.
ARTURO
Taci...
ELVIRA
O genti... ei vuol fuggir!
ARTURO
Taci...
ELVIRA
Aiuto, per pietà!
ARTURO
Ah!
Scena Terza
(Riccardo, Giorgio, Bruno, Armigeri
con fiaccole, Castellani e Castellane)
GIORGIO, RICCARDO
É qui Arturo?
TUTTI
Sciagurato!
(Arturo, che su avvede della demenza di Elvira
resta impietrito, di dolore guardandola
immoto, nè curandosi di tutto ciò che accade
d'intorno a lui. Elvira è invoca istupidita
per quello che vede. Riccardo, a cui fanno
eco i Puritani si avanza ad intimare la
sentenza del Parlamento. Alla parola
Morte vedesi Elvira cangiar di
aspetto, ed ogni suo moto ed atto palesa
che questo avvenimento tremendo
produsse una commozione nel suo cervello
ed un totale cambiamento intellettuale)
RICCARDO
Cavalier, ti colse il Dio
punitor de' tradimenti.
ARMIGERI
Pera ucciso fra i tormenti
chi tradiva patria e onor.
GIORGIO, DONNE
Oh infelice, un destino rio
a tal spiaggia or ti guidò!
ELVIRA
(Con sicurezza)
Credi, o Arturo, ella non t'ama;
sol felice io ti farò.
RICCARDO, ARMIGERI
"Talbo Arturo, la patria e Dio
te alla morte condannò".
ELVIRA
Morte!
UOMINI
Morte!
DONNE
Ah! Qual terror!
UOMINI
Dio raggiunga i traditor!
ELVIRA
Che ascoltai?
DONNE
(Fra sè)
Si tramutò!
(Le donne guardano Elvira e circondandola
osservano tutti i mutamenti che si
mostrano sulla sua fisionomia)
Si fe' smorta ed avvampò!
(Vedesi che Elvira in sua mente ragiona, ma
essa è come persona che svegliasi do un lungo
sonno. Arturo, dopo averla contemplata, e
sentendo le espressioni amorose le dice le sue
parole con affetto immenso, e prendendole
la mano)
A quattro
ELVIRA
Qual mai funerea
voce funesta
mi scuote e desta
dal mio martir!
Se fui sì barbara,
nel trarlo a morte,
m'avrà consorte
nel suo morir!
ARTURO
Credeasi, misera,
da me tradita,
traea sua vita
in tal martir!
Or sfido i fulmini,
disprezzo il fato, se teco al lato
potrò morir!
RICCARDO
Quel suon funereo
ch'apre una tomba,
nel sen mi piomba,
m'agghiaccia il cor.
La sorte orribile
spense già l'ira,
mi affanna e ispira
pietà e dolor.
GIORGIO
Quel suon funereo
feral rimbomba,
nel sen mi piomba,
m'agghiaccia il cor.
Sol posso, ah' misero!
Tremare e fremere.
Non ha più lacrime
il mio dolor.
CORO DI PURITANI
Quel suon funereo
ch'apre una tomba,
cupo rimbomba
mi piomba al cor.
E Dio terribile,
in sua vendetta
gli empi saetta
sterminator.
CORO DI DONNE
Quel suon funereo
feral rimbomba,
al cor ci piomba,
gelar ci fa!
Pur fra le lacrime
speme ci affida,
che Dio ci arrida
di sua pietà!
(I Puritani mostrandosi impazienti
d'indugiare l'esecuzione della sentenza,
sono trattenuti dalle Donne e da
Giorgio. Arturo è sempre intorno ad Elvira)
CORO
Che s'aspetta? Alla vendetta!
Dio comanda ai figli suoi
che giustizia alfin si renda.
RICCARDO, GIORGIO E DONNE
Sol ferocia or parla in voi!
La pietade Iddio v'apprenda!
ARTURO
Deh! Ritorna ai sensi tuoi!
ELVIRA
Qual mi cade orribil benda!
ARTURO
Oh mia Elvira!...
ELVIRA
E vivi ancor!
ARTURO
Teco io sono!...
ELVIRA
Ah! Il tuo perdono!
Per me a morte, o Arturo mio...!
ARTURO
Di tua sorte il reo son io.
ELVIRA
Un amplesso.
BRUNO, UOMINI
Avvampo e fremo!
ARTURO, ELVIRA
Un addio!
UOMINI
Cada alfin l'ultrice spada
sovra il capo al traditor!
ARTURO
(Rivolto ai puritani, con sdegno)
Arrestate: vi scostate!
Paventate il mio furor.
Ella è tremante;
ella è spirante;
anime perfide,
sorde a pietà,
un solo istante
l'ire frenate,
(All'improvviso tutti si fermano, perché
odesi un suono di corno da caccia:
vari Armigeri Puritani escono ad esplorare,
e tornano guidando un messaggero. Questi
reca una lettera a Giorgio che, in compagnia
di Riccardo, la scorre; entrambi si volgono
ai circostanti con faccia ridente)
CORO
Suon d'Araldi?
è un messaggio...
Esploriam.
Che mai sarà?
GIORGIO
Esultate, ah! Si, esultate!
Già i Stuardi or vinti sono.
RICCARDO
I cattivi han già perdono.
RICCARDO, GIORGIO
L'Angla terra ha libertà!
RICCARDO, PURITANI
A Cromwello eterna gloria!
La vittoria il guiderà!
ELVIRA, ARTURO
Degli affanni al gaudio estremo
va quest'anima rapita.
Quest'istante di mia vita
obliar l'angoscia ci fa.
CORO
Siate liete, alme amorose,
qual già foste un di dolenti;
lunghi di per voi ridenti
quest'istante segnerà,
amor coronerà.
ELVIRA
Oh! Sento o mio bell'angelo
chi poco in terra é un anima.
Ad esultar nel giubilo
chi amor ci donarà.
Benedirò le lacrime,
L'ansia i sospiri.
Ah! Vaneggerò nel palpito
Di tanto cara voluttà.
Si, vaneggerò in tanta voluttà.
RICCARDO, GIORGIO, CORO
Si, sì! L'amor coronerà
di giubilo gli spasimi
di tanta fedeltà,
Amor pietoso e tenero
coronerà di giubilo l'ansia
Sospiri e palpiti
Di tanta fedeltà
Coronerà di giubilo,
Si tanta voluttà.
ARTURO
Oh contento!
Ah mia Elvira
ogni angoscia
oblio già!
ELVIRA
Oh! Sento o mio bell'angelo
chi poco in terra è un anima.
Ad esultar nel giubilo
chi amor ci donerà.
Benedirò le lacrime,
l'ansia i sospiri.
Ah! Vaneggerò nel palpito
Di rento cara voluttà.
Si, vaneggerò in tanta voluttà.
FINE DELL'OPERA.
|
ACTO TERCERO
Escena Primera
(Un balcón sobre un jardín que da a un
bosquecillo, cerca de la casa de Elvira; ella
tiene la puerta y las ventanas con cristales
transparentes. De lejos se ven algunas
fortificaciones, etc. El día comienza a
oscurecerse. Se eleva un huracán que va
acrecentando su fuerza. Mientras, se oyen,
detrás de la escena y a lo lejos, gritos de
alarma y un disparo de arcabuz. Poco después
aparece Arturo, envuelto en una gran capa.
Poco a poco sale la luna. El interior de la
casa está iluminada por varias lámparas.)
ARTURO
Estoy a salvo, al fin estoy a salvo.
Mis enemigos erraron el golpe
y perdieron mi huella.
(Con entusiasmo)
¡Oh patria! ¡Oh amor!
¡Nombres que todo lo pueden!
A cada paso salta mi corazón en el pecho
y bendigo cada fronda, cada piedra.
¡Oh! ¡Cuán dulce es para un infeliz exiliado
volver a ver a su tesoro
y después de tanto errar, de orilla en orilla,
besar al fin, su tierra natal!
(Se ve a través de las ventanas del palacio,
a Elvira, vestida de blanco. Ella, a quien
Arturo no puede ver, pasa sola, cantando.
Su voz va perdiéndose a medida que se
interna en sus habitaciones)
ELVIRA
(Desde dentro)
A una fuente, afligido y solo,
se sentaba un trovador
y para desahogar un inmenso dolor,
entonó una canción de amor.
ARTURO
(Con toda la fuerza de la pasión)
¡Mi canción de amor! ¡Oh, Elvira!
¡Oh Elvira! ¿Hacia dónde vas?
Nadie responde...
¡Así te cantaba yo
en este bosque, entre las densas ramas,
y tú entonces, hacías eco al canto mío!
¡Oh! Si escuchase el amoroso canto...
Oye el del exilio, oye mi llanto.
A una fuente, afligido y solo,
se sentaba un trovador,
tocó el arpa y sonó su tristeza,
entonó un canto y fue dolor.
Ansía el sol cuando es de noche,
ansía la noche cuando está el sol,
le parece invierno la primavera
toda alegría le parece dolor.
(Se oye un sordo batir de tambor
dentro de la escena)
¡Qué sonido...! ¡Alguien se acerca!
CORO
(En voz baja, dentro de la escena)
A las murallas,
a las torres, vamos.
ARTURO
¿Aún en mi busca?
CORO
Se buscará..., se encontrará...
ARTURO
¡Oh Dios! ¿Dónde me escondo?
CORO
No huirá... se le encontrará...
ARTURO
Hacia otro lado van furiosos.
(Arturo se retira y se ve un pelotón
de soldados que atraviesan el fondo
de la escena; en cuanto han pasado,
Arturo sale y mira hacia donde se han ido)
Ya están lejos. ¿Por qué nunca puedo
poner el pie dentro del adorado umbral?
¿Decirle a Elvira de mi dolor, de mi lealtad?
(A punto de adelantarse, se detiene)
¡Ah! No... perderme podría
a mí mismo y a ella. Retomemos mi canción.
Quizá me vea y su corazón recuerde
los días felices cuando unidos decíamos
"¡Te amo, te amo!"
Corre por los valles, corre por los montes
el exiliado peregrino
pero el dolor lo encuentra siempre de frente,
es su compañero de camino.
Busca el sueño en noche oscura
el exiliado peregrino,
sueña y le despierta la desgracia
de la patria y su destino.
Siempre iguales tiene el lugar y las horas
el infeliz trovador.
El exiliado que ahora muere
sólo tiene un lugar donde referir su dolor.
(Se queda absorto)
Escena Segunda
(Elvira y Arturo, aparte)
(Se ve tras los cristales a Elvira, que vuelve.
Se acerca a la puerta y al oír el rumor
que proviene do palacio, Arturo se retira.
Elvira sale, con un andar de extravío;
luego se detiene, como escuchando).
ELVIRA
¡Se terminó! ¡Me deja!
¡Oh! ¡Cuán dulcemente, en el alma,
descendía aquella voz!
¡Oh Dios! ¡Se terminó!
Me parece... ¡Ay! ¡Recuerdos! ¡Vanos sueños!
¡Ah! Arturo mío, ¿dónde estás?
ARTURO
(Arrodillándose)
A tus pies Elvira, ¡ah! ¡Perdóname!
ELVIRA
(Con estupor)
¿Arturo? ¡Eres tú...!
¡Bien mío! ¡Mi alegría!
(Arrojándose en sus brazos)
¿eres realmente tú? ... ¿No me engañas?
ARTURO
¿Engañarte...? ¡Ah, no, jamás!
ELVIRA
Entonces, ¿han concluido mis desdichas?
ARTURO
No temas... terminarán los problemas,
ahora por fin, nos une el amor.
Al mirarte un solo instante
suspiro y encuentro consuelo,
de todo llanto y de todo dolor
que sufrí lejos de ti.
ELVIRA
(Para sí)
¿Qué él sufrió lejos de mí?
(Dice la primera frase, para sí,
precisamente como una persona que tiene
la mente confusa por tristes recuerdos)
¿Cuánto tiempo...? ¿Lo recuerdas...?
ARTURO
Fueron tres meses.
ELVIRA
(Cogiendo a Arturo de la mano)
¡Ah! No: tres siglos
de suspiros y de tormentos.
¡Fueron tres siglos de horror!
Te llamaba a cada instante:
¡Vuelve Arturo, consuélame!
y rompían mis palabras
los sollozos de mi corazón.
ARTURO
¡Oh, perdona!...
Era una mísera prisionera... abandonada.
ELVIRA
Dime: si tú no la querías
¿por qué tuviste que seguirla?
ARTURO
¿Finges o ignoras que ella
iba a la muerte?...
ELVIRA
¿Quién? Habla...
ARTURO
¡La Reina!
ELVIRA
(Impresionada)
¿La Reina?
(Se esfuerza para reunir las ideas)
ARTURO
Un momento de duda y la desgraciada
hubiera sufrido horrenda muerte en el patíbulo.
ELVIRA
¿De verdad?
¡Un destello de luz me aclara el pensamiento!
Entonces... ¿me amas?
ARTURO
Y, ¿puedes dudarlo?
ELVIRA
Entonces, ¿quieres?
ARTURO
Estar contigo siempre.
Ven a mis brazos.
Amor, delicia y vida,
nadie te apartará de mí
mientras que te estreche en mi corazón.
Te llamo... sólo a ti deseo...
Ven, te lo repito: ¡Te amo!
Te amo con un amor inmenso.
ELVIRA
Querido, no encuentro las palabras
que expresen mi felicidad;
siento que se eleva mi alma
en un éxtasis de amor.
A cada instante, anhelante,
te llamo y sólo a ti deseo...
Ven, te lo repito: te amo,
te amo con un inmenso amor.
(Elvira pone sobre su corazón la mano
de Arturo. Se oye un sonido de tambor)
ARTURO
Aún se escucha ese molesto sonido.
¡Mis enemigos!
(Ante ese sonido, Elvira empieza a vacilar)
ELVIRA
Sí, es un sonido funesto;
lo conozco bien... ¡pero ya no lo temo!
En mi alcoba desgarré el velo
con el que ornó su cabeza...
pisoteé sus adornos... y, en la aurora...
¿Conmigo vendrás al baile?
ARTURO
¡Dios mio! ¿Qué estás diciendo?
(Arturo se retira un paso y la mira
fijamente, con estupor y miedo)
ELVIRA
Así, como tú me miras,
me miran ellos, y entender ya no saben
mis palabras... ¡El dolor! ¡El anhelo!
(Elvira se toca la cabeza)
ARTURO
¡Oh, vuelve en ti! ¿Desatinas?
(Se oyen en el bosquecillo, diversas voces
de hombres de armas que, al encontrarse se
intercambian consignas)
ESCUDERO I
¡Alto ahí!
ESCUDERO II
¡Fiel batallón!
ESCUDERO I
¿Quién vive?
ESCUDERO II
¡Inglaterra! ¡Cromwell!
ESCUDERO I
¡Viva!
ESCUDERO II
¡Viva!
TODOS
¡Vencerá!
ARTURO
¡Es necesario que me vaya!
ELVIRA
¿Quieres huir de mí otra vez?
No; ella no te tendrá más.
(Arturo toma de la mano a Elvira, que
lo mira delirando. Ella se arroja a sus
pies y se abraza a sus rodillas. Él quisiera
desasirse de ella pero la infeliz se
vuelve para gritar "Socorro")
ARTURO
Ven.
ELVIRA
Que te detenga mi dolor...
ARTURO
Calla...
ELVIRA
¡Oh gentes... Él quiere huir!
ARTURO
Calla...
ELVIRA
¡Ayuda, por piedad!
ARTURO
¡Ah!
Escena Tercera
(Ricardo, Jorge, Bruno, soldados,
con antorchas, castellanos y castellanas).
JORGE, RICARDO
¿Está aquí Arturo?
TODOS
¡Desgraciado!
(Arturo percatándose de la demencia de Elvira,
se queda petrificado de dolor, mirándola
inmóvil sin importarle nada de lo que ocurre
a su alrededor. Elvira, sin embargo, se queda
estupefacta ante todo lo que sucede. Ricardo,
a quien hacen eco los puritanos, se adelanto
para proclamar la sentencia del Parlamento. A
la palabra "Muerte", Elvira cambia de
aspecto y cada uno de sus movimiento y actos
evidencien que, este hecho tan tremendo,
ha producido una conmoción en su cerebro y
un total cambio en su entendimiento)
RICARDO
Caballero, te prende Dios,
castigador de traidores.
SOLDADOS
Perecerá entre tormentos
quien traicione a la patria y al honor.
JORGE, MUJERES
¡Oh infeliz, un destino fatal
hasta esta playa te ha guiado!
ELVIRA
(Con seguridad)
Créeme, Arturo, ella no te ama;
sólo yo te haré feliz.
RICARDO, SOLDADOS
"Arturo Talbo , la patria y Dios
te han condenado a muerte".
ELVIRA
¡Muerte!
HOMBRES
¡Muerte!
MUJERES
¡Ah! ¡Qué horror!
HOMBRES
¡Dios reúne a los traidores!
ELVIRA
¿Qué he escuchado?
MUJERES
(Entre ellas)
¡Se ha trasmutado!
(Las mujeres miran a Elvira y rodeándola,
observan todos los cambios que va
mostrando su fisonomía)
¡Empalidece y se inflama!
(Elvira en su mente razona aunque, como una
persona que hubiera despertado de un largo
sueño. Arturo, después de haberla contemplado
y oyendo sus expresiones amorosas, le habla
con un cariño inmenso, tomándole de las
manos)
A cuatro
ELVIRA
¡Qué fúnebre
voz siniestra
me agita y despierta
de mi martirio!
¡Si he sido tan necia
de llevarlo a la muerte
me tendrá como consorte
en su morir!
ARTURO
¡Creíase, la pobre,
por mí traicionada,
y llevaba su vida
en tal martirio!
¡Ahora desafío a los rayos
desprecio el destino sí, a tu lado,
podré morir!
RICARDO
¡Qué sonido fúnebre
que abre una tumba,
se me desploma en las sienes,
me hiela el corazón!
La suerte horrible
mató ya la ira,
me anhela e inspira
piedad y dolor.
JORGE
Ese sonido fúnebre
feroz retumba,
sobre mis sienes y se abate
helándome el corazón.
Sólo puedo, ¡ay, mísero!
temblar y estremecerme.
No quedan lágrimas
para mi dolor.
PURITANOS
Ese sonido fúnebre
que abre una tumba
profunda retumba
y cae en el corazón.
Dios terrible,
en su venganza,
al impío asaetea,
exterminador.
MUJERES
¡Qué sonido fúnebre
feroz retumba,
en el corazón
y nos hace helar!
Así, entre las lágrimas
la esperanza nos hace confiar
que Dios nos sonría
con su piedad!
(Los puritanos, mostrándose impacientes
de retardar la ejecución de la sentencia,
son entretenidos por las mujeres y por Jorge,
Arturo permanece al lado de Elvira)
CORO
¿A qué esperamos? ¡A la venganza!
Dios manda a sus hijos
que al fin la justicia se cumpla.
RICARDO, JORGE, MUJERES
¡Sólo la crueldad habla por vosotros!
¡Aprended de la piedad de Dios!
ARTURO
¡Vamos! ¡Vuelve en ti!
ELVIRA
¡Me cae una horrible venda!
ARTURO
¡Elvira mía...!
ELVIRA
¡Aún estás vivo!
ARTURO
¡Soy tuyo...!
ELVIRA
¡Ah! ¡Tu perdón!
¡Por mí vas a la muerte, oh Arturo mío!
ARTURO
De tu suerte, culpable soy.
ELVIRA
Una despedida...
BRUNO, HOMBRES
¡Me enciendo y me estremezco!
ARTURO, ELVIRA
¡Un adiós!
HOMBRES
¡Caiga al fin la espada vengadora
sobre la cabeza del traidor!
ARTURO
(Vuelto a los puritanos, con desdén)
¡Deteneos! ¡Apartaos!
¡Temed mi furia!
Ella está temblando,
está expirando,
pérfidas almas,
sordas a la piedad,
un sólo instante
la ira frenad
(De pronto, todos se paran porque
se oye un sonido de cuerno de caza:
varios soldados puritanos salen a indagar
y vuelven guiando a un mensajero. Éste
entrega una carta a Jorge quien, en
compañía de Ricardo, la lee. Ambos se vuelven
a los que les rodean con cara sonriente)
CORO
¿Sonido de heraldos?
Es un mensaje...
Indaguemos.
¿Qué puede ser?
JORGE
¡Alegraos, ah! ¡Sí, alegraos!
Ya los Estuardo están vencidos.
RICARDO
Los cautivos ya tienen perdón.
RICARDO, JORGE
¡Inglaterra tiene su libertad!
RICARDO, PURITANOS
¡A Cromwell eterna gloria!
¡La victoria a él guiará!
ELVIRA, ARTURO
De los anhelos a la alegría extrema
va esta alma arrebatada.
Este instante de mi vida
olvidar hace la angustia.
CORO
Alegraos, almas amorosas,
de lo que ya fue un día doloroso;
largos días felices para vosotros,
este momento consignará
y Amor coronará.
ELVIRA
¡Oh! Siento, mi ángel bello,
que poco en la tierra es un alma.
A exultar en el júbilo
que Amor nos dará.
Bendeciré las lágrimas,
la ansiedad y los suspiros.
¡Ah! Gozaré en el pálpito
de tan querida felicidad.
Sí, me deleitaré en tanta felicidad.
RICARDO, JORGE, CORO
¡Sí! ¡Sí! El amor coronará
de júbilo los tormentos,
de tanta lealtad.
Amor piadoso y tierno
coronará de júbilo el ansia,
los suspiros, los pálpitos,
por tan gran lealtad.
Coronará de júbilo,
sí, tanta felicidad.
ARTURO
¡Oh, felicidad!
¡Ah, Elvira mía,
toda angustia
se olvidó ya!
ELVIRA
¡Oh! Siento, mi ángel bello,
que poco en la tierra es un alma.
A exultar en el júbilo
que Amor nos dará.
Bendeciré las lágrimas,
la ansiedad y los suspiros.
¡Ah! Gozaré en el pálpito
de tan querida felicidad.
Sí, me deleitaré en tanta felicidad.
FIN DE LA ÓPERA
Escaneado y adaptado por:
Rafael Torregrosa Sánchez 2000
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