ORLANDO FURIOSO

 

 

 

Personajes

 

ORLANDO

ALCINA

MEDORO

ANGÉLICA

BRADAMANTE

RUGGIERO

ASTOLFO

                 Caballero cristiano   

                        Hechizera


                 Caballero cristiano

                  Esposa de Medoro 

  Dama cristiana enamorada de Ruggiero

   Sarraceno enamorado de Bradamante

                Primo de Orlando           

            Contalto

    Mezzosoprano


            Contralto
 
             Soprano

    Mezzosoprano

            Contralto

                   Bajo

 

 

La acción se desarrolla en una isla en un tiempo no especificado. 
Se trata de la isla de la sacerdotisa Alcina, un lugar encantado, 
el cual ha dominado al robar las cenizas de Merlín. 
Alcina ha ofrecido la hospitalidad de su palacio a la bella Angélica, 
quien está enamorada de Medoro pero es perseguida por Orlando.

 

 

ATTO PRIMO                                                 


Scena Prima

(Cortile nel Palazzo d’Alcina. Angelica e Alcina)

ALCINA
Bella Regina, il tuo poter Sovrano
L'India non sol, ma tutto il mondo onora.
Al fulgido seren de' gl'occhi tuoi
Ogni rara beltà cede e s'inchina;
E tu bella, e Reina
Puoi sospirar? Dà bando al rio martoro,
E rasserena il ciglio.
Oh Dio! Medoro!

ANGELICA
Alcina; poiché alquanto
Disacerba il suo duolo un'alma amante
Narrando i mali suoi,
Sappi che mille strali
Vibrò da queste or languide pupille
Il faretrato arciero:
Agricane, Rinaldo, Ferraù,
Sacripante, Orlando, e mille
Famosi in arme, e coronati in soglio
Arser tutti d'amor per questi lumi.
Io con la speme sola
Tutti allettai; ma per alcun d'amore
Io non sentii le pene: sdegnossi al fine
Il possente Signor, e del mio core
Prese vendetta: innanzi a gl'occhi miei
Viene il leggiadro amabile Medoro;
E appena il rimirai,
Ch'arsi Alcina d'amore, e sospirai.

ALCINA
E per questo sospiri? Il tuo Medoro,
Dimmi, t'ama fedel?

ANGELICA
Quant'io l'adoro.

ALCINA
E tu sospiri? Un corrisposto amore
E' la gioia del core.

ANGELICA
Ma del perduto ben maggior la pena
Allora è più, quanto più il bene è caro.
Senti: meco il guidava a' regni miei,
Quando mi siegue innamorato Orlando:
Io che conosco il fiero cor, fuggiamo
Dico al caro amator, tosto...

ALCINA
Fuggire?
Mancan lusinghe, e vezzi
Per amolir d'amante cor gli sdegni?

ANGELICA
Il tenero mio amore
Non suggerirmi altra guardia sicura,
Sola in braccio al timore
M’abbandonai, fuggii misera, oh Dio,
Ma nel fuggir perdei
Il mio tesoro, il sol de' gl'occhi miei.

ALCINA
Fa cor, t'el renderò:
potrai qui meco
Di lui lieta godere,
E accordar la tua gioia al mio piacere.

ANGELICA
Un raggio di speme
Il cor rasserena
E l'alma consola;
Ma s'alza un vapore
Di nero timore,
Che il dolce sereno
Dal seno m'invola.

Scena Seconda

(Alcina. Poi Orlando, con visiera calata,
combattendo con Astolfo e incalzandolo.)

ALCINA
Quanta pietà mi desta il suo cordoglio.

ORLANDO
Ch'io ti ceda fellon?

ASTOLFO.
Sei forte invano.

ALCINA
Olà guerrier, l'orgoglio abbassa,
e'l brando.

ORLANDO
Sì di leggier non ubbidisce Orlando.

ASTOLFO
Orlando?

(va ad abbracciarlo)

ALCINA
(Fra sè)
Ah! Si accendesse almeno aita amore?

ASTOLFO
Scusa l'error, le ignote insegne incolpa.

ORLANDO
Per la vezzosa tua bella reina
Meno oprar, tu non dei,
Arbitra omai del mio voler tu sei.

ALCINA
Ella a’ miei regni aggiunse un nuovo sol
col suo bel volto; tu nuova gloria aggiungi
te’n priego in restar meco ai regni miei.

ORLANDO
Arbitra omai del mio voler tu sei.

ALCINA
(da sé)
Vibra per me possente dio d'amore
Contro l'altero cor tua face, e'l dardo.

ASTOLFO
L'ingrata non mi dà neppur un guardo.

ALCINA
Alza in quegl’occhi
Amore l’impero;
ma il sguardo guerriero,
che spande terrore,
il cor mi spaventa.
E benché la speme
a l’alma dubbiosa
or rechi conforto
risorge il timore,
che l’alma tormenta.

(Orlando e Astolfo)

ORLANDO
Della bella ne’ gl’occhi
vidi per te, che favellava amore.

ASTOLFO
Orlando mio, tu non conosci Alcina!

ORLANDO
Alcina?

ASTOLFO
Alcina è questa

ORLANDO
Quella ch’a suo voler volge l’inferno?
Costanza dal mio cor Astolfo impara.
Ti racconsola: ai rai di poca spene
già mi par di goder ore serene.

ASTOLFO
Costanza tu m’insegni,
e vuoi ch’io speri,
ma quegl’occhi superbi, e severi
non danno alle mie pene un guardo solo.
Pascendo di speranza i miei pensieri,
pur talvolta sospiro, e mi consolo.

Scena Terza

(Orlando, poi Bradamante)

ORLANDO
Pietoso Dio d'amor, poiché a te piacque
Trarmi dentro a tuoi lacci
In dolce servitù vibra nel core
D'Angelica la bella
Uno stral sì cocente
Onde per me s'accenda, e m'ami alfine.

BRADAMANTE
Adorato Ruggier...
Qui Orlando?

ORLANDO
Bradamante, come tu qui?

BRADAMANTE
Del mio Ruggier in traccia.

ORLANDO
Ei la destra, e la fede
Di sposo non ti diè?

BRADAMANTE
Sorte rubella
Per disusata via poi mel ritolse.

ORLANDO
Sventurata!

BRADAMANTE
La saggia incantatrice
Melissa a me predisse,
Ch'arder qui dee il mio bene
Al magico poter d'Alcina al foco.

ORLANDO
Consolati Cugina,
Se Malagigi nostro oggi non mente
lieti sarem.
Ma tu, come d'Alcina
Osasti nella reggia entrar ne' tuoi
Cotanto noti arnesi, e sola?

BRADAMANTE
E' meco la possente Melissa,
E in questo anel
contro gl'incanti e l'arti
Della Maga infedel
ho valid'arme.
Alla maga crudele nasconderò il mio nome;
né mostrerò quest’aria mia guerriera.
Tanto men Bradamante rassembrerò
a colei, quanto men fiera.

ORLANDO
Ora t'intendo; è questi
Il pretioso anel, che d'ogni incanto
Serba illeso chi l'porta.

BRADAMANTE
Asconderò il mio sdegno
Al nero core indegno,
Sin tanto che al mio amor torni lo sposo.
Ma se mi toglie, oh Dio!
L'indegna l'idol mio
Il braccio proverà fiero, e sdegnoso.

Scena Quarta

ORLANDO
(Solo)
Insolito coraggio ora in quest'alma
Porta di Malagigi
I fatidici sensi egli del Nume
Ebro, e ripieno in me lo sguardo fisse,
E nel sagro furor così mi disse:
Orlando, allora il ciel per te dispose
Le fortune d'amor, quando ad Alcina
Involerai le ceneri famose,
Ch'involser di Merlin l'alma divina.
Spera, coglier potrai le gloriose
Palme, ch'il fato al tuo poter destina:
Per te sia l'immortal custode estinto,
E'l poter della maga oppresso e vinto.
Amorose mie brame
Non più duol e timor: speriam ben tosto
Sarem, io glorioso, e voi contente.
Malagigi il promise, egli non mente.
Nel profondo cieco Mondo
Si precipiti la sorte
Già spietata a questo cor.
Vincerà l'amor più forte
Con l'aita del valor.

Scena Quinta

(Angelica e Medoro)

(Giardino delizioso di Alcina contiguo all’incantato
palazzo della stessa, in cui si vedono le due fonti,
una delle quali estingue, l’altra accende l’amore.
Mare tempestoso in lontano. Angelica, poi Medoro,
ferito, che viene dal mare, e Alcina)

ANGELICA
Quanto somigli tempestoso mare
Al fluttuar di quest'anima amante.
L'onda che il flutto incalza
E' la doglia amorosa,
Che incalza il fiero duol della mia pena.
Or si discopre la profonda arena,
E l'onda inferocita
Sale tumida al ciel...

MEDORO
Soccorso aita.

ANGELICA
Misero! Ahimé, che veggio!
Un picciol legno
Quasi da' l'onde assorto
Vicino a naufragar. Stranier, fa' core,
Respingi pur l'onda nemica: in salvo
Già lo vegg'io dal fier Nettun irato.

MEDORO
Pur ritorno a mirarti idolo amato!

ANGELICA
Che veggio! Ah mio tesor: di braccio a' morte
T'involaro i miei voti.
Pur ti riveggo, e pur ti stringo al seno.
Qual sangue? Ahi me infelice!

MEDORO
Io vengo meno.

ANGELICA
Qui ti siedi cor mio.

MEDORO
Vedo la morte
Stender sovra di me squallidi i vanni:
Ecco i freddi sudori:
Dall'aperto mio fianco esce già l'alma;
Ma dolce m'è il morir, or che la sorte
fra le tue braccia il mio morir destina.

ANGELICA
Pietosi dei, chi mi soccorre?

Scena Sesta

(Angelica, Medoro e Alcina)

ALCINA
Alcina.

ANGELICA
Alcina. Ah, tal mi rendi il mio tesoro?
Vedi il giglio d'amor langue, e ruggiade...
Ma da qual cielo, oh Dio, ruggiade attendo?
Il mio pianto, il mio sangue
Alcina basterà per rarvvivarlo.

ALCINA
Bastò già il mio potere.

MEDORO
Chi mi richiama in vita?

ANGELICA
Aperti ha i lumi:
Riveggo, o sogno, i rai celesti?

ALCINA
E in loro vedi un'opra volgar della mia possa.

ANGELICA
Che di eterno dovere a te mi stringe.

(a Medoro)

Pur respiri alma mia!

MEDORO
Ripieno ho il petto
Di gioia e di contento,
Poiché ti stringo al sen, cor del mio core.

ALCINA
Narrane i casi tuoi,
che dopo il pianto
Egl'è soave il rammentarli in gioia

MEDORO
Te perduta, te cerco, e giunto al mare
Legno di Logistilla
M'accoglie: sciolto abbiam le vele appena,
Che da navi nemiche intorno cinti
Siam combattuti, e vinti.
Ferito io resto, e prigionier: s'adira
Nettuno, ed il naufragio a noi minaccia;
Sgravansi per sottrarsi a'i di lui sdegni
Dall'inutili somme i carchi legni.
Rimango il primo absorto,
E sepolto nell'onde in pria che morto.
L'onda qua, e la m'incalza,
E sovra il mar m'innalza.
Il ciel riveggo,
e innanzi a gl'occhi miei
L'instabil flutto un picciol legno adduce;
Tosto l'afferro; e mentre chiedo aita,
Quando morte io temea trovo la vita.

Scena Settima

(Angelica, Medoro, Alcina, Orlando)

ORLANDO
Non godrai sempre in pace,
Lieto del tuo gioir, rivale audace

ALCINA
Orlando?

ANGELICA
Ahimè!

MEDORO
(fra sè)
Io son perduto.

ORLANDO
Rendi pur grazie al ciel, ch'inerme sei;
Col tuo sangue vorrei...

ANGELICA
Che far vorresti?

ALCINA
(piano a Medoro)
Deh, non temer.

ANGELICA
(fra sè)
Lusinghe or siate meco.

MEDORO
(fra sè)
Oh, fugaci contenti!

ORLANDO
(ad Angelica)
Impallidisci
Tigre di crudeltà, sfinge d'inganni.

ALCINA
Tu non conosci, Orlando,
Chi sia il garzon, di cui geloso or sei:
D'Angelica la bella egli è il germano.

MEDORO
(fra sè)
Ormai respiro, oh Dei!

ANGELICA
Così ingrato m'insulti?
E così temi
Del mio sincero amor, della mia fede?

ORLANDO
(fra sè)
Ove trascorsi?

ALCINA
(fra sè)
Oh come scaltra or finge!

ORLANDO
Senti, senti mio ben.

ANGELICA
Sono una sfinge,
Una tigre: v'aggiungi,
Per caparra d'amor, qualch'altra offesa.
Io tigre mentitor?
Tu a me lo sei
Con questo vano tuo timor geloso.

ORLANDO.
(a Medoro)
Tu m'impetra il perdono...

MEDORO
Non lo potrei, se il tuo rival già sono.

ANGELICA
Poveri affetti miei!
Questa vi rende
Amorosa mercede il core ingrato!

(finge di piangere)

ORLANDO
Per questa bella man, ch'umile io stringo.

MEDORO
(piano ad Angelica)
Cara, piangi per lui?

ANGELICA
(piano a Medoro)
Rimira, io fingo.

ORLANDO
O bellissima destra!

ANGELICA
Ella ti è pegno di mia candida fede.

MEDORO
(piano ad Angelica)
Angelica

ANGELICA
(piano a Medoro)
T'accheta.

MEDORO
(piano ad Alcina)
Finge pur!

ALCINA
(piano a Medoro)
Non lo vedi?

MEDORO
(fra sè)
Ahi che tormento!

ORLANDO
(ad Angelica)
I begli occhi onde amor vibra le faci...

ANGELICA
Per te, se belli son, son belli.

MEDORO
(fra sè)
Oh Dio!

ANGELICA
(sottovoce)
Sei tu geloso ancor?

MEDORO
(sottovoce)
No.

ANGELICA
(sottovoce)
Dunque taci.

(a Orlando)

Tu sei degli occhi miei
Tu sei di questo sen;

(a Medoro)

Soffri, tu sei 'l mio ben
L'oggetto amato.

(a Orlando)

Geloso non ti bramo
Credimi sì ch'io t'amo
Son tua, si tua son io
Idolo del cor mio
Nume adorato.

(Angelica e Medoro escono)

ORLANDO
Ahi, crudele gelosia, tiranna degli affetti
così presso il mio ben reo mi rendesti.
Troppo è fiero il nume arcero,
qunado in sen di chi ben ama
d’una fredda gelosia
il velen spargendo va.
Ma consola l’alma mia
il pensier che il mio timore
già nel core del mio ben
destò pietà.

(esce)

Scena Ottava

(Alcina e Medoro)

ALCINA
Medoro, il ciglio abbassi, e stai dolente?
Lascia di sospirar.

MEDORO
Cieli! Chi mai
Creduto avria, ch'in un momento solo
Angelica potesse,
Mostrando ad altri amor, farsi incostante?

ALCINA
L'arti ancora non sai
d'un core amante.

MEDORO
Eh, d'arti non ha d'uopo,
Chi nel seno racchiude un cor sincero.
S'altri adora il mio bene,
Io soffrir lo dovrò, dovrò tacere?

ALCINA
E soffrire, e tacer: questo è amor vero.

MEDORO
Rompo i ceppi e in lacci io torno.
Dall'inganno di quei guardi
Incostanza apprenderò.
Sarà infedele ancora
Il mio cor con chi l'adora,
A sperar io tornerò.

(Alcina, poi Ruggiero)

ALCINA
Innocente garzon, tu ancor non sai
con quanti strali amor ferisca un core?

(vede Reuggiero)

Ma qual ventura è questa!
Da un destriero volante
veggio che scende armato cavaliere:
a questa parte ei volge il piè. Che fia?

RUGGIERO
Grazie al ciel, pure alfine calchi Ruggiero
il suol, se suolo è questo,
che dal felice Eliso
il bel soggiorno a me rassembra.

ALCINA
(fra sè)
È vago!

(A Ruggiero)

Poiché per mia gran sorte
sceso dal cielo onori i regni miei,
cavaliero gentil, dimmi chi sei?

RUGGIERO
Ruggiero son, giunto cred’io nel cielo,
chè tutto spira qui beltà celeste.

ALCINA
Qui dove son reina,
valoroso Ruggiero,
signor tu sei.

RUGGIERO
Troppo mi onori.

ALCINA
Alcina tanto deve al tuo nome...

(fra sè)

... e al tuo sembiante.

RUGGIERO
(fra sè)
Sol la mia Bradamante può far confronto
a sua gentil bellezza.

ALCINA
(fra sè)
Fisso mi guarda, e poi fra sé favella.
Nuova preda ei sarà degl’occhi miei.

RUGGIERO
(fra sè)
Ah, la mia Bradamante è assai più bella.

ALCINA
Meco all’ombra t’assidi, il fianco tuo riposa,
e ti ristora in quest’onda tranquilla.

RUGGIERO
Come chiara zampilla!

ALCINA
Assaggia meco il limpido cristallo

(fra sè)

(il prendo all’esca).

RUGGIERO
Onda giammai più fresca non assaggiai.

ALCINA
(fra sè)
S’egli nel petto avea qualche foco d’amore
l’onda ne spense già tutto l’ardore.

(a Ruggiero)

Ma questa è più soave

(fra sè)

Ora ei cade nel laccio.

RUGGIERO
Ambrosia è questa, o nettare di Giove?

ALCINA
(fra sè)
Incendio desta l’onda fatal per me
nel di lui core,
e d’ogn’altra bellezza adorata
da lui l’idea cancella.

Scena Nona

(Bradamante, Ruggiero, Alcina)

BRADAMANTE
Vò cercando Ruggiero, e'l trovo involto
Ne i lacci della maga.
Oh me infelice!
Or qui gelosa, e inosservata ascolto.

RUGGIERO
(ad Alcina)
Veggio ne' tuoi bei lumi
Scintillar quella fiamma
Che accenderà l'innamorato core.

BRADAMANTE
(fra sè)
Misera!

ALCINA
Oh fosse amore,
Quello che dal tuo labbro a me favella.

BRADAMANTE

Ahi, donna ingannatrice!

ALCINA

Ei già sospira.

RUGGIERO
Mira o bella, deh mira
Il poter de' tuoi lumi,
Che costringe il mio core ad adorarti.
Reo s'io t'adoro o cara,
Di temerario ardir non mi dirai.

ALCINA
Dirò che pria t'amai
E giurerò, caro,
d'amarti sempre.

BRADAMANTE

Perfida!

RUGGIERO
(a Alcina)
Sei pur bella.

BRADAMANTE
(a Ruggiero)
Ah traditore!
Questa è la fè, che mi giurasti? E questo
Il promesso tuo amore?

ALCINA
(a Ruggiero)
E chi è costei?

RUGGIERO
Non la conosco.

BRADAMANTE
Ove trascorsi oh Dei?
Olimpia io son (mentasi il nome) e quello
Il perfido Bireno.
Egli il giglio più bel su questo seno
Sfrondò con fé di sposo,
Poscia m'abbandonò: s'egli sospira,
Son mentiti i sospiri.

ALCINA
(a Ruggiero)
Di Bireno che parla?

RUGGIERO
(ad Alcina)
Ella delira.

ALCINA
Olimpia de' tuoi casi
Mi pesa il reo tenor; ma tu vedrai,
Che Bireno non è.

BRADAMANTE
Pur troppo è vero.

RUGGIERO
Bella da' tregua al duol io son Ruggiero.

BRADAMANTE
(fra sè)
(Non mi ravvisa, o finge)

(A Ruggiero)

Empio tu menti;
Io conobbi Ruggiero
Amoroso, e costante.

RUGGIERO
Ella nel suo furore
E Bireno, e Ruggier confonde insieme.
Lasciamla alle sue smanie.
Andiam mio core.

ALCINA
Sarò teco mia vita.

BRADAMANTE
Ah traditore.

RUGGIERO
Sol per te mio dolce amore
Questo core avrà pace avrà conforto.
Le tue vaghe luci belle
Son le stelle,
Onde amor mi guida in porto.

(Ruggiero esce)

BRADAMANTE
Ah inumano! Ah crudele!

ALCINA
Guarda ben, che t’inganni.

BRADAMANTE
È l’infedele che mi promise affetto,
che si giurò ben mille volte, e mille
a queste miel pupille il più leale amante
che portasse d’amor fiamme nel seno.

ALCINA
Bella tu prendi error.

BRADAMANTE
Non ti credo, no, no. Seguir lo voglio.
Non sempre riderai del mio cordoglio.

(esce)

ALCINA
Se lo crede Bireno, ella s’inganna.
E se Ruggiero il crede,
Invan spera di lui
costanza e fede.
Ei già di questi rai cede all’impero
lo siegua, il cor non teme, è mio Ruggiero.
Amorose ai rai del sole
son le rose e le viole
ed il sol co’ raggi ardenti
pur talor languir le fa.
Benché senta il mio diletto
nuovo fuoco dentro il petto
amerà sempre costante
la mia bella fedeltà.

(Entrambi uscita)



ATTO SECONDO


Scena Prima

(Alcina, Astolfo)

ALCINA
Tantè l’amor per variar d’oggetto
fa più dolce il gioire
nel fortunato ardor del nuovo affetto.

ASTOLFO
Talché Alcina egli è ver:
tocca penare al povero mio cor,
quand’altri gode.

ALCINA
Fonte perenne è il sol della sua luce,
e il sol della bellezza perenne è di sue gioie
e s’un ne gode ad altri non invola
il soave piacer del godimento.

ASTOLFO
Una donna incostante è un gran tormento!
Non ho più cor da sofferir quest'arti,
Con cui dividi amor.

ALCINA
Povero Astolfo!
Non hai più cor da sostenerle? Parti.

ASTOLFO
Ch'io mi parta da te? Troppo tenaci
Le mie ritorte son.

ALCINA
Resta, ma taci.

ASTOLFO
Ahi qual barbara legge imponi al core?
Dovrò vederti, infida,
Né il povero mio amor potrà lagnarsi?

ALCINA
Questa è la strada Astolfo
Per meritar gl'affetti miei. La sola
Sofferenza può un dì farti felice.

ASTOLFO
Comincia molto mal la mia fortuna!
Io t'amo, e t'amo, o bella
Col più tenero amor, col più costante,
Ch'accendesse giammai altr'alma amante.
E tu donna crudele...

ALCINA
Al vento spargi omai le tue querele.
Vorresti amor da me?
L'avrai, l'avrai;
Ma non sperar, che mai
Al solo solo foco
De tuoi languenti rai
Arda il mio cor:
T'inganni se lo credi,
Sei cieco, se non vedi,
Ch'io contenta non son
D'un solo amor.

Scena Seconda

(Astolfo, Bradamante)

ASTOLFO
Per qual donna incostante,
Crudele amore m'incatenasti il core?
Barbara ancor d'infedeltà ti vanti?
E' questa la mercede
Che doni in ricompensa alla mia fede?

BRADAMANTE
Forte campion: non ti vergogni ancora
Che una perfida donna ingannatrice
Te pur tenga d'amor nel laccio involto?
Scuoti il giogo crudel, vinci te stesso.

ASTOLFO
Veggio il mio danno espresso
Nel doppio infido cor d'Alcina ingrata.

BRADAMANTE
È una maga spietata,
Che con occulta infame forza (oh Dio)
Anco del mio Ruggier l'amor mi tolse,
Ma vendicar saprò l'oltraggio mio.

ASTOLFO
Protegga il cielo i tuoi disegni, e sia
La tua vendetta ancor vendetta mia.
Benché nasconda
La serpe in seno
Spietata, e immonda
Il rio veleno,
È men crudele
Dell'infedele
Che t'ingannò.
È pieni di frodi
Il Regno infido,
E in altro lido Io fuggirò.

Scena Terza

(Bradamante, Ruggiero, Orlando)

BRADAMANTE
Qui viene il mio Ruggier: resisti o core.

RUGGIERO
Stella d’amor
che il mattutino albore precedi
e messaggera sei del notturno orror
tornando in cielo,
diimi, sotto uman velo
vedesti mai maggior fede e beltà
di quella onde il mio bene adorno va?

BRADAMANTE
Del suo non vidi mai cuor più infedele.

RUGGIERO
Qui Olimpia delirante!
Lascia, o bella, i sospiri e le querele.

BRADAMANTE
Tempo già fu che anch’io bella e vezzosa
sembrava a l’empio cor che chiudi in seno.

RUGGIERO
Te lo ridico ancor, non son Bireno.

BRADAMANTE
Guarda ancora questi occhi.
Li conosci fellon?
Nel loro ardor di Bradamante
Vedi l'irato cor? Guardali bene:
Guardali traditor.

RUGGIERO
Non mi sovviene.

ORLANDO
(a Ruggiero)
Non ti sovviene la fé, mal cavaliero,
Che le giurasti.

RUGGIERO
Ahimé!

BRADAMANTE
L'aurato cerchio
Quest'è, che di tue fé mi dasti in pegno.
Miralo.

(gli dà l'anello che, passato in di
lui mano, scioglie l'incanto)

RUGGIERO
Oh ciel! Qual velo
Mi si squarcia dagl'occhi?
O Bradamante, o sposa?

ORLANDO
Il sacro anello
Sciolse l'incanto, onde l'idea nascosa
Le rimaneva infin del tuo bel volto.

RUGGIERO
Mie dilette pupille, occhi sdegnosi,
Stelle irate d'amor, ah fulminate...

BRADAMANTE
Torna con questo anello,
Ruggiero, a rimirar d'Alcina il bello;
E se allora da te vien riamata
Ti perdono, e mi parto invendicata.

RUGGIERO
Deh, cor mio! Deh, mia vita!

BRADAMANTE
Taci non ti lagnar:
Taci non mi pregar.
Disperdi i pianti all'aure,
i prieghi al vento.
Bugiardo infido cor,
E menzognero ancor
Nel pentimento.

(Ruggiero, Orlando)

RUGGIERO
Qual terra ignota al sol, qual antro cieco
Mi asconde ai miei rimorsi? Io t'ho tradita
Bradamante mia vita.
Tornate al core o lagrime, e lavate
La macchia del mio errore.

ORLANDO
Macchia forzata
D'invontario error non passa al core.

RUGGIERO
Segna il volto però d'un gran rossore.

ORLANDO
Che d'ira generosa illustre figlio
L'altra virtù di nobil alma addita.
Consolati Ruggier; come si vede
Dopo un turbine rio,
Splender più chiara in ciel stella serena,
Così quell'alma irata
Tosto vedrai, da sdegni suoi placata.
Sorge irato nembo,
E la fatal tempesta,
Col mormorar dell'onde,
Ed agita, e confonde,
E cielo e mare.
Ma fugge in un baleno
L'orrida nube infesta,
E l'placido sereno
In cielo appare.

Scena Quarta

(Montuosa alpestre con alta e scoscesa rupe che si
precipita e si trasforma in un’orrida caverna della
quale in nessuna parte si vede l’uscita)

(Angelica, Medoro)

MEDORO
Da questi sassi?

ANGELICA
Sì, da questi sassi,
Scintillar deve il foco, onde la face
Accenderà Imeneo
A far delle nostr'alme una sol alma.

MEDORO
Ma Orlando, o ciel.

ANGELICA
Non paventar, che Orlando
Non ne vedrà la fiamma: in me confida,
E lasciami qui sola
A terminar del nostro amor la sorte.

MEDORO
Ah, ch'in partir timido e mesto il core,
È costretto a penar lungi al suo bello
Fra speranza, e timore.
Qual candido fiore
Che sorge nel prato
Rinasce nel core
La bella mia speme,
Poi torna a perir;
Son troppo felice
Se amarti mi lice
Ma l'anima amante
Fedele e costante
Lontan dal suo bene
Si sente languir.

(Medoro esce)

Scena Quinta

(Orlando e Angelica)

ANGELICA
Né giunge Orlando ancor?
Con la sua morte assicurar vuò la mia pace.
Qui l’importuno, cauta alma mia,
se vuoi goder.

ORLANDO
Mia bella eccomi: sospirosa m’accogli
Ancor? Favella; a qual rispetto mai
Per te si bada? V’ha periglio?
Vi son mostri o giganti?
Ho core, ho braccio, ho spada
Da vincerli per te.

ANGELICA
M’inorridisco al sol pensarvi: troppo
Mi costeria costando un tuo periglio
La capricciosa mia brama importuna.

ORLANDO
Questa è amorosa fé, quello è un bel core.
Chi vide mai più fortunato amore?
Dove dove fuggisti anima mia?
Torna deh torna o cara
E svelami tua brama,
O mi vedrai al tuo piede estinto.

ANGELICA
Ingegnoso crudel, perfine hai vinto.
Sulla rupe che vedi aregenteo vaso
Serba l'acque fatali,
Onde Medea del già cadente Esone
Fè rifiorir l'etade. Io lo vorrei.

ORLANDO
E valeva i tuoi sospir sì lieve brama?

ANGELICA
Vigile sempre a lor custodia è intento
Orribil mostro, e indomito dimora.

ORLANDO
Io il domerò.

ANGELICA
Noi fortunati allora
Potrem durando sempre in fior d'etade
Render eterni i nostri dolci affetti.

ORLANDO
Oh, soave sperar quanto m'alletti!

ANGELICA
Oh, Dio! T'amo e pavento...

ORLANDO
T'amo e sì gran vigore
Infonde nel mio sen, cara, il tuo amore,
Ch'ogni periglio io sfido:
La rupe io saglio, e il fiero mostro uccido.

Scena Sesta

ASTOLFO
Orlando, dov'è Orlando? Arresta il passo.

ANGELICA
Ah! Son scoperta.

ASTOLFO
A certa morte vassi
per l'infausto sentier.

ORLANDO
Tema al mio core?

ASTOLFO
Se certa morte allor,
virtù è il timore.

Scena Settima

(Orlando solo nella caverna)

ORLANDO
Precipizio ch'altrui morte saria
Raddoppia in me il vigor.
Mostro, mostro, ove sei?
Ti sfido esci; paventi
Uscirmi a fronte? A te la vita lascio;
Né dell'orrido teschio ornar pretendo;
Né dell'irsute cuoia i miei trionfi.
L'acque m'addita o quest'orribil speco
Di te covile io struggerò, e rapina
Farò di lor.

(Orlando entra nella grotta si chiude
dietro di lui con grandi rocce)

VOCE DI DENTRO
Sei prigionier d'Alcina.

ORLANDO
Prigioniero! Chi parla?
Ho al fianco il brando,
Né l'insano tuo dir sgomenta Orlando.

(Guarda attorno, e non vede esservi uscita)

Qui donde uscir non scorgo;
Sassi orgogliosi intendo
Il muto favellar del vostro orrore.
Son tradito, il veggo, il so,
Ma al destin non cederò.

(Tenta di svellere i sassi)

Dure selci cedete:
In vano resistete
Alla scossa del mio braccio possente.

(Sevelle un sasso)

Un marmo ho già divelto: incerta luce
Nella cupa spelonca ora traluce.

(Fa nuovi sforzi)

Ingratissima Angelica. Il mio core
Presa lena maggior da' sdegni suoi
Giusto furor traspira.
Uscirò infida, ed il tuo nuovo amore
Calpesterò tutto dispetto, ed ira.
All'estrema mia possa
Altro sasso già cede: aperto è il passo.
Esce da tua prigione, Alcina, Orlando,
Dell'infame tuo Regno
A far scempio crudele, e memorando.

(Lascia la grotta)

Scena Ottava

(Bradamante, Ruggiero)

BRADAMANTE
Hai vinto alfine o mio pudico amore:
Ruggier mercé del prezioso anello
Vide il deforme aspetto,
Che nell'iniqua Alcina
A forza d'arti ignote altrui par bello.

RUGGIERO
Rimanti alle tue caccie e ai tuoi piaceri
Perfidissima Alcina.
Vanne, inganna altro core,
trova altro amore,
Ch'io gi' riscossa ho l'alma
Dall'indegno servaggio.

BRADAMANTE
E ben Ruggiero
La bellissima Alcina,
La novella deità del tuo cor come ti aggrada?

RUGGIERO
Quanto, oh quanto al tuo amore,
Quanto alla tua pietà deggio o mia bella!

BRADAMANATE
Vanne, vanne ad Alcina, io non son quella.

RUGGIERO
Forza crudel d'incanto
Discolpa del mio error, e mi difende.

BRADAMANTE
Va gentil cavaliero, ella ti attende.

RUGGIERO
Non ti basta il cordoglio
che mi tormenta il sen?

BRADAMANTE
Vendetta io voglio.

RUGGIERO
Ecco il dardo ecco il petto,
Ove amor già ferì co'gl'occhi tuoi
Ora con la tua man morte ferisca.
Oh felice morir, se m'è concesso
Per te...

BRADAMANTE
Mori crudel, ma in questo amplesso.

RUGGIERO
Che bel morirti in sen,
Mio dolce amato ben
Gioia dell'alma.
Amo gli sdegni tuoi
Se al cor ritorna poi
Sì bella calma.

BRADAMANTE
(sola)
Narrate i miei contenti,
frondi erbe e fiori,
antri, aure, venti.
Vinto ha già l’alma mia.
Il mio fido Ruggier tornò qual pria.
Se cresce un torrente con torbida piena
E rompe la sponda, altera si spande
Ne’ campi quell’onda
E freno non ha.
La gioa è sì grande che l’anima sente
Che il cor si risente e dentro se stesso
L’estremo piacere racchiuder non sa.

Scena Nona

(Campagna a' piedi d'un colle con boschetto alle parti,
all'ombra de' quali vedesi apparecchio di vasellami, e
la tazza nuziale d'i Angelica, e Medoro)

CORO
Al fragor de corni audaci
S'oda il colle ad echeggiar;
Ed al suon di casti baci
Venga Amore a trionfar.

MEDORO
Te gran Diva di Cipro alta, e possente,
Te faretrato amor, bevendo invoco,
E te Bromio festivo
Perché lieto, e giulivo
Per Angelica sempre arda il mio foco.

(Beve, poi presenta la tazza ad Angelica)

CORO
Gran Madra Venere
Gran nume Tespio
Gran Pare Libero
Odi i suoi voti.

ALCINA
Così da questi Dei
Si udisser per Ruggiero i voti miei.

ANGELICA
Te Citerea vezzosa,
Te dolcissimo amore!
Te Libero amoroso
La tazza nuzial vuotando invoco.
Quale è il dolce liquore
Tal sia, ma eterno sia
Per Medoro a me in sen mai sempre amante.

CORO
Diva dell'Espero
Fanciullo Idalio
Nume semeleo
Odi i suoi voti.

ALCINA
Così da questi dei
S'udissero per Ruggero i voti miei.
Alme felici io parto: ah, perdonate
Al mio timor, all'amor mio, se parto.
Mirate: anco in partir dispiega a voi
L'infelice cor mio gl'auguri suoi

(addita le iscrizioni)

"Vivan sempre amorosi
Angelica, e Medoro amanti, e sposi."
Così potessi anch'io
Goder coll'idol mio
La pace, che trovar non può'l mio cor.
Ma unito alla mia stella,
E perfida, e rubella
Sol tormenti minaccia il dio d'amor.

(esce)

Scena Decima

(Angelica e Medoro)

MEDORO
M’ha commosso a pietà.

ANGELICA
Lasciamo a lei de’ suoi martir
Le pene e in queste verdi pianticelle amene
Verghiamo noi le nostre gioie,
O caro.

MEDORO
Sì. Crescano le tenere corteccie,
e in loro il testimon del nostro ardore.

ANGELICA
E in ogni cor gentil servo d’amore
Brilli per noi lo spirto.
Io vergo quest’alloro.

MEDORO
Io questo mirto.

(Vergano con i dardi le cortecce degli alberi)

ANGELICA, MEDORO
Belle pianticelle crescete verdeggiate
Il nostro dolce amor e il nostro lieto amor
In voi serbate.

ANGELICA
Leggi nel verde alloro.

MEDORO
(legge)
Angelica qui fu sposa a Medoro.
Leggi il mirto amoroso.

ANGELICA
(legge)
Medoro qui d'Angelica fu sposo.

ANGELICA
Sei mia fiamma, e sei mio bene
Sei mio sole, e sei mio cor
In sue amabili catene
Ne restringa eterno amor.

MEDORO
Sei mia gioia, sei mia pace
Sei mia stella, e sei mio ben,
Quanto amabile è la face
Che mi accende il core in sen.

Scena Undicesima

ORLANDO
(solo, che giunge e vede partire Angelica e Medoro)
Ah sleale, ah spergiura,
Donna ingrata infedel cor traditore;
Del tuo malnato errore
Vengo a smorzar... oh ciel, che leggo?
Ahi lasso!
EVivan sempre amorosi,
Angelica, e Medoro amanti, e sposi".
Angelica, e Medoro amanti, e sposi?
Questa è la scure, la scure,
Ahimé, ch'il capo tronca alla mia speme.
Di Medoro il mio bene?
Sgorgate, o lagrime
A fonti, a rivi.
No, ch'è poco, a torrenti, a fiumi, a mari.
Arde Orlando, che Orlando?
Eh, Orlando è morto.
La sua donna ingratissima l'ha ucciso.
Io son lo spirto suo da lui diviso,
E son con l'ombra mia, che sol s'avanza
Esempio a chi in
amor pone speranza.

(Legge sopra l'alloro)

"Angelica qui fu sposa a Medoro".
Chi segnò quest'alloro!
Lo vergò di sua man la mia tiranna,
V'impresse di sua mano il mio martoro.
Amanti e sposi? oh Dei! Sposa a Medoro!
Vendetta, sì vendetta incontro amore;
Or n'ho trovato il modo,
Per cacciarmel dal sen
trarommi il core.
Io ti getto elmo, ed usbergo:
Ite o piastre e maglie al suolo.

(Legge nel mirto segnato da Medoro)

"Medoro qui d'Angelica fu sposo"!
A te mirto orgoglioso
Vò sfrondarti, schiantarti
Sino all'ultimo bronco,
Ed estirpar dalla radice il tronco.
Ho cento vanni al tergo
Ho duecent'occhi in fronte,
E nel furor che ho in sen
M'adiro almeno almen con mille cuori.
Sopra quei vanni io m'ergo
Volo dal piano al monte
Quelle pupille io miro:
Con tutti i cuor. Sospiro.
Occhi, vanni, furor, cuori, oh martoro!
Amanti, e sposi Angelica, e Medoro!



ATTO TERZO


Scena Prima

(Astolfo, Ruggiero)

RUGGIERO
Morto Orlando tu credi?

ASTOLFO
E sol desio
L'onor del rogo all'onorata salma,
E alle ceneri illustri urna condegna.

RUGGIERO
A penetrar nell'erto della rupe
Giù nel profondo speco
L'alato mio destrier ti serva all'uopo.

ASTOLFO
Sì, contro Alcina alla vendetta
Accingiamoci, o Ruggier: Melissa puote
Quelle mura d'acciaro
A' nostri passi aprir; se meco sei,
Se l'amazzone nostra a noi s'unisce
Nulla temo il poter de' Stigj dei.
Dove il valor combatte
Nulla il vigor potrà
D'inferno irato.
Se l'empietà s'abbatte,
Contro del suo rigor
Congiura il fato.

Scena Seconda

(Ruggiero, Bradamante in abito da uomo)

RUGGIERO
Vendetta, sì, cor mio.

BRADAMANTE
La tenti invano.

RUGGIERO
Non può mancar ciò che negli astri è fisso:
Sitibondo di sangue a' darne aita
Tu al fianco pur riappendesti il brando.

BRADAMANTE
Ma perché sola io voglio
L'onor del colpo, e sola averlo io posso:
Colà dentro racchiusa è la fatale
Urna, ch'eterno fa il poter de l'empia.

RUGGIERO
La rapirem...

BRADAMANTE
Melissa, infin Melissa
Come rapirla ignora, e chiusa il vedi,
D'acciar la soglia, ed immortale è il fiero
Custode delle ceneri famose.

RUGGIERO
Ritiramci, sen viene Alcina al tempio.

BRADAMANTE
Vedrai per me
della crudel lo scempio.

Scena Terza

(Alcina; Ruggiero e Bradamante in disparte)

ALCINA
L'arco vo' frangerti,
La face spegnerti
Tiranno barbaro,
Nume d'amor.
Ma invan minaccio amor, ride il superbo
Dell'ire insane mie: te se non posso
Atterirò di Flegetonte i Dei.
Numi orrendi d'Averno
Sin dal profondo inferno
L'orride piume a' miei comando ergete.
Volate, che tardate a' cenni miei?
Che sì pigri, che sì...

BRADAMANTE
(in disparte)
Dormon di Lete

ALCINA
Iniqui, e rei
Vuò saper di Ruggiero, o d'Acheronte
Verrò a predare il regno.

RUGGIERO
(in disparte)
Orgogliosa.

BRADAMANTE
Ma in vano.

ALCINA
Lassa! Sordo l'inferno,
Sordo il ciel, che far degg'io?
Del gran saggio Merlin parli lo spirto.
Aprite, o mura, il varco
Alla vostra Reina.

(Si spezza in due parti il muro d'acciaio, e si scuopre il
tempio d'Eccate Inferna, vedesi nel tempio la statua del
famoso Mago Merlino appoggiata ad un'urna entro cui
stanno le di lui ceneri; d'interno è chiusa da balaustri
di ferro, e vi sta alla custodia l'inviolabile Aronte con
mazza impugnata; da una parte Ara d'Eccate.)

RUGGIERO
(in disparte)
O portento.

BRADAMANTE
(in disparte)
O stupor.

ALCINA
Se mai d'Alcina
Spirto celeste i prieghi udisti,
e i pianti
T'impietosiro il ciel dove risiedi,
I di lei prieghi ascolta,
I di lei pianti vedi,
E del mesto suo cor pietà ti prenda.

RUGGIERO
(a Bradamante)
Ti assista amor.

BRADAMANTE
(Ad Alcina)
Bellissima reina,
il tuo Ruggiero sovra alato destriero
agl’amor tuoi, a’ sdegni miei s’è tolto.

ALCINA
Avrà ch’il segua.

(fra sè)

Oh, che bel volto.

(A Bradamante)

Di, leggiadro guerrier, come t’appelli?

BRADAMANTE
Aldarico son io.
Ruggiero infido d’una germana mia
il credulo bel cor trasse ad amore,
poscia ingrato, incostante l’abbandonò!
Per cancellar quest’onta
sieguo in Ruggier la mia vendetta,
e il trovo, ma in van,
ch’ei spiega ratto all’aure, ai venti,
mincciando a me morte a te ruina.

ALCINA
Oh, folle!
Eterno è il gran poter d’Alcina.

RUGGIERO
(in disparte)
Superba!

ALCINA
Crede forse per lui
ch’io disperar mi deggia?
Come raggio di sol
non manca a stella
non manca donna bella mai
gentile amator.

RUGGIERO
(fra sè)
La intendo!

BRADAMANTE
Oh cieco ai rai
del tuo bellissimo sembiante!

ALCINA
Lieto, cor mio,
ch’hai ritrovato amante.
Aldarico, il mio volto
per te, qualunque ei sia.

Scena Quarta

(Alcina, Bradamante, Orlando, Ruggiero)

ORLANDO
Cortese Ifigenia il furibondo Oreste
Sen viene a te, che dalla Grecia è in bando.

BRADAMANTE
(fra sé)
Misero!

RUGGIERO
(in disparte)
Che mai vedo?

ALCINA
È stolto Orlando?

ORLANDO
(a Bradamante)
Ah, ah, che vedo mai?
Questa spada è rubata, ell'è di Marte.
Contro le donne a rivoltar le carte.

BRADAMANTE
(fra sè)
S'anco mi scopre, è folle.

ORLANDO
(ad Alcina)
Per te c'è poi di brutto,
Cadrà se non rimedi,
In precipizio, ed in ruina il tutto.

ALCINA
Perché?

BRADAMANTE
(in disparte)
Che dirà mai?

ORLANDO
(ad Alcina)
Senti.
Senti, senti, e compiangi
La storia miserabile, ma vera.
Il mio povero amore una bellezza
Avea invitato al ballo, allora quando
Madama crudeltà, monsù rigore,
Nemici giuratissimi d'amore
Fecero il bel desire (ahi, cruda sorte)
Fecero il bel desir riuscire invano.

RUGGIERO
(a parte)
Così guida empia sorte!

ALCINA
(a Bradamante)
È affatto insano.

ORLANDO
All'invito gentil, ch'amor le fa
Madam la crudeltà,
Con guardo torvo e minaccioso aspetto
Disse: petit fripon, je ne veux pas;
Ed il rigor, presa beltà per mano,
Lasciò con passo grave e ciera brutta,
Il mio povero amore a bocca asciutta.
Deh appaghi ella il mio amor meco danzando.
Danziam signora la follia d'Orlando.
Suonate, suonate!
La la la la la la.

(in atto di danzare)

RUGGIERO
(in disparte)
Il compiango

ORLANDO
(ad Alcina)
Signora a chi dich'io?

(prendendo per mano Alcina)

ALCINA
(ad Orlando)
Tant'audace con me?

BRADAMANTE
(ad Alcina)
Deh, spegni o bella
L'ira che t'arde in cuor.

ALCINA
Legge è un tuo cenno.
L'alto eroe come mai perduto ha il senno?

ORLANDO
Vola vola vola vola vola.
Che vola? Amor che fugge. Apollo,
Vedete dietro a lui montato in furia,
Per l'altissima ingiuria
Fatta all'onesta sua Dafne pudica
Mettendo nel bordello il casto alloro,
Quando Angelica fu sposa a Medoro.

Scena Quinta

(Angelica, Alcina, Orlando, Bradamante, Ruggiero)

ANGELICA
Come purpureo fiore languendo muore
Che il vomere al passar tagliato lassa.

ALCINA
Qual voce?

ORLANDO
Zitto zitto.

ANGELICA
Così langue, in un seno amante, core
Se lungi dal suo ben la vita passa.

RUGGIERO
(in disparte)
È la donna crudele.

ORLANDO
Oh l'incostante
Mia preferita amante,
Che di stirpe si vanta d'Anfione
Canta per suo diporto una canzone.
Canta tu pur, che te ne priego.

BRADAMANTE
È folle.

(ad Alcina)

Rendi contento, o bella, il suo desire.

ALCINA.
Si appaghi la sua brama.

ORLANDO
Canterai?

ALCINA
Canterò.

ORLANDO
Lodato il cielo.

ALCINA
Che dolce più, che più giocondo stato,
V'è mai quaggiù d'un amoroso core.
Che viver più felice, e fortunato
Quanto il trovarvi in compagnia d'amore.

ANGELICA
Ma se lungi è il suo ben qual più doglioso
Stato v'è mai d'un cor che sia amoroso.

ORLANDO
(ad Angelica)
Prenderla voglio: affé t'ho colta.

ANGELICA
Aita.

ORLANDO
Vous voudrez bien un coup me perdoner
Madame la cruanté.

ANGELICA
Cieli, che vedo mai?

ORLANDO
L'abbiam prigion.

(ad Alcina)

Deh, renda il tuo rigore
Al mio povero amore
La rapita beltà.

ANGELICA
(ridendo)
Strana follia!

ORLANDO
Comment, vous donc riez?
Ventre bleu, la railleuse!
Irriterò contro i tuoi sciocchi errori
Le donne i cavalier l'arme, e gl'amori.

ALCINA
Amor dov'il guidasti!

BRADAMANTE
(guardando Angelica e Ruggiero)
Alma di fera.

RUGGIERO
Dispietato core.

ANGELICA
(ad Orlando)
Renderà il mio rigore,
La rapita beltà,
Medoro, oh Dio!

BRADAMANTE
Troppo fosti spietata.

ANGELICA
Ebbi sempre pietà de' suoi tormenti.

ORLANDO
Menti, sentiti l'eco.
L'ingiuriato mio povero amore,
Da cui la speme ha già tolto congedo
Ti dice, facend'eco al mio dolore:
Menti, barbara donna, io non ti credo.

ANGELICA
Poveri affetti miei, siete innocenti.
Ma ingiusto è quel timor,
Che al vostro bel candor,
Il pregio toglie.
Ingrato io ti direi, t'inganni e menti;
Ma no, che la mia fé
Oltraggi per mercé
In pace accoglie.

Scena Sesta

(Orlando, Alcina, Bradamante, Ruggiero)

ORLANDO
Ella parte. Mirate
La menzogna con lei. Ch'orridi mostri!
Nelle diverse sue faccie deformi:
Molti sembrano, è vero, Endimioni,
Ma basilischi son, serpi, e dragoni.
Gli seguirò,
Gli atterrerò,
Gli struggerò,
Gl'annienterò.
Vai dicendo di no?

(ad Aronte)

Resta qui, Alcide, alla tua Iole appresso,
E n'averai la nuova adesso adesso.

RUGGIERO
(in disparte)
Quanto mi fa pietà.

BRADAMANTE
(ad Alcina, additando Aronte)
Chi è il minaccioso?

ALCINA
Aronte egl'è guerriero
Feroce, invulnerabile, e fatale,
Sinché sostien la ferrea mazza in pugno.

BRADAMANTE
E di ferrea catena
Alla destra l'annoda.

ALCINA
Or venga l'empio
Ruggiero, e provi di sua spada il taglio.
Quella catena a far mia possa eterna
Con la spuma di Cerbero lo stesso
Tartareo Re temprò d'Averno al foco.

BRADAMANTE
L'arcano m'ha scoperto a poco a poco.

ALCINA
Vanne Aldarico, e là dove tu miri
Rider più verde il suol colà mi attendi.

BRADAMANTE
Qui lascerò Ruggier?
Parto, ma peno.
Io son ne lacci tuoi,
E ti prometto il cor
Fede, e costanza.
Vado: riposo in te;
Sovvengati che sei
La mia speranza.

Scena Settima

(Ruggiero, Medoro)

MEDORO
Oh Ruggier! Menzognera
Dunque la fama fu di tua incostanza!

RUGGIERO
D'incostanza che parli?

MEDORO
Fuggire i primi desiati lacci
Dell'amorosa Alcina,
Spegner nel cor che prima ardea le faci.

RUGGIERO
Si fuggono a ragion lacci inonesti,
E spengonsi a dovere impure faci.

MEDORO
Tal che dunque egli è vero...

RUGGIERO
Che se il pria amato error
poscia si aborre,
Costanza è allora il variar pensiero.

Scena Ottava

(Angelica, Ruggiero, Medoro)

ANGELICA
Costanza è allora
il variar pensiero?

MEDORO
Con tanto ardor chi si difende è reo.

ANGELICA
(in disparte)
Di che mai si favella?

RUGGIERO
Allor sarei
Colpevole se te reo non punissi.
Ma non degna Ruggiero
Contro il molle tuo sen stringer la spada.

ANGELICA
Al maggior uopo io giunsi

MEDORO
Entro al molle mio seno alberga un core,
Ch'al tuo ceder non sa.

ANGELICA
(in disparte)
Vezzoso ardire.

RUGGIERO
Eh taci, e va' di tua bellezza armato
A far preda de' cuori.

MEDORO
(snudando la spada)
Il brando stringi.

ANGELICA
(tra sé)
È tempo ch'io mi scopra.

RUGGIERO
(strappando la spada di mano a Medoro)
È mio il tuo ferro.

ANGELICA
E se brami vendetta è tuo il mio petto.

RUGGIERO
Quello è un campo da te, prendi il tuo brando;
E tu donna (il mio labbro nulla dice di più)
donna m'intendi?
Porta altrove il tuo amor,
per te va insano Il fiore degl'eroi.

ANGELICA
Se vago volto
Il genio alletta e il cor, senti Ruggiero:
Costanza è allora il variar pensiero.

Scena Nona

(Orlando solo)

ORLANDO
Fonti di pianto
Piangete tanto
fino a che in lacrime
struggasi il cor.
Mio cor amante
sei di diamante
s’oggi non spezzati
al mio dolor.
No no, ti dico, no. Forse pretendi
Ombra squallida e nera
Di spaventarmi? No no, non è morta.
Morta credea la crudeltà, Nerone,
E sorto d'Acheronte
Volea ch'io le cantassi il Gazarone.
Ma morta so ben io ch'ella non è,
Che mi lacera il cor, fuggi da me.
Scendi nel Tartaro
Per farti vindice
Contro una furia
Bella, e crudel.
Furia bella e crudel? Sono ben tutte,
Furie le donne brutte,
Ma Angelica è una furia
e pur è bella.
Angelica? Sì, Angelica, che già
Tanto fedel mi protestava amore.
Ma che vedo? Ella è d'essa, il cor s'arrabbia.

(vede la statua di Merlino, e se la figura Angelica)

Angelica, mio bene. In faccia mia
Dunque ardsci fellon tenerla in gabbia?

(ad Aronte)

Romperò questi ferri, e che pretendi?

(va per rompere i balaustri, Aronte li si oppone
in atto di combattere)

Combattere! Hai ragion. Via ti difendi.
Dell'idra ha il cuoio addosso,

(a parte)

anima mia
Pianger la sento. Ah, crudo,
Non reggerai contro il mio cor irato.

(combatte di nuovo, e taglia la catena, che tiene la
mazza legata al braccio d'Aronte, gliela strappa di
mano, ed egli si mette a lottare)

Oh, oh, l'ho disarmato.
Vanne, minacci ancor? La tua pazzia
Più non merta, fellon, la pietà mia.
Sorge il sangue
E il furor langue
Già caduto è morto al suol.

(rompe i balaustri con la mazza d'Aronte)

Con l'istesse armi sue vi spezzo, o ferri.
Sospirata mia bella. Oh, quanto è dura,

(abbracciando la statua)

Intirizzita è certo di paura.

(levando la statua)

Non temer, no, cor mio.
Ti stringe Orlando al sen.
Quanto fracasso.

(mossa la statua dal luogo resta l'isola deserta tutta
balze, e dirupi, con albero a cui in un trofeo sono
appese le arme d'Orlando)

Cos'è?
treman le mura in fin dal fondo?
Volan per l'aria i tetti,
Traballa il suol! Forse ruina il mondo!
Son pur stanco! Pur lasso!
Or che tratto ho il mio ben dal ferreo laccio
Vuò chiuder gl'occhi al sonno.
Tal Borea riposò d'Orizia in braccio.

(si addormenta)

Scena Decima

(Alcina, Orlando, Bradamante, Ruggiero)

ALCINA
Infelice, ove fuggo?
Ove m'ascondo?
Son vinta e vilipesa. Ingiusto cielo!
Immortal mi facesti,
ed il tuo dono
Rende la fiera mia cagione eterna,
Perché immortal sarà meco il mio duolo.

(vede Orlando che dorme)

Il feroce nemico in braccio al sonno!
Cielo, giusto or dirò, che a mia vendetta
Apri pietoso il varco.

(snuda un pugnale)

Cado da grande or che la mia ruina
Meco ti opprime.

(si avventa ad Orlando)

RUGGIERO
(trattenendola)
Ferma.

BRADAMANTE
Ah, iniqua Alcina.

ALCINA.
Ruggier, che vedo?

RUGGIERO
In me non più Ruggiero,
Ma vedi il tuo persecutor più fiero.

ALCINA
(a Bradamante)
Aldarico, amor mio.

BRADAMANTE
In me ravvisa,
Bradamante, la tua più gran nemica.

Scena Undicesima

(Angelica e Medoro fuggitivi, Bradamante, Alcina)

ANGELICA
Salvamci.

MEDORO
E dove, o bella?

BRADAMANTE
(arrestando Angelica)
Arresta il piede.

MEDORO
Che fia!

ANGELICA
Cieli!

BRADAMANTE
Ecco lei, ch'ingannatrice

(a Ruggiero)

Trasse alla rupe Orlando,
Per lei va folle errando.

ALCINA.
(ad Angelica)
Amica, non è persa ogni speranza.

ANGELICA
Ma veggo, ahimè, l'ultima tua ruina.

Scena Dodicesima

(Astolfo con soldati di Logistilla, Angelica,
Medoro, Bradamante, Alcina, Orlando)

ASTOLFO
Angelica si arresti,
e pera Alcina.

BRADAMANTE
Astolfo!

ALCINA
(a parte)
Ahimè!

RUGGIERO
Dove sin or?

(ad Astolfo additando Alcina)

Ti piansi
Vittima sfortunata al furor di colei.

ASTOLFO
Nulla può in me
ch'in mio poter ho i dei.

BRADAMANTE
Ma Orlando!

RUGGIERO
Insano ei scorre...

BRADAMANTE
(scuotendolo)
Orlando!

RUGGIERO
(scuotendolo)
Orlando.

ALCINA
Oh, mio tormento.

ORLANDO
(svegliandosi)
Orlando
D'Angelica è nel sen. Qual lume, oh Dio?

(vedendo la face)

Sovra l'ignuda terra ignudo Orlando!
Misero! Dove sono?
Chi son? Chi cerco? Oh, Dei!
Ahi, ch'in mirar me stesso,
Me non ravviso in me, se non la colpa.

ALCINA
O, ingiusti numi, o fati,
o avverse stelle,
Troppo fiero è il mio duolo, e l'onta mia.
Ti perdo, empio Ruggiero,
e già riveggo
In Alderico ancor la mia rivale,
Tutto per me è fatale.
Torna il senno ad Orlando
E senza forza è in fin la mia magia.
Oh ingiusti numi! O fati! O avverse stelle!
Anderò, chiamerò dal profondo
L'empie furie del baratro immondo.
Chiederò negl'abissi vendetta
Dell'offeso e tradito mio amor.

BRADAMANTE
(ad Orlando additandole Alcina)
Vedi, ch'è tuo trionfo
L'eccidio della rea.

ORLANDO
Malagigi, i tuoi detti ora comprendo:
Dopo distrutta Alcina
Le fortune in amor mi serba il cielo
Con tormelo dal cor.

ANGELICA
O mio rossore!

ORLANDO
Godi, o bella, il tuo sposo, e tu garzone
La tua consorte in pace.
Il ciel v'ha uniti,
In dolce amico nodo.
Egli sia eterno, e nol rallenti, mai
Non che lo sciolga,
invida sorte amara.

ASTOLFO
Saggio chi dal fallir
prudenza impara.

CORO
Con mirti e fiori
Volate amori
A coronare
Costanza e fé.
S'ama costante,
Fedele, amante,
Gode in amare
Per fin mercé.



ACTO PRIMERO


Escena Primera

(Patio del palacio de Alcina. Angélica y Alcina)

ALCINA
Bella reina, tu soberano poder
no sólo la India, sino que todo el mundo honra.
Ante el fulgor sereno de tus ojos
todas las bellezas se inclinan y someten.
¿Y tú, que eres bella y reina, suspiras?
Olvida tus sufrimientos,
seca tu llanto.
¡Oh, dioses! ¡Medoro!

ANGÉLICA
Alcina; puesto que un alma amante
puede apaciguar su dolor
contando su males,
debes saber que mil flechas lanzó desde éstas,
hoy mustias pupilas,
el arquero celestial.
Agricane, Rinaldo, Ferraù,
Sacripante, Orlando y mil
famosos caballeros y reyes coronados
fueron asaeteados de amor por mis ojos.
Yo, sólo con la esperanza a todos atraje,
pero por ningún amor me sentí atraída;
finalmente, desdeñoso, el poderoso dios
tomó venganza sobre mi corazón.
Ante mis propios ojos
llegó el gracioso y amable Medoro;
y en cuanto lo contemplé, Alcina,
empecé a suspirar y a arder de pasión,

ALCINA
¿Por eso suspiras?
Dime ¿tu Medoro te ama?

ANGÉLICA
Tanto como yo lo adoro.

ALCINA
¿Y suspiras?
Un correspondido amor es la alegría del corazón.

ANGÉLICA
Pero la pena es ahora mucho mayor,
por cuanto mayor es el bien amado.
Conmigo él gobernaba mis reinos
cuando Orlando se enamoró de mí,
y yo que conozco su valeroso corazón,
le dije a mi amado Medoro: "¡Huyamos!".

ALCINA
¿Huir?
¿Faltan halagos y caricias para desterrar
el desdén de un amante corazón?

ANGÉLICA
Mi tierno amor
no me sugirió otra salida segura.
Sola, en brazos del temor y abandonada,
huí como una miserable ¡oh, dioses!
Pero en la huida perdí a mi tesoro,
el sol de mis ojos.

ALCINA
¡Ten valor!
Te lo devolveré y podrás aquí conmigo
disfrutar feliz de él,
y así unir tu alegría a mi satisfacción.

ANGÉLICA
Un rayo de esperanza
serena mi corazón
y mi alma consuela.
Pero se levanta una nube
de negro temor
que arrebata
la dulce serenidad de mi pecho.

Escena Segunda

(Alcina y luego Orlando, con la visera del yelmo
bajada, persiguiendo a Astolfo)

ALCINA
¡Cuánta piedad me despierta su pesar!

ORLANDO
¿Te rindes villano?

ASTOLFO
En vano te crees fuerte.

ALCINA
¡Eh, guerreros, apaciguad el orgullo!
¡Deponed las armas!

ORLANDO
Tan fácilmente no obedece Orlando.

ASTOLFO
¿Orlando?

(levantando la visera va a abrazarlo)

ALCINA
(Para sí)
¡Ah, si al menos ayudara el amor!

ASTOLFO
Disculpa el error, no reconocí tu divisa.

ORLANDO
Por tu hermosa y atractiva reina
menos no debes hacer; lo mismo que yo
podré hacerlo por Angélica mi bien amada.

ALCINA
Ella a mis reinos con su hermoso rostro
añadió un nuevo sol, y tú le añades nueva gloria
te ruego que permanezcas en mis reinos.

ORLANDO
Árbitro eres de hoy de mis deseos.

ALCINA
(para sí)
Lanza por mí, poderoso Amor, contra
el altanero corazón tu antorcha y tus fechas.

ASTOLFO
La ingrata no me da ni siquiera una mirada.

ALCINA
El amor pone en esos ojos
su poder;
pero la mirada guerrera,
que esparce terror,
a mi corazón aterra.
Y aunque la esperanza
al alma dubitativa
lleva ahora consuelo,
resurge el temor
que al alma atormenta.

(Orlando y Astolfo)

ORLANDO
Vi que en los ojos de esa bella mujer
por ti hablaba el amor.

ASTOLFO
¡Orlando mío, tú no conoces a Alcina!

ORLANDO
¿Alcina?

ASTOLFO
Ella es Alcina.

ORLANDO
¿Ésa a cuyos deseos se somete el infierno?
Aprende a tener la constancia de mi corazón.
¡Consuélate! Ya me parece que dentro de poco
podré gozar horas serenas.

ASTOLFO
Constancia me enseñas
y quieres que tenga esperanzas,
cuando esos ojos soberbios y severos
no le otorgan a mis penas una sola mirada.
Aunque a veces sumido en la esperanza
mis pensamientos suspiran y me consuelo.

Escena Tercera

(Orlando, después Bradamante)

ORLANDO
¡Piadoso dio del Amor!
Puesto que te agradó atraparme con tus lazos
en dulce servidumbre,
lanza al corazón de la hermosa Angélica
una flecha tan ardiente
que por mí se apasione y al fin me ame.

BRADAMANTE
Adorado Ruggiero...
¿Orlando tú aquí?

ORLANDO
¡Bradamante! ¿Tú aquí?

BRADAMANTE
Siguiendo la huella de mi Ruggiero.

ORLANDO
¿Él no te otorgó su mano
y la promesa de ser un fiel esposo?

BRADAMANTE
¡Suerte adversa!
Por desusada vía él me abandonó.

ORLANDO
¡Desdichada!

BRADAMANTE
La sabia hechicera Melisa
me predijo que aquí ardería mi bien amado
bajo los hechizos
de la maga Alcina.

ORLANDO
¡Consuélate prima!
Si nuestro destino no nos miente,
hoy seremos felices
Pero tú, ¿cómo osaste entrar
en el palacio real de Alcina,
sin conocer el camino y sola?

BRADAMANTE
Está conmigo la poderosa Melisa,
y con este anillo mágico
preparado contra los hechizos,
las malas artes de la perversa bruja
no tienen poder sobre mí.
A la bruja cruel le ocultaré mi nombre
y no le descubriré mi pasión guerrera.
Mucho menos se mostrará Bradamante
ante ella, orgullosa.

ORLANDO
Ahora te entiendo.
Es éste el piadoso anillo cuya magia
mantiene protegido a quien lo lleva.

BRADAMANTE
Ocultaré mi desdén
a su indigno y negro corazón
hasta tanto regrese mi esposo a mi amor.
Pero si la indigna ¡ay dioses!
me quita a mi amado,
ella probará mi brazo, feroz y poderoso.

Escena Cuarta

ORLANDO
(Solo)
Insólito coraje acude a mi alma
el preanuncio y los fatídicos poderes del dios Ebro,
que poniendo en mí su mirada penetrante
y con sagrado furor así me dijo:
Orlando, el cielo ha dispuesto para ti
la dicha del amor cuando a Alcina
logres hurtar las famosas cenizas
que conservan de Merlín su espíritu divino.
¡Ten esperanza!
Recoger podrás las gloriosas palmas
que el hado a tu poder destina.
Por tu mano será muerto el inmortal guardián
y vencido el poder de la bruja.
Amorosos afanes míos
no más dolor ni temor;
tengamos esperanzas
pues pronto seremos, yo glorioso, y tú feliz.
En el profundo y ciego mundo
se precipite la suerte despiadada
para este corazón.
Vencerá el amor
pues es más fuerte con la ayuda del valor.

Escena Quinta

(Angélica y Medoro)

(Delicioso jardín de Alcina contiguo al palacio
encantado de la misma. Se observan dos manantiales, 
uno que extingue y el otro que enciende el amor.
Mar borrascoso en la lejanía. Angélica, luego
Medoro, que viene del mar, herido, y Alcina)

ANGÉLICA
¡Cuánto se semeja al mar tempestuoso,
al fluctuar de mi alma amante!
El mar que apresura las olas
es el deseo amoroso
que apresura mis penas.
A veces se descubre la arena profunda,
a veces la ola feroz
sube inflamada al cielo.

MEDORO
¡Socorro! ¡Ayuda!

ANGÉLICA
¿Un desdichado?... ¡Ay de mí, qué veo!
Un pequeño bote casi tragado por las olas
próximo a naufragar.
¡Extranjero, ten valor!
¡Resiste las agresivas olas!
A salvo lo veo ya de la ira del feroz Neptuno.

MEDORO
¡Vuelvo a verte ídolo amado!

ANGÉLICA
¡Qué veo! ¡Ah, tesoro mío, mis plegarais
te arrebataron de los brazos de la muerte!
Nuevamente te veo y te estrecho en mi pecho.
¿Y esa sangre? ¡Ah, que infeliz soy!

MEDORO
¡Desfallezco!

ANGÉLICA
Siéntate aquí corazón mío.

MEDORO
Veo a la muerte tender sobre mí su pálido velo.
Siento fríos sudores
y por mi abierta herida escapa ya mi alma.
Pero es dulce la muerte,
ahora que la suerte me destina
a morir entre tus brazos.

ANGÉLICA
¡Dioses piadosos! ¿Quién me socorrerá?

Escena Sexta

(Angélica, Medoro y Alcina)

ALCINA
¡Alcina!

ANGÉLICA
¿Alcina? ¿Podrá ella devolverme a mi amado?
¡Mira cómo mi amor languidece y se extingue!...
Pero... ¡Oh dioses, en el cielo oigo tronar!
Alcina...
¿Mi llanto y mi sangre bastarán para revivirlo?

ALCINA
Mi poder ya fue suficiente.

MEDORO
¿Quién me llama de nuevo a la vida?

ANGÉLICA
¡Abiertos tiene los ojos!
¿Sueño o vuelvo a ver esa mirada celestial?

ALCINA
Ve en ella el fruto de mi poder.

ANGÉLICA
Que me obligará a estarte eternamente agradecida.

(a Medoro)

¡Estás vivo, amado mío!

MEDORO
Mi corazón rebosa alegría y felicidad,
puesto que al fin te abrazo,
corazón de mi corazón.

ALCINA
¡Cuenta lo que te sucedió!
Que después del llanto
es dulce recordarlo con alegría.

MEDORO
Te perdí, te busqué, y junto al mar
una barca de Logistilla me recogió.
Apenas habíamos izado velas
cuando nos vimos rodeados de naves enemigas;
combatimos, y fuimos vencidos.
Herido quedé y fui hecho prisionero;
se irritó Neptuno y amenazó hacernos naufragar;
inútiles fueron los esfuerzos
por salvar la desvencijada nave.
Quedé desprotegido y sumergido en el mar,
más muerto que vivo.
Las olas me llevaban de aquí para allá
y finalmente me sacaron a flote.
El cielo volví a ver
pues delante de mis ojos,
en el agitado oleaje, un pequeño bote apareció;
me aferré a él y pedí ayuda.
¡Y cuando la muerte más temía, encontré la vida!

Escena Séptima

(Orlando, Alcina, Angélica y Medoro)

ORLANDO
¡No gozarás de la paz de tu alegría,
rival audaz!

ALCINA
¿Orlando?

ANGÉLICA
¡Ay de mí!

MEDORO
(para sí)
¡Estoy perdido!

ORLANDO
Da gracias al cielo que estás indefenso;
pues con tu sangre querría...

ANGÉLICA
¿Qué querrías hacer?

ALCINA
(en voz baja a Medoro)
¡Ah, no temas!

ANGÉLICA
(para sí)
Ilusiónate ahora que estás a mi lado.

MEDORO
(para sí)
¡Qué alegría fugaz!

ORLANDO
(a Angélica)
¡Palideces, tigresa cruel,
esfinge de engaños!

ALCINA
Tú no sabes Orlando,
quién es el joven del que estás celoso.
Es el hermano de la hermosa Angélica.

MEDORO
(para sí)
Por fin respiro ¡oh, dioses!

ANGÉLICA
¿Así, ingrato, me insultas?
¿Y así dudas
de mi sincero amor y fidelidad?

ORLANDO
(para sí)
Estoy confundido.

ALCINA
(para sí)
¡Oh, qué astuta, ahora finge!

ORLANDO
¡Escúchame, mi bien!...

ANGÉLICA
Soy una esfinge y una tigresa.
¿Puedes agregar como prenda de tu amor
alguna otra ofensa?
¿Yo una tigresa mentirosa?
¡Tú lo eres conmigo
por ese celoso temor!

ORLANDO
(a Medoro)
¿Tú me pides perdón?...

MEDORO
No podría si fuera tu rival.

ANGÉLICA
¡Mis pobres afectos!
¡Esta es la amorosa recompensa
que otorga un corazón ingrato!

(finge llorar)

ORLANDO
Por esta bella mano... que humilde estrecho.

MEDORO
(en voz baja a Angélica)
Querida, ¿lloras por él?

ANGÉLICA
(en voz baja a Medoro)
Fíjate bien, estoy simulando.

ORLANDO
¡Oh, bellísima mano!

ANGÉLICA
Ella es la prenda de mi cándida fidelidad.

MEDORO
(en voz baja a Angélica)
Angélica...

ANGÉLICA
(en voz baja a Medoro)
Tranquilízate.

MEDORO
(en voz baja a Alcina)
¿Está fingiendo?

ALCINA
(en voz baja a Medoro)
¿Es que no lo ves?

MEDORO
(para sí)
¡Ay, qué tormento!

ORLANDO
(a Angélica)
Bellos ojos donde vibran las llamas del amor.

ANGÉLICA
Si son bellos, lo son para ti.

MEDORO
(para sí)
¡Oh, Dios!

ANGÉLICA
(en voz baja)
¿Todavía estás celoso?

MEDORO
(en voz baja)
No.

ANGÉLICA
(en voz baja)
Entonces calla.

(a Orlando)

¡Tú le perteneces a mis ojos,
tú le perteneces a mi pecho!...

(a Medoro en voz baja)

¿Sufres?
¡Tú eres mi bien y el objeto de todo mi amor!

(a Orlando)

No quiero que estés celoso
créeme, sí, yo te amo.
Soy tuya, sí, soy tuya,
ídolo de mi corazón,
mi dios adorado.

(Angélica y Medoro salen)

ORLANDO
¡Ay, crueles celos, tiranos de los sentimientos!
¿Culpable creéis a mi amada?
Con demasiada frecuencia feroz
el dios arquero va esparciendo
en el pecho de quien bien ama
el helado veneno de los celos.
Pero consuela a mi alma el pensamiento
de que en el corazón de mi amada,
mis angustias
han encontrado piedad.

(sale)

Escena Octava

(Alcina y Medoro)

ALCINA
¡Medoro bajas la mirada! ¿Estás dolorido?
¡Deja de suspirar!

MEDORO
¡Cielos! ¿Quién hubiese creído
que en un solo instante Angélica pudiese,
mostrando a otro su amor,
ser inconstante?

ALCINA
No conoces aún las artimañas
de un corazón amante.

MEDORO
¡Ah, de artimañas no tiene de necesidad
quien en su pecho encierra un corazón sincero!
Si mi bienamada adora a otro,
¿yo debo soportarlo y callar?

ALCINA
Sufrir y callar: ¡ése es el amor verdadero!

MEDORO
¡Rompo las cadenas y vuelvo a ser libre!
Del engaño de aquéllos ojos
la inconstancia aprenderé.
¿Será infiel otra vez a mi corazón
aquella a quien adora?
¿Volveré a tener esperanzas?

(Alcina, luego Ruggiero)

ALCINA
Joven inocente, ¿aún no sabes con cuántas flechas
el amor hiere al corazón?

(ve llegar a Ruggiero)

¡Pero qué suerte es ésta!
En un corcel alado
veo descender a un caballero: armado
y se encamina hacia aquí. ¿Quién será?

RUGGIERO
Gracias al cielo, por fin Ruggiero
pisas el suelo, si éste realmente es el suelo,
ya que me parece estar
en el feliz Eliseo.

ALCINA
(para sí)
¡Es Apuesto!

(A Ruggiero)

Puesto que para suerte mía
desciendes del cielo y honras mi reinos,
caballero gentil, dime, ¿quién eres?

RUGGIERO
Soy Ruggiero, y creí haber llegado al cielo,
pues todo inspira aquí celestial belleza.

ALCINA
Aquí donde yo soy la reina,
valiente Ruggiero,
tú eres el señor.

RUGGIERO
Demasiado me honras.

ALCINA
Alcina tanto le debe a tu nombre...

(para sí)

... y a tu semblante.

RUGGIERO
(para sí)
Sólo mi Bradamante puede equipararse
a su gentil belleza.

ALCINA
(para sí)
Me mira fijamente y luego habla consigo mismo.
Él será una nueva víctima de mi mirada.

RUGGIERO
(para sí)
¡Ah, pero mi Bradamante es mucho más bella!

ALCINA
Siéntate conmigo a la sombra,
descansa y recupérate en estas tranquilas aguas.

RUGGIERO
¡Qué clara es el agua!

ALCINA
Prueba conmigo este líquido cristalino...

(para sí)

¡Ya mordió el anzuelo!

RUGGIERO
Jamás probé aguas tan frescas.

ALCINA
(para sí)
Si en su pecho ardía alguna llama de amor,
el agua que bebió ya apagó todo ardor.

(A Ruggiero)

Pero este agua es aún más dulce.

(para sí)

¡Ya cayó en la trampa!

RUGGIERO
¿Es esto ambrosía, o néctar de Júpiter?

ALCINA
(para sí)
El agua embrujada despierta
en su corazón el deseo por mí,
borrando la imagen
de cualquier otra beldad adorada.

Escena Novena

(Bradamante, Ruggiero y Alcina)

BRADAMANTE
Vengo buscando a Ruggiero
y lo encuentro en brazos de la maga.
¡Ay, qué infeliz soy!
Celosa y oculta los escucharé.

RUGGIERO
(a Alcina)
Veo en tus bellos ojos
brillar la llama
que enciende de amor mi corazón.

BRADAMANTE
(para sí)
¡Qué desdichada soy!

ALCINA
¡Oh, quizás sea amor,
eso de lo que tus labios me hablan!

BRADAMANTE
(para sí)
¡Ah, mujer falaz!

ALCINA
(para sí)
Él ya suspira.

RUGGIERO
Mira ¡oh, bella mujer!
contempla el poder de tus ojos
que obligan a mi corazón a adorarte.
Si te adoro ¡oh, querida! no me considerarán
culpable de tan temeraria audacia.

ALCINA
Diré que yo te amé primero
y juraré, querido,
que siempre te amaré.

BRADAMANTE
(para sí)
¡Pérfida!

RUGGIERO
(a Alcina)
Verdaderamente eres hermosa.

BRADAMANTE
(a Ruggiero)
¡Ah, traidor!
¿Es ésta la fidelidad que me juraste?
¿Y es éste tu prometido amor?

ALCINA
(a Ruggiero)
¿Y quién es ésta?

RUGGIERO
No la conozco.

BRADAMANTE
¿Dónde me encuentro, oh Dios?
Yo soy Olimpia (miento mi nombre)
y ése es el pérfido Bireno.
Él tomó el lirio más bello de mi pecho
prometiendo ser mi esposo,
y luego me abandonó.
Si él suspira, son falsos sus suspiros.

ALCINA
(a Ruggiero)
¿Bireno? ¿De quién habla?

RUGGIERO
(a Alcina)
Ella delira.

ALCINA
Olimpia,
de lo que narras siento pena;
pero verás que él no es Bireno.

BRADAMANTE
Sin embargo es cierto.

RUGGIERO
Bella mujer, da tregua a tu dolor, yo soy Ruggiero.

BRADAMANTE
(para sí)
No me reconoce, o finge.

(A Ruggiero)

¡Impío, mientes!
Yo conozco a Ruggiero,
y él es amoroso y constante.

RUGGIERO
Ella en su desvarío
confunde a Biremo con Ruggiero.
Dejémosla con sus delirios.
¡Vámonos corazón mío!

ALCINA
Estaré contigo toda mi vida.

BRADAMANTE
¡Ah, traidor!

RUGGIERO
Solamente por ti, mi dulce amor,
mi corazón tendrá paz y consuelo.
Tus hermosos y encantadores ojos
son estrellas
en las que el amor me señala el puerto.

(Ruggiero sale)

BRADAMANTE
¡Ah, inhumano! ¡Ah, cruel!

ALCINA
Mira bien, que te engañas.

BRADAMANTE
Él es el infiel que me prometió cariño,
que juró una y mil veces, y mil más ante mis ojos
ser el más leal de los amantes y que de amor
su pecho se inflamaba en llamas.

ALCINA
Bella, estás en un error.

BRADAMANTE
¡No te creo, no, no! Quiero seguirlo.
No te reirás siempre de mi pesar.

(sale)

ALCINA
Si ella lo cree Bireno, se engaña.
Y si Ruggiero lo cree
en vano esperará de él
constancia y fidelidad.
Él ya ha cedido al imperio de mis ojos.
Mi corazón no siente temor, Ruggiero es mío.
Las rosas y las violetas
aman los rayos del sol;
y el sol, con sus rayos ardientes,
a veces las hace languidecer.
Aunque mi elegido sienta
un nuevo fuego en su pecho,
siempre amará
mi bella fidelidad.

(ambas salen)



ACTO SEGUNDO


Escena Primera

(Alcina, Astolfo)

ALCINA
El amor al cambiar de objetivo
hace más dulce el gozo
en el afortunado ardor del nuevo sentimiento.

ASTOLFO
Efectivamente, Alcina, eso es tan cierto
como que le toca penar a mi pobre corazón
cuando los de los demás están gozando.

ALCINA
Fuente perenne de la luz es el sol,
y de la belleza y de la alegría;
y si uno lo disfruta y otro no lo roba
es dulce placer del disfrute

ASTOLFO
Una mujer inconstante es un gran tormento.
No puedo soportar tus malas artes
con las que divides tu amor.

ALCINA
¡Pobre Astolfo!
¿Ya no lo soportas? ¡Entonces, vete!

ASTOLFO
¿Que me aleje de ti?
Demasiado tenaces son mis cadenas.

ALCINA
Entonces quédate, pero calla.

ASTOLFO
¡Ah, qué cruel ley impones a mi corazón!
¿Tendré que verte, infiel,
y mi pobre amor no podrá quejarse?

ALCINA
Ése es el precio, Astolfo,
para merecer mi afecto.
Sólo el sufrimiento podrá hacerte feliz un día.

ASTOLFO
¡Empieza muy mal mi fortuna!
Yo te amo, y te amo ¡oh, bella mujer!
con el más tierno y constante amor
que se haya encendido jamás en un alma amante.
Mientras que tú, mujer cruel...

ALCINA
¡Entonces, esparce al viento tus quejas!
¿Quieres mi amor?
Lo tendrás, sí lo tendrás; pero...
Pero no esperes nunca
que sólo con el fuego
de tus brillantes ojos
arda mi corazón.
Te engañas si lo crees;
estás ciego si no ves
que no estoy satisfecha
con único amor.

Escena Segunda

(Astolfo, Bradamante)

ASTOLFO
¿Por qué, mujer inconstante de cruel amor,
me encadenaste el corazón?
¡Cruel! ¿Aún te jactas de tu infidelidad?
¿Es ésta la merced que me otorgas
en recompensa a mi fidelidad?

BRADAMANTE
Vigoroso campeón ¿no te avergüenza
que una pérfida y falaz mujer
te tenga atrapado con los lazos del amor?
¡Sacude el yugo cruel y véncete a ti mismo!

ASTOLFO
Veo claramente el daño que me inflige
el infiel corazón de la ingrata Alcina.

BRADAMANTE
Es una bruja despiadada
que con una oculta fuerza infernal ¡oh, Dios!
también a mí me arrebató el amor de Ruggiero.
¡Yo sabré vengar ese ultraje!

ASTOLFO
Que el cielo proteja tus planes
y sea tu venganza también la mía.
Aunque esconda
la serpiente
en su despiadado seno
el cruel veneno,
es menos cruel
que la infiel
que te robó.
Está lleno de trampas
este reino infiel.
¡A otras playas yo huiré!

Escena Tercera

(Bradamante, Ruggiero, luego Orlando)

BRADAMANTE
Aquí viene mi Ruggiero, ¡resiste, oh corazón!

RUGGIERO
Estrella de amor
que precede al alba
y que mensajera eres del nocturno horror.
Regresando al cielo, dime,
¿bajo humano velo has visto alguna vez
mayor fe y belleza
que aquellas que engalanan a mi amada?

BRADAMANTE
¡No vi nunca un corazón más infiel!

RUGGIERO
¿Tú aquí, Olimpia delirante?
Deja ¡oh, bella! los suspiros y querellas.

BRADAMANTE
En otro tiempo también a tu impío corazón
yo le parecía bella y hechicera.

RUGGIERO
De nuevo te lo repito, no soy Bireno.

BRADAMANTE
¡De nuevo mira mis ojos!
¿No los reconoces, traidor?
¿En su furor no ves asomar
el airado corazón de Bradamante?
¡Míralos bien! ¡Míralos traidor!

RUGGIERO
No me acuerdo.

ORLANDO
(a Ruggiero)
¿No te acuerdas, mal caballero,
la fidelidad que le juraste?

RUGGIERO
¿Yo?

BRADAMANTE
Este es el anillo de oro que me diste
como prenda de tu fidelidad.
¡Contémplalo!

(le da el anillo que, al tomarlo Ruggiero
en sus manos, desata el hechizo)

RUGGIERO

¡Oh, cielos!
¿Qué velo se desgarra ante mis ojos?
¡Oh, Bradamante, esposa!

ORLANDO
El sagrado anillo desató el hechizo
que mantenía oculto
el hermoso rostro.

RUGGIERO
Queridas pupilas, ojos desdeñosos,
estrellas airadas de amor, ¡ah! fulminad...

BRADAMANTE
Vuelve con este anillo, Ruggiero,
vuelve a mirar la belleza de Alcina;
y si entonces sientes que aún la amas,
yo te perdono y partiré sin vengarme.

RUGGIERO
¡Ay, corazón mío! ¡Ay, mi vida!

BRADAMANTE
¡Calla, no llores!
¡Calla, no me ruegues!
Dispersa tus lágrimas al aire
y tus ruegos al viento.
Mentiroso es un corazón infiel,
y más mentiroso aún
en el arrepentimiento.

(Ruggiero y Orlando)

RUGGIERO
¿Qué tierra desconocida al sol, qué antro ciego
me ocultará de mis remordimientos?
Te he traicionado Bradamante, mi vida.
Volved al corazón ¡oh, lágrimas!
y lavad la mancha de mi error.

ORLANDO
La mancha causada por un involuntario error
no queda en el corazón.

RUGGIERO
Pero sin embargo muestra en el rostro un gran rubor.

ORLANDO
La ira generosa, ilustre hijo,
otra virtud al alma noble señala.
Consuélate Ruggiero;
pues así como tras el feroz torbellino
resplandece la estrella aún más clara en el cielo,
así verás pronto calmada la ira
de tu alma indignada.
Surge furioso un nubarrón
y la fatal tempestad se desata;
con el murmurar de las olas,
se agita y confunde
el cielo y el mar.
Pero huye en un instante
la horrorosa nube dañina
y aparece el cielo
plácido y sereno.

Escena Cuarta

(Montañoso paisaje con alta y escarpada peña que se
precipita y se transforma en una horrorosa cueva de la
que no se ve salida alguna)

(Angélica, Medoro)

MEDORO
¿En estas rocas?

ANGÉLICA
Sí, en estas rocas
debe brillar el fuego
cuya antorcha encenderá Himeneo
para hacer de nuestras dos almas una sola.

MEDORO
Pero... ¿Y Orlando? ¡Oh, cielos!

ANGÉLICA
No temas, que Orlando no verá la llama.
Confía en mí
y déjame aquí sola
para definir la suerte de nuestro amor.

MEDORO
¡Ay, al partir, mi corazón tímido y triste,
está obligado a penar lejos de tu belleza
entre la esperanza y el temor!
Cual cándida flor
que nace en el prado,
así renace en mi corazón
la hermosa esperanza
para luego volver a morir.
Soy demasiado feliz
si puedo amarte,
pero el alma amante
fiel y constante
lejos de su amada
se siente languidecer.

(Medoro se marcha)

Escena Quinta

(Angélica, Orlando)

ANGÉLICA
¿Aún no llega Orlando?
Con su muerte quiero asegurar mi paz.
Aquí deberás soportar el infortunio, prudente alma mía,
si quieres ser feliz.

ORLANDO
¡Aquí estoy, bella mía! ¿Aún me acoges suspirando? 

¡Habla! ¿De qué cosa quieres ser salvada?
¿Qué peligro te acecha?
¿Son monstruos o gigantes?
Tengo un corazón, tengo un brazo
y tengo una espada para vencerlos por ti.

ANGÉLICA
Me horrorizo de solo pensar en él.
Mucho me va a costar el precio
de mi caprichoso e inoportuno deseo.

ORLANDO
Ésa es una fe amorosa, ése es un bello corazón.
¿Quién vio jamás tan dichoso amor?
¿Dónde huiste alma mía?
¡Vuelve, oh querida,
revélame tus deseos
o me verás muerto a tus pies!

ANGÉLICA
Ingenioso y cruel, por fin has vencido.
Sobre la gruta que ahí ves,
un vaso de plata guarda el elixir fatal
con el que Medea logró rejuvenecer.
¡Yo lo deseo!.

ORLANDO
¿Y valía la pena tus suspiros por tan leve deseo?

ANGÉLICA
Es que siempre vigilante lo custodia
un horrible e indómito monstruo.

ORLANDO
Yo lo domaré.

ANGÉLICA
Así nosotros podremos vivir dichosos,
siempre en la flor de la edad,
entregándonos eternamente a nuestros sentimientos.

ORLANDO
¡Oh, qué dulce esperanza!

ANGÉLICA
¡Oh, Dios, cuánto amo y a la vez temo!...

ORLANDO
Te amo, y tal vigor infunde en mi pecho,
querida, tu amor,
que desafío todos los peligros.
¡La roca escalaré y al monstruo mataré!

Escena Sexta

ASTOLFO
Orlando, ¿donde está Orlando? ¡Detente!

ANGÉLICA
¡Ah, fui descubierta!

ASTOLFO
A una muerte segura
vas por ese infausto camino.

ORLANDO
¿Debe tener miedo mi corazón?

ASTOLFO
Si la muerte es segura,
entonces el temor es una virtud.

Escena Séptima

(Orlando solo en la caverna)

ORLANDO
Este precipicio que sería la muerte de otros,
redobla mi vigor.
¡Monstruo, monstruo! ¿Dónde estás?
¡Te desafío, sal!
¿Temes hacerme frente? Te perdono la vida
y no pretendo adornar con tu horrorosa calavera,
ni con tu cuero hirsuto mis, trofeos.
Dame el agua mágica
o destruiré esta horrible caverna
y la tomaré por la fuerza.

(Orlando entra en la cueva que se cierra
tras de él con grandes rocas)

VOZ DE DENTRO
¡Eres prisionero de Alcina!

ORLANDO
¡Prisionero! ¿Quién habla?
Tengo una espada a mi lado,
tus locas palabras no asustan a Orlando.

(Mira alrededor y no ve ninguna salida)

Piedras orgullosas,
aquí, donde no existe salida,
comprendo el mudo lenguaje de vuestro horror.
Fui traicionado, lo veo, lo sé,
pero ante el destino no cederé.

(Intenta remover las piedras)

¡Duras piedras ceded!
En vano resistís
al empuje de mi brazo poderoso.

(remueve una piedra)

Una piedra he arrancado y ya una pálida luz
entra en la caverna

(Hace nuevos esfuerzos)

Ingratísima Angélica.
Mi corazón toma mayor empeño de su desdén
y transpira justo furor.
Saldré infiel, y a tu nuevo amor pisotearé
lleno de despecho e ira.
Otra piedra ya cede a mi extrema fuerza...
¡El paso está abierto!
¡Alcina, Orlando sale de la prisión
y se dirige a tu infame reino
para realizar estragos crueles y memorables!

(Sale)

Escena Octava

(Bradamante, Ruggiero)

BRADAMANTE
Has vencido al fin ¡oh, casto amor!
Ruggiero, merced al precioso anillo,
vio el deforme aspecto
de la inicua Alcina que en virtud
de una magia ignota parecía hermoso.

RUGGIERO
¡Quédate con tus artes y placeres
pérfida Alcina!
Ve a engañar a otro corazón;
encuentra otro amor
pues yo he liberado mi alma
de tu indigna servidumbre.

BRADAMANTE
¿Y bien Ruggiero,
qué me dices ahora de la bellísima Alcina,
la nueva diosa de tu corazón?

RUGGIERO
¡Oh, cuánto, cuánto, amada mía,
le debo a tu amor y piedad!

BRADAMANTE
¡Ve, ve con Alcina, pues yo no me parezco a ella!

RUGGIERO
La fuerza del cruel hechizo
disculpa mi error y me justifica.

BRADAMANTE
¡Ve gentil caballero, ella te espera!

RUGGIERO
¿No te basta el dolor
que me atormenta el pecho?

BRADAMANTE
¡Quiero venganza!

RUGGIERO
He aquí el dardo, he aquí el pecho
donde el amor ya me hirió con tus ojos,
donde tus manos me hirieron de muerte.
¡Oh, feliz moriría si tú me lo pidieras!
Por ti...

BRADAMANTE
Muere cruel... pero de este abrazo.

RUGGIERO
¡Qué bello es morir en tus brazos,
mi dulce y amado bien,
alegría de mi alma!
Amo tus desdenes si luego
regresa a mi corazón
tan hermosa calma.

BRADAMANTE
(sola)
¡Narrad mi alegría,
plantas, hierbas y flores,
cuevas, brisas y vientos!
¡Mi alma ha vencido!
Mi fiel Ruggiero vuelve a ser el de antes.
De igual modo que un torrente crece
y lleno de turbulencias sale de su cauce
expandiéndose por los campos sin freno,
así mi alegría es tal
que el alma siente
que el corazón se estremece
y dentro de él no puede contener más placer.

Escena Novena

(Campiña al pie de una colina con un bosque a un lado,
a la sombra del cual hay una mesa servida con la copa
nupcial de Angélica y Medoro)

TODOS
Del fragor de los dulces cornos
oigamos el eco en las colinas;
y al son de castos besos
venga el amor a deleitar el alma.

MEDORO
¡A ti, gran diosa de Chipre, alta y poderosa;
y a ti, armado dios Amor, bebiendo os invoco!
¡Y a ti festivo Bromio,
para que por Angélica
feliz y alegre siempre arda mi pasión!

(Bebe y entrega la copa a Angélica)

TODOS
Gran madre Venus
gran numen Tespio
gran padre Libero
¡Oid sus votos!

ALCINA
Que así escuchen los dioses
mis ruegos por Ruggiero.

ANGÉLICA
¡A ti, hermosa Citerea,
a ti dulce amor,
a ti, Libero amoroso
os invoco bebiendo de la copa nupcial!
Tal como es este dulce licor así sea, pero eterno,
el amor que nos profesamos
Medoro y yo.

TODOS
Diva del Héspero
joven Idalio
divina Semele
¡Escucha sus votos!

ALCINA
¡Que así escuchen los dioses
mis ruegos por Ruggiero!
Almas felices yo parto: ¡ah, perdonad mi temor!
pero marcho en busca de mi amor.
Incluso en mi partida se extienden sobre vosotros
los augurios de mi infeliz corazón.

(señala con el dedo las inscripciones )

"Vivan siempre enamorados
Angélica y Medoro, amantes y esposos".
Así yo también podría
gozar con mi amado
la paz que no puede encontrar mi corazón.
Aunque unido a mi estrella,
pérfida y rebelde,
el dios del amor sólo amenaza con tormentos

(Sale)

Escena Décima

(Angélica e Medoro)

MEDORO
Me despierta compasión.

ANGÉLICA
Dejémosla con el martirio de sus penas
y en estos verdes y hermosos árboles
grabemos nuestras alegrías,
¡oh, querido!

MEDORO
Sí. Que crezcan las tiernas cortezas
y en ellas el testimonio de nuestra pasión.

ANGÉLICA
Y que el espíritu de cada corazón enamorado
brille sobre nosotros.
Yo grabaré sobre este laurel.

MEDORO
Y yo en ese arrayán.

(Graban las cortezas de los árboles)

ANGÉLICA, MEDORO
Bellos arbolitos creced y reverdeceos;
y nuestro dulce y feliz amor
se conserve en vosotros.

ANGÉLICA
Lee en el verde laurel.

MEDORO
(lee)
"Aquí Angélica desposó a Medoro."
Lee el amoroso arrayán.

ANGÉLICA
(lee)
"Medoro aquí se desposó con Angélica."

ANGÉLICA
Eres mi llama, y eres mi bien amado;
eres mi sol, y eres mi corazón.
Que el amor nos ate siempre
con sus dulces cadenas.

MEDORO
Eres mi alegría, y eres mi paz;
eres mi estrella, y eres mí bien.
¡Cuán amorosa es la llama
que enciende mi corazón y mi alma!

Escena Undécima

ORLANDO
(que llega solo y ve marchar a Angélica y Medoro)
¡Ah, desleal! ¡Ah, perjura!
Mujer ingrata de infiel corazón traidor,
de tu malsano error
vengo a quitarte.
¡Oh, cielos! ¿Qué veo?
¡Qué desdichado soy!
"Vivan siempre enamorados
Angélica y Medoro amantes y esposos".
¿Angélica y Medoro amantes y esposos?
Esta, esta es el hacha ¡ay de mí!
que trunca mi esperanza.
¿Es de Medoro mi bien amada?
¡Brotad, oh lágrimas,
como manantiales, como arroyos!
No, es poco eso: como torrentes, ríos y mares.
Orlando arde. ¿Qué Orlando?
¡Orlando ha muerto!
Su ingratísima mujer lo ha matado.
Yo soy su espíritu separado de él por ella,
y soy con mi sombra, que sola avanza,
un ejemplo para quien en el amor pone su esperanza.

(Lee sobre el laurel)

"Aquí Angélica desposó a Medoro."
¿Quién grabó este laurel?
Lo grabó con su mano mi tirana mujer,
grabando con su mano mi martirio.
Amantes y esposos: ¡oh, Dios, la esposa de Medoro!
¡Venganza, sí, venganza contra el amor!
Puesto que no he encontrado el modo
para arrancarla de mi pecho,
me arrancaré el corazón.
Arrojo el yelmo y el escudo,
la armadura y la malla al suelo.

(Lee el arrayán grabado por Medoro)

"¡Medoro aquí desposó a Angélica!"
A ti, arrayán orgulloso,
quiero desgajarte
y destrozar hasta tu último brote
extirpando la raíz de tu tronco.
Tengo cien alas en mis pies,
tengo doscientos ojos en la frente,
y el furor que tengo en el pecho
puede irritar al menos a mil corazones.
Sobre estas alas me alzo
volando del llano a la montaña.
Esos ojos yo contemplo
con todos los corazones suspiro
ojos, alas, furor... corazones... ¡Oh, martirio!
¡Amantes y esposos, Angélica y Medoro!



ACTO TERCERO


Escena Primera

(Astolfo, Ruggiero)

RUGGIERO
¿Crees que Orlando haya muerto?

ASTOLFO
Su único deseo es el honor de una pira
para su honorable cadáver,
y una urna digna para sus ilustres cenizas.

RUGGIERO
Para penetrar las escarpadas rocas,
allá en la profundidad de la caverna,
utiliza mi corcel alado.

ASTOLFO
Sí, mientras tanto, ¡oh, Ruggiero!
dispongámonos para la venganza contra Alcina,.
Melisa puede abrir
esas paredes de acero a nuestro paso;
si estás conmigo y si nuestra amazona nos acompaña,
no temo el poder de los dioses estigios.
Donde el valor combate
nada puede el vigor
de infierno airado.
Si la impiedad nos abate,
contra su rigor
conjurará el destino.

Escena Segunda

(Ruggiero y Bradamante vestida como caballero)

RUGGIERO

¡Venganza, sí, corazón mío!

BRADAMANTE
La intentas en vano.

RUGGIERO
No puede fallar lo que está escrito en los astros.
Sedienta de sangre y para ayudarme
aún llevas tu espada al flanco.

BRADAMANTE
Pero sólo porque quiero el honor del golpe
y sólo yo tenerlo puedo.
Ahí dentro está encerrada la fatal urna
que hace eterno el poder de la impía.

RUGGIERO
Se la robaremos...

BRADAMANTE
Melisa ignora como robarla,
y cerrada, lo ves, está la puerta por la espada
del inmortal y feroz custodio
de las famosas cenizas.

RUGGIERO
Retirémonos, Alcina viene al templo.

BRADAMANTE
Verás por mí mano
la destrucción de esa cruel mujer.

Escena Tercera

(Alcina; Ruggiero y Bradamante aparte)

ALCINA
Quiero romper tu arco
y apagar tu antorcha,
tirano y bárbaro dios del amor.
Pero es en que vano amenazo al amor,
pues el soberbio de mi loca ira se ríe.
Si no puedo atemorizarlo
aterrorizaré a los dioses de Flegetonte.
Dioses del horrendo averno,
desde el profundo infierno,
y a mi orden alzad las horribles alas. ¡Volad
¿Por qué demoráis en cumplir mis órdenes?
¡Vamos perezosos, vamos!...

BRADAMANTE
(aparte)
Duermen en el Leteo.

ALCINA
¡Espíritus infernales,
decubridme el paradero de Ruggiero
o saquearé el reino del Aqueronte!

RUGGIERO
(para sí)
¡Soberbia!

BRADAMANTE
Es en vano.

ALCINA
¡Ay! Está sordo el infierno.
Está sordo el cielo ¿Qué debo hacer?
El espíritu del gran Mago Merlín me lo dirá.
¡Abrid, oh muros,
el paso a vuestra reina!

(Se divide en dos partes la pared descubriendo el
templo de la infernal Hécate en el que vemos la
estatua del famoso Merlín apoyada en la urna de
sus cenizas. Todo está rodeado por una reja de hierro
inviolable y custodiada por el feroz Caronte armado
con una enorme maza)

RUGGIERO
(aparte)
¡Qué maravilla!

BRADAMANTE
(para sí)
¡Oh, estupor!

ALCINA
Si alguna vez,
Espíritu Celestial,
oíste las plegarias de Alcina
y te apiadaste de sus llantos,
en el cielo donde resides
escucha sus plegarias, observa sus llantos
y ten piedad de tan triste corazón.

RUGGIERO
(a Bradamante)
Que el amor te asista.

BRADAMANTE
(Dirigiéndose a Alcina)
Bellísima reina.
Tu amado Ruggiero sobre un alado corcel
de tu amor y por mi desdén, se ha separado.

ALCINA
Tendrá quien lo siga.

(para sí)

¡Oh, que hermoso rostro!

(A Bradamante)

Dime, esbelto guerrero, ¿cómo te llamas?

BRADAMANTE
Aldarico soy.
El infiel Ruggiero enamoró
el bello corazón de mi hermana,
y después, el ingrato e inconstante ¡la abandonó!
Para castigar tal injuria
sigo a Ruggiero para vengarme.
Mas lo busco en vano,
pues él despliega las alas al cielo y al viento
amenazando con mi muerte y tu ruina.

ALCINA
¡Oh, loco!
Eterno es el gran poder de Alcina.

RUGGIERO
(para sí)
¡Soberbia!

ALCINA
¿Crees quizás que yo por él
me deba desesperar?
Como a un rayo de sol
no le falta nunca a una estrella,
así no le falta nunca a una mujer bonita
un gentil amante.

RUGGIERO
(para sí)
¡Entiendo!

BRADAMANTE
¡Oh, ciego debe tener los ojos
a tu bonito semblante!

ALCINA
Feliz está mi corazón,
que ha reencontrado un amante.
Aldarico, mi rostro es para ti,
quienquiera que seas.

Escena Cuarta

(Orlando, Bradamante, Ruggiero y Alcina)

ORLANDO
Cortés Ifigenia, el furibundo Orestes
viene a ti exilado de Grecia.

BRADAMANTE
(para sí)
¡Qué infeliz es!

RUGGIERO
(aparte)
¿Qué veo?

ALCINA
¿Orlando está demente?

ORLANDO
(a Bradamante)
¿Qué veo?
Esta espada es robada... ¡es de Marte!
Allí está él, volteando las cartas contra las mujeres.

BRADAMANTE
(para sí)
Si me descubre, está loco.

ORLANDO
(ad Alcina)
Para ti está fea la situación.
Caerá, si no encuentras remedio,
todo en la ruina y en el abismo.

ALCINA
¿Por qué?

BRADAMANTE
(aparte)
¿Qué dirá?

ORLANDO
(a Alcina)
Escucha.
Escucha y compadécete
de esta historia miserable, pero real .
Mi pobre amor había invitado al baile a una beldad.
Fue entonces cuando
madame Crueldad y monsieur Rigor,
enemigos declarados del amor,
hicieron el bello deseo ¡oh, suerte cruel!
hicieron el bello deseo nacer en vano.

RUGGIERO
(aparte)
¡Así guía la impía suerte!

ALCINA
(a Bradamante)
¡Orlando está completamente loco!

ORLANDO
A la invitación gentil que le hizo el amor
madam Crueldad,con mirada siniestra
y aspecto amenazador dijo:
"Pequeño bribón, no quiero";
y el Rigor tomando a la beldad de la mano
dejó, con paso grave y feroz expresión,
a mi pobre amor con la boca abierta.
¡Ah que ella apague mi amor bailando conmigo!
Bailemos ahora, señora, la locura de Orlando.
¡Tocad, tocad!
¡La, la, la, la, la!

(simula bailar)

RUGGIERO
(aparte)
Lo compadezco.

ORLANDO
(a Alcina)
Señora ¿a quién le hablo?

(toma de la mano a Alcina)

ALCINA
(a Orlando)
¿Tanta audacia conmigo?

BRADAMANTE
(a Alcina)
¡Ah, apaga, oh bella
la ira que arde en tu corazón!

ALCINA
Tu orden es ley.
¿Cómo ha perdido la razón el héroe?

ORLANDO
¡Vuela, vuela, vuela, vuela, vuela!
¿Qué vuela? El Amor que huye.
Ved como Apolo furioso va tras él
por la altísima injuria
hecha a su honesta y púdica Dafne;
arrojando a un burdel el casto laurel,
cuando Angélica se desposó con Medoro.

Escena Quinta

(Angélica, Alcina, Orlando, Bradamante, Ruggiero)

ANGÉLICA
Como la purpúrea flor que languidece y muere
cuando la corta la reja del arado al pasar.

ALCINA
¿Esa voz?

ORLANDO
¡Silencio, silencio!

ANGÉLICA
Así languidece un corazón amante,
si su vida transcurre lejos de su bien amado.

RUGGIERO
(aparte)
¡Es la dama cruel!

ORLANDO
¡Oh, inconstante!
Mi amante preferida
que dices pertenecer a la estirpe de Anfión,
canta para divertirnos,
¡canta, te lo ruego!

BRADAMANTE
Está loco.

(a Alcina)

Complace ¡oh, bella! su deseo.

ALCINA
Que se cumpla tu deseo.

ORLANDO
¿Cantarás?

ALCINA
Cantaré.

ORLANDO
¡Loado sea el cielo!

ALCINA
¿Qué estado es más dulce y gozoso,
que el de un corazón enamorado?
¿Qué vida es más feliz y afortunada
que la que se encuentra en compañía del amor?

ANGÉLICA
Pero si está lejos el amado no hay estado más doloroso
para un corazón enamorado

ORLANDO
(a Angélica)
Quiero agarrarla: ¡Te he atrapado!

ANGÉLICA
¡Socorro!

ORLANDO
¿Quiere usted tener a bien disculparme,
madame Crueldad?

ANGÉLICA
¡Cielos! ¿Qué veo?

ORLANDO
La tenemos prisionera.

(a Alcina)

¡Ah, que tu rigor le devuelva
a mi desdichado amor
la bella mujer robada!

ANGÉLICA
(riendo)
¡Qué extraña locura!

ORLANDO
¿Cómo? ¿Te ríes?
¡Maldita bromista!
Incitaré contra tus locos errores a las mujeres,
los caballeros, los ejércitos y los amores.

ALCINA
Amor, ¿a dónde lo has llevado?

BRADAMANTE
(mirando a Angélica y a Ruggiero)
¡Alma desdichada!

RUGGIERO
Corazón despiadado.

ANGÉLICA
(a Orlando)
Mi rigor te devolverá,
la beldad robada,
¡Medoro, oh Dios!

BRADAMANTE
Fuiste demasiado despiadada.

ANGÉLICA
Siempre tuve piedad de sus tormentos.

ORLANDO
Mientes, escuchaste el eco.
Mi pobre e injuriado amor,
al que ha abandonado la esperanza,
te dice haciéndose eco de mi dolor:
¡mientes, bárbara mujer, no te creo!

ANGÉLICA
Pobres sentimientos míos, sois inocentes.
Pero es injusto el temor
que roba el mérito
de vuestra hermosa inocencia.
Ingrato te diría, te equivocas y mientes;
pero no, aceptaré
que mi fe ultrajes
tan pacíficamente.

Escena Sexta

(Orlando, Alcina, Bradamante, Ruggiero)

ORLANDO
Ella se marcha junto con su mentira.
¡Qué monstruo horroroso!
Posee deformes y diversos rostros:
mucha veces parece, es verdad, Endimión,
pero otras son basiliscos, serpientes y dragones.
La seguiré,
la derribaré,
la destruiré,
la aniquilaré.
¿Dices que no?

(a Caronte)

Quédate aquí, Alcide, junto a tu Iole,
y verás lo que pasará ahora mismo.

RUGGIERO
(aparte)
Cuánta piedad me despierta.

BRADAMANTE
(a Alcina, señalando a Caronte)
¿Quién es ese hombre amenazante?

ALCINA
Es Aronte el guerrero feroz,
invulnerable y letal,
que sostiene una férrea maza en mano.

BRADAMANTE
Maza que está atada a su mano derecha
con una cadena.

ALCINA
Que ahora venga el impío Ruggiero,
y pruebe el filo de su espada.
Esa cadena es eterna,
pues con la espuma de Cerbero
el rey del Tártaro la forjó con fuego del averno.

BRADAMANTE
El secreto me has descubierto poco a poco.

ALCINA
Ve Aldarico, y allí dónde veas brotar
más verde el suelo, espérame.

BRADAMANTE
¿Tengo que abandonar aquí a Ruggiero?
Parto, pero sufro.
Estoy atada a ti
y te prometo mi corazón
fidelidad y constancia.
Me voy: confío en ti;
recuerda que eres
mi esperanza.

Escena Séptima

(Ruggiero, Medoro)

MEDORO
¡Oh, Ruggiero!
¡Falsa fue la fama de tu inconstancia!

RUGGIERO
¿De qué inconstancia hablas?

MEDORO
Huir de los deseados lazos
de la amorosa Alcina,
apagar en el corazón la pasión primera.

RUGGIERO
Escapan a la razón los lazos deshonestos
y se apagan con el deber las impuras pasiones.

MEDORO
Entonces es cierto que...

RUGGIERO
Que si el primer amor equivocado
se aborrece,
constancia es entonces cambiar de pensamiento.

Escena Octava

(Angélica, Ruggiero, Medoro)

ANGÉLICA
¿Es constancia entonces
cambiar de pensamiento?

MEDORO
Quien se defiende con tanta pasión es culpable.

ANGÉLICA
(aparte)
¿De qué se está hablando?

RUGGIERO
Entonces sería culpable
si no te castigara siendo tú culpable.
Pero no se dignifica Ruggiero apuntando
su espada contra tu pecho indefenso.

ANGÉLICA
Mayores apremios he tenido.

MEDORO
Dentro de mi débil pecho se aloja un corazón,
que ante el tuyo sólo sabe ceder.

ANGÉLICA
(aparte)
Que osadía tan halagadora.

RUGGIERO
¡Ah, callas!
¿Atraparás los corazones armada con tu belleza?

MEDORO
(desenvainando la espada)
¡Empuña la espada!

ANGÉLICA
(para sí)
Es tiempo de que me descubra.

RUGGIERO
(arrebatando la espada de manos de Medoro)
¡Tu espada es mía ahora!

ANGÉLICA
¡Y si deseas venganza mi pecho es tuyo!

RUGGIERO
Pero éste es tu derecho, toma la espada.
Y tú, mujer, mi labio nada más dice,
mujer, ¿me entiendes?
Entrega en otro lugar tu amor,
pues por ti está loco la flor y nata de los héroes.

ANGÉLICA
Si un rostro agraciado el genio y el corazón atrae,
oye Ruggiero:
constancia es entonces cambiar de pensamiento.

Escena Novena

(Orlando solo)

ORLANDO
¡Manantiales del llanto
brotad sin pausa
hasta que las lágrimas
consuman mi corazón!
Mi corazón amante
será de diamante
si hoy no se rompe
con mi dolor.
No, no, te digo no.
Quizás pretendas asustarme
sombra escuálida y negra.
No, no estás muerta.
Nerón creía muerta la crueldad
y surgió del Aqueronte
para que yo cantase "Il Gazarone".
Pero yo sé bien que no está muerta,
pues me lacera el corazón. ¡Aléjate de mí!
Desciende al Tártaro para tomar venganza
de una furia bella y cruel.
¿Furia bella y cruel?
Todas las Furias son mujeres feas,
pero Angélica es una furia
y sin embargo es bella.
¿Angélica? Sí, Angélica que hace tiempo
me reclamaba amor.
Pero, ¿qué veo? ¡Ella! ¡Es ella!
Mi corazón se enfurece.

(ve la estatua de Merlín y cree que es la de Angélica)

¡Angélica, mi bien! ¿En mi propia cara te atreves,
villano, a tenerla prisionera?

(a Aronte)

Romperé estas rejas y... ¿Qué pretendes?

(va a romper las rejas, Aronte se le opone
en actitud de combate)

¡Combatir! Tienes razón. ¡Vamos, defiéndete!
Su pies son como los de Hidra.

(aparte)

Alma mía, la siento gemir.
¡Ah, cruel, no podrás resistir
a mi airado corazón!

(corta la cadena que tiene atada la maza al brazo de
Aronte, se la arranca de mano y continua luchando
con ella)

¡Ja, ja lo he desarmado!
¡Vamos! ¿Aún me amenazas?
Tu locura no merece, villano, mi piedad.
Surja la sangre
y el furor se apague.
¡Ya caiste muerto al suelo!

(rompe las rejas con la maza de Aronte)

Con sus propias armas os destruyo, ¡oh, rejas!
Mi deseado amor. ¡Ay, qué rígida está!

(abrazando a la estatua)

Seguro quen estás entumecida de miedo.

(levantando la estatua)

¡No temas, no, corazón mío!
Orlando ya te estrecha contra su pecho.
¿Y ese fragor?

(Al mover la estatua, queda la isla llena de dunas y
barrancos, con árboles en los que están colgadas las
armas de Orlando. A lo lejos se ve un mar con naves )

¿Qué pasa?
¿Tiemblan los muros desde los cimientos?
¡Vuelan los techos por el aire, tiembla el suelo!
¿Quizás el mundo sucumbe?
¡Estoy tan cansado! ¡Tan débil!
Ahora que he arrancado a mi amada del férreo lazo, 

quiero cerrar los ojos al sueño,
al igual que Bóreas descansó en brazos de Orizia.

(se duerme)

Escena Décima

(Alcina, Orlando, Bradamante y Ruggiero)

ALCINA
¡Infeliz de mí! ¿Dónde podré huir?
¿Donde me escondo?
Estoy vencida y humillada. ¡Injusto cielo!
Inmortal me hiciste
y tu don transforma
en feroz mi desgracia eterna,
pues inmortal será mi dolor.

(ve a Orlando que duerme)

¡El feroz enemigo en brazos del sueño!
Cielo justo, ahora te pido que piadoso,
abras paso a mi venganza.

(desenvaina un puñal)

Caeré pero con grandeza,
pues en mi ruina le arrastraré conmigo

(se arroja sobre Orlando)

RUGGIERO
(reteniéndola)
¡Detente!

BRADAMANTE
¡Ah, inicua Alcina!

ALCINA
¿Ruggiero, qué veo?

RUGGIERO
En mí ya no verás más a Ruggiero,
sino a tu más feroz perseguidor.

ALCINA
(a Bradamante)
¡Aldarico, amor mío!

BRADAMANTE
En mí reconoce, a Bradamante,
tu mayor enemiga.

Escena Undécima

(Angélica y Medoro fugitivos, Bradamante, Alcina)

ANGÉLICA
¡Salvémonos!

MEDORO
¿A dónde ir, bella?

BRADAMANTE
(deteniendo a Angélica)
¡No te muevas!

MEDORO
¿Qué sucede?

ANGÉLICA
¡Cielos!

BRADAMANTE
Aquí esta la farsante.

(a Ruggiero)

Arrastró a la roca a Orlando,
que por ella va errando enloquecido.

ALCINA
(a Angélica)
Amiga, no están perdidas las esperanzas.

ANGÉLICA
Pero veo ¡ay de mí! tu destrucción.

Escena Duodécima

(Astolfo con soldados de Logistilla, Angélica,
Medoro, Bradamante, Alcina, Orlando)

ASTOLFO
¡Arrestad a Angélica,
y que muera Alcina!

BRADAMANTE
¡Astolfo!

ALCINA
(a parte)
¡Ay de mí!

RUGGIERO
¿Dónde estuviste hasta ahora?

(a Astolfo señalando a Alcina)

Te lloramos
creyéndote víctima de su furor.

ASTOLFO
No puede contra mí,
porque el poder de los dioses está conmigo.

BRADAMANTE
Pero ¿y Orlando?

RUGGIERO
Está loco...

BRADAMANTE
(sacudiéndolo)
¡Orlando!

RUGGIERO
(sacudiéndolo)
¡Orlando!...

ALCINA
¡Oh, tormento!

ORLANDO
(despertándose)
Orlando está en brazos de Angélica.
¿Y esa Luz? ¡Oh, Dios?

(viendo la antorcha)

¡Sobre la desnuda tierra, desnudo está Orlando!
¡Desdichado soy! ¿Dónde estoy?
¿Quién soy? ¿Qué busco? ¡Oh, Dioses!
¡Ay, que al mirarme,
no me reconozco a mí mismo, sino a mi culpa!

ALCINA
¡Oh, injustos dioses, oh hados,
oh adversas estrellas!
Demasiado feroz es mi dolor y mi afrenta.
Te pierdo, impío Ruggiero.
Vuelvo a ver en Alderico a mi rival.
¡Todo para mí es fatalidad!
Recobra el juicio Orlando...
Sin fuerza y sin poder ha quedado ahora mi magia.
¡Ay, injustos dioses! ¡Oh, hados!
¡Oh, adversas estrellas!
Llamaré desde las profundidades
a las impías Furias del abismo inmundo.
Pediré al abismo venganza
por mi ofendido y traicionado amor.

BRADAMANTE
(a Orlando señalándole a Alcina)
¡Mira! Tu triunfo ha sido
la destrucción de la infame.

ORLANDO
Gran Mago, tus palabras ahora comprendo.
Después de haber destruido a Alcina,
me depara el cielo la fortuna en el amor,
al sacarlo de mi corazón.

ANGÉLICA
¡Oh, qué vergüenza!

ORLANDO
Disfruta ¡oh, bella mujer! de tu esposo;
y tú muchacho, de tu cónyuge en paz.
El cielo os ha unido
con un dulce y amable nudo.
Que él sea eterno y no se desate jamás.
Que nunca en la vida lo deshaga
la amarga suerte.

ASTOLFO
Sabio es quien aprende
prudentemente de su error.

TODOS
Con mirtos y flores
volad amorcillos 
para coronar
la constancia y la fidelidad.
Si ama constante
el fiel, amante,
goza al amar
de una gran gracia.



Traducido y Digitalizado por:
José Luis Roviaro 2011