MARÍA DE RUDENZ
Personajes
MARÍA MATILDE CONRADO ENRIQUE RAMBALDO CANCILLER |
Noble Dama Suiza Prima de María Prometido de Matilde Hermano de Conrado Secretario del Castillo Canciller del condado de Rudenz |
Soprano Soprano Barítono Tenor Bajo Bajo |
La acción se desarrolla en Suiza, en el siglo XV.
PARTE PRIMA Il Testamento (Sala d'un ostello. A traverso delle spaziose invetriate scorgesi parte dell'eremo d'Arau, presso l'Aar, e sull'altra sponda del fiume il castello di Rudenz. Spunta il giorno. Odesi un lontano cantico religioso) Scena Prima CORO Laude all'eterno Amor primiero, fonte di luce, somma virtù, che disse appena in suo pensiero il mondo sia e il mondo fu. Te dei celesti cantan le schiere santo dei santi, e re dei re. Il tuono, i venti, il mar, le sfere, la terra e il cielo parlan di te. Scena Seconda CORRADO (apre un verone, e guarda con ansietà sulla strada che conduce all'ostello) Egli ancora non giunge, e tu m'attendi, adorata Matilde, spirto sceso dai cieli a consolarmi!... L'ire placar del mio destin perverso a te concesse Iddio! Ah! non avea più lagrime il ciglio inaridito, mancò la speme all'anima, la pace al cor ferito... Il ciel di fosco ammanto per me si circondò. Valle d'amaro pianto la terra mi sembrò. Ti vidi, o cara, e in estasi d'amor che l'alma invade. M'ami? ti dissi, e tacito il labbro tuo rimase, ma il guardo lusinghiero mi favellò d'amor... Ah! l'universo intero mi parve un riso allor! Scena Terza ENRICO (entra) Fratello!... CORRADO Enrico!... (Abbracciandosi con tenerezza fraterna) ENRICO Appena il foglio tuo mi giunse, volai dal campo ad abbracciarti... Un lustro volge che più non ti rividi! CORRADO Oh, quante il viver mio turbaro procellose vicende! ENRICO Qui la fama rapitor di Maria ti disse. CORRADO Il vero disse. La chiesi al padre: ah! pria, l'altero conte rispose, pria svenarla. ENRICO Ed essa?... CORRADO Meco fuggì... L'italo suol ne accolse... O veneta laguna, stupor del mondo, ed incantato specchio del tuo ciel di zaffiro, me felice vedesti!... Ahi, breve sogno furo i contenti miei! ENRICO Come! CORRADO Tradito dall'infedel ENRICO Che sento!... CORRADO Era vestito di fosca notte il mondo, e la spergiura calar vidi furtiva entro il solingo domestico giardin... Lo crederesti? Ivi un uom l'attendea! ENRICO Cielo! E che festi? CORRADO Nel cor segreto divorai lo sdegno... Sul Tebro la condussi, ed ambo scesi a visitar le catacombe... (reprimendosi come inorridito) ENRICO Oh! segui. CORRADO Nel sotterraneo labirinto arcano di quell'orride volte: a morte in braccio qui sei, le dissi; e rinfacciai l'iniqua del turpe inganno. Mendicata scusa ella movea, che dal terrore a mezzo fu tronca: svenne... ENRICO E tu? CORRADO Viva sepolta l'abbandonai. ENRICO Gelo d'orrori CORRADO Ma colta l'anima mia da subito rimorso la guida rintracciai, che secondato il mio disegno avea. Premio novello d'oro gli porsi, e giuramento ottenni ch'egli a morte la vittima ritolta avrebbe. ENRICO Quindi! CORRADO La romana piaggia lasciai. Di terra in terra vagando ognor sotto mentiti nomi, onde di me colei smarrisse ogn'orma. ENRICO Sventurato! Eppure di tua letizia in seno tu m'appellasti! CORRADO Ed or son lieto appieno, di mie sciagure un angelo consolator trovai, qui del passato immemore un'altra volta amai... Torna, sì torna a splendere de' giorni miei la stella! Sarà mia sposa l'orfana di Wolff. ENRICO (fra sé) Oh, colpo! (a Corrado) Ed ella t'ama?... CORRADO Quant'io l'adoro. ENRICO (fra sé) Matilde!... Oh, rio martir!... io l'ho perduta!... io moro... moro, e nol posso dir! CORRADO Ah! non esprime il detto l'ardor che in noi s'apprese! Così potente affetto non mai due cori accese! Il suo pensiero è il mio... Abbiamo un sol desìo... Vivo per lei soltanto, ella respira in me. ENRICO (fra sé) Chi mai, chi fu serbato a più crudel tormento!... Il core ho lacerato da cento colpi, e cento!... Ed, ahi! qual man brandisce L'acciar che mi ferisce!... Per consumarla in pianto la vita il ciel mi die'! CORRADO Andiamo... in quel soggiorno (accenando il castello di Rudenz) essa mi attende. ENRICO In quello!... CORRADO Matilde al nuovo giorno signora è del castello, del padre di Maria tal fu la legge estrema... Ah! non tardiam la mia felicità suprema... Donna, fia tolto il velo che mi nascose a te, quindi all'altare... ENRICO (fra sé) Oh, cielo! CORRADO Vieni... ENRICO (fra sé) Son fuor di me!... CORRADO Fratello!... Enrico! Abbracciami, dividi il mio contento... Ah! tu non puoi comprendere il ben d'un tal momento!... Già col desio d'amore, vola a Matilde il core... Tutto il piacere io godo che Dio pel ciel creò! ENRICO Appien comprendo il giubilo di tua beata sorte!... Divido teco i palpiti, invidio a tue ritorte: (fra sé) Son troppo sventurato... m'astringe orrendo fato a maledir quel nodo che Dio tra noi formò! (Partono) Scena Quarta (Galleria nel castello di Rudenz: molte porte laterali, ed una in fondo, di cui la cortina è abbassata: sopra una parete il ritratto dell'ultimo conte di Rudenz) RAMBALDO (si avanza mestamente) Surse il giorno fatal, né di Maria novella giunge! Ah, non mentì la voce che in Roma estinta la dicea!... (il corso dei suoi pensieri è interrotto da un suono di pianto; volgesi e resta colpito vivamente nel vedere una donna prostrata innanzi al ritratto, ed aspersa di amarissime lagrime) Chi piange innanzi a quell'imago del mio spento signor? Donna, la fronte solleva. Che!... MARIA T'acqueta... non appellarmi. Per la via segreta, che sotterranea del castello aggiunge ogni recesso, io qui traea. Si taccia un nome d'onta ricoperto. Ahi, padre! Il tuo rigor dischiuse a me un abisso, a te l'avello! RAMBALDO Ingiusto il tuo rigor non fu! Vive Corrado a se medesmo ignoto: egli nacque da tal, che morte infame sul patibolo avea. MARIA Cielo!... E fia vero!... RAMBALDO L'orribile mistero presso a morir mi disvelava il conte. Ma dimmi, ov'è colui? Dopo la notte che messaggier del padre m'accoglievi nel veneto giardino, ambo spariste! MARIA La mia crudel ferita perché ricerchi? Ahi, notte! Cagion tremenda, o forse pretesto vil d'atrocità sì nera, che in rimembrarla ancor di morte il gelo tutta m'agghiaccia!... Un velo (presa da raccapriccio) sovr'essa... un velo. Abbandonata io fui, e del barbaro invan cercai sinora investigar le ascose tracce! RAMBALDO Ancora in tempo riedi. Un cenno del padre tuo... MARIA Ne corse la fama. RAMBALDO Giunge di Matilde in breve lo sposo... MARIA E giunga. Me desio non tragge di terrena grandezza. Nel domestico tempio a gemer vengo sul paterno sepolcro, indi m'aspetta il convento d'Arau. RAMBALDO Ciel!... Che dicesti!... E vuoi fra quelle mura?... MARIA La vergogna celar di mia... sciagura. Sì, del chiostro penitente cingerò per sempre il velo: del mio cor la smania ardente può calmar soltanto il cielo. Chiederò gemente a Dio il perdono dell'error... Sarà tutto il viver mio un sol pianto di dolor. (Odesi lieta musica) RAMBALDO Vien lo sposo!... MARIA Dell'Eterno splenda un riso a questi nodi. Ove giace il fral paterno io mi traggo, e poscia... m'odi: quando avrà la notte oscura la sua veste in ciel spiegata, del convento fra le mura, vieni a trarmi inosservata. (per partire) RAMBALDO Deh! ti cangia... Deh! m'ascolta... MARIA (con tono risoluto) Non conosci ancor Maria? RAMBALDO E vivrai colà sepolta la tua vita? MARIA Oh, breve fia. Se quel crudo rivedrai che l'avello m'apprestò: ella è spenta, gli dirai, ma fedele a te spirò. Sulla mia tomba gelida tardi, ed invan pietoso, nel suo rimorso a piangere egli verrà talor... Al suono di quei gemiti dall'ultimo riposo fian deste le mie ceneri, e sentiranno amor! RAMBALDO Ove ti tragge, o misera, un forsennato amor? (Maria parte) Qui de' vassalli move la schiera. Oh, come lenta procede! Oh, come lo girar degli occhi è grave! Mal diresti esser festiva la cagion che aduna tal gente! Scena Quinta (La galleria si riempie di armigeri e vassalli di Rudenz) CORO Innanzi a sconosciuto sire chinar dovrem le fronti? RAMBALDO Ah! sì: de' nostri conti tutta mancò la stirpe. CORO Dunque spenta è Maria? RAMBALDO Voi lo diceste. CORO Oh, certezza fatal! RAMBALDO (fra sé) Spenta pur troppo è l'infelice al mondo. Sta nel volto a ciascun dolor profondo! CORO Ah! che di pianto è questo, non è di gioia il dì! Orrido vel funesto il sol per noi coprì! In sen del freddo avello anche Maria dimora! L'ultima speme ancora la morte a noi rapì!... Ah! che di pianto è questo, non è di gioia il dì! RAMBALDO Giunge il signor novello, pianger nessuno ardisca... Si taccia, e s'obbedisca... Volle il destin così! CORO Orrido vel funesto il sol per noi coprì! Scena Sesta (Matilde circondata da' suoi paggi va incontro a Corrado, che si avanza seguito da Enrico) CORRADO Matilde... MATILDE (fra sé, riconoscendo Enrico) Chi vegg'io! RAMBALDO, CORO (fra sé) Corrado!... (Rambaldo si allontana inosservato) ENRICO (fra sé) Ah! sembra celeste immago agli occhi miei!... CORRADO Felice oltre ogni dir son io! Quanto per me rinserra di più caro la terra mi sta dappresso! Mio fratello è questi. (presentandolo a Matilde) MATILDE Egli!... Enrico! Tu dunque sei?... CORRADO Corrado Waldorff. Una possente ragion m'astrinse di celar sinora qual fossi. (ad Enrico) A te, Matilde non era ignota! ENRICO Da tremenda pugna reduce la mia schiera, dimorò nel villaggio, in cui romiti giorni traea Matilde. Il suo pensiero allor fuggìa del basso mondo! MATILDE E vero... Allor non m'appellava ad altre sorti del conte il cenno estremo. CORRADO Ogn'uom lo ascolti. IL CANCELLIERE DEL CASTELLO (leggendo ad alta voce il testamento) "Del retaggio avito è l'arbitra Maria. A lei Matilde raccomando, e sia primo de' suoi doveri secondarne la brama, e qual s'addice a patrizia donzella, e mia nipote, locarla nobilmente d'Arau nel chiostro. Pur, se volge l'anno e mia figlia non riede, scelga uno sposo, e del mio stato erede Matilde investo. Il conte Piero de Rudenz." CORRADO Oggi compie l'anno prefisso. CORO (fra sé) Ahi, dura legge!... ENRICO (fra sé) Ho sotto il piè l'abisso! MATILDE Di Matilde lo sposo adorato in Corrado ciascuno rimiri. CORRADO Ah! giungesti momento beato che affrettai con sì lunghi sospiri! ENRICO (fra sé) Io mi perdo!... Fatal gelosia le mie luci ricopre d'un vel!... MATILDE Al signor che vi dono giurate, o vassalli, obbedienza e rispetto. CORRADO Com'io giuro, e voi tutti ascoltate, la mia fede, il mio tenero affetto... Scena Settima (Apresi la porta in fondo; comparisce Maria, seguita da Rambaldo) MARIA Empio, cessa, che t'ode Maria. (Sorpresa generale) CORRADO Non vaneggio!... ENRICO e CORO Maria!... MATILDE Giusto ciel! (Maria si avanza gettando sopra Matilde un terribile sguardo: quindi si volge a Corrado in tuono d'ira concentrata) MARIA Chiuse al di per te le ciglia qui deserto il genitore! E tradirne qui la figlia tu volevi, atroce core! Né l'Eterno ancor punisce l'alma rea che tanto ardisce?... Pena forse Iddio non trova che pareggi il tuo fallir. CORRADO Se di Dio la man suprema a punirmi ho provocata, già mi coglie pena estrema, rivederti, o sciagurata. Ma talvolta un fine arcano tien sospesa quella mano! Se non fosse, al mio cospetto ti dovrebbe incenerir. ENRICO (fra sé) Io son pari ad uom cui scende già la scure sulla testa, ed un grido, un cenno intende che di morte il colpo arresta! Ah! ne' palpiti che provo al mio duol conforto io trovo!... Ed un raggio di speranza mi colora l'avvenir! MATILDE (fra sé) Quello sguardo, e quello sdegno ah! mi fe rabbrividir! RAMBALDO (fra sé) È sprezzato il giogo indegno!... A noi riede il primo ardir! CORO Maria, di fidi sudditi ricevi or tu l'omaggio, e tremi il temerario che farti osasse oltraggio! MARIA Udisti? Or va, mi libera di tua presenza omai... furo da te quest'aure contaminate assai! Te poi, modesta vergine, (traendola al suo fianco) aspetta il sacro velo: restar non puoi fra gli uomini, cosa tu sei del cielo! ENRICO (fremente a Maria) Donna!... CORRADO E schernirla, o perfida, (scagliandosi per riprenderla) osi?... Matilde è mia... CORO Che ardisci!... MARIA Allontanatelo... Respinto a forza ei sia... MATILDE Cedi... ENRICO Per poco almeno... CORO Esci... MATILDE (come in atto di svenire) Ho la morte in cor!... ENRICO (fra sé) Cielo!... MARIA Io trionfo appieno!... CORRADO Son ebbro di furor!... MARIA Il tuo core a me togliesti, tolgo a te la donna amata... Infelice mi volesti? Io lo son... ma vendicata. Va, se il ciel che a te contrasta, se a dividervi non basta, sorgerà tra voi l'inferno... E l'inferno è tutto in me! CORRADO Godi pur... godrai per poco!... La tua gioia è fuggitiva, stolta! Apprendi che il mio foco per ostacoli si avviva. Riedo in breve, riedo in armi la mia sposa a ripigliarmi... e vedrem se poi l'inferno, se può il ciel negarla a me. ENRICO (fra sé) Fra la speme ed il timore ardo e gelo in un momento!... Del fratello a questo core quasi è gioia il rio tormento!... Ahi! qual era, più non sono!... Non m'intendo!... Non ragiono!... Altro amor, l'amor fraterno ha pur troppo estinto in me! MATILDE Mi separa, ed in eterno, o Corrado, il ciel da te!... RAMBALDO, CORO T'allontana... ed in eterno, se la vita è cara a te. (Respingono Corrado, che parte trascinato da Enrico. Maria tragge seco Matilde dal lato opposto) |
PARTE PRIMERA El Testamento (Sala de un albergue. A través de espaciosos ventanales se ve la ermita de Arau, junto al río Aar. En la otra orilla se ve el castillo de Rudenz. Amanece. A lo lejos se oye un cántico religioso) Escena Primera CORO Alabad al Dios de amor eterno, fuente de luz y suprema virtud; que con sólo pensar: ¡hágase el mundo! el mundo fue creado. Los coros angélicos te cantan a Ti, santo entre los santos y rey entre los reyes. El trueno, el viento, el mar, las estrellas, la tierra y el cielo hablan de Ti. Escena Segunda CONRADO (Abre una ventana y mira con ansiedad el camino que conduce al castillo.) Él todavía no llega y tú cuidas de mí, adorada Matilde, ángel bajado del cielo para consolarme... Dios te concede el poder de aplacar la ira de mi funesto destino. ¡Ah, ya no quedaban más lágrimas en mis agostados ojos, mi alma había perdido toda esperanza, mi corazón estaba falto de paz!... El cielo se cubrió de negros nubarrones. Un valle de amargo llanto me parecía la tierra. Y entonces te vi, amor mío, y me invadió un éxtasis amoroso. ¿Me amas? te pregunté, pero tus labios permanecieron mudos. Sin embargo, tu alegre mirada me habló de amor... ¡Ah, el universo entero me pareció entonces risueño! Escena Tercera ENRIQUE (entrando) ¡Hermano!... CONRADO ¡Enrique!... (Se abrazan con fraternal ternura) ENRIQUE Apenas recibí tu carta me he apresurado para venir a abrazarte... ¡Cinco años hace ya que no te veía! CONRADO ¡Oh, cuántas desgracias han turbado mi vida! ENRIQUE Por aquí se dijo que habías raptado a María. CONRADO Y decían la verdad. Se la pedí a su padre, pero el altivo conde me dijo que antes preferiría matarla. ENRIQUE ¿Y ella?... CONRADO Huyó conmigo... Italia nos acogió... ¡Oh, mar de Venecia, admiración del mundo, espejo encantado con un cielo de zafiro, qué feliz me viste entonces! ¡Ay, pero qué breves fueron mis alegrías! ENRIQUE ¿Qué pasó? CONRADO Fui traicionado por la infiel. ENRIQUE ¿Qué me dices? CONRADO Era una noche muy oscura cuando la vi entrar en el jardín... Entonces comprendí que me traicionaba... ¿Lo creerás? ¡Allí la esperaba un hombre! ENRIQUE ¡Cielos! Y tú ¿qué hiciste? CONRADO El desprecio me devoraba el corazón... La llevé por el Tíber y le hice descender conmigo a las catacumbas... (se detiene, horrorizado) ENRIQUE ¡Continúa, por favor! CONRADO En aquel antiquísimo laberinto subterráneo, bajo aquella bóveda, le dije: "aquí encontrarás la muerte" y le eché en cara su abyecta traición. Ella invocaba excusas sin valor, luego fue presa del terror... y se desmayó. ENRIQUE ¿Y luego? CONRADO La abandoné, sepultándola viva. ENRIQUE ¡Qué horror! CONRADO Pero mi alma se llenó de súbito remordimiento... Localicé al guía que me había ayudado en mi propósito, le di una nueva bolsa de oro y le hice jurar que salvaría a la víctima de la atroz muerte. ENRIQUE ¿Y?... CONRADO Abandoné las tierras romanas. De un lugar a otro fui vagando, cambiándome el nombre, de manera que desapareciera todo rastro de mí. ENRIQUE ¡Desventurado! Pero en fin, ¡me has hecho venir para compartir tu dicha! CONRADO Ahora soy completamente feliz. He encontrado un ángel que me consuela en mi desgracia. De nuevo, olvidando mi pasado, he vuelto a amar. ¡Vuelve a brillar la estrella de mis días! Será mi esposa la huérfana de Wolff. ENRIQUE (para sí) ¡Oh, Dios mío! (a Conrado) ¿Y ella te ama?... CONRADO ¡Tanto como yo la adoro! ENRIQUE (para sí) Matilde... ¡oh, cruel martirio! ¡Te he perdido!... ¡Muero!... ¡Me estoy muriendo y no lo puedo decir! CONRADO ¡Ah, no pueden expresar las palabras el ardor que nos llena a ambos! ¡Jamás un cariño tan grande encendió dos corazones! Su pensamiento es el mío... Tenemos un deseo común... ¡Vivo sólo para ella y ella respira por mí! ENRIQUE (para sí) ¿Quién sufrió jamás tan cruel tormento?... Mi corazón sangra de tanto sufrimiento. Aquella mano empuñó el arma que me causó la herida. El cielo me ha dado la vida para consumirla en llanto. CONRADO Vamos... (señalando el castillo de Rudenz) ella me espera allí. ENRIQUE ¡En el castillo!... CONRADO Matilde, mañana, será la señora del castillo, tal fue el último deseo del padre de María... ¡Ah, se aproxima mi felicidad suprema!... ¡Oh mujer, que caiga el velo que te esconde de mí y vayamos al altar!... ENRIQUE (para sí) ¡Oh, cielos! CONRADO Ven... ENRIQUE (para sí) ¡Estoy como en otro mundo!... CONRADO ¡Hermano!... ¡Enrique! ¡Abrázame, participa de mi gozo!... ¡Ah, tú no puedes comprender la felicidad que me embarga!... Mi corazón vuela hacia Matilde con un deseo amoroso... ¡Gozo aquí del mismo placer que Dios creó para el Cielo! ENRIQUE Bien puedo imaginar tu alegría y la suerte que se te ha deparado. Comparto tus emociones y envidio tu casamiento. (para sí) Soy muy desgraciado... Un funesto destino me obliga a maldecir el lazo de unión con que Dios nos ató a ambos. (Se van) Escena Cuarta (Galería del castillo de Rudenz: una puerta al fondo con la cortina corrida; sobre una pared está el retrato del último conde de Rudenz) RAMBALDO (con gran tristeza) Ha llegado el día fatídico y no hay noticias de María. ¡Ah, no mentía quien, en Roma, opinaba que estaba muerta!... (el curso de sus pensamientos es interrumpido por un llanto; al volverse se queda impresionado al ver a una mujer postrada delante del retrato, bañada en amargas lágrimas.) ¿Quién llora ante la imagen de mi difunto señor? Señora, ¡levantad la frente! ¡Qué veo!... MARÍA ¡Cálmate!... Ni siquiera digas mi nombre. Por la entrada secreta y subterránea que permite acceder al castillo, he llegado. Que no se pronuncie mi nombre vergonzoso. ¡Padre, tu intransigencia me ha llevado al borde de un abismo y a ti a la tumba! RAMBALDO Su intransigencia tenía razón de ser. Conrado no conoce sus bajos orígenes... Su padre tuvo una muerte infame... ¡En el patíbulo! MARÍA ¡Cielos!... ¿Es eso verdad? RAMBALDO El infame misterio me lo reveló el conde, poco antes de morir... Pero dime ¿dónde está? ¿Qué sucedió la noche en la que, mensajero de tu padre, me encontré contigo en el jardín veneciano, y luego ambos desaparecisteis? MARÍA ¿Por qué ahondar en la cruel herida? ¡Aquella noche! Me angustia la causa terrible, o tal vez un pretexto vil y atroz, que al recordarlo me da un sudor de muerte. ¡Un velo (temblando de espanto) que lo cubra todo!... ¡Un velo! Fui abandonada y todavía, en vano, intento comprender el por qué. RAMBALDO Todavía puede arreglarse todo. Una orden de tu padre... MARÍA Algo sé de ello. RAMBALDO Dentro de poco llegará el esposo de Matilde... MARÍA ¡Que llegue! No deseo las vanidades de este mundo. Vengo a la iglesia del castillo para llorar sobre el sepulcro paterno, luego, me iré al convento de Arau. RAMBALDO ¡Cielos!... ¿Qué dices?... ¿Y quieres entre aquellos muros?.... MARÍA ¡Esconder la vergüenza de mi desgracia! Sí, como una penitente tomaré para siempre el velo del claustro. La agitación de mi ardiente corazón sólo la puede calmar el cielo. Pediré, llorando, a Dios, el perdón por mi error... Mi vida será siempre un doloroso llanto. (Se oye una música) RAMBALDO ¡Ya llega el esposo!... MARÍA ¡Que el Eterno bendiga estos esponsales! Me retiro a rezar sobre los restos de mi padre, y luego... ¡óyeme!: cuando la noche oscura haya desplegado su manto, ven para acompañarme, sin que nadie te vea, hasta los muros del convento. (dispuesta a partir) RAMBALDO Por favor, cambia de idea... ¡Escúchame!... MARÍA (con resolución) ¿Aún no conoces a María? RAMBALDO ¿Y vivirás allí sepultada, de por vida? MARÍA ¡Oh, no será por mucho tiempo! Si vieses al hombre que me ha llevado a esta tesitura, le dirás que he muerto pero que expiré siéndole fiel. Sobre mi tumba helada, ya sin remedio alguno, con su remordimiento a llorar tal vez él vendrá... Al eco de sus sollozos, en mi último reposo, mis cenizas revivirán y sentirán amor. RAMBALDO Pobrecita, ¡hasta dónde te ha llevado un amor tan desgraciado! (María se va.) El cortejo viene hacia aquí. ¡Qué lentamente avanza! ¡Todos llevan los ojos bajos! ¡Nadie diría jamás que esta gente viene para celebrar una boda! Escena Quinta (La galería se llena de soldados y vasallos de Rudenz) CORO ¿Ante un señor desconocido deberemos inclinar la frente? RAMBALDO Sí, puesto que la estirpe de nuestros condes se ha extinguido. CORO ¿Eso quiere decir que María está muerta? RAMBALDO Vosotros lo habéis dicho. CORO ¡Oh, es terrible! RAMBALDO (para sí) Muerta está, por supuesto, la infeliz para el mundo. ¡Todos muestran un sincero dolor! CORO ¡Ah, este día ha amanecido para llorar y no para vivirlo alegremente! Con un velo horrible y funesto se ha cubierto el sol para nosotros, puesto que María está enterrada en su fría tumba. La última esperanza nos ha robado la muerte... ¡Ah, este día ha amanecido para llorar y no para vivirlo alegremente! RAMBALDO Ya llega el nuevo señor, ¡que nadie se atreva a llorar!... Callemos y obedezcamos... ¡Así lo quiere el destino! CORO Con un velo horrible y funesto se ha cubierto el sol para nosotros. Escena Sexta (Matilde, rodeada por sus pajes, va al encuentro de Conrado que marcha seguido por Enrique) CONRADO ¡Matilde!... MATILDE (para sí, reconociendo a Enrique) ¿Qué veo? RAMBALDO, CORO (para sí) ¡Conrado!... (Rambaldo se aleja discretamente) ENRIQUE (para sí) ¡Ah, parece una imagen celestial ante mis ojos!... CONRADO ¡No se puede decir con palabras lo feliz que soy! Todo lo que yo más quiero en esta tierra, lo tengo ahora junto a mí. Éste es mi hermano. (se lo presenta a Matilde) MATILDE ¡Él!... ¡Enrique! Entonces tú eres... CONRADO Conrado Waldorff. Una poderosa razón me obligó a ocultar mi identidad. (a Enrique) ¡Tú conocías a Matilde! ENRIQUE Después de una batalla, mis soldados y yo permanecimos en el pueblo donde Matilde pasaba su retiro. Ella estaba preparándose para huir de las vanidades de este mundo. MATILDE Es verdad. Todavía el deseo último del conde no me deparaba otra suerte. CONRADO ¡Que todos escuchen esto! EL CANCILLER DEL CASTILLO (leyendo el testamento en alta voz) "María, en lo referente a la herencia, será mi única heredera. A ella le encomiendo a Matilde, y uno de sus primeros deberes sea cumplir mis deseos: Que como una doncella noble y sobrina mía, se le busque acomodo en el convento de Arau. Si transcurre un año y mi hija no vuelve, que elija un esposo y que sea ella considerada mi heredera. Firmado: El conde Pedro de Rudenz." CONRADO Hoy se cumple precisamente el año. CORO (para sí) ¡Es duro el testamento! ENRIQUE (para sí) ¡Tengo un abismo bajo mis pies! MATILDE ¡Que todos vean en Conrado el adorado esposo de Matilde! CONRADO ¡Ah, ya llegó el feliz momento que esperé con tan grandes suspiros! ENRIQUE (para sí) ¡Estoy como loco!... ¡Unos celos fatales dominan mi mente!... MATILDE ¡Al nuevo señor del castillo, vasallos, juradle obediencia y respeto! CONRADO ¡Como yo juro, escuchadme bien, mi fidelidad y respeto hacia vosotros! Escena Séptima (Se abre la puerta del fondo y aparece María seguida de Rambaldo) MARÍA ¡Cállate, impío! ¡María ha escuchado todo! (Sorpresa general) CONRADO ¿Estoy delirando?.... ENRIQUE, CORO ¡María!... MATILDE ¡Cielos! (María avanza lanzando sobre Matilde una mirada terrible, después se vuelve a Conrado en un tono airado) MARÍA ¡Por tu culpa murió mi padre! ¡Y tú, con tu malvado corazón, quisiste traicionar a su hija! ¿El Eterno aún no ha castigado al culpable de tanta desgracia? Tal vez Dios no encuentre una pena apropiada a tanta maldad. CONRADO ¡La mano poderosa de Dios, ya me está castigando por el hecho de volverte a ver, desgraciada! Pero tal vez esa misma mano tiene otro propósito escondido y debería hacerte desaparecer de mi vista. ENRIQUE (para sí) Me siento como aquel que tiene un hacha sobre el cuello y sólo falta la orden para que le asesten el golpe. Estos sentimientos no me reconfortan... Sólo un rayo de esperanza puede alegrar mi futuro. MATILDE (para sí) Su mirada e indignación hacen que me estremezca. RAMBALDO (para sí) Se ha roto esta trama indigna. ¡De nuevo renace la esperanza! CORO ¡María, tus fieles súbditos te rinden homenaje y que tiemble el temerario que a ultrajarte se atreva! MARÍA ¿Has oído? Y ahora, ¡vete de mi presencia!... Ya nos has mancillado bastante con tus maquinaciones. Y respecto a ti, modesta doncella, (atrayendo a Matilde a su lado) prepárate para ir a un convento, pues no puede permanecer entre los hombres quien pertenece al cielo. ENRIQUE (con rabia, a María) ¡Señora!... CONRADO ¿Te atreves, pérfida, a recriminarla? (encarándose con ella) ¡Matilde es mía!... CORO ¡Qué audacia!... MARÍA ¡Lleváoslo de aquí!... ¡Reducidlo por la fuerza!... MATILDE ¡Aplácate!... ENRIQUE Al menos por un tiempo... CORO ¡Fuera!... MATILDE (casi para desmayarse) Siento la muerte cercana... ENRIQUE (para sí) ¡Cielos!... MARÍA ¡Mi triunfo es total! CONRADO ¡Estoy furioso! MARÍA ¡Tú me robaste el corazón y yo te quito a la mujer que amas! ¿Quisiste que yo fuera infeliz? Pues bien, lo soy... ¡pero vengada! Vete, y si la adversa suerte no llega a destruirte, ante ti se alzará un infierno... ¡Y ese infierno seré yo misma! CONRADO Alégrate, pero por poco tiempo... Tu dicha durará poco. ¡Insensata! Debes de saber que me crezco ante la adversidad. ¡Volveré en breve y armado a recuperar a mi esposa!... Y ya veremos si el infierno o el cielo pueden quitármela. ENRIQUE (para sí) Entre la esperanza y el temor me abraso y me congelo al mismo tiempo. Parece como si mi hermano gozase con este cruel tormento... ¡Ah, yo ya no soy el que era!... No entiendo nada. Esto no tiene sentido. ¡Ese otro amor, el amor fraterno, se ha extinguido en mi corazón! MATILDE ¡Conrado, el cielo me separa de ti para siempre! RAMBALDO, CORO ¡Si aprecias en algo tu vida, vete y no vuelvas jamás! (Se marcha Conrado, seguido por Enrique. María y Matilde se van por el lado opuesto. |