MOHAMED II
Personajes
MOHAMED II PAOLO ERISSO ANA ERISSO CALBO CONDULMIERO SELIM |
Sultán turco Gobernador de Negroponte Hija de Paolo General veneciano General veneciano General turco |
Bajo Tenor Soprano Mezzosoprano Tenor Tenor |
La acción se desarrolla en Negroponte, Grecia, a mediados del siglo XV.
ATTO PRIMO Scena Prima (Sala nel palazzo. Il provveditore Paolo Erisso siede taciturno presso una tavola. Altri capitani gli siedono intorno. Calbo e Condulmiero chiudono il circolo, sedendo l'uno incontro all'altro) I DUCI Al tuo cenno, Erisso, accolti qui già vedi i tuoi guerrieri. Ma... tu taci, e non ascolti?.. (fra sè) Mille torbidi pensieri gli vegg'io scolpiti in fronte. Giusto ciel! di Negroponte il destin qual mai sarà? ERISSO Volgon due lune or già, veneti eroi, che di Bisanzio il vincitor superbo d'oste infinita e fera queste mura circonda. Noi noverar co' giorni i cimenti e i trionfi ancor possiamo. Ma... l'avvenir qual sia? Spento de' nostri il più bel fior già cadde; crollan le mura col tempestar de' bronzi; il morbo struggitor, la dura fame mietono a gara il popolo innocente; e Maometto minaccia incendio e morte, se schiuse al novo dì non sian le porte. Io veggo in sì rio stato, veggio egual periglio se all'onor chieggo o alla pietà consiglio. Risolversi che deggia ognun libero esponga, ed il pensiero del numero maggior per me sia legge. I DUCI Risponda a te primiero il prode Condulmiero, che pari ha nel periglio il braccio ed il consiglio. CONDULMIERO Quando ogni speme è tolta, allor l'audacia è stolta, ed il men reo consiglio sta nel minor periglio. Il folle e non il forte va cieco incontro a morte. Cedasi in tal momento. A più feral cimento serbiam le spade e il sangue: io primo allor esangue, io primo allor cadrò... CALBO (Sorgendo) Guerriero, che parli? Estremo consiglio del forte è la spada. Non temo il periglio: si pugni, si cada nell'arduo cimento; e covran mia fosse de' barbari a cento le ceneri e l'ossa. Impari il superbo che duro, che acerbo è il vincer pugnando contro italo brando. Al nobile esempio, all'orrido scempio si accresca con l'ire il veneto ardire; e a tanta costanza, depressa, avvilita del barbaro scita sia l'empia baldanza. ERISSO A tanta costanza, ai forti suoi detti ribolle ne' petti l'antica baldanza. CALBO Si pugni, si cada, ruotando la spada nell'arduo cimento. Poi covran mia fossa de' barbari a cento le ceneri e l'ossa. I DUCI A tanta costanza, ai forti suoi detti ribolle ne' petti l'antica baldanza. CALBO, ERISSO, CONDULMIERO Si pugni, si cada, ruotando la spada nell'arduo cimento. Poi covran mia fossa de' barbari a cento le ceneri e l'ossa. ERISSO Basta, non più. V'intesi, o prodi, o veri cittadini e guerrieri. Udir da' labbri vostri il generoso consiglio io sol bramava, e tanto ottenni. Dunque giuriam sui brandi per la patria, per l'are pugnar fin che di sangue stilla ci avanza in petto; ché nel bivio crudel d'infamia o morte, dubbio non è qual via trasceglie il forte. (Snuda la spada e la presenta ai duci, che lo imitano e giurano, toccando colle loro spade quella di Erisso.) TUTTI Sì, giuriam sugl'itali brandi, degl'infidi nel sangue già tinti, che trafitti, non supplici o vinti, Maometto al suo piè ci vedrà. Sì, giuriamo su' veneti brandi. Se non cangia la sorte severa, Negroponte alla veneta schiera monumento e sepolcro sarà. ERISSO Or partite, guerrieri. Al dì novello l'ultimo assalto il Musulman minaccia; nuovo vigor quindi a voi porga il sonno. Allo spuntar del giorno pugnerete da forti a me d'intorno. E al numero il valor se sia che ceda, e abbandonar l'ampia città si debba, ratto allor nella rocca a novello cimento ritraggasi chi ancor non fu qui spento. (Tutti partono, fuorché Calbo trattenuto da Erisso.) Calbo, tu m'odi. Il mio dover compiuto di duce e cittadin, dover diverso né men sacro or si compia. Ahimè!.. son padre di tenera, leggiadra unica figlia. Appien tu la conosci, e al par di me tu l'ami. Or pensa il suo periglio come tremar, come agghiacciar mi faccia. CALBO Com'io pur tremo e agghiaccio. ERISSO Seguimi or dunque. CALBO E che far vuoi? ERISSO Mi segui. Presso alla figlia mia del padre il voto ascolterai qual sia. Scena Seconda (Gabinetto di Anna Erisso; una lampada lo rischiara) ANNA Ah! che invan sul mesto ciglio chiamo il dolce oblio de' mali. Non ho pace al rio periglio in cui veggo il genitor. E il timor se tace appena, son d'amor gli occulti strali onde ognor di pena in pena palpitante ondeggia il cor. Pietoso ciel! ERISSO Figlia... ANNA Che vegg'io! Padre, qual grave cura a me nell'alta notte sollecito ti guida? ERISSO Il tuo periglio. ANNA Il mio periglio! ahimè! ERISSO M'abbraccia, e ascolta. Or che ad estremo disperato assalto il nemico s'appresta, io pe' tuoi giorni, Anna, pavento. Io sol finora, io fui di tua virtù, dell'innocenza tua il consiglio e lo scudo. Or più non basto io solo, or che un istante, un trar di spada può troncar mia vita. ANNA Misera me! Che dici? ERISSO Addoppiar le difese a te d'intorno amor mi suggerisce, e un altro braccio a tuo schermo apprestar, che compier possa teco mie veci, ov'io cadessi. ANNA Ahi, padre! ERISSO Il tuo secondo difensor sia Calbo. Egli, gran tempo è già, t'ama, e no'l disse che al padre tuo. Sposa ti chiede. ANNA (fra sè) Lassa! ERISSO E più degno consorte aver giammai, no, non potresti, o figlia. Or vieni al tempio. Là dove il sacro cenere riposa della spenta tua madre, stringer mi lascia un sì bel nodo, o cara, e il mio timor sia spento appiè dell'ara. CALBO (fra sè) Che sento! ANNA (fra sè) Io son perduta. ERISSO A che t'arresti? CALBO Anna, tu taci? Alto stupor ti leggo in volto espresso. Il tuo bel cor dischiudi al padre ad all'amico; e se pur sia che tal nodo tu abborri, il tuo pensiero libera esponi, e me primiero udrai a tua difesa ragionar. ERISSO Che vegg'io! Figlia, tu piangi? Oh, qual crudel sospetto in me tu desti! ANNA No, tacer non deggio più il vero omai. Tradirvi non posso entrambi, nè immolar me stessa. Già d'altra fiamma accesa. ERISSO Oh, mio rossor! Prosegui. ANNA Indegno, credi, non è d'Erisso l'amator mio primo. ERISSO Chi è costui? Favella. ANNA Il Sir di Mitilene, il prode Uberto. ERISSO Uberto! E quando il conoscesti? ANNA Allora che tu in Venezia, per due lune e due, ed oro ed armi a dimandar restavi, me lasciando in Corinto. ERISSO Allor? Che ascolto! CALBO Prosegui... ahimè!.. ERISSO Meco in Venezia Uberto venia sul legno istesso; e vi rimase quando a te fei ritorno. ANNA Misera! il ver tu dici? Chi dunque, ahi! meco il nome volle mentir d'Uberto? ERISSO Chi sia non so; ma un mentitor fu certo. ANNA, CALBO, ERISSO (fra sè) Ohimè! qual fulmine per me fu questo! Ahi, qual terribile colpo funesto! ANNA (fra sè) Conquisa l'anima dal vile inganno, prorompe in lagrime l'interno affanno; e il guardo, ahi, misera nel mio rossore non sò più volgere al genitor. ERISSO (fra sè) Conquisa l'anima dal vile inganno, il cor mi squarciano ira ed affanno. Ma pur la misera col suo dolor raffrena gl'impeti del mio furor. CALBO (fra sè) Conquisa l'anima dal vil inganno, il cor mi squarciano ira ed affanno. Non sa la misera nel suo rossor più il guardo volgere al genitor. ERISSO Dal cor l'iniquo affetto sveller t'è forza, o figlia: tanto l'onor consiglia. ANNA Figlia mi chiami ancor? Sì, svellermi dal petto il cor saprò se... (Un lontano colpo di cannone interrompe il colloquio. Tutti restano immobili e sorpresi. Breve silenzio. Un grido di allarme si sente poco dopo. Erisso e Calbo pongono mano alle spade e partono precipitosamente senza far motto. Anna li siegue per pochi passi, indi ritorna indietro agitatissima.) ANNA Che avvenne? Oh Dio! Lo strepito della battaglia ascoltasi. Ahi, forse un tradimento nel notturno cimento... Io gelo. Oh, duol! Nel tempio del ciel si voli ad implorar l'aita che salvi almen del padre mio la vita. (Parte precipitosamente.) Scena Terza (La piazza della città di Negroponte. A dritta dello spettatore un tempio: in fondo una larga via, che sarà disposta obliquamente in guisa che il principio della medesima si nasconde all'occhio dello spettatore sulla sua sinistra. La musica da questo momento, finché non giunge Erisso sulla scena, deve sempre indicare il lontano tumulto della battaglia. Di tratto in tratto si odono de' colpi di cannone e delle scariche di moschetti. Alcune Donne accorrono allo strepito, incerte ed atterrite, aggirandosi per la scena) LE DONNE Misere!.. or dove, ahimè! volger l'incerto piè? Dell'armi il rimbombar, de' bronzi il fulminar, tutto tremar ci fa. Che mai... che mai sarà? ANNA (Accorrendo anch'essa tremante e sbigottita.) Donne, che sì piangete, che avvenne? Deh, rispondete. LE DONNE Al musulman le porte dischiuse un traditor. Tutto già intorno è orror, incendio e morte. ANNA (Sempre più spaventata, corre ad inginocchiarsi avanti il tempio.) Giusto ciel, in tal periglio più consiglio più speranza, non avanza, che piangendo, che gemendo, implorar la tua pietà. LE DONNE (Inginocchiandosi pur esse.) Giusto ciel, in tal periglio più speranza non avanza che implorar la tua pietà. (Sul finir di questa breve preghiera si sente un tamburo, che si accosta. Incomincia a sfilare una parte della guarnigione, attraversando la scena sollecitamente da dritta a manca. Anna ed il coro, vedendo i soldati, sospendono la loro preghiera, ed accorrono verso di quelli. Erisso e Calbo sopraggiungono con le spade ignude.) ANNA Ahi, padre! ERISSO (fra sè) Oh vista! ANNA Ad abbracciarti io torno. Narra. ERISSO Fuorchè l'onor, tutto è perduto. Ogni speranza un traditor invola. Sulle mura è il nemico, e grazie al cielo or' io sol porgo, che d'occulti inganni temendo Maometto, il corso arresta di sua vittoria e attender vuole il giorno. Or, miei fidi, alla rocca. ANNA Oh, padre mio, fermati... ascolta. ERISSO Udir non posso. Addio. Figlia, mi lascia. Io volo ove il dover m'invita. Dal pianto tuo tradita la patria non sarà. ANNA Padre! E in tal periglio e duolo lasciar tu puoi la figlia? Qual nume a te consiglia cotanta crudeltà? Teco venir... ERISSO T'arresta, seguir non dei tu il padre. ANNA Qual dura legge è questa! ERISSO Sol le raccolte squadre sull'alta rocca andranno a far le prove estreme d'intrepido valor. ANNA, LE DONNE E noi qui fuor di speme, dover tiran ci lascia dell'onta al nuovo orror? CALBO Mira, signor, quel pianto, e cangia il tuo consiglio. Le invola a tal periglio: parli al tuo cor pietà. ANNA Vedrai su quelle mura pur noi pugnar da forti, vibrar pur noi le morti; far siepe i nostri petti a' tuoi guerrieri eletti, e in essi il nostro esempio valore accrescerà. Padre, ti muova il pianto a men crudel consiglio. M'invola al rio periglio, parli al tuo cor pietà. ERISSO Le voci di natura tutte nel cor già sento; ma in sì crudel momento delitto è la pietà. Ma indarno or voi piangete, donne, al destin cedete. Se i voti vostri ascolta la cieca mia pietà, con voi la fame accolta da' miei guerrier sarà. Pietà sì dura e stolta chi a me consiglierà? Partiam, guerrieri... Addio LE DONNE Mira, signor, quel pianto e cangia il tuo consiglio. C'invola a tal periglio, parli al tuo cor pietà. ERISSO Invola al rio periglio, parli al tuo cor pietà. ANNA Ahi padre! ah padre mio; de' barbari all'oltraggio così lasciarmi? ERISSO O cara, prendi il pugnal. Retaggio paterno a te sia questo in giorno sì funesto. Va', corri appiè dell'ara, e pria che in te la mano distenda il musulmano... Figlia... ANNA Prosegui... ERISSO Addio. ANNA Dicesti assai. T'intendo. Vedrai che appien somiglia al genitor la figlia, e pria che in me la mano distenda il musulmano, questo pugnal da forte nel cor m'immergerò. ERISSO (fra sè) In sì crudel tormento squarciarmi a brano a brano, misero, il cor mi sento. O patria, a te qual figlia vittima immolerò! ANNA (fra sè) A sì crudel tormento squarciarmi a brano a brano, Ah Dio! il cor mi sento. Ahi, qual perversa sorte Il ciel mi destinò! CALBO (fra sè) In sì crudel momento squarciarmi a brano a brano in petto il cor mi sento. Misero, ahi, qual consorte il fato m'involò! LE DONNE (fra sè) A sì funesta scena attonita, gemente, fra meraviglia e pena mancarmi il cor mi sento. Ahi, per qual empia sorte, dal figlio, dal consorte dividermi dovrò! (La musica ed il canto cesseranno ad un tratto. Erisso ed Anna si abbracciano teneramente. Calbo cade appiè di Anna, che gli porge la mano. Intanto alcune delle donne del coro corrono ad abbracciare taluni fra' soldati, in attitudine di madri o di spose. Ricominciando la musica tutti si separeranno, dandosi a vicenda l'ultimo doloroso addio. Erisso e Calbo partono per la rocca. Anna, seguita dalle altre donne, si ritira nel tempio) Scena Quarta (Giorno. Una schiera di cavalieri musulmani sopraggiunge entrando dalla dritta dello spettatore; si arresta alquanto per riconoscere qual via debba trascegliere per inseguire i fuggaschi. Indi al segnale del comandante si avvierà per la via grande che mette capo in fondo del teatro. Incominciasi ad ascoltare da lontano il suono delle bande turche. Dopo un istante la schiera di cavalleria ritornerà, girando a sinistra dello spettatore, sulle tracce di Erisso. Sopraggiunge buon numero di soldati turchi, alla rinfusa ed armati di faci) I SOLDATI MUSULMANI Dal ferro, dal foco nel sangue sommersa l'avversa città al mondo suo scempio esempio sarà. Che all'urto invincibile del nostro valor periglio è resistere con cieco furor. (Verso la fine del coro sopraggiunge Maometto alla testa delle sue truppe, e circondato da tutta la pompa militare ed asiatica. Alcuni de' suoi soldati fanno sembiante di volere appiccare il fuoco agli edifizi ed al tempio. Maometto con un cenno gli arresta. Egli pone piede a terra, seguito dal suo visir Selimo e dagli altri generali. Tutti si prostrano, attendendo i suo ordini) MAOMETTO Sorgete, in sì bel giorno, o prodi miei guerrieri, a Maometto intorno venite ad esultar. Duce di tanti eroi crollar farò gl'imperi, e volerò con voi del mondo a trionfar. I SOLDATI MUSULMANI Del mondo al vincitor eterno plauso e onor! MAOMETTO Compiuta ancor del tutto la vittoria non è. La tua falange, Acmet, conduci ad assalir la rocca dall'oriental pendice, ov'è men forte. Con l'altre schiere intanto starommi io qui della città nel centro ad ogni uopo ed evento. (Acmet parte con alcuni soldati.) De' fuggenti nemici Omar sull'orme, per obliqui sentieri, corse già ratto co' suoi mille arcieri, ed ampia strage egli faranne al certo. SELIMO Signor! Di Negroponte le vie pur anco a te son note? E come? Il ciel t'inspira, o qui stranier non sei? MAOMETTO La conquista di Grecia, è a te ben noto che il mio gran padre ei pur rivolse in mente. Quindi in mentite spoglie ad esplorarne i lidi i più scaltri inviò fra' suoi più fidi; e me fra quelli, ed Argo e Negroponte e... Corinto percorsi... ah! SELIMO Tu sospiri! MAOMETTO Sospiro io, sì, nel rammentar Corinto. SELIMO Forse... MAOMETTO Non più. Ma quel tumulto è questo? (Alcuni Guerrieri ritornano in fretta dalla sinistra dello spettatore, e cantano il seguente:) I SOLDATI MUSULMANI Signor, di liete nuove nunzi noi siamo a te. I nemici fuggenti, sorpresi, ed avviliti caddero in parte estinti; e in duri ceppi avvinti or sieno a te guidati i duci invan frementi. Il prode Omar già muove ad incontrarti il piè. MAOMETTO Oh gioia! Alfin vi tengo veneti alteri, audaci e sempre infidi vi tengo alfin. Compiuto è il mio trionfo. Come in Bisanzio, il mio destrier qui ancora nuotar nel sangue cristiano io vidi. Or colle fronti nella polve immerse vedrò pur voi, duci orgogliosi... e vinti. Ciò sia più grato che il mirarvi estinti. I SOLDATI MUSULMANI Il prode Omar già muove ad incontrarti il piè. Scena Quinta (Omar seguìto da' suoi soldati, conduce incatenati Calbo ed Erisso, i quali si presentano con dignitoso contegno) MAOMETTO (Con ironia) Appressatevi, o prodi. Ammirarvi d'appresso alfin m'è dato. Del veneto valor la fama antica per voi s'accrebbe, e a queste mura intorno ne fan tacita fede de' miei guerrier ben dieci mille uccisi. Compiuto è il dover vostro, il mio comincia. Un esempio tremendo in voi dar voglio a chi, senza sperar soccorso o scampo, ogni patto ricusa per sol diletto di versar del sangue. Atroce, inaudito supplizio sia mercé del vostro ardire. ERISSO Quest'ultimo tuo detto m'accerta alfin che parla Maometto. Or la risposta ascolterai d'Erisso. MAOMETTO Erisso! (fra sè) Oh ciel! (ad Erisso) Sei forse tu l'istesso che già duce in Corinto? ERISSO Io son quel desso. Ed in Corinto e in Negroponte, e ovunque il tuo furor ti tragga, infin ch'io viva, mi scorgerai tu sempre starti intrepido a fronte colla morte sul brando; e se convien che pera, fra i più fieri tormenti, intrepido del pari a' Veneti pur sempre porger di fede e di fortezza esempio. MAOMETTO Sta ben. Ma dimmi, Erisso... Non sei padre? ERISSO (fra sè) Che ascolto! (A Maometto) E come, e donde il sai? MAOMETTO Te 'l chieggo. ERISSO Cittadin son io, sol cittadino in questo istante. (sottovoce) Ahi, Calbo! Mi ricorda il suo dir l'amata figlia. Costanza, o cor. MAOMETTO Benché nemico, Erisso, d'assai miglior destino degno tu sei; lo veggo ed io te l'offro. Un accento e sei salvo, e teco il prode, che stringi or fra le braccia. Odi e risolvi. Riedi appiè della rocca. Parla a' guerrieri, che son chiusi in quella: la stoltezza e il periglio d'inutile difesa ad essi esponi, e che mi schiudan quelle porte imponi. Tutti sien salvi, il giuro. E se a te piace la patria riveder potrai con essi, e rieder lieto a' filiali amplessi. ERISSO (fra sè) Giusto ciel, che strazio è questo! Nel propormi un tradimento sempre i figli a me rammenta. trafiggendomi nel cor. (A Calbo) Ah! in momento sì funesto, Calbo, or, deh, per me rispondi, ed a lui quel pianto ascondi che or tradisce il genitor. CALBO Alla rocca andrem, se il vuoi. Parlerem con quegli eroi, ma direm che presso a morte noi serbiam pur l'alma forte. La risposta, intendi, è questa. Se or ti piace, il rogo appresta ed appaga il tuo furor. ERISSO (fra sè) Dolce figlia, ove t'aggiri? Ah, chi sa se ancor respiri, se abbracciarti io posso ancor! MAOMETTO Sconsigliato, a che non taci? Frena, o stolto, i detti audaci. Con chi parli non rammenti, e il mio sdegno non paventi? Tu rispondi, Erisso, e trema, questa fu la volta estrema che parlommi al cor pietà. ERISSO Già tacendo a te risposi co' suoi detti generosi. CALBO, ERISSO È lo stesso in ogni core il consiglio dell'onore; e non v'ha che un sol linguaggio per il forte e per il saggio, e tal sempre il mio sarà. MAOMETTO (fra sè) Io mi sento dal dispetto lacerato il cor nel petto. De' supplizi al fiero aspetto forse un tanto ardir cadrà. (Ad Erisso) Decidesti? ERISSO Io già risolsi. MAOMETTO Tu m'insulti, indegno, e l'osi? ERISSO E non v'ha che un sol linguaggio per il forte e per il saggio; e tal sempre il mio sarà. CALBO È lo stesso in ogni core il consiglio dell'onore; e tal sempre il mio sarà. MAOMETTO (fra sè) De' supplizi al fero aspetto forse un tanto ardir cadrà. (in alta voce) Guardie, olà, costor si traggano a supplizio infame, atroce. Obbedite... Scena Sesta (Le Guardie circondano Erisso e Calbo e li trassinano. Anna si precipita dal tempio, su' passi loro, dando un grido di dolore. Le altre donne la sieguono) ANNA Ah, no! MAOMETTO Qual voce! ANNA Padre mio! ERISSO Figlia! MAOMETTO Che veggio! ANNA (Accorrendo verso Maometto.) Al tuo piede... oh ciel, vaneggio! MAOMETTO Anna! ANNA Uberto! oh rossor! ERISSO Che colpo è questo! (Tutti rimangono attoniti e muti nell'atteggiamento della sorpresa, della vergogna o del dolore, secondo la circostanza di ciascuno.) ANNA (fra sè) Ritrovo l'amante nel crudo nemico. Qual barbaro istante! Che penso? che dico? Oh morte, te imploro rimedio, ristoro a tanto dolor. ERISSO (fra sè) Amante la figlia del crudo tiranno! Deh! chi mi consiglia! Qual barbaro affanno! Oh morte, te imploro rimedio, ristoro a tanto dolor! MAOMETTO (fra sè) Risento nel petto all'alma sembianza d'un tenero affetto l'antica possanza. Qual magico incanto quel ciglio, quel pianto, quel muto dolor! CALBO, LE DONNE (fra sè) Il padre fra l'ira ondeggia e l'affanno, la figlia delira pel barbaro inganno. Oh cielo, te imploro tu porgi ristoro a tanto dolor. SELIMO (fra sè) Quel ciglio, quel pianto e muto dolor, qual magico incanto ha sul vincitor! I SOLDATI MUSULMANI (fra sè) Il duce all'aspetto d'inerme beltà, risente nel petto la spenta pietà! Qual magico incanto, quel ciglio, quel pianto ha sul vincitor! ANNA (A Maometto) Rendimi il padre, o barbaro. Il mio... fratel, deh rendimi... o ch'io saprò trafiggermi con questo ferro il cor. (Cavando fuori il pugnale.) CALBO (fra sè) Fratel mi chiama! oh tenera! Oh dolce amica! ANNA (A Maometto) E tacito ancor tu resti? (Fa cenno di uccidersi.) MAOMETTO Arrestati, arrestati, dilegua il tuo timor. (Scioglie egli stesso le catene d'Erisso e di Calbo.) Padre e fratel ti rendo. Comprendi a sì bel dono che un barbaro non sono, ma fido amante ognor. ERISSO Quei ceppi a me rendete, la morte io solo attendo. Pietosi mi togliete a tanto mio rossor. ANNA Padre... ERISSO Da me t'invola. ANNA M'ascolta... CALBO (Ad Erisso) Ti consola. Misera ella è, non rea. ANNA Chi preveder potea inganno sì crudel! MAOMETTO (Ad Anna) Fra l'armi in campo io torno, cara, ma al mio ritorno altera e lieta omai, al fianco mio vivrai, se ancor mi sei fedel. ANNA (fra sè) Dal rimorso, dal duol, dal tormento lacerato mi sento già il cor. Ah! perché fra le spade nemiche a perir disperata non corsi! Or da quanti tormenti e rimorsi straziata quest'alma sarà. ERISSO, CALBO (fra sè) Ah perché fra le spade nemiche non mi trassi a perir disperato; trionfando del barbaro fato, involandomi a tanta viltà. MAOMETTO (fra sè) Agitata, confusa, tremante, non risponde. Qual dubbio! qual lampo! Forse infida... Di sdegno già avvampo. Ma svelato l'arcano sarà. LE DONNE (fra sè) Agitata, confusa, tremante non risponde. Mirarlo non osa. Fra l'amante ed il padre dubbiosa fra l'inferno ed il cielo si sta. I SOLDATI MUSULMANI (fra sè) Agitata, confusa, tremante non risponde. Mirarlo non osa. Fra l'amante ed il padre dubbiosa all'evento improvviso si sta. |
ACTO PRIMERO Escena Primera (Sala del palacio. El gobernador, Pablo Erisso, desolado, está sentado a una mesa. Los capitanes están sentados a su alrededor. Condulmiero y Calbo están sentados uno frente al otro) CAPITANES Erisso, a una señal tuya los soldados formarán bajo tus órdenes. Pero... ¿callas... no escuchas? (para sí) Puedo leer en su frente oscuros pensamientos. ¡Oh, cielos! ¿Cuál será el destino de Negroponte? ERISSO Hace ya dos meses que el orgulloso vencedor de Bizancio asedia nuestras murallas con su feroz y numeroso ejército. Ahora podemos evaluar las pérdidas y las conquistas. Pero... ¿cuál será nuestro futuro? Nuestros mejores hombres han muerto ya; nuestros muros se desploman con el retumbar de los cañones; la devastadora enfermedad y el hambre diezman al pueblo inocente; y Mohamed amenaza con incendio y muerte si al amanecer no se le abren las puertas. Ante esta situación, veo igual peligro tanto si apelo al honor como a la piedad. Que cada uno exponga libremente su opinión y decidiré lo que dictamine la mayoría. CAPITANES Que responda primero el valiente Condulmiero, puesto que su brazo y su consejo son inestimables en momentos como éste. CONDULMIERO Cuando ya no hay esperanza, y la audacia es inútil, el mejor consejo es aquel que implique menor riesgo. El loco y no el valiente va ciego hacia la muerte. Rindámonos ahora. Guardemos la sangre y las espadas para futuros desafíos, entonces yo seré el primero en desangrarme y el primero en caer... CALBO (Levantándose) Soldado, ¿qué dices? La espada es el último recurso de un hombre valiente. Yo no temo al peligro; luchemos, muramos en la dura batalla y que las cenizas y los huesos de los bárbaros caigan a cientos sobre mi tumba. Que aprenda el soberbio lo duro y amargo que es vencer luchando contra una espada italiana. Dando ejemplo en esta horrenda masacre, el valor de nuestro pueblo se crecerá con la ira, y la vil audacia del bárbaro se debilitará con nuestra entereza. ERISSO Nuestra entereza hará que el antiguo coraje resurja nuevamente en nuestros corazones. CALBO Luchemos y muramos en la dura batalla con la espada en la mano y que las cenizas y los huesos de los bárbaros caigan a cientos sobre mi tumba. CAPITANES La abnegación hará que el antiguo coraje resurja nuevamente en nuestros corazones. CALBO, ERISSO, CONDULMIERO Luchemos y muramos en la dura batalla con la espada en la mano y que las cenizas y los huesos de los bárbaros caigan a cientos sobre mi tumba. ERISSO ¡Basta! ¡Es suficiente! Os he escuchado, valientes ciudadanos y soldados. Oí de vuestros labios el consejo que deseaba. Juremos sobre nuestras espadas que lucharemos por nuestra patria mientras corra por nuestras venas una gota de sangre; que nuestros valientes no duden al escoger entre la muerte y el deshonor. (Desenvaina la espada y la presenta ante los capitanes, que hacen lo mismo) TODOS Sí, lo juramos sobre nuestras espadas italianas manchadas con la sangre de nuestros enemigos. Mohamed nos verá a sus pies agonizantes pero no suplicantes ni vencidos. Sí, lo juramos sobre nuestras espadas venecianas. Si no cambia nuestra suerte, Negroponte se convertirá en un túmulo de sepulcros. ERISSO ¡Partid, soldados! Que el sueño os reporte nuevo vigor. El musulmán amenaza con dar el último asalto al amanecer. Entonces lucharéis a mi lado. Si perdiéramos el valor ante su gran número y tuviéramos que abandonar la ciudad, que todo el que no haya perecido en la lucha renueve sus fuerzas al otro lado de la muralla para emprender un nuevo combate. (Todos parten, excepto Calbo que es retenido por Erisso.) Calbo, escucha. Ahora debo cumplir con mi obligación de capitán y de ciudadano. ¡Oh, Dios! Tengo una hija, tú la conoces y la quieres tanto como yo. Me hiela y me angustia pensar en el peligro que ahora corre. CALBO Yo también temo por ella. ERISSO ¡Sígueme entonces! CALBO ¿Qué vas a hacer? ERISSO ¡Sígueme! Allí, junto a mi hija, escucharás las palabras de un padre. Escena Segunda (Habitación de Ana Erisso) ANA ¡Ah! En mi dolor, suplico en vano el dulce olvido de mis males. No encuentro paz cuando pienso en el peligro que corre mi padre. Y si logro a penas calmar mi dolor, es gracias a este secreto amor que hace a mi corazón ir de pena en pena. ¡Piadoso cielo! ERISSO Hija... ANA ¡Oh, padre mío! ¿Qué preocupación te guía hasta mí a tan altas horas de la noche? ERISSO El peligro que te acecha. ANA ¡El peligro que me acecha! ¡Ay de mí! ERISSO Abrázame y escucha. Ahora que el enemigo se prepara para un desesperado combate, tengo miedo por ti, hija mía. Hasta hoy siempre fui para ti consejero y escudo. Ahora necesito ayuda, pues en un instante una espada puede acabar con mi vida. ANA ¡Pobre de mí! ¿Qué dices? ERISSO Mi amor por ti me hace protegerte y debo encontrar otro brazo que te defienda si yo cayese muerto. ANA ¡Ay, padre! ERISSO Calbo será tu segundo defensor. Me ha confesado que te ama desde hace tiempo y te quiere como esposa. ANA (para sí) ¡Oh, cielos! ERISSO No encontrarás un esposo más digno. Ahora ve al templo donde reposan las sagradas cenizas de tu madre, esta bella unión desvanecerá mis temores. CALBO (para sí) ¡Qué oigo! ANA (para sí) Estoy perdida. ERISSO ¿Por qué dudas? CALBO Ana, ¿callas? Veo en tu cara gran estupor. Abre tu corazón al padre y al amigo; y si esta unión te desagrada, expresa libremente tu pensamiento y seré el primero en defenderte. ERISSO ¡Qué veo! Hija, ¿lloras? ¡Ah, qué cruel sospecha despiertas en mí! ANA ¡No, no debo callar más la verdad! No puedo traicionaros ni sacrificarme a mí misma. Mi corazón arde por otro amor. ERISSO ¡Qué vergüenza! Sigue. ANA Créeme, este amor no es indigno de Erisso. ERISSO ¿Quién es? ¡Habla! ANA El señor de Mitilene, el valiente Uberto. ERISSO ¡Uberto! ¿Y cuándo lo conociste? ANA Durante los dos meses que permanecí en Corinto, mientras tú estabas en Venecia, consiguiendo oro y armas. ERISSO ¡Pero, qué oigo! CALBO ¡Ay de mí! Sigue... ERISSO ¡Uberto estaba conmigo en Venecia! ¡En el mismo barco!... ¡Y allí se quedó cuando yo regresé! ANA ¡Pobre de mí! ¿Dices la verdad? ¿Quién entonces, engañándome, se hizo pasar por Uberto? ERISSO No sé quien será, pero es un impostor. ANA, CALBO, ERISSO (para sí) ¡Oh, qué golpe tan funesto! ¡Ah, qué funesto y terrible golpe! ANA (para sí) Vencida el alma por el vil engaño, la angustia me deshace en llanto. ¡Pobre de mí! La vergüenza me impide levantar los ojos para mirar a mi padre. ERISSO (para sí) Vencida el alma por el engaño, la ira y la angustia desgarran mi corazón. Pero ella, con su dolor, frena los ímpetus de mi furor. CALBO (para sí) Vencida el alma por el engaño, la ira y la angustia desgarran mi corazón. La pobre, en su vergüenza, no se atreve a dirigir la mirada hacia su padre. ERISSO Hija, el honor te exige que arranques de tu corazón ese indigno afecto. ANA ¿Aún me llamas hija?... Sí, yo sabría arrancarme el corazón del pecho si... (Un lejano cañonazo interrumpe su frase. Todos permanecen inmóviles y sorprendidos. Breve silencio. Poco después se escucha un grito de alarma. Erisso y Calbo ponen la mano sobre sus espadas y parten rápidamente sin decir una palabra. Ana queda agitadísima.) ANA ¿Qué sucederá? ¡Oh, Dios! Se escucha el estrépito de la batalla. ¡Ah, quizás alguna traición en la oscura noche!... Se me hiela la sangre. ¡Oh, cuánto dolor! Voy al templo a implorar al cielo que salve la vida de mi padre. (Se va precipitadamente.) Escena Tercera (Una plaza en la ciudad de Negroponte. A la derecha un templo, al fondo una ancha calle, que será colocada oblicuamente de manera que el comienzo de la misma quede a la izquierda y oculto a la vista del espectador. La música debe representar siempre el lejano fragor de la batalla hasta que Erisso aparezca en escena. De vez en cuando se escuchan cañonazos y descarga de mosquetes. Algunas mujeres corren vacilantes y aterrorizadas dando vueltas sobre el escenario) MUJERES ¡Pobres de nosotras! ¿A dónde iremos ahora? El estruendo de las armas, el retumbar de los cañones nos hace estremecer. ¿Qué sucederá? ANA (Corriendo temblorosa y sobrecogida.) Mujeres, ¿por qué lloráis? ¿Qué sucede? ¡Ah, responded! MUJERES ¡Un traidor abrió las puertas a los musulmanes! ¡Ahora, todo a nuestro alrededor es horror, incendio y muerte! ANA (Cada vez más asustada, corre a arrodillarse delante del templo.) Piadoso cielo, en este momento de peligro los consejos y la esperanza no sirven de ayuda, sólo nos queda implorar tu piedad gimiendo y llorando. MUJERES (Arrodillándose ellas también.) Piadoso cielo, en este momento de peligro la esperanza no sirve de ayuda, sólo nos queda implorar tu piedad. (Al terminar esta breve plegaria se escucha el redoble de un tambor que se acerca. Una parte de las tropas comienza a desfilar rápidamente atravesando la escena de derecha a izquierda. Ana y el coro de mujeres, viendo a los soldados, cesan su plegaria y corren hacia ellos. Erisso y Calbo llegan blandiendo sus espadas.) ANA ¡Ay, padre! ERISSO (para sí) ¡Qué visión! ANA ¡Vuelvo a abrazarte! ¡Cuéntame! ERISSO El honor está a salvo, pero todo se ha perdido. Un traidor nos hizo perder toda esperanza. El enemigo está al otro lado de la muralla, pero gracias al cielo, Mohamed sospecha que maquinamos algún ardid y espera vencernos al amanecer. Voy con mis fieles a defender las murallas... ANA ¡Oh, padre, espera!... ¡Escucha! ERISSO Ahora no puedo demorarme... ¡Adiós! ¡Hija mía, déjame! Debo cumplir con mi deber. Nuestra patria no se perderá por culpa de tus lágrimas. ANA ¡Padre! ¿Y dejarás a tu hija en este peligro y con este dolor? ¿Qué dios te aconseja tanta crueldad? ¡Voy contigo!... ERISSO ¡Detente, no debes seguirme! ANA ¡Qué dura es esa orden! ERISSO Sólo nuestras reducidas tropas irán al otro lado de las murallas a dar la última prueba de su intrépido valor. ANA, MUJERES ¿Y a nosotras, sin esperanza alguna, nos dejas el nuevo horror de la vergüenza? CALBO Señor, mira sus lágrimas y cambia de parecer. Apártalas del peligro y déjate conmover por la piedad. ANA Nos verás luchar contra el enemigo tras esas murallas, y nuestros cuerpos servirán de escudo a tus mejores soldados. El valor de tu ejército crecerá con nuestro ejemplo. Padre, que nuestro llanto te haga cambiar de opinión. Evítame el horror que me acecha, que la piedad conmueva tu corazón. ERISSO La voz de la naturaleza casi logra conmoverme; pero en este cruel momento la piedad es un crimen. ¡Mujeres, lloráis en vano, ceded al destino! Si mi ciega piedad escuchara vuestros ruegos, mis soldados serían presa del desaliento. ¿Quién me aconseja tan dura y necia piedad? ¡Soldados, partamos!... ¡Adiós! MUJERES Señor, mira nuestras lágrimas y cambia de parecer. Apártanos del peligro y déjate conmover por la piedad. ERISSO Apártalas de ese terrible peligro y déjate conmover por la piedad. ANA ¡Ay, padre!... ¡Ah, padre mío! ¿Me dejas al libre ultraje de los bárbaros? ERISSO ¡Oh, querida Ana, toma este puñal y que te sirva de herencia paterna en este día funesto! Ve, corre al altar, y antes de que el musulmán ponga sobre ti una mano... ¡Hija!... ANA ¡Continua!... ERISSO ¡Adiós! ANA Ya has dicho suficiente... Te he comprendido. Verás cuánto se parece al padre la hija, y antes de que sobre mí extienda su mano el musulmán, valientemente clavaré este puñal en mi corazón. ERISSO (para sí) ¡Ay! En este cruel tormento siento que el corazón se me hace pedazos dentro del pecho. ¡Oh, patria, mi hija será la víctima que te inmolaré! ANA (para sí) ¡Ah Dios! En este cruel tormento siento que se me hace pedazos el corazón. ¡Ah, qué perversa suerte me reservó el cielo! CALBO (para sí) En este cruel momento siento que el corazón se me hace pedazos dentro del pecho. ¡Ay, mísero de mí, el destino me quitó a mi esposa! MUJERES (para sí) Observando tanta tristeza me siento desfallecer, sorprendida y desconsolada, con emoción y con pena. ¡Ay, la fortuna adversa nos separa de nuestros hijos y maridos! (La música y el canto cesan de repente. Erisso y Ana se abrazan con ternura. Calbo cae a los pies de Ana, que le tiende la mano. Mientras tanto, madres y esposas corren a abrazar a algunos soldados. Todos se separan cuando comienza de nuevo la música, dándose mutuamente el último y doloroso adiós. Erisso y Calbo parten hacia las murallas. Ana, seguida de otras mujeres, se retira al templo) Escena Cuarta (Es de día. Un destacamento de caballería musulmana aparece de improviso por la derecha; se detienen un momento para decidir que camino tomar, después, se encaminarán hacia el fondo del escenario. Comienza a escucharse a lo lejos el sonido de las bandas turcas. Tras un instante el destacamento de caballería regresa y gira hacia la izquierda, tras las huellas de Erisso. Numerosos soldados turcos aparecen de repente, desordenados y llevando antorchas) SOLDADOS MUSULMANES La ciudad enemiga, cubierta de fuego y sangre por nuestros sables, será un buen ejemplo para el resto del mundo. Es peligroso resistirse con insensato furor al poder invencible de nuestro valor. (Aparece Mohamed a la cabeza de sus tropas, con toda la parafernalia militar asiática. Algunos de sus soldados intentan prender fuego a algunos palacios y al templo. Mohamed los detiene con un gesto, después desmonta y es secundado por su visir y por los generales que se arrodillan esperando sus órdenes) MOHAMED Levantaos valientes soldados y en este hermoso día reuníos alegres al alrededor de Mohamed. Yo, capitán de tantos héroes, derrumbaré imperios y con vosotros, me lanzaré a la conquista del mundo entero. SOLDADOS MUSULMANES ¡Aclamemos y honremos al vencedor del mundo! MOHAMED Aún no hemos logrado la victoria. Acmet, que tus falanges tomen por asalto la parte oriental de la muralla, la más débil. Mientras tanto, yo permaneceré con otra división en el centro de la ciudad por si surgiera cualquier imprevisto. (Acmet se marcha con algunos soldados.) Omar ha partido con miles de arqueros por tortuosos caminos para perseguir a los fugitivos, y sin duda alguna, los exterminará. SELIM Señor, ¿cómo es que te son conocidas las calles de Negroponte? O te inspira el cielo o aquí no eres un extranjero. MOHAMED Como bien sabes, mi padre tenía proyectada la conquista de Grecia. Envió camuflados a sus más astutos seguidores, yo entre ellos, a explorar estas tierras y así fue como recorrí Argo y Negroponte y... Corinto... ¡ah! SELIM ¡Suspiras! MOHAMED Sí, suspiro cuando recuerdo Corinto. SELIM Quizás... MOHAMED Ya está bien. ¿Pero qué alboroto es ese? (Algunos soldados regresan apresuradamente desde la izquierda cantando lo que sigue) SOLDADOS MUSULMANES Señor, te traemos buenas noticias. Los fugitivos han sido alcanzados y abatidos. Muchos de ellos han caído muertos. Encadenados y temblorosos, conducimos ante ti a sus capitanes. El valiente Omar está en camino para encontrarse aquí contigo. MOHAMED ¡Qué felicidad! Al fin os tengo altivos y siempre infieles venecianos. ¡Ah, os tengo al fin! ¡El triunfo es mío! Mi caballo, igual que en Bizancio, nadará en la sangre de los cristianos. Ahora, capitanes orgullosos, os veré con la frente hundida en el polvo... ¡y vencidos! Eso me produce más placer que vuestra muerte. SOLDADOS MUSULMANES El valiente Omar está en camino para encontrarse aquí contigo. Escena Quinta (Omar, seguido de sus soldados, trae a Calbo y Erisso encadenados, aunque mantienen una conducta digna) MOHAMED (Irónicamente) ¡Acercaos, valientes soldados! Al fin os puedo admirar de cerca. Gracias a vosotros crece la ya conocida fama de la valentía veneciana, mis diez mil soldados muertos dan prueba de ello. Vuestra labor ha terminado y comienza la mía. Con vosotros quiero dar ejemplo a aquellos que sin esperar ayuda o salvación, rechazan todo acuerdo por el solo placer de verter sangre. Vuestra osadía os recompensa con un suplicio atroz y singular. ERISSO Tus palabras me confirman que es Mohamed quien ha hablado. Ahora escucharás la repuesta de Erisso. MOHAMED ¡Erisso! (para sí) ¡Oh cielos! (a Erisso) ¿No serás tú el antiguo gobernador de Corinto? ERISSO Sí, soy yo. En Corinto y en Negroponte, y allá donde te lleve tu afán de poder me verás siempre enfrentarme a ti con la muerte en mi espada; y si tengo que morir en cruel suplicio, seré ejemplo de lealtad y valor como lo han sido siempre los venecianos. MOHAMED Está bien. Pero dime, Erisso... ¿No tienes hijos? ERISSO (para sí) ¡Qué oigo! (a Mohamed) ¿Cómo lo sabes? MOHAMED Tan solo te lo pregunto. ERISSO Sólo soy un ciudadano en este momento. (en voz baja a Calbo) ¡Ay, Calbo! Sus palabras me han recordado a mi querida hija. Corazón, ten valor. MOHAMED Erisso, aunque eres mi enemigo, eres digno de un destino mejor; lo sé y te lo ofrezco. Una palabra y estarás a salvo, y contigo el valiente al que ahora abrazas. Escucha y decide. Regresa a las murallas y expón a tus soldados lo absurdo y peligroso de una inútil defensa. Ordena que abran las puertas y todos estarán a salvo, lo juro. Y si quieres podréis regresar todos a la patria y ser felices entre los vuestros. ERISSO (para sí) ¡Piadoso cielo, qué martirio es éste! Al proponerme esta traición no puedo olvidarme de mis hijos y se me parte el corazón. (A Calbo) ¡Ah! Calbo, responde por mí en este terrible momento, impide que mi llanto haga vacilar al padre que soy. CALBO Iremos a las murallas y hablaremos con aquellos héroes, pero les diremos que llegado el momento de la muerte conserven intacto todo su valor. Ésa es nuestra respuesta. Ahora, atiza el fuego y sacia tu furor. ERISSO (para sí) Hija mía, ¿dónde estás? ¡Ah, quién sabe si sigues viva y si volveré a abrazarte de nuevo! MOHAMED ¡Imprudente, cállate! Insensato, frena tus temerarias palabras. ¿Olvidas con quién estás hablando? ¿No temes mi furia? Erisso, responde y tiembla. Ésta ha sido la última vez que mi corazón siente piedad. ERISSO Callando ya te respondí con elocuentes palabras. CALBO, ERISSO El sentido del honor es igual en todos los corazones; para el valiente y el sabio sólo hay un lenguaje, que es también el mío. MOHAMED (para sí) Siento mi corazón lleno de despecho. Quizás cese su coraje si lo amenazo con la tortura. (A Erisso) ¿Has tomado ya una decisión? ERISSO Ya decidí. MOHAMED Infiel, ¿cómo te atreves a insultarme? ERISSO Para el valiente y el sabio sólo hay un lenguaje, que es también el mío. CALBO El sentido del honor es igual en todos los corazones y también el mío. MOHAMED (para sí) Quizás cese su coraje si lo amenazo con la tortura. (en voz alta) ¡Guardias! ¡Que lleven a estos hombres a sufrir un suplicio terrible y atroz! ¡Obedeced!... Escena Sexta (Los guardias rodean a Erisso y a Calbo. Ana sale del templo precipitadamente dando un grito de dolor. Las otras mujeres la siguen) ANA ¡Ah, no! MOHAMED ¡Esa voz! ANA ¡Padre mío! ERISSO ¡Hija! MOHAMED ¡Qué veo! ANA (Corriendo hacia Mohamed.) A tus pies... ¡Oh cielos, deliro! MOHAMED ¡Ana! ANA ¡Uberto! ¡Cómo es posible! ERISSO ¡Qué duro golpe! (Todos permanecen atónitos y mudos en actitud de sorpresa, vergüenza o dolor, según la situación de cada uno.) ANA (para sí) Encuentro al amante bajo los rasgos de mi inflexible enemigo. ¡Qué terrible instante! ¿Qué hago? ¿Qué digo? ¡Oh muerte, te imploro remedio y consuelo a tanto dolor! ERISSO (para sí) ¡Mi hija es la amante de este cruel tirano! ¡Oh! ¿Quién podrá aconsejarme? ¡Qué terrible angustia! ¡Oh muerte, te imploro remedio y consuelo a tanto dolor! MOHAMED (para sí) Ante ese sublime rostro vuelvo a sentir de nuevo el antiguo recuerdo de un tierno afecto. ¡Qué mágico encanto, qué ojos, qué llanto y qué mudo dolor! CALBO, MUJERES (para sí) El padre se debate entre la ira y la angustia... La hija delira por tan cruel engaño... ¡Oh cielo, te imploro que traigas consuelo a tanto dolor! SELIM (para sí) ¡Qué mágico poder tienen esos ojos, ese llanto, y ese mudo dolor sobre el vencedor! SOLDADOS MUSULMANES (para sí) A la vista de tanta belleza, nuestro capitán siente de nuevo en su pecho la extinta piedad. ¡Qué mágico poder tienen esos ojos y ese llanto, sobre el vencedor! ANA (A Mohamed) ¡Bárbaro, devuélveme a mi padre!... ¡Devuélveme a mi hermano, o con este arma atravesaré mi corazón! (Desenvainando el puñal.) CALBO (para sí) ¡Ha dicho que soy su hermano! ¡Cuánta ternura! ¡Oh, dulce amiga mía! ANA (A Mohamed) ¿Aún permaneces callado? (Hace ademán de matarse.) MOHAMED ¡Detente, detente, disipa tu temor!... (Él mismo libera a Erisso y Calbo.) Te devuelvo a tu padre y a tu hermano. Comprende con este hermoso gesto que no soy un bárbaro, sino tu fiel amante por siempre. ERISSO ¡Volved a encadenarme, pues ya sólo espero la muerte! ¡Por piedad, apartad de mí tanta vergüenza! ANA Padre... ERISSO ¡Aléjate de mí! ANA ¡Escúchame!... CALBO (a Erisso) Tranquilízate. No es culpable, sino digna de piedad. ANA ¿Quién podía imaginar tan cruel engaño? MOHAMED (A Ana) Amor mío, regreso al campo de batalla. Si a mi regreso sigues pensando en mí, vivirás a mi lado por siempre, orgullosa y feliz. ANA (para sí) El remordimiento y el dolor desgarran mi corazón. ¡Ah! ¿Por qué no corrí a morir desesperada bajo la espada enemiga? A partir de ahora mi alma será atormentada por el remordimiento y el dolor. ERISSO, CALBO (para sí) ¡Ah! ¿Por qué no corrí a morir desesperado bajo la espada enemiga, triunfando sobre el bárbaro destino y escapando a esta afrenta? MOHAMED (para sí) Agitada, confusa y temerosa, no responde. ¿Por qué duda?... ¡Qué idea recorre mi mente! Quizás me ha sido infiel... Ardo de indignación, pero pronto descubriré la verdad. MUJERES (para sí) Agitada, confusa y temerosa, no responde. No se atreve a mirarlo. Duda entre el amante y el padre, entre el infierno y el cielo. SOLDADOS MUSULMANES (para sí) Agitada, confusa y temerosa, no responde. No se atreve a mirarlo. Ante este imprevisto acontecimiento duda entre el amante y el padre. |