ATTO II Scena Prima (Grottesco con fontane, contiguo al bosco) ARGENE Ed ancor della pugna lesito non si sa? ARISTEA No, bella Argene. È pur dura la legge, onde nè tolto desserne spettatrici! ARGENE Ah, che sarebbe forse pena maggior veder chi sama in cimento si grande, e non potergli porger soccorso: esser presente... ARISTEA Io sono presente ancor lontana: anzi mi fingo forse quel che non è. Se tu vedessi come stà questo cor! Qui dentro, amica, qui dentro si combatte; e più che altrove qui la pugna è crudele. Oh, come io tremo! Come palpito adesso! ARGENE E la cagione? ARISTEA È deciso il mio fato: vedi Alcandro, che arriva. ARGENE Alcandro, ah corri; (verso la scena) consolane. Che rechi? Scena Seconda ALCANDRO Fortunate novelle. Il re minvia nunzio felice, o principessa. Ed io... ARISTEA La pugna terminò? ALCANDRO Sì; ascolta. Intorno già impazienti... ARGENE (ad Alcandro) Il vincitor si chiede. ALCANDRO Tutto dirò. Già impazienti intorno le turbe spettatrici... ARISTEA (con impazienza) Eh chio non cerco questo da te. ALCANDRO Ma in ordine distinto... ARISTEA (con isdegno) Chi vinse dimmi sol. ALCANDRO Licida ha vinto. ARISTEA Licida! ALCANDRO Appunto. ARGENE Il principe di Creta! ALCANDRO Sì, che giunse pocanzi a queste arena. ARISTEA (fra sé) Sventurata Aristea! ARGENE (fra sé) Povera Argene! ALCANDRO (ad Aristea) Oh, te felice! Oh quale sposo ti diè la sorte! ARISTEA Alcandro, parti. ALCANDRO Tattende il re. ARISTEA Parti. Verrò. ALCANDRO Tattende nel gran tempio adunata... ARISTEA (con isdegno) Nè parti ancor? ALCANDRO (fra sé) Che ricompensa ingrata! (Ad Aristea) Se tu sprezzar pretendi la mia sincera fede, ingiusta è la mercede, hai troppo ingrato il cor. Un sì felice aviso par che ti renda sdegno; qual fosse il tuo disegno non se veder ancor. Scena Terza ARGENE Ah, dimmi, o principessa, vè sotto il ciel chi possa dirsi, oh Dio, più misera di me? ARISTEA Sì, vi so io. ARGENE Ah, non ti faccia amore provar mai la mia pene! Ah tu non sai quai perdita è la mia! Quanto mi costa quel cor che tu minvoli! ARISTEA E tu non senti, non comprendi abbastanza i miei tormenti. Sta piangendo la tortorella finché vedova e smarrita; ma se torna il suo diletto, entro il nido o nel boschetto, dolce canta, e si consola. Ma per me che non vè speme, viver sempre dovrò in pene sventurata, afflitta, e sola. Scena Quarta ARGENE E trovar non possio né pietà, né soccorso? AMINTA (a parte nelluscire) Eterni dei! Parmi Argene costei. ARGENE Vendetta almeno, vendetta si procuri. (vuol partire) AMINTA Argene, e come tu in Elide! Tu sola! Tu in sì ruvide spoglie! ARGENE I neri inganni a secondar del prence dunque ancor tu venisti? AMINTA (fra sé) Tutto già sa. (Ad Argene) Non da consigli miei... ARGENE Basta... Chi sa: nel cielo vè giustizia per tutti; e si ritrova talvolta anche nel mondo. Io chiederolla agli uomini, agli dei. Sei non ha fede, ritegni io non avrò. Vuo che Clistene, vuo che la Grecia, il mondo sappia chè un traditor, acciò per tutto questa infamia lo siegua; acciò che ognuno laborrisca, leviti, e con orrore, a chi nol sa, ladditi. AMINTA Non son questi pensieri degni dArgene. È sempre meglio il riacquistarlo amante che opprimerlo nemico. ARGENE E credi, Aminta, chei tornerebbe a me? AMINTA Lo spero. Al fine fosti lidolo suo. Per te languiva, delirava per te. Non ti sovviene, che cento volte e cento... ARGENE Tutto, per pena mia, tutto rammento. Per que tanti suoi sospiri, al giurarsi ognor costante, ha perduto il cor amante la sua cara libertà. Le promesse ed i martiri, mi raccordo con mia pena: da quei nacque la catena onde avvinta lalma sta. Scena Quinta AMINTA Fra le folle diverse, de qual ripieno è il mondo, chi può negar che la folla maggiore in ciascuno non sia quella damore? Siam navi allonde algenti lasciate in abbandono: impetuosi venti i nostri affetti sono: ogni diletto è scoglio: tutta la vita è mar. Ben, qual nocchiero, in noi veglia ragion; ma poi pur dallondoso orgoglio si lascia trasportar. (parte) Scena Sesta (Luogo magnifico. Clistene, preceduto da Licida: Alcandro, Megacle coronato dulivo, guardie e Popolo) CLISTENE Giovane valoroso, che in mezzo a tanta gloria umil ti stai, quellonorata fronte lascia chio baci e che ti stringa al seno. Felice il re di Creta, che un tal figlio sorti! Se avessi anchio serbato il mio Filinto, chi sa, sarebbe tal. (ad Alcandro) Rammenti, Alcandro, con qual dolor tel consegnai? Ma pure... ALCANDRO (a Clistene) Tempo o no è di rammentar sventure. CLISTENE (fra sé) È ver. (a Megacle) Premio Aristea sarà del tuo valor. Saltro donarti Clistene può, chiedilo pur, che mai quanto dar ti vorrei non chiederai. MEGACLE (fra sé) Coraggio, o mia virtù. (A Clistene) Signor, son figlio e di tenero padre. Ogni contento, che con lui non divido, è insipido per me. Di mie venture pria dognaltro io vorrei giungergli apportator: chieder lassenso per queste nozze; e lui presente, in Creta legarmi ad Aristea. CLISTENE Giusta è la brama. MEGACLE Partirò, sel concedi, senzaltro indugio. In vece mia rimanga questi, della mia sposa (presentando Licida) servo, compagno e condottier. CLISTENE (fra sé) Che volto è quello mai! Nel rimirarlo il sangue mi si riscuote in ogni vena! (A Megacle) E questi chi è? Come sappella? MEGACLE Egisto ha nome, Creta è sua patria. Egli deriva ancora dalla stirpe real: ma più che l sangue, lamicizia ne stringe; e son fra noi si concordi i voleri, comuni a segno, e lallegrezza el duolo, che Licida ed Egisto è un nome solo. LICIDA (fra sé) Ingegnosa amicizia! CLISTENE E ben, la cura di condurti la sposa Egisto avrà. Ma Licida non debbe partir senza vederla. MEGACLE Ah no, sarebbe pena maggior. Mi sentirei morire nellatto di lasciarla. Ancor da lunge tanta pena io ne provo... CLISTENE Ecco che giunge. MEGACLE (fra sé) O me infelice! Scena Settima ARISTEA (non vedendo Megacle, fra sé) Allodiosa nozze come vittima lo vengo allara avanti. LICIDA (fra sé) Sarà mio quel volto in pochi istanti. CLISTENE Avvicinati, o figlia; ecco il tuo sposo. (tenendo Megacle per mano) MEGACLE (fra sé) Ah! Non è ver. ARISTEA Lo sposo mio! (stupisce vedendo Megacle) CLISTENE Sì. Vedi se giammai più bel nodo in Ciel si strinse. ARISTEA (fra sé) Ma se Licida vinse, come il mio bene?... Il genitor minganna? LICIDA (fra sé) Crede Megacle sposo e se ne affanna. ARISTEA E questi, o padre, è il vincitor? (additando Megacle) CLISTENE Mel chiedi? Non lo ravvisi al volto di polve asperso? Allonorate stille, che gli rigan la fronte? A quelle foglie, che son di chi trionfa lornamento primiero? ARISTEA Ma che dicesti, Alcandro? ALCANDRO Io dissi il vero. CLISTENE Non più dubbiezze. Ecco il consorte, a cui il Ciel taccoppia: e noi potea più degno ottener dagli Dei lamor paterno. ARISTEA (fra sé) Che gioia! MEGACLE (fra sé) Che martir! LICIDA (fra sé) Che giorno eterno! CLISTENE (a Megacle ed Aristea) E voi tacete? Onde il silenzio? MEGACLE (fra sé) Oh Dio! Come comincerò? ARISTEA Parlar vorrei, ma... CLISTENE Intendo. Intempestiva è la presenza mia. Severo ciglio, rigida maestà, paterno impero incomodi compagni sono agli amanti. Io mi sovvengo ancora quanto increbbero a me. Restate. Io lodo quel modesto rossor, che vi trattiene. MEGACLE (fra sé) Sempre lo stato mio peggior diviene. CLISTENE Qual serpe tortuosa savvolge a tronco, e il stringe, cosi lega, e recinge amore, i vostri cor. Ma quanto è dolce cosa esserne avvinto, e stretto, non sa che sia diletto chi non intende amor. Scena Ottava MEGACLE (fra sé) Fra lamico e lamante che farò sventurato! Ardir mio core: finiamo di morir. (a parte a Licida) Per pochi istanti allontanati, o prence. LICIDA E qual ragione?... MEGACLE Va: fidati di me. Tutto conviene chio spieghi ad Aristea. LICIDA Ma non possio esser presente? MEGACLE No: più che non credi delicato è limpegno. LICIDA E ben, tul vuoi, io lo farò. Poco mi scosto: un cenno basterà perchio torni. Ah! Pensa, amico, di che parli, e per chi. Se nulla mai feci per te, se mi sei grato e mami, mostralo adesso. Alla tua fida alta la mia pace io commetto e la mia vita. Scena Nona MEGACLE (fra sé) Oh ricordi crudeli! ARISTEA Alfin siam soli: potrò senza ritegni il mio contento esagerar; chiamarti mia speme, mio diletto, luci degli occhi miei... MEGACLE No, principessa, questi soavi nomi non so per me. Serbali pure ad altro più fortunato amante. ARISTEA E il tempo è questo di parlami così? MEGACLE Tutto larcano ecco ti svelo. Il principe di Creta langue per te damor. Pietà mi chiede, e la vita mi diede. Ah principessa, se negarla possio, dillo tu stessa. ARISTEA E pugnasti... MEGACLE Per lui. ARISTEA Perder mi vuoi... MEGACLE Sì, per serbarmi sempre degno di te. ARISTEA Dunque lo dovrò... MEGACLE Tu dèi coronar lopra mia. Sì, generosa, adorata Aristea, seconda i moti dun grato cor. Sia, qual io fui fin ora, Licida in avvenire. ARISTEA Ah qual passaggio è questo! Io dalle stelle precipito agli abissi. Eh no: si cerchi miglior compensa. Ah senza te la vita per me vita non è. MEGACLE Bella Aristea, non congiurar tu ancora contro la mia virtù. ARISTEA E di lasciarmi... MEGACLE Ho risoluto. ARISTEA Hai risoluto? E quando? MEGACLE Questo (fra sé) morir mi sento... (Ad Aristea) questo è lultimo addio. ARISTEA Lultimo! Ingrato... Soccorretemi, o numi! Il piè vacilla: freddo sudor mi bagna il volto; e parmi che una gelida man mopprima il core. (sviene sopra un sasso) MEGACLE Misero me, che veggo! (rivolgendosi indietro) Ah loppresse il dolor! (tornando) Cara mia speme, bella Aristea, non avvilirti; ascolta: Megacle è qui. Non partirò. Sarai... Che parlo? Ella non mode. Avete, o stelle, più sventure per me? No, questa sola mi restava a provar. Chi mi consiglia? Che risolvo? Che fo? Partir? Sarebbe crudeltà, tirannia. Restar? Che giova? Forse ad esserle sposo? E il re ingannato, e lamico tradito, e la mia fede, e lonor mio lo soffrirebbe? Almeno partiam più tardi. Ah che sarem di nuovo a questorrido passo! Ora è pietade lesser crudele. Addio, mia vita: addio, (le prende la mano e la bacia) mia perduta speranza. Il Ciel ti renda più felice di me. Deh, conservate questa bellopra vostra, eterni dei; e i dì, chio perderò, donate a lei. Licida... Dove è mai? Licida. (verso la scena) Scena Decima LICIDA Intese tutto Aristea? MEGACLE Tutto. Taffretta, o prence; soccorri la tua sposa. (in atto di partire) LICIDA Ahimè, che miro! Che fu? (a Megacle) MEGACLE Doglia improvvisa le oppresse i sensi. (partendo, come sopra) LICIDA E tu mi lasci? MEGACLE Io vado... (tornando indietro) Deh pensa ad Aristea. (partendo, fra se) Che dirà mai quando in sè tornerà? (si ferma) Tutte ho presenti tutte le smanie sue. (A Licida) Licida, ah senti. Se cerca, se dice: "Lamico dovè?" "Lamico infelice..." rispondi... "morì." Ah no! Sì gran duolo non darle per me: rispondi ma solo: "Piangendo partì". Che abisso di pene lasciare il suo bene, lasciarlo per sempre, lasciarlo così! (parte) Scena Undicesima LICIDA Che laberinto è questo! Io non lintendo, semiviva Aristea... Megacle afflitto... ARISTEA Oh Dio! LICIDA Ma già quellalma torna agli usati uffici. Apri i bei lumi, principessa, ben mio... ARISTEA (senza vederlo) Sposo infedele! LICIDA Ah! Non dirmi così. Di mia costanza ecco in pegno la destra. (la prende per la mano) ARISTEA Almeno... Oh stelle! (savvede non esser Megacle, e ritira la mano) Megacle ovè? LICIDA Partì. ARISTEA Partì lingrato? Ebbe cor di lasciarmi in questo stato? LICIDA Il tuo sposo restò. ARISTEA (salza con impeto) Dunque è perduta lumanità, la fede, lamore, la pietà! Se questi iniqui incenerir non sanno, numi, i fulmini vostri in ciel che fanno? LICIDA Son fuor di me! Di, chi toffese, o cara? Parla. Brami vendetta? Ecco il tuo sposo, ecco Licida... ARISTEA Oh Dei! Tu quel Licida sei! Fuggi, tinvola, nasconditi da me. Per tua cagione, perfido, mi ritrovo a questo passo. LICIDA E qual colpa ho commessa? Io son di sasso! ARISTEA Tu da me dividi; barbaro, tu muccidi: tutto il dolor, chio sento, tutto mi vien da te. No, non sperar mai pace. Odio quel cor fallace: oggetto di spavento sempre sarai per me. (parte) Scena Dodicesima LICIDA A me "barbaro"! Oh numi! "Perfido" a me! Voglio seguirla; e voglio sapere almen che strano enigma è questo. ARGENE Fermati, traditor. LICIDA (riconosce Argene) Sogno, o son desto! ARGENE Non sogni no: son io, labbandonata Argene. Anima ingrata, riconosci quel volto, che fu gran tempo il tuo piacer; se pure in sorte si funesta delle antiche sembianze orma vi resta. LICIDA (fra sé) Donde viene; in qual punto mi sorprende costei! Se più mi fermo, Aristea non raggiungo. (Ad Argene) Io non intendo, bella ninfa, i tuoi detti. Unaltra volta potrai meglio spiegarti. (vuol partire) ARGENE (trattenendolo) Indegno, ascolta. LICIDA (fra sé) Misero me! ARGENE Tu non mi intendi? Intendo ben io la tua perfidia. I nuovi amori, le frodi tue tutte riseppi; e tutto saprà da me Clistene per tua vergogna. (vuol partire) LICIDA (trattenendola) Ah no! Sentimi, Argene. Non sdegnarti: perdona, se tardi ti ravviso. Io mi rammento gli antichi affetti; e, se tacer saprai, forse... chi sa. ARGENE Si può soffrir di questa ingiuria più crudel? "Chi sa", mi dici? In vero io son la rea. Picciole prove di tua bontà non sono le vie che moffri a meritar perdono. LICIDA Ascolta. Io volli dir... (vuol prenderla per mano) ARGENE (lo rigetta) Lasciami ingrato: non ti voglio ascoltar. LICIDA (fra sé) Son disperato. Scena Tredicesima LICIDA In angustia più fiera io non mi vidi mai. Tutto è in ruina, se parla Argene. È forza raggiungerla, placarla... E chi trattiene la principessa intanto? Il solo amico potria... Ma dove andò? Si cerchi. Almeno e consiglio e conforto Megacle mi darà. (vuol partire) AMINTA Megacle è morto. LICIDA Che dici, Aminta! AMINTA Io dico pur troppo il ver. LICIDA Come! Perchè! Qual empio sì bei giorni troncò? Trovisi: io voglio chesempio di vendetta altrui ne resti. AMINTA Principe, noi cercar: tu luccidesti. LICIDA Io! Deliri? AMINTA Volesse il Ciel chio delirassi. Odimi. In traccia mentre or te venia, fra quelle piante un gemito improvviso sento: mi fermo: al suon mi volgo; e miro uom, che sul nudo acciaro prono già sabbandona. Accorro. Al petto fo duna man sostegno; con laltra il ferro svio. Ma, quando al volto Megacle ravvisai, pensa comei restò, comio restai! Dopo un breve stupore: "Ah qual follia bramar ti fa la morte!" io volea dirgli. Ei mi prevenne: "Aminta, ho vissuto abbastanza." sospirando mi disse dal profondo del cor. "Senza Aristea non so viver, né voglio. Ah! Son due lustri che non vivo che in lei. Licida, oh Dio! muccide, e non lo sa; ma non moffende: suo dono è questa vita, ei la riprende." LICIDA Oh amico! E poi? AMINTA Fugge da me, ciò detto, come partico stral. Vedi quel sasso, signor, colà, che il sottoposto Alfeo signoreggia ed adombra? Egli vascende in men che non balena. Il mezzo al fiume si scaglia: io grido in van. Londa percossa balzò, saperse, in frettolosi giri si riunì, lascose. Il colpo, i gridi replicaron le sponde; e più non vidi. LICIDA Ah qual orrida scena or si scuopre al mio sguardo! (rimane stupito) AMINTA Almen la spoglia, che albergò si bellalma, vadasi a ricercar. Da mesti amici questi a lui son dovuti ultimi uffici. (parte) Scena Quattordicesima LICIDA Dove son! Che mavvenne! Ah dunque il cielo tutte sopra il mio capo rovesciò lire sue! Megacle, oh Dio! Megacle, dove sei? Che fo nel mondo senza di te? Rendetemi lamico, ingiustissimi Dei. ALCANDRO Olà! (Licida non lode) LICIDA Del guado estremo... ALCANDRO Olà! LICIDA Chi sei tu, che audace interrompi le smanie mie? ALCANDRO Regio ministro io sono. LICIDA Che vuole il re? ALCANDRO Che in vergognoso esiglio quindi lungi tu vada. Il sol candente se in Elide ti lascia, sei reo di morte. LICIDA A me tal cenno? ALCANDRO Impara a mentir nome, a violar la fede, a deludere il re. LICIDA Come! Ed ardisci, temerario... ALCANDRO Non più. Principe, è questo mio dover; lho adempito: adempi il resto. (parte) Scena Quindicesima LICIDA (snuda la spada) Con questo ferro indegno, il sen ti passerò... Folle, che dico? che fo? Con chi mi sdegno? Il reo son io, io son lo scellerato. In queste vene con più ragion limmergerò. Sì, mori, Licida sventurato... Ah perchè tremi, timida man? Chi ti ritiene? Ah questa è ben miseria estrema. Ah chi mai vide anima lacerata da tanti affetti e sì contrari? Io stesso non so come si possa minacciando tremare, arder gelando, piangere in mezzo allire bramar la morte, e non saper morire. Gemo in un punto e fremo: fosco mi sembra il giomo: ho cento larve intorno; ho mille furie in sen. Con la sanguigna face marde Megera il petto; mempie ogni vena Aletto del freddo suo velen. (parte) |
ACTO II Escena Primera (Cueva con manantiales, junto al bosque) ARGENE ¿Y del combate aún no se conoce el resultado? ARISTEA No, bella Argene. ¡Dura es la norma, que no nos permite ni ser espectadoras! ARGENE ¡Ah, quizás sería una angustia mayor ver a quien amas en tan gran acontecimiento y no poder ayudarle siquiera! Estar presente... ARISTEA Yo estoy presente, aunque lejana, y así me imagino quizás, lo que no es. ¡Si pudieras ver dentro de mi corazón! Aquí dentro, amiga, aquí dentro se combate, y más cruelmente incluso que en la palestra. ¡Oh, cómo tiemblo! ¡Cómo me estremezco! ARGENE ¿Por qué motivo? ARISTEA Allí se decide mi destino... ¡Mira, es Alcandro aquel que llega! ARGENE ¡Alcandro, ah, corre, consuélala! (mirando al escenario) ¿Qué hay de nuevo? Escena Segunda ALCANDRO ¡Noticias alegres, oh princesa! El rey me envía como mensajero feliz y yo... ARISTEA ¿La lucha terminó? ALCANDRO ¡Sí, escucha! Alrededor, ya impacientes... ARGENE (a Alcandro) ¡Queremos el nombre del vencedor! ALCANDRO Os lo diré todo. Ya impaciente alrededor la multitud de espectadores... ARISTEA (con impaciencia) ¡No es eso lo que queremos de ti! ALCANDRO Sí, pero en distinto orden... ARISTEA (con enfado) ¡Dime sólo quién venció! ALCANDRO ¡Licida ha vencido! ARISTEA ¡Licida! ALCANDRO Exacto. ARGENE ¡El príncipe de Creta! ALCANDRO Sí, el que llegó hace poco a esta costa. ARISTEA (para sí) ¡Desventurada Aristea! ARGENE (para sí) ¡Pobre Argene! ALCANDRO (a Aristea) ¡Oh, tú, feliz! ¡Oh, qué esposo te dio la suerte! ARISTEA ¡Alcandro, márchate! ALCANDRO Te espera el rey. ARISTEA ¡Márchate! Ya iré. ALCANDRO Te espera, ataviada, en el gran templo... ARISTEA (con enfado) ¿Aún no te vas? ALCANDRO (para sí) ¡Qué ingratitud! (A Aristea) Si pretendes despreciar mi sincera fe, injusta es tu recompensa e ingrato tu corazón. Una noticia tan feliz parece que te molesta; cuáles puedan ser tus intenciones, no las comprendo. Escena Tercera ARGENE ¡Ah, dime, oh princesa, si puede haber alguien bajo los cielos, oh dioses, más desgraciada que yo! ARISTEA ¡Sí, yo lo soy! ARGENE ¡Ah, que no te haga el amor probar nunca mis penas! ¡Ah, tú no sabes hasta dónde llega mi pérdida! ¡Cuánto me duele ese corazón que me arrebatas! ARISTEA Y tú no entiendes, no comprendes suficientemente mis sufrimientos. La alondra se lamenta mientras está perdida y sola, mas si vuelve su amado, al nido o al bosquecillo, canta dulcemente y se consuela. No hay esperanza para mí, deberé vivir siempre entre penas, desventurada, afligida y sola. Escena Cuarta ARGENE ¿Y no podré encontrar ni piedad ni socorro? AMINTA (aparte, mientras entra) ¡Dioses eternos, creo reconocer a Argene! ARGENE ¡Venganza al menos, que consiga venganza! (intenta irse) AMINTA Argene, ¡tú aquí, en Hélade! Y sola... ¡y con estas ropas! ARGENE ¿Hasta aquí viniste a secundar el oscuro engaño del príncipe? AMINTA (para sí) Lo sabe todo. (A Argene) No por mi consejo... ARGENE ¡Basta!... ¡Quién sabe! En el cielo hay justicia para todos e incluso se encuentra a veces en este mundo. ¡Yo la reclamaré a los hombres y a los dioses! ¡Si él no me es fiel, no me contendré! Quiero que Clistene, Grecia y el mundo entero sepan que es un traidor. ¡Haré que por todas partes lo persiga la infamia! ¡Todos los que no le conocen, lo aborrecerán, lo evitarán y lo señalarán con horror! AMINTA Estos pensamientos no son dignos de Argene. Siempre es mejor recobrar un amante que aplastar a un enemigo. ARGENE ¿Y crees, Aminta, que volverá a mí? AMINTA Eso creo. Al fin y al cabo, tú fuiste su ídolo. Por ti suspiraba y deliraba. ¿No recuerdas, tantas y tantas veces?... ARGENE ¡Todo, para mi desgracia, todo lo recuerdo! Porque de tanto suspirar, al jurarme constancia eterna, mi corazón amante ha perdido su querida libertad. Las promesas, las angustias, las recuerdo para mi dolor, de ahí nacen las cadenas donde presa mi alma está. Escena Quinta AMINTA De las diversas locuras de las que el mundo anda lleno ¿quién podrá negar que la mayor es la locura de amor? Somos naves, entre ondas plateadas, dejadas al azar; vientos impetuosos son nuestros afectos; cada placer es un escollo; toda la vida es un mar. El bien, como un timonel, dentro de nosotros busca su camino; pero a veces, por olas de orgullo se deja llevar. (sale) Escena Sexta (Lugar magnífico. Clistene, precedido por Licida; Alcandro, Megacle coronado de olivo, guardias y gente del pueblo) CLISTENE Joven valeroso que entre tanta gloria te mantienes humilde, déjame besar tu honrosa frente y abrazar tu pecho. ¡Feliz el rey de Creta, que tiene tal hijo! ¡Si yo tuviese aún conmigo a mi Filinto, quién sabe si sería como tú! (a Alcandro) ¿Recuerdas, Alcandro, con qué dolor te lo entregué? Pero quizás... ALCANDRO (a Clistene) No es momento de recordar desdichas. CLISTENE (para sí) Es verdad. (a Megacle) ¡Aristea será el premio a tu valor! Si algo más puede darte Clistene, pídelo pues, que nunca llegarás a pedir cuanto quiero yo darte. MEGACLE (para sí) ¡Coraje, oh virtud! (A Clistene) Señor, soy hijo de un padre cariñoso. Cualquier felicidad que no comparta con él, carece de valor para mí. De mi fortuna antes que ningún otro quisiera ser el mensajero; pedir su permiso para esta boda y, en su presencia, en Creta, casarme con Aristea. CLISTENE Legítimo deseo. MEGACLE Partiré, si me lo permites, sin más retraso. En mi lugar quedará este hombre, para que sea el siervo de mi esposa, (presentando a Licida) compañero y protector. CLISTENE (para sí) Pero... ¿Este rostro? ¡Sólo de mirarlo, la sangre se agita en todas mis venas! (A Megacle) Y éste, ¿quién es?... ¿Cómo se llama? MEGACLE Egisto es su nombre y Creta su patria. También desciende de la estirpe real, pero más que la sangre, la amistad nos une. Son nuestros deseos tan concordantes y tan comunes nuestros pensamientos, alegrías y penas que Licida y Egisto son como un solo nombre. LICIDA (para sí) ¡Ingeniosa amistad! CLISTENE De acuerdo. La responsabilidad de llevarte a tu prometida será de Egisto. Pero Licida no debe partir sin verla. MEGACLE ¡Ah, no, pues sería una pena mayor! Me sentiría morir al dejarla. Incluso en la distancia es grande el sufrimiento... CLISTENE ¡Mira, aquí llega! MEGACLE (para sí) ¡Oh, infeliz de mí! Escena Séptima ARISTEA (sin ver a Megacle, para sí) A la odiosa boda vengo, como víctima al altar. LICIDA (para sí) Esta belleza será mía en pocos momentos. CLISTENE Acércate, hija. Aquí está tu esposo. (tomando a Megacle por la mano) MEGACLE (para sí) ¡Ah, no es cierto! ARISTEA ¿Mi esposo? (asombrada de ver a Megacle) CLISTENE Sí. Piensa si puede haber boda más bella, incluso en el cielo. ARISTEA (para sí) Pero si venció Licida, ¿cómo mi amado?... ¿Me engaña mi padre? LICIDA (para sí) Cree que Megacle será su esposo y eso la angustia. ARISTEA Y éste, padre, ¿ha sido el vencedor? (indicando a Megacle) CLISTENE ¿Me lo preguntas? ¿No ves en su cara, cubierta de polvo y las honorables lágrimas que le riegan la frente? ¿Y esas hojas, que son del triunfador el supremo ornamento? ARISTEA Pero tú dijiste, Alcandro... ALCANDRO Dije la verdad. CLISTENE ¡No más dudas! Éste es el esposo, con quien el cielo te empareja. Los dioses no podrían satisfacer mejor mi amor paterno. ARISTEA (para sí) ¡Qué alegría! MEGACLE (para sí) ¡Qué tortura! LICIDA (para sí) ¡Qué día tan eterno! CLISTENE (a Megacle y Aristea) ¿Calláis?... ¿Por qué este silencio? MEGACLE (para sí) ¡Oh, dioses!...¿Qué digo? ARISTEA Hablar quisiera, pero... CLISTENE Comprendo. Intempestiva es mi presencia. Mirada severa, rígida majestad, dominio paterno, incómoda compañía son de los amantes. ¡Ahora recuerdo cuánto me molestaban! Quedaos. Yo bendigo el modesto rubor que os retiene. MEGACLE (para sí) Mi situación no hace más que empeorar. CLISTENE Igual que una sinuosa serpiente envuelve un tronco y lo aprieta, así une y abraza el amor a vuestros corazones. ¡Y qué dulce resulta ser abrazado y apretado! Quien no entiende el amor no sabe lo que es ser querido. Escena Octava MEGACLE (para sí) Entre el amigo y la amada, ¿qué harás, desventurado? ¡Coraje, corazón, acabemos de morir! (aparte, a Licida) ¡Déjanos unos instantes, príncipe! LICIDA ¿Por qué motivo?... MEGACLE ¡Ten confianza en mí! Es conveniente que se lo explique todo a Aristea. LICIDA Pero ¿no puedo estar presente? MEGACLE No, el asunto es más delicado de lo que piensas. LICIDA Bien, si tú lo quieres, lo haré. Me voy, pero bastará un gesto para que vuelva. ¡Ah, piensa, amigo, lo que dijiste y por quién! Si alguna cosa hice por ti, si me estás agradecido y me quieres, muéstralo ahora. En tu fidelidad confío mi tranquilidad y mi vida. Escena Novena MEGACLE (para sí) ¡Oh, recuerdos crueles! ARISTEA ¡Al fin estamos solos! ¡Ya puedo, sin contenerme, dar rienda suelta a mi alegría! ¡Llamarte mi esperanza, mi deleite, luz de mis ojos!... MEGACLE No, princesa, estos dulces nombres no son para mí. Guárdalos para otro amante más afortunado. ARISTEA ¿Y éste es el momento de decirme eso? MEGACLE Todo el secreto ahora te revelaré. El príncipe de Creta se muere de amor por ti. Yo debo prestarle ayuda, pues me salvó la vida. ¡Ah, princesa, si puedo negársela, dilo tú misma! ARISTEA Y luchaste... MEGACLE Por él. ARISTEA Quieres abandonarme... MEGACLE Sí, para conservarme siempre digno de ti. ARISTEA Entonces debo... MEGACLE ¡Tú debes completar mi tarea! Sí, generosa, adorada Aristea, secunda los actos de un corazón agradecido. Lo que yo he sido hasta ahora, sea Licida en el porvenir. ARISTEA ¡Ah, qué cambio es éste! ¡De las estrellas al abismo me precipito! ¡Ah, no: buscaré una mejor recompensa! ¡Ah, sin ti la vida no es vida para mí! MEGACLE Bella Aristea, no atentes tú ahora contra mi virtud. ARISTEA Y vas a dejarme... MEGACLE Está decidido. ARISTEA ¿Decidido?... ¿Y cuándo? MEGACLE Éste... (para sí) me siento morir... (a Aristea) ¡Éste es el último adiós! ARISTEA ¡El último! ¡Ingrato!... ¡Socorredme, oh dioses! Mi pie vacila y un sudor frío me baña el rostro. ¡Una mano gélida me oprime el corazón! (se desmaya sobre una roca) MEGACLE ¡Miserable, qué veo! (revolviéndose) ¡Ah, la oprime el dolor! (volviendo) Mi querida esperanza, bella Aristea, no desesperes; escucha: ¡Megacle está aquí! No se fue. Seré... ¿Qué digo? Ella no me oye. ¿Tenéis, estrellas, más desgracias para mí? No, ésta sola me quedaba por probar. ¿Quién me aconseja, qué decido, qué hago? ¿Partir?... Sería cruel. ¿Quedarme?... ¿Con qué objeto? ¿Quizás para ser su esposo? ¿Y el rey engañado? ¿Y el amigo traicionado? ¿Mi fidelidad y honor lo soportarían? Partiré más tarde... ¡Ah, pero volvería a estar en esta horrible situación! Ahora lo piadoso es ser cruel. ¡Adiós, mi vida, adiós (le toma la mano y la besa) mi esperanza perdida! Que el cielo te haga más feliz que a mí. ¡Cuidad esta bella obra vuestra, dioses eternos, y los días que yo deba perder, dádselos a ella! Licida... ¿Dónde está ahora? ¡Licida! (mirando al escenario) Escena Décima LICIDA ¿Lo escuchó todo Aristea? MEGACLE Todo. ¡Apresúrate, príncipe, ayuda a tu esposa! (en actitud de salir) LICIDA ¡Ay, qué veo! ¿Qué ha ocurrido? (a Megacle) MEGACLE ¡Un dolor repentino le ha hecho perder el sentido! (marchándose, como antes) LICIDA ¿Y me dejas? MEGACLE Me voy... (volviéndose) ¡Ah, piensa en Aristea! (saliendo, para sí) ¿Qué dirá cuando vuelva en sí? (se detiene) Me imagino toda su angustia. (A Licida) Licida, escucha. Si ella busca, si pregunta: "¿Dónde está el amigo?" "Tu amigo infeliz..." responde... "murió." ¡Ah, no! Tan gran dolor no le des por mí: responde tan solo: "Se fue llorando". ¡Qué abismo de dolor dejar nuestro amor, dejarlo para siempre, dejarlo así! (sale) Escena Undécima LICIDA ¿Qué laberinto es éste? No entiendo... Aristea, medio muerta... Megacle, afligido... ARISTEA ¡Oh, dioses! LICIDA Pero ya este alma recupera los sentidos. ¡Abre los bellos ojos, princesa, bien mío!... ARISTEA (sin verlo) ¡Esposo infiel! LICIDA ¡Ah, no me digas eso! De mi constancia doy en prenda mi diestra. (la toma por la mano) ARISTEA Al menos... ¡Oh, estrellas! (al ver que no es Megacle, retira la mano) ¿Dónde está Megacle? LICIDA Se marchó. ARISTEA ¿Se marchó, el ingrato? ¿Tuvo el coraje de dejarme en estas condiciones? LICIDA Pero se quedó tu esposo. ARISTEA (se levanta con ímpetu) ¡Entonces se ha perdido la humanidad, la fe, el amor y la piedad! ¿Qué hacen en el cielo los rayos de los dioses si a estos malvados no pueden incinerar? LICIDA ¡Estoy fuera de mí! Dime, ¿en qué te he ofendido, querida? ¡Habla! ¿Quieres venganza? ¡Aquí está tu esposo, aquí está Licida!... ARISTEA ¡Oh, dioses!... ¡Tú eres ese tal Licida! ¡Vete, huye, escóndete de mí! Por causa tuya, pérfido, me encuentro en esta situación. LICIDA ¿Y qué crimen he cometido? ¡Estoy petrificado! ARISTEA ¡Tú me has partido el corazón, bárbaro! ¡Tú me has herido! ¡Todo el dolor que siento, todo, proviene de ti! ¡No, no esperes paz! ¡Odio tu falso corazón! ¡Siempre serás para mí objeto de espanto! (sale) Escena Duodécima LICIDA ¡"Bárbaro"!...¿A mí?... ¡Oh, dioses! ¡"Pérfido"!...¿A mí? Quiero seguirla y entender este extraño enigma... ARGENE ¡Detente, traidor1 LICIDA (reconoce a Argene) ¡Sueño, o estoy despierto! ARGENE No sueñas, no: ¡soy yo, la abandonada Argene! ¡Alma ingrata, reconoce el rostro que fue durante mucho tiempo tu deleite! ¡Será pura casualidad si de sus antiguas facciones algo le queda! LICIDA (para sí) ¿De dónde viene? ¡En qué momento me ha sorprendido! Si me quedo más tiempo, no alcanzaré a Aristea... (A Argene) No comprendo, bella doncella, lo que quieres. En otra ocasión podrás explicarte mejor. (intenta irse) ARGENE (reteniéndolo) ¡Hombre indigno, escucha! LICIDA (para sí) ¡Pobre de mí! ARGENE ¿Tú no me entiendes? Yo entiendo muy bien tu perfidia. ¡Del nuevo amor, de tus intrigas, todo lo sé, y todo lo sabrá por mí Clistene para tu vergüenza! (intenta salir) LICIDA (reteniéndola) ¡Ah, no!... ¡Escúchame, Argene! No te enfades; perdona que no te haya reconocido. Recuerdo nuestros antiguos amores y, si sabes callar, quizás... ¿quién sabe? ARGENE ¿Es posible sufrir un insulto más cruel? ¿"Quién sabe"?, me dices. Parece que yo soy la culpable y como prueba de tu bondad tú eres el que me ofreces el perdón. LICIDA Escucha. Quería decir... (intenta coger su mano) ARGENE (lo rechaza) ¡Déjame, ingrato, no te quiero escuchar! LICIDA (para sí) Estoy desesperado. Escena Decimotercera LICIDA En tan horrible angustia no me vi jamás. Si habla Argene, todo está perdido. Es necesario seguirla, tranquilizarla... Pero ¿quién vigila en tanto a la princesa? Sólo mi amigo podría... pero ¿dónde está? ¡Lo buscaré! Al menos Megacle me dará consejo y apoyo. (intenta marcharse) AMINTA ¡Megacle está muerto! LICIDA ¿Qué dices, Aminta? AMINTA La pura verdad. LICIDA ¿Cómo? ¿Por qué? ¿Qué impío sus días truncó? ¡Busquémosle, quiero que sirva como ejemplo de venganza para otros! AMINTA Príncipe, no busques más: tú lo mataste. LICIDA ¡Yo! ¿Deliras? AMINTA Quisiera el cielo que así fuera. ¡Óyeme! Su pista iba yo siguiendo cuando, entre aquellos árboles escuché un gemido. Me detuve, me acerqué al sonido y... ¿qué vi? A un hombre que estaba a punto de arrojarse sobre la hoja desnuda de una espada. Corrí... ¡Con una mano el pecho le sostuve y con la otra desvié el hierro! Pero, cuando la cara de Megacle reconocí, ¡imagina cómo se turbó, lo mismo que yo! Después de un momento de estupor: "Ah, ¿qué locura te hace desear la muerte?" le dije. Él me respondió, en medio de un suspiro, desde lo más profundo de su corazón: "Aminta, ya he vivido bastante. Sin Aristea no sé vivir, ni quiero. ¡Ah, hace diez años que no estoy con ella! Licida, sin darse cuenta ¡oh dioses! me mata. Pero no me ofende, pues mi vida es un regalo suyo y ahora la recupera" LICIDA ¡Oh, amigo!... ¿Y entonces? AMINTA Dicho esto, huyó de mí como una flecha. ¿Ves aquella roca, señor... allí... que el río Alfeo domina y sombrea? Allí subió más rápido de lo que tarda en decirse. ¡En medio del río se lanzó!... Yo grité en vano... Las olas arremolinadas se alzaron, se abrieron y en impetuoso giro se cerraron y lo rodearon. Su golpe y mi grito replicaron las orillas. Y no vi más... LICIDA ¡Oh, qué horrible escena se me presenta a la vista! (se queda sin habla) AMINTA Al menos el cuerpo que albergó esa bella alma vayamos a buscar. De sus amigos merece ese último homenaje. (sale) Escena Decimocuarta LICIDA ¿Dónde estoy?... ¿Qué me está ocurriendo? ¡Ah, parece que el cielo derramó toda su ira sobre mi cabeza! ¡Megacle, oh dioses! ¿Megacle, dónde estás? ¿Qué haré en el mundo sin ti? ¡Devolvedme a mi amigo, injustísimos dioses! ALCANDRO ¡Hola! (Licida no le oye) LICIDA Desde el más lejano borde... ALCANDRO ¡Hola! LICIDA ¿Quién eres tú, que interrumpes audazmente mis lamentos? ALCANDRO Soy el enviado del rey. LICIDA ¿Qué quiere el rey? ALCANDRO Que hoy mismo partas hacia un vergonzoso exilio. Si al ponerse el sol estás aún en Hélade, serás reo de muerte. LICIDA ¿Para mí tal severidad? ALCANDRO Así aprenderás a no falsear tu nombre, a respetar tu palabra y a no engañar al rey. LICIDA ¡Cómo te atreves, temerario!... ALCANDRO No tengo nada más que decir. Este es mi deber y lo he cumplido; haz tú lo mismo, príncipe. (sale) Escena Decimoquinta LICIDA (desenvaina la espada) ¡Con este acero, indigno, te atravesaré!... Pero loco, ¿qué dices?... ¿qué haces?... ¿con quién discutes?... ¡Yo soy el culpable, yo soy el maldito! Es en estas venas donde debo clavar la espada. ¡Sí, muere desventurado Licida!... ¡Ah! ¿Por qué tiemblas, cobarde? ¿Qué te retiene? ¡Ah, ésta es la más profunda miseria! ¿Quién vio alguna vez un alma atormentada por tantas pasiones y tan contradictorias? Incluso yo ignoro cómo es posible temblar amenazando, arder y helarse, llorar en pleno acceso de ira, desear la muerte y no saber morir. Gimo y tiemblo; el día se me oscurece; hay cien espectros en torno a mí y mil furias en mi interior. Con la cara sanguinolenta Megara hace arder mi pecho y Aleto me llena las venas con su frío veneno. (sale) |