ATTO UNICO
(Sala in un albergo di campagna, che introduce in
diverse stanze numerate. Notte oscura e tempestosa)
Scena Prima
(Don Parmenione, che mangia e beve ad una tavola
rusticamente imbandita e rischiarata da un lucerniere;
Martino seduto in disparte, che approfitta dei di lui
avanzi, malgrado lo spavento che soffre al fragore dei
tuoni ed al chiaror dei lampi)
DON PARMENIONE
Frema in cielo il nembo irato,
scoppi il tuono e fischi il vento;
che qui placido e contento
io mi voglio ristorar.
Quanto è dolce il mar turbato
dalle sponde il contemplar!
(Tuono.)
MARTINO
(si spaventa)
Ah saette maledette,
deh lasciatemi mangiar!
DON PARMENIONE
Cos'è stato?
MARTINO
Eh niente, niente.
DON PARMENIONE
Ma tu tremi.
MARTINO
Ah! no signore.
DON PARMENIONE
Tien, e mangia allegramente.
MARTINO
Tante grazie...
(Tuono.)
Oimè, che orrore!
(lascia cadere il piatto ricevuto dal
padrone e vuol fuggire)
DON PARMENIONE
Senti, olà!
MARTINO
(si ferma)
Che comandate?
DON PARMENIONE
Dove vai?
MARTINO
Non m'arrestate.
DON PARMENIONE
Scaccia, scaccia, il tuo timore.
MARTINO
Non vi posso contentar.
DON PARMENIONE
Cosa fai là sciocco in piè?
Siedi qui vicino a me.
Se anche vedi il ciel cascar,
mangia, bevi e non badar.
MARTINO
Voi morir mi fate affè,
o seduto, o stando in piè.
Par che debba il ciel cascar.
Come posso non tremar?
(Don Parmenione sforza il suo servo a sedere vicino a
lui, facendolo tacere e mangiare per quanto è possibile,
tranquillamente.)
Scena Seconda
(Il Conte Alberto, accompagnato da un domestico,
il quale, dopo aver gettato la valigia del padrone a
canto a quella di Don Parmenione si addormenta
sopra una panca, e detti)
CONTE ALBERTO
Il tuo rigore insano
fiero destin, sospendi:
quel Dio d'amore offendi,
che scorta mia sia fa.
Tu gli elementi invano
a danno mio fomenti;
di te, degli elementi
amor trionferà.
(Tuono e lampo.)
MARTINO
Misericordia!.. Aiuto!
(cade con la sedia)
CONTE ALBERTO
Chi è là?
DON PARMENIONE
Siam noi.
CONTE ALBERTO
Chi siete?
DON PARMENIONE
Dal tempo trattenuto
qui un forestier vedete.
CONTE ALBERTO
E la cagion medesima
me pur condotto ha qua.
MARTINO
E chi sa quando il diavolo
da qui ci porterà!
DON PARMENIONE
Dunque facciamo un brindisi
con questo vin perfetto.
CONTE ALBERTO
L'amico invito accetto
di vostra urbanità.
(Stando in piedi empiono i bicchieri mentre
timoroso Martino sta in disparte osservandoli.)
DON PARMENIONE, CONTE ALBERTO
Viva Bacco, il Dio del vino,
viva il sesso femminino!
che al piacer ogni alma desta,
che fa i cori giubilar;
e anche in mezzo alla tempesta
sa i perigli disprezzar.
MARTINO
Che terribile destino
a tal pazzi star vicino!
Riscaldata han già la testa
non san più cos'han da far;
ma già un fulmine la festa
viene or ora a terminar.
(Toccano i bicchieri e li vuotano,
poi si rimettono a sedere.)
CONTE ALBERTO
Grato conforto è l'incontrar per viaggio
un passaggier cortese!
DON PARMENIONE
Il fortunato
in caso tal son io.
CONTE ALBERTO
Bene obbligato.
Se v'aggrada, possiamo
a Napoli recarci in compagnia.
DON PARMENIONE
Quella, signor, non è la strada mia.
MARTINO
Come!
DON PARMENIONE
A che c'entri tu?
CONTE ALBERTO
Me ne dispiace;
perché in paese ignoto
fra tanta oscurità può facilmente
l'un per l'altro cammin prendere in fallo,
chi solo, come me, viaggia a cavallo.
DON PARMENIONE
Esser deve l'affar di gran premura,
che a Napoli vi chiama.
CONTE ALBERTO
Un matrimonio.
DON PARMENIONE
Bravo!
CONTE ALBERTO
Certo.
DON PARMENIONE
La sposa voi conoscete?
CONTE ALBERTO
Oibò. Molto impaziente
sono anzi di vederla, e giacché parmi
che la tempesta omai sia per finire,
con vostra permission voglio partire.
DON PARMENIONE
Come v'aggrada.
MARTINO
E noi?
DON PARMENIONE
Taci.
CONTE ALBERTO
Su presto
la valigia riprendi, andiam, che ho fretta.
Vi ringrazio di nuovo, e vi saluto.
DON PARMENIONE
Mille felicità.
CONTE ALBERTO
Molto tenuto.
(Conte Alberto scuote il suo servo, che, non ben desto
ancora, prende senza avvedersi la valigia dell'altro
forestiere per quella del suo padrone, e lentamente
con lui s'allontana)
|
ACTO ÚNICO
(Casa de campo con habitaciones
numeradas. Noche borrascosa)
Escena Primera
(Don Parmenione, come y bebe alumbrado
por un candil; Martino está sentado aparte,
comiéndose lo que Don Parmenione le da,
aterrorizado por el estruendo de los
truenos y el aspecto de los relámpagos)
DON PARMENIONE
Las nubes del cielo rugen airadas,
estallan los truenos y silba el viento;
pero cómodo y contento
aquí me quiero reponer.
¡Cuándo el dulce mar está agitado
es más bello de contemplar!
(Truena)
MARTINO
(se asusta)
¡Ah, truenos malditos,
dejadme comer de una vez!
DON PARMENIONE
¿Qué te sucede?
MARTINO
¡Eh, nada, nada!...
DON PARMENIONE
Pero estás temblando.
MARTINO
¡Ah! No señor.
DON PARMENIONE
Toma y come alegremente.
MARTINO
Muchas gracias...
(Truena)
¡Ay de mí! ¡Qué horror!
(Se le cae el plato que ha recibido
de su señor y quiere huir)
DON PARMENIONE
¡Eh, tú!
MARTINO
(se detiene)
¿Qué manda?
DON PARMENIONE
¿Adónde vas?
MARTINO
No me retengáis.
DON PARMENIONE
Cuenta, cuenta tu temor.
MARTINO
No os puedo complacer.
DON PARMENIONE
¿Por qué haces el tonto de pie?
¡Siéntate cerca de mí!
Si oyes gritar al cielo,
come, bebe y no te asustes.
MARTINO
Da igual, me moriré
sentado o de pie.
No sé por qué tiene que gritar el cielo.
¿Cómo puedo dejar de temblar?
(Don Parmenione intenta hacer que su
criado se siente cerca de él, haciéndole
comer todo lo posible, tranquilamente.)
Escena Segunda
(Entra el conde Alberto, acompañado por
un criado, el cual, después de haber soltado
la maleta de su señor al lado de la de don
Parmenione, se acuesta en un banco)
CONDE ALBERTO
Detén tu rigor
y tus salvajes rugidos,
pues ofendes al dios del amor
que me protege.
En vano alteras los elementos
para intentar dañarme;
sobre ti y sobre los elementos
el amor triunfará.
(Trueno y relámpago)
MARTINO
¡Misericordia!.. ¡Ayuda!
(Se cae con la silla)
CONDE ALBERTO
¿Quién hay ahí?
DON PARMENIONE
Somos nosotros.
CONDE ALBERTO
¿Y quiénes sois vosotros?
DON PARMENIONE
Soy un viajero
afectado por el temporal.
CONDE ALBERTO
La misma razón
me ha conducido aquí.
MARTINO
¡Y quién sabe cuando diablos
nos iremos de aquí!
DON PARMENIONE
Hagamos un brindis
con este buen vino.
CONDE ALBERTO
Acepto encantado
vuestra proposición.
(Se levantan y llenan los vasos, mientras
Martino los observa con temor aparte.)
DON PARMENIONE, CONDE ALBERTO
¡Viva Baco, el Dios del vino!
¡Viva el sexo femenino!
Que despierta el placer en el alma,
nos hace cantar alegres
y en medio de la tempestad
nos da fuerzas para despreciar los peligros.
MARTINO
¡Qué terrible destino
estar al lado de estos locos!
Ya se han calentado
y no saben hacer otra cosa más que beber;
ojalá un rayo venga
a acabar con la fiesta
(Brindan y beben, luego
vuelven a sentarse)
CONDE ALBERTO
Es agradable encontrar en el viaje
a un viajero cortés.
DON PARMENIONE
En este caso
el afortunado soy yo.
CONDE ALBERTO
Muchas gracias
Si os parece, podemos hacernos compañía
en el camino hacia Nápoles.
DON PARMENIONE
Señor, ese no es mi camino.
MARTINO
¡Cómo!
DON PARMENIONE
¿A qué va allí?
CONDE ALBERTO
Eso me desagrada;
porque en este país desconocido
entre tanta oscuridad,
fácilmente puede equivocarse de camino
el que como yo, viaja a caballo.
DON PARMENIONE
Debe ser importante el motivo por el que
con tanta prisa viajáis a Nápoles.
CONDE ALBERTO
Una boda.
DON PARMENIONE
¡Bravo!
CONDE ALBERTO
Así es.
DON PARMENIONE
¿Conocéis vos a la novia?
CONDE ALBERTO
Estoy impaciente por verla,
y en cuanto
cese la tempestad,
con vuestro permiso, quiero partir.
DON PARMENIONE
Como gustéis
MARTINO
¿Y nosotros?
DON PARMENIONE
¡Cállate!
CONDE ALBERTO
Así que cogeré mis maletas,
y andando, que tengo prisa.
Gracias de nuevo y un saludo.
DON PARMENIONE
Mil felicidades.
CONDE ALBERTO
Muchísimas gracias.
(El Conde Alberto avisa a su criado que,
todavía no muy despierto, coge sin darse
cuenta la maleta de Don Parmenione y se
aleja lentamente con el conde)
|
Scena Terza
(Don Parmenione e Martino)
MARTINO
E noi qui che facciam?
DON PARMENIONE
Noi partiremo.
MARTINO
Per Napoli?
DON PARMENIONE
Si sa.
MARTINO
Ma perché dire
di non volerci andar, perché con l'altro
uniti non ci siam?
DON PARMENIONE
Perché non voglio
far sapere ad ognuno i fatti miei.
Perché soffrir non posso,
d'andar con chi può farmi i conti addosso.
MARTINO
Sarà bene così.
DON PARMENIONE
Paghiamo il conto, e poi si vada.
(va per aprire la valigia dove tiene il denaro)
MARTINO
A meraviglia.
DON PARMENIONE
Oh bella!
(si sforza inutilmente d'aprir la valigia)
MARTINO
Cos'è?
DON PARMENIONE
Per tua indolenza il forestiere
con la valigia sua cambiò la mia.
MARTINO
Credo che un mal per voi questo non sia.
DON PARMENIONE
Che dici?
MARTINO
Eh c'intendiam.
DON PARMENIONE
Presto, va'...
MARTINO
Dove?
DON PARMENIONE
Le mie carte... il denaro... il passaporto...
Corri...
MARTINO
Ma dove mai?
DON PARMENIONE
Corri a cercarlo.
MARTINO
Nel suo galoppo,
al buio ove trovarlo?
DON PARMENIONE
Ma intanto?..
MARTINO
Intanto approfittar bisogna
del favor della sorte.
DON PARMENIONE
E vuoi?..
MARTINO
Lasciate ch'ei sia l'indagator di tal scoperta.
DON PARMENIONE
Cosa fai?
MARTINO
Cosa faccio?
(spezza il lucchetto, strappa la
catena ed apre la valigia)
Eccola aperta.
DON PARMENIONE
Oh che ribaldo!
MARTINO
Zitto: ecco una borsa.
DON PARMENIONE
Lascia star.
MARTINO
Quante gioie! Oh! oh! un ritratto.
DON PARMENIONE
Mostralo.
MARTINO
Che vi par?
DON PARMENIONE
Che bella cosa!
MARTINO
Che diavolo sarà?
DON PARMENIONE
Quest'è la sposa.
MARTINO
Buono! Qui c'è un grand'abito da gala.
DON PARMENIONE
Oh, che vaga e gentil fisionomia!
MARTINO
Che fina biancheria!
DON PARMENIONE
M'incanta.
MARTINO
Un passaporto.
DON PARMENIONE
Un passaporto.
(lo prende)
MARTINO
Certo: e molte cambiali. Io ve l'ho detto,
che non vi pentirete.
DON PARMENIONE
Oh che bel colpo!
Più resister non posso.
MARTINO
Ebben?..
DON PARMENIONE
Si faccia.
MARTINO
Come!
DON PARMENIONE
Riponi presto entro ogni cosa.
MARTINO
E volete?..
DON PARMENIONE
Per me voglio la sposa.
Che sorte, che accidente,
che sbaglio fortunato!
Amor mi vuol beato,
ed io ringrazio amor.
Martino, allegramente!
Andiamo a farci onor.
MARTINO
Ma come?..
DON PARMENIONE
Che scioccone!
Non sai capir?
MARTINO
Che cosa?
DON PARMENIONE
Osserva che boccone,
che pasta deliziosa
considera il mio cor.
MARTINO
Piuttosto d'un bastone
vi toccherà il favor.
DON PARMENIONE
Che bestia, che buffone,
che ignobile timor!
D'arrogarsi un nome finto
veramente il passo è ardito,
e può mettermi in procinto
di mangiare il pan pentito;
ma se l'oro all'altro io rendo,
se rinunzio a ogn'altro effetto,
l'interesse non offendo,
non pregiudico l'onor.
E poi questo bel visetto
fa scusabile ogni error.
MARTINO
Ebben Don Parmenione?..
DON PARMENIONE
Io sono il Conte Alberto.
MARTINO
Conte Alberto voi?
DON PARMENIONE
Sì certo.
E' questo il passaporto,
che mi conduce in porto;
è questo il gran recapito,
che ha sottoscritto amor.
MARTINO
Ma per pietà...
DON PARMENIONE
Finiscela:
Non odo i tuoi consigli,
non curo più perigli:
amore bricconcello,
m'ha colto nel cervello;
e questa cara immagine
mi pizzica, mi stuzzica,
in petto mi fa crescere
dall'allegrezza il cor.
(Martino ripone tutti gli effetti nella valigia e,
portandola seco, segue il padrone, che pieno
d'entusiasmo lo ha preceduto)
|
Escena Tercera
(Don Parmenione y Martino)
MARTINO
¿Y que hacemos aquí nosotros?
DON PARMENIONE
Nos marcharemos.
MARTINO
¿Para Nápoles?
DON PARMENIONE
Exacto
MARTINO
¿Pero por qué le habéis dicho
que no vamos allí?
¿Por qué no nos hemos ido con ellos?
DON PARMENIONE
Porque no quiero
que nadie sepa lo que hacemos.
Porque no quiero ir con nadie
que me vaya pidiendo explicaciones.
MARTINO
Comprendo.
DON PARMENIONE
Paguemos la cuenta y vayámonos.
(Va a abrir la maleta donde está el dinero)
MARTINO
¡Estupendo!
DON PARMENIONE
¡Caramba!
(Inútilmente se esfuerza en abrir la maleta)
MARTINO
¿Qué sucede?
DON PARMENIONE
Por tu desidia ese forastero
se ha equivocado de maleta.
MARTINO
Espero que esto no sea un mal para usted.
DON PARMENIONE
¡Qué dices!
MARTINO
Creo...
DON PARMENIONE
¡Rápido, ve...
MARTINO
¿Dónde?
DON PARMENIONE
Mis papeles... el dinero... el pasaporte...
¡Corre!...
MARTINO
¿Pero a dónde?
DON PARMENIONE
¡Corre a buscarlos!
MARTINO
Pero salieron al galope...
¿dónde encontrarlos?
DON PARMENIONE
¿Pero entonces?...
MARTINO
Entonces esperemos
que la suerte nos acompañe.
DON PARMENIONE
¿Qué pretendes?..
MARTINO
Dejar que sea él el que se de cuenta.
DON PARMENIONE
¿Cómo lo conseguirás?
MARTINO
¿Que cómo?
(Rompe el candado, quita la cadena
y abre la maleta)
Ya está abierta.
DON PARMENIONE
¡Oh bellaco!
MARTINO
Mirad: ¡aquí hay una bolsa!
DON PARMENIONE
¡Déjala ahí!
MARTINO
¡Qué alegría!... ¡Oh, un retrato!.
DON PARMENIONE
¡Enséñamelo!
MARTINO
¿Qué os parece?
DON PARMENIONE
¡Qué bella!
MARTINO
¿Quién diablos será?
DON PARMENIONE
La novia.
MARTINO
¡Bien! ¡Aquí hay ropa de gala!
DON PARMENIONE
¡Oh, qué dulce y gentil rostro!
MARTINO
¡Qué ropa tan fina!
DON PARMENIONE
Me gusta.
MARTINO
¡Un pasaporte!
DON PARMENIONE
¿Un pasaporte?
(lo coge)
MARTINO
Sí: y muchas letras de cambio.
Ya os dije que no ibais a arrepentíos
DON PARMENIONE
¡Oh, que buena suerte!
No lo puedo creer.
MARTINO
¿Y bien?...
DON PARMENIONE
¡Déjalo!
MARTINO
¿Como?
DON PARMENIONE
Guárdalo todo de nuevo, rápidamente.
MARTINO
¿Qué pretendéis?..
DON PARMENIONE
Esta novia la quiero para mí.
¡Qué suerte, qué accidente,
qué equivocación dichosa!
Yo busco al amor
y el amor me busca a mí.
¡Martino, con alegría,
demostremos quienes somos!
MARTINO
¿Pero cómo?..
DON PARMENIONE
¡Qué tontería!
¿No comprendes?
MARTINO
¿Qué?
DON PARMENIONE
Mi corazón desea
a ese bomboncito,
a ese delicioso pastel.
MARTINO
Recibiréis
más de un bastonazo
DON PARMENIONE
¡Qué bestia, qué bufón,
qué innoble temor!
Es verdad que es peligroso
ponerse un nombre falso
y que puedo arrepentirme
comiendo pan en la cárcel.
Pero si devuelvo el oro y todo lo demás,
si renuncio a todos estos efectos,
al interés no ofendo
y al honor no perjudico.
Esta pequeña belleza
disculpa cualquier error.
MARTINO
¿Y bien, don Parmenione?..
DON PARMENIONE
¡Yo seré el Conde Alberto!
MARTINO
¿Vos, el Conde Alberto?
DON PARMENIONE
Exacto.
Y este pasaporte
me conducirá a buen puerto.
El amor ha sido,
el que ha dado lugar a todo esto.
MARTINO
Pero por piedad...
DON PARMENIONE
¡Se acabó!
No escucho tus consejos,
no tengo en cuenta los peligros.
Tengo en la cabeza
el gusanillo del amor;
y este bello retrato
me enardece y me provoca,
y en el pecho ya noto
la alegría del corazón.
(Martino lo mete todo en la maleta y la
lleva consigo, su amo le sigue, lleno de
entusiasmo)
|
Scena Quarta
(Grand'atrio terreno in casa della Marchesa
elegantemente addobbato con ampio verone di
prospetto che mette nel giardino e con varie prte
laterali che introducono ai rispettivi loro appartamenti)
(Don Eusebio, Ernestina, servi)
DON EUSEBIO
Non lo permetto.
ERNESTINA
Il mio dover...
DON EUSEBIO
Scusate:
dell'urbano trattar so la maniera.
ERNESTINA
Ma in questa casa io son per cameriera.
DON EUSEBIO
Il caso vostro esige
rispetto e compassione, e mia nipote
sua compagna vi chiama, e non sua serva.
ERNESTINA
So che molta bontà per me conserva,
ma in circostanze tali...
DON EUSEBIO
E' ver, si tratta
d'un sposalizio in grande;
e lo sposo da noi splendidamente
oggi si accoglierà.
ERNESTINA
Dunque...
DON EUSEBIO
Per questo
in uffizi servili il vostro grado
non dovete abbassar; ché se vi piace
manifestar per noi qualche premura,
agli altri il comandar sia vostra cura.
ERNESTINA
Ebbe, permetterete?..
DON EUSEBIO
Anzi: a voi, presto
attenti i cenni suoi tutti ascoltate.
E quanto essa dirà, fate e disfate.
(via)
ERNESTINA
Eppur del mio destino
non mi posso lagnar, se in mezzo a tante
mie sciagure infinite...
Basta, non ci pensiam: voi mi seguite.
(parte coi servi)
Scena Quinta
(Berenice, indi Ernestina, e detta)
BERENICE
Vicino è il momento,
che sposa sarò.
Eppure contento
il core non ho,
Il solito ardire
non trovo più in me,
mi sento languire,
né intendo perché.
Mal dal timore oppressa
la mia ragion non resti:
arbitra di sé stessa
l'anima mia si desti;
e ceda solo ai palpiti
d'un corrisposto amor.
Sposarsi ad un che non s'è mai veduto,
senza saper se brutto o bello ei sia,
mi sembra una pazzi;
ma un certo non so che se in lui non trovo,
che col mio modo di pensar combina...
Oh, te appunto io volea, cara Ernestina!
ERNESTINA
Comandate.
BERENICE
Io per te non ho comandi.
ERNESTINA
Ma almen...
BERENICE
Già sai che al figlio d'un suo amico
il mio buon genitor pria di morire
destinò la mia man.
ERNESTINA
Lo intesi a dire.
BERENICE
E sai che dopo i viaggi suoi lontani
questo sposo a me ignoto
oggi qui giungerà?
ERNESTINA
Ciò pur m'è noto.
BERENICE
Nell'incertezza ch'ei mi piaccia, e ch'io
a lui possa piacer, mia dolce amica,
ho bisogno di te.
ERNESTINA
Parlate.
BERENICE
Io voglio cambiar teco di nome.
ERNESTINA
In qual maniera?
BERENICE
Diventando tu sposa, io cameriera.
ERNESTINA
Che dirà vostro zio?
BERENICE
Con noi d'accordo
seconderà il progetto.
ERNESTINA
E qual motivo
v'induce?
BERENICE
E che, non lo conosci ancora?
Di noi due vo' scoprir chi l'innamora.
ERNESTINA
Pensate...
BERENICE
Ho già pensato.
ERNESTINA
Un tal pretesto...
BERENICE
Tu pensa a compiacermi, io penso al resto.
Scena Sesta
(Don Parmenione in abito da gala e Martino)
DON PARMENIONE
Eccomi al gran cimento.
MARTINO
Aiuto!
DON PARMENIONE
Cosa fai?
MARTINO
Tremo all'aspetto
della tempesta, che per noi s'imbruna.
DON PARMENIONE
Eh, bisogna arrischiar, per far fortuna.
MARTINO
Ma se...
DON PARMENIONE
Taci, ubbidisci, e fa' che ognuno
sia dell'arrivo tuo tosto informato.
MARTINO
Già non guarisce mai chi pazzo è nato.
(via)
DON PARMENIONE
L'unico dubbio mio sta nel sapere
se sono il preceduto o il precedente;
ma d'ogni inconveniente
mi trarran questi fogli: e giacché a tutto
son pronto a rinunziar, fuorché alla sposa,
non sarà il fallo mio poi sì gran cosa.
Chi mai s'avanza? E' dessa... oh che portento!
Fatti onor Don Parmenione ,
il primo omaggio si vada a tributarle.
|
Escena Cuarta
(Gran salón en casa de la marquesa
elegantemente adornado con grandes
cortinas; varias puertas a los lados
que dan al jadín)
(Don Eusebio, Ernestina, criados)
DON EUSEBIO
¡No lo permitiré!
ERNESTINA
Mi deber...
DON EUSEBIO
Perdonad pero:
¡Yo soy un hombre de mundo!.
ERNESTINA
¡Pero yo soy la camarera en esta casa!
DON EUSEBIO
Vuestra situación exige
respeto y compasión,
y mi sobrina os llama compañera, no criada.
ERNESTINA
Sé que siente bondad por mí,
pero en estas circunstancias...
DON EUSEBIO
Es verdad,
se trata de una gran boda
y hoy llegará
el espléndido novio.
ERNESTINA
Así que...
DON EUSEBIO
¡Eso es!.
No debéis olvidar que sois
La camarera de esta casa,
preguntadme lo que no sepáis.
Dirigir a los demás será vuestras tarea.
ERNESTINA
Entonces, permitiréis?...
DON EUSEBIO
Estad atenta a sus ordenes.
Escuchadlo todo,
y haced y deshaced todo lo que diga.
(Sale)
ERNESTINA
A pesar de todas mis desgracias,
no puedo quejarme de mi suerte...
Pero basta ya. No pensemos más.
¡Seguidme!
(sale con los criados)
Escena Quinta
(Berenice, luego Ernestina)
BERENICE
Pronto llegará
el momento de la boda
y sin embargo
no tengo el corazón contento.
Ya no encuentro en mí
ese insólito ardor
y no entiendo por qué
me siento languidecer.
La duda que me embarga
ya no la resiste mi razón
y se ha convertido
en el árbitro de mi alma.
La angustia sólo cederá ante
los latidos un amor correspondido.
Me parece de locos casarse
con alguien al que nunca se ha visto,
sin saber si es bello o feo;
sin saber si su forma de pensar
combina con la mía...
¡Oh, estás aquí, querida Ernestina!
ERNESTINA
Mandad.
BERENICE
A ti no tengo que mandarte nada.
ERNESTINA
Pero al menos...
BERENICE
Ya sabes que mi buen padre,
antes de morir,
concedió mi mano al hijo de un amigo.
ERNESTINA
Eso tengo entendido
BERENICE
¿Y sabes que ese novio,
para mi desconocido,
llegará hoy después de un largo viaje?
ERNESTINA
También se eso
BERENICE
No se si me gustará.
Para salir de esa incertidumbre,
te necesito, querida amiga.
ERNESTINA
Hablad.
BERENICE
Te quiero cambiar el nombre.
ERNESTINA
¿De qué manera?
BERENICE
Tú serás el ama, y yo la camarera.
ERNESTINA
¿Qué dirá vuestro tío?
BERENICE
Si nos ponemos de acuerdo,
él apoyará nuestro proyecto
ERNESTINA
¿Pero qué motivo
os induce a ello?
BERENICE
¿Aún no lo sabes?
Quiero saber de cual de las dos se enamora.
ERNESTINA
Pensáis...
BERENICE
Ya he pensado.
ERNESTINA
Un pretexto...
BERENICE
Tú obedece, que yo me ocuparé del resto.
Escena Sexta
(Don Parmenione, de gala y Martino)
DON PARMENIONE
¡He aquí la gran prueba!
MARTINO
¡Ay, Dios!
DON PARMENIONE
¿Qué dices?
MARTINO
Tiemblo por el aspecto de la tormenta,
se empeora por momentos.
DON PARMENIONE
Eso nos favorece.
MARTINO
Pero si...
DON PARMENIONE
Calla, obedece, y haz que todos
se enteren de nuestra llegada.
MARTINO
No creo que halla en el mundo otro loco así.
(Sale)
DON PARMENIONE
Mi única duda está en saber
si soy el precedido o el precedente;
pero para cada situación vengo preparado.
Renunciaré a todo, menos a la novia,
así pues, mi decisión es firme.
¿Quién se acerca? Ella... ¡Ah, que portento!
Don Parmenione
irá a tributarle
el primer requiebro.
|
Scena Settima
(Ernestina e don Parmenione)
ERNESTINA
(fra sè)
Alma coraggio!
DON PARMENIONE
Quel gentil, quel vago oggetto,
che a voi sposo il ciel destina,
tutto foco s'avvicina
alla cara sua metà.
ERNESTINA
Io m'inchino con rispetto alla vostra civiltà.
DON PARMENIONE
(fra sè)
Non s'accorda col ritratto.
ERNESTINA
(fra sè)
E' bizzarro, ma grazioso.
DON PARMENIONE
(fra sè)
Eh non serve! il colpo è fatto.
ERNESTINA
(fra sè)
S'egli fosse almen mio sposo.
ERNESTINA, DON PARMENIONE
(fra sè)
Ma non parla?.. Cosa fa?..
DON PARMENIONE
Marchesina!
ERNESTINA
Mio Contino!
DON PARMENIONE
Io son qui.
ERNESTINA
Qui sono anch'io.
DON PARMENIONE
Posso?
ERNESTINA
Andiamo da mio zio,
che al vedervi esulterà.
DON PARMENIONE
Con voi sono, a voi m'arrendo
lucidissima mia stella!,
qual s'arrende il pulcinella
a chi muovere lo fa.
ERNESTINA
(fra sè)
Più lo guardo, più m'accendo
a quel garbo, a tanto brio.
(a Don Parmenione)
Andiam presto da mio zio,
che al vedervi esulterà.
(via)
Scena Ottava
(Conde Alberto e Berenice e da parti
opposte incontrandosi)
CONTE ALBERTO
Se non m'inganna il core
coi palpiti ch'io provo,
quella beltà in voi trovo,
che sposa mia sarà.
BERENICE
Degna d'un tanto onore
no, mio signor, non sono,
altra l'illustre dono
di vostra man godrà.
CONTE ALBERTO
Come?
BERENICE
Vi ho detto il vero.
CONTE ALBERTO
Dunque?..
BERENICE
In error voi siete.
CONTE ALBERTO
Ma voi?..
BERENICE
Non conto un zero.
CONTE ALBERTO
La sposa mia?..
BERENICE
Vedrete.
CONTE ALBERTO
Mi sembra un impossibile.
BERENICE
Vero vi sembrerà.
CONTE ALBERTO
(fra sè)
Oh sventurato errore,
oh perdita affannosa!
Perché non è mia sposa
questa gentil beltà?
BERENICE
(fra sè)
Oh generoso amore,
oh mio destin beato!
Sposo di lui più grato
l'alma bramar non sa.
Scena Nona
(Don Eusebio e detti, indi don Parmenione
con Ernestina)
DON EUSEBIO
Dov'è questo sposo?
BERENICE
E' qui per l'appunto.
DON EUSEBIO
Oh siete alfin giunto!
CONTE ALBERTO
Vi son servitor.
DON PARMENIONE
(a Ernestina, entrano)
Dov'è questo zio?
ERNESTINA
E' lì, nol vedete?
DON PARMENIONE
Oh alfin permettete...
DON EUSEBIO
Chi siete, signor?
DON PARMENIONE
Io son Don Conte Alberto,
or vostro parente.
BERENICE
Voi proprio?
DON PARMENIONE
Sì certo.
CONTE ALBERTO
Ed io?..
DON PARMENIONE
Non so niente.
BERENICE, ERNESTINA, DON EUSEBIO
Che strana sopresa,
che caso inaudito!
Chi è il vero marito,
chi è mai l'impostor?
CONTE ALBERTO, DON PARMENIONE
Ravviso il rivale,
conosco l'imbroglio;
ma ardito esser voglio,
qui vano è il timor.
DON EUSEBIO
Orsù, spiegatevi.
CONTE ALBERTO e DON PARMENIONE
Cosa ho io da dire?
BERENICE
Legitimatevi.
ERNESTINA
Fate sentire...
CONTE ALBERTO
Io son lo sposo.
DON PARMENIONE
Quello son io.
DON EUSEBIO
Le prove io voglio, perché son zio.
DON PARMENIONE
Le prove? Subito: eccole qua.
CONTE ALBERTO
Le prove? O perfida temerità!
DON EUSEBIO
Tutto va in regola.
DON PARMENIONE
Mi son spiegato.
BERENICE, ERNESTINA
(conte)
Voi siete mutolo.
CONTE ALBERTO
Sono ingannato.
DON PARMENIONE
Non gli credete, non gli badate;
queste son frottole male inventate,
ch'io son lo sposo provato è già.
DON EUSEBIO
Dunque lasciateci in libertà.
CONTE ALBERTO
La mia valigia, gli effetti miei
prima tu rendere, vile, mi dei,
e poi del resto si parlerà.
DON EUSEBIO
Dunque lasciateci in libertà.
CONTE ALBERTO
Spoglia quell'abito.
DON PARMENIONE
Meglio parlate.
DON EUSEBIO
Questa è una cabala.
DON PARMENIONE
Non v'alterate.
DON EUSEBIO
Posso...
DON PARMENIONE
Tacete.
CONTE ALBERTO
Voglio...
DON PARMENIONE
Finite.
DON EUSEBIO
Sono...
DON PARMENIONE
Cedete.
CONTE ALBERTO
Sento...
DON PARMENIONE
Partite.
BERENICE, ERNESTINA
Ma via calmatevi per carità.
TUTTI
Di tanto equivoco, di tal disordine
nel cupo, orribile, confuso vortice
urta, precipita, s'avvolge, rotola,
perduto il cerebro per aria va.
Ma si dissimuli, che senza strepito
già tutto in seguito si scoprirà.
|
Escena Séptima
(Ernestina y don Parmenione)
ERNESTINA
(para sí)
¡Coraje!
DON PARMENIONE
En el rostro del
gentil y bello ser,
que el cielo me destina como esposa,
se adivina el fuego que lo invade.
ERNESTINA
Con respeto me inclino ante vos.
DON PARMENIONE
(para sí)
No concuerda con el retrato.
ERNESTINA
(para sí)
Es extravagante, pero gracioso.
DON PARMENIONE
(para sí)
Da igual, el golpe está dado.
ERNESTINA
(para sí)
Si al menos él fuera mi novio.
ERNESTINA, DON PARMENIONE
(para sí)
¿Pero no habla?... ¿Qué hace?...
DON PARMENIONE
¡Marquesita!
ERNESTINA
¡Condesito mío!
DON PARMENIONE
Aquí estoy...
ERNESTINA
Aquí estoy yo también...
DON PARMENIONE
¿Puedo?
ERNESTINA
Vayamos,
que mi tío se alegrará de veros.
DON PARMENIONE
Con vos estoy y ante vos me inclino.
¡Brillante estrella mía!
Igual que Pulcinella
se rinde ante el que lo mueve.
ERNESTINA
(para sí)
Con esa mirada y esa elegancia,
cuanto más lo miro, más me gusta.
(a don Parmenione)
Vayamos rápido a ver a mi tío,
pues se alegrará de veros.
(Salen)
Escena Octava
(El Conde Alberto y Berenice, que salen
por sitios distintos, y se encuentran)
CONDE ALBERTO
Si el corazón no me engaña
estos latidos que yo siento,
son la prueba de que me encuentro
ante mi futura esposa.
BERENICE
Mi señor,
no soy digna de tanto honor.
Vuestra mano gozará
de otro ilustre regalo.
CONDE ALBERTO
¿Cómo?
BERENICE
Os digo la verdad.
CONDE ALBERTO
¿Así qué?...
BERENICE
Estáis en un error
CONDE ALBERTO
¿Pero vos?...
BERENICE
Soy un cero a la izquierda.
CONDE ALBERTO
¿Mi esposa?...
BERENICE
Ahora la veréis.
CONDE ALBERTO
Me parece imposible...
BERENICE
Os parecerá verdad.
CONDE ALBERTO
(para sí)
¡Oh, desdichado error
oh, afanosa pérdida!
¿Por qué no será mi esposa
esta gentil belleza?
BERENICE
(para sí)
¡Oh, generoso amor,
ah sagrado destino mío!
Mi alma no puede desear
a un esposo más grato.
Escena Novena
(Don Eusebio y los anteriore, después
don Parmenione con Ernestina)
DON EUSEBIO
¿Dónde está el novio?
BERENICE
Aquí está.
DON EUSEBIO
¡Al fin habéis llegado!
CONDE ALBERTO
Su servidor.
DON PARMENIONE
(a Ernestina, entrando)
¿Dónde está vuestro tío?
ERNESTINA
Está ahí, ¿no le veis?
DON PARMENIONE
Oh, por fin, permitidme...
DON EUSEBIO
¿Señor, quien sois vos?
DON PARMENIONE
Yo son el Conde Alberto,
a partir de ahora, pariente vuestro.
BERENICE
¿Sois vos?...
DON PARMENIONE
Sí, el mismo.
CONDE ALBERTO
¿Y entonces yo?...
DON PARMENIONE
No os conozco.
BERENICE, ERNESTINA, DON EUSEBIO
¡Qué sorpresa,
qué caso extraño!
¿Quien es el verdadero marido
y quién es el impostor?
CONDE ALBERTO, DON PARMENIONE
Conozco al rival
y conozco el engaño;
pero debo ser osado,
pues aquí el temor es vano.
DON EUSEBIO
Así pues, explicaos.
CONDE ALBERTO, DON PARMENIONE
¿Y yo qué tengo que decir?
BERENICE
Acreditaros.
ERNESTINA
Explicarnos...
CONDE ALBERTO
¡Yo soy el novio!
DON PARMENIONE
¡Ése soy yo!
DON EUSEBIO
Quiero pruebas, pues yo soy el tío.
DON PARMENIONE
¿Las pruebas?... Enseguida: aquí están
CONDE ALBERTO
¿Las pruebas? ¡Oh pérfida temeridad!
DON EUSEBIO
Todo está en regla.
DON PARMENIONE
Estoy acreditado.
BERENICE, ERNESTINA
(al conde)
¿Os habéis quedado mudo?
CONDE ALBERTO
Me han engañado.
DON PARMENIONE
No le creáis, no le hagáis caso;
esas son patrañas mal inventadas.
Yo ya he probado que soy el novio.
DON EUSEBIO
Es cierto.
CONDE ALBERTO
Mi maleta, mi efectos,
devuélvamelas primero, bribón,
y después se hablaremos del resto.
DON EUSEBIO
Él se ha acreditado.
CONDE ALBERTO
¡Quitaos esa ropa!
DON PARMENIONE
¡Habladme con más respeto!
DON EUSEBIO
Todo esto es una locura.
DON PARMENIONE
No os alteréis.
DON EUSEBIO
Puedo...
DON PARMENIONE
¡Callad!
CONDE ALBERTO
Quiero...
DON PARMENIONE
¡Acabad!
DON EUSEBIO
Soy...
DON PARMENIONE
¡Ceded!
CONDE ALBERTO
Siento...
DON PARMENIONE
¡Marchad!
BERENICE, ERNESTINA
Calmaos, por caridad.
TODOS
Con tanto equívoco, con tal desorden,
en el oscuro, terrible y confuso remolino,
el celebro va volando, rodando,
girando y tropezando.
Pero con paciencia y discreción
se irá descubriendo todo.
|
Scena Decima
(Martino, luego don Eusebio)
MARTINO
Non so più cosa far. Cauto m'impone
il timor del bastone
d'evitar chi si sia; vuol l'appetito,
che ad incontrar qualche pagnotta io vada;
onde trovando, o non trovando alcuno,
bastonato morir devo, o digiuno.
DON EUSEBIO
Voi chi siete?
MARTINO
(fra sè)
Ecco il caso.
DON EUSEBIO
Ebben?
MARTINO
Signore!..
Io sono il servitore...
DON EUSEBIO
Del forestiero?
MARTINO
Appunto.
DON EUSEBIO
E qui che fate?
MARTINO
Io? Niente.
DON EUSEBIO
Dunque andate.
MARTINO
Vorrei...
DON EUSEBIO
Non serve il replicar.
MARTINO
Ma almeno...
DON EUSEBIO
Andate dico.
MARTINO
E dove?
DON EUSEBIO
Oh che insensato!
in cucina a mangiar.
MARTINO
(fra sè)
Ripiglio fiato.
(via)
Scena Undicesima
(Ernestina indi conte Alberto)
ERNESTINA
Oh qual destino è il mio! Perdo un ingrato
che mi sedusse: a vagheggiarmi un nuovo
amante arriva, e questi...
CONTE ALBERTO
Oh alfin vi trovo!
ERNESTINA
Che cercate, signor?
CONTE ALBERTO
Ragione io cerco dell'insulto sofferto.
ERNESTINA
E sostenete ancor?..
CONTE ALBERTO
D'essere Conte Alberto.
ERNESTINA
Il vostro ardir.
CONTE ALBERTO
E' quell'ardir, che nasce
dal vero onor. Da un impostor tradito,
dall'apparenza condannato io sono;
ma il dritto mio, lo sbaglio vostro in breve
risarcito sarà.
ERNESTINA
Qualunque dritto
meco, signor, voi richiamate invano,
che vostra esser non può mai questa mano.
CONTE ALBERTO
Voi dunque in mio danno
i torti vostri agli altrui torti unite?
Se un preventivo e fortunato affetto
occupa il vostro cor, approvo e lodo
sì bella ingenuità, ma se v'induce
un error tanto ingiusto ad insultarmi,
trovar la via saprò di vendicarmi.
D'ogni più sacro impegno
sciolta pur sia la fede,
amor da voi non chiede
chi amor per voi non ha.
Pera, chi vuol costringere
d'un cor la libertà.
a se un sospetto indegno
di soverchiarmi intende,
quel generoso sdegno,
che il mio decoro accende,
dalla ragione armato,
un vano ardir confondere,
e impallidir farà.
(parte)
ERNESTINA
Quei fermi accenti, quel sicuro aspetto
nel mirar, nel sentire,
impossibile par ch'abbia a mentire.
|
Escena Décima
(Martino, luego don Eusebio)
MARTINO
No sé qué hacer.
La cautela me impone evitar el bastón;
pero el apetito me apremia
a buscar algún trozo de pan...
pero quizás lo que encuentre
será un bastonazo.
DON EUSEBIO
¿Quién sois vos?
MARTINO
(para sí)
Mala fortuna...
DON EUSEBIO
¿Y bien?
MARTINO
¡Señor!...
Yo soy el criado...
DON EUSEBIO
¿Del forastero?
MARTINO
Precisamente.
DON EUSEBIO
¿Y que haces aquí?
MARTINO
¿Yo?... Nada.
DON EUSEBIO
Pues entonces fuera de aquí.
MARTINO
Querría...
DON EUSEBIO
No tienes nada que pedir...
MARTINO
Pero al menos...
DON EUSEBIO
¡Que te vayas, digo!
MARTINO
¿Y a dónde?
DON EUSEBIO
¡Oh, qué insensato!
Pues a la cocina a comer.
MARTINO
(para sí)
Recobro el aliento.
(Sale)
Escena Undécima
(Ernestina, luego el Conde Alberto)
ERNESTINA
¡Oh, qué destino el mío!
Pierdo a un ingrato que me sedujo
y cuando llega un nuevo amante, resulta...
CONDE ALBERTO
¡Oh, al fin os encuentro!
ERNESTINA
¿Señor, qué buscáis?
CONDE ALBERTO
Busco la razón de este malentendido.
ERNESTINA
¿Todavía mantenéis?...
CONDE ALBERTO
¡Ser el Conde Alberto!
ERNESTINA
Vuestro ardor...
CONDE ALBERTO
Ese es el ardor que nace del honor.
Por la traición de un impostor
mi personalidad ha sido suplantada,
pero podéis estar segura
que el equívoco será enmendado.
ERNESTINA
Todos los derechos que invoquéis
serán en vano,
nunca de vos puede ser esta mano.
CONDE ALBERTO
¿Uniréis entonces vuestros errores
a los de los otros?
Si otro afecto ocupa vuestro corazón,
entonces apruebo y comprendo
esa decisión,
pero si un error injusto
os induce a rechazarme,
sabré encontrar el camino de la reparación.
Mi fe camina errante
en su empeño más sagrado,
pero de vos no pide amor
si vos no lo tenéis.
Nadie puede privar
a un corazón de la libertad.
Pero si una indigna sospecha
me priva del objeto de mi deseo,
el moderado desdén
que enciende mi corazón
se transformará en arrebatado ardor
y empezaré a pelear.
(Sale)
ERNESTINA
Sus firmes palabras,
la seguridad de su mirada,
hacen imposible que mienta.
|
Scena Dodicesima
(Berenice, indi don Parmenione)
BERENICE
Per conoscere l'inganno, un espediente
chi m'insegna a trovar? Ho un gran sospetto,
che questo sposo un temerario sia,
un basso avventuriere;
ma il vero como mai si può sapere?
DON PARMENIONE
(fra sè)
Fino adesso va ben.
BERENICE
(fra sè)
Voglio provarmi.
DON PARMENIONE
Oh! chi vedo?
BERENICE
(inchinandosi)
Signor!..
DON PARMENIONE
Brava, ragazza: tu mi piaci.
BERENICE
Davver?
DON PARMENIONE
Certo: e se trovo
in te condotta, e abilità discreta
della mia protezione
forse ti onorerò.
BERENICE
(fra sè)
Che mascalzone!
DON PARMENIONE
Cosa?
BERENICE
Troppo favore.
DON PARMENIONE
Io già ho fissato
dopo il mio sposalizio
di tener varie donne al mio servizio;
onde...
BERENICE
Dopo?
DON PARMENIONE
Si sa.
BERENICE
Badate bene
a quel proverbio, che facendo il conto
senza l'oste, talvolta
si va a rischi di farlo un'altra volta.
DON PARMENIONE
Olà! Men confidenza: e se ti preme
di stare in questa casa,
bada di non mi far mai la dottora,
o ch'io...
BERENICE
Signor! Non siete sposo ancora.
DON PARMENIONE
Se no'l son, lo sarò.
BERENICE
Ci son dei dubbi.
DON PARMENIONE
Quai dubbi?
BERENICE
Che appianar prima dovete,
e poi ci parlerem.
DON PARMENIONE
Come! in tal guisa
una vil serva in faccia mia favella,
e non trema?
BERENICE
Sbagliate: io non son quella.
DON PARMENIONE
E chi sei dunque?
BERENICE
Io sono un farfarello,
che girar fa'l cervello
a chi non ha giudizio.
DON PARMENIONE
Orsù! T'accheta, lasciami.
BERENICE
Io son...
DON PARMENIONE
Via dillo, in tua malora.
BERENICE
Io sono...
DON PARMENIONE
Una servaccia ardimentosa.
BERENICE
Oh! tutt'altro, signore, Io son -
La sposa.
DON PARMENIONE
Voi la sposa!
BERENICE
Appunto io stessa.
DON PARMENIONE
Ma quell'altra?
BERENICE
E' mia sorella.
DON PARMENIONE
(fra sè)
Se ciò ver, l'ho fatta bella.
BERENICE
(fra sè)
S'incomincia a imbarazzar.
DON PARMENIONE
D'un parlar sì stravagante
non son molto persuaso;
pur se quella siete a caso,
il mio sbaglio è da scusar.
BERENICE
Per un vero e gran birbante
presso ognun qui voi passate;
ma il contrario se provate,
anch'io so quel ch'ho da far.
DON PARMENIONE
Le mie lettere...
BERENICE
Ho vedute.
DON PARMENIONE
I recapiti?..
BERENICE
Li ho letti.
DON PARMENIONE
Quai son dunque i miei difetti?
BERENICE
Or vi voglio esaminar.
Il padre vostro si porta bene?
DON PARMENIONE
Egli sanissimo è sempre stato.
BERENICE
Ma se ci ha scritto ch'era ammalato?
DON PARMENIONE
Egli ha voluto così scherzar.
BERENICE
Come si chiama vostra sorella?
DON PARMENIONE
Ha un brutto nome, detta è Pandora.
BERENICE
Nelle sue lettere si schive Aurora.
DON PARMENIONE
Io la più giovine volli indicar.
BERENICE
E del processo che nuove avete?
DON PARMENIONE
Il tribunale ci dà ragione.
BERENICE
Ma qual è il punto della questione?
DON PARMENIONE
Non so spiegarvelo, lungo è l'affar.
BERENICE
(fra sè)
Non c'è più equivoco, mi trovo a segno,
scoperto è il perfido vile impostore.
Un foco, un impeto mi sento in core,
non so la collera dissimular.
DON PARMENIONE
(fra sè)
Sempre più critico divin l'impegno,
d'un passo simile quasi mi pento:
un certo brivido al cor mi sento,
ma forza e spirito convien mostrar.
BERENICE
E così, Contino mio?
DON PARMENIONE
Cosa far per voi poss'io?
BERENICE
Mi saluti il genitore.
DON PARMENIONE
Lo farò con tutto il core.
BERENICE
E la cara sua sorella?
DON PARMENIONE
Sempre è buona quanto bella.
BERENICE
Guadagnato è già il processo?
DON PARMENIONE
Così almen mi fu promesso.
BERENICE
Dunque tutto va a dovere?
DON PARMENIONE
Tutto va come ha d'andar.
BERENICE
Ah uomo petulante,
incomodo, arrogante!
cessate di mentire,
scoperto è il vostro ardire;
voi siete un impostore,
un vile avventuriere,
e queste le maniere
non sono di trattar.
Per forza o per amore
da qui dovrete andar.
DON PARMENIONE
Ragazza impertinente,
ridicola, imprudente!
A te non rendo conti,
da te non voglio affronti;
io sono un uom d'onore,
un cavalier son io,
so dire il fatto mio,
so il modo di trattar.
Per forza o per amore
mi voglio vendicar.
|
Escena Duodécima
(Berenice, luego don Parmenione)
BERENICE
¿Quién me ayudará a buscar alguna prueba
para descubrir el engaño?
Sospecho que este novio es un atrevido,
un descarado aventurero;
¿pero cómo se podría conocer la verdad?
DON PARMENIONE
(para sí)
Por ahora todo va bien.
BERENICE
(para sí)
Tengo que desenmascararlo.
DON PARMENIONE
¡Oh! ¿Qué veo?
BERENICE
(inclinándose)
¡Señor!...
DON PARMENIONE
Bella, chica: me gustas.
BERENICE
¿De verdad?
DON PARMENIONE
Sí: y si eres
amable y discreta
quizás te honre
con mi protección.
BERENICE
(para sí)
¡Qué bribón!
DON PARMENIONE
¿Qué?
BERENICE
Demasiado favor para mí.
DON PARMENIONE
Ya lo he decidido.
Después de mi boda
deberé tener varias mujeres a mi servicio;
por tanto...
BERENICE
¿Después?
DON PARMENIONE
Sí, eso es.
BERENICE
Recordad aquel refrán,
que si se hace la cuenta sin el tabernero,
se corre el riesgo
de hacerla otra vez.
DON PARMENIONE
¡Paparruchas! En confianza:
si quieres permanecer en esta casa
procura complacerme
o yo...
BERENICE
¡Señor! Todavía no sois el esposo.
DON PARMENIONE
Si no lo soy, lo seré.
BERENICE
Lo dudo
DON PARMENIONE
¿Qué dudas?
BERENICE
Primero deberéis casaros
y luego hablaremos de ello.
DON PARMENIONE
¡Cómo! ¡De esta manera me habla,
en mi propia cara, una vil criada!
¿Y no tiemblas?
BERENICE
Os equivocáis. Yo no lo soy.
DON PARMENIONE
¿Y qué eres, pues?
BERENICE
Soy una descarada
que hace entrar en razón
al que no tiene juicio.
DON PARMENIONE
¡Oh, aléjate, déjame!
BERENICE
Yo soy...
DON PARMENIONE
¡Vamos, dilo!
BERENICE
Yo soy...
DON PARMENIONE
¡Una entrometida criada!
BERENICE
¡Oh! Todo lo contrario, señor. Yo soy...
¡la novia!
DON PARMENIONE
¿Vos la novia?
BERENICE
Yo, precisamente.
DON PARMENIONE
¿Pero esa otra?
BERENICE
Es mi hermana.
DON PARMENIONE
(para sí)
Si es eso verdad, he metido la pata...
BERENICE
(para sí)
Se está poniendo nervioso...
DON PARMENIONE
Eso que aseguráis
es un poco extravagante,
y por si acaso fuera cierto
os ruego que perdonéis mi equivocación.
BERENICE
Creo que sois
un gran bribón,
pero si probáis lo contrario,
también se yo lo que debo hacer.
DON PARMENIONE
Mis cartas...
BERENICE
Las he visto.
DON PARMENIONE
¿El pasaporte?...
BERENICE
Lo he visto.
DON PARMENIONE
¿Cuáles son entonces mis defectos?
BERENICE
Ahora os quiero examinar.
¿Vuestro padre está bien?
DON PARMENIONE
Siempre ha estado sano.
BERENICE
¿No nos escribió que estaba enfermo?
DON PARMENIONE
Quiso bromear.
BERENICE
¿Cómo se llama vuestra hermana?
DON PARMENIONE
Tiene un nombre muy feo, Pandora.
BERENICE
Es sus cartas escribía Aurora.
DON PARMENIONE
Pretendía pasar por más joven.
BERENICE
¿Y qué noticias tenéis del proceso?
DON PARMENIONE
El tribunal nos da razón.
BERENICE
¿Pero cuál es el punto en cuestión?
DON PARMENIONE
No se explicaos, es largo de contar.
BERENICE
(para sí)
No hay duda, encontré el indicio
que descubre al pérfido y vil impostor.
Siento en el corazón un fuego y un ímpetu,
que no sé disimular.
DON PARMENIONE
(para sí)
Cada vez me siento más acorralado
y puedo dar un paso en falso.
Un escalofrío siento en el corazón,
pero conviene mostrar fuerza y decisión.
BERENICE
¿Y bien, condesito mío?
DON PARMENIONE
¿Qué puedo hacer por vos?
BERENICE
Saludad a vuestro padre.
DON PARMENIONE
Lo haré de todo corazón.
BERENICE
¿Y su querida hermana?
DON PARMENIONE
Siempre bella.
BERENICE
¿Y ya está ganado el proceso?
DON PARMENIONE
Eso al menos me prometieron.
BERENICE
¿Así que todo va bien?
DON PARMENIONE
Todo va como tiene que ir.
BERENICE
¡Ah, hombre petulante,
descarado, arrogante!
Dejad de mentir.
Descubierto está vuestro ardid.
Sois un impostor,
un vil aventurero,
y a esos no sé tratar
con buenas maneras.
Deberéis marcharos de aquí
por vuestro propio pie, o a la fuerza.
DON PARMENIONE
¡Muchacha impertinente,
ridícula, imprudente!
No te tengo que rendir cuentas.
No permitiré que me insultes.
Soy un hombre de honor,
soy un caballero,
sé como debo actuar,
sé el modo de hacerte pagar.
Por fuerza o por amor
me quiero vengar.
|
Scena Tredicesima
(Don Eusebio, Ernestina e Martino)
DON EUSEBIO
Qui non c'è scampo.
ERNESTINA
(a Martino)
Qui parlar bisogna.
MARTINO
Cosa ho da far?
DON EUSEBIO
La verità ci spiega.
MARTINO
La verità! Ma come mai, signore,
pretenderla si può da un servitore?
ERNESTINA
Meno pretesti.
DON EUSEBIO
Il tuo padron vogliamo conoscere da te.
MARTINO
Vorrei...
ERNESTINA
Palesa il suo nome.
MARTINO
Mi spiace.
DON EUSEBIO
Il suo casato...
MARTINO
V'assicuro...
ERNESTINA
Il suo stato...
DON EUSEBIO
Quel che fa.
ERNESTINA
Quel che pensa.
MARTINO
E voi bramate?..
ERNESTINA
Tutto scoprir da te.
MARTINO
Dunque ascoltate.
Il mio padron è un uomo,
ognun che il vede il sa:
rassembra un galantuomo,
e forse tal sarà.
Vecchio non è, né giovine,
né brutto, né avvenente,
non è un villan, né un principe,
nè ricco, né indigente.
E' in somma un di quegli esseri
comuni in società.
Portato è per le femmine,
gli piace il vino e il gioco,
amante è di far debiti,
ma di pagarli poco;
tutto censura e critica,
benché sia un ignorante,
con tutti fa il sensibile,
ma di sé solo è amante,
procura ognor di vivere
in pace e in sanità;
E' in somma di quegli esseri
comuni in società.
(fugge)
DON EUSEBIO
Senti, aspetta, ove vai?
(lo insegue)
ERNESTINA
Se fosse vero,
ciò che vero pur sembra, io spererei
di vedere appagati i voti miei.
(parte)
Scena Quattordicesima
(Don Parmenione ed Conte Alberto incontrandosi)
CONTE ALBERTO
Voi qui appunto io cercava.
DON PARMENIONE
Ed io correva giusto in traccia di voi.
CONTE ALBERTO
Dopo l'eccesso della vostra impostura
non arrossite ancor?
DON PARMENIONE
Dopo d'avermi
tolta la mia valigia
mostrate tanto ardir?
CONTE ALBERTO
Dei cenci vostri io non ne so che far.
DON PARMENIONE
Io non mi curo
delle vostre ricchezze.
CONTE ALBERTO
Ebben, sul fatto io le voglio.
DON PARMENIONE
Le avrete,
quando gli effetti miei mi renderete.
CONTE ALBERTO
E il finto nome, il compromesso onore,
gli ingiusti oltraggi, la mal tolta sposa
chiedon riparo.
DON PARMENIONE
On questa è un'altra cosa!
CONTE ALBERTO
Resistete?
DON PARMENIONE
Si sa.
CONTE ALBERTO
Così a un par mio?..
DON PARMENIONE
Un mio pari risponde.
CONTE ALBERTO
Soffrir non so...
DON PARMENIONE
Ceder non posso...
CONTE ALBERTO
Io giuro che lo farò pentir.
DON PARMENIONE
Ed io protesto che non mi pentirò.
Scena Quindicesima
(Berenice e detti)
BERENICE
Qual chiasso è questo?
DON PARMENIONE
Tu qui che vuoi?
BERENICE
Più flemma.
CONTE ALBERTO
(fra sè)
Oh quanto è bella!
DON PARMENIONE
Ebben, che cerchi?
BERENICE
(a don Parmenione)
Se per mia disgrazia
lo sposo foste voi, nulla io ricerco;
ma se poi...
CONTE ALBERTO
Se la prova
che lo sposo son io fosse evidente?..
BERENICE
Allor parlerei diversamente.
DON PARMENIONE
Tanto meglio.
BERENICE
(a don Parmeninone)
Eh, già so ch'altra v'accende
di me più vaga, e più gentil donzella.
DON PARMENIONE
La tua padrona, e la mia sposa è quella.
BERENICE
Bravo da ver.
CONTE ALBERTO
Dunque restiam d'accordo,
che se l'altra è la sposa, io ve la cedo,
e gli insulti sofferti a voi perdono.
DON PARMENIONE
Ottimamente.
CONTE ALBERTO
Ma del vero Conte Alberto
se il premio è questo, l'usurpato nome,
i lesi dritti, l'onor mio tradito
e questa man, che m'appartiene, io voglio.
DON PARMENIONE
E così finirà qualunque imbroglio.
BERENICE
Ma se incerti voi siete,
quale la sposa sia, dubbia non meno
del mio destin, dell'esser vostro io sono;
né tai patti si fanno in presenza,
prima di conseguir la mia licenza.
Voi la sposa pretendete,
voi mi fate il cascamorto:
ma, signori miei, chi siete,
chi ha ragion di voi, chi ha torto?
Se l'intrigo mi sciogliete,
qualche cosa nascerà.
DON PARMENIONE
Se voi sposa esser bramate,
io non son più il Conte Alberto.
CONTE ALBERTO
Se il mio cor non rifiutate,
io vi sposo, ancorché incerto.
BERENICE
Che parole inzuccherate.
Che obbligante ingenuità!
(fra sè)
Deh non tradirmi, amore,
in sì fatal mistero!
Tu mi rischiara il vero,
e poi si parlerà.
CONTE ALBERTO, DON PARMENIONE
Se siete un uom d'onore,
io sono un uom sincero:
si scopra prima il vero,
e poi si parlerà.
BERENICE
E così, nessun favella?
CONTE ALBERTO
Mia vi voglio ad ogni costo.
DON PARMENIONE
Per me scelta ho l'altra bella.
BERENICE
Vo' saper la verità.
CONTE ALBERTO
Io v'ho detto.
DON PARMENIONE
Io v'ho risposto.
CONTE ALBERTO, DON PARMENIONE
Stabilito il patto è già.
BERENICE
Io non soffro quest'oltraggio
chi voi siete io vo' sapere:
d'ingannarmi chi ha coraggio,
chi ha deciso di tacere,
qui scoperto, smascherato,
vilipeso resterà;
e d'un misero attentato
tardi poi si pentirà.
(parte)
CONTE ALBERTO
Fermatevi.
DON PARMENIONE
Che c'è?
CONTE ALBERTO
L'impegno preso
dovete mantener.
DON PARMENIONE
Son pronto.
CONTE ALBERTO
Insieme
verificar dobbiam qual sia la sposa.
DON PARMENIONE
E poi, come si è detto...
CONTE ALBERTO
Il patto convenuto avrà l'effetto.
|
Escena Decimotercera
(Don Eusebio, Ernestina y Martino)
DON EUSEBIO
No puedo más.
ERNESTINA
(a Martino)
¡Habla!
MARTINO
¿Qué tengo que hacer?
DON EUSEBIO
¡Explícanos la verdad!
MARTINO
¡La verdad! ¿Pero cómo, señor,
la puede pretender de un criado?
ERNESTINA
Menos excusas.
DON EUSEBIO
Queremos saber quién es tu amo.
MARTINO
Querría...
ERNESTINA
¡Revela su nombre!
MARTINO
Lo siento.
DON EUSEBIO
¡Su linaje!...
MARTINO
Os aseguro...
ERNESTINA
¡Su estado!...
DON EUSEBIO
¿En qué trabaja?
ERNESTINA
¿Qué trama?
MARTINO
¿Pero qué queréis?...
ERNESTINA
¡Descubrirlo todo!
MARTINO
Escuchadme pues.
Mi amo es un hombre,
que aprende de todo lo que ve.
Tal vez sea,
un ejemplo de gentilhombre.
No es viejo, ni joven,
ni feo, ni atractivo,
no es un villano, ni un príncipe,
ni rico, ni pobre.
En resumen, es una de esas personas
muy comunes en la sociedad.
Le gustan las mujeres
el vino y el juego;
amante de dejar deudas,
pero poco de pagarlas.
Lo critica y lo censura todo,
aunque él sea un ignorante;
es sensible con todo,
pero sólo con lo que le gusta.
Procura vivir con honor,
en paz y con salud.
En resumen, es una de esas personas
muy comunes en la sociedad.
(Huye)
DON EUSEBIO
¡Espera!... ¿Dónde vas?
(le sigue)
ERNESTINA
Si fuera cierto,
lo que cierto parece,
espero ver cumplidos mis deseos.
(Sale)
Escena Decimocuarta
(Don Parmenione y el conde Alberto)
CONDE ALBERTO
Os estaba buscando.
DON PARMENIONE
Y yo iba siguiendo vuestro rastro.
CONDE ALBERTO
¿No os avergonzáis
de vuestro gran engaño?
DON PARMENIONE
¿Tanto enfado mostráis,
incluso después de haber cogido
mi maleta?
CONDE ALBERTO
No sé que hacer con vuestros harapos.
DON PARMENIONE
Yo no me hago cargo
de vuestras riquezas.
CONDE ALBERTO
Pues muy bien, las quiero en el acto.
DON PARMENIONE
Las tendréis
en cuanto me devolváis mis efectos.
CONDE ALBERTO
Y quiero que os disculpéis ante la novia
por el falso nombre, el compromiso
y los injustos ultrajes.
DON PARMENIONE
¡Eso ya es otra cosa!
CONDE ALBERTO
¿Os resistís?
DON PARMENIONE
Efectivamente.
CONDE ALBERTO
En mi opinión...
DON PARMENIONE
Es mi opinión la que decide.
CONDE ALBERTO
No me puedo contener...
DON PARMENIONE
No puedo ceder...
CONDE ALBERTO
¡Juro que haré que os arrepintáis!
DON PARMENIONE
Y yo insisto en que no me arrepentiré.
Escena Decimoquinta
(Berenice y los anteriores)
BERENICE
¿Qué alboroto es éste?
DON PARMENIONE
¿Qué deseas?
BERENICE
Calma.
CONDE ALBERTO
(para sí)
¡Oh, qué bella!
DON PARMENIONE
Y bien, ¿qué buscas?
BERENICE
(a don Parmenione)
Si por desgracia fuerais vos el novio,
nada busco;
pero si ...
CONDE ALBERTO
¿Y si probara
qué el verdadero novio soy yo?...
BERENICE
Entonces hablaría de otra manera.
DON PARMENIONE
Mucho mejor.
BERENICE
(a don Parmenione)
Ya sé que vos suspiráis por otra
más bella y gentil que yo.
DON PARMENIONE
Ella es tu dueña y mi novia.
BERENICE
Bravo.
CONDE ALBERTO
Así que estamos de acuerdo:
si la otra es la novia, yo os la cedo,
y os pediré perdón por los insultos.
DON PARMENIONE
Óptimamente.
CONDE ALBERTO
Pero ese será el premio
del verdadero Conde Alberto:
quiero mi derecho perjudicado,
mi nombre y honor traicionados
y esta mano que me pertenece.
DON PARMENIONE
Y así acabará todo este embrollo.
BERENICE
Pero no estaréis seguros
de quien es la verdadera esposa
y dudaréis de quien de ustedes debo ser.
Haréis el ridículo
con el propósito de
conseguir a la novia.
Pero señores míos,
¿quiénes sois,
quién dice la verdad y quién miente?
De esta detestable intriga algo surgirá.
DON PARMENIONE
Si deseáis ser esposa,
tan sólo yo soy el Conde Alberto.
CONDE ALBERTO
Si no rechazáis mi corazón,
me casaré con vos sin lugar a dudas.
BERENICE
¡Qué dulces palabras!
¡Qué gran ingenuidad!
(para sí)
¡Oh, amor, no me traiciones
en este misterio fatal!
Alúmbrame al auténtico
y luego se hablará.
CONDE ALBERTO, DON PARMENIONE
Si vos sois un hombre de honor,
yo soy un hombre sincero:
que primero se descubra a la auténtica
y luego se hablará.
BERENICE
¿Ninguno de los dos habla?
CONDE ALBERTO
Os quiero a toda costa.
DON PARMENIONE
Elijo a la otra bella.
BERENICE
Quiero saber la verdad.
CONDE ALBERTO
Yo os la he dicho.
DON PARMENIONE
Ya os he contestado.
CONDE ALBERTO, DON PARMENIONE
Ya está el pacto establecido.
BERENICE
No quiero sufrir más este ultraje
y quiero saber quienes sois:
el que se ha atrevido a engañarme,
y ha preferido callar,
aquí será descubierto,
desenmascarado y humillado;
y de tal mísera acción
después se arrepentirá.
(Sale)
CONDE ALBERTO
Esperad.
DON PARMENIONE
¿Qué pasa?
CONDE ALBERTO
Debéis mantener
este empeño.
DON PARMENIONE
Estoy listo.
CONDE ALBERTO
Juntos tenemos que descubrir
a la verdadera novia
DON PARMENIONE
Y luego, como se ha dicho...
CONDE ALBERTO
Lo que hemos pactado tendrá efecto.
|
Scena Sedicesima
(Don Eusebio, Ernestina, indi don Parmenione)
ERNESTINA
Il suo trascorso alfine
un capriccio sarà, non un delitto.
DON EUSEBIO
Ma se ancor non parlava il servitore,
io parente sarei d'un impostore.
ERNESTINA
Non mi pare.
DON EUSEBIO
Perché?
ERNESTINA
Perché diretto
egli aveva a me sola ogni desio.
DON PARMENIONE
(entrano)
Eccomi al vostro piè, bell'idol mio.
ERNESTINA
(a Don Eusebio)
Lo sentite?
DON EUSEBIO
Oh! la burla
v'invito a terminar: già l'esser vostro
più un mistero non è.
DON PARMENIONE
Se anche lo fosse,
vengo io stesso a finire ogni questione,
e più Conte Alberto non son,
son Don Parmenione
ERNESTINA
Voi Parmenion di Castelnuovo?
DON PARMENIONE
Appunto,
del Conte Ernesto, or gravemente infermo,
l'amico io son, scelto a inseguir la sua
fuggitiva sorella.
ERNESTINA
Voi trovata l'avete: ecco io son quella.
DON PARMENIONE
Voi!
DON EUSEBIO
Che sento!
ERNESTINA
Ah! purtroppo io fui sedotta
da un'alma scellerata,
che vincer non potendo il mio rigore,
sola qui mi lascio!
DON PARMENIONE
Che traditore!
DON EUSEBIO
Or comprendo...
DON PARMENIONE
Non più: giacché m'è tolto
di punir quell'indegno, all'onor vostro
un riparo sarà forse non vano,
l'offerta ch'io vi fo della mia mano.
Quello ch'io fui, ritorno,
chiedo all'error perdono:
se sposo vostro io sono,
più che bramar non so.
ERNESTINA
D'un si prezioso dono l'offerta accetterò.
DON EUSEBIO
Ma chi sarà frattanto
quell'altro forestiero?
DON PARMENIONE
Egli è lo sposo vero,
già tutto io vi dirò.
ERNESTINA
Che bel momento è questo!
DON PARMENIONE
Che fortunato giorno!
DON EUSEBIO
Io sbalordito resto.
ERNESTINA, DON PARMENIONE
Io vostra/o ognor sarò.
ERNESTINA, DON EUSEBIO, DON PARMENIONE
A propagar si vada
l'inaspettato evento.
Del giubilo che sento
ognuno a parte io vo'.
Scena Diciassettesima
(Conde Alberto e Berenice)
BERENICE, CONTE ALBERTO
Oh quanto son grate
le pene in amore,
se premio al dolore
è un tanto piacer!
BERENICE
Fidarmi poss'io?
CONTE ALBERTO
E ancor stai dubbiosa?
BERENICE
Tu sei dunque mio.
CONTE ALBERTO
Tu sei la mia sposa.
BERENICE, CONTE ALBERTO
Un tenero io provo
tumulto nel petto.
A tanto diletto
si perde il pensier.
Scena Ultima
(Martino e detti, indi don Eusebio
con Ernestina e don Parmenione)
MARTINO
Miei signori, allegramente,
ogni imbroglio è accomodato.
BERENICE
Cosa dici?
CONTE ALBERTO
Cosa è stato?
MARTINO
Ciò ch'è stato, non val niente,
buono è ciò che seguirà.
CONTE ALBERTO
Dunque?..
BERENICE
Parla...
MARTINO
Appunto or viene,
chi più chiaro parlerà.
DON EUSEBIO
Ah nipote!
ERNESTINA
Amica mia!
DON PARMENIONE
Io son vostro servitore.
BERENICE
D'onde vien quest'allegria?
CONTE ALBERTO
D'onde mai tal buon umore?
DON EUSEBIO
Non vedete?
ERNESTINA
Non capite?
DON PARMENIONE
D'ascoltar se favorite,
tutto noto si farà.
Voi padron mi avete eletto
per un gioco della sorte
delle vostre proprietà:
io per esserlo in effetto,
volli ancor che la consorte
diventasse mia metà;
e fu sol questo ritratto,
che colpevole mi ha fatto
di sì gran bestialità.
BERENICE
Come mai?..
CONTE ALBERTO
Di mia sorella
il ritratto è questo qua.
Alla sposa mia novella
era in dono destinato.
DON PARMENIONE
Vidi anch'io d'aver sbagliato,
ma allor tardi era di già.
DON EUSEBIO
Dunque?..
DON PARMENIONE
Invece ho ritrovato,
ciò che appunto io ricercava.
MARTINO
Così amore ha qui pigliato
due piccioni ad una fava.
DON PARMENIONE
Spero poi, che scuserete...
BERENICE
Già scusato appien voi siete.
ERNESTINA
Io per me contenta sono.
CONTE ALBERTO
Io v'abbraccio, e vi perdono.
DON EUSEBIO
Ed un doppio matrimonio
la burletta finirà.
TUTTI
D'un sì placido contento
sia partecipe ogni core,
e costante il Dio d'amore
renda il nostro giubilar;
e se a caso l'occasione
l'uom fa ladro diventar,
c'è talvolta una ragione,
che lo può legittimar.
|
Escena Decimosexta
(Don Eusebio, Ernestina, Don Parmenione)
ERNESTINA
Su desliz al fin será
un capricho y no un delito.
DON EUSEBIO
Pero si no hubiera hablado el criado,
yo sería pariente de un impostor.
ERNESTINA
No lo creo.
DON EUSEBIO
¿Por qué?
ERNESTINA
Porque
él sólo me desea a mí.
DON PARMENIONE
(entrando)
Estoy a vuestros pies, bello ídolo mío.
ERNESTINA
(a don Eusebio)
¿Veis?
DON EUSEBIO
¡Oh! Os invito a terminar ya vuestra burla:
vuestra identidad
ya no es un misterio.
DON PARMENIONE
Y aunque lo fuera,
vengo a acabar con todo esto.
No soy el Conde Alberto,
sino Don Parmenione.
ERNESTINA
¿Vos sois Parmenione de Castelnuovo?
DON PARMENIONE
Exacto,
soy amigo del Conde Ernesto,
ahora gravemente enfermo,
y voy siguiendo a su fugitiva hermana.
ERNESTINA
Pues la habéis encontrado: esa soy yo.
DON PARMENIONE
¡Vos!
DON EUSEBIO
¡Qué oigo!
ERNESTINA
¡Ah! Por un alma perversa
fui seducida,
y no pudiendo vencer a mi rigor...
¡sola aquí me abandonó!
DON PARMENIONE
¡Qué traidor!
DON EUSEBIO
Ahora comprendo...
DON PARMENIONE
Ya basta: castigaré a ese indigno.
Os ofrezco mi brazo,
quizás eso sea un consuelo
para vuestro honor...
Si él se marchó,
yo repararé la afrenta:
sólo os pido
que me aceptéis como vuestro esposo.
ERNESTINA
Aceptaré ese precioso regalo.
DON EUSEBIO
¿Pero quién es entonces
ese otro forastero?
DON PARMENIONE
Os lo diré todo:
Ese es el verdadero novio.
ERNESTINA
¡Qué bello momento!
DON PARMENIONE
¡Qué afortunado día!
DON EUSEBIO
Aturdido me quedo.
ERNESTINA, DON PARMENIONE
Con mucho honor, vuestro/a seré
ERNESTINA, DON EUSEBIO, DON PARMENIONE
Que se haga conocer
este inesperado acontecimiento.
No quiero que desaparezca
esta alegría que siento.
Escena Decimoséptima
(Conde Alberto y Berenice)
BERENICE, CONDE ALBERTO
¡Oh, qué gratas son
las penas del amor,
son un premio
a tanto dolor!
BERENICE
¿Puedo confiar en ti?
CONDE ALBERTO
¿Todavía dudas?
BERENICE
Entonces, serás mío.
CONDE ALBERTO
Tú serás mi esposa.
BERENICE, CONDE ALBERTO
Siento un tierno
alboroto en el pecho,
el pensamiento se pierde
entre tanto amor.
Escena Última
(Martino y los anteriores, después Don
Eusebio con Ernestina y Don Parmenione)
MARTINO
Señores míos, felizmente,
el embrollo ha sido solucionado.
BERENICE
¿Qué dices?
CONDE ALBERTO
¿Qué ha pasado?
MARTINO
Lo ocurrido, ya es historia,
y ahora todo irá bien.
CONDE ALBERTO
Así que..
BERENICE
¡Habla!...
MARTINO
Mirad, ya llegan.
Ellos os lo explicarán mejor.
DON EUSEBIO
¡Ah sobrina!
ERNESTINA
¡Amiga mía!
DON PARMENIONE
Soy vuestro servidor.
BERENICE
¿A qué viene esta alegría?
CONDE ALBERTO
¿A qué viene ese buen humor?
DON EUSEBIO
¿No lo veis?
ERNESTINA
¿No lo entendéis?
DON PARMENIONE
Si os prestáis a escuchar,
todo lo sabréis...
Por un malentendido
el destino
me destinaba a vos.
Yo, quería hacer feliz
a la consorte,
y fue este retrato
el culpable
de que halla cometido
esta gran bestialidad.
BERENICE
¿Por qué?...
CONDE ALBERTO
Este es el retrato
de mi hermana.
Era un regalo
para mi novia.
DON PARMENIONE
Yo también me equivoqué,
pero ya era tarde.
DON EUSEBIO
¿Así que?..
DON PARMENIONE
Pero en cambio encontré
la pista que buscaba.
MARTINO
El amor ha capturado aquí
a dos palomos en una habichuela.
DON PARMENIONE
Espero pues, que me perdonéis...
BERENICE
Ya estáis perdonado.
ERNESTINA
Y yo estoy contenta.
CONDE ALBERTO
Yo os abrazo y os perdono.
DON EUSEBIO
Y la bromita se acabará
con una boda doble.
TODOS
Que el amor sea partícipe
de esta plácida felicidad,
y que el dios del amor
proteja nuestra alegría.
Si el azar y la ocasión
hacen que un hombre
se convierta en un ladrón,
seguro que será por alguna razón.
Escaneado y Traducido por:
Antonio Domínguez Luque 2002
|