LA URRACA LADRONA
Personajes
FABRICIO LUCÍA GIANNETTO NINETTA FERNANDO EL ALCALDE PIPPO ISAAC ANTONIO JORGE ERNESTO EL JUEZ |
Rico Hacendado Esposa de Fabricio Hijo de Fabricio Novia de Giannetto Padre de Ninetta Alcalde del Pueblo Criado Buhonero Carcelero Ayudante del Alcalde Amigo de Fernando Juez del Pueblo |
Bajo Mezzosoprano Tenor Soprano Bajo Bajo Contralto Tenor Tenor Bajo Bajo Bajo |
La acción se desarrolla en una aldea cercana a París, en época indeterminada.
ATTO I Scena Prima (Ampio cortile della casa di Fabrizio. Sul dinanzi domina un portico rustico con pergolato; ad un pilastro è appesa una gabbia aperta, dentro della quale si vede una gazza. Nel fondo e verso il mezzo è collocata una porta con cancello, per cui si entra nel cortile. Al di là la scena rappresenta alcune) CORO Oh che giorno fortunato! Oh che gioia si godrà! PIPPO Dopo tanti e tanti mesi Spesi in guerra e fra gli stenti, Oggi alfine a' suoi parenti Il padron ritornerà. CORO, PIPPO Vieni, vieni, o padroncino; TUTTI Vieni a noi, Giannetto amato Oh che giorno fortunato! Oh che gioia si godrà! LA GAZZA Pippo? Pippo? PIPPO Chi ha chiamato? CORO (essendosi accorti della gazza, e deridendo Pippo) Non so niente. - Ah ah ah! LA GAZZA Pippo? PIPPO Ancora? CORO (additandogli la gazza) Ve' chi è stato. PIPPO Brutta gazza maledetta, Che ti colga la saetta! LA GAZZA Pippo? Pippo? PIPPO Taci là. CORO (deridendo Pippo) Pippo? Pippo? Ah ah ah! LUCIA Marmotte, che fate? Così m'obbedite? Movetevi, andate; La mensa allestite La sotto alla pergola Che invita a mangiar. Che flemma! sbrigatevi: Pigliate, stendete. Mio figlio, il sapete, Dee tosto arrivar. PIPPO, CORO Che giorno beato Dobbiamo passar! LUCIA Alfine cessato Avrò di tremar. Eh, Ninetta?... Quando io chiamo, Tutti perdono l'udito. E colui di mio marito Dove adesso se ne sta? FABRIZIO Tuo marito eccolo qua. PIPPO, CORO Ser Fabrizio eccolo là. FABRIZIO Egli viene, o mia Lucia, Come Bacco, trionfante; Egli reca l'allegria, Reca il nettare spumante Che mantiene nelle vene Il vigor, la sanità. TUTTI Viva Bacco e la cantina, Medicina d'ogni età. LUCIA (a Fabrizio) Ah col suo congedo alfine Oggi arriva il figlio amato! FABRIZIO Certamente; ed ammogliato Lo vorrei, ben mio, veder. LUCIA A me tocca il dargli moglie; Questo affare a me si aspetta. Egli dee sposar... LA GAZZA Ninetta. FABRIZIO Ah! la gazza ha indovinato. LUCIA Insensato! FABRIZIO Si vedrà. - (si avvicina alla gazza l'accarezza) Brava, brava! (e ne resta beccato) Ahi, ahi! LUCIA Ch'è stato? FABRIZIO M'ha beccato. LUCIA E ben ti sta. FABRIZIO Ma la gazza ha indovinato. LUCIA Insensato! FABRIZIO Si vedrà. CORO Se la gazza ha indovinato, Ogni core esulterà. TUTTI (additando la mensa) Là seduto l'amato Giannetto FABRIZIO, CORO A suo padre, alla sposa vicino PIPPO, CORO A sua madre, alla sposa vicino LUCIA Alla cara sua madre vicino TUTTI Noi l'udremo narrar con diletto Le battaglie, le stragi, il bottino; Or d'orgoglio brillar lo vedremo Or di bella pietà sospirar. E fra i brindisi intanto faremo I bicchieri ricolmi sonar. (Partono gli abitanti del villaggio) FABRIZIO (guardando l'oriolo) Oh cospetto! Undici ore già passate. E Giannetto ne scrive Che sarà qui sul mezzogiorno. LUCIA Oh diavolo, Già così tardi! - E la Ninetta ancora Non veggo. Ov'è costei ? - Pippo, rispondi. PIPPO Per la collina, io credo, A cogliere le fragole. LUCIA Ah Fabrizio, Da qualche tempo son molto scontenta Di questa tua Ninetta. - Pippo, Ignazio, Antonio, andate tutti A preparare il resto. - (Pippo e gli altri famigli si ritirano) Ah se la colgo quella smorfietta!... FABRIZIO Eh via, cessa una volta! Tu sempre la rimbrotti, e sempre a torto. LUCIA A meraviglia! E quando Ridendo e civettando ella mi perde Le forchette d'argento, dimmi, allora Se mi viene la bile, ho torto ancora? FABRIZIO Gran cosa! Finalmente È una forchetta sola Che si smarrì per caso; e chi sa forse Che un dì non si ritrovi! - Orsù, Lucia, Bada a trattare con maggior dolcezza Quella fanciulla. LUCIA (in aria di disprezzo) Ah, ahà! FABRIZIO Rispetta in lei Le sue sventure. Sai Ch'ella è pur figlia di quel bravo e onesto Fernando Villabella Che fra le schiere incanutisce; e s'ella, Orfana della madre e senza doni Della fortuna, colle sue fatiche Qui si procaccia una meschina vita, Non debb'esser perciò da noi schernita. LUCIA E chi dice il contrario? - Ma finiamola. Il tempo vola: io corro Un momento in cucina; e poi, se credi, Andremo insieme ad incontrar Giannetto. (via) FABRIZIO Dici ben; vo nell'orto, e là ti aspetto. (via) |
ACTO I Escena Primera (Amplio corral en la casa de Frabricio. Pórtico rústico con un arco por encima. Una jaula abierta colgada de la pared en cuyo interior hay una urraca. Al fondo, en el centro, una puerta con cancela por la que se entra al corral) CORO ¡Oh, qué afortunado día! ¡Oh, qué alegría disfrutaremos! PIPPO Después de meses y meses de guerra y prohibiciones, por fin podrá volver a ver el patrón a sus parientes. CORO, PIPPO ¡Ven, ven, amo! TODOS ¡Ven con nosotros, amado Giannetto! ¡Oh, que afortunado día! ¡Oh, qué alegría disfrutaremos! LA URRACA ¡Pippo! ¡Pippo! PIPPO ¿Quién me ha llamado? CORO (viendo a la urraca, se burlan de Pippo) No sé nada... ¡ja, ja, ja! LA URRACA ¡Pippo! PIPPO ¿Otra vez? CORO (señalando a la urraca) ¡Mira quien ha sido! PIPPO ¡Maldita urraca malnacida, deja que te coja! LA URRACA ¡Pippo! ¡Pippo! PIPPO ¡Cállate ya! CORO (Burlándose de Pippo ¡Pippo! ¡Pippo! ¡Ja, ja, ja! LUCÍA ¿Qué hacéis, vagos? ¿Así me obedecéis? Andad, marcharos, y disponed la mesa bajo la pérgola, pues ya es hora de comer. ¡Qué flema! Coged, tomad, colocad... Ya sabéis que mi hijo está a punto de llegar. PIPPO, CORO ¡Vaya día de fiesta que vamos a pasar! LUCÍA Por fin podré dejar de preocuparme... ¿Eh? ¿Ninetta?... Todos pierden el oído cuando los llamo. ¿Y dónde estará ahora mi marido? FABRICIO ¡Aquí tienes a tu esposo! PIPPO, CORO ¡Ahí está el señor Fabricio FABRICIO Vengo ¡oh, Lucía mía! como Baco triunfante. Traigo la alegría, el néctar espumoso que mantiene en las venas el vigor y la salud. TODOS ¡Viva Baco y la taberna, la medicina de todas las edades! LUCÍA (a Fabricio) ¡Por fin hoy llega nuestro querido hijo! FABRICIO Cierto, y me gustaría verlo casado, cariño mío. LUCÍA Buscarle una esposa me corresponde a mí. Ése es asunto mío. Debe casarse con... LA URRACA ¡Ninetta! FABRICIO ¡Ah, lo ha adivinado la urraca! LUCÍA ¡Insensato! FABRICIO Ya veremos... (acaricia a la urraca) ¡Muy bien, muy bien! (recibe un picotazo) ¡Ay, ay! LUCÍA ¿Qué ha pasado? FABRICIO Me ha picado. LUCÍA ¡Pues te está muy bien! FABRICIO ¡Pero si la urraca lo ha adivinado! LUCÍA ¡Insensato! FABRICIO Ya veremos... CORO ¡Si la urraca lo ha adivinado, todos los corazones se alegrarán! TODOS (señalando al comedor) Pronto se sentará allí el querido Giannetto. FABRICIO, CORO Y su padre, junto a la novia. PIPPO, CORO Y su madre, junto a la novia. LUCÍA Se sentará junto a su querida madre. TODOS Nos deberá contar las batallas, las matanzas, el botín... Ahora lo veremos brillar de orgullo y suspirar por las beldades. Y mientras tanto, haremos que resuene el sonido del brindis. (Los habitantes de la aldea salen) FABRICIO (mirando el reloj) ¡Oh, diablos! Ya son las once. Giannetto nos escribió diciendo que llegaría alrededor del mediodía. LUCÍA ¡Oh, diablos, es tardísimo!... Todavía no viene Ninetta. ¿Dónde estará?... Pippo, ¿tú lo sabes? PIPPO Creo que fue a la colina, a coger fresas. LUCÍA ¡Ah, Fabricio, desde hace algún tiempo no estoy muy satisfecha de Ninetta... ¡Pippo, Ignacio, Antonio! ¡Marcharos a prepararlo todo!... (Pippo y los otros salen) ¡Ah, si cojo a esa tonta!... FABRICIO ¡Eh, para de una de vez! Siempre le regañas injustamente. LUCÍA ¡Vaya! ¿Sabes que riendo y jugando, me ha perdido un tenedor de plata? ¿Dime entonces si mi enfado no es justo? FABRICIO ¡Vamos! ¿Por tan sólo un tenedor que se ha perdido por casualidad? ¡Quizás lo encuentres pronto!... Vamos, Lucía, haz el favor de tratar a esa muchacha con más dulzura. LUCÍA (con desprecio) ¡Ja, ja! FABRICIO Respeta sus desdichas. Ya sabes que ella es hija del bueno y honesto Fernando Villabella, que está en la guerra; y que es huérfana de madre, y por su mala suerte, con sus fatigas, aquí se procura una vida mejor, y por lo tanto no debe ser escarnecida por nosotros. LUCÍA ¿Y quién dice lo contrario?... Acabemos. El tiempo vuela: voy un momento a la colina; y luego, si quieres, iremos juntos al encuentro de Giannetto. (sale) FABRICIO Dices bien; voy al huerto y allí te espero. (sale) |
Scena Seconda (Ninetta con un panierino di fragole, che scende dalla collina ed entra nel cortile; poscia Fabrizio; e finalmente la Lucia col canestro delle posate) NINETTA Di piacer mi balza il cor; Ah bramar di più non so: E l'amante e il genitor Finalmente io rivedrò. L'uno al sen mi stringerà; L'altro... l'altro... ah che farà? Dio d'amor, confido in te; Deh tu premia la mia fé! Tutto sorridere Mi veggo intorno; Più lieto giorno Brillar non può. Ah già dimentico I miei tormenti: Quanti contenti Alfin godrò! (va a deporre il suo panierino sulla mensa) FABRIZIO (uscendo dall'orto con alcune pere che va a deporre sulla mensa) Oh come il mio Giannetto Gradirà queste pere! NINETTA (a Fabrizio) Addio, buon giorno! FABRIZIO Alfin sei giunta, amabile Ninetta. Hai raccolto le fragole? NINETTA Un intero Panierin n'ho ricolmo. - Eccole. FABRIZIO Oh belle, E fresche al par di te! - Senti, mia cara; Quest'oggi vo' che tutto Spiri dintorno a noi gioia, letizia E amore. NINETTA Oh si, lo spero. Vostro figlio... FABRIZIO Ah, ahà! Mio figlio, il so, ti piace... Basta... NINETTA Come! che dite? FABRIZIO Già da un pezzo io leggo In quegli occhi, in quel core. NINETTA (fra sè) Oh Dio! FABRIZIO Sta' lieta; Non t'arrossire. Al padre suo Giannetto Non v'è cosa che asconda: ei t'ama; ed io Questo amor non condanno. NINETTA Oh me felice! Fabrizio Taci, ché vien Lucia. Caro Fabrizio! (gli bacia la mano, ed egli le fa una carezza) LUCIA Ma brava! - E tu, quando farai giudizio? (alla Ninetta) Prendi queste posate, e bada bene Che non si perda nulla. NINETTA Ah no! Vorrei In pria morir, che ancora Mancar dovesse... LUCIA Solite proteste. Ma intanto la forchetta se n'è ita. NINETTA lo non ci ho colpa! LUCIA Ma però... FABRIZIO Che vita! (prende la Lucia per un braccio, mostrandosi alquanto adirato) Andiamo. LUCIA Andiamo pure. FABRIZIO (si stacca dalla Lucia, e va a parlare nell'orecchio alla Ninetta) Addio, Ninetta. LUCIA (tirando a sé Fabrizio) Eh quante tenerezze! Ad una serva Non bisogna dar tanta confidenza. FABRIZIO Non pianger, mia fanciulla; abbi pazienza. (Lucia e Fabrizio escono, e prendono la via della collina. Ninetta chiude il cancello, e poi rientra nell'abitazione) Scena Terza (Isacco, prima di dentro e poscia affacciandosi al cancello, colla sua cassa di merci; e subito Pippo, arrecando qualche cosa per la mensa) ISACCO Stringhe e ferri da calzette Temperini e forbicette, Aghi, pettini, coltelli, Esca, pietre e zolfanelli. Avanti, avanti Chi vuol comprar, E chi vuol vendere O barattar. PIPPO Oh, senti il vecchio Isacco. Andate, galantuomo; risparmiate Una voce sì bella: Quest'oggi abbiamo vuota la scarsella. ISACCO lo compro, se volete; Baratto, se vi piace: Guardate che bei capi, Che belle mercanzie Tutte di moda e più che mai perfette. PIPPO Andate, vi ripeto. ISACCO Salutatemi La signora Ninetta: se per sorte Ella bisogno avesse De' fatti miei, ditele ch'io mi trovo Fino a domani nell'Albergo nuovo. (parte) |
Escena Segunda (Ninetta con una canasta de fresas, entra en el corral; luego Fabricio; y por fin, Lucia con la canasta de los cubiertos) NINETTA El corazón me brinca de placer. ¡Ah, ya no sufriré más: por fin volveré a ver a mi padre y a mi amado! Uno me abrazará, el otro... el otro... ¿qué hará? ¡Dios del amor, en ti confío, premia mi fe! Veo sonreír a todos a mi alrededor; el día no puede presentarse más halagüeño. ¡Ah, ya he olvidado mis tormentos: por fin gozaré de la alegría! (va a poner la canastilla sobre la mesa) FABRICIO (saliendo del huerto con algunas peras que va a colocar sobre la mesa) ¡Cómo agradecerá mi Giannetto estas peras! NINETTA (a Fabricio) ¡Hola, buenos días! FABRICIO Al fin llegas, amable Ninetta. ¿Has cogido fresas? NINETTA Una canastilla entera hasta arriba... ¡Aquí está! FABRICIO ¡Oh, tan bellas y frescas como tú!... Escucha, querida. Estos ojos quieren ver hoy, a todos nosotros, contentos y alegres. NINETTA Eso espero. Vuestro hijo... FABRICIO ¡Ja, ja! Sé que te agrada mi hijo... Basta... NINETTA ¡Cómo! ¿Qué decís? FABRICIO Lo leo en esos ojos... en ese corazón. NINETTA (para sí) ¡Oh, Dios! FABRICIO No te preocupes, no te avergüences ante su padre, que no hay nada que ocultar: él te quiere; y yo estoy de acuerdo con ese amor. NINETTA ¡Oh, qué feliz soy! Fabricio, calle, que viene Lucía. ¡Querido Fabricio! (le besa la mano y él le hace una caricia) LUCÍA ¡Bravo!... Y tú ¿cuando echarás juicio? (A Ninetta) Toma esta bandeja, y cuidado con perder algo. NINETTA ¡Ah no! Antes querría morir que fallar en algo... LUCÍA Las buenas maneras de siempre, pero el tenedor no se ha encontrado. NINETTA ¡No tuve la culpa! LUCÍA Pero... FABRICIO ¡Qué vida! (Coge a Lucia por un brazo, mostrándose bastante enfadado) ¡Vamos! LUCÍA ¡Vamos pues! FABRICIO (se aparta de Lucia, y habla al oído a Ninetta) ¡Adiós, Ninetta! LUCÍA (Tirando de Fabricio) ¡Cuantas ternuras! A una criada no se le da tanta confianza. FABRICIO No llores, niña mía, ten paciencia. (Lucia y Fabricio salen, y se dirigen a la colina. Ninetta cierra la cancela, y luego entra en la casa) Escena tercera (Isaac, primero fuera de escena y después entrando por la cancela, con su caja de mercancías; luego Pippo) ISAAC ¡Tela y agujas de calceta! ¡Sacapuntas y lápices! ¡Agujas, peines, cuchillos, piedras y afiladores! ¡Adelante, adelante! ¡El que quiera comprar, el que quiera vender y el que quiera intercambiar! PIPPO ¡Oh, mira al viejo Isaac! Vamos, buen hombre, ahórrate esa voz tan bella: que hoy tenemos vacía la bolsa. ISAAC La compro, si queréis; la intercambio, si os place. ¡Mirad qué bellos productos, qué bellas mercancías todo a la moda y en perfecto estado! PIPPO ¡Te repito que te marches! ISAAC Saludad a la señora Ninetta: y si por suerte ella necesitara mis servicios, decidle que me hospedaré, hasta mañana, en el nuevo albergue. (sale) |
Scena Quarta (Pippo e Ninetta con de' fiori per adornar la mensa) NINETTA (a Pippo) Mi par d'aver udita La voce di quel vecchio merciaiuolo Che suole tutti gli anni Passar di qua. PIPPO Non v'ingannaste: è desso; E mi chiamò di voi. NINETTA Gli son tenuta assai. Pippo, un usuraio egual non vidi mai. (S'ode dietro alla collina una sinfonia campestre) NINETTA Ma qual suono! CONTADINI (da lontano) Viva, viva! NINETTA Ma quai grida! CONTADINI (come sopra) Ben tornato! PIPPO (saltando per gioia) È Giannetto! NINETTA Oggetto amato, Deh mi vieni a consolar! Oh momento fortunato! Oh che dolce palpitar! PIPPO (correndo sulla soglia dell'abitazione e chiamando i famigli) Fuori, fuori! È ritornato: deh venitelo a mirar! Scena Quinta (Ninetta, Pippo, Giannetto, Fabrizio, Lucia, contadini e contadine che si veggono discendere dalla collina, ed i famigli di Fabrizio che escono nel cortile. Giannetto vedendo la Ninetta, si spicca dalla comitiva, corre e trovasi alla porta che dalla strada mette al cortile, cortile, nel momento che vi giunge la Ninetta per riceverlo) CORO Bravo, bravo! Ben tornato! Qui dovete ognor restar GIANNETTO (a Ninetta) Vieni fra queste braccia... Mi balza il cor nel sen! D'un vero amor, mio ben, Questo è il linguaggio. Anche nel nemico in faccia M'eri presente ognor: Tu m'inspiravi allor Forza e coraggio. Ma quel piacer che adesso, O mia Ninetta, io provo, È così dolce e nuovo Che non si può spiegar. PIPPO, FABRIZIO, CORO Mi sembrano due tortore: Mi fanno giubilar. (Tutti fanno festa a Giannetto. Ad un cenno di Lucia, Pippo e gli altri famigli rientrano in casa. Alcuni famigli portano fuori delle sottocoppe coperte di bicchieri, e mescono ai contadini. Pippo esce con un nappo in mano, e si mette in mezzo alla festosa turba, e fa il seguenti brindisi) PIPPO Tocchiamo, beviamo A gara, a vicenda: Il petto s'accenda Di dolce furor. TUTTI Tocchiamo; e discenda La gioia nel cor. PIPPO Se il nappo zampilla, Se spuma, se brilla, E ricchi e pitocchi Esultano allor TUTTI Beviamo; e trabocchi Di gioia ogni cor. PIPPO, TUTTI Il nappo è di Pippo La pipa e la poppa: Il peccherò accoppa Le pene del cor. (Finiscono le danze, e tutti si levano da tavola. I contadini escono) GIANNETTO O madre, ancor non mi diceste nulla Del caro zio. Che fa? LUCIA Sempre trafitto Dalla sua gotta. GIANNETTO Ah voglio vederlo ed abbracciarlo. FABRIZIO E ben, possiamo or tutti in compagnia Andar da lui: - che te ne par, Lucia? LUCIA Andiamoci pur. - Ninetta, Tien l'occhio a tutto. - Pippo?... PIPPO (uscendo subito) Signora... LUCIA Là in cucina Raccogli la mia gente E mangiate e bevete allegramente. PIPPO Oh vi faremo onore! (rientra in casa) GIANNETTO (alla Ninetta) A rivederci, mia cara! NINETTA Sì, ma ritornate presto. LUCIA (alla gazza) Povera bestiolina, Vien qua; bacia la mano: addio, carina. (Fabrizio, Lucia e Giannetto escono dalla porta che mette alla strada. Intanto ch'essi dilungassi al basso Fernando compare sulla collina e ne discende guardandosi sempre d'intorno in aria di sospetto) Scena Sesta NINETTA (fra sè) Idolo mio!.. - Contiamo Queste posate. - Oh come, Come sento ch'io l'amo! FERNANDO (riconoscendo la casa di Fabrizio) No, non m'inganno. NINETTA Il conto è giusto. FERNANDO Oh Dio! Quella certo è mia figlia!... Ahi di qual colpo A ferire ti vengo! NINETTA Oh cielo! un uomo: Par ch'egli pianga. (se gli accosta timidamente) Dite, in che poss'io?... FERNANDO (scoprendosi, e con dolore) Adorata mia figlia! NINETTA (con trasporto, e gettandosi fra le braccia di suo padre) Oh padre mio! FERNANDO Zitta! Non mi scoprir. NINETTA Come! che dite? FERNANDO Ascolta, e trema. - Ieri, Sul tramontar del sole, Giunse a Parigi la mia squadra. Io tosto Del capitano imploro Di vederti il favor. Bieco e crudele Ei me lo niega. Con ardir, con fuoco, A' detti suoi rispondo "Sciagurato!" Ei grida; e colla spada Già m'è sopra. Agli occhi Mi fa un velo il furor; la scialba impugno, M'avvento, e i nostri ferri Già suonano percossi; Quand'ecco a noi sen viene Pronto un soldato, e il braccio mio trattiene NINETTA E allora, padre mio? FERNANDO Barbara sorte! Fui disarmato, e condannato a morte. NINETTA Misera me! FERNANDO Gli amici Procurar la mia fuga. Il prode Ernesto Di questi cenci mi coperse, e Mi fu fino al primiero Villaggio, dove entrambi Piangendo ci lasciammo. "Amico mio", Ei disse; e dir non mi poteva: Addio! NINETTA Come frenare il pianto! Io perdo il mio coraggio!... E pur di speme un raggio Ancor vegg'io brillar. FERNANDO Ah no, non v'è più speme; È certo il mio periglio: Solo un eterno esilio, Oh Dio ! mi può salvar. NINETTA, FERNANDO Padre/figlia Per questo amplesso... Ah regger non poss'io! Chi vide mai del mio Più barbaro dolor! FERNANDO Deh! M'ascolta. NINETTA Si, parlate. FERNANDO Fra l'orror di tante pene, Se sapessi... (Si vede in questo momento arrivare dalla collina il Podestà) NINETTA Oh Dio, chi viene! FERNANDO Chi mai dunque? NINETTA Il Podestà. FERNANDO Ah, che dici! Son perduto. Come far? NINETTA (conducendolo verso la mensa) Qui, qui sedete. FERNANDO S'ei mi scopre... NINETTA Nascondete quelle vesti. FERNANDO Ma se mai... Oh crudel fatalità! NINETTA Ah coraggio, per pietà! NINETTA, FERNANDO Io tremo, pavento: Che fiero tormento! Che barbara sorte! Men cruda è la morte. Il nembo è vicino! Tremendo destino Mi sento gelar! (Fernando si ravviluppa nel suo gabbano e si colloca nel'angolo più lontano della tavola. La Ninetta si occupa a sparecchiar la mensa) |
Escena Cuarta (Pippo y Ninetta con flores) NINETTA (a Pippo, entrando) Me parece haber oído la voz de ese viejo vendedor que suele venir por aquí todos los años. PIPPO No te equivocas: era él. Y preguntó por ti. NINETTA Sí, eso me había parecido. Pippo, ¡no vi jamás un usurero como él! (Se oye en la colina una canción) NINETTA Pero ¿qué escucho? CAMPESINOS (desde lejos) ¡Viva, viva! NINETTA Pero ¿quien grita? CAMPESINOS (como antes) ¡Bienvenido! PIPPO (saltando de alegría) ¡Es Giannetto! NINETTA ¡Amado mío, ven a consolarme!... ¡Oh, qué afortunado momento! ¡Oh, qué dulces latidos! PIPPO (corriendo a la puerta de la habitación, llamando a toda la servidumbre) ¡Fuera, fuera! ¡Ha vuelto! ¡Venid a verlo! Escena Quinta (Ninetta, Pippo, Giannetto, Fabricio, Lucía campesinos y campesinas se ven bajar por la colina. Giannetto viendo a Ninetta abandona el grupo, corre y se encuentra en la puerta del corral con Ninetta que ha salido apresuradamente a recibirlo) CORO ¡Bravo, bravo! ¡Bienvenido! ¡Aquí es donde debéis estar! GIANNETTO (A Ninetta) Ven a mis brazos... ¡Me salta el corazón en el pecho! Ése es el lenguaje, bien mío, de un verdadero amor. Incluso frente al enemigo, estuviste presente siempre. Tú me inspiraste entonces fuerza y ánimo. Pero el placer que tengo ahora, ¡oh, Ninetta mía! es tan dulce y nuevo que no se puede explicar. PIPPO, FABRICIO, CORO ¡Parecen dos tórtolas! Me estoy emocionando... (Todos festejan a Giannetto. A una señal de Lucía, algunos campesinos regresan a casa, otros llevan vasos, que reparten a los presentes. Pippo sale con una jarra de vino, se introduce en el grupo y hace el siguiente brindis) PIPPO ¡Toquemos, bebamos con júbilo y alegría: que el pecho se llene de dulce calor! TODOS ¡Toquemos y que descienda la alegría al corazón! PIPPO ¡El vino mana, la espuma brilla, y los ricos y tacaños se alegran! TODOS Bebamos; y desbordemos la alegría del corazón. PIPPO, TODOS El vino es de Pippo la pipa y la popa: así se expulsan las penas del corazón. (Acaban las danzas, y todos se retiran de la mesa. Los campesinos salen) GIANNETTO Madre, aún no me has dicho nada del tío. ¿Cómo está? LUCÍA Siempre molesto con su gota. GIANNETTO Quisiera verlo y abrazarlo. FABRICIO Bien, podremos ir todos a verle... ¿Qué te parece, Lucía? LUCÍA Vayamos entonces... Ninetta, lo vigilará todo. ¿Pippo? PIPPO (saliendo enseguida) Señora... LUCÍA Lleva a toda esta gente a la cocina y comed y bebed alegremente PIPPO ¡Lo haremos con mucho gusto! (regresa a casa) GIANNETTO (A Ninetta) ¡Adiós, querida mía! NINETTA Sí, pero vuelve pronto. LUCÍA (a la urraca) Pobre bicho, ven, bésame la mano: adiós, querida. (Fabricio, Lucía y Giannetto salen. Fernando aparece por la colina y comienza a bajar por ella, mirando todo lo que le rodea con aire de sospecha) Escena Sexta NINETTA (para sí) ¡Ídolo mío!.. Qué feliz soy... ¡Oh, cómo le amo! FERNANDO (reconociendo la casa de Fabricio) No, no me equivoco. NINETTA Todo está listo. FERNANDO ¡Oh, Dios! ¡Aquella es mi hija!... ¡Ah, qué golpe vengo a darle! NINETTA ¡Oh, cielos! Un hombre: Está llorando... (se le acerca tímidamente) Decidme ¿qué puedo hacer por usted? FERNANDO (descubriéndose el rostro, con dolor) ¡Adorada hija mía! NINETTA (con emoción, arrojándose a sus brazos) ¡Oh, padre mío! FERNANDO ¡Calla! No me descubras. NINETTA ¡Cómo!... ¿Qué dices?... FERNANDO Escucha, y tiembla... Ayer, al amanecer, llegó a París mi escuadrón. Yo le pido permiso al capitán para poder venir a verte. Avieso y cruel, él me lo deniega. Con ardor y con fuego, yo le contesto: "¡Desalmado!" Él grita, y con la espada me amenaza. El furor me ciega los ojos; empuño el arma, me arrojo a él, y nuestras espadas entrechocan; entonces llega un soldado y me sujeta el brazo. NINETTA ¿Y luego, padre mío? FERNANDO ¡Cruel suerte! Fui desarmado y condenado a muerte. NINETTA ¡Pobre de mí! FERNANDO Los amigos prepararon mi fuga. El valiente Ernesto me dejó esta ropa para que me disfrazara, me llevó hasta la aldea próxima, donde ambos, llorando, nos separamos. Él me dijo "Amigo mío" y no tuvo fuerzas para decirme: "¡Adiós!" NINETTA ¡No puedo contener el llanto! ¡Pierdo el ánimo!... Y sin embargo, todavía veo brillar un rayo de esperanza. FERNANDO ¡Ah, no, no hay esperanza! Estoy en peligro. ¡Oh, Dios! Sólo puede salvarme el exilio eterno. NINETTA, FERNANDO Padre/hija Por este abrazo... ¡Oh, no puedo más! ¿Quién vio alguna vez tan tremendo dolor? FERNANDO ¡Escúchame! NINETTA Sí, habla. FERNANDO Entre el horror de tantas penas, si se supiera... (En ese momento, se ve llegar al alcalde por la colina) NINETTA ¡Oh Dios, quién viene! FERNANDO ¿Quién? NINETTA ¡El Alcalde! FERNANDO ¡Ah, qué dices! Estoy perdido... ¿Qué hacer? NINETTA (conduciéndolo hacia el comedor) ¡Siéntate aquí! FERNANDO Y si me descubre... NINETTA Disfrázate con esa ropa. FERNANDO Pero si... ¡Oh, cruel fatalidad! NINETTA ¡Ah, ten ánimo! NINETTA, FERNANDO Tiemblo, temo... ¡Qué fatal tormento! ¡Qué bárbara suerte! Menos cruda es la muerte. ¡El infierno está cercano! Tremendo destino. ¡Me siento morir! (Fernando se envuelve en su abrigo y se coloca en el lado más lejano de la mesa. Ninetta se ocupa de ordenar el comedor) |
Scena Settima (Il Podestà, Ninetta e Fernando. Il Podestà, avviandosi verso l'abitazione, dice quanto segue. Frattanto la Ninetta versa da bere a suo padre, e lo conforta in Segreto) IL PODESTÀ Il mio piano è preparato, E fallire non potrà. Pria di tutto, con destrezza, Le solletico l'orgoglio. (contraffacendo la Ninetta) "No, non posso... ohimè!... non voglio... Deh partite, o Podestà!" (normale) Ciance solite e ridicole; Formolario ormai smaccato! Ma frattanto il cor piagato Un bel sì dicendo va. Il mio piano è preparato, E fallire non potrà. Sì, sì, Ninetta Sola soletta Ti troverò. Quel caro viso Brillar d'un riso io ti farò. E poi che in estasi Di dolce amor ti vedrò stendere La mano al cor, Rinvigorito, Ringiovanito Trionferò. Il mio progetto Fallir non può. NINETTA (versando a suo padre un altro bicchiere di vino) Un altro, un altro: questo Vi darà forza a camminar. IL PODESTÀ (avendo udita la voce di Ninetta, e solo accorgendosi di lei in questo punto) Buon giorno, bella fanciulla. NINETTA Vi son serva IL PODESTÀ (a parte alla Ninetta) Ditemi: Chi è quell'uomo? NINETTA Un povero viandante Che mi chiedea soccorso... IL PODESTÀ E voi gli deste A bere. Oh brava, brava! Anch'io, mia cara, Ho una gran sete... NINETTA Subito, vi servo. IL PODESTÀ (trattenendola) No, no, per la mia sete non ci vuole del vin. NINETTA Dunque dell'acqua? IL PODESTÀ (accarezzandole la mano) Tu non mi vuoi capir. NINETTA Lasciate. - (a suo padre) E bene, Come lo ritrovaste? (e poi sottovoce) Fingete di dormire. (ritornando verso il Podestà) Oh, voi saprete ch'è arrivato Giannetto. IL PODESTÀ Ed ero appunto venuto a salutarlo. NINETTA Mi rincresce che sono tutti usciti. IL PODESTÀ Eh non importa! Ci siete voi, mi basta. (accennando Fernando, il quale finge di dormire, ma di tempo in tempo alza la testa per osservare che cosa succede) Ma colui perché non se ne va? Cacciatelo. NINETTA Vedete, è tanto stanco Che già s'è addormentato. IL PODESTÀ (fra sè) Can che dorme non dà molestia. (a Ninetta) Ah se sapeste, o cara, Da quanto tempo io cerco Di ritrovarvi sola... NINETTA Andate, andate; non vi fate burlare. IL PODESTÀ Ah, mia Ninetta, Perché così ritrosa? Rispondi, anima mia. Scena Ottava GIORGIO Il cancellier Gregorio a voi m'invia. IL PODESTÀ Un corno. (fra sè) Uh! Maledetto. GIORGIO Questo piego pressante è a voi diretto. IL PODESTÀ Ah ah! - Chi l'ha recato? GIORGIO Un birro. NINETTA, FERNANDO (a parte con spavento) Un birro! IL PODESTÀ Giorgio, dammi una sedia. - Vediamo che cos'è. - Vattene pure. (Giorgio parte) |
Escena Séptima (El Alcalde, se encamina hacia la vivienda. Mientras tanto, Ninetta le da de beber a su padre y lo conforta en secreto) EL ALCALDE Mi plan está preparado y no puede fracasar. Primero, con destreza, le soliviantaré el orgullo. (imitando a Ninetta) "No, no puedo... ¡Ay de mí!... ¡No quiero!... ¡Oh, marchaos, Alcalde!" (con voz normal) ¡Las cosas empalagosas de costumbre! Pero mientras tanto, su corazón le dice cosas bellas. ¡Mi plan está preparado y no puede fracasar! ¡Sí, sí, Ninetta, sola, solita te encontraré! Aquel bello rostro por fin haré que brille. Y luego, en el éxtasis del dulce amor, te veré tender la mano al corazón, fortalecido, rejuvenecido, triunfaré. ¡Mi plan no puede fallar! NINETTA (dándole a su padre otro vaso de vino) ¡Otro, bebed otro! Esto os dará fuerzas para caminar. EL ALCALDE (Habiendo oído la voz de Ninetta y sin percatarse de Fernando) ¡Buenos días, bonita niña! NINETTA Servidora de vos. EL ALCALDE (Aparte, a Ninetta) Dime: ¿Quién es aquel hombre? NINETTA Un pobre caminante que me pidió socorro... EL ALCALDE Y le distes de beber. ¡Oh, bravo, bravo! Yo también tengo mucha sed, querida mía... NINETTA Enseguida os sirvo. EL ALCALDE (reteniéndola) No, no, mi sed no es de vino. NINETTA ¿Agua entonces? EL ALCALDE (acariciándole la mano) No me comprendes... NINETTA ¡Dejadme! (a su padre) Y bien, ¿Cómo lo encontrasteis?... (en voz baja) ¡Finge dormir! (volviendo hacia el Alcalde) ¡Oh, ya sabréis que ha regresado Giannetto! EL ALCALDE Acabo de saludarle. NINETTA Lamento que se hallan ido todos. EL ALCALDE ¡No importa! Con que estés tú, me basta. (Señalando a Fernando, que finge dormir, pero de vez en cuando levanta la cabeza para ver lo que sucede) ¿Pero ése por qué no se marcha? ¡Échalo! NINETTA Está tan cansado... que se ha dormido. EL ALCALDE (para sí) Al fin y al cabo el que duerme no molesta. (a Ninetta) Ah, si supieras, querida, desde hace cuanto tiempo quería encontrarte sola... NINETTA Marchaos, marchaos, no os burléis. EL ALCALDE Ah, Ninetta mía , ¿Por qué me contestas así? Responde, alma mía. Escena Octava JORGE El secretario Gregorio me envía. EL ALCALDE ¡Un cuerno! (para sí) ¡Maldito!... JORGE Esta carta urgente, es para vos. EL ALCALDE ¡Ah, ah!... ¿Quién se la ha dado? JORGE Un soldado. NINETTA, FERNANDO (aparte, con miedo) ¡Un soldado! EL ALCALDE Jorge, dame una silla... Veamos que es... Puedes marcharte. (Jorge sale) |
Scena Nona (Il Podestà, Ninetta e Fernando. Il Podestà, assiso verso il mezzo della scena, si leva di tasca un portafogli, ne toglie le forbici onde tagliare il sigillo del piego; poi cerca gli occhiali, e, non trovandoli, s'impazientisce di non poter riuscire a leggere. Intanto succede in disparte fra la Ninetta e suo padre il seguenti dialogo, che viene a suo tempo interrotto dal Podestà) NINETTA Ah! caro padre, udiste? Io tremo! Intanto Ch'ei legge, deh! fuggite. FERNANDO E come, o figlia? Sono senza denari. NINETTA Oh cielo ! ed io Non ho più nulla. FERNANDO E bene, Prendi questa posata, unico avanzo Di quanto io possedea. Deh tu procura Di venderla dentr'oggi, - ma in segreto! Là dietro al colle, io vidi Un gran castagno, a cui la lunga etade Scavato ha il sen. NINETTA Me ne sovvengo. FERNANDO Quivi Cela il denaro che potrai ritrarne. Nel folto della selva Io mi terrò nascoso: e come il cielo Imbruni, fa' che in quel castagno io trovi Almen questo sussidio. NINETTA (fra sè) Ah! se tornasse Quel merciaiuolo che pur dianzi... O padre, Farò di tutto. Andate... FERNANDO Figlia mia, abbracciami. IL PODESTÀ (alzandosi) Ninetta? NINETTA (fra sè) Giusto cielo! IL PODESTÀ (a Fernando che faceva per uscire) Galantuomo, restate. FERNANDO (fra sè) Io tremo! NINETTA (fra sè) Io gelo! (piano a suo padre, il quale torna a sedersi, e finge ancora di dormire) Traetevi in disparte. IL PODESTÀ (a parte alla Ninetta) Son questi, almen suppongo, i contrassegni D'un disertor. - "Fernando" par che dica. NINETTA (volgendo un guardo a suo padre, a sottovoce) Fernando!... FERNANDO (fra sè) Oh reo destino! IL PODESTÀ Ma il resto, senza occhiali, È impossibile a leggere. Mia cara, Fate il piacer, leggete voi. NINETTA (prendendo il foglio, trascorrendolo e tremando, fra sè) Gran Dio! O m'uccidi, o mi salva il padre mio ! (legge in alta voce) "M'affretto di mandarvi i contrassegni D'un mio soldato... condannato a morte, E fuggito pur or dalle ritorte. Ei chiamasi..." IL PODESTÀ Su via. NINETTA "Fer... Fer... Fernando..." (fra sè) Suggeritemi, o Dei, Qualche pietoso inganno! IL PODESTÀ (fra sè) Oh come il duolo la rende ancor più bella! NINETTA "Ei chiamasi Fernando Vi... Vinella." (guardando a suo padre, come per indicargli la bugia ch'ella proferisce) IL PODESTÀ Continuate. NINETTA (fra sè) Oh Dio! Se leggo ancora, Tutto è perduto. (legge) "...Età: quarantott'anni; Statura: cinque piedi..." IL PODESTÀ E ben, che avete? Non sapete più leggere? FERNANDO (fra sè) Infelice! NINETTA È una mano diabolica! IL PODESTÀ (in atto di toglierle il foglio e cercando nelle sue tasche) Ah se avessi gli occhiali! NINETTA (ritenendo il foglio) Permettete. (fra sè) Il ciel m'inspira. (legge) "Età: venticinqu'anni; Statura: cinque piedi, undici pollici." IL PODESTÀ Peccato! - Andate avanti. NINETTA "Capelli biondi, Occhi neri, ampia fronte e tondo il viso." IL PODESTÀ Cospetto! egli debb'esser un Narciso. E tondo il viso!... e poi? NINETTA (guardando di mano in mano a suo padre per nominar de' colori diversi da quelli di esso) "Divisa bianca Con mostre rosse; stivaletti gialli. Se mai costui passasse Sul vostro territorio, a dirittura Fatelo imprigionar..." IL PODESTÀ (facendosi rendere il foglio dalla Ninetta, e riponendolo in tasca) Sarà mia cura. Vediam se mai per caso (a Fernando) Olà, buon uomo? NINETTA (fra sè) Ohimè! FERNANDO (fingendo di risvegliarsi) Signore. IL PODESTÀ Alzatevi: - Cavatevi il cappello. NINETTA (fra sè) Io muoio! IL PODESTÀ (ridendo) Ah ahà! (alla Ninetta) Venticinqu'anni; è vero? Capelli biondi, Occhi neri, ampia fronte e tondo il viso. No no, sì vago Adon qui non ravviso. NINETTA (fra sè) Respiro. IL PODESTÀ (prendendo per mano la Ninetta) Mia cara! FERNANDO (alla Ninetta in atto di volerle dire qualche cosa) Signora... IL PODESTÀ (a Fernando con severità) Partite. NINETTA (a Fernando con tenerezza) Buon uomo! IL PODESTÀ (a Fernando) Capite? Uscite di qua. (Fernando esce, ma sta in agguato dietro ad un pilastro ella porta; la Ninetta lo accompagna con lo sguardo) NINETTA, FERNANDO (fra sè) Oh Nume benefico Che il giusto difendi, Propizio ti rendi; Soccorso, pietà! IL PODESTÀ (fra sè) L'istante è propizio! Amore, discendi Se il core le accendi, Che gioia sarà! (dopo aver veduto uscire Fernando) Siamo soli: Amor seconda Le mie fiamme, i voti miei: Ah! se barbara non sei, Fammi a parte del tuo cor. NINETTA Benché sola vi potrei Far gelare di spavento: Traditor! per voi non sento Che disprezzo e rabbia e orror. (Fernando è rientrato nel cortile) NINETTA, FERNANDO IL PODESTÀ (fra sè) Ah mi bolle nelle vene Il furore e la vendetta! Freme il nembo; e la saetta Già comincia a balenar. IL PODESTÀ (fra sé) Ma frenarsi qui conviene; Colle buone vo' tentar. NINETTA, FERNANDO (l'uno accennando la figlia e l'altra il padre, fra sè) Ma frenarsi qui conviene; Egli sol mi fa tremar. IL PODESTÀ Via, deponi quel rigore; Vieni meco e lascia far. FERNANDO (avanzandosi con impeto) Vituperio! Disonore! Abbastanza ho tollerato. Uom maturo e magistrato, Vi dovreste vergognar. IL PODESTÀ (contro a Fernando) Ah per Bacco!.. FERNANDO (al Podestà) Rispettate l pudore e l'innocenza. NINETTA (a parte a Fernando) Caro padre, oh Dio! prudenza. IL PODESTÀ (a Fernando) Temerario! FERNANDO (con impeto) Non gridate. NINETTA (a parte a Fernando) Vi volete rovinar! IL PODESTÀ (alla Ninetta) Vieni meco... NINETTA (respingendolo) Sciagurato! FERNANDO (al Podestà) Rispettate l'innocenza. IL PODESTÀ (a Fernando) Cos'è questa impertinenza? NINETTA (a parte a Fernando) Ah partite! FERNANDO (a parte alla Ninetta, e poi si ritira lentamente) Sì, t'intendo! IL PODESTÀ Brutto vecchio, se più tardi... - (alla Ninetta, in atto di prenderla per mano) E tu senti. NINETTA (respingendolo) Mostro orrendo! IL PODESTÀ Trema, ingrata! Presto o tardi Te la voglio far pagar. FERNANDO, NINETTA (fra sè) Infelice! tu mi guardi. E ti debbo, oh Dio! lasciar. NINETTA, FERNANDO IL PODESTÀ (fra sè) Non so quel che farei; Smanio, deliro e fremo. A questo passo estremo Mi sento il cor scoppiar! (intanto che esce il Podestà e che la Ninetta protende le braccia a suo padre, il quale si vede salir la collina, la gazza scende sulla tavola, rapisce un cucchiaio e se ne vola via) |
Escena Novena (El Alcalde se sienta en el medio de la escena y saca una cartera, de ella saca unas tijeras para cortar el sello de la carta; luego busca las gafas y no las encuentra Se impacienta porque no lograr leer. Mientras tanto, aparte, Ninetta y su padre mantienen el siguiente diálogo) NINETTA ¡Ah! ¿Has oído, padre? ¡Tiemblo! ¡Huye mientras lee! FERNANDO ¿Y cómo, hija? No tengo dinero. NINETTA ¡Ah, cielos! Yo tampoco tengo nada. FERNANDO Está bien, toma esta cuchara de plata, es lo único que me queda de cuanto tenía. ¡Procura venderla hoy, pero en secreto!... En la colina, hay un gran castaño, tiene un hueco en su interior... NINETTA Comprendo. FERNANDO Pon allí el dinero que consigas. Yo estaré oculto en la espesura del bosque, cuando anochezca, iré al castaño a buscar el dinero. NINETTA (para sí) ¡Ah! Si regresara el buhonero que ha estado aquí hace poco... Sí, padre, lo haré todo. ¡Márchate!... FERNANDO ¡Hija mía, abrázame! EL ALCALDE (levantándose) ¿Ninetta? NINETTA (para sí) ¡Justo cielo! EL ALCALDE (A Fernando, que iba a marcharse) Caballero, quédese. FERNANDO (para sí) Tiemblo. NINETTA (para sí) Me muero. (En voz baja a su padre, que vuelve a sentarse y vuelve a fingir que duerme) Hazte el dormido. EL ALCALDE (aparte, a Ninetta) Éstas son las características de un desertor... "Fernando", se llama. NINETTA (mirando fijamente a su padre) ¡Fernando!... FERNANDO (para sí) ¡Maldito destino! EL ALCALDE Pero sin las gafas, es imposible leer el resto. Querida mía, haz el favor de leer. NINETTA (Cogiendo la hoja, viéndola y temblando, para sí) ¡Gran Dios! ¡Mátame o salva a mi padre! (lee en voz alta) "Os mando las características de un soldado mío... condenado a muerte, que se encuentra huido. Se llama..." EL ALCALDE Vamos, continúa. NINETTA "Fer... Fer... Fernando..." (para sí) ¡Sugeridme, oh dioses, alguna mentira piadosa! EL ALCALDE (para sí) ¡El dolor la vuelve aún más bella! NINETTA "Se llama Fernando Vi... Vinella." (mirando a su padre, indicándole la mentira que está diciendo) EL ALCALDE Continúa. NINETTA (para sí) ¡Oh, Dios! Si sigo leyendo, estará todo perdido. (lee) ..." Edad: cuarenta años; estatura: cinco pies"... EL ALCALDE ¿Y bien, qué te pasa? ¿Ya no sabes leer? FERNANDO (para sí) ¡Infeliz! NINETTA ¡No sé qué me sucede! EL ALCALDE (quitándole la hoja y buscando en sus bolsillos) ¡Ah, si tuviera las gafas! NINETTA (cogiendo de nuevo la hoja) Permitidme. (para sí) El cielo me inspira (lee) "Edad: veinticinco años; Estatura: cinco pies y once pulgadas" EL ALCALDE ¡Lástima!... Sigue. NINETTA "Cabellos rubios, ojos negros, frente grande y rostro redondo." EL ALCALDE ¡Diablos! Debe ser un Narciso. ¡Cara redonda!... ¿y qué más? NINETTA (mirando a su padre para decir todo lo contrario a su apariencia) "Uniforme blanco con rayas rojas; botines amarillos. Si alguna vez pasara por vuestro territorio, hacedlo preso"... EL ALCALDE (pidiéndole la hoja a Ninetta, y guardándola en el bolsillo) Desde luego. Pero quizás por casualidad... (a Fernando) ¿Hola, buen hombre? NINETTA (para sí) ¡Ay de mí! FERNANDO (fingiendo despertarse) Señor. EL ALCALDE Levántate... Quítate el sombrero. NINETTA (para sí) Me muero. EL ALCALDE (riendo) ¡Ja, ja! (a Ninetta) Veinticinco años. ¿verdad? Cabellos rubios, ojos negros, amplia frente y cara redonda. No, no creo que sea éste el bello Adonis. NINETTA (para sí) Respiro EL ALCALDE (cogiéndole la mano a Ninetta) ¡Querida! FERNANDO (A Ninetta, queriendo decirle algo) Señora... EL ALCALDE (a Fernando con dureza) ¡Márchate! NINETTA (a Fernando con ternura) ¡Buen hombre!... EL ALCALDE (a Fernando) ¿No entiendes? ¡Fuera de aquí! (Fernando sale, pero queda al acecho detrás de una columna que hay en la puerta) NINETTA, FERNANDO (para sí) ¡Oh, Dios benéfico que defiendes lo justo, muéstrate propicio al socorro y la piedad! EL ALCALDE (para sí) ¡El momento ha llegado! ¡Amor, desciende y que de alegría se le encienda el corazón! (después de haber visto salir a Fernando) Estamos solos: El amor secunda mis llamas, mis deseos: ¡Ah!, no seas cruel y hazme parte de tu corazón. NINETTA Sólo os podría hacer que os congelarais del susto. ¡Seductor! Por vos tan sólo siento desprecio, rabia y horror. (Fernando regresa al corral) NINETTA, FERNANDO EL ALCALDE (para sí) ¡Ah, en las venas me hierve el furor y la venganza! El infierno grita; y el trueno ya comienza a sonar. EL ALCALDE (para sí) Conviene refrenarse. Lo intentaré por las buenas. NINETTA, FERNANDO (señalándose el uno al otro, para sí) Conviene frenarse Él/ella es sólo lo que me hace temblar. EL ALCALDE Calla, depón ese rigor; ven conmigo y déjame hacer. FERNANDO (avanzando con ímpetu) ¡Vituperio! ¡Deshonra! Ya he tolerado bastante. ¡Sois un hombre maduro y magistrado, os debería dar vergüenza! EL ALCALDE (contra Fernando) ¡Ah, por Baco!... FERNANDO (al Alcalde) ¡Respetad el pudor y la inocencia! NINETTA (aparte, a Fernando) ¡Querido padre, por Dios, prudencia! EL ALCALDE (a Fernando) ¡Temerario! FERNANDO (con ímpetu) ¡No gritéis! NINETTA (aparte a Fernando) ¡Os quiere asustar! EL ALCALDE (A Ninetta) ¡Ven conmigo!... NINETTA (rechazándolo) ¡Desgraciado! FERNANDO (al Alcalde) ¡Respetad la inocencia! EL ALCALDE (a Fernando), ¿Qué significa esta intromisión? NINETTA (aparte, a Fernando) ¡Ah, márchate! FERNANDO (aparte, a Ninetta, yéndose lentamente) ¡Sí, será lo mejor! EL ALCALDE Viejo deleznable, si más tarde... (agarrando a Ninetta de la mano) ¡Y tú, escucha! NINETTA (rechazándolo) ¡Monstruo horroroso! EL ALCALDE ¡Tiembla, ingrata! Antes o después telo haré pagar... FERNANDO, NINETTA (para sí) ¡Infeliz! Me miras y debo ¡oh, Dios! dejarte. NINETTA, FERNANDO EL ALCALDE (para sí) No sé qué hacer. Tambaleo, deliro y tiemblo. En este paso extremo siento que me falla el corazón. (el Alcalde sale. Ninetta abraza a su padre que se marcha por la colina, la urraca se posa en la mesa, coge la cuchara y sale volando) |