ATTO PRIMO
(Una villa dell'Esarca
Basilio, fra la marina e
la pinetaspessa
e viva. La vecchia madre
dell'Esarca, la patrizia
Eudossia,
siede vigilando illavoro
delle ancelle; al suo
fianco, china
anch'essa e intenta
all'ago, è la patrizia
Silvana, seconda
moglie dell'Esarca.
Dall’oposto lato, ma piu
vicina, è Zoe;
in cercho segono,
fral’altre, Monica,
Agata, Sabina, Lucilla)
CORO DI DONNE
(chine al lavoro a bocca
chiusa)
Mm...
EUDOSSIA
Nel nome di Dio, Monica
sei tu incantata? o con
gli angeli?
(a Silvana)
Lo vedi come bisogna
vigilare, sempre.
Tu non sei usa.
CORO
Mm...
EUDOSSIA
Quella che è nella pace
di Gesù diceva:
Tele di ruvi de tempre
non fanno begliarredi:
manid'ancella, se donna
non sprona,
non fanno corona.
CORO
Mm...
EUDOSSIA
Anche diceva:
Punto perduto più non si
raggiunge;
donna che pensa all'ago
non si punge.
ZOE
Era una santa.
EUDOSSIA
Di tanta nobiltà di
sangue e tanta dovizia,
e pur sapeva fiorir la
varia meraviglia
chiusatra i li
ccideitelai.
Dita d'oro...
(Silvana si leva
impetuosamente, come se
la sua anima voglia
sfuggire
all'oppressione. Lenta,
implacabile, la suo
ceravolge
gliocchi verso di lei e
chiede con voce sorda)
EUDOSSIA
Che hai?
(Ma Silvana si è
giàricomposta al lavoro,
in silenzio)
Che dici, Zoe?
ZOE
(barbuglia fra sè
qualche parola
incomprensibile)
So io.
EUDOSSIA
Megliot'èallora non
mormorare;
malavora ed ora.
(Silenzio. Indistinto
s’ode un coro lontano.
Eudossia si leva,
e s’avvia lentamente;
esce per la porta
grande, seguita da
Silvana e da Zoe. Le
altre donne guardano in
tralice, timide,
e ad una ad una levano
il capo, come liberate
dall’incubo.
Ora respirano con
giovanil legaiezza)
CORO
(interno)
A - Ah!
SABINA
Cantare!
MONICA
Sì, un bel canto!
AGATA
Ora si può...
LUCILLA
E ridere...
SABINA
Ridere...
MONICA,
AGATA, LUCILLA
Ridere...
SABINA
E ciarlare, dopo tanto
silenzio...
AGATA
Io che non so
trarreagugliata
se non ciarlo o canto!
MONICA
Che avrà fatto in
Bisanzio,
la patrizia Eudossia,
alle Crisopili?
Era forse gran Domestica
delle Silenziarie?
SABINA
O forse era primizia
nel monastero chiuso di
Metànoia?
AGATA
Vedesti come torsegli
occhi quando la nuora...
MONICA
Ah, no, no!
Silvana è troppo
paziente,
troppo sommessa,
e tacendos'accora.
A labbra ferme,
continuamente
le si dice: Ricordati,
non sei la padrona!
Ricordati, non
seidegna...
LUCILLA
Ma è vero che la sua
madre?
AGATA
Taci. Non si sa.
SABINA
Ah, vivere vorrei tra
gente
giovine e ilare:
qua nessun omai sorride!
AGATA
Viviamo nel maniero di
Fredegonda,
la regina cruda che con
lo sguardo uccide!
MONICA
Come la strega che ha
fatto
il sortilegio a Cesario
di Gallo!
LUCILLA
È morto?
MONICA
Fin qui si udivan le
grida, stamani.
SABINA
Quellavecchia del
diavolo
fa danno a chiunque:
sal'artedelle immagini
e delle fatture.
Sa tutti gli incanti...
Libera nos...
LUCILLA
Quando l'incontro, io mi
segno.
AGATA
O fiord'ogni amorosa,
(Silvana rientra e
riprende il lavoro)
era la sorte ascosa in
te, Bocca di Rosa...
CORO
Ahi! Ahi! Nèpiù, nèpiù
si monda questa
mano che gronda sangue,
o Rosamonda!
AGATA
Ahi, ahi, sì paurosa
era la sorte ascosa in
te, Bocca di Rosa...
CORO
Ahi! Ahi!
Com'èperfidal'onda,
come oscura e profonda
la selva, o Rosamonda!
(Durante il coro,
Silvana, che era seduta
in disparte
e accanto lei Monica
nuevamente si leva
ansiosa e
insofferente, e muove
qualche paso verso il
fondo,
come cercando più aria,
più luce)
MONICA
(a Silvana)
Ancora l'ambascia ti
prende?
Se istanca di ciarle,
no?
Vuoi che tacciano?
Di'...
SILVANA
No, Monica,
lascia...l'ombra
mi aduggia, anche qui
all'aperto,
e l'aria mi manca anche
qui,
come sotto la rossa
volta cupa,
tra muri enormi.
Soffoco e avvampo.
Non puoi comprendere, e
maitu lo possa.
Ah, romper l'aspro
tormento che il
petto mi preme e mi
duole!
Sobbalzo nel buio e
m'avvento ansiosa
di spazio, di spazio e
di sole.
Lontano, in non so
qualeterra,
in mare, col vento!
maviadalcarcere
che mi rinserra, ma sola
con l'animamia!
Invano, se questo è il
destino,
se debba la
miagiovinezza
sfiorire nel
chiusogiardino
la
suasconsolatatristezza.
Ilvolo di un attimo...
e poiilfreddo nel cuore
e nell'ossa, il manto di
piombo...
Non puoicomprendere, e
mai
emaitu lo possa, nèmai
lo possa!
CORO
(interno)
A - Ah!
(Viene di lontano un
clamore selvaggio; le
donne balzano in piedi e
accorrono verso il
fondo)
SILVANA
Ma chi grida? chi grida?
MONICA,
AGATA, CORO
La strega! Cesario è
morto!
LUCILLA,
SABINA, CORO
Per suomalefizio!
MONICA,
AGATA, CORO
Ma è l'ultimo!
LUCILLA,
SABINA, CORO
La cercano!
MONICA,
AGATA, CORO
Ammazza, ammazza!
LUCILLA,
SABINA, CORO
E la misera madre li
guida!
MONICA, AGATA,
CORO
Ora voltano... Andiamo a
vedere!
LUCILLA,
SABINA, CORO
Libera nos a malo.
MONICA,
AGATA, CORO
Libera nos.
TUTTE
Domine!
(Le donne escono via
correndo. Silvana è
sola, volta verso
quella parte dove la
canea va lontanando.
Rabbrividisce, si
copre gliocchi con le
palme e mormora:)
SILVANA
Orrore!
(Dall'opposta parte
sbuca di tra i pruni
della siepe, lacera,
sanguinante, livida di
terrore, la vecchia
Agnese di Cervia:
ha gliocchi sbarrati, i
Bianchi capelliirti)
AGNESE
(con un soffio di voce)
Silvana!
SILVANA
(si volgeinor ridita e
soffoca un grido)
Tu qui? Che vuoi qui?
AGNESE
Salvami! Salvami!
SILVANA
Va via! Non posso.
AGNESE
Non lascerai che mi
prendano e
facciano strazio di
me... Salvami!
Ho tanta paura dei
tormenti...
Che ho fatto?
Perchè mi danno la
caccia? Perchè?
Ho paura...non voglio
morire...
SILVANA
Vattene o grido.
AGNESE
Un rifugio... dammi
soltanto un rifugio!
Qui non oseranno
cercarmi,
nessun osaprà...
Se mi scacci, tua madre
ti maledice
giù dall'inferno, in
eterno!
SILVANA
Dio ti salvi, Agna, io
non posso.
AGNESE
Li odi? Mi cercano i
cani rabbiosi,
che Satana onnipotente
li fulmini.
Salvami! Pensa a tua
madre.
SILVANA
Puoi tu giurare, per la
santa fede di Cristo.
AGNESE
Ah, salvami!
SILVANA
Lo giuri, che non
seistata con Satana?
AGNESE
Satana? Chi sa?
Chi può dire quand'èil
Maligno
che ci tenta,
quando è Cristo che ci
guida...
Anche tua madre...
SILVANA
(con violenza)
Che dici?
AGNESE
Non so, non so, non
badare
alle parole mie
cieche...
Ho paura, ho tanta
paura!
Abbipietà: forse un
giorno (Dio t'aiuti!)
avrai bisogno di
misericordia anche tu?
Ho tanta paura...
abbipietà!
SILVANA
(udendo voci e passi che
si avvicinano, con
subita nea
decisione indica alla
vecchia la scaletta a
destra)
Lassù... Taci. Lesta.
Lassù.
(Si fa il segno della
croce; ripete il segno
sul sedile dove la
vecchias’era abbattuta,
le suelabbra si muovono
in ansiosa
peghiera. E quando dalla
porta grande entrano le
donne,
annunzia tricifestose,
essa sta immobile,
dritta, assorta)
AGATA
Patrizia, è tornato di
Bisanzio
il figlio dell'Esarca.
SABINA
Viene il tuo figlio,
l'eminentissimo
Donello...
MONICA È un bel giovine!
AGATA
Smonta da cavallo
adesso,
nella corte grande!
MONICA
Ah!
LUCILLA
E i comiti e gli
spatarire can
molti cofani...
MONICA
Chi sa...
SABINA
I doni, certo...
AGATA,
LUCILLA
Chi sa...
MONICA,
AGATA
LUCILLA,
SABINA
Che beidoni!
CORO
Ecco, patrizia, egli
viene!
DONELLO
(entrando)
Domina, accogli il mio
primo saluto.
Sei la sposa del padre
mio che venero
e però mi sei cara:
abbimi come figlio
obbediente.
SILVANA
(a fatica)
Ben venuto in questa tua
casa...
Quando sei giunto?
DONELLO
Approdammo a Classe, i
eri sul vespero:
e solo a notte giunsi a
Ravenna, dal padre.
E la nonna?
SILVANA
(vivacemente)
Sì, sì, donne,
cercatela!
Ditele che tornato è il
suo nepote,
ditele che è qui.
(Le donne obbediscono
veloci. Donello si volge
in torno; se la
matrignagli è ignota e
forse hostil, i luoghi
glisono amicianti
chi; ma a poco a poco il
dialogo si scioglie di
una simpatía
che appare nel tono
delle voci, assai più
che nelle parole)
DONELLO
Ilprato de' mieigiochi!
Oltre le siepec'è un
fosso, vero?
E senzamutamentoogni
cosa...
Ilrosaios'èinfoltito e
rampica su ai
nididellerondini:
macchieràtutto
il muro di sanguigno al
novel tempo!
E la mia bella pergola!
Una vite fa
l'uvamoscatella,
oh, mi ricordo!
E laggiù la pineta che
s'infiamma
al tramonto, verso
terra,
e si fa tutta fosca
verso il mare.
Ciascuna cosa m'ènella
memoria,
ed anche tu, domina,
ch'io non vidimai prima
d'oggi,
mi rammenti un viso
noto,
o una voceudita non so
dove,
non so quando...
SILVANA
Io lo so, quando; io so,
dove.
Or è molt'anni,
all'entrata di maggio,
che tu correvi con i
paggi, a gara,
per la pineta spessa,
e il cavallo d'uno de'
tuoi compagni
inciampicòne' tronchi, e
lo travolse...
DONELLO
Ah, mi sovviene!
SILVANA
Voi lo portaste a
braccia, tramortito,
tutto graffiato da'
pruni...
DONELLO
Maurisio!
SILVANA
Iotornavo da
Sant'Apollinare:
ti riconobbi:
t'avevoveduto
tante volte, ma sempre
di lontano.
DONELLO
Sì, veramente, e
ciguidasti
a una casa lìpresso...
d'Agnese di Cervia...
SILVANA
(richiudendosisubito in
se)
Non so... forse...
DONELLO
Era
nomepaurosoaifanciulli,
e però mi torna in
mente.
E quellagiovinetta,
ecco...
Tu eri? che mi
dicesti...
SILVANA
(con voce lenta e
profunda)
Non ricordo più. E chi
potrebbe?
È come un'altra vita.
Ora son vecchia. Ora tu
seimiofiglio.
(Appare sulla soglia
Eudossia, seguita da
tutta la sua corte,
dai comiti e dagli
spatari di Donello, e
rapida viene ad
abbracciare il giovane
nepote con materna
tenerezza)
EUDOSSIA
O Donello, Donello, o
sanguemio,
o figlio mio due volte,
lauda tosia Gesù,
laudato!
Iddio che le preghierea
ccoltevolle,
e a queste pupille diede
la grazia di
vedere il giorno del tuo
ritorno.
E millevolte e mille sia
benedetto
il nome di Maria che ti
fu
guida nella lunga via.
DONELLO
Sempre a Dio grazie, o
madre,
e alla divina
Teotocos...
EUDOSSIA
Ah, ch'io ti guardi, o
bello,
ch'io ti ravvisi, o
forte:
di prestanza bisantina
e di membriga gli
ardi...
Dono di Dio, Donello!
DONELLO
La basilissa Irene ti
saluta e ti manda
una lampadetta d'oro e
una icona,
venuta per prodigio,
non fatta di mand'uomo.
La lampadettaaccenderai
nel Coro di San Vitale,
con incenso e amomo,
mailsantissimovolto del
Pastore
vuole che tu lo tenga
per suoamore.
EUDOSSIA
Lunga vita
all'Autocrate!
Fortuna sempre e onore
all'Augusta!
(Tutti si inchinano)
E Bisanzio? Bisanzio? la
città mia,
che ho nel cuore e non
vedrò mai più...
DONELLO
Forse non sarà eterno
questo esilio
e un giorno non lontano
più bella che nel sogno
e nel ricordo agli occhi
tuo ivelati
apparirà la regina del
mondo,
che si assidefra il
Corno d'oro
e il cerchio dei
cipressi.
EUDOSSIA
Bisanzio, la mia città,
che ho nel cuore e non
vedrò mai più...
(Prima lontane, poi più
vicine, si odono
ancora le grida della
turba accanita)
LA TURBA
(interno)
Avanti! Non c'è
Su, su, caccia la
strega!
(Tutti si volgono verso
la pineta, donde vengono
le grida.
Appare in fondo cualcuno
degli inseguitori, e
scruta)
La strega!Di qua!
Mora, mora!Avanti!
Ogni tana, ogni fosso!
Ogni tana, ogni fosso!
Mora!
(Un uomo, giunto presso
all siepe, leva un grido
di trionfo)
UNA VOCE
Una traccia!Nei pruni
c'è ancora un lembo di
veste...
(Urlo selvaggio, acorrer
di gente: i comiti e gli
spatari si
avanzano per impedire il
passo alla turba)
LA TURBA
Ah! Guarda! Qui! Guarda!
Nella fratta! Certo è
passata di qui!
Qui, che si varca, è
passata la maliarda!
Vedete la traccia? Ora
sì...
La casa quest'è
dell'Esarca:
chi osa?
L’ESORCISTA
Io!
LA TURBA
(interno)
Tutti!
(Si fa innanzi
l'esorcista Leone)
L’ESORCISTA
Patrizia Eudossia, son
io,
l'esorcista di
Sant'Anastasia:
giustizia di chiesa e di
popolo
cerca Agnese di Cervia.
Fu vista qui presso.
Lasciane entrare.
EUDOSSIA
Leone, quel limitare è
sacro,
tu sei testimonio.
Ma entrate: che se qui
si trova,
allora sì, questa è la
prova.
Se c'è le fu guida il
demonio.
(La turba non ha atteso
le ultime parole della
Patrizia per
invadere ogni parte. Gli
animisono sospesin ella
ricerca
ansiosa, quando un grido
acutissimo viene dal
rifugio di
Agnese. Un fremito di
horrore trascorre per
tutta la scena:
in cima alla scala
appare la vecchia
miserabile, trascinata
da due u omini che eran
saliti lassù per
un’altra scala non
vista. La turba, per
istintivo moto,
indietreggia di qualche
passo, mentre i due
uomini discendono
traendo la preda
che urla e si divincola;
è lacera e lívida,
terribile come
una belva preso al
laccio. Le bianche
ciocchede i capelli
sembrano serpiatorte)
AGNESE
(in terra, tendendo le
mani verso Eudossia)
Ah, salvami! Io sono
inocente come Cristo...
Cerca i fuggire per hèho
paura...
Son vecchia! Ah,
salvami!
Ah, tristo a te,
Patrizia.
Non voglio morire!
Lasciatemi!
Diròtutto! Confesso! Ma
i tormenti, no!
Maledetta sia tu,
Eudossia, e il figlio
tuo,
e il figliuolo del tuo
figlio.
Cani! E tuttivoi di
lanierà
l'artiglio del demonio!
(a Silvana)
E anche tu sarai domani
come me...
Vedo i tuoi occhi!
T'aspetta la stessa
sorte!
E verrai maledetta!
LA TURBA
Al rogo!
LA MADRE
Il figliomio che tu
m'haimorto!
LA TURBA
Al rogo, al fuoco!
Non suggerai più il
sangue degli infanti!
Non ti varrà più
immagine de cera!
Larva! Alla fossa!
Succuba!
Strige! Lamia!
LA MADRE
Figlio mio!
LA TURBA
Luogo aichierici!
Vengono!
Viene il diacono e la
croce!
UNA VOCE
Humiliate capita vestra
Deo.
LA TURBA
(Inginocchiandosi)
Domini Crux mecum.
Flectamus genua.
IL CLERO
Emmanuel! Libera nos a
malo,
et ab insidi isdiaboli
nos libera.
LA TURBA
(si leva)
È strega! Mora!
Bruci! Gello!
Gello! Empusa!
Maga!Empusa!
Sortiera!
Al demonio s'accoppia!
UNA VOCE
Che il Vescovo la
giudichi!
LA TURBA
È giudicata!
Ha giudicato il popolo!
AGNESE
(trascinata, grida un
grido altissimo)
Ah!
EUDOSSIA
Tal sia di chi ti
disserrò le porte!
LA TURBA
Mora!
SILVANA
No!quell'urlo, ch'io non
l'oda dentro me,
fino all'ora della
morte!
LA TURBA
Mora!
Emmanuel! S'accendeil
rogo,
che gli spiriti
maliaffina.
Deus, in adjutorium me
umintende!
Domine, ad adjuvandum me
festina!
Deus, in adjutorium meum
intende!
Si rinnova nel fuocoil
sacrificio
giusto e pio: sia
benedetta, la
prova tremenda che
riconciliail
peccator con Dio.
Mora!Strega! Lamia!Maga!
Emmanuel!
IL CLERO
Nobiscum Deus. Crux est
vita mihi.
Crux eritmorsatra,
inimice, tibi.
CORO
Ha la pupilla doppia!
Maga! Strega!
Per sua malia Cesario è
morto!
Gello! Bruci! Mora!
Emmanuel! Ah!
(La pinetaroseggia nel
tramonto e sembra in
fiamme)
ATTO SECONDO
(Tramonto chiaro, al
comincio del atto; notte
alla fine. La
scena è composita, per
fingere che l'azione
successivamente
si svolga in più luoghi
del palazzo di Teodorico
in Ravenna.
La parte a sinistra
rappresenterà la loggia
superiore che si
vede nel mosaico del
"Palatium" in
Sant'Apollinare nuovo.
La parte a destra è
bassa e cupa: la camera
dell'antico
palazzo barbarico avrà
la severità di una
cripta. Sopra una
tavola di marmo, due
candelabri in bronzo.
Nella parte
centrale, invece, la
fantasia bisantina ha
profuso colori.
Tenden egli
intercolunni. Donello è
sulla loggia, tra le
giovani ancelle del
palazzo: ciarlano e
ridono)
LUCILLA, CORO DONNE
Udite!
AGATA,
CORO
Udiamo!
LUCILLA,
CORO
Oh, bella!
SABINA,
CORO
Zitte!
TUTTI
Oh, bella! oh nova!
AGATA,
CORO
Orqual'è questa prova?
LUCILLA,
SABINA, CORO
Orqual'è?
DONELLO
Passaimmune, innanzi al
sacro simulacro,
ogni candida pulcella,
ogni bella
dama onesta; ma se donna
a noimen
cruda s'avvicina, oh!
reo portento!
Ecco un rifolo di vento
le dilacera
la vesta e la svela
tutta ignuda...
AGATA,
LUCILLA,
SABINA, CORO
No! Misera! Lontano,
viadall'idolo villano!
DONELLO
Dionea, marmo di rosa,
splende
in riva al Corno d'oro:
è difesa
al bel tesoro la virtù
misteriosa.
AGATA,
LUCILLA,
SABINA, CORO
Falsa Dea, che è nemica
di bellezza!
Giù Dionea! Rompi il
marmo!
Frangi! Spezza!
DONELLO
E Teofano, il dì che
un'onda furibonda
la consueta via le vieta
e la caccia
fuor della traccia,
passa ignara,
passa ignara qui
d'accanto...
Ecco il soffio aquilo
narein volar
diadema e manto e ogni
grazia più
segreta a miracolo
mostrare...
AGATA,
CORO
O Teofano, abbatti,
atterral'alta imago
che ti fa sì cruda
guerra!
LUCILLA,
SABINA, CORO
Dolce druda, abbatti,
atterral'alta imago
che ti fa sì cruda
guerra!
DONELLO
Orio molto sarei vago di
tentar
con voil'arcano, che
ciascuna
è nova e pura e di suo
candor sicura...
AGATA,
LUCILLA,
SABINA, CORO
Certo!
DONELLO
...e sol per talismano
porterannoil filo e
l'ago.
AGATA,
LUCILLA,
SABINA, CORO
Oh, no! No!
AGATA,
SABINA, CORO
Male ti fidi!
LUCILLA,
CORO
Vuoi la prova? tristo a
te!
AGATA,
SABINA, CORO
Sfidi? Tristo a te...
MONICA
(che fin ora è rimasta
silenciosa e assorta,
domanda con vocedolce,
ma un po’ triste)
Come
aveva nomeco desta immite iddia?
Come?
DONELLO
Afrodite.
MONICA
Malvagionome...
DONELLO
O Monica, non sai: era
la deadell'amore...
MONICA
(crollandoil capo con un
pallidosorriso)
Oh l'amore è un'altra
cosa, Donello!
È piùbuono... è dono, è
abbandono...
(Fissa Donello con lo
sguardo pieno d'amore, e
in
quest'atto la vede
Silvana, che inquieta e
torbida s'aggira
fra gli intercolunni e
le tende. Un grido
imperioso e iroso
sfugge dall’animo
tormentoso della
Patrizia)
SILVANA
Monica!
(Monicasembradestarsi:
discende i gradini,
s'avvicina a Silvana e
attende)
Che vuoi?
MONICA
Tu m'haichiamata,
patrizia.
SILVANA
No, niente.
(Monicaarretrad’unpasso,
come per
andaré. Ma l’inquieta la
trattiene)
No.
(tumultuosamente)
Tu lo sai. D'ogni
ancellaeri più
cara al mio cuore: e ti
perdi.
Non voglio, m'intendi?
Guardami in faccia.
Sei bella.
(poi con ambigua
dolcezza)
Salvarti dal roveto
ardente
prima che
tuttat'incendi.
(Croscio di risa, dalla
loggia: le donnes
volazza novia, seguite
da Donello)
Il sogno che t'innamora
è labile ombra.
Non t'ama. Tu sei la
subita brama,
la gioia di un'ora; il
fresco ramello
che strappi alla siepe
fiorita passando,
e cader dalle dita ti
lasci,
che un altro è più
bello.
Nasconditi: se tu
rimani, sei perduta...
Ti meraviglia che dentro
io ti vegga sìchiaro?
È vero? Di'... Perchè
taci?
Di lagrime haimol li le
ciglia...
maquelle che berrai
domani
sapranno di sale più
amaro?
(perfida)
Son dunque sì dolci i
suoi baci?
MONICA
(quasisenza voce,
perdutamente)
Tanto, tanto!
SILVANA
(con improvviso impeto)
Ah! Sfacciata? Confessi
la tua vergogna.
MONICA
Perdono!
SILVANA
(fredda)
Nel convento del
Salvatore.
MONICA
Pietà! Se più non
dovessi vederlo,
morrei...
SILVANA
Non si muore.
MONICA
Sono colpevole, sono...
Ma tu, che sail'esilio
della luce e dell'aria,
tu, che nell'ombramaceri
l'anima solitaria,
all'error mio giovine,
tu, giovine, perdona!
Per tutte le mie
lagrime,
tu, che soffri, sii
buona!
Ah! E s'è un sogno
fuggevole
che m'illude, che
importa?
Vivere un'ora, vivere!
Vivere!
Domani io sarò morta.
SILVANA
Morresti in peccato
mortale.
MONICA
Pietà...
SILVANA
E onta non hai, nè
rossore?
MONICA
Solo a me feci male...
SILVANA
Nel convento del
salvatore.
MONICA
Pietà!
(Imperiosa, Silvana
tende il braccio e
l'altra, a capo chino,
piangendo, risale i
gradini e va. Due
silenzia riaprono la
tenda
centrale:Appare l'Esarca
Basilio, subito si volge
a quelli che
ha lasciato dietro di
sè, e che si vedono in
fondo ascoltare
ossequiosi, inchinarsi,
andarsene. All’Esarca
fan seguito
Donello, il vescobo, il
prefetto, un
consigliere, al cunisco
lastici. Silvana ha
seguito lentamente
Monica fin sulla loggia,
ed ora è ferma presso
il davanzale, volta a
sinistra, incontrolà
dovel’ancella
s’èallontanata. Nel vano
della bifora luminosa,
il profilo di Silvana è
immobile, oscuro)
BASILIO
E dite al Papa, che non
si dimentichi
d'essersoggetto di
Bisanzio, e che
io son braccio da
metter, come Eraclio,
a sacco San Giovanni
Laterano.
(Un passo; poi,
volgendosi ancora)
E di Papa Martino gli
sovvenga.
O Donello, oziare a
lungo più non
dovra i tra le mura di
Ravenna.
Forbisci arme edarnese!
Cavalcheremo per la via
romea e su,
attra verso l'Appennino,
andremo ad insegnar a
questo nestoriano
la regola ortodossa.
Tempi duri. Ma Cristo
vince.
Vescovo! San Giovanni mi
perdoni
la minaccia, che
manterrò.
Ma voglio dormire questa
notte
e dal tresette nel mio
cilicio,
sulla terra nuda. Che
pensi?
IL VESCOVO
Bene ti sia, patrizio.
BASILIO
Tempiduri. Ma Cristo
vince.
(ora si avvede di
Silvana, che discende
dalla loggia)
Vieni mia donna, vieni:
che il tuo
viso giovine e chiaro
rammenti a noi,
tristia sceti in piastra
e maglia,
che il Signore nediede
anche il sorriso.
(I seguaci dell'Esarca
si inchinano
alla patrizia, e fan
atto d'allontanarsi)
SILVANA
No; tu, Donello, resta.
(Si volgeal l'Esarca,
indicando Donello,
che solo è restato
nell’aula)
Voglio che il figlio tuo
narri compiutamente
ciò che fu detto,
questasera, al supplizio
di Agnese di Cervia.
Comanda gli che parli:
era presente.
Voglio sapere.
BASILIO
Che intendi? Che
avvenne?
DONELLO
Niente. Grida.
Or giustizia è fatta.
BASILIO
Quali grida?
DONELLO
Mal s'udiva. Che
importa?
La dissennavail terrore.
L'anima era già morta e
la bocca urlava...
SILVANA
Il mio nome!
BASILIO
Io ti comando che parli!
DONELLO
Sì, il tuo nome.
Che tu volevi salvarla,
perchè la tua madre face
vamalie;
che avea legato a sue
trame l'Esarca...
Le litanie sommersero la
voce infame.
SILVANA
Mia madre!
BASILIO
(a Donello)
Tu chiamail Prefetto:
la lingua che, prima in
Ravenna,
osiri peter la sozza
menzogna di strega,
sia mozza. Senza
indugiare.
Ho detto.
(Un'ancella viene,
accende i candelabri,
esce in
silencio. Ora Silvana e
l’Esarca sonosoli)
SILVANA
Dunque è vero?
BASILIO
Sì, vero.
SILVANA
E tu sapevi?
BASILIO
Una potenza misteriosa
ardeva
negli occhi di diamante:
era
la sua voce gelida come
lama.
Io son la prova del suo
fascino strano.
Perchè volsi il passo
verso la sua casa
oscura?
Chi mi chiamava?
Ed era necessario
obbedire
a quel tacito comando
come se ferrea mano mi
traesse,
come se stocco mi
urgesse alle reni.
Sorrise ambigua e disse:
Io t'aspettavo. So il
tuo destino.
E allora ti vidi
primamente, Silvana,
e fui prigione. Forse è
questo l'amore
nume ignoto che non
temevo.
Forse è questo l'amore
che non temevo.
Le mie nozze brevierano
state un rito
senza gioia, tra guerra
e guerra,
sempre in un campo e in
arme, per la
gloria di Cristo e
dell'Impero.
Il mio cilizio mi
cingeva i lombi di
castità, per il regno
dei cieli:
ma forse tu, Silvana,
eri l'amore.
Questo è raggio di luce:
l'altro è oscuro.
Senza velarmi, tua madre
mi disse le
sue malie: che fatto
aveva la mia immagine,
e me legato al suo
potere: l'avrei difesa.
Era certa! Era vero!
Così l'Esarca, il
servo del Signore, salvò
la maliarda dalla
pena giusta, che le
schiudeva il Purgatorio.
E Cristo mi perdoni: se
la misera anima
è presa dall'eterno
fuoco è mia colpa;
e così, senza speranza,
io prego
tutto dì per la sua
pace!
SILVANA
Ah!orrore! di te! di me!
orrore che mi cinge la
fronte,
che mi
stringel'aridocuore!
Mia madre! È questo,
madre,
ilsegreto del tuosguardo
inquieto,
del tuosembiante mesto?
Questoserrava la
tuabocca amara?
Oh, quanto amara!
e ilsolco del perpetuo
pianto?
BASILIO
Ordatti pace, miapovera
cara,
non dimandar, non
pensare... È vano.
SILVANA
E un grido non umano
ravviva le tua pena.
O madre misera.
BASILIO
No, tu non devipiangere:
siiforte.
SILVANA
E dentro me uno
schiantorisponde,
senza lagrima! Orrore!
Orrore!
Iosono la tuafiglia,
vedi,
e non hoilsollievo di
una lagrima.
Ah, se potessipiangere!
BASILIO
No, tu non devi
piangere: sii forte.
Dell'oscuro passato sono
chiuse le porte.
SILVANA
Essapoteva evocare!
Mirabile cosa...
(con altravoce)
E in te nacquecosì
grande amore,
sì grande che non pote
vivivere
senza di me...
BASILIO
(con teneradolcezza)
Ti rammenti, Silvana?
SILVANA
Terribile potenza!
E credi tu che discenda
per sangue?
BASILIO
Ora che pensi?
SILVANA
Forse la fiamma, che sì
fiera
avvampa entro di me,
forse è
il materno sangue...
BASILIO
(come per rimprovero)
Silvana!
SILVANA
(parlando sempre a sè)
Forse questo è poco lume
nella grande
ombra che mi cerchia
l'anima...
BASILIO
L'animatua, Silvana, è
dritta,
è immune: lo so. Non ti
turbare:
prega e spera.
(Appaiono due
silenziari: attendono
immobili nel
l'intercolunno centrale)
Ora non star qui sola.
Fa che vengano le donne
SILVANA
Sì.
BASILIO
Cristo ti guardi.
SILVANA
Sia.
(L’Esarca esce, seguito
da i due silenziari.
Silvana è sola
col suo tormento
indomabile: ogni atto,
ogni passo rivela
la sua ansia e la sua
pena. Ora è pressol’arco
della camera
dove sull atavola
fiammeggiano i due
candelabri: tutto il
resto è nell’ombra. La
luce movile delle
candele guizza; sulla
faccia della donna si
legge quel che balena
nella mente accesa.
Come se quella luce l’o
offenda, o forse per che
senta di
vederme glio nel buio,
lentamente spegne le
candele d’uno
dei candelieri. Po
iquelle dell’altro, fuor
che una, sulla quale
ha soffiato così
debolmente e
distrattamente, che è
rimasta
accesa. Ori si copre le
guance con le palme, e
gliocchi
lampeggiano più vividi,
come stelle rossastre)
Evocare!
(È come impietrita. Le
labbra si muovono
appena)
La mia madre poteva...
(La voce sembra morire)
e venivano a lei...
(Senza voce, muove le
labbra ad un
nome, come per provare
il suo potere)
Forse... Donello!
(Poi ripete piano,
estatica)
Donello!
(il messaggio è mandato.
Grido soffocato di
terrore e di gioia)
Ah! posso! posso!
(Donello è apparso:
viene dal fondo buio
della camera.
L'evocatrice non si
volge, non lo vede,
masente la sua
presenza: rabbrividisce
prima che le braccia del
giovine
la tocchino. Si baciano
in bocca, ebbri di
perdizione)
Donello!
DONELLO
Silvana!
ATTO TERZO
(Davanti sarà un arco
trionfale di basilica
bisantina. Oltre
l'arco è la camera di
Donello, nel Palazzo.
L'alba è vicina.
Silvana siede sull
asponda del lettuccio.
Donello posa il capo
sul s suo grembo)
SILVANA
Io sono nata quella
notte,
nell'ora del prodigio,
che tu,
amore, m'haibaciata: di
tutto quel
che fu prima d'allora
non mi sovviene più.
DONELLO
Nova come l'aurora ogni
giorno,
al mio sguardo tu
rinasci nel fuoco.
Ond'io sempre ardo.
SILVANA
Sì, tutt'ardente della
miagio vinezza,
e innamorata. Che tu
subitamente
m'hai ridestata dal
sonno d'un
inverno oltre il
ricordo, eterno...
Ecco, è fiorita la
primavera:
folgora il mio raggio di
sole!
Ecco il mio maggio che
di rose
s'ammanta! E l'anima mi
canta
l'inno della dolce vita!
DONELLO
O strana maga, che
avvenne in me?
che sottil filtro m'hai
versato?
Tu sei fonte perenne di
desiderio:
io bevo insaziato alla
soavità
della tua boca, e dogni
nervoscocca e il mio
vivido sangue
t'invoca: o sempre nova,
o tutta
bella, per cui si
disfiora baldanza,
e si rinnova... Dammi le
labbra ancora!
(un lungo bacio)
SILVANA
Ah, tutta la mia vita in
te si versa!
Vedi, son vuota... Son
come immersa
nelladelizia... E lieve
è la mia gota
sulcuoretuo che batte
tanto forte...
DONELLO
(di subitosmagato e
avverso)
Taci. Non ti muovere:
morta.
Perch'io creda chiusa
per sempre
questa bocca ai baci,
perch'io ti
veda nelle pupille
spenta quell'oscura
malia che mi tiene
prigione,
perch'io mi senta
libero...
Oh ribellione del
cuortorbido e vile!
Ansia di fuggirvia da
te, che sei
fastidio e donta! Non
respirare:
ch'io ti veda morta.
Ahimè, come
è sottile e fragile il
tuo collo,
e come palpita...
SILVANA
Dolce la morte, mentre
ancor
le vene tremano tutte
del gioito bene...
Fa ch'io muoiacosì,
mentre mi cingi con le
tue dure braccia
ealla gola mi stringi
l'appassionata faccia...
e sentirai l' esser mio
profondo
verso di te fluire...
Così voglio morire!
Altro non c'è, altro non
c'è nel mondo...
DONELLO
(nuovamentesmarrito)
Forse null'altra cosa,
forse
è qui tutto il mondo
nella
cerchia amorosa ove il
mio male
ascondo... Anima mia,
smarrita
nell'eterno desio...
SILVANA
Noi due soli, o vita
mia...
Noi due soli, tu edio...
Ah non vuole,
l'invidiosa aurora!
DONELLO
O sole non ti levare
ancora!
Amore, non te neandare
ancora!
SILVANA
O sole, non ti levare
ancora!
AGATA
(che vegliava fuor dalla
porta, annunzia)
La patrizia Eudossia.
(Gliamanti si separano
rapidi)
DONELLO
Tu, nonna?
EUDOSSIA
Io.
(Ogni sua parola è dura
e ambigua)
Ma spegni quel doppiere:
è quasi giorno. I
vecchihanno
il sonno leggero e
breve.
Ed io sono me siparecchi
che più non dormo,
perchè il sonno è morto
prima di me...
(a Silvana)
Non quel che pensi, no.
SILVANA
Patrizia, i lmiopensiero
è mio.
Questo soltanto non
m'ètolto
nella tua triste reggia.
EUDOSSIA
Male. Spesse volte un
pensiero
può uccidere.
SILVANA
Oh! il tuo, se lo
potesse!
Da gran tempo per me
sarebbe
giuntal'ora...
EUDOSSIA
Quando Dio vuole...
DONELLO
O nonna, nonna, tu
sempre armata,
Sempre a taglio e punta,
Ti volgi a questa donna…
(lo sguardo severo di
Eudossia lo interrompe)
Salva la reverenza di
te, nonna.
EUDOSSIA
Non sai: la tua
coscienza è fatta
oscura.
Guarda, Donello, molto
iot’amo;
Ed anche più amo il
padre…
Non volio che tu glidai
dolore…
Che se Dio mi tenne viva
e veggente in così tarda
età,
senza cagione non
sarà...
Non venne tuo padre
ancora?
Bene. verrà.
(Silvana raccoglie il
suo manto, si
avvolge e muove verso la
porta. Aspra,
imperiosa, Eudossia la
trattiene)
Perchè fuggi?
No, resta... ora.
Ora sei qui con me.
(Segue col duro occhio
la donna fin che essa
si ferma. Ora parla a
Donello, en ella suavoce
di comando è un’ombra di
preghiera)
Obbedirai, Donello,
al suo comando con lieto
viso...
Guarda lone gliocchi:
è così vecchio, più
vecchio di me,
e l'austero suo cuore è
tanto stanco...
(come in un lampo)
Chi vuole, chi vuole la
sua morte
e l'affattura?
(mariprende dominio di
se)
Io veglio, perchè il
male non lo schianti...
il male che il Signore
Iddio non volle
ch'io tagliassi nella
sua radice.
Sia fatta sempre la sua
volontà.
Anche tu l'ami il padre
tuo, Donello:
amalo, che di grande
amore è degno. No...
non parlare... Ecco:
l'Esarca viene.
(Entra Basilio, stanco
il passo, malato in
aspetto:
l’uomo che poco tempo
innanzi era nella
robusta
madurità, ora
apparepreco cemente
invecchiato)
BASILIO
Il buon giorno,
figliuolo.
Per te, buono più che
per me.
(si volge alla madre)
Glihaidetto?
EUDOSSIA
No. Ed anche volli che
la tua
donna sapesse da te...
DONELLO
Che cosa?
BASILIO
La basilissa Irene ti
chiama a Bisanzio...
(Silvana guizza colpita;
dardeggi a la vecchia
con
uno sguardo pieno
d’odio, poi fissa
Donello e resta
immobile così, tutta
intesa in una disperata
volontà
di dominio)
DONELLO
A Bisanzio?
BASILIO
Un suo messaggio...
DONELLO
E tu... solo...
BASILIO
Linguaggio di femmina,
non d'uomo.
Ancodovessi non
rivedermi più vivo,
Se questo è il mio
destino,
Il tuo è ditentare la
fortuna,
Verso più glorioso
porto.
Noi resteremo qui,
vigilia morta, tra
barbari e paludi,
A riguardare il mare che
si fugge.
DONELLO
(ancora dominato dallo
sguardo insostenibile)
Non dicevi tu ieri la
minaccia
del duca di Spoleto?
vedi?
È meglio ch'iorimanga al
tuo fianco.
BASILIO
(penosamente)
Non importa: se la forza
mi regge
basterò solo... In
questa tomba d'oro.
E tu segui la tua
stella.
DONELLO
(in subita smania di
liberazione)
Questo vuoi? Questo
comandi? Bene.
io t'obbedisco. Forse è
il segno
di Dio perch'io mi
scampi,
perchè mi tragga dalla
mortagora,
perchè la trista anima
mia ritrovi
e la rinnovi, s'èpur
tempo ancora.
(Torvo, come inseguito,
fugge. Eudossia, che è
presso la porta, accenna
un gesto forse per
trattenerlo, poi esce
dietro lui, lieve come
ombra.
Silvana ha seguito l’uno
e l’altra con i
terribili
occhi sbarrati: ora si
pasa una mano sulla
guancia
e sulla boca, quasi si
aggiustasse la maschera
sul viso,
e lentamente si avvicina
all'Esarca, che stà col
gomito
appoggiato allas
palliera dello scanno e
la fronte
reclinata nella palma)
SILVANA
(dolcemente)
Tu soffri?
BASILIO
Un poco.
SILVANA
Non voglio che parta,
Donello...
BASILIO
Anche a te spiace...
SILVANA
Certo...
BASILIO
Ma e necessario...
SILVANA
E se io ti prego?
Se ho qualche grazia
presso di te,
Basilio, ascoltami una
volta...
BASILIO
E m'ègià tanto grave,
ma è necessario.
SILVANA
(roca, esasperata)
No. Tua madre lo vuole:
questa trama è sua...
BASILIO
Tu sempre e ovunque vedi
la dura mano di lei...
No... È necessario. Ora
tu sola mi resti
per conforto...
Siamo come la dolce
Sulamita e ilvecchio
Davide...
(Ha detto le ultime
parole con un pallido
sorriso. Ora
le prende la mano, e
dessa si ritrae
súbitamente, con
invincibile ribrezzo)
SILVANA
Non mi toccare!
(cieca d’odio, con
voceso ffocata da
prima, e poi più aspra
e metallica: il suono
stesso delle sue parole
la esalta e la
tra volge non sadove:)
Io il tuo conforto?
E tu che m'hai rubato la
mia giovinezza,
la mia parte di gioia
nella vita!
Comprata come schiava,
rivestita di gemme
e d'oro per il tuo
piacere!
Tu, tu, che m'hai
serrata adolescente,
fraqueste tetre mura,
dove l'ombra del barbaro
demente s'aggira
e m'impaura del suo
malvagio riso...
E m'hai precluso il bel
sole di Dio,
la mia terra, il mio
mare,
l'ariam'hai tolto!
Ti sei accorto, di', che
bruciavo di passione?
Ed io mi morivo così,
nel disperato desiderio
d'amare!
No, Sfiorire, appassire
nell'ombra...
Ah, quanto
t'hodesiderato morto
ogni volta
che a me venivi, ad ogni
tuo partire!
E come tu
m'haioltaquando a te
piacque,
così, quando in me
nacque
l'invincibile amore,
presi lui...
(Basilio, sopraffatto
dalla bufera d’oddio
inatteso, ha
ascoltato con crescente
affanno. Ora balza in
piedi,
stringendo con la mano
destra la spalliera
dello scanno)
Sì, tuo figlio, tuo
figlio! Ora lo sai!
(Basilio si abbranca con
la sinistr ail petto e
ricade
pesantemente a sedere. I
suoi occhi sbarrati
fissano
l'energumena; lentamente
il corpo si piega in
avanti,
poi si accascia, con le
braccia inerti. Silvana
non ha
subito capito, e guarda
forsennata i vitreioc
chi
dell'Esarca morto:
dubita, vuolgridare: il
terrore le
serra la gola.
Finalmente urla)
Aiuto!
(Accorre Eudossia e
dietro lei qualcuno
della corte)
EUDOSSIA
(terribile)
Tu! Tu l'hai ucciso!
Strega!
(Rapidissima discende la
grande tendatral’arco e
la scena.
Dai due passaggia
ppertinell’arco
trionfale, irrompe gente
di corte e di Popolo, e
invade, fino al
proscenio, tutto lo
spazio limitato dalla
tenda, che par quasi una
grande porta
di tempio, varia e
adorna)
LA FOLLA
(tumultuosamente)
-L’Esarca!
-Accorri, accorri!
-Serra, serra!
-La patrizia Silvana!
-No! È la greca che urla
e accusa!
-Perchè è della terra
nostra!
-Odio greco!
-Giurisulla teca di San
Vitale!
-E vivremo sempre in
pavento di streghe?
-In sospetta d’incanto!
-Purifica!
-Sia fatto il giuramento
di purgazione!
-Al tribunale santo!
(Sul tumulto della folla
prevale il canto dei
chierici, dal
tempio.
Il velario si schiude,
dal mezzo, come porta
che si
para, la
folla sembra entrare
nella Chiesa, scoprendo
il capo,
segnandosi, disponendosi
in silencio ai due lati.
È l’interno
della basílica di San
Vitale, già folta di
Clero: sacerdoti,
presbiteri, suddiaconi,
accoliti, esorcisti,
lettori, cantori. La
cattedra d’avorio
dell’Arcivescobo è
ancora vuota. In alto,
nel
matroneo, si vedrà
entrare la patrizia
Eudossia, con le donne
della corte; in basso,
dietro la cattedra, è
seduto Donello, con
igomitia ppoggiati alle
due estremità della
spalliera, e la fronte
china tra le mani
aperte)
IL CLERO
Sia gloria e lode a Te,
Cristo Pantocrate!
Figlio di Dio!
Tu che esalti la fede
dei cristiani,
Figlio di Dio, governa
con l'Autocrate!
Figlio di Dio,
aumenta la potenza dei
Romani!
(All'entrare del vescovo
tutti into nano
l'innoobbligatorio)
CLERO, POPOLO
Chi è grande come il
nostro Iddio?
Chi è forte come l'Iddio
che
prodiga i miracoli?
Come il Dio che trionfa
della morte?
Come il Dio che ama gliu
omini?
IL VESCOVO
Tu sei Dio perchè
prodighi i miracoli.
CLERO,
POPOLO
Gloria a te, Aghios
Christos!
IL VESCOVO
Tu sei Dio perchè sei
misericorde.
IL CLERO
E IL POPOLO
Gloria a te,
AghiosChristos!
IL VESCOVO
E perchèamigliuomini.
IL CLERO
E IL POPOLO
Sia lunga vita al
Vescovo piissimo,
eguale degli Apostoli!
Sia lunga vita!
(Entra Silvana e si
inginocchia davanti alla
cattedra)
IL VESCOVO
Donna, tu sai l'accusa.
Iddio farà che
l'innocenza splenda.
Se hai peccato,
confessati
e la Misericordia
assolverà,
matemi, se spergiuri
innanzi al popolo,
la Giustizia infallibile
e tremenda.
SILVANA
Io non uccisi. Dio mi
vede. Nego.
IL VESCOVO
Non vocasti lo spirto
del mal vanto
per fattura e per opera
d'incanto?
SILVANA
Io non fatturai. Dio la
sa. Nego.
IL VESCOVO
Non hai con arte di
magia legatoil
tuo figli astro a te,
per il peccato?
SILVANA
Non per malia, per
empito d'amore,
per empito di vita, che
è più
forted'ognimal vagia
sorte,
peccato ho contro il mio
sposo e signore:
ho peccato in ardore
e Dio mi punirà, ma per
l'amore!
Donello, anima mia, tu
che sai,
perchè taci?
Il filtro e la malia
erano solo i miei baci.
Il misterioso raggio
che accendeva il tuo
cuore,
l'aereo messaggio era un
gridod'amore!
Donello, anima mia, tu
che sai,
perchè taci?
POPOLO
Ahi, peccato d'amore,
ahi quanta pena a gentil
core ispiri!
Ahi, peccato d'amor,
ahi, luttuoso amore,
com'è piena
l'anima di sospiri!
Ahi, com'èpiena l'anima
di sospiri. Ahi!
DONELLO
(avanzandosi)
Vescovo, assolvi: il suo
peccato è mio!
Su me discendail castigo
di Dio,
a me comanda la più
fiera ammenda!
A morte, a tristo
esilio,
col sacco e non la
spada,
io, io malvagio figlio,
me neandrò dove tu
vorrai ch'iovada,
in penitenza disperata
impresa
fino a quando l'offesa
ombra si plachi.
Ma questa peccatrice,
che non ha ucciso,
Cristo la giudicherà.
POPOLO
Ahi, che pietà di loro!
Ahi, cieca vita,
contaminato amore!
Dio toccherà l'anima
sbigottita,
ma tu assolvi, pastore!
(Eudossia è discesa dal
matroneo e s'accosta
all'altare)
EUDOSSIA
No, no, non assolverai.
L'Esarca è morto per
opera di strega,
ucciso con l'aiuto del
demonio.
E il misero che nega e
difende non sa:
ei non sad'essere
ammaliato dall'oscena
succuba
e fatto schiavo nella
volontà.
Ma io, che vidi,
accuso e testimonio e
provo:
quale voce ebbe sua
madre?
Chi diede asilo ad
Agnese di Cervia?
Che gridò Agnese di
Cervia dal rogo?
Io lo dico, una due, tre
volte dico
su questo legno santo, e
se mentisco
il vero Iddio mi fulmini
ora,
a pie' dell'altare:
Strega, figlia di
strega!
PRIMO SEMICORO
Difenditi! vaneggia per
lo schianto
del figlio suo
ch’èmorto!
Perchè non parli? Il tuo
cuore s'èfranto?
Impetrato è il tuo
volto?
SECONDO SEMICORO
(turbato da religioso
orrore, scostandosi
lentamente)
Occhio sbarrato, ciglio
senza pianto,
rigido viso smorto!
Gesù! Gesù!
Il nemico è d'accanto
nel maleficio assorto!
Segno di croce, ad ogni
incanto
scudo e conforto solo...
CORO
Padre, Figliuolo,
Spirito Santo.
DONELLO
(smarrito,
allontanandosi
inconsapevolmente anche
lui)
No, non è vero! Di che
non è vero!
PRIMO CORO
Contr’a mala fattura…
SECONDO SEMICORO
Solo in te spero…
CORO
Padre, Figliuolo,
Spirito Santo
SILVANA
Donello!
DONELLO
(perdutamente)
Giura sulla croce di Dio
che mio padre... che
io...
SILVANA
(affranta)
Tu credi? Anche tu
credi?
e t'allontani... e
m'abbandoni...
(Due diaconi hanno
posato d'innanzi al
Vescovo la teca
con le reliquie sante:
s'inginocchiano e
chinano il capo
reggendo la teca
all'altezza delle loro
fronti. Anche Silvana
è in ginocchio, ed ora
ripete affannosamente, a
voce
bassissima la formula
del giuramento di
purgazione che
il Vescovo le
suggerisce. La folla
cade in ginocchio)
IL VESCOVO
Su le reliquie sante...
SILVANA
Su le reliquie sante...
IL VESCOVO
Su la croceraggiante…
SILVANA
Su la croce raggiante...
IL VESCOVO
Perla salute dell'anima
mia...
SILVANA
(sempre più debolmente)
Perla salute dell'anima
mia...
IL VESCOVO
Giuro... giuro...
giuro...
(Silvana lentamente si
abbandona
silenziosamente:
il viso disfatto tocca
le ginocchia. Il Vescovo
indietreggia
levando la mano in gesto
di anatema. La folla
balza in pie
diurlando)
CORO
Ha confessato! Confessa!
Non nega più!
Giustizia di Dio!
Strega!
(Cieca d'orrore la folla
si allontana dalla
reproba. Il
Vescovo maledicente, i
due diaconi che portano
viagelosamente la teca
delle reliquie, la folla
fuggente, e
Silvana ripiegata sopra
se stessa, affranta
sola)

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ACTO PRIMERO (Una villa del Exarca Basilio, entre la costa y el espeso pinar. La anciana madre del Exarca, la patricia Eudoxia, está sentada vigilando el trabajo de las sirvientas; a su lado, agachada y atenta a la costura, está la patricia Silvana, segunda esposa del Exarca. Al otro lado, pero más cerca, está Zoe; Mónica, Ágata, Sabina Lucilla y otras damas)
CORO DE MUJERES (trabajando agachadas, a boca cerrada) Mm…
EUDOXIA ¡En el nombre de Dios, Mónica! ¿Estás embrujada? ¿O pensando en los ángeles?
(a Silvana) ¿Ves cómo es necesario estar siempre vigilando? Tú no estás acostumbrada.
CORO Mm…
EUDOXIA Aquella que está en paz con Jesús decía: si telas de tacto áspero no hacen bellos vestidos, así las manos de sirvienta, si el ama no espolea, no hacen corona.
CORO Mm…
EUDOXIA Y también decía: punto perdido ya no se recupera; mujer que piensa en la aguja no se pincha.
ZOE Era una santa.
EUDOXIA Con tanta nobleza de sangre y tanta riqueza, y sin embargo sabía hacer florecer las maravillas encerradas en el telar. Dedos de oro...
(Silvana se levanta impetuosa, como si su alma quisiera huir de la opresión. Implacable, la suegra dirige la mirada hacia ella y le dice con voz sorda)
EUDOXIA ¿Qué te pasa?
(Pero Silvana ya ha reemprendido el trabajo en silencio) ¿Qué dices, Zoe?
ZOE (balbucea para sí algunas palabras incomprensibles) No lo sé.
EUDOXIA Mejor que entonces no murmures. Trabaja y reza...
(Silencio. Se oye un coro lejano. Eudoxia se levanta y se va lentamente; sale seguida por Silvana y Zoe. Las demás mujeres miran de reojo, tímidas y, de una en una, levantan la cabeza, como liberadas de una pesadilla. Respiran con alegría juvenil)
CORO (fuera de escena) ¡Ah... Ah!
SABINA ¡Cantar!
MÓNICA ¡Sí, es una bella canción!
ÁGATA Ahora podemos…
LUCILLA ¡Reír!..
SABINA ¡Reír!...
MÓNICA, ÁGATA, LUCILLA ¡Reír!...
SABINA Y charlar, después de tanto silencio...
ÁGATA ¡Pues yo no puedo coser si no hablo o canto!
MÓNICA ¿Qué habrá hecho en Bizancio la patricia Eudoxia, en los Crisopili? ¿Era quizá la Gran Domestica de las Silenciarias?
SABINA ¿O sería la abadesa del monasterio de clausura de Metanoia?
ÁGATA ¿Visteis cómo torció los ojos cuando la nuera?...
MÓNICA ¡Ah, no, no! Silvana es muy paciente, muy sumisa y callando se preocupa. Con boca firme, continuamente ella le dice: ¡Recuerda, no eres la señora! ¡Recuerda, no eres digna!...
LUCILLA ¿Pero es cierto que su madre...
ÁGATA Calla. No se sabe.
SABINA Quisiera vivir entre gente joven y divertida. ¡Aquí nadie sonríe nunca!
ÁGATA ¡Vivimos en el señorío de Fredegunda, la cruel reina que mata con la mirada!
MÓNICA ¡Como la bruja que le ha hecho un sortilegio a Cesario de Gallo!
LUCILLA ¿Ha muerto?
MÓNICA Hasta aquí se oían los gritos esta mañana
SABINA Esa vieja del diablo hace daño a cualquiera. Conoce el arte de las imágenes y de cómo hacerlas. Conoce todos los encantamientos... ¡Líbranos!
LUCILLA Cuando la encuentro, me persigno.
ÁGATA Flor amorosa
(Silvana regresa y reemprende el trabajo) estaba la suerte oculta en ti, Boca de Rosa…
CORO ¡Ay! ¡Ay! No, no se limpia esta mano que chorrea sangre. ¡Oh, Rosamunda!
ÁGATA ¡Ay, ay, tan temerosa estaba la suerte oculta en ti, Boca de Rosa…
CORO ¡Ay! ¡Ay! ¡Qué malvada es la ola, qué oscuro y profundo el bosque, ¡oh, Rosamunda!
(Durante el coro, Silvana, que estaba sentada aparte y junto a ella Mónica, se levanta de nuevo ansiosa e impaciente, y da unos pasos hacia el fondo, como buscando aire y luz)
MÓNICA (a Silvana) ¿Todavía estás angustiada? Estás cansada de charlas, ¿no? ¿Quieres que nos callemos? Dilo...
SILVANA No, Mónica, tranquila... La sombra se adueña de mí hasta al aire libre, y el aire me falta también aquí, como una rosa entre enormes muros negros. Me sofoco y reviento. No lo entiendes, pero que nunca te pase. ¡Ah, romper el amargo tormento que me oprime el pecho y me duele! Me sobresalto en la oscuridad y voy a la ventana, ansiosa de aire y sol. ¡Lejos, en no sé qué tierra, en el mar, con el viento! Pero fuera de la cárcel que me encierra, ¡sola! En vano, si este es mi destino, debe mi juventud marchitarse en el jardín cerrado de su desconsolada tristeza. El vuelo de un instante... y después el frío en el corazón, en los huesos, el manto de plomo... ¡No lo entiendes, pero que nunca, nunca te pase!
CORO (interno) ¡A-Ah!
(viene de lejos un ruido salvaje; las mujeres se ponen de pie y van corriendo hacia el fondo)
SILVANA Pero ¿quién grita? ¿Quién grita?
MÓNICA, ÁGATA, CORO ¡La bruja! ¡Cesario ha muerto!
LUCILLA, SABINA, CORO ¡A causa de su maleficio!
MÓNICA, ÁGATA, CORO ¡Pero será el último!
LUCILLA, SABINA, CORO ¡La buscan!
MÓNICA, ÁGATA, CORO ¡Matadla, matadla!
LUCILLA, SABINA, CORO ¡Y su miserable madre la guía!
MÓNICA, ÁGATA, CORO Ya vuelven… ¡Vamos a ver!
LUCILLA, SABINA, CORO ¡Líbranos del mal!
MÓNICA, ÁGATA, CORO Líbranos.
TODAS ¡Señor!
(Las mujeres salen a la calle corriendo. Silvana sola, mirando hacia donde la multitud se va alejando. Se estremece, se cubre los ojos con las palmas y murmura:)
SILVANA ¡Horror!
(De entre los espinos de los setos, herida, sangrando, pálida de terror, la vieja Agnese de Cervia; tiene la mirada perdida y el pelo canoso, erizado)
AGNESE (con un hilo de voz) ¡Silvana!
SILVANA (se vuelve aterrada y lanza un grito) ¿Tú aquí? ¿Qué quieres?
AGNESE ¡Sálvame! ¡Sálvame!
SILVANA ¡Vete, no puedo!
AGNESE No dejarás que me capturen y me atormenten… ¡Sálvame! Tengo tanto terror a las torturas... ¿Qué he hecho? ¿Por qué me dan caza? ¿Por qué? Tengo miedo... No quiero morir...
SILVANA Márchate o grito.
AGNESE Un refugio... ¡Dame solamente un refugio! Aquí no osarán buscarme, nadie lo sabrá... Si me echas, ¡tu madre te maldecirá desde el infierno, para siempre!
SILVANA ¡Que Dios te salve, Agna, yo no puedo!
AGNESE ¿Los oyes? Me buscan perros rabiosos... Que el omnipotente Satanás los fulmine. ¡Sálvame! Piensa en tu madre.
SILVANA Puedes jurar, por la santa fe de Cristo.
AGNESE ¡Ah, sálvame!
SILVANA ¿Juras que no has estado con Satanás?
AGNESE ¿Satanás? ¿Quién sabe? Quién puede decir cuándo es el maligno el que nos tienta, o cuándo es Cristo el que nos guía... También tu madre...
SILVANA (con violencia) ¿Qué dices?
AGNESE No sé, no sé, no hagas caso a mis palabras ciegas... ¡Tengo miedo, tengo tanto miedo! Ten piedad; tal vez un día (Dios te ayude) ¡tú también necesites misericordia! Tengo tanto miedo... ¡Ten piedad!
SILVANA (oyendo voces y pasos que se acercan, con repentina decisión le indica a la vieja la escalera a la derecha) ¡Abajo!... ¡Calla! ¡Rápido, bajo!
(Se persigna; repite el signo sobre la silla en la que la vieja se había sentado, sus labios se mueven en ansiosa plegaria. Y cuando las mujeres, dando la noticia alegremente, entran por la puerta, ella se queda quieta, rígida, absorta)
ÁGATA Patricia, ha regresado de Bizancio el hijo del Exarca.
SABINA Viene tu hijo, el eminentísimo Donello…
MÓNICA ¡Es un bello joven!
ÁGATA ¡Está desmontando del caballo en el patio grande!
MÓNICA ¡Ah!
LUCILLA Y el cortejo y los soldados traen muchos cofres...
MÓNICA ¿Qué será?
SABINA Regalos, seguro...
ÁGATA, LUCILLA Qué será...
MÓNICA, ÁGATA LUCILLA, SABINA ¡Bellos regalos!
CORO ¡Aquí, Patricia, ya viene!
DONELLO (entrando) ¡Señora, recibe mi primer saludo! Eres la esposa de mi padre, a quien venero, y por eso me eres querida: tenme como un hijo obediente.
SILVANA (con dificultad) ¡Bienvenido a esta tu casa!... ¿Cuándo has llegado?
DONELLO Amarramos en Classe, ayer a la tarde. De noche llegué a Rávena ¿Y mi padre? ¿Y la abuela?
SILVANA (rápidamente) ¡Sí, sí, mujeres, buscadla! ¡Decidle que ha regresado su nieto,! ¡Decidle que está aquí!
(Las mujeres obedecen veloces. Donello se gira alrededor. La madrastra es desconocida y hasta hostil, el lugar es un viejo amigo. Poco a poco, el diálogo se llena de una simpatía que se ve más en el tono de la voz que en las palabras)
DONELLO ¡El prado donde jugaba! Tras el seto hay un foso, ¿cierto? Nada ha cambiado... El rosal ha florecido y crecido hasta casi los nidos de golondrinas; ¡manchará todo de rojo en la próxima estación! ¡Y mi bella pérgola! Esa parra produce uva moscatel. ¡Sí, me acuerdo muy bien! Y ahí abajo, el pinar que parece arder en llamas al anochecer y se oscurece hacia el mar. Cada cosa está en mi memoria, y tú también, señora, a quien no he visto antes de hoy, me recuerdas a un rostro conocido, o una voz oída no sé dónde, no sé cuándo...
SILVANA Yo sé cuándo y dónde. Hace muchos años, a primeros de mayo, corrías una carrera con tus pajes por el espeso pinar y el caballo de uno de tus compañeros tropezó con unos troncos y lo tiró...
DONELLO ¡Ah, sí me acuerdo!
SILVANA Lo trajiste en brazos, inconsciente, estaña todo lleno de arañazos...
DONELLO ¡Mauricio!
SILVANA Yo volvía de San Apolinar; te reconocí; te había visto muchas veces pero siempre de lejos.
DONELLO ¡Sí, cierto! Y nos llevaste a una casa, allí cerca… creo que de Agnese de Cervia…
SILVANA (encerrándose en sí, súbitamente) No lo sé... puede ser...
DONELLO Era un nombre al que los niños temíamos, lo recuerdo muy bien. Y aquella jovencita... ¿Eras tú? Aquella que me dijo...
SILVANA (con voz lenta y profunda) No recuerdo más. ¿Quién podría? Es como otra vida. Ahora soy vieja y tú eres mi hijo.
(Eudoxia aparece en el umbral, seguida de toda su corte. Rápidamente viene a abrazar a su joven nieto con ternura maternal)
EUDOXIA ¡Oh, Donello! Donello, la sangre de mi hijo por partida doble. ¡Alabado sea Jesús, alabado! Dios, que ha escuchado mis plegarias, me ha concedido la gracia de que mis pupilas vean tu regreso. ¡Miles de veces sea bendito el nombre de María, que fue tu guía en el largo camino!
DONELLO ¡Gracias a Dios, madre, y a la divina Teotocos!...
EUDOXIA ¡Ah, deja que contemple tu belleza; que me solace con tu bello rostro; que admire tu prestancia bizantina y vea tus fuertes miembros ¡Regalo de Dios, Donello!
DONELLO La Basilisa Irene te saluda y te manda una lámpara de oro y un icono milagroso, no hecho por manos humanas. La lámpara la encenderás en el coro de San Vital, con incienso, pero el santísimo rostro del Pastor quiere que te lo quedes tú.
EUDOXIA ¡Larga vida a la Emperatriz! ¡Fortuna y honor a la Augusta!
(todos se inclinan) ¿Y Bizancio? ¿Bizancio? La ciudad, que llevo en el corazón y no veré más...
DONELLO Quizá este exilio no sea eterno y un día no muy lejano, más bella que en tus sueños y que en el recuerdo de tus ojos, aparecerá la reina del mundo, que se asienta entre el Cuerno de Oro y la muralla de cipreses.
EUDOXIA Bizancio, la ciudad, que llevo en mi corazón y no veré más...
(Primero lejanos, luego cada vez más cerca, se oyen los gritos de la turba enfervorecida)
LA TURBA (fuera de escena) ¡Adelante!... ¡No está! ¡Vamos, vamos! ¡Cazad a la bruja!
(Todos se vuelven hacia el pinar de donde vienen los gritos. Aparecen algunos perseguidores buscando) ¡La bruja! ¡Por aquí! ¡Muera, muera! ¡Adelante! ¡Buscad en cada cueva, en cada foso! ¡En cada cueva, en cada foso! ¡Muera!
(Un hombre, al llegar junto al seto, da un grito de triunfo)
UNA VOZ ¡Un rastro! En los espinos hay un girón de vestido!...
(Clamor salvaje. Llegan todos junto con los soldados que avanzan para impedir el paso a la turba)
LA TURBA ¡Ah! ¡Mira! ¡Aquí! ¡Mira! ¡En el matorral! ¡Seguro ha pasado por aquí! ¡Por este cruce ha pasado la maldita! ¿Veis el rastro? Ahora sí… Esta es la casa del Exarca... ¿Quién se atreve a entrar?
El EXORCISTA ¡Yo!
LA TURBA (interno) ¡Todos!
(Aparece el exorcista León)
El EXORCISTA ¡Patricia Eudoxia, soy yo, el exorcista de Santa Anastasia! La justicia eclesiástica y popular busca a Agnese de Cervia. Fue vista aquí cerca. Déjanos entrar.
EUDOXIA León, este umbral es sagrado, bien lo sabes tú. Pero entrad, si se encuentra aquí entonces será una prueba de que la guió el demonio.
(La turba no espera a las últimas palabras de la Patricia para invadir todo el lugar. Se oye un grito agudísimo procedente del refugio de Agnese. Al final de la escalera aparece la vieja empujada por dos hombres. La turba, por instinto, retrocede unos pasos, mientras los dos hombres llevan a la presa, que grita y se retuerce. Está herida y pálida, terrible como una bestia atrapada en el lazo. Tiene los blancos mechones de pelo perecen serpientes retorcidas)
AGNESE (en tierra, alzando las manos hacia Eudoxia) ¡Ah, sálvame! ¡Soy inocente como Cristo!... Quise escapar porque tengo miedo… ¡Soy vieja! ¡Ah, sálvame! Ah, Patricia, no quiero morir! ¡Dejadme! ¡Diré todo! ¡Confieso! ¡Pero tortura, no! ¡Malditas seas, Eudoxia, y tu hijo, y el hijito de tu hijo! ¡Perros! ¡A todos os destrozará la zarpa del demonio!
(a Silvana) Y tú también estarás mañana como yo... ¡Veo tus ojos! ¡Te espera mi misma suerte! ¡Y serás maldecida!
LA TURBA ¡A la hoguera!
LA MADRE ¡Has matado a mi hijo!
LA TURBA ¡A la hoguera, al fuego! ¡No sorberás más sangre de niños! ¡No usarás más imágenes de cera! ¡Gusano! ¡A la tumba! ¡Súcuba! ¡Bruja! ¡Sirena!
LA MADRE ¡Hijo mío!
LA TURBA ¡Paso a los clérigos! ¡Dejad paso! ¡Viene el diácono y la cruz!
UNA VOZ ¡Humillad vuestra cabeza ante Dios!
LA TURBA (arrodillándose) Conmigo sea la cruz del señor. Doblamos las rodillas.
EL CLERO ¡Emmanuel, líbranos del mal, líbranos de los ataques del demonio!
CORO (se levanta) ¡Es bruja! ¡Muera! ¡Arda! ¡Gello! ¡Gello! ¡Empusa! ¡Maga! ¡Empusa! ¡Sortílega! ¡Compañera del demonio!
UNA VOZ ¡Que la juzgue el Obispo!
CORO ¡Está juzgada! ¡Ha juzgado el pueblo!
AGNESE (arrastrada, da un grito altísimo) ¡Ah!
EUDOXIA ¡Y sea así también para quien le abrió las puertas!
CORO ¡Muera!
SILVANA ¡No! ¡Que no escuche ese grito en mi interior hasta la hora de la muerte!
CORO ¡Muera! ¡Emmanuel! ¡Encended la hoguera que purifica los malos espíritus! ¡Oh Dios, ven en mi ayuda! ¡Señor, ven rápido a ayudarme! ¡Oh Dios, ven en mi ayuda! Se renueva en el fuego el sacrificio. Sea bendita, la tremenda prueba que reconcilia al pecador con Dios. ¡Muera! ¡Bruja! ¡Lamia! ¡Maga! ¡Emmanuel!
EL CLERO Dios sea con nosotros. La cruz es mi vida. La cruz negra de la muerte será tu enemiga.
CORO ¡Tiene la pupila doble! ¡Maga! ¡Bruja! ¡Por su magia ha muerto Cesario! ¡Gello! ¡Arda! ¡Muera! ¡Emmanuel! ¡Ah!
(El pinar enrojece al anochecer y parece estar en llamas) ACTO SECONDO (Atardecer al comienzo del acto; noche al final. La escena está compuesta para simular que la acción tenga luagr sucesivamente en varios lugares del palacio de Teodorico en Rávena. A la izquierda, la logia que existe en el mosaico del “Palatium” de San Apolinar Nuevo. A la derecha, algo parecido a una cripta. Sobre una mesa de mármol, dos candelabros de bronce. En la parte central, en cambio, la fantasía bizantina da lugar a profusos colores. Cortinas entre las columnas. Donello charla con las jóvenes sirvientas)
LUCILLA, CORO DE MUJERES ¡Escuchad!
ÁGATA, CORO ¡Escuchemos!
LUCILLA, CORO ¡Oh, bella!
SABINA, CORO ¡Callaos! TODOS ¡Oh, bella! ¡Oh, nueva!
ÁGATA, CORO ¿Y cuál es esa prueba?
LUCILLA, SABINA, CORO ¿Cuál es?
DONELLO Pasará inmune ante el sagrado simulacro toda aquella doncella que sea honesta; pero si la mujer es impura ¡oh, prodigio! una ráfaga de viento desgarrará su ropa dejándola completamente desnuda...
ÁGATA, LUCILLA, SABINA, CORO ¡No! ¡Pobre! ¡Lejos, fuera del ídolo villano!
DONELLO Dione, de mármol rosa, resplandece en el Cuerno de Oro; defensa de la dudosa virtud del magnífico tesoro.
ÁGATA, LUCILLA, SABINA, CORO ¡Falsa diosa, que es enemiga de la belleza! ¡Abajo Dione! ¡Que se quiebre el mármol! ¡Muele! ¡Despedaza!
DONELLO Y Teófano, el día en que una turba furiosa le sale al paso y lo obliga a huir por otro camino, pasa desapercibido. Aquí, el viento aquilón, se lleva volando diademas, túnicas y toda gracia...
ÁGATA, CORO ¡Oh, Teófano, destruyamos al gran mago que te hace tan cruel guerra!
LUCILLA, SABINA, CORO ¡Dulce amante, destruyamos al gran mago que te hace tan cruel guerra!
DONELLO Entonces estoy seguro de que saldréis airosas de la prueba, puesto que sois puras y candorosas. ÁGATA, LUCILLA, SABINA, CORO ¡Cierto!
DONELLO Y solo como amuleto lleváis el hilo y la aguja. ÁGATA, LUCILLA, SABINA, CORO ¡Oh, no! ¡No! ÁGATA, SABINA, CORO ¡Mal confías!
LUCILLA, CORO ¿Quieres la prueba? ¡Pobre de ti!
ÁGATA, SABINA, CORO ¿Nos desafías? Pobre de ti…
MÓNICA (que hasta ahora estaba callada y absorta, pregunta con voz dulce, pero algo triste) ¿Cómo se llama esa falsa diosa? ¿Cómo?
DONELLO Afrodita.
MÓNICA Malvado nombre…
DONELLO ¡Oh Mónica! ¿No sabes que era la diosa del amor?
MÓNICA (bajando la cabeza con una pálida sonrisa) ¡Oh, el amor es otra cosa, Donello! Es... es un don, es abandono...
(Mira a Donello con la mirada llena de amor y, de esta forma la ve Silvana, que inquieta y turbada se mueve entre las columnas. Un grito imperioso y airado se escapa del alma atormentada de la patricia)
SILVANA ¡Mónica!
(Mónica, que perece despertar, baja los peldaños y se acerca a Silvana) ¿Qué quieres?
MÓNICA ¡Me has llamado, patricia!
SILVANA No, nada. (Mónica retrocede un paso, como para marcharse, pero la inquietud la retiene) No. (tumultuosamente) Ya lo sabes. De todas las criadas eres la más querida por mi corazón. Y te pierdes. No quiero, ¿me entiendes? Mírame a la cara. Eres bella.
(luego con ambigua dulzura) Quiero salvarte del zarzal ardiente antes de que te quemes.
(Carcajadas desde la logia: las mujeres se van fuera, seguidas por Donello) El sueño que te enamora es frágil sombra. No te ama. Tú eres un súbito deseo, la alegría de un momento; la fresca ramita que se arranca del seto florido y simplemente se deja caer porque se ha encontrado otra más bella. Escóndete; si sigues aquí, estás perdida... ¿Te sorprende que tu interior vea así de claro? ¿Es cierto? Di, ¿por qué callas? Tienes los ojos húmedos de lágrimas, pero las que beberás mañana te sabrán a sal amarga.
(con maldad) ¿Tan dulces son sus besos?
MÓNICA (casi sin voz) ¡Mucho, mucho!
SILVANA (con imprevisto ímpetu) ¡Ah, descarada! ¡Confiesa tu vergüenza!
MÓNICA ¡Perdón!
SILVANA (fría) En el convento del Salvador.
MÓNICA ¡Piedad! Si no puedo verle, moriré...
SILVANA No se muere.
MÓNICA Soy culpable, sí. lo soy... Pero tú, que conoces el exilio de la luz y del aire; tú, que en la sombra enjuagas tu alma solitaria. Tú, que eres joven, perdona mi error. Por todas mis lágrimas, tú, que sufres, ¡sé buena! ¡Ah! Si es sólo un fugaz sueño que me ilusiona, ¿qué importa? ¡Vivir un momento, vivir! ¡Vivir! Mañana estaré muerta.
SILVANA Morirías en pecado mortal.
MÓNICA Piedad…
SILVANA ¿Y no sientes vergüenza ni rubor?
MÓNICA Solo me hice mal a mí misma…
SILVANA En el convento del salvador.
MÓNICA ¡Piedad!
(Imperiosa, Silvana extiende el brazo, y la otra, con la cabeza agachada y llorando, sube los escalones y se va. Se abre la cortina central y aparece el Exarca que, de pronto se vuelve a quienes ha dejado atrás, y que , sumisos,se inclinan y se marchan. Tras el Exarca caminan Donello, el Obispo, el Prefecto, un consejero y algunos otros. Silvana ha seguido lentamente a Mónica hasta el final de la logia, y ahora se detiene junto al umbral, a la izquierda, en el lugar por el que la sirvienta se marchó. En el vano del luminoso parteluz, el perfil de Silvana permanece inmóvil y oscuro)
BASILIO ¡Y decidle al Papa que no se olvide de sujetarse a Bizancio, y que soy capaz, como Heraclio, de saquear San Juan de Letrán.
(da un paso; luego, volviéndose de nuevo) ¡Que se acuerde del Papa Martín! ¡Oh, Donello, se te acabó el estar ocioso entre los muros de Rávena! ¡Suministra armas y arneses! Cabalgaremos hacia el sur, a través de los Apeninos. Iremos a enseñar a este nestoriano la regla ortodoxa. Tiempos duros. Pero Cristo vence. ¡Obispo! Que San Juan me perdone la amenaza, que cumpliré. Deseo dormir esta noche y las próximas siete con mi cilicio sobre la tierra desnuda. ¿Qué opinas?
EL OBISPO Que te vaya bien, patricio.
BASILIO Tiempos duros. Pero Cristo vence.
(ve a Silvana que baja de la logia) ¡Ven, esposa, ven! Que tu bello rostro nos recuerde a nosotros, tristes ascetas, que el Señor también nos dio la sonrisa.
(Los acompañantes del Exarca se inclinan ante la patricia y se alejan)
SILVANA No; tú, Donello, quédate.
(Se dirige al Exarca, señalando a Donello, el único que se ha quedado en el aula) Quiero que tu hijo cuente todo lo que se dijo esta tarde en la ejecución de Agnese de Cervia. Ordénale que hable: estaba presente. Quiero saberlo todo.
BASILIO ¿Qué quieres decir? ¿Qué ocurrió?
DONELLO Nada, tan sólo gritos... Ya se ha hecho justicia.
BASILIO ¿Qué gritos?
DONELLO Se escuchaba mal. ¿Qué importa? Hablaba el terror por ella. El alma estaba ya muerta pero la boca chillaba.
SILVANA ¿Mi nombre?
BASILIO ¡Te ordeno que hables!
DONELLO Sí, gritaba tu nombre. Decía que tú querías salvarla porque tu madre también practicaba la magia, y que habías embrujado al Exarca con tus tramas... Las letanías ahogaron la voz de esa infame. SILVANA ¡Mi madre! BASILIO (a Donello) ¡Tú, llama al Prefecto! El primero que en Rávena ose repetir la sucia mentira de esa bruja, le será cortada la lengua. ¡Sin dudar! He hablado.
(Una sirvienta viene, enciende los candelabros y sale en silencio. Silvana y el Exarca quedan solos)
SILVANA Entonces ¿es cierto?
BASILIO Sí, es cierto.
SILVANA ¿Y tú lo sabías?
BASILIO Un misterioso poder ardía en sus ojos de diamante. Su voz, era gélida como un cuchillo. Yo soy la prueba de su extraño hechizo. ¿Por qué dirigí el paso hacia una casa tan oscura? ¿Quién me llamaba? ¿Por qué me era imperioso obedecer a esa tácita orden, como si una férrea mano me llevase, como si un estoque me punzara el riñón? Ella me sonrió enigmática y dijo: Te esperaba. Conozco tu destino. Y entonces te vi por primera vez, Silvana, y fui tu prisionero. Tal vez sea esto el amor, un dios desconocido, al que no temía. Mi boda fue un rito sin alegría, entre guerra y guerra, siempre en un campamento, armado, por la gloria de Cristo y del Imperio. Mi cilicio ceñía mis lomos de castidad, por el reino de los cielos; pero tú, Silvana, eras el amor, un rayo de luz en la oscuridad. Sin ocultarlo, tu madre me contó sus magias. Había hecho una imagen mía, atándome a su poder; y la habría defendido. ¡Era cierto! ¡Era verdad! Así el Exarca, el siervo del Señor, salvó a la hechicera de la justa pena, que le abría el Purgatorio. Que Cristo me perdone si su miserable alma está presa del fuego eterno por mi culpa. Y así, sin esperanza, ¡ruego todos los días por su paz!
SILVANA ¡Ah! ¡Horror! ¡De ti! ¡De mí! ¡Horror que ciñe mi frente, que aprieta mi árido corazón! ¡Mi madre! ¿Y este, madre, era el secreto de tu mirada inquieta, de tu triste semblante? ¿Esto apretaba tu amarga boca? ¡Oh, cuán amargo es el llanto eterno!
BASILIO Tranquilízate, querida, no preguntes, no pienses… es en vano.
SILVANA Y un grito inhumano reaviva tu pena. ¡Oh, mísera madre!
BASILIO ¡No, no debes llorar; sé fuerte!
SILVANA ¡Y dentro de mí fluye un llanto sin lágrimas! ¡Horror! ¡Horror! Yo soy tu hija, ves, y no tengo ni el alivio de una sola lágrima. ¡Ah, si pudiera llorar!
BASILIO No, tú no debes llorar: sé fuerte. Las puertas del oscuro pasado están cerradas.
SILVANA ¡Ella hacía conjuros! Admirable...
(con otra voz) Y en ti nació un gran amor, tan grande, que no podías vivir sin mí...
BASILIO (con tierna dulzura) ¿Te acuerdas, Silvana?
SILVANA ¡Terrible poder! ¿Y crees que se podrá heredar por sangre?
BASILIO ¿A qué te refieres?
SILVANA Quizá la llama que arde con fuerza dentro de mí, tal vez es la de la sangre materna...
BASILIO (como enojado) ¡Silvana!
SILVANA (hablando siempre para sí) Quizá esto arroje un poco de luz en la gran oscuridad que rodea mi alma...
BASILIO Tu alma, Silvana, es recta, es inmune, lo sé. No te turbes: reza y espera.
(aparecen dos lacayos que esperan inmóviles entre las columnas centrales) No te quedes aquí sola. Haz que vengan las mujeres.
SILVANA Sí.
BASILIO ¡Que Cristo te guarde!
SILVANA Sea.
(El Exarca sale, seguido por los lacayos. Silvana queda sola con su indomable tormento. Cada acto, cada paso revela su ansia y su pena. Está junto al arco de la cámara en la que, sobre la mesa, arden dos candelabros. Todo lo demás está oscuro. La luz móvil de las velas parpadea. En el rostro de la mujer se lee lo que trama su encendida mente. Como si la luz le ofendiera, o quizá porque cree ver mejor a oscuras, lentamente apaga las velas de uno de los candelabros, luego las del otro, excepto una que distraídamente se ha quedado encendida. Se cubre las mejillas con las palmas y sus ojos brillan muy vivos, como estrellas rojizas) ¡Conjurar! (Está como de piedra. Sus labios apenas se mueven) Mi madre podía hacerlo... (La voz parece morir) Y venían a ella... (sin voz, mueve los labios con un nombre, como para probar su poder) Quizá… ¡Donello!
(luego repite en bajo, estática) ¡Donello! (Grito sofocado de terror y de alegría) ¡Ah! ¡Puedo! ¡Puedo! (Donello aparece desde el fondo oscuro de la habitación. La invocadora no si gira, no lo ve, pero siente su presencia: se estremece antes de que los brazos del joven la toquen. Se besan en la boca, ebrios de perdición) ¡Donello!
DONELLO ¡Silvana! ACTO TERCERO (Arco triunfal de basílica bizantina. Tras él está la habitación de Donello. Está a punto de amanecer. Silvana está sentada en el borde de la cama. Donello apoya la cabeza en su regazo)
SILVANA Yo vuelto a nacer esta noche. En el momento prodigioso en el que tú, amor mío, me has besado no recuerdo nada de todo aquello que pasó antes.
DONELLO Renovada como la aurora de cada nuevo día, ante mi mirada renaces en el fuego en el que yo ardo.
SILVANA Sí, tú me has despertado del sueño donde dormía mi juventud ardiente. Por fin ha llegado y florecido la primavera. ¡Brilla de nuevo el sol radiante! ¡Mayo se viste de rosas! ¡Y mi alma canta el himno a la dulzura de la vida!
DONELLO ¡Oh, extraña maga! ¿Qué me ocurre? ¿Qué sutil poción me has servido? Tú eres fuente perenne de deseo. Yo bebo insaciable en la dulzura de tu boca; y cada nervio se dispara y mi ardiente sangre te invoca. ¡Oh, siempre nueva! ¡Oh, siempre bella, y renovad! ¡Dame tus labios de nuevo!
(un largo beso)
SILVANA ¡Ah, toda mi vida se vierte en ti! Mira, estoy vacía... estoy como inmersa en la delicia… Me siento flotar sobre tu corazón....
DONELLO (de pronto, desencantado) ¡Calla! No te muevas: muerta. Para que yo crea cerrada para siempre esta boca a mis besos; para que yo vea apagada en tus pupilas la oscura magia que me tiene prisionero; para que me sienta libre... ¡Oh, rebelión del corazón turbio y vil! ¡Ansia de huir lejos de ti, que eres molestia y vergüenza! ¡No respires: quiero verte muerta! ¡Ay de mí! Qué frágil es tu cuello palpitante...
SILVANA Dulce es la muerte cuando las venas aún palpitan de placer... Haz que muera mientras me rodeas con tus fuertes brazos y mi garganta presionas con tu apasionado rostro... Sentirás lo más profundo mi ser fluir hacia ti... ¡Así quiero morir! No hay más, no hay nada más en el mundo...
DONELLO (nuevamente perdido) Quizá no haya nada más, quizá todo el mundo cabe aquí, en el círculo amoroso donde mi mal escondo... Mi alma perdida en el deseo eterno...
SILVANA ¡Sólo nosotros dos, vida mía! ¡Sólo nosotros dos, tú y yo! ¡Ah, la envidiosa aurora no lo permitirá!
DONELLO ¡Oh sol, no te alces aún! ¡Amor, no te vayas todavía!
SILVANA ¡Oh sol, no te alces aún!
ÁGATA
(que vigilaba al otro lado de la puerta, anuncia) ¡La patricia Eudoxia!
(los amantes se separan rápidamente)
DONELLO ¿Tú, abuela?
EUDOXIA Yo.
(cada palabra suya es dura y ambigua) ¡Apaga esos candelabros, pues ya casi es e día! Los viejos tenemos el sueño ligero y breve. Hace ya varios meses que no duermo, porque el sueño ha muerto antes que yo.
(a Silvana) No, eso que piensas, no.
SILVANA Patricia, mi pensamiento es mío. Es lo único que no me han arrebatado en este triste palacio.
EUDOXIA Mal. A veces, un pensamiento puede matar.
SILVANA ¡Oh! ¡El tuyo, si pudieras! Hace ya mucho tiempo que me habría llegado la hora.
EUDOXIA Será cuando Dios quiera...
DONELLO ¡Oh abuela, abuela, tú siempre en guardia! Siempre cortante y punzante, Cuando te dirijas a esta mujer...
(la mirada severa de Eudoxia lo interrumpe) cuida tu cortesía, abuela.
EUDOXIA Creo que tu conciencia te remuerde. Mira, Donello, te quiero mucho, y aún más quiero a tu padre... No quiero que le causes dolor... porque si Dios me tiene viva y vigilante a esta edad, no será sin razón... ¿No ha venido tu padre aún? Seguro que no tardará.
(Silvana recoge su manto, se gira y va hacia la puerta. Áspera e imperiosa, Eudoxia la detiene) ¿Por qué huyes? ¡Quédate!... Ahora estás aquí, conmigo. (sigue con dura mirada a la mujer hasta que ella se detiene, luego habla a Donello, y en su voz de mando hay una sombra de súplica) Obedecerás, Donello, sus órdenes con rostro alegre… Míralo a los ojos. Está muy viejo, más viejo que yo. Su duro corazón está muy cansado...
(como explotando) ¿Quién quiere, quién quiere su muerte y la división?
(vuelve a controlarse) Yo vigilo para que el mal no le llegue, ese mal que el señor Dios no quiso que yo cortara de raíz. Hágase siempre su voluntad. Tú también amas a tu padre, Donello, ámalo mucho pues es digno de gran amor. No... no digas nada... Aquí llega el Exarca.
(Entra Basilio, con paso cansado y aspecto enfermo. El hombre que poco antes estaba en su robusta madurez, ahora aparece prematuramente envejecido)
BASILIO ¡Buenos días, hijito! Mejores para ti que para mí.
(se dirige a su madre) ¿Se lo has dicho?
EUDOXIA No. Y quiero también que su mujer lo sepa por ti.
DONELLO ¿El qué?
BASILIO La Basilisa Irene te llama a Bizancio.
(Silvana parpadea dolida; lanza a la vieja una mirada llena de odio y luego mira a Donello. Ella permanece inmóvil, toda absorta en una desesperada voluntad de dominio)
DONELLO ¿A Bizancio?
BASILIO Un mensaje suyo...
DONELLO Y tú... quedarás solo...
BASILIO Palabras de mujer, no de hombre. Posiblemente no has de volver a verme vivo. Si éste es mi destino, el tuyo es buscar fortuna en un puerto más glorioso. Nosotros nos quedaremos aquí, en mortal espera, entre bárbaros y pantanos, mirando el mar que se escapa.
DONELLO (dominado todavía por la mirada insostenible) ¡No hablabas ayer de las amenazas del duque de Spoleto? ¿Ves? Es mejor que me quede a tu lado.
BASILIO (penosamente) No importa. Si las fuerzas me sostienen me bastaré solo… en esta tumba de oro. Tú debes seguir a tu estrella.
DONELLO (con súbito deseo de liberación) ¿Esto deseas? ¿Esto ordenas? Bien. Te obedezco. Quizá es designio de Dios que me escape, para arrebatarme a la muerte, para encontrarme con mi triste alma y renovarla, si aún queda tiempo.
(sombrío, como perseguido, huye. Eudoxia, que está junto a la puerta, hace un gesto como para detenerlo, luego sale tras él, ligera como una sombra. Silvana ha seguido a ambos con una terrible mirada; se pasa una mano por la mejilla y la boca como si se ajustara una máscara en la cara y, lentamente, se acerca al Exarca, que está con los codos apoyados en el respaldo del escritorio y la frente entre las manos)
SILVANA (con dulzura) ¿Sufres?
BASILIO Un poco.
SILVANA No quiero que se marche Donello...
BASILIO ¿También te desagrada a ti?
SILVANA Sí, mucho...
BASILIO Pero es necesario...
SILVANA ¿Y si te lo suplico? Si me he ganado algo de tu favor, Basilio, escúchame esta vez...
BASILIO Es algo muy penoso para mí, pero es necesario.
SILVANA (ronca, exasperada) No. Tu madre lo quiere: es todo obra suya….
BASILIO Tú siempre ves en todos lados su mano… No… Es necesario. Ahora sólo me quedas tú como consuelo. Seamos como la dulce Sulamita y el viejo David...
(Dice las últimas palabras con una pálida sonrisa. Le coge la mano, y ella se retrae de inmediato, con invencible rechazo)
SILVANA ¡No me toques!
(ciega de odio, con voz primero sofocada y luego áspera y metálica. El propio sonido de sus palabras la exalta y la arrastra no sabe a dónde) ¿Yo tu consuelo? ¡Tú que me has robado mi juventud, y la alegría de vivir! ¡Comprada como esclava, cubierta de joyas y oro para tu placer! ¡Tú, que me encerraste, aun adolescente, entre estos tétricos muros, donde merodea la sombra del loco que me aterra con su malvada risa!... ¡Tú, que me separaste del bello sol, de mi tierra, de mi mar, y hasta del aire! Di, ¿te diste cuenta de que ardía de pasión? ¡Y yo moría así, en el desesperado deseo de amar! No, marchitarme, secarme en la sombra… ¡Ah, cuántas veces te he deseado muerto cuando venías a mí o cuando te ibas! ¡Cómo me has quitado todo lo que yo amaba! Pero ahora, en mí nace un amor invencible junto a él…
(Basilio, abrumado por la inesperada tormenta de odio, ha escuchado con creciente ahogo. Ahora se pone en pie, apretando con la mano derecha el respaldo del escritorio) Sí, tu hijo, ¡tu hijo! ¡Ahora lo sabes!
(Basilio se lleva la mano izquierda el pecho y cae sentado pesadamente. Sus ojos perdidos miran a la loca: lentamente el cuerpo se dobla hacia adelante, luego se desploma, inerte. Silvana no se da cuenta de inmediato, y mira enloquecida los ojos vítreos del Exarca muerto. Con dudas, quiere gritar, pero el terror le cierra la garganta. Finalmente grita) ¡Ayuda! (Acude Eudoxia y, tras ella, algunos cortesanos)
EUDOXIA (terrible) ¡Tú! ¡Tú le has matado! ¡Bruja!
(Rápidamente desciende el gran telón entre el arco y la escena. Por dos pasajes abiertos en el arco del triunfo irrumpe gente de la corte y del pueblo, e invaden, hasta el proscenio, todo el espacio limitado por el telón, que parece casi una gran puerta de templo, llena de adornos)
LA MULTITUD (tumultuosamente) -¡El Exarca! -¡Venid, venid! -¡Rápido, rápido! -¡La patricia Silvana! -¡No, es la griega que grita y acusa! -¡Porque es de nuestra tierra! -¡Odio griego! -¡Jura sobre el relicario de San Vital! -¿Viviremos siempre en el temor de las brujas? -¡Sospechosa de hechicería! -¡Purifícate! -¡Hágase el juramento de purgación! -¡Al tribunal santo!
(Sobre el tumulto de la multitud prevalece el canto de los clérigos, desde la iglesia. El telón se abre por el centro, como si fuera una puerta que se abre, y la multitud parece entrar en la iglesia, descubriendo sus cabezas y persignándose. Es el interior de la basílica de San Vital, llena ya por los sacerdotes, presbíteros, exorcistas, lectores y cantores. La cátedra de marfil del arzobispo está todavía vacía. En lo alto, en el matroneo, entra la patricia Eudoxia con las mujeres de la corte; abajo, detrás de la cátedra, está sentado Donello, con los codos apoyados a ambos extremos del respaldo, y la frente entre las manos abiertas)
EL CLERO ¡Gloria y alabanza a ti, Cristo todopoderoso! ¡Hijo de Dios! Tú, que exaltas la fe de los cristianos. Hijo de Dios, ¡gobierna con el Emperador! ¡Hijo de Dios, aumenta el poder de los romanos!
(al entrar el obispo todos cantan el himno obligatorio)
CLERO, PUEBLO ¿Quién es tan grande como nuestro Dios? ¿Quién es tan fuerte como Él, que efectúa milagros? ¿Como el Dios que triunfa sobre la muerte? ¿Como el Dios que ama a los hombres?
EL OBISPO Tú eres Dios porque efectúas milagros.
CLERO, PUEBLO ¡Gloria a Ti, Santo Cristo!
EL OBISPO Tú eres Dios porque eres misericordioso.
CLERO, PUEBLO ¡Gloria a Ti, Santo Cristo!
EL OBISPO Y porque amas a los hombres.
CLERO, PUEBLO ¡Larga vída al muy pío Obispo, igual a los apóstoles! ¡Larga vida!
(Entra Silvana y se arrodilla ante la cátedra)
EL OBISPO Mujer, conoces la acusación. Dios hará que la inocencia resplandezca. Si has pecado, confiesa y la Misericordia te absolverá. Si perjuras ante el pueblo, teme a su infalible y tremenda justicia!
SILVANA Yo no he matado. Dios me ve. Niego.
EL OBISPO ¿No invocaste al espíritu del mal para trabajos y obras de encantamiento?
SILVANA No lo hice. Dios lo sabe. Niego.
EL OBISPO ¿No has, con arte de magia, ligado a tu hijastro a ti, mediante el pecado?
SILVANA No por magia, sino por impulso de amor, por impulso de vida, que es más fuerte que cualquier hechizo malvado. He pecado contra mi esposo y señor: He pecado en ardor, y Dios me castigará, ¡pero por amor! Donello, alma mía, tú que lo sabes, ¿por qué callas? La poción y la magia eran mis besos. ¡El misterioso rayo que encendía tu corazón el mensajero aéreo, era un grito de amor! Donello, alma mía, tú que lo sabes, ¿por qué callas?
PUEBLO ¡Ay, pecado de amor! ¡Ay, cuanta pena inspiras en nuestro corazón! ¡Ay, pecado de amor! ¡Ay, doloroso amor, cuán llena está el alma de suspiros! ¡Ay, cuán llena está el alma de suspiros, ay!
DONELLO (adelantándose) ¡Obispo, absuélvela: su pecado es mío! ¡Que el castigo de Dios caiga sobre mí! ¡Ordena sobre mí el mayor castigo! A muerte, al triste exilio, con saco y no con espada, yo, yo, malvado hijo, iré donde tú quieras que vaya, cumpliré cualquier obra en penitencia hasta que la sombra de la ofensa se aplaque. Pero a esta pecadora, que no ha asesinado a nadie, Cristo la juzgará.
EL PUEBLO ¡Ay, que piedad la suya! ¡Ay, ciega vida, contaminado amor! ¡Dios tocará el alma aturdida, pero tú, pastor, absuélvelos!
(Eudoxia baja del matroneo y se sitúa junto al altar)
EUDOXIA ¡No, no, no la absolverás! El Exarca ha muerto por obra de esta bruja. Ha sido asesinado con ayuda del demonio. Y el miserable que niega y la defiende no sabe, él no sabe que está embrujado por la obscena súcuba y es esclavo de su voluntad. Pero yo, que lo vi, acuso, testifico y pruebo. ¿Qué fama tenía su madre? ¿Quién dio asilo a Agnese de Cervia? ¿Qué gritó Agnese de Cervia en la hoguera? Yo lo digo, una, dos, tres veces lo digo sobre esta madera santa, y si miento que el Dios verdadero me fulmine ahora, a los pies de este altar: ¡Bruja, hija de bruja!
PRIMER SEMICORO ¡Defiéndete! ¡Desvaría por el dolor de su hijo muerto! ¿Por qué no hablas? ¿Tu corazón se ha quebrado? ¿Impenetrable está tu rostro?
SEGUNDO SEMICORO (turbado por un horror religioso, alejándose lentamente) ¡Ojos perdidos, pestañas sin llanto, rígido y pálido el rostro! ¡Jesús! ¡Jesús! ¡El enemigo está a su lado, absorto en el maleficio! Ante todo hechizo el signo de la cruz es el único escudo y consuelo…
CORO ¡Padre, Hijo, Espíritu Santo!
DONELLO (perdido, alejándose inconscientemente él también) ¡No, no es cierto! ¡Di que no es cierto!
PRIMER CORO ... contra la maldición.
SEGUNDO SEMICORO Solo en Ti espero... CORO ¡Padre, Hijo, Espíritu Santo!
SILVANA ¡Donello!
DONELLO (como soñando) Jura sobre la cruz de Dios que mi padre... que yo...
SILVANA (devastada) ¿Tú lo crees? ¿Tú también lo crees? Y te alejas... y me abandonas...
(Dos diáconos han llevado ante el Obispo el relicario con las reliquias: se arrodillan e inclinan la cabeza. También Silvana está de rodillas y repite afanosamente con voz bajísima, la fórmula del juramento de purgación que le recita el Obispo. La muchedumbre cae de rodillas)
EL OBISPO Sobre las santas reliquias...
SILVANA Sobre las santas reliquias...
EL OBISPO Sobre la radiante cruz...
SILVANA Sobre la radiante cruz...
EL OBISPO Por la salud de mi alma...
SILVANA (cada vez más débil) Por la salud de mi alma...
EL OBISPO Juro... juro... juro...
(Silvana lentamente se abandona en silencio; su rostro desecho toca las rodillas. El Obispo retrocede levantando la mano en gesto de excomunión. La multitud se pone en pie gritando)
CORO ¡Ha confesado! ¡Confiesa! ¡No niega más! ¡Justicia de Dios! ¡Bruja!
(Llena de horror la multitud se aleja de la réproba. El Obispo maldiciendo, dos diáconos que se llevan diligentemente el relicario, la multitud huyendo, y Silvana, doblada sobre sí misma, destrozada y sola)
Traducido y digitalizado por: Natan González 2022
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