CIRO EN BABILONIA

 

 

 

Personajes

 

CIRO

BALDASSARE

AMIRA

ARGENE

ZAMBRI


ARBACE


DANIEL

                        Rey de Persia
                        
                        Rey de Asiria
                      
                       Esposa de Ciro
                   
                  Confidente de Amira
                      
                  Príncipe de Babilonia  
                       
                         Capitán asirio

                            
Profeta

                             Contralto

                                  Tenor


                              Soprano

                     Mezzosoprano
 
                                    Bajo

                                   Tenor


                                   
Bajo


 

 

La acción transcurre en Babilonia, a mediados del siglo VI a.C.

 

 

ATTO  PRIMO



Scena Prima

(Reggia di Baldassare. La scena si rappresenta parte

in Babilonia e parte ne' recinti esteriori della città stessa)

CORO
Di Babilonia i popoli
Cantino questo dì,
In cui de' suoi nemici
Trionfa il Re così.

Qual inatteso fulmine
Giunser le nostre schiere;
E l'armi e le bandiere
Al Perso vil predarono,
Che in faccia a lor fuggì.

ZAMBRI
Sì, de' Persi il vano orgoglio
Nostro brando in campo ha estinto;
Ed a Ciro oppresso e vinto
Figlio e sposa oggi rapì.

CORO
Viva il monarca invitto,
Che dall'eccelso trono
Della vittoria al suono
Trionfa in questo dì.

ZAMBRI
Ma pietà che il Re consiglia
Di salvezza a ognun fa dono
E destina al proprio trono
Chi la destra a Ciro unì.
Plaudite, amici: il lieto giorno è questo,
In cui del Re la gloria
Splende per ogni intorno.
Fino all'età remote
N'andranno i suoi trofei;
Ed i nemici rei
Confusi ed avviliti
Lungi da queste mura
Porteran l'armi di rossor dipinte,
E le falangi debellate e vinte.
Mentre credea de' Persi il Re superbo
Abbatter quest'impero,
Già smarrito ed oppresso
Lascia vittima ei stesso
Del valor nostro il figlio e la consorte,
Cui di grand'alma in pegno
Offre il Re nostro e libertade e regno.

Scena Seconda


(Baldassare con guardie, Amira, Argene e detti)

BALDASSARE
È questi, o Principessa, il pensier mio.
Te, che dovrei di ceppi
Stringer e di catene
Voglio che in dolce imene
Al talamo regal congiunga amore.
E scordando che fosti
Sposa del mio nemico,
Poiché bella ti scorgo e di me degna,
Mostrando ai Persi quanto grande io sono,
T'offro di ferri in vece

il core e il trono.

AMIRA
Grata, signore, al tuo gran cor non posso
Quanto m'offri accettar. La patria, Ciro,
Al mio pensier presenti,
Di figlia e di consorte
Mi richiaman gli affetti;
Né a scorno lor potrei
Tradire i dover miei.
Ché se così ti piace
Cingimi pur di barbare ritorte,
Ch'io di mia trista sorte
Piangendo fra me stessa Soffrirò senza pena
L'orribil prigionia fra queste mura,
E il Cielo incolperò di mia sventura.

BALDASSARE
Dunque potrai sì altera
Sprezzar la mia clemenza?

AMIRA
In te ravviso
Non clemente monarca, ma feroce
Vincitor, che superbo
Della vittoria sua coglie ogni frutto;
Né curando in altrui
I legami d'amor, di patria fede,
Altra gloria non vede,
Che quella di voler quanto gli piace.

BALDASSARE
Frena quel labbro omai femmina audace.
T'arrendi: alfin dipende
Dal mio voler tua sorte;
Potria costarti morte
Un disprezzato amor.

AMIRA
Sprezzo l'offerto soglio,
E l'amor tuo m'irrita:
Perder saprò la vita,
Ma non tradir l'onor.

BALDASSARE
Il tuo rifiuto, ingrata,
D'ira m'accende il petto.

AMIRA
Non sa cangiar d'affetto
Quand'è costante un cor.

BALDASSARE
Trema.

AMIRA
Minacci in vano.

BALDASSARE
Pensa qual son, qual sei.

AMIRA
Tutti gli affetti miei son volti a Ciro ancor.

BALDASSARE
(Fra sè)

Vorrei punir la perfida,
Fiaccar l'orgoglio insano,
Ma frena il cor, la mano
La vaga sua beltà.

AMIRA
(Fra sè)

L'ira, il furor del perfido
Vincermi non sapranno,
Combatton nel tiranno
Amor e crudeltà.

BALDASSARE
Stanco di tue ripulse alfin son io.
Fa' che sul labbro audace
Mai più non oda del nemico il suono.
Se di ragion capace
È quel tuo cor, pensa che in Babilonia
Contro te, mia nemica e schiava mia
Scagliarsi il mio furor ancor potria.
Quivi invano il tuo Ciro
Tenta di penetrar: chiuso ogni passo
Le mura impenetrabili di Belo
Ne guardano l'accesso;
E s'egli osasse ancora
Tentar l'arduo recinto,
Dato sol ti saria vederlo estinto.
Cangia consiglio, Amira: il nuovo giorno
Mia sposa ti rivegga;


(a Zambri ed alle guardie)

E voi frattanto
Il tempio e il gran convito
Ite a dispor dell'imeneo sovrano.

(Parte)

AMIRA
No, non fia mai, te ne lusinghi invano.
Deh! vieni, amata Argene, a questo seno:
In te sola poss'io
Sperar qualche conforto al dolor mio.

ARGENE
Misera Principessa! io pur vorrei,
Né so trarti d'affanno:
Comune a entrambi è la crudel sventura;
Ed io fin da' prim'anni
Al tuo destin unita,
Io, che passai la vita
A te sempre fedel, io tutta sento
La forza del tuo duol; ma la costanza
E la virtude che in tuo cuor risiede
Forse otterrà dal Ciel qualche mercede.

AMIRA
Sì, costante son io: di Ciro sposa,
Sposa a Ciro morrò. Frema il tiranno.
Non sa temer quest'alma;
Ed anche a morte in faccia,
In faccia al Re nemico
Fin ch'io vivo e respiro
Ripeterò che è questo cor di Ciro;
Ma il caro figlio, Argene,
Ricerca per pietà: teco l'adduci
Alle mie stanze, ove t'attendo in breve.
Il suo gentil sembiante, Il piacevol suo dir,

tu ben lo sai, dan tregua ai mali miei.

ARGENE
Tosto il vedrai.


(Parte Amira)

Oh quanto mai compiango
L'infelice suo stato! A che ne giova
Il nascer grandi, se d'ogni altri al paro
Il destino crudel di noi fa gioco?
In questo odiato loco
Trovassi almeno il conosciuto Arbace.
Ei nacque in Persia,

e 'l Thauristano un giorno
Fu patria a entrambi.
Chi sa?... forse potria
In sì dubbioso stato
Qualche aita recarci in tante pene.
Ma alcun s'appressa... è desso... Arbace!...

Scena Terza


(Arbace e detta)

ARBACE
Argene!...
Come tu quivi? In questa reggia forse
Con la sposa di Ciro...

ARGENE
Appunto; oggi dell'armi
Il destino crudel entrambi trasse
Qui prigioniere.

ARBACE
Oh quanto debbo a questa
Sorte per te funesta
S'oggi di rivederti il ben m'è dato!
Forse tra queste mura
A te giovar potrà l'opra d'Arbace,
Se men odioso adesso
Di quel che un dì ti fui
Non sdegna Argene confidarsi in lui.

ARGENE
Ebben: dunque ti mostra
Generoso con noi. Vuol Baldassare
Oggi la man d'Amira o la sua morte:
Fedele ella al consorte
Disprezza l'amor suo, la man ricusa;
In sì crudel periglio
Tu ne presta qual puoi scampo e consiglio.

ARBACE
Basta così. Vanne ad Amira, a lei
Reca per or conforto e dolce speme:
Della porta maggior la guardia il Prence
A me commise... potrò forse... addio...
Periglioso è l'indugio.
Conoscerai tra poco
Quanto per te farò: vedrai che il core
Che io serbo in questo petto
Meritarsi potea più dolce affetto.

(Parte)

ARGENE
La sua pronta franchezza in me ridesta
Qualche lieta speranza...
Ma col figlio si vada
All'amica infelice. Un sì bel core
Accresce in me pietà del suo dolore.

(Parte)

Cambio di scena

 

(Esterno delle mura di Babilonia che si vedono in

qualche distanza. Da un lato porta di Babilonia e

ponte levatoio che mette alla scena. Colline che sono

in vista  della città: il piano presenta un campo, di

cui si vedono i posti avanzati)

 

SCENA QUARTA


(Soldati di Ciro)

CORO
Veh come pallido, D'orror fremente
Mesto e dolente S'avanza il Re!

CIRO
Ciro infelice! ove t'aggiri, e dove
Cerca in vano il tuo cor gli amati oggetti!...
Cruda sorte dell'armi!
Perché morte non darmi
Pria che togliermi il figlio e la consorte?...
Muto deserto è il campo... e l'eco stessa
Sembra commossa al mio dolore...

oh Dio!
Rispondere piangendo al pianto mio...
Ma voi, mura spietate,
Voi chiudeste di me la miglior parte!
Abbatterovvi, il giuro; e questo brando
Sprezzando ogni periglio
Salvar saprà tra poco e sposa e figlio.
Ahi! come il mio dolor,
Come calmar potrò?
Misero, che farò
Senza la sposa?...
Perché, destin crudel,
Tormi il figlio, perché,
Né dar piuttosto a me
Barbara morte?...
Alla vendetta, all'armi
Sdegno m'infiamma e gloria;
Predice a me vittoria
Lo stesso mio dolor.
Brama sangue il core, il brando
Cerca già gli odiati petti...
Ma pensando ai cari oggetti
Torna il core a vacillar.
 
CORO
Bando, o Ciro, ai mesti affetti,
Solo pensa a trionfar.
Allarmi, alla vendetta
Seguendo i passi tuoi,
O tutti morrem noi,
O vincerai, signor.

CIRO
Non più miei fidi: il mio furor non soffre
Indugio alcun. S'apprestino le schiere,
E i duci in questo loco,
Pria che notte s'innoltri, abbiano il campo.
Il nuovo sol ci vegga
Tentar l'assalto alle nemiche mura.
Già coprir la pianura
Di Dario le falangi. Egli s'avanza
Pronto al nostro soccorso, e forse meco
Alla gloria dell'armi unir potrassi,
O seguirà di mie vittorie i passi...


(Cala il ponte levatoio e sorte

Arbace dalla porta della città)


Ma dall'ostil recinto
Qua volger sembra un uom solingo il piede...
Perso rassembra al manto
Ond'ha la faccia involta...
Chi sei? Che chiedi tu?

Scena Quinta


(Arbace, involto in manto alla persiana, e detto)

ARBACE
Ciro, m'ascolta:
Io nacqui in Persia, e giovinetto ancora
Vidi la reggia tua. L'ingrata Argene
Là conobbi ed amai.
Poi col padre n'andai
Tra l'armi assire, e di quel Re possente
Or servo appresso il trono:
Comando a mille fanti, e Arbace sono.
So che 'l destin nemico...
E la tua sposa, e 'l figlio, e de' tuoi molti
Prigionieri condusse in Babilonia;
Argene stessa io vidi, e quell'aspetto
Tornò l'antico affetto
A ricercarmi il cor: se tu non sdegni
Di cedere al consiglio e all'opra mia,
T'additerò la via
Sicura al tuo trionfo; e figlio e sposa...

CIRO
Non proseguire, o Duce: il mio valore
Abbatterà que' muri, e in brevi istanti
Salir vedrai della città nemica
Sull'ardue torri le persiane insegne;
Ma se pietà verace
Ti muove il cor, o Arbace...
Della sposa e del figlio, ambo infelici,
Qual è il misero stato or tu mi dici.

ARBACE
Vuol Baldassar che Amira
Te scordando, o signor, con nuovo imene
A lui dia man di sposa. Ella ricusa;
Ma il Re crudel morte minaccia, e forse
Affrettarla potria se tu con l'armi
Tentassi a danno suo novelle imprese.

CIRO
Oh Cielo, ove s'intese
Più barbara perfidia?

ARBACE
In me t'affida:
Vieni, o signor, in più remoto loco.
T'additerò come ottener potrai
Più sicuro l'intento.
Soffri un istante ancora,
Ché l'affrettar talora
Periglioso diviene; e la vendetta
Che il consiglio matura
Quanto più tarda cade è più sicura.
Avrai tu pur vendetta,
Ma cauto ad ogni evento
Pensa che un sol momento
Può tutto rovesciar.
Così leone immoto
Nel suo furor s'arresta,
Poi mostra più funesta
L'ira che tardi appar.

CIRO
T'ascolterò: ma qual crudel contrasto
Di dubbiezza e timor l'alma avvelena!...
Sortirne omai desio! Vieni, mi siegui.

ARBACE
Andiam, teco son io.

(Partono)

Scena Sesta


(Baldassare con guardie)

BALDASSARE
Impossibil mi par che tal costanza
Superar non si possa; in fin ciascuno
Qua piegar deve al mio voler! se ancora
Ceder non vuole Amira
A chi il suo cor desira,
A un Re che gli offre e libertade e trono,
Pensar degg'io ch'altra ragion l'astringa
A simile rifiuto;
Ma se non cede alfine
L'indegna a' cenni miei
Com'io sappia punir vedrà costei.

Scena Settima


(Zambri e detto)

ZAMBRI
Signore, a te dal campo
Il persiano monarca un messo invia che parlarti desia;
Parvemi a detti suoi che tregua e pace
Offrirti voglia: agli atti, al portamento
Uom sembra d'alto affar.

BALDASSARE
Forse di Ciro
La sposa e il figlio chiederà costui,
Li chieggia pure: a lui,
Purché lungi ritragga
L'armi da queste mura il Perso duce,
Il figlio renderò, ma resti Amira:
Ella è cara al mio core:

e se 'l Persiano pensa toglierla a me,

lo spera invano.
Si vada alla gran sala: il messaggiero
Colà me guida a noi.

ZAMBRI
Ubbidisco signor a' cenni tuoi.

(Partono)

Scena Ottava


(Arbace solo)

ARBACE
Ordita è la gran trama; e Ciro istesso
Potrà stringere

al sen figlio e consorte.
Entro di queste porte
Io l'introdussi; e se il pensato inganno
Protegge il ciel, forse potrò fin poco
Trarlo d'affanno, e scioglier le catene
De' prigionieri

e dell'amata Argene.
Allor sperar mi lice, che sol per me felice,
Paghi farà i miei voti;
E questo cor, che solo amor le chiede,
Avrà dell'opra sua degna mercede.

(Parte)

Scena Nona

(Gran sala d'udienza con tron.  Baldassare circondato

da guardie e Grandi, poi Zambri, introducendo Ciro in

abito d'ambasciatore con seguito)

ZAMBRI
Ecco il persiano ambasciator.

BALDASSARE
T'avanza.

CIRO
Ciro salute a Baldasare invia,
E pace se gli aggrada.

BALDASSARE
Io bramo pace
Ma quali i patti son?

CIRO
Da Babilonia
Lungi n'andran sue schiere:
Le genti prigioniere
A te rendrà la Persia, e l'armi sue
Sgombreran la Caldea:
Pace sarà tra il Perso e 'l rege assiro.
Solo ti chiede Ciro Il suo figlio e la sposa:

egli di guerra Il dritto orrendo a sostener non uso
T'offre, o Re, questi patti.

BALDASSARE
Io li ricuso.
S'inganna il tuo signor se pensa mai
Ch'io tema l'armi sue.
S'egli da queste mura
Lungi ritira il campo, e dal mio regno,
I prigionieri in pegno
Di pace ed amistade, e il figlio io rendo;
Ma a tal viltà non scendo
Di rilasciare Amira...

CIRO
Ebben: paventa. Vedrai di sangue e morte
Scorrer queste contrade e i regni tuoi;
Atre stragi e ruine
Spargeranno dovunque...

BALDASSARE
Olà, ti frena, Ambasciator; tu stanchi il soffrir mio.

CIRO
Egli è Ciro che parla, e non son io.

BALDASSARE
Se ti cal del tuo Re, tenta piuttosto
Piegar il cuor d'Amira ai voler miei.
S'ella resiste ancora
Dovrà subire inevitabil morte.
Da sì funesta sorte
Tu ritrarla potresti: in questo giorno
Ella per tuo consiglio
A me porga la mano,
E tutto a te concedo e al tuo sovrano.

CIRO
(Fra sè)

L'inganno mi giovi.

 

(A Baldassare)

 

Ebben, signore:
Tentar saprò quanto m'imponi.

(Fra sè)

 

Almeno La rivedrò così.

BALDASSARE
Zambri, qua venga la Principessa tosto.

ZAMBRI
Ella s'appressa.

CIRO
(Fra sè)

Che momento crudel!...

eccola... è dessa.

Sscena Decima

(Amira e detti.)

AMIRA
Cielo! che vedo mai!... sogno! qua Ciro...

CIRO
Qua Ciro ambasciator me stesso invia:
Di te saper desia,
Dell'amato Cambise;
E molte cose e molte a te, Regina,
Svelar degg'io per cenno suo, se pure
Nol divieta il monarca a noi presente.

AMIRA
(Fra sè)

Io non so s'io m'inganno, o s'egli mente.

 

(A Ciro)


Ebben, digli ch'io l'amo...
E che il figlio infelice...
Rammentandomi il dolce suo sembiante,
Tempra talor il duol di questo core;
Ma tu mi svela i sensi tuoi...

che tardi?... Deh! per pietà favella
Di lui... di te... dell'amor tuo... che dice!
Ah! no, taci... mi fuggi...
Il tuo aspetto... il tuo dir... timor m'infonde,
E quest'alma si perde e si confonde.
Vorrei veder lo sposo,
Stringerlo al sen vorrei,
Ma ancor de' voti miei
Non sente il Ciel pietà.

CORO
Ti calma, ti consola, il Ciel si placherà.

AMIRA
Ah! che spiegar non posso
Quello che in petto io sento,
E 'l mio crudel tormento,
Più grande ognor si fa.

CORO
Deh! ti consola e spera,
Che il Ciel si placherà.

AMIRA
No, più non spero, oh Dio!
Trovar felicità.
Che crudo istante è questo!
Che palpito, che pena!
Tormento più funesto
Del mio no non si dà.

CORO
Ti calma, ti consola, che il Ciel si placherà.

(Amira parte)

Scena Undicesima


(Baldassare, Ciro e Zambri)

BALDASSARE
(a Zambri)
L'aspetto mio... la mia presenza vedo che l'atterrisce...

 

(A Ciro)

 

Ambasciator, ti lascio.
Ad Amira potrai
Più libero parlar; ma ti rammento
Quant'ora imposi a te: di qua non lungi
Inosservato intanto i moti, i detti
Conoscere potrò.

CIRO
(A Zambri)

Ti prego, o Sire,
Fa che ritorni Amira,
E che 'l suo figlio ancora
Qui venga per brev'ora:
Tenerezza di madre a' detti miei
Accrescerà vigore.

 

(Fra sè)

 

A questo seno Io stringerò così Cambise almeno.

BALDASSARE
E ben, pago sarai.


(Ad una guardia che parte, poi torna col figlio)


Amira e il figlio. Tosto qua vengan.


(A Zambri)


Sieguimi, in disparte tutto veder potrem.

ZAMBRI
(a Baldassare)
Ti sieguo.

CIRO
All'arte.

(Baldassare, Zambri e guardie si ritirano,

lasciandosi tratto tratto vedere tra le scene)

Scena Dodicesima


(Ciro, Amira, e seco una guardia

che conduce Cambise e poi parte)

AMIRA
(correndo al figlio che gli vien rilasciato dalla guardia)
Oh caro figlio!... Oh di quest'alma primo
E più tenero affetto!
Deh! vieni a questo petto:
Tu sol l'alma sollevi in tanti affanni.

CIRO
Non più... t'allegra Amira. In questo giorno
Sposa di Baldassar ti vuole il Cielo.
Dunque tu cedi...

AMIRA
Io raccapriccio!... Io gelo!...
Ma dove son io mai?... Tu pur non sei...
Che più di me dovresti
Odiar l'empio tiranno? Ah! la mia mente
Più non si regge, in tanti dubbi involta.

CIRO
(Fra sè)

Né posso dire a lei che il Re ci ascolta?

AMIRA
E fia ver, che tu possa
In questo luogo ancora favellarmi così?...

CIRO
(prendendo tra le braccia il figlio e
carezzandolo con tenerezza)
Questo ch'io stringo
Tenero pargoletto al seno mio,
Questo che tragge il pianto dal mio ciglio
Egli è di Ciro pur... egli è tuo figlio.
Tu l'ami, e poi non pensi
Ch'ei perirà... se tu resisti...

AMIRA
Oh Dio!...

CIRO
E perirai tu stessa. Il Re decise
Di lui, di te la morte... Or vedi come
La tua crudel costanza
Saria cagion di pene e di tormenti
A ognun che t'ama, e quanto
Si struggerebbe in pianto
Ciro... il tuo sposo istesso,
Che perderia la sposa al figlio appresso.

AMIRA
Ah taci ormai, crudel!... par che tu goda
Lacerandomi il cor... in questa guisa
M'insulti e mi deridi!...
Deh! piuttosto m'uccidi!
Se cambiasti per me l'antico affetto;
Ma l'aborrito nodo
D'un tiranno crudele
Non vantarmi così...

cessa una volta...

CIRO
(Fra sè)

Oh Dio! non sa che Baldassar ascolta.

AMIRA
No: risoluta io son; e tu spergiuro
Di vincer tenti in van la mia costanza.
Se tu più quel non sei,
Che degli affetti miei
Grata avresti ogni cura, ogni pensiero,
Io t'amerò, spietato, anche infedele;
E a tuo rossore eterno,
Caro sempre al mio core,
Per me tra mille pene e mille guai
Tu sposo mio, tu Ciro ognor sarai.

Scena Tredicesima


(Baldassare, Zambri, guardie e detti)

BALDASSARE
Pur ti sorpresi menzognero, audace.
Sotto mentite spoglie in te ravviso
De' Persi il Re nemico...
Lo spavento d'Amira,
Il tuo parlar, il tuo rossor t'accusa:
Fremer d'ira mi sento!
Ma non andrà impunito il tradimento.
Guardie. Olà.

ZAMBRI
S'arresti.

AMIRA, CIRO
Oh Dei!

BALDASSARE
(a Ciro che mostra volersi difendere)
Quale ardir!

ZAMBRI
A noi t'arrendi.

BALDASSARE
(mettendo mano alla spada contro Ciro)
Muori alfin: tu Ciro sei.

ZAMBRI
(trattenendo Baldassare)
Deh, signor, l'ire sospendi!

BALDASSARE
Qua punir degg'io l'indegno.

ZAMBRI
Più non frena il Re lo sdegno.

TUTTI
Che fatal orrendo giorno!
Le sue furie a noi d'intorno
L'atro Averno suscitò.

CIRO
Il furor del Re sdegnato
Mi ricorda il mio periglio:
Per la sposa e per il figlio
Quanto, oh Dio, temer dovrò!

BALDASSARE
(ad Amira)
Per te ancor pietade io sento:
Di' che m'ami, e questo accento
Sol può Ciro tuo salvar.

ZAMBRI
Rendi alfin il Re contento:
Quest'orribile momento
Puoi tu sola ancor cangiar.

AMIRA
Qual sorpresa!... oimè, qual duolo!
Desolata... disperata...
Più non reggo al mio penar.

CIRO
Ah mia sposa!...

ZAMBRI
Cedi Amira...

AMIRA
Ho deciso...

BALDASSARE
Ai ceppi indegno.

 

(Alle guardie che circondano Ciro incatenandolo)

TUTTI
Già dell'alme il rio contrasto
Sdegno, tema, ardir infonde:
Vario affetto si diffonde,
E non ha più pace il cor.

CORO
Tu puoi solo, o Ciel clemente,
Render pace in tanto orror.

 

 

 

ATTO  SECONDO

 

(Reggia di Baldassare)

Scena Prima


(Argene, Arbace e cori)

CORO
Sì bell'alma soccorrete
Voi che avete il cor pietoso:
Vegga Amira il caro sposo,
E sollevi il suo dolor.

ARGENE
Deh vieni per pietà!

Rattempra, Arbace,
Dell'infelice Principessa il duolo.
Ciro di ferri stretto
Geme in carcer oscuro; Amira il chiede
Né può vederlo; sol piange... sospira
La misera consorte,
E chiede esser compagna alla sua sorte.

ARBACE
Perigliosa è la via: ma, se il consente,
Di sotterraneo calle
A me noto è il sentier che là conduce
Dove Ciro è in catene;
Se può recargli speme
Lo sposo riveder, farò che a lei
Servan di fida scorta i passi miei.

(Partono)

Scena Seconda


(Prigione sotterranea. Ciro in catene appoggiato

ad un sasso, ed immerso nel più cupo dolore)

CIRO
Dunque fia ver che il vincitor di Creso,
De' Lidii il domator di ferri cinto
Penar debba così?... Misero!... ahi quanto
Il destino crudele
Ti persegue e t'opprime!... E pur quello son io,
Cui d'Israello il Dio
Dee confidar la sua vendetta!... Il giuro,
Nume, che pur ti sento entro il mio cuore,
Vendicato sarai... Nel giorno istesso
Ch'io vincerò per te, de' fidi tuoi
Sciolti saranno i ceppi e le catene,
Libero il culto suo!... Ma dove sono!...
A chi parlo infelice?... e che ragiono?...
La consorte adorata potessi un solo istante
Almeno riveder... No, tal contento
Io più sperar non oso.

Sscena Terza


(Arbace che conduce Amira, e detto)

ARBACE
Io la guido al tuo seno.

CIRO
Oh sposa!

AMIRA
Oh sposo!

(Abbracciandosi con iscambievole tenerezza)

CIRO
Nello stringerti al mio petto,
Cara sposa, amato bene,
Son men crude le mie pene,
Trova pace il cor in te.

AMIRA
Quanta gioia in te ritrovo
Non può dirlo il core oppresso;
Questi sguardi e questo amplesso
Te lo dicano per me...

AMIRA, CIRO
Di questo sen fra i palpiti
Ti giura il labbro, il core,
Che mai di fé, d'amore
Per te non cangierò.

AMIRA
Ma quai voci?...

CIRO
Qual splendore?...

(Guardano entro la scena, e

vedono lo splendor delle faci)

AMIRA

Che fia mai?...

CIRO
Qualcun s'avanza.

AMIRA, CIRO
Di nostr'alme la costanza
Quanto ancor soffrir dovrà!

Scena Quarta

 

(Baldassare seguito da soldati, parte

de' quali con fiaccole, e detti)

BALDASSARE
Quivi uniti? ah qual dispetto!...
Schernire i voler miei
Dunque così potete?
Perfidi, alfin dovrete
Dell'ira mia tremar.

AMIRA, CIRO
Qual sorpresa!

BALDASSARE
Empi, tremate.

(Tutti rimangono estatici nella sorpresa)

AMIRA, CIRO
Fiero nell'anima
Terror si desta,
Gli accenti arresta,
Né so perché.

BALDASSARE
Sdegno nell'anima
Fiero si desta:
L'amor m'arresta,
Né so perché.


(Volto ad Amira e con espressione)

Né dovrà piegar quel cuore
Di quest'alma al bel desio!

AMIRA, CIRO
Il tuo/mio sdegno è il piacer mio,
Il trionfo di mia/sua fé.

BALDASSARE
Verserò quel sangue, indegni!

CIRO
Io non temo.

AMIRA
Io non pavento.

BALDASSARE
(ad Amira)
Dunque invan?...

AMIRA
Piuttosto morte.

BALDASSARE
(a Ciro)

E vorrai?...

CIRO
Perir con lei.

BALDASSARE
Ah si tolga a me costei,
Più non reggo al mio furor!

AMIRA, CIRO
Ah che il togliermi da lei
È il maggior d'ogni dolor!

(Al comando di Baldassare alcuni soldati
s'avanzano circondando Ciro ed Amira,

e li conducono entro la scena da parti

opposte; e Baldassare seguito dalle sue

guardie sorte per altra parte)

Scena Quinta


(Reggia come nell'atto

primo. Zambri ed Argene)

ZAMBRI
Udisti Argene?

è pronto il gran convito,
E Baldassare impone
Che Amira, che tu stessa
Badiate alle sue mense.

ARGENE
E qual piacere
Nel tuo monarca è mai
D'opprimerci così? Mentre d'Amira
Geme in carcer lo sposo e in ferri stretto,
Ci vuol del suo diletto, Delle sue gioie a parte!

ZAMBRI
Chi sa? forse potria
Fra il piacer delle feste e l'allegria
La tua Regina con accorti modi
Per il figlio, per sé, per il consorte
Trovar pietà nel Re; forse... ma vanne:
Nunzia del regal cenno a lei ti rendi,
Teco l'adduci; addio.

ARGENE
Colà m'attendi.

(Partono)

Scena Sesta


(Notte. Gran sala illuminata adorna di sontuosi drappi e

di vasellami ricchissimi per servizio della mensa imbandita,

con coppe, fiori e vasi sul lato sinistro della scena: le guardie
ed i cori musicali vi stanno intorno. Baldassare, Zambri,

Amira, Argene, Arbace con altri principi, e donne babilonesi)

CORO
Intorno fumino
Gli arabi odori,
Le tazze versino
Grati liquori;
E in tuon festevole
Musici cori
Contento spirino
Letizia, amor.

BALDASSARE
Meco s'allegri ognuno: è questi il giorno,
In cui di Belo il nume
S'onora fra le tazze e fra i conviti.
Bando ai tristi pensieri le meste cure
Vadan lungi dal soglio;
Qui sol amor, beltà e contento io voglio.

(Li convitati siedono intorno al Re)

CORO
In tuon festevole
Musici cori
Contento spirino
Letizia, amor.

BALDASSARE
Son questi, o Zambri, i vasi
Che trasser gli avi miei dal tempio odiato
Del Nume degli Ebrei?

ZAMBRI
Come imponeste, o Sire,
Qui recar li feci io...

BALDASSARE
Ricolmi tosto
Di fumoso liquor ne sugga il labbro
Grata bevanda,

ed alle nostre menti
Gerosolima torni, e le sue genti
Da noi sconfitte e vinte,
E lo scorno di Dio
Che mal da lor difeso
Perdette un giorno in quel tremendo scempio
Il trono, l’are, i sacerdoti, il tempio.

(Tra lo scroscio del tuono e dei lampi apparisceuna mano,

che imprime sul muro a caratteri di fuoco Mane, Thegel,

Phares; ed alla vista di tale prodigio s'alzano i commensali

dalla tavola, e tutti rimangono nell'atteggiamento della più

trista costernazione)

 

BALDASSARE
Qual tetro Orror m'assale! E chi può mai
Svelar a me del Ciel le cifre ignote?...
Vengan i Magi tosto,

e ognun che seco
Delle divine cose i sensi intenda...


(Una guardia parte al comando di Baldassare)


Al terribile aspetto
Di quella vision nel petto io sento
Acerba smania, ignoto turbamento...
Sogna larve la mente?...
Oppure videro il vero questi occhi miei?...
Dove son io!...

Ma voi, che a me d'intorno
Confusi e taciturni ormai restate,
Perché mesti così... perché tremate!...

Scena Settima

(Magi, preceduti dal Profeta Daniele, e detti)

BALDASSARE
(a Daniele, che si avanza

maestosamente in faccia ad esso)
E tu chi sei, che a me terribil tanto
Ti presenti al mio sguardo?...  a che ne vieni?

DANIELE
Daniello io son, cui d'Israello al Dio
Svelar piacque talor le arcane cose:
Di qui venir m'impose
Alcun de' tuoi, né invano,
Ché ben scioglier poss'io
Quel che t'agita il cor dubbio tremendo,
Mentre il voler del Ciel spiegarti intendo.
Ingrati al Dio d'Abramo
Tu fosti e gli avi tuoi;
Per lor dispersi, oppressi Furono i fidi suoi;
Distrutto il tempio e profanati i vasi,
Che tua preda rimasi
Serviron a' tuoi vizi e all'empie mense
Or stanco Iddio di tollerarti ormai,
T'annunzia in quello scritto
La pena meritata al tuo delitto.
Giunto è il fine di tue colpe: andrà diviso
Tra Medi e Persi dell'Assiria il trono;
Di Babilonia infida
Spariranno le mura e la memoria;
I nemici vittoria
Avran sopra di te: tu stesso e i tuoi
Spersi qual polve al vento.
Il nuovo sol a nascer non vedrai,
Fian l'armi tue sconfitte, e tu morrai.

BALDASSARE
Misero me, che intesi!... E tanto irato
Meco fia dunque il Ciel, che orrido lutto
Sparger fra noi minaccia?...
Qual fredda man m'agghiaccia,
E mi restringe l'alma!... il piè vacilla...
In me ricerco invan l'ardire usato...
rimorso del cor!...

oh mano!... oh fato!
Qual crudel, qual trista sorte
M'empie il sen d'atro cordoglio!
Penso ai figli, al regno al soglio,
E non vedo che terror!
Alla vista orrenda e fiera
Tremo, gelo e mi spavento:
Cede l'alma al rio tormento,
E si perde in tanto orror!

CORO DI MAGI
Non dar fede al labbro insano,
Che t'annunzia tristi eventi:
Sol vittorie e sol contenti
Presagì la mano a te.
Voglion sangue i Numi, è vero,
Ma per toglierti al periglio:
Cadan Ciro e sposa e figlio,
Ché in tua mano il Ciel li dié.

BALDASSARE

E fia pur ver, che sia
Dello scritto funesto
Questo, o saggi, il voler?

CORO
É questo, è questo.

BALDASSARE
Abbian morte e Ciro e 'l figlio,
S'eseguisca il voler mio...
Sol d'Amira il sangue, oh Dio!...

CORO
Deve Amira ancor perir.

BALDASSARE
Ad un cenno sì crudele
Non resiste l'alma amante,
Non sa il labbro palpitante
La sua morte proferir.

CORO
Deve Amira ancor perir.

BALDASSARE
Dunque vada anch'essa a morte:
Qual dolore!... ahi quanto affanno!...
Sarai pago, o Ciel tiranno,
Del mio barbaro penar!

CORO
Non temer, ché il tristo affanno
Saprà il Cielo terminar.

(Tutti partono fuor che Daniele,

e lo scritto sparisce dal muro)

Scena Ottava


(Daniele solo)

DANIELE
Va pur crudele! è l'ora ormai vicina
Della vendetta orrenda...
A te pende sul capo
La spada di quel Dio,

che in van non coglie.
Sazia l'empie tue voglie,
E bramin teco pur e sangue e morte
D'un profano saper ministri indegni:
L'avran fra poco, e 'l verseran piangendo
Con te suo Re malvagio,
E coi sudditi tuoi...
A questo suolo intorno
Va già fischiando l'orrida procella:
Colpirà il fulmin ratto; e quell'istesso
Ch’oggi tu credi al suo morir vicino,
Fatto ministro dell'eterno sdegno,
Domani vincitor avrà il tuo regno.
De' nemici le spade, le faci
Struggeranno le torri, le mura,
E de' rettili e serpi l'impura
Cruda stirpe sol qui regnerà.
D'atra polve e di cenere asperso
Rimarrà questo suolo infecondo,
Né avrà alcun più memoria nel mondo
Dove fosse l'ingrata città.

(Parte)

Scena Nona


(Arbace con guardie, Amira ed Argene)

ARBACE
Perdona o Principessa, odioso incarco
Pure m'è forza eseguir: guidarti deggio
Al carcere di Ciro... il cor ne geme,
Ma non dispera ancor... il Ciel clemente
Che vede i mali tuoi
Veglia alla tua salvezza,
E quanto a te il periglio è più vicino,
Tanto cambiar può in lieto il tuo destino.

AMIRA
Più lieta son se unita a Ciro anch'io
Seco potrò spirar... Timor non sente
Nelle sue crude pene
Quest'alma avvezza alle sventure.

ARGENE
Oh quanta pietà mi desti in sen!

Teco voglio, seguace ognor fedele,
O vivere, o morir...

AMIRA
Ah! vivi, amica,
Più felice di me; così potessi
Salvar lo sposo e 'l figlio... è questi il duolo
Che mi lacera il cor, che mi tormenta.
Deh! tu se m'ami ancora
Qui ti rimani, Argene: ogni tua cura
Poni a salvar quegli adorati oggetti,
In cui sol vivo... Impetra a lor pietade:
A ognun ne chiedi; e piangi, e prega, e tenta
D'impietosire il Re. Nei Numi io spero,
Che s'io potessi udir ch'essi vivranno,
Io morrei senza pena e senza affanno.
Deh! per me non v'affliggete,
Ma per lor, che piango anch'io;
È di madre il pianto mio,
È di sposa il mio dolor!


(volta al Cielo)

Tu Nume de' numi,
Signor de' viventi, che vedi, che senti
De' miseri il duolo
L'affanno crudel, ascolta i miei voti,
Mi salva pietoso Col figlio lo sposo,
E al duol di quest'alma
Soccorri dal Ciel.

(Partono)

Scena Decima

(Palacio. Zambri)

ZAMBRI
Troppo l'ira de' numi è manifesta.
In quelle orrende note
Chi mai legger potrà felici eventi?...
Dal lungo assedio stanche son le genti,
Né cessan l'armi Perse
D'assalirci ogni dì... Fremon di sdegno
Pei regi prigionieri
I nemici guerrieri...
Crescon a noi d'intorno

armi ed armati,
E sangue oggi si versa in queste mura.
Terribile sciagura Minaccia un uom divino:

in ogni aspetto Sta dipinto il terror,

né trovo un solo,
Cui non regni nel cuor spavento e duolo.

Sscena Undicesima


(Argene e detto)

ARGENE
Deh! tu m'aita, o Zambri; al Re mi guida:
Gettarmi ai piedi suoi, pregarlo io voglio
Per Ciro, per la tenera consorte
Pietà impetrar da lui...

ZAMBRI
Vano desio
Tu nutri, o donna... In sé raccolto giace
Il mesto Re, né parla altrui, né ascolta.
Tristo, pensoso e nel suo duolo oppresso,
Vieta a ognun Baldassare,

e a me l'accesso.

ARGENE
Quanto infelici siam!... Ma tu non puoi...

ZAMBRI
Nulla poss'io...

ARGENE
Barbaro!... E dunque ognuno
Fra queste indegne soglie
Ha più crudel di tigre il cor nel petto?...
No, che pietoso affetto
Degl'infelici il pianto in voi non muove.
Ma verrà forse il giorno,
In cui sdegnati i numi
Puniran sì feroci, empi costumi.
Chi disprezza gl'infelici,
Chi il suo pianto non ascolta
Sa punire il Ciel talvolta
Dell'indegna crudeltà.
Cangia aspetto al suo destino,
E infelice il disumano,
Chiede altrui pietade invano
Se fu sordo alla pietà.

(Partono)

Scena Dodicesima

(Gran piazza di Babilonia. Sulla dritta, sfondo che lascia vedere la

reggia di Baldassare; sulla sinistra arco trionfale,che mette alla porta

maggiore della città. Arbace con duci e soldati che scortano la famiglia

di Ciro al luogo destinato al supplizio: tra i soldati, Ciro ed Amira in

catene col figlio, Baldassare e Zambri accompagnati dalle guardie,

Argene nell’atteggiamento della maggior Tristezza sieguono il convoglio.

Aprendosi le file permettono d'avanzarsi nella scena a Ciro, ad Amira

ed al figlio,che restano in mezzo fra Baldassare e Zambri da una parte,

Arbace ed Argene dall'altra)

 

CORO
Dunque in oggi i numi irati
Voglion tanta crudeltà?...
Infelici... sventurati...
Quanto mai ci fan pietà!

CIRO
Oh delle pene mie, de' miei contenti,
Fin che piacque agli Dei dolce compagna,
Giunto è l'amaro istante, in cui conviene
Dividerci e morir!...

Morte non teme quest'alma, no,

che ancor a morte innante
Serbano gl'innocenti il cor costante;
Ma fissandoti in viso...
Pensando alla tua fede.
Veggendomi la sposa e 'l figlio accanto
Regger non so, non so frenare il pianto!


(volgendosi con trasporto ad abbracciare il figlio)


T'abbraccio, ti stringo,
Mio tenero figlio
Col pianto sul ciglio,
Coi baci d'amor.
Quel sangue che un giorno
Nel sen ti versai,
Tu sparger dovrai
Dal misero cor.

BALDASSARE
Che si tarda?...

TUTTI
Oh quanto affanno!

CIRO
Sì vedrai, crudel tiranno
Me, la sposa e 'l figlio esangue,
Ma innocente è questo sangue,
E dal Ciel vendetta avrà.

CORO
Pur versar dovrà quel sangue,
Pur morir, oh Dio, dovrà!

CIRO
Deh! tergi, sposa, alfine
Quelle lacrime amare...
Tu mi laceri il cor!...
Se m'ami ancora
Se aborri, quant'io t'amo, il Re nemico,
Siam vendicati assai.
S'incontreran di Lete
Colà nel guado estremo
Dell'amor nostro gli ultimi sospiri;
E si diran contenti
In quel punto crudele:
Spira quest'alma, o cara, a te fedele.
E lieto e contento
Nel placido Eliso
Lo spino indiviso beato sarà.
Di morte desio nell'alma s'accende,
Ché grata la rende la tua fedeltà.

CORO
Qual pietade in sen ci desta
Così rara fedeltà.

BALDASSARE
Ma si vada...

TUTTI
Ah! non v'è scampo.
Quanto, oh Dio, quel cor è oppresso!

CIRO
(al figlio ed alla sposa)
A te un bacio... a te un amplesso,
E poi vadasi a morir.

(Il convoglio che scorta la famiglia di Ciro segue la sua

marcia verso la sinistra;Baldassare e Zambri seguiti da
alcune guardie s'avviano verso la reggia
)

Scena Tredicesima

(Reggia. Un sordo rumore di voci e di spade annuncia combattimento

e strage: le guardie vanno confusamente fuggendo perla scena,

Zambri in atto di disperazione)

ZAMBRI
Abbia fin l'atra strage,

o Dei pietosi!
Mentre in profondo sonno
Sta Baldassare, han la città sorpresa
Le falangi nemiche... Abbassan l'armi
Vinte le nostre schiere... il sangue scorre
Dentro la reggia istessa... ahimè!

che fia Del Re, di noi?...

In sì crudel conflitto
Tu ne soccorri, o Ciel, tu ne difendi!

(Snuda la spada e va per partire,

ma s'incontra in Ciro)

Scena Quattordicesima


(Ciro ed Arbace con spada snudata,

e seguito di soldati persiani e medi.)

CIRO
Empio! cedi quel ferro, e a me t'arrendi.

ZAMBRI
E Ciro vive ancor!...

CIRO
Sì: vive, indegno!
Troppo nel ferir lenti
Furo i ministri infami
Del Re crudel, che ormai qui più non regna:
E di tanti delitti il Ciel sdegnato
Me soccorse pietoso e lor distrusse;
Egli armò le mie schiere, ei mi condusse
A vincere, a ferir... Tu corri Arbace,
Guida i soldati miei. Del Re gli amici,
La famiglia, i congiunti abbiano morte,
Né si risparmi il sangue... un Dio m'ispira:
D'un Nume irato la vendetta è questa;
Compi i miei cenni, e 'l mio trionfo appresta.

(Ciro parte seguito da una porzione di Guardie che

scortano Zambri; seco lui Arbace con l'altra porzione

di guardie va dall'opposta parte)

Scena Quindicesima


(Amira, Argene)

ARGENE
Gioisci alfine, Amira: i voti tuoi
Ascoltaron propizi i sommi Dei.
Gli affannosi tormenti
Compensano in tal giorno; e un solo istante
Rende a te, per mostrar che giusti sono,
E figlio e sposo e libertade e trono.

AMIRA
Col più devoto cor grazie vi rendo
Numi clementi: son per voi felice
Se Ciro è vincitor e salvo è il figlio.
Tu cara Argene il sai,
Se in lor sol confidai;
Se del tiranno ancora
In faccia al tristo aspetto
Sempre sperai dal Ciel pace e conforto.
Ora, diletta Argene,
Sarai tu pur d'ogni mia gioia a parte.

Scena Sedicesima


(Arbace e dette)

ARBACE
Di lieto annuncio apportator poss'io
Par rivedervi: Ciro a sé vi chiede
Ad abbellire il suo trionfo. Uscito
Dario di Babilonia,
A scorrer la Caldea spinge le schiere:
Già son in suo potere
Dell'Eufrate le sponde;
E da' suoi duci invase,
D'Assiria le provincie
Cedono l'armi al suo valor guerriero,
Ed accrescon potere al vasto impero.

AMIRA
Oh quanti lieti eventi!...
A te pur grato, Arbace, e alle tue cure
E’ il nostro cor.

ARBACE
Son pago: i miei desiri
Volle compiuti il Ciel;

Ma dimmi, Argene,

sperar poss'io, che dopo tante e tante
Prove che ormai ti diei di pura fede,
In amor non sarai meco sì fiera?

ARGENE
Tutto vince virtù, sii fido e spera.

AMIRA
A Ciro, amici, andiam: clemenza e pace
In lui trovino i vinti; e la memoria
De' perigli che a noi stavano intorno,
Ci renda più gradito un sì bel giorno.

(Partono)

Scena Ultima


(Gran piazza di Babilonia. Marcia de' soldati che entrano

per l'arco trionfale e precedono il carro su cui stanno Ciro

ed Amira, seguito da duci e guardie persiane; Zambri ed

altri schiavi babilonesi incatenati sieguono il suo trionfo.
Ciro, Amira, il figlio, Argene, Arbace e Zambri)

CORO
Al vincitor clemente
Cede l'Assiria il trono:
Invoca il suo perdono,
Spera da lui pietà.

CIRO
Sento che un Dio m'ispira
L'insolito vigore,
Per sé il Ciro il core
Tanto valor non ha.

AMIRA
Contenta alfin respira
Quest'alma in tant'orrore,
E sposo e figlio al core
Tornan felicità.

ZAMBRI
Del Ciel placata è l'ira,
Speriam nel vincitore;
Grande è di Ciro il core,
Felice ognun sarà.

TUTTI
Fra lieti evviva e cantici
Di questi dì l'onore
Ridoni ad ogni core
Calma e felicità.

 
   

ACTO  PRIMERO

 

 

Escena Primera

 

(Palacio real de Baldassare. La escena se

desarrolla en Babilonia y alrededores)

 

CORO

Que el pueblo de Babilonia

cante en este día,

puesto que sobre sus enemigos

hoy el Rey ha triunfado.

 

Cual inesperado rayo

avanzan nuestras escuadras;

arrebatando armas y banderas

al derrotado y vil adversario

que huye frente a ellas.

 

ZAMBRI

Sí, nuestras tropas han extinguido el vano orgullo

de los enemigos persas en el campo de batalla;

a Ciro han castigado y vencido

y a su hijo y esposa han capturado.

 

CORO

¡Viva el monarca invicto,

que al excelso trono,

entre el clamor de la victoria,

asciende en este día!

 

ZAMBRI

Pero la clemencia del Rey

a todos concede la salvación

y destina a su propio trono a la mujer,

que como esposa, otorgara su mano a Ciro.

Aplaudid, amigos, pues este es un día feliz,

en el cual la gloria del Rey

resplandece en todo su esplendor.

Hasta el fin de los tiempos

perdurarán sus victorias;

y los viles enemigos,

confundidos y abatidos

lejos de estas murallas,

llevarán quebradas sus armas

y sus falanges diezmadas y vencidas.

El soberbio rey que pensó un día

someter a este imperio,

ya derrotado y abatido

dejó él mismo en nuestras manos,

como botín de guerra, a su hijo y a su esposa,

a quienes, con gran magnanimidad,

ofrece nuestro Rey la libertad y el reino.

 

Escena Segunda

 

(Baldassare, guardias, Amira, Argene y los anteriores)

 

BALDASSARE

Princesa, es esto lo que pienso.

A ti, que deberías estar

cargada de cadenas y cepos,

quiero en dulce himeneo

al tálamo real unirte por amor,

olvidando que fuiste

la esposa de mi enemigo.

Eres hermosa y te considero digna de mí,

mostraré a los derrotados cuán grande soy

al ofrecerte, en lugar de cadenas,

corazón y trono.

 

AMIRA

No puedo aceptar gratamente, señor,

de vuestro gran corazón cuanto me ofrece.

La ira y Ciro,

en mis pensamientos van unidos.

Como hija y cónyuge, ellos reclaman mi amor.

Por vergüenza no podría traicionar

mis obligaciones para con ellos.

Entonces, os te complace,

podéis someterme a la cruel prisión,

que yo de mi triste destino,

llorando en silencio,

sufriré sin pena la horrible reclusión.

¡Sólo al Cielo culparé de mi desdicha!

 

BALDASSARE

Entonces ¿puedes, altanera,

despreciar así mi clemencia?

 

AMIRA

En vos reconozco,

no a un clemente monarca,

sino a un feroz vencedor

que con soberbia recoge los frutos de su victoria.

Que no respeta en los otros

los lazos de amor y fidelidad a la patria,

pues otra gloria no ve

sino lo que le complace.

 

BALDASSARE

¡Refrena tus labios, mujer audaz!

Ríndete, pues al fin y al cabo

tu suerte depende de mi deseo.

Podría costarte la muerte

el despreciar mi amor.

 

AMIRA

Desprecio el trono que me ofrecéis,

y vuestro amor me irrita.

Perderé la vida,

pero no traicionaré al honor.

 

BALDASSARE

Tu rechazo, ingrata,

llena mi pecho de ira.

 

AMIRA

Un corazón fiel

no sabe cambiar de afectos.

 

BALDASSARE

¡Tiembla!

 

AMIRA

Amenazáis en vano.

 

BALDASSARE

Piensa quien soy y quien eres tú.

 

AMIRA

Todo mi amor es para Ciro.

 

BALDASSARE

(Para sí)

Querría castigar a la pérfida,

quebrar su loco orgullo,

pero detiene mi corazón y mi mano

su deslumbrante belleza.

 

AMIRA

(Para sí)

La ira y el furor del pérfido

vencerme no podrán,

compiten en el corazón del tirano

el amor y la crueldad.

 

BALDASSARE

Cansado estoy de tu rechazo.

Haré que de tus labios audaces

ya no vuelva a oír el adverso sonido.

Si es capaz de razonar tu corazón,

que piense que en Babilonia

contra ti, mi enemiga y esclava,

todavía puedo lanzar mi furor.

Aquí en vano Ciro intentará penetrar.

Cerradas están todas las puertas

y los muros impenetrables de la ciudad

impiden todo acceso.

Y si él aún osara

intentar entrar a la ciudad,

solamente te sería dado verlo muerto.

Acepta el consejo, Amira, que el nuevo día

te vea convertida en mi esposa´

 

(a Zambri y a los guardias)

 

Y vosotros, mientras tanto,

id a preparar el templo y el gran banquete

para el real himeneo.

 

(Sale)

 

AMIRA

No, no, nunca será así, te ilusionas en vano.

¡Ah, ven, querida Argene!

Sólo en tu pecho puedo esperar

consuelo para mi dolor.

 

ARGENE

¡Pobre Princesa!

No quiero causarte preocupación alguna.

Común a ambas es esta cruel desdicha.

Yo, que desde mis primeros años de vida,

estuve unida a tu destino;

yo, que pasé la vida siéndote siempre fiel;

yo, que siento lo inmenso que es tu dolor...

La constancia, que es la virtud

que reside en tu corazón,

obtendrá del Cielo merced.

 

AMIRA

Sí, soy constante.

De Ciro soy la esposa,

y como esposa de Ciro moriré.

Aunque el tirano brame, mi alma no teme;

Y aunque muera,

mientras viva y respire,

repetiré que mi corazón es de Ciro.

Pero Argene, busca a mi querido hijo

y contigo tráelo a mis aposentos

donde lo esperaré ansiosa.

Su gentil semblante y sus deliciosas palabras,

tú bien lo sabes, darán tregua a mi males.

 

ARGENE

Pronto lo verás.

 

(Amira sale)

 

¡Ay, cuánto me apena

el estado de esa desdichada!

¿De qué le sirve el haber nacido reina,

si al igual que con todos nosotros

juega con ella el cruel destino?

Si al menos en este odiado lugar

encontrara al conocido Arbace.

Él nació en Persia

y Mesopotamia un día fue la patria de ambos.

¿Quién sabe?... Quizás él podría,

en tan angustiosa situación,

traernos algún alivio entre tantas penas.

Pero alguien se acerca... ¡Es él... Arbace!

 

Escena Tercera

 

(Arbace y Argene)

 

ARBACE

¡Argene!...

¿Cómo tú aquí? En este palacio real

acaso con la esposa de Ciro...

 

ARGENE

Hoy, el cruel destino de las armas,

nos trajo a ambas

prisioneras a aquí.

 

ARBACE

¡Oh, cuánto le debo a ese destino funesto para ti

que hoy me otorgue la gracia

de volver a ver a mi bien amada!

Quizás, entre estos muros,

te pueda ayudar Arbace y así,

menos odioso que antaño,

le resulte a Argene

y no desdeñe confiar en él.

 

ARGENE

Entonces, muéstrate generoso con nosotras.

Baldassare quiere

la mano de Amira o su muerte.

Ella se mantiene fiel a su cónyuge

y desprecia su amor y su mano.

Frente a tan gran peligro,

tú puedes brindarnos salvación y consejo.

 

ARBACE

Está bien. Ve junto a Amira

y llévale el consuelo y la dulce esperanza.

El príncipe me ha encomendado

la guardia de la puerta principal... quizás podré...

¡Adiós!... Peligroso es demorarse.

Dentro de poco sabrás cuánto por ti haré;

verás que el corazón

que se esconde dentro de mi pecho

merece un cariño más dulce.

 

(Sale)

 

ARGENE

Su franqueza despierta en mí

cierta gozosa esperanza...

Pero llevemos al hijo junto a la infeliz amiga.

Tan hermoso corazón acrecienta en mí

la piedad por su dolor.

 

(Sale)

 

Cambio de escena

 

(Exterior de las murallas de Babilonia. A un

lado una puerta de la ciudad con puente levadizo

sobre la escena. En primer plano una llanura en

la que se ven las avanzadas militares que asedian

la ciudad)

 

Escena Cuarta

 

(Soldados de Ciro)

 

CORO

¡Mirad como pálido, transido de horror,

triste y dolorido avanza el Rey!

 

CIRO

¡Ciro infeliz! ¿Dónde vas?

¡Tu corazón busca en vano a sus seres queridos!...

¡Cruel destino de las armas!

¿Por qué no he muerto

antes de perder a mi hijo y a mi esposa?...

¡Un mudo desierto es el campo de batalla...

y el eco mismo parece compadecerse

de mi dolor!... ¡Ay, Dios!

Contesta llorando a mi propio llanto...

¡Pero vosotros, despiadados muros,

vosotros me separáis de lo mejor de mi vida!

¡Os abatiré, os lo juro!

Esta espada, desdeñando todo peligro,

sabrá recuperar a mi esposa e hijo.

¡Ah! ¿Cómo podré calmar,

como podré calmar mi dolor?

Pobre de mí, ¿qué haré sin mi esposa?...

¿Por qué, destino cruel,

me arrebataste a mi hijo,

por qué lo hiciste antes de darme

una muerte atroz?...

A la venganza y a las armas

el desdén me inflama;

¡La gloria me llama,

y mi propio dolor

me augura la victoria!

Mi corazón está sediento de sangre.

Ya mi espada busca los odiados pechos enemigos...

Pero, al pensar en los seres amados,

mi corazón vuelve a vacilar.

 

CORO

Desterrad, ¡oh, Ciro! vuestros tristes presentimientos,

y sólo pensad en el triunfo.

A la guerra, a la venganza,

siguiendo vuestros pasos,

o moriremos o venceremos,

señor.

 

CIRO

Soldados, mi furor no ha decaído.

Que se apresten las tropas

y que los generales se reúnan conmigo

antes de que llegue la noche.

Cuando salga el sol

intentaremos asaltar las murallas enemigas.

Ya ocupan la llanura

las falanges de Darío

que se apresta a brindarnos todo su apoyo.

Él podrá unirse a la victoriosa batalla

y seguir los pasos de mis triunfos...

 

(Baja el puente levadizo y sale Arbace

por la puerta de la ciudad)

 

Pero de la hostil muralla sale un hombre,

solo y a pie...

Oculto el rostro con su capa…

¿Quién eres?

¿Qué quieres?

 

Escena Quinta

 

(Arbace, envuelto en su manto, y Ciro)

 

ARBACE

Ciro, escuchad.

Yo nací en Persia y siendo aún muy joven

conocí vuestro palacio real.

Allí amé a la ingrata Argene.

Luego, siguiendo a mi padre, me alisté en el ejército asirio,

y de su poderoso rey

soy ahora un servidor próximo al trono:

Comando a mil infantes, y me llamo Arbace.

Sé de vuestro adverso destino...

el de vuestra esposa, el de vuestro hijo y el de los muchos otros

prisioneros que han sido traídos a Babilonia.

A la propia Argene he visto,

y su presencia despertó en mi corazón

el antiguo amor por ella.

Si no desdeñáis mi consejo y confiáis en mí,

os señalaré el camino que asegure vuestro triunfo

y el rescate de vuestro hijo y el de vuestra esposa...

 

CIRO

¡No sigas, capitán, mi valor

derribará esos muros en breves instantes!

Pronto verás ondear sobre las hostiles torres

las banderas persas.

Pero si una piedad sincera

mueve tu corazón, ¡oh, Arbace!...

dime cual es el miserable estado actual

de mi esposa e hijo, infelices ambos.

 

ARBACE

Baldassare quiere que Amira os olvide, ¡oh, señor!

y con un nuevo himeneo

obligarla a que le entregue su mano.

Ella rehúsa, pero el cruel rey la amenaza de muerte,

y quizás vos podríais acelerar su ejecución

si con las armas, amenazarais destruir su poder.

 

CIRO

¡Ay cielos!

¿Cómo se entiende tan bárbara perfidia?

 

ARBACE

En mí confiad.

Venid, ¡oh, señor! a un lugar menos expuesto.

Allí os indicaré cómo podréis lograr

mejor vuestro propósito.

Esperad aún un instante,

que apurarse se torna a veces peligroso.

La venganza,

según aconseja la experiencia,

cuánto más tarda es más segura.

Pronto obtendréis vuestra venganza,

pero sed cauto en cada acción,

pensad que en un sólo momento

todo se puede arruinar.

Así, el león inmóvil,

en su furor se detiene

y muestra luego más funesta la ira

que supo contener.

 

CIRO

Seguiré tu consejo, pero

¡qué cruel contraste de dudas y temores envenena mi alma!

Es hora de actuar, ¡ven, acompáñame.

 

ARBACE

¡Vamos, voy con vos!

 

(Salen)

 

Escena Sexta

 

(Palacio real de Baldassare)

 

BALDASSARE

Me parece imposible que tal constancia

no pueda ser vencida;

¡Si, todos deben someterse a mis deseos!

Amira aun no quiere ceder

ante quien desea su corazón;

ante un rey que le ofrece la libertad y el trono.

Debo pensar que otra razón

la obliga a semejante rechazo.

Si finalmente la indigna

no cede a mis pretensiones,

yo sabré castigarla como es debido.

 

Escena Séptima

 

(Llega Zambri)

 

ZAMBRI

Señor, desde el campo de batalla

el monarca persa un embajador envía.

Al parecer, desea ofreceros una tregua.

Por su actitud, por su porte,

parece ser un alto dignatario.

 

BALDASSARE

Quizás a la esposa y al hijo

de Ciro pedirá.

Pactaré con ellos exigiendo que el rey persa

retire lejos de estas murallas sus ejércitos

y a cambio le entregaré su hijo;

pero Amira se quedará conmigo

Ella es apreciada por mi corazón

y si el monarca persa piensa quitármela,

lo espera en vano.

Vayamos a la gran sala,

allí recibiremos al mensajero persa.

 

ZAMBRI

Obedezco vuestras órdenes, señor.

 

(Salen)

 

Escena Octava

 

(Arbace solo)

 

ARBACE

La gran trama ha sido urdida;

y el propio Ciro podrá estrechar

contra su pecho a su hijo y su esposa.

A la cuidad lo hice ingresar;

y si el cielo protege nuestro plan,

quizás pueda dentro de poco

sustraerlo de toda preocupación

y liberar de sus cadenas a los prisioneros

y a mí querida Argene.

Ahora puedo esperar, que para mi felicidad,

sean satisfechos mis deseos;

y este corazón, que sólo amor reclama,

tenga por sus méritos digna recompensa.

 

(Sale)

 

Escena Novena

 

(Gran sala de audiencia con trono. Baldassare rodeado

de guardias y nobles, luego Zambri haciendo entrar a Ciro,

vestido como embajador seguido de su séquito)

 

ZAMBRI

¡He aquí al embajador persa!

 

BALDASSARE

¡Adelántate!

 

CIRO

Ciro envía saludos a Baldassare,

y paz si lo desea.

 

BALDASSARE

 Yo deseo la paz pero

¿en qué términos?

 

CIRO

Lejos de Babilonia

marcharán sus escuadras.

Los prisioneros te devolverá Persia

y sus ejércitos abandonarán Caldea:

La paz se establecerá

entre Persia y Asiria.

Sólo te pide Ciro a su hijo y a su esposa;

a cambio, él se compromete

a no volver a usar la fuerza.

 

BALDASSARE

¡Yo lo rehúso!

Se engaña tu señor si piensa

que yo temo a sus ejércitos.

Si él, lejos de estas murallas,

retira sus tropas y devuelve a mi reino

los prisioneros como prueba de paz y amistad,

su hijo le devolveré;

pero más que eso no cedo

y no consentiré devolverle a Amira.

 

CIRO

Pues entonces verás de sangre y muerte

cubiertas las ciudades de tu reino.

Matanzas y ruinas

se esparcirán por doquier...

 

BALDASSARE

¡Mide tus palabras, embajador, no colmes mi paciencia!

 

CIRO

Es Ciro el que habla, no soy yo.

 

BALDASSARE

Si realmente quieres servir a tu Rey, procura

convencer a Amira que acepte mi voluntad.

Si, así y todo, ella todavía se resiste

deberá sufrir inevitablemente la muerte.

De tan funesto destino

tú puedes sustraerla hoy:

Que ella por tu consejo

me otorgue su mano y entonces

todo te lo concedo a ti y a tu soberano.

 

CIRO

(Para sí)

El engaño me favorece.

 

(A Baldassare)

 

Está bien, majestad,

transmitiré cuanto me decís.

 

(Para sí)

 

Al menos, así, la volveré a ver.

 

BALDASSARE

¡Zambri, que venga la Princesa de inmediato!

 

ZAMBRI

¡Ya se acerca!

 

CIRO

(Para sí)

¡Qué momento!...

Aquí está... ¡es ella!

 

Escena Décima

 

(Amira y los anteriores)

 

AMIRA

¡Cielos! ¡Qué veo!... ¿Es un sueño? ¿Ciro aquí?...

 

CIRO

Ciro me envía como embajador:

para saber de ti

y de su amado hijo Cambises.

Muchas cosas, muchas, mi reina,

revelarte debo por orden suya,

si no me lo impide el monarca aquí presente.

 

AMIRA

(Para sí)

No sé si me engaño, o si él miente.

 

(A Ciro)

 

Pues bien, decidle que yo lo amo...

Y que su infeliz hijo...

me recuerda siempre su dulce semblante

y atempera el dolor de mi corazón.

Pero reveladme vuestro sentir...

¿Por qué demoráis?... ¡Vamos, por piedad!

Habladme de él... de ti... de tu amor... ¿qué dice?

¡Ah, no! ¿Callas... me rehúyes?...

Tu aspecto... tus palabras... me infunden temor

y mi alma se pierde y está confundida.

Querría ver a mi esposo

y estrecharlo contra mi corazón,

pero de mis deseos

no siente el cielo piedad.

 

CORO

Ten calma, consuélate, el cielo se aplacará.

 

AMIRA

¡Ay! No puedo explicar

lo que en el pecho siento,

y mi cruel martirio,

se hace cada vez más grande.

 

CORO

¡Ah! Consuélate y ten esperanzas,

que el cielo se aplacará.

 

AMIRA

No, ya no tengo esperanzas, ¡oh, dioses!

de hallar felicidad.

¡Qué cruel instante!

¡Qué angustia, qué pena!

¡Un martirio más funesto que el mío

 no existe!

 

CORO

Ten calma, consuélate, que el cielo se aplacará.

 

(Amira sale)

 

Escena Decimoprimera

 

(Baldassare, Ciro y Zambri)

 

BALDASSARE

(a Zambri)

Mi aspecto... mi presencia veo que la aterrorizan...

 

(A Ciro)

 

Embajador, te dejo a solas con Amira;

así podrás hablar con más libertad´.

Te recuerdo todo lo que te impuse

hace unos momentos.

Piensa que, sin ser visto,

tus movimientos y palabras podré conocer.

 

CIRO

(A Zambri)

Os ruego, ¡oh, Majestad!

que hagáis regresar a Amira,

y que también venga a aquí

su hijo por unos instantes.

La ternura de la madre aumentará el vigor

de mis palabras.

 

(Para sí)

 

De este modo podré, al menos, abrazar a Cambise.

 

BALDASSARE

Satisfecho serás.

 

(a un guardia que sale y luego vuelve con el hijo)

 

¡Que Amira y su hijo, vengan de inmediato!

 

(a Zambri)

 

Ocultémonos y así todo lo podremos ver.

 

ZAMBRI

(a Baldassare)

Os sigo.

 

CIRO

Manos a la obra.

 

(Baldassare, Zambri y los guardias se apartan,

dejándose ver por momentos entre bambalinas)

 

Escena Duodécima

(Ciro, Amira y con ellos un guardia, que

conduce a Cambise, y luego se retira)

 

AMIRA

(corriéndole hacia su hijo que llega

con un guardia que se lo entrega)

¡Ah, querido hijo!... ¡Ah, primer y último

tierno afecto de mi corazón!

¡Ah, ven a mi pecho!

Sólo tú alivias mi alma de tantas preocupaciones.

 

CIRO

Basta ya... alégrate Amira. En este día

el Cielo quiere que seas la esposa de Baldassare.

Acepta su voluntad...

 

AMIRA

¡Qué espanto!... ¡Me quedo petrificada!...

¿Dónde estoy?...

¿Entonces no eres tú el qué debería odiar al tirano

aún más que yo?

¡Ay! mi mente se pierde, envuelta entre tantas dudas.

 

CIRO

(Para sí)

¡Ni siquiera puedo decirle que el rey nos está escuchando!

 

AMIRA

¿Puede ser cierto, que aún

en este lugar me hables así?...

 

CIRO

(tomando entre sus brazos a su hijo

y acariciándolo con ternura)

Este tierno párvulo

a quien abrazo contra mi pecho,

éste que provoca el llanto en mis ojos

él que es de Ciro... él que es tu hijo.

Tú lo amas, y sin embargo no piensas

que él perecerá... si tú te resistes.

 

AMIRA

¡Oh, dioses!...

 

CIRO

E incluso tú misma perecerás.

El rey ha decidido su muerte y la tuya.

Considera como tu cruel y obstinada constancia

sería la causa de tantas penas y tormentos

para todos los que te aman,

y cuánto se consumiría en llanto Ciro...

tu propio esposo,

que perdería a la vez esposa e hijo.

 

AMIRA

¡Ay, calla, cruel!...

Parece que gozas

lacerando mi corazón.

¡Me insultas y te burlas de mí!

¡Ah, me estás matando!

Si olvidaste tu antiguo afecto por mí, está bien;

pero no me intentes convencer

para que me una a ese  cruel tirano.

¡Basta ya!

 

CIRO

(Para sí)

¡Dioses, no sabe que Baldassare nos escucha!

 

AMIRA

¡Estoy decidida!  Y tú,  perjuro,

intentas en vano quebrar mi constancia.

Aunque no seas aquel que

buscaba y pretendía mi cariño,

igual te seguiré queriendo,

despiadado, aunque me seas infiel.

Para tu eterna vergüenza,

siempre en mi corazón serás amado,

para mí, entre mil penas y mil angustias,

tú mi esposo, tú Ciro, siempre serás.

 

Escena Decimotercera

 

(Baldassare, Zambri, guardias y los anteriores)

 

BALDASSARE

¡Te he descubierto, audaz, mentiroso!

Bajo falsos atuendos en ti reconozco

a mi enemigo, el rey de los persas...

El terror de Amira,

tus palabras, tu vergüenza, te acusan.

¡Me siento invadido por la ira!

Pero tu traición no quedará impune.

¡Guardias!

 

ZAMBRI

¡Detenedlo!

 

AMIRA, CIRO

¡Oh, dioses!

 

BALDASSARE

(a Ciro, que intenta resistirse)

¡Qué osadía!

 

ZAMBRI

¡Ríndete!

 

BALDASSARE

(esgrimiendo su espada contra Ciro)

¡Muere de una vez, Ciro!

 

ZAMBRI

(Conteniendo a Baldassare)

¡Señor, refrena tu ira!

 

BALDASSARE

Debo castigar al indigno.

 

ZAMBRI

El rey no cesa en su indignación.

 

TODOS

¡Qué fatal y horrendo día!

El atroz infierno ha lanzado contra nosotros

a sus terribles furias.

 

CIRO

El furor del rey

me recuerda mi peligro.

¡Por mi esposa y por mi hijo

cuánto, oh dioses, deberé temer!

 

BALDASSARE

(a Amira)

Por ti aún siento piedad.

Di que me amas

y tus palabras salvarán a Ciro.

 

ZAMBRI

Acepta la propuesta del rey.

Esta horrible situación

solamente tú la puedes cambiar.

 

AMIRA

¡Qué sorpresa!... ¡Ay de mí, qué dolor!

Desolada... desgraciada...

no soporto tanta angustia.

 

CIRO

¡Ah, esposa!...

 

ZAMBRI

Cede Amira...

 

AMIRA

He decidido...

 

BALDASSARE

¡Encadenad al traidor!

 

(los guardias que circundan Ciro lo encadenan)

 

TODOS

Ya en el alma se desata un cruel combate

entre el desdén, el temor y la osadía.

Sentimientos opuestos se enfrentan

y no tiene paz el corazón.

 

CORO

Sólo tú, ¡oh cielo clemente! puedes devolvernos

la paz en medio de tanto horror.

 

 

 

ACTO  SEGUNDO

 

 

(Palacio de Baldassare)

 

Escena Primera

 

(Argene, Arbace y cortesanos)

 

CORO

A tan bella alma socorred

vosotros que tenéis el corazón piadoso.

Que Amira pueda ver a su amado esposo

y alivie así su dolor.

 

ARGENE

¡Ven, por piedad!

Atempera, Arbace,

el dolor de la infeliz Princesa.

Ciro, cargado de cepos,

gime en un oscuro calabozo.

Amira lo reclama y, al no verlo,

llora y suspira la miserable esposa.

¡Sólo pide acompañarlo en su suerte!

 

ARBACE

Peligroso es hacer esto: pero, si ella lo consiente,

conozco un pasaje subterráneo

que la llevará hasta donde

está Ciro encadenado.

Si el ver a su esposo

reaviva su esperanza,

mis pasos serán su fiel escolta.

 

(Salen)

 

Escena Segunda

 

(Prisión subterránea. Ciro encadenado apoyado

en una piedra e inmerso en el más profundo dolor)

 

CIRO

¿Es posible que el vencedor de Creso,

el conquistador de Lidia,

deba estar encadenado?

¡Oh, miserable!

¡Ay, el cruel destino me persigue y me oprime!

¡En el Dios de Israel debo confiar mi venganza!

Lo juro, Señor, pues así lo siente mi corazón,

En el mismo día en que yo triunfe con tu ayuda,

liberados serán tus fieles

de los cepos y cadenas que los oprimen.

¡Autorizaré tu culto!...

Pero... ¿dónde estoy!

¿A quién, infeliz, le hablo?... ¿Qué pienso?

Si a mi adorada esposa pudiese volver a ver

al menos un sólo instante...

No, esa dicha no me atrevo a esperar.

 

Escena Tercera

 

(Arbace que guía a Amira, y Ciro)

 

ARBACE

La guío hasta ti.

 

CIRO

¡Oh, esposa mía!

 

AMIRA

¡Oh, esposo!

 

(Abrazándose con ternura)

 

CIRO

Al abrazarte contra mi pecho,

querida esposa, amada mía,

se hacen menos crueles mis penas

y mi corazón encuentra la paz.

 

AMIRA

¡Cuánta alegría vuelvo a encontrar!

Mi corazón oprimido no sabe expresarse;

que estas miradas y este abrazo

hablen por él...

 

AMIRA, CIRO

Con este palpitar del corazón

te juran mis labios,

que nunca mi fidelidad

y mi amor por ti podrán cambiar.

 

AMIRA

¿Y esas voces?...

 

CIRO

¿Qué es ese resplandor?...

 

(Miran hacia fuera de la escena,

y ven el resplandor de las antorchas)

 

AMIRA

¿Qué sucede?

 

CIRO

¡Alguien se acerca!

 

AMIRA, CIRO

La constancia de nuestras almas

¿cuánto deberá sufrir aún?

 

Escena Cuarta

 

(Lega Baldassare seguido por

soldados con antorchas)

 

BALDASSARE

¿Juntos? ¡Ah, qué indignación!

¿Podéis burlaros así

de mi voluntad?

¡Pérfidos, finalmente

vais a conocer mi ira!

 

AMIRA, CIRO

¡Qué sorpresa!

 

BALDASSARE

¡Impíos, temblad!

 

(Todos quedan extáticos por la sorpresa)

 

AMIRA, CIRO

Un enorme terror

despierta en mi alma.

No puedo hablar,

no sé qué decir.

 

BALDASSARE

Un feroz desdén

despierta en mi alma,

pero el amor me detiene,

no sé por qué.

 

(se vuelve hacia Amira)

 

¿No podrá doblegar ese corazón

la pasión que siento en mi alma?

 

AMIRA, CIRO

Tu / mi desdén es mi placer,

es el triunfo de mi / su fidelidad.

 

BALDASSARE

¡Verteré vuestra sangre, indignos!

 

CIRO

No te tengo miedo.

 

AMIRA

Yo no temo.

 

BALDASSARE

(a Amira)

Entonces ¿es en vano?...

 

AMIRA

Antes prefiero la muerte.

 

BALDASSARE

(a Ciro)

¿Y querrías?...

 

CIRO

Morir con ella.

 

BALDASSARE

¡Ah, apartadla de mí,

no puedo dominar mi furor!

 

AMIRA, CIRO

¡Ah, separarme de ella / él

es el mayor de todos los dolores!

 

(Por orden de Baldassare algunos

soldados avanzan rodeando Ciro y a

Amira, y los conducen fuera de la escena

por lados opuestos; Baldassare seguido

por sus guardias sale por otra puerta)

 

Escena Quinta

 

(Palacio real como en el

primer acto. Zambri y Argene)

 

ZAMBRI

¿Oíste Argene?

El gran banquete está dispuesto

y Baldassare ordena

que Amira, y que tú misma,

estéis presentes en el mismo.

 

ARGENE

¿Qué placer siente

tu monarca al oprimirnos así?

Mientras que Amira gime por su esposo

en la prisión encadenado, él quiere que

compartamos su diversión y gloria.

 

ZAMBRI

¿Quién sabe?

Quizás podría tu reina

aprovechando el placer y la alegría de la fiesta,

encontrar el modo de despertar la piedad del rey

para con su hijo, para con ella misma y para su esposo.

Ve a anunciarle la orden del rey

y acompáñala a la fiesta. ¡Adiós!

 

ARGENE

Espérame allí.

 

(salen)

 

Escena Sexta

 

(Es de noche. Gran sala engalanada con

tapices y con lujosa vajilla para el servicio

de mesa, con copas, flores y maceteros. Los

guardias y cortesanos rodean el lugar. Zambri,

Baldassare, Amira, Argene y Arbace, nobles)

 

CORO

Que los pebeteros ahúmen

aromas orientales;

viertan las ánforas

deliciosos licores;

y en tono festivo

los coros musicales

anuncien felices días

de alegría y amor.

 

BALDASSARE

¡Que todos disfruten conmigo en este el día,

en el que se honra a Baal

con brindis y banquetes!

¡Expulsad los tristes pensamientos

y las preocupaciones lejos de mi trono!

Aquí solamente quiero amor, belleza y felicidad.

 

(Todos se sientan en torno al rey)

 

CORO

¡Que con festivos sonidos

los coros musicales

anuncien felices días

de dicha y amor!

 

BALDASSARE

Zambri: ¿son estas las copas

que hicieron traer mis antepasados

del odiado templo del Dios de los judíos?

 

ZAMBRI

Como ordenasteis, Majestad,

aquí las hice traer...

 

BALDASSARE

Colmadlas de espumoso licor

para que nuestros labios

se endulcen con la grata bebida.

Que nuestras mentes recuerden a Jerusalén,

a su pueblo humillado y a su Dios,

que tan mal los protegió

de la terrible derrota,

permitiendo que cayeran

el trono, el altar,

los sacerdotes y el Templo.

 

(Acompañada por el estruendo de los truenos y

relámpagos, aparece una mano que escribe sobre

la pared con letras de fuego: “Mene, Tekel, Peres”

A la vista de tal prodigio los comensales se levantan

y quedan sumidos en la más triste consternación)

 

BALDASSARE

¡Qué terrible horror me invade!

¿Quién me puede revelar las ignotas palabras del Cielo?

¡Que vengan los magos de inmediato,

y todo aquel que entienda el sentido

de las cosas divinas!

 

(Un guardia sale a cumplir la orden de Baldassare)

 

Ante la terrible forma de esa visión

siento en mi pecho una cruel opresión,

una desconocida turbación...

¿Soñó con fantasmas mi mente...

o bien mis ojos vieron la realidad?

¿Dónde estoy?...

Vosotros, que permanecéis a mi alrededor

confusos y taciturnos,

¿Por qué estáis tristes?... ¿Por qué tembláis?

 

Escena Séptima

 

(Los astrólogos, precedidos por el Profeta Daniel)

 

BALDASSARE

(a Daniel, que avanza

majestuosamente hacia él)

¿Y tú quién eres, que tan terrible te presentas ante mí?...

¿A qué vienes?

 

DANIEL

Daniel me llamo, a quien el Dios de Israel

acostumbra a revelar, a menudo, cosas secretas.

Aquí me ordenaron venir

alguno de tus hombres,

para sacar de tu corazón la tremenda duda que lo agita,

y procurar explicarte cual es el deseo del Cielo,

según yo lo entiendo.

Ingratos al Dios de Abraham

fuiste tú y tus antepasados.

Por ellos fueron desterrados y oprimidos sus fieles;

destruido fue el templo y profanadas las copas

sagradas, que en tu poder se encuentran

al servicio de tus vicios e impías fiestas.

Hoy, cansado Dios de tolerarte,

te anuncia en ese escrito

la pena que merece tu delito.

Llega ya a su fin por tus culpas el trono asirio

que deberá ser dividido entre Medos y Persas.

De la infiel Babilonia desaparecerán

los muros y el recuerdo.

Los enemigos triunfarán sobre ti;

y tú mismo y los tuyos

seréis esparcidos cual polvo al viento.

No verás nacer el nuevo sol,

tus ejércitos serán derrotados, y tú morirás.

 

BALDASSARE

¡Pobre de mí, qué oigo!...

¿Tanto se ha enojado conmigo el cielo,

que una horrorosa tragedia planea sobre nosotros?

¡Una mano helada me congela

y me oprime el alma!... Mi pie vacila...

Busco en vano el coraje acostumbrado...

¡Siento remordimientos en mi corazón!...

¡Oh, mano!... ¡Oh, destino!

¡Qué cruel, qué triste suerte

me llena el pecho de oscuro pesar!

¡Pienso en mis hijos, en el reino, en el trono,

y no veo más que horror!

Ante esa horrorosa y feroz visión

tiemblo, me hielo y me espanto.

¡Cede mi alma ante el cruel martirio

y se pierde ante tanto horror!

 

ASTRÓLOGOS

No des fe a las insanas palabras

que te anuncian tristes acontecimientos.

Sólo victorias y felicidad

te presagió la mano celestial.

Es verdad que quieren sangre los dioses,

pero para superar el peligro

que perezcan Ciro y su esposa y su hijo,

a quienes en tus manos el cielo ha puesto.

 

BALDASSARE

¿Es verdad entonces,

oh sabios, que ese es el deseo

manifestado en ese escrito funesto?

 

CORO

¡Ese es, ese es!

 

BALDASSARE

¡Que mueran Ciro y su hijo!

Ese es mi deseo...

¡Que sólo Amira quede con vida, oh dioses!...

 

CORO

¡Amira también deberá morir!

 

BALDASSARE

Una orden tan cruel

no resiste mi alma amante,

no pueden mis labios palpitantes

ordenar su ejecución.

 

CORO

¡Amira también deberá morir!

 

BALDASSARE

Pues entonces que ella también muera:

¡Qué dolor!... ¡Ay, cuánta angustia!...

¡Estarás satisfecho, oh cielo tirano,

de mi bárbaro penar!

 

CORO

No temas, que tu triste aflicción

sabrá el Cielo terminar.

 

(Todos parten excepto Daniel, mientras

que el escrito desaparece de la pared)

 

Escena Octava

 

(Daniel solo)

 

DANIEL

¡Ve cruel, la hora de la horrorosa venganza

está próxima!

Pende sobre tu cabeza

la espada del Dios,

que nunca habla en vano.

Sacia tus impíos deseos

y junto con tus indignos ministros

derrama esparce la sangre y la muerte:

Ellos pronto morirán,

vertiendo su sangre junto con la tuya, su malvado rey,

y con la de todos tus súbditos.

Sobre todo tu reino

ya está rugiendo la feroz tormenta.

Caerá el veloz rayo, y el mismo hombre

que tú hoy crees próximo a morir,

transformado en ministro del Eterno,

mañana vencedor ocupará tu trono.

Las armas enemigas y las antorchas

arrasarán torres y muros

y sobre esta tierra sólo reinará la estirpe

de los reptiles y las impuras serpientes.

De lóbrego polvo y de cenizas

será cubierto este suelo infecundo,

y no quedará ningún recuerdo en el mundo

de dónde estuvo construida la ingrata ciudad.

 

(Sale)

 

Escena Novena

 

(Arbace con guardias, Amira y Argene)

 

ARBACE

Perdona ¡oh, Princesa!

Una odiosa orden me obliga a obedecer.

Debo conducirte a la celda de Ciro... mi corazón sufre,

pero no desesperes todavía...

el cielo clemente que observa tu males

vela por tu salvación,

y cuánto más cerca esté el peligro,

más pronto puede cambiar en dicha tu destino.

 

AMIRA

Feliz seré si unida a Ciro, con él puedo morir...

Temor no siente

por sus crueles penas mi alma

acostumbra a las desdichas.

 

ARGENE

¡Oh, cuanta piedad despertaste en mi pecho!

Quiero contigo, siendo tu fiel servidora,

o vivir, o morir...

 

AMIRA

¡Ah, vive, amiga, y sé más feliz que yo!

No puedo salvar ni a mi esposo ni a mi hijo...

Ese es un dolor que me lacera el corazón

y me atormenta.

¡Vamos, si aún me amas, permanece aquí!

Argene,  pon todo tu esfuerzo en salvar

a aquéllos adorados seres,

por los cuales solamente vivo...

Pide piedad por ellos; por todos implora; y llora, y ruega,

e intenta conmover al rey.

En los dioses confío,

y si de ellos pudiera oír que vivirán,

yo moriría sin pena ni preocupación alguna.

¡Ah, por mí no te angusties,

pero por ellos, llora como también lloro yo!

¡Es de una madre mi llanto, es de una esposa mi dolor!

 

(dirigiéndose al cielo)

 

Tú, Dios de los dioses,

Señor de los vivientes, que ves, que sientes

el dolor y la cruel angustia de los miserables;

escucha mis ruegos,

sálvame junto a mi hijo y a mi esposo,

y envía el consuelo del cielo

para calmar el dolor de mi alma.

 

(Salen)

 

Escena Décima

 

(Palacio real. Zambri)

 

ZAMBRI

Demasiado manifiesta es la ira de los dioses.

De aquella horrorosas inscripción

¿quién podría deducir felices acontecimientos?

Del largo asedio cansado está el pueblo.

No cesan los ejércitos persas

de atacarnos cada día...

Llenos de indignación por los reales prisioneros

están los guerreros enemigos...

Aumentan a nuestro alrededor

las tropas enemigas

y ya la sangre chorrea por estas murallas.

Una terrible desgracia amenaza a los hombres:

en cada rostro está pintado el terror.

No encuentro uno solo,

en cuyo corazón no reine el espanto y el dolor.

 

Escena Undécima

 

(Argene y Zambri)

 

ARGENE

¡Ay, ayúdame Zambri, condúceme ante el rey!

Quiero arrojarme a sus pies,

y rogarle por Ciro y por su tierna esposa.

Debo implorar piedad ante él....

 

ZAMBRI

Vano deseo te alienta, mujer...

Ensimismado y triste yace el rey.

No habla con nadie, ni escucha.

Afligido, pensativo y oprimido por su dolor,

Baldassare niega a todos el acceso,

incluso a mí mismo.

 

ARGENE

¡Qué infelices somos!... ¿Pero tú no puedes?...

 

ZAMBRI

Nada puedo hacer...

 

ARGENE

¡Bárbaros!...

¿Acaso todos los que habitan

dentro de estos indignos muros

tienen el corazón más cruel que los tigres?

¿Acaso un piadoso afecto por los infelices

no os mueve al llanto?

Vendrá el día,

en el que los dioses indignados

castigarán tan feroces e impías costumbres.

Quien desprecia a los desdichados,

quien su llanto no escucha,

el cielo sabrá castigar

por su indigna crueldad.

La suerte es voluble

y quien fue sordo a la voz de la piedad

pedirá en vano a los otros misericordia

 

(Salen)

 

Escena Duodécima

 

(Gran plaza de Babilonia. A la derecha y al fondo, el palacio real de

Baldassare; a la izquierda un arco triunfal que representa la puerta

mayor de la ciudad. Arbace con oficiales y soldados escolta a la familia

de Ciro hacia el lugar destinado al suplicio. Rodeados de soldados,

Ciro y Amira con su hijo encadenados. Baldassare y Zambri

acompañados por los guardias. Argene, sumida en la mayor tristeza,

sigue detrás del cortejo. La muchedumbre se abre y permite que Ciro,

Amira y su hijo se adelanten hasta el centro de la escena, quedando

entre Baldassare y Zambri de un lado, y Arbace y Argene del otro)

 

CORO

Parece que hoy los dioses airados

se muestran crueles...

Infelices... desdichados...

¡Cuánto mostrarán su piedad!

 

CIRO

¡Oh, a fin place a los dioses acabar con mis penas y dichas!

Dulce compañera,

ha llegado el amargo momento

en el que debemos separarnos y morir...

La muerte no teme mi alma, no,

porque aún ante la muerte

conservan los inocentes constante el corazón;

Pero mirándote a la cara...

pensando en tu fidelidad.

Viendo a mi esposa y a mi hijo, aquí a mi lado,

¡no sé contenerme, no puedo refrenar el llanto!

 

(volviéndose con arrebato para abrazar a su hijo)

 

Te abrazo, te estrecho,

tierno hijo mío

con el llanto en los ojos,

con besos de amor.

Aquella sangre que un día

en el seno te vertí,

tú la deberás derramar

del desdichado corazón.

 

BALDASSARE

¿Por qué os retrasáis?...

 

TODOS

¡Oh, cuánta ansiedad!

 

CIRO

Sí, cruel tirano, ya no nos verás más:

ni a mí, ni a mi esposa ni a mi hijo...

Su sangre es inocente

y del Cielo venganza pedirá.

 

CORO

¿Bebe derramarse esa sangre,

oh dioses, es necesario que mueran?

 

CIRO

¡Vamos! Enjuga finalmente, esposa mía,

esas amargas lágrimas...

¡Tú me laceras el corazón!...

Si aún me amas,

si aborreces, tanto como yo te amo, al Rey enemigo,

estamos más que vengados.

Se cruzarán a orillas del Leteo

nuestras últimas miradas;

y los últimos suspiros de nuestro amor

se dirán felices

en ese lugar fatal:

¡querida, mi alma espira siéndote fiel!

Seremos felices y dichosos

en los plácidos campos Elíseos

y el espino indiviso bienaventurado será.

El deseo de morir en mi alma se enciende,

y feliz la hace tu fidelidad.

 

CORO

¡Cuánta piedad despierta en nuestro pecho

tan rara fidelidad!

 

BALDASSARE

¡Que avancen!...

 

TODOS

¡Ay, ya no hay salvación!

¡Cuán oprimidos, oh dioses, están los corazones!

 

CIRO

(a su hijo y a su esposa)

A ti un beso... a ti un abrazo...

¡Marchemos al cadalso!

 

(La comitiva que escolta a la familia de Ciro sigue su marcha

hacia la izquierda; Baldassare y Zambri seguidos por algunos

guardias se encaminan hacia el palacio real)

 

Escena Decimotercera

 

(Un sordo ruido de voces y espadas anuncia combates y

destrucción: los guardias corren confusamente por la escena,

Zambri se muestra en actitud desesperada)

 

ZAMBRI

¡Que termine la cruel matanza,

oh, piadosos dioses!

¡Mientras Baldassare está sumido en un profundo sueño,

las falanges enemigas han sorprendido a la ciudad!

Sus armas triunfan,

derrotan a nuestras tropas…

¡La sangre corre dentro del propio palacio real!... ¡Ay de mí!

¿Qué será del Rey y de todos nosotros?...

¡En tan cruel situación socórrenos,

oh Cielo, defiéndenos!

 

(Desenvaina su espada y va a salir,

pero se encuentra con Ciro)

 

Escena Decimocuarta

 

(Ciro y Arbace con las espadas desenvainadas

llegan seguidos de soldados persas y medos)

 

CIRO

¡Impío, entrégame tu espada y ríndete!

 

ZAMBRI

¡Ciro! ¿Todavía estás vivo?...

 

CIRO

¡Sí, indigno, aún vivo!

Demasiado lentos fueron

los infames ministros del cruel Rey,

que ha dejado de reinar.

El Cielo, indignado por sus muchos delitos,

piadoso a mi me socorrió y a él lo destruyó.

El cielo armó mis ejércitos y los condujo a la victoria...

Y tú, Arbace, corre, guía a mi soldados.

Que maten a los amigos del Rey,

a su familia y a sus parientes.

¡Que no se ahorre la sangre!...

Un Dios airado me inspira esta venganza.

¡Cumple mis órdenes, pues la victoria está cerca!

 

(Ciro sale seguido por un grupo de guardias

que escoltan a Zambri. Arbace, con otro grupo,

sale hacia el lado opuesto)

 

Escena Decimoquinta

 

(Amira, Argene)

 

ARGENE

Alégrate Amira, finalmente los dioses supremos

han escuchado propicios tus ruegos.

Los angustiosos tormentos te compensan en este día;

y en un sólo instante te devuelven,

demostrando lo justos que son:

a tu hijo, a tu esposo, la libertad y el trono.

 

AMIRA

Con el más devoto corazón os doy gracias,

dioses clementes.

Soy feliz si Ciro es el vencedor y a salvo está mi hijo.

Tú, querida Argene, bien lo sabes,

que en ellos sólo confié;

y que aún frente a la presencia del tirano

esperé siempre del Cielo

paz y consuelo.

Y ahora, apreciada Argene,

compartirás también toda mi alegría.

 

Escena Decimosexta

 

(Arbace y las anteriores)

 

ARBACE

De un feliz anuncio soy portador:

Ciro requiere vuestra presencia

para engalanar su triunfo.

¡Darío ha salido de Babilonia

al frente de sus ejércitos

presto a invadir Caldea!

Ya están en su poder

las orillas del Éufrates.

Sus generales invaden las provincias Asirias

que deponen las armas ante nuestro poderío.

El imperio persa incrementa su poder!

 

AMIRA

¡Oh, cuántos acontecimientos felices!...

A ti, Arbace, y a tus afanes

está agradecido nuestro corazón.

 

ARBACE

Satisfecho estoy.

Quiso el Cielo satisfacer mis deseos.

Pero dime, Argene, ¿puedo esperar,

después de las tantas y tantas pruebas

que hasta ahora te he dado de fidelidad,

que no me negarás tu amor?

 

ARGENE

Todo lo logrará la virtud…Se fiel y espera.

 

AMIRA

¡Vayamos, amigos, junto a Ciro!

Clemencia y paz encuentren en él los vencidos;

y que el recuerdo de los peligros que nos amenazaron,

nos permita disfrutar más de este bello día.

 

(Salen)

 

Última Escena

 

(Gran plaza de Babilonia. Desfile de soldados que entran

por el arco triunfal precediendo al carro sobre el que Ciro

y Amira avanzan, seguidos por jefes y soldados persas.

Zambri y otros esclavos babilonios, encadenados. van tras

los vencedores. Ciro, Amira, su hijo, Argene, Arbace y Zambri)

 

CORO

Al vencedor clemente

entrega Asiria su trono,

invoca su perdón

y espera de él piedad.

 

CIRO

Siento que un Dios

me inspira un insólito vigor,

por sí mismo el corazón de Ciro

no tiene tanto valor.

 

AMIRA

Feliz al fin respira mi alma

después de tanto horror

y junto a mi esposo e hijo

recobro la felicidad.

 

ZAMBRI

La ira del Cielo fue calmada,

tenemos esperanzas en el vencedor;

grande es el corazón de Ciro,

feliz todos seremos.

 

TODOS

Entre felices vivas y cánticos,

en estos momentos de gloria,

regresa a todos los corazones

la calma y la felicidad.

 

 

Digitalizado y traducido por:

José Luís Roviaro 2022