ARSILDA, REINA DEL PONTO

 

Personajes

ARSILDA

TAMESE

LISEA

MIRINDA

BARZANE

CISARDO

NICANDRO

Hija del rey del Ponto

Heredero del trono de Cilicia

Hermana melliza de Tamese

Confidente de Lisea

Prometido de Lisea

Tío de Tamese y Licea

Confidente de Tamese

Mezzosoprano

Tenor

Mezzosoprano

Soprano

Soprano

Bajo

Soprano

 

La acción se desarrolla en Cilicia, Turquía, en época indeterminada.

 

Tras la muerte del rey de Cilicia, la reina asumió el gobierno hasta que su hijo Tamese tuviera edad de gobernar.
Se acordó el matrimonio de éste con Arsilda, hija del rey de Ponto. Sin embargo, llegan noticias que dan por muerto
al joven príncipe y la reina viuda obliga a su hija Lisea, hermana melliza de Tamese, ha travestirse y hacerse pasar
por él, pues el trono sólo lo puede ocupar un varón. La ópera se inicia con Arsilda  confesando su desencanto
porque su prometido (Lisea travestido en Tamese) le muestra poca atención, mientras que Lisea (como Tamese)
está decepcionada al ver que su prometido Barzane ahora coquetea con Arsilda.

 

 

ATTO PRIMO


Scena Prima

(Loco magnifico di colonnati e statue
rappresentanti li Numi tutelari della Cilicia,
con altari e fochi che ardono, destinato per
l'annual giuramento che devono i popoli al
loro principe, con ricco trono da un lato e
dall'altro sontuoso apparecchio per nozze
reali, quali devono celebrare tra Lisea,
creduta Tamese Re di Cílicia, e Arsilda
Regina di Ponto)
 
(Lisea creduta Tamese e Arsilda
assise in trono; Cisardo, Principe
del sangue, Mirinda e Nicandro
in piedi davanti al trono, con seguito
di popolo e di milizie)


Recitativo

CISARDO
Questo, o popoli, è il giorno in cui si deve
Con rinnovati voti
Giurar fede al regnante:
Quella da cui dipende
Il comun bene e d'ogni regno è il Nume:
Se il pensier di chi regge
È di render felici i suoi vassalli,
Devon ben questi ancor di sua grandezza
Esser ministri: or via d'eco gioliva
S'oda l'applauso e ne rimbombi il viva.

POPOLO
Tutto il regno in lieta gara
Ti consacra fede e amore
E le palme ti prepara,
Bel trofeo d'eccelso onore.

(Finito il giuramento e il coro, Lisea
creduta Tamese cala dal trono con
Arsilda per mano, additandola
a suoi vassalli per loro
sovrana).


Recitativo

LISEA
Questa, o fidi, è mia sposa
E perché tal, vostra regnante
e quella a cui dovete
Riverenza e onor, ella a voi deve
Sul trono un successor; con umil ciglio
L'alta donna inchinate;
E in lei l'imagin mia fidi adorate.

NICANDRO
Sì nobil coppia sia
di Cilicia il riposo.

MIRINDA
Et a vassalli
Di trionfi guerrieri illustre segno.

CISARDO
Viva Arsilda e Tamese.

POPOLO
E goda il regno.

ARSILDA
(A Lisea)
Quante belle lusinghe in sen mi nutri,
Ma se d'altro alimento
Il mio ardor non ravvivi, in van s'aspetta
De la Cilicia il prence.

LISEA
Ancor per poco le querele abbandona;
io non pretendo d'amar meno di te.

ARSILDA
Io non intendo.

CISARDO
Signor, tempo non parmi,
Di qui star neghittoso: io so che tenta
Per qualche occulta strada
Giunger qui l'inimico e improvviso
Sposa rapirti e regno; a me fa d'uopo
Tutti spitar di questa reggia intorno
Li nascosti sentieri, acciò rimanga
Avvilito il suo ardire.

MIRINDA
Empio disegno.

NICANDRO
Ma il riparo ben giusto.

LISEA
Al tuo valore
Fido regno e amor; tra lacci avvinto
Qui lo conduci; il puoi: vanne, ho già vinto.

Aria

CISARDO

L'esperto nocchiero
Nel mare incostante
Tra nubi e procelle
Non perde la speme,
Ma tutto il pensiero
Volgendo nel porto
Vi giunge a dispetto
Del nembo che freme.

(parte)

Scena Seconda

(Lisea creduta Tamese,
Arsilda, Mirinda e Nicandro)


Recítativo

LISEA

Sposa...

ARSILDA
A che tal mi chiami
Se di sposa il bel nome
Mostri aborrir con si crudel dimora?

NICANDRO
(Fra sè)
Giuste querele.

MIRINDA
(Fra sè)
Io non l'intendo ancora.

LISEA
Ah che mal tu ravvisi
L'intento del mio cor, perciò favelli
Con rimproveri ingiusti.

ARSILDA
O Dio, tu pure dici d'amarmi!

LISEA
E chi tel niega.

ARSILDA
Al soglio
Pur compagna m'assisi: è ver?

LISEA
Poc'anzi tu già il vedeste

ARSILDA
Io de' vassalli tuoi
Al piè mi vidi i tributari inchini?

LISEA
Il dover lo chiedeva.

ARSILDA
Al sen ben spesso
Mi stringi pur.

LISEA
Perché t' adoro.

ARSILDA
Amplessi
segno di sacri amori,
E baci ancor su le mie guance imprimi.

LISEA
De l'onesto mio ardore
Se li segni ravvisi
A che poi ti lamenti!

ARSILDA
E perché mai
Di non capirmi infingi?

LISEA
E che dir vuoi?

ARSILDA
Che se tanto a me doni, a che sospendi
Che d'Imeneo la face
Con la bella union del nostro ardore
Non alzi il suo splendor?

LISEA
(Fra sè)
Fingi mio core.

MIRINDA
(Fra sè)
Sensi per me più non intesi.

NICANDRO
(Fra sè)
E chiari per me pur troppo.

ARSILDA
Almen rispondi.

LISEA
Cara,
Feci voto al Tonante
Di ciò mai non compir, pria che il rivale
Privo non fia di libertade e regno.

ARSILDA
O voto ingiusto,
o non più inteso impegno.

LISEA
Bella, soffri un momento
Che al mio campo mi scopra,
a te s'asconda;
Restane lieta; aspetta
Più breve che no'l credi il tuo contento.

ARSILDA
Con questa incerta speme
Mi promette un gioir, che mai non viene.

Aria

lo sento in questo seno
Che sol d'affanni è pieno
Piangere e sospirar l'afflitto core
E veggio che dolente
Con la sua fiamma ardente
Stassi vicino a lui languendo amore.

(parte)

Scena Terza

(Lisea creduta Tamese, Mirinda e Nicandro)

Recitatívo

LISEA
Sol di Brittinia, il prence
Non sen corre à mio pro;

NICANDRO
Del tuo comando
Il cenno attendo, indi vedrai che possa
Forza di fe' che d'alte imprese è madre.

LISEA
In nobil petto e giovanil sembiante
Desio di palme e stimolo d'onore,
Spesso annidar si vede.

NICANDRO
S'illustre lode ogni servir eccede.

Aria

Col piacer della mia fede
Alzerò al tuo regio piede,
Bel trofeo d'illustre onor;
Lo splendor
Di si bel giorno
Vincitor
Il crine adorno
Ti vedrà di nuovo allor.

(parte Nicandro)

Scena Quarta

(Lisea creduta Tamese e Mirinda sua confidente)

Recitativo

LISEA
Partano i servi:
odi, Mirinda. Sola
Già che teco qui son, lascia un momento
Che in me Lisea,
non più Tamese or parli.

MIRINDA
Parla che disfogando il duol si scema.

LISEA
Ma s'è rischio il parlar,
sfogando accresce:
Tu più volte già udiste
Ch'ambitiosa madre
Il germano Tamese udendo estinto,
Per non cader dal trono (in cui chiedeva
Indispensabil legge,
Un maschio successor) per simiglianza
Ch'era tra noi, fingendo
Quello in vita, qui giunto, ed io già morta,
Cambiommi in esso e dal mio popol fido
Giurar mi fe' I'omaggio;
indi morendo
Qui mi lasciò regnante;
Al di fuori Tamese in regi panni;
Al di dentro Lisea colma d'affanni.

MIRINDA
Già mel diceste, quello
Ch'ignorava fin'or è ch'Imeneo
Tra due donne formar possa il bel nodo.

LISEA
Semplice troppo sei;
Sposa chiamai qui Arsilda
Perché di Lidia il Rege,
Che per giurata fede
Esser deve il mio sposo; ora disperi
Di possederla.

MIRINDA
E come pensi ciò far?

LISEA
Non so; dal tempo sol
Ch'apporta a noi più non pensati casi
Rimedio attendo: ah quante
Diverse passioni a l'alma io sento:
Morto vorrei l'infido;
Poi mi pento che more;
Temo ch'altri mi scopra;
Piango il morto germano:
Ecco sdegno, ecco amor, tema e dolore;
Che se in vita egli fusse
Salva sarei da tanti rischi:
o Amore
Duce crudel de' miei penosi affanni
Fabbro ben rio di non più intesi inganni.

Aria

Fingi d'aver un cor
Fra sdegno e fra timor
E allor saprai qual fia
La fiera pena mia
Ch'io provo e dir nol so:
Fa' che ti serpi in sen
Di gelosia il velen
Poi di se in tanti affanni
De l'anima tiranni
Spiegar il duol si può.

(parte Lisea)

Scena Quinta

(Mirinda sola)

Recitativo

MIRINDA

Dunque questo ch'amor chiaman le genti
(Benché ancor nol conosco) altro non parmi
Ch'un famelico mostro
Che de cori si pasce, e al nostro pianto
Smorza l'empia sua sete: ah s'egli è tale
Si fugga pur, quel suole
Innocente agneletta,
Che per scampar dal Lupo,
Lascia il pascolar l'erbetta.

Aria

Non m'è caro amor penando
Mi cercar vo' la mia pace
E goder in libertà:
È follia vivere amando
Se d'amor nuoce la face
Se un tormento è la beltà.
 
Scena Sesta

(Solitario ritiro con varii sedili erbosi,
corrispondente a deliziosi viali,
che conducono all'appartamento
terreno della Regina di Ponto, dove si
vede antica fabbrica di secreti bagni,
formata da diversi acquedotti con
una sotterranea che conduce fuori
le mura della città, la di cui bocca
è turata da forte fabbrica. Sentesi
prima per colpi di duri ferri rimbombare
l'imboccatura della suddetta sotterranea,
indi quella diroccata, si vede uscire
dalla medesima Barzane con soldati
con spade nude e fanali accesi in mano)

Recitativo

BARZANE

Del sotterraneo loco
Discoperto il sentier, già franco scorsi
L'umide vie e 'l forte
Suo riparo atterrato ecco qui giungo
Tacito, solo, inosservato; in parte
Ove rapir poss'io l'ingrata: Amore
Che di gelo mi cinge, il piè sol guida
A temerarie imprese:
Or voi guerrieri
Nel tenebroso speco
Statene ascosti; allora
Che accinto a l'opra il vostro Re vedete
Pieni d'usato ardir tosto accorrete.

(Si nascondono li soldati dentro la sotterranea)

Aria

Sempre piace goder il suo bene
s'anche cinto di ferri
e catene
lo dovesse un inganno rapir.
Pur che acquisti d'un labbro
i bei vezzi
non si curi de' folli suoi sprezzi,
a cui segue ben tardo pentir.

(S'incammina per li viali deliziosi)

Scena Settima

(Tamese fratello di Lisea
e vero Re di Cilicia creduto morto
in abiti da Giardiniero)

Recitativo

TAMESE

D'Ama la Reggia è questa: il patrio Cielo
Ove regnante io nacqui
Pur ritorno a spirar: Tamese io sono;
E questi, di Cilicia
Illustri abitatori,
Son servi miei: ma che mi val, se morta
La Genitrice, or l'infedele germana
Nome e regno mi toglie
Cambiando il sesso; e ciò non tutto ancora
È il mio stupor, se deggio
Mirare al fianco suo
Qual sposa Arsilda e per rapirla in campo
Armato il mio rivale, ed io qui deggio
Rimaner neglittoso? Ah no, coteste
Servili spoglie al suolo
Cadan pur lacerate; e pria si scopra
A fidi miei qual sono,
Indi sorga Tamese e corra al trono.

Aria

La tiranna avversa sorte
Mi vedrà sul patrio trono,
Con suo scorno a trionfar:
Tornerò qual fui, qual sono,
A dar leggi ed a regnar.

(siegue a gír coltivando l'orto ritirandosi)

Scena Ottava

(Arsilda che passeggiando sola si
va a sedere sopra un poggio erboso)

Aríoso

ARSILDA

So ben'io qual pena sia
Viver sol con la speranza.

Recitativo

Povera in mezzo a l'oro,
Tocco con mano il lido e pur m'è forza
Morir tra l'onde: Amore
Mi stempra il cor nel lume
Di fiamma illanguidita; e se mai cerco
Rimedio al mal, sol da parole e vezzi
Ho inutile soccorso; ond'io schernita
Tra speranza e timore avvampo ed ardo
Che un solo riso, un guardo
Medicina per me non è abbastanza

Arioso

So ben io qual pena sia
Viver sol con la speranza.

(S'arresta fissa nel suo pensiero e
quasi immota a sedere)


Scena Nona

Arsilda a sedere, Barzane che sopraggiunge
per rapirla e poi Tamese che viene
a soccorrerla)


Recitativo

BARZANE

Ecco l'ingrata al fianco,
Assistemi, o fidi.

(Ad Arsilda)

Al fin crudele

(escono i soldati di Barzane dalla
sotterranea e egli si fa vedere)


In onta tua sarai
Nobil trofeo del mio sprezzato amore.

ARSILDA
Che veggo, o cieli!

BARZANE
Un tuo amator fedele.

ARSILDA
Come qui giungi?

BARZANE
Vieni pria meco, indi il saprai.

ARSILDA
Lasciami.

BARZANE
Cara, non più tardar.

ARSILDA
Rimorso non ti raffrena!

BARZANE
Amore
Difesa è d'ogni error.

ARSILDA
Ne men rifletti ch'io son Regina?

BARZANE
Il tuo rifiuto il chiede

ARSILDA
Dove sei sposo amato!

BARZANE
Inutil speme.

TAMESE
Ecco il mio braccio a tua difesa or viene.

(sopraggiunge Tamese col ferro)

BARZANE
Un vil bifolco inerme tant'osa?

TAMESE
Or sentirai del vile il braccio.

ARSILDA
Il Cielo, l'ardimento rinforzi.

BARZANE
A voi soldati
Sdegno simil tenzon; su, l'uccidete.

ARSILDA
Al caro difensor cieli assistete.
 
Scena Decima

(Cisardo con soldati che sopraggiunge
per la sotterranea e suddetti)


CISARDO
Scoperto il tradimento, a tempo io giungo.

(Qui li soldati Cilicii abbattono gli
soldati di Lidia, mentre Cisardo va
ad attaccare Barzane)


E tu lidio Signor tosto rispondi
A questo acciar che chiede
Ragion per il suo Re.

BARZANE
Valore e ira tosta risponderà.

ARSILDA
Cor mio respira.

(si battono)

CISARDO
Al primo colpo il ferro perdesti pur.

BARZANE
Ah troppo ingiusti Dei.

(Cisardo gli toglie il brando)

Voi mi tradiste.

CISARDO
Or mio prigion tu sei

(parte Barzane)

Regina, il bel trionfo
Chiede me portator del grande avviso;
E voi, soldati, intanto,
Ne la reggia disciolto
Guidate il prigioniero: io so che grave
Si rende il don che il perditor riceve,
Ma così deggio; il mio trionfo il chiede.

(parte Cisardo)

Scena Undicesima

(Arsilda e Tamese creduto morto)

ARSILDA
Tutto al tuo braccio io deggio,
Giovane ardito:

(Fra sè)

O qual sembianza amata
Miro in volto a costui!

TAMESE
Quanto dovuto
Era al tuo sposo, oprai;

(Fra sè)

Fissa in me le sue ciglia!

ARSILDA
(Fra sè)
Quanto al caro Tamese egli somiglia.

(A Tamese)

Ma vuoi ragion che in vil mestier negletto
Qui tu non resti; vieni
A ricever mercè del tuo valore;

(Fra sè)

Quanto ho piacer di rimirarlo.

TAMESE
(Fra sê)
Ancora noto non sono, ben fortunato io fui.

ARSILDA
(Fra sè)
Perché adoro il mio sposo, amo costui.

Aria

Perché veggo nel tuo volto
L'idol mio che il cor m'ha tolto
Per te peno e per te moro
E te chiamo il mio tesoro
Ma non parlo già con te.
Così amando il mio diletto,
Tradirò per troppo affetto,
Mentirò per troppa fe'.

(partono assieme)

Scena Dodicesima

Tempio dedicato a Vulcano rappresentante
la sua fucina nella spelonca di Lenno,
con il suo simulacro nel mezzo e varie
immagini di Ciclopi intorno. Altare avanti
il suddetto simigliante a grossa ancudine
sopra della quale si veggono tre pesanti
martelli dedicati alli tre Ciclopi, Sterope
(che significa il tuono), Bronte, il folgore,
e Piracne, l'ancudíne infocata: confuso
monte di elmi, scudi, lance et altre armature
composto sopra rogo di fascine accese: al
lato del detto altare vi si vede un focolare
con scintillante fiamma. Cisardo con strale
dorato in mano, il quale deve offrirsi a Vulcano.
Lisea creduta Tamese, Mirinda, Nicandro,
Coro de' soldati e Ministri del tempio)

Recitativo

LISEA

Dunque il cultor de gli orti
Prima Arsilda soccorse; indi il tuo braccio
Barzane vinse?

CISARDO
Tanto oprò la sorte.

LISEA
O me felice:
Or pria
De le fiamme al gran Dio s'offrisca il voto,
Indi si vegga il vinto Re.

CISARDO
Su via del'abbronzato loco
Il limitar fumante
Di foco avampi.

LISEA
E intanto
S'alzi di nostre voci umile il canto.

SOLDATI, MINISTRI
Amoretti, vezzosetti
Che le fiamme concepite
Sempre vivo custodite
Di Vulcano il sacro lume
Già ch'ei solo è il nostro Nume.

Recitativo

CISARDO
Prendi Signor, compisci
Il degno ufficio, e pio

(Lisea prende lo strale, e in atto
riverente s'accosta al simulacro,
dicendo)

Recitativo accompagnato

LISEA

O del'adusta Lenno
Famoso abitator, che dentro arsiccia
Tenebrosa spelonca
Con l'ispidi tuoi Fabri
Consperio di furor sù l'infocata,
E risonante Incude
Colpi tempesti, e il Mongibello affordi;
A' te che del Tonante,
Ognor raffini il folgore temuto,
Quest'Aureo, acuto strale offro in tributo

(partono tutti i Ministri e
compisce il sacrificio)


Recitativo

Cisardo,
Or già che il sacro rito compi,
Di rivedere io bramo il prigioniero

(Fra sè)

Ancor tradita io l'amo.

CISARDO
Tua voglia appagherò.

LISEA
Ei custodito sol da lungi si vegga.
Usar clemenza col vinto,
Accresce gloria al vincitore.

(Fra sè)

Intender non mi può che solo amore.

CISARDO
Eseguo il cenno tuo;
che l'alto impegno
Si rende mio, se à parte io son del regno.

(parte Cisardo)

Scena Tredicesima

(Lisea creduta Tamese, Mirinda e Nicandro

Recitativo 

NICANDRO
Io se tu 'l vuoi Regina,
Del'inimico campo
Con vigil occhio osserverò qual fia
L'andamento, il pensier

LISEA
Di tè ben degno
E' il gran riflesso: vanne.

NICANDRO
Ah che avvilito
Già già lo veggo: Esercito ch'è privo
Di Duce, siasi pur d'ardir ben cinto,
Se restiter pretende, egli è già vinto.

(parte Nicandro)

Scena Quattordicesima

(Lisea creduta Tamese e Mirinda)

Recitativo

LISEA
Tu Mirinda quai voti,
Per me porgeste?

MIRINDA
Quelli,
Che pon render felice il tuo pensiero.

LISEA
Anzi il destin d'un infelice amore.

MIRINDA
Mà questo amor che sempre,
Nel labro tuo risuona,
Perche mai nol conobbi
Allor che ne favelli,
Che risponder non sò?

LISEA
M'ascolta attenta
Che amor ti spèiegherò.

MIRINDA
Ne son contente.

LISEA
Amore è un tal desio che ne la mente
Pria nasce, indi del core
Signor si rende, e brama
Fervida sveglia in noi
Di presente aver sempre il bel che piace;
Il quale vien conteso
Di non vederlo, allora
Vopo' è morir vivendo; ò se vederlo
Non empir mai la voglia
Di vagheggiarlo; questo
Fa le notti vegliar, passare i giorni
Senza riposo, e unisce
Il gel col foco, e col piacer la pena;
In fine egli è un tiranno
Che in un spiace, e che diletta,
E che punge allor di più, che più n'alletta.

MIRINDA
Dunque piacer s'avvezzi
Di rimirare un volto;
Di fissar gli occhi in lui,
languir, penare,
Se non fosse il vederlo à me permesso,
Si chiamerebbe amor?

LISEA
Saria ben d'esso.

MIRINDA
Dunque per quel che intendo
Altro l'Amor non è, ch'un inquieto
Martir, ch'ogn'or sen giace in mezzo al core.

LISEA
E' ver.

MIRINDA
Se questo è amor, si fugga amore.

Aria

LISEA

Porta amore una tal face,
che bruggiando ancora piace,
Che struggendo alletta ancor;
O se mai tu lovedrai,
Nudo arciero
E di fuggirlo avrai dolor.
 
Scena Quindicesima

(Mirinda sola)

Recitativo

MIRINDA

Benche d'amor le stravaganze intendi
Pare ancor nol comprendere
il mio pensiero:
Che s'egli è un gran martir, perchè ch'il prova
Tosto nol fugge! o s'è piacer, a qual fia
Del suo biasmo cagion, ma già quell'alma,
Ben da lungi comprende,
Che sol ch'il prova il suo costume intende.

Aria

Io son quel Gelsomino
Vicino al ruscelletto
Che ascosto tra l'erbette
Soletto se ne sta;
Ch'ha sol con fresche aurette
Diletto a favellar
Senza provar timor,
Che sopra il suo candor
Ape a posar ne va.



ATTO SECONDO


Scena Prima


(Stanza delitiosa della Reggia, dove si
vedono riposti in vasi di trasparenti cristalli
li tesori delli Regi Cilicii corrispondente
a Gabinetto di ritiro. Lísea creduta Tamese
e Mirinda sua confidente).

Recitativo 

MIRINDA
Il pastorel che raffrenò l'ardire
Del'inimico Re l'immagin serba
Del tuo estinto germano.

LISEA
Ahi, rimembranza per me funesta!

MIRINDA
Un sol momento il vidi,
Ch'ognor vederlo io bramo.

LISEA
Or tu già sei
D'amor nel laccio.

MIRINDA
Onde il conosci?

LISEA
Dimmi:
Tu nol serbi nel cor?

MIRINDA
Nol niego.

LISEA
Hai pena perché nol vedi.

MIRINDA
Ah certo.

LISEA
Or questo appunto
È d'amore il cordoglio.

MIRINDA
Se questo è amor, più non so dir nol voglio.

LISEA
Ma lasciami qui sola
Perché vegga il crudel, che io m'avvilisco,
Se il mio rossor tu vedi.

MIRINDA
Io t'ubbidisco.

Aria

Un certo no so che
Mi punge, e passa al cor,
E par dolor non è.
Se questo è forse amor,
Nel suo vorace ardor
Già posi incauta il piè.

(sale)

Scena Seconda

(Lisea creduta Tamese e Barzane
con soldati di guardia)

Recitativo

LISEA
State lungi soldati

(s'appartano)

BARZANE
Al fin Tamese
Senza pugnar vincesti: à ciò se colpa
Fu il mio, non tuo valor, l'egregia impresa
vanta pur ch'io la soffro, e non m'ascondo.

LISEA
Pria qui meco tu siedi, indi rispondo

(s'assestano)>

Pur ti riveggo amico,
Ma non già quale in pria,
Grande nel'opre
Fido nei giuramenti, e d'amicizia
Severo osservator, ma falso, vile,
A tal che del'Eroe,
L'idea in te non è.

BARZANE
Del operar mio, maturai l'importanza;
or tu rispondi a le richieste mie,
qual mancamento feci mai contro te?

LISEA
Parla: ti sento.

BARZANE
Tu che amico ti vanti, à che crudele
Il caro ben mi togli? è forse questa
La prova d'amistà?

LISEA
Empio t'arresta.
Come osar tu potevi
Disporre del mio amor,
se quello il desti
Con fè giurata al'infelice fuora?
Così dunque tradite
Santa fede, amor santo
Son le tue leggi!

BARZANE
A chi già morta intesi
Qual fede io più dovea?

LISEA
Ah, traditore:
Mori Lisea, ma perché sol l'uccise
L'empio tuo tradimento; e allor morendo
Tue mancanze m'espose; e la vendetta
A me che son l'offeso, a me s'aspetta.

BARZANE
(Fra sè)
Mi sorprende il suo dir.

(Forte)

Mentir non voglio
Del primo foco il chiaro ardor, ma amore
Del'umane potenze arbitrio ingiusto
L'estinse e a nuovo lampo
Poscia lo riaccese.

LISEA
Uso è ben questo
De gl'empi, a lor difesa
Far colpevole amor.

BARZANE
Tal fia, ma pure
Se Lisea qui venisse
Ragion gli renderci di mia mancanza.

LISEA
Dunque se qui presente
Detestar ti facesse il gran delitto
Che mai direste?

BARZANE
Allora risponder gli saprei.

LISEA
(Fra sè)
Già l'alma accesa
Par che rompa il ritegno e si palesa.

(s'alza temendo di scoprirsi)

Del tuo fiero rossore
Per or goder non vò; fra brevi istanti
Di Berecintia ala sacrata selva
Ci rivedrem, ch'ivi scoprir ti deggio
Non lieve arcan.

BARZANE
N'avrò piacer:

(Fra sè)

Che sia
Che à rimproveri suoi lo sdegno io cedo
Capir non posso ancor.

LISEA
(Fra sè)
Confuso il vedo.

Aria

BARZANE
Ben conosco a poco, a poco
Risvegliarsi il primo foco.
Da li palpiti del cor:
E un spavento
In me risento
Che capir no'l posso ancor.
 
Scena Terza

(Lisea e poi Arsilda che guida Tamese)

Recitativo

LISEA
Arsilda ecco ne vien, lusinghe usate
Sian di frode il sostegno.

ARSILDA
In questo prode
Mira il mio difensor.

LISEA
(Fra sè)
Qual volto io veggo!

TAMESE
Di Cilicia al regnante
Il custode de gl'orti umil s'inchina.

LISEA
(Fra sè)
Se la voce simil fosse al germano
Quel già vivo io direi.

(Forte)

Ergiti, dimmi
A qual aure nascesti.

ARSILDA
Il tuo natale
Ignoto a noi non fia

(Fra sè)

Sento il mio core
Che in due fiamme alimenta un solo ardore.

TAMESE
Nacqui, Signor, dove tranquillo il Cidno
Più bel sen corre e bagna
Rustico loco in cui i miei genitori
Vedendo estinti, a seguir Marte io volsi
Tutto il pensiero e a la milizia ascritto
Fui tra tue schiere.

ARSILDA
Il suo valor lo disse.

LISEA
Tra le Cilicie insegne tu militasti?

TAMESE
E ancora
A parte fui del tuo mortal spavento
Tra voragini ondose.

LISEA
(Fra sè)
Ahimè che sento!

ARSILDA
Con Tamese tu fosti?

TAMESE
Lo fui.

LISEA
Ma pure
Non mi sovvien del tuo sembiante.

TAMESE
Forse ti sovverrà, se ben mi osservi.

LISEA
Siegui.

TAMESE
Indi campato al fine
Dal grave rischio i militari amanti,
Cambiando in pastorali, ebbi la sorte
D'esser qui ammesso a coltivar le piante.

LISEA
Quivi forse poi udiste
Ch'era salvo il tuo Re.

TAMESE
Ben lo sapea
Ch'egli in salvo fu sempre.

ARSILDA
Ed in qual modo?

TAMESE
L'intesi dir.

LISEA
E l'infelice suora
Che mai fece in udir la morte mia?

TAMESE
Disperata la vidi e di vederla
Tal parmi ancor.

LISEA
Ma s'ella è morta.

TAMESE
È vero,
Ma restommi sì impresso il suo dolore
Ch'ancor parmi vederlo.

LISEA
(Fra sè)
lo più che il miro,
Par Tamese veder.

ARSILDA
(Fra sè)
Più che il contemplo
Col guardo ben distinto
Parmi questo il mio sposo
E quello il finto.

TAMESE
(Fra sè)
Ambe veggo in timor.

LISEA
Vattene, o forte.
Ch'altro più degno impiego
Ti prepara il tuo Re; tra confidenti
Ne resta intanto.

ARSILDA
Giusto, anzi dovuto è il dono.

LISEA
(Fra sè)
Troppo confusa e intimorita io sono.

(Parte Tamese)

Scena Quarta

(Arsilda e Lisea creduta Tamese)

Recitativo 

LISEA
Del pastor la sembianza al cor mi sveglia,
Viva l'intera pena de l'estinta germana.

ARSILDA
Il volto istesso
Perché simile al tuo, di tua dimora
Più m'accresce il martir: ma se al Tonante
Hai tuoi voti adempiti,
Deh, vieni a maritali inviti.

LISEA
No cara, il mio trionfo
Compito ancor non è.

ARSILDA
Si che t'intendo.
Compor vuoi nozze d'aria e in ombra amori.

LISEA
E che far deggio?

ARSILDA
O Dio!
Senza l'intelligenza
Può raggirarsi il Ciel!
Senza il respiro
Può stare in vita il cor!

LISEA
Che dir pretendi?

ARSILDA
Ah, non capirmi infingi
e pur m'intendi.

LISEA
Ma di Cintia al splendore di cacce e selve
Supremo Nume, e de' spergiuri infidi
Vindice giusto, io deggio
Di real caccia il don.

ARSILDA
Ben questa ancora
Forse vindice fia di tua dimora.

Aria

LISEA
Se un cor soffrir saprà,
Vantar si può costante
Può dirsi vero amante
Intendi e non temer.
 
Al mondo così va
L'amor che più diletta
E quel che solo aspetta
Da lungi il suo goder:
 
Talun provato avrà
Ch'è vil quel dolce affetto,
Ch'attende il suo diletto
Senza quel dispiacer.
 
Il dolce è chi non sa
Che senza pria l'amaro,
Già non saria si caro,
Mai non daria piacer.

(Parte Lisea)

Scena Quinta

(Arsilda sola)

Recitativo 

ARSILDA
Si che un tiranno sposo
Del mio duol si fa gioco e il bel sembiante
Del pastorel m'aggiunge
Più stimolo al desio; qual suole appunto
Il mantice a la fiamma,
Al destriero lo sprone, a l'onde il vento,
Onde spero e dispero, e peno e bramo
Ed in due volti un solo oggetto io amo.

Aria

Precipizio è del mio petto
A due fiamme dar ricetto
Che l'accende un foco sol.
 
Così in ciel divise stelle
Sol ricevon lor fiammelle
Da un sol astro e questo è il sol.
 
Scena Sesta

(Selva con varie collinette d'intorno dedicata
a Diana dea della caccia, e punitrice delli
violatori della fede nuziale, che termina in una
grottesca, donde nasce limpidissima fonte,
dintorno alla quale si vedono
varie immagini di Cervi, Pardi, Leoni,
tutti animali sacrati alla Dea suddetta quali
fingono la custodia di detta selva:
si vede preparamento di real caccia,
da farsi in onore della medesima Dea
in festeggiante maniera)

(S'ode un rimbombo di boscarecci istrumenti,
che invitano alla Caccia, che deve farsi
in onore di Diana per ringraziamento
della prigionia di Barzane,
si vedono calare per le varie collinette
in abito da caccia Lisea creduta Tamese,
Cisardo, Nicandro, Mirinda
e Tamese gridando alla caccia.)

Coro

CACCIATORI

Su alla caccia si gridi, alla Caccia,
Già che intorno se n'ode l'invito,
Che sol quello a Diana è gradito,
Che di belve sen corre a la traccia.
Su alla caccia si gridi, alla Caccia.

LISEA
D'una cervetta
Che non ramosa
La fronte innalzi,
Il capo esanime
Voglio al mio pie':
Non vo' ch'erbetta
Abbia mai rosa
Ma sol di latte
Le carni tenere
Riserbi in sè.

NICANDRO, MIRINDA
Già il prato ameno
Ciel sereno
Fior ridente
Sol splendente
S'i nobil caccia festeggerà.
E il verde colle,
E erba molle,
E augelletto,
Il ruscelletto
Ancho l'istesso per noi sarà.

Recitativo

LISEA

(a Nicandro)
Ma per tua mano, o Prence
Dell'uccisa cervetta il don vogl'io.

NICANDRO
Pronto il tuo cenno ad ubbidir m'invio.

(Parte con cacciatori)

Movimento musicale 

ARSILDA
Su svegliatevi augelletti
Garruletti
Festeggianti in si bel giorno.
E volate vezzosette
Fresche aurette
A la vaga Dea d'intorno.

CISARDO
Di questi boschi venite o Numi.

TAMESE
Correte o Naiadi di questi fiumi.

MIRINDA
Scendete Oreadi da' vostri monti.

ARSILDA
E voi Napee
Lasciate i fonti

LISEA
Che Diana a festeggiare
Vi vo' meco in ogni riva.

SOLDATI, CACCIATORI
Viva Cintia, viva, viva!

Recitativo

NICANDRO

Di giovane cervetta apena avezza
A' girne franca a pascolar, ti porgo
Il capo in dono, e quelle roise stille,
Che di sangue innocente
Bagnar quest'erbe, allora
Che a chiamarla uscirà la madre afflitta,
Ben per lei gli diran che fu trafitta.

LISEA
Già che tanto sol basta
Per onorar del alta Dea l'imago,
Per quast'alme foreste,
A invenare altre Fere,
L'orme mie di seguir già non vi piaccia.

SOLDATI, CACCIATORI
Su alla caccia si gridi, alla Caccia,
Già che intorno se n'ode l'invito,
Che sol quello a Diana è gradito,
Che di belve sen corre a la traccia.
Su alla caccia si gridi, alla Caccia.

(partono tutti cantando il coro per
varie vie con il seguito confuso
di cacciatori)


Scena Settima

(Barzane solo)

Recitativo 

BARZANE
Al geloso amor mio, al mio rossore.
Una vittima io deggio; e questa è il sangue,
Dedl rival fortunato; e pur dal punto
Ch'io lo vidi, e parlai, in me risento
Un tenero rimorso,
Che così per Lisea mi parla al core
Che se viva ella fusse,
Già tornerei pentito al primo ardore.
 
Scena Ottava

(Lisea creduta Tamese e suddetto)

Recitativo

LISEA

(Fra sè)
Si tenti il mio destin.

(Forte)

Rege...

BARZANE
Qui sono,
Perché l'arcano mi sveli.

LISEA
Appunto io voglio renderti pago

(Fra sè)

il Ciel m'assista.

BARZANE
(Fra sè)
lo sentoun gran timor.

LISEA
Barzane,
Odi, son tuo nimico:
Bramo il tuo sangue, bramo
La mia vendetta: esser vorrei l'inferno
Del tuo perfido cor; ma pure, o Dio,
Ti bramo amico e le mie offese oblio.

BARZANE
Che vuoi dirmi perciò?

LISEA
Che se vivesseLisea, saresti forse
Pentito del tuo error?

BARZANE
Forse il sarei.

LISEA
(gli dà una chiave)
Dunque prendi e passata
Che sia brev'ora, ove la reggia interna
Varco nascosto
Addita, ivi ti guida,
Apri serrata porta e franco inoltra
Il passo ove sen giace
Tenebroso recinto.

BARZANE
Ivi che mai deggio veder?

LISEA
Lisea!

BARZANE
Lisea? Ma come,
Morta non è?

LISEA
Sen vive ivi sepolta.

BARZANE
E la cagion?

LISEA
L'udrai dal labbro suo.

BARZANE
Che sento!

LISEA
Il gran segreto
In te riserba e palesar ti vieto.

Aria

Frà cieche tenebre
d'un nero carcere
vanne la misera
a consolar.
Ma se rimorso senti
frà quei tormenti
senza conforto
non la lasciar.
 
Scena Nona

Barzane solo)

Recitativo

BARZANE

Vive Lisea! Ah s'egIi è ver che vive,
Già li miseri avanzi
Di fede a lei dovuti uniti assieme
Alzan pien di possanza,
E in aria spargendo il nuovo ardore,
Del mio rossor fan pompa; a tal che temo
Finché l'augello e il rio
L'un col cantar mi chiami ingrato e l'altro
Dica che infido io son col mormorio.

Aria

Quel usignolo
C'ha il caro nido
Si mostra fido
Ch'io sono infido
Gridando va.
Poi se tra fronde
Vola e s'asconde
Mi par che dica,
All'aura amica,
Soffrir non posso
L'infedeltà.

(Parte)

Scena Decima

(Tamese, Mirinda)

TAMESE
Non ti fia di spiacer
Vergine illustre
Se meco parli.

MIRINDA
Anzi sol ciò desio.

TAMESE
Or se à tal sorte io giungo,
Dimmi se di Lisea (di cui serbavi
L'intimo del suo cor) l'acerba morte
Del tuo pianto onorasti?

(Fra sè)

Io tentar voglio l'innocente suo labro.

MIRINDA
A tai richieste
Che risponder non sò.

TAMESE
Perchè?

MIRINDA
Ti basti così.

TAMESE
(Fra sè)
Parlar non vuol.

MIRINDA
Ben se m'ascolti
Dirti vorrei.

TAMESE
Che mai?

MIRINDA
Quel che nascondo dentro il mio cor.

TAMESE
Piacer n'avrei.

(Fra sè)

Già spero Che l'ingano mi svela.

MIRINDA
In me conosco,
Quel ch'esplicar non so.

TAMESE
Io non t'intendo.

MIRINDA
Ma se nasce da te.

TAMESE
Dunque lo scopri.

MIRINDA
Dir lo vorrei, ma fermi,
Restan sul labro i detti
Cara semplicità quanto m'alletti.

Aria

Ancor la tortorella
Col canto sol favella
E intender pur si fà.
A Febo alma del giorno,
Sol col girargli intorno,
Clizia perlargli sa.

(parte Mirinda)

Scena Undicesima

Tamese e poi Arsilda)

Recitativo

TAMESE

Ma qual sciocca dimora
Più nascoso mi tiense il troppo ardire
Suol di temerità passare il segno,
Anche il troppo esser cauto
Di viltà prende imago; ecco risolvo
Ad Arsilda, A Cisardo
Tutto far chiaro, e l'usurpato trono
Torni al suo re,
se pur
Tamese io sono.

ARSILDA
A quante belve il feritor tuo braccio
Aperse il fianco, o forte?

TAMESE
Altre proposte
Prepara, o Donna.

ARSILDA
E quali?

TAMESE
Ami Tamese?

ARSILDA
Più che me stessa.

TAMESE
Serbi fede per lui?

ARSILDA
Ben dopo morte ancora.

TAMESE
Ma se fedel cotanto l'ami, o Dio,
Perché ancor nol conosci?

ARSILDA
Come?

TAMESE
Siche t'inganni, e al fin si tolga
L'ombra che il ver ricopre, e sia palese
Che tu stringi Lisea, ch'io son Tamese.

ARSILDA
Che sento, o Dei! che mai tu dici!
Torna ciò che hai detto a ridir.

TAMESE
Lo sposo tuoe mia germana.

ARSILDA
E l'idolo mio?

TAMESE
Vederlo.
Solo in me tu lo puoi.

ARSILDA
Qual frode è questa!
Di Lisea sono amante! Io sudo: io tremo:
Sposo mio: sei tu desto;
ah! Che pur tema.

TAMESE
L'inquieto pensier, per poco ancora
Raccheta e nulla dir,
che al zio fà d'uopo
Che tutto scopra, e il suo soccorso implori.

ARSILDA
Credo, e non credo, o Dio,
Per troppo esser fedele,
Tradir poss'io.

TAMESE
Condono ogni timor;
ma il tuo Tamese io sono

Aria

Siano gli astri a me tiranni
Basta sol fra tanti inganni,
Che non manchi la tua fe:
Più che l'alma
E in mar d'affanni
È più degna
Esser d'un Re.

(parte Tamese)

Scena Dodicesima

(Arsilda sola)

Recitativo

ARSILDA

Qual non più inteso inganno
Mi deluse fin or col falso, il vero
Unito e in guisa dal dentro il mio core
Che a qual creder non so; amo uno sposo
E perché in due lo veggo,
Dubbiosa l'alma mia,
Più nol ritrova, e più non sa qual sia.

Aria

Son come farfalletta
Che in mezzo a due facelle
Dubbiosa errando va.
Ambe le sembran belle
e in tanto semplicetta,
arde di qua e di là.
 
Scena Tredicesima

Cisardo solo)

Recitativo

CISARDO

Che intesi mai! Lisea
Sotto spoglie non sue qui leggi impone!
Di Tamese al racconto inorridisco
Come il Villan che vede
Arse le piante, ed atterrato il gregge
Da folgore improvviso.

Aria

Qual è a l'onte
de' venti sul monte
debil pianta aggitata si mira
tal s'aggira quest'alma nel seno.
La fortezza l'avviva, l'inalza,
poi il timore a terra la sbalza,
così intanto il mio core vien meno.
 
Scena Quattordicesima

(Nicandro solo)

Recitativo

NICANDRO

Se scoprir la sua pena
Non vuole il Prence, ei la nasconda: amare
Ciascun deve il suo amico.
Senza render soggetta
La libertà del suo voler: che sempre,
Chi tal scopo prefigge
Comporrà d'amiciizia eterne tempre.

Aria

Quando sorge in Ciel l'aurora,
Dice al fior che sta nel prato
Tra le frondi imprigionato,
Spiega amabile il suo odor
Così dice à un'alma ancora
Lo splendor di bella fede,
se sforzar non sa il suo amore.
 


ATTO TERZO 


Scena Prima

(Camera sotterranea con porte serrate e
piccolo fanale acceso nel mezzo,
corrispondente per segrete vie
all'appartamento reale. Lisea sola con
sue vesti femminili d'intorno, che
aprendo una porta entra nella camera
suddetta, e s'asside sopra un sasso
fingendo d'esser stata ivi rinchiusa
aspettando Barzane)
 

Recitativo 

LISEA
Da quel ch'io già non era, à quel ch'io sono
Ecco alfin fo ritorno ah: qual m'assale
Timor, solo in pensando,
Che qui son; qui l'attendo: ogni legiero
Rumor che sento parmi
Che lui sia; che lui venga. O qual stupore,
La menzogna, e il ver copre un color.
 
Scena Seconda

Si sente aprire una porta di ferro,

ed entra Barzane nella stanza)

Recitativo 

LISEA
Eccolo...

BARZANE
(Fra sè)
Il cor mi gela.

LISEA
Olà, chi mai
Di sì cupi silenti i mesti orrori
Con troppo ardir presume
Di violar? Chi arriva
Per disturbarmi il pianto!

BARZANE
(Fra sè)
È d'essa, è viva.

LISEA
Chi sei che non rispondi

(Fra sè)

Il finger giovi?

BARZANE
Deh, t'accingi pietosa a un bel perdono.

LISEA
Parla.

BARZANE
Nol vedi ancor? Barzane io sono.

(s'alza dal sasso con furia)

LISEA
Barzane sei! Quel empio
Che mi tradì! Quel mancator, quel crudo,
Che menti, mi lasciò senza rimorso
Di fè, d'amor! O Dio
Torna a dirmi: sei quel?

BARZANE
Quello son io.

LISEA
Ed a che qui venir!

BARZANE
Perché ti vegga.

LISEA
Per qual cagion?

BARZANE
Per farmi certo del viver tuo.

LISEA
Il grande arcano chi ti svelò?

BARZANE
Il tuo germano.

LISEA
E ora da me che chiedi?

BARZANE
Chiaro
Veder, qual tuo disegno morta creder ti fa?

LISEA
Basta per ora
Che viva son; che tu mi vedi, e ch'ambo
Possiamo impallidir, tu perché provi
L'orror del tradimento; io perché veggo
Il fiero traditor.

BARZANE
Ma se pentito
Egli farà ritorno al primo ardore
Che mai far può di più?

LISEA
Una sol volta
A chi mancò di fede
Fede dar non si può.

BARZANE
E che far deggio?

LISEA
Girne al germano; dirgli
Che tua sposa mi vuoi;
ch'Arsilda sprezzi.
Allor da tal profondo
Carcere uscendo io crederotti.

BARZANE
Questo sol deggio far?

LISEA
Ciò solo.

BARZANE
Ad eseguirlo io vò.

LISEA
Ferma!

BARZANE
Che brami?

LISEA
Non tradirmi di più.

BARZANE
Prima vogl'iomille volte morir.

LISEA
Ma senti: io temo
Perché ancor mi mancasti.

BARZANE
Ma fedele or ti son;
tanto ti basti

Aria

Pupille del mio ben
Voi mi svegliate in sen,
Col vostro bel seren,
Più vero amor,
Più chiara fè?.
E quel tuo labbro
Col suo cinabro
L'imagin serba
Del primo ardore,
Che vivo al core,
Già sento in me.

(parte)

Scena Terza

Lisea sola)

Recitativo

LISEA
O del cieco amor mio mal cauto impegno!
Lisea se vive, deve
Morir Tamese, e allora
Che l'uno appar, non puote
L'altro scoprir la fronte.

Aria

Di Cariddi li vortici ondosi
Son men tempestosi
Di quei che in me forma
Confuso il pensier
Nè dal monte precipita il fonte
Fra sterpi e fra sassi
Rompendo i suoi passi,
Qual dolente si strugge la mente,
Priva affatto del suo gran poter.
 
Scena Quarta

Rotonda con varie fontane e uccelliere, che
stanno situate sotto più ordini d'archi e colonne,
la quale è comune a tutti gli appartamenti
della reggia. Nicandro e Tamese)

Recitativo 

NICANDRO
Al tuo braccio, al tuo ardire
Molto Cilicia deve; inerme e solo,
Giovane qual tu sei,
Molto sapesti oprar.

TAMESE
Fu don di sorte.

NICANDRO
Ma più del tuo valor.

TAMESE
Questo se loco
Talor non ha, spesso è negletto.

NICANDRO
E pure benché tal, chi lo serba
Merto ha di re.

TAMESE
Non deggio
Oppormi; il ver tu dici

(Fra sè)

E in me lo veggio.

NICANDRO
Ma uop'è che il re trovi, acciò riceva
Gli ordini premurosi
Perché faccia innalzar de' suoi sponsali
Il pomposo trofeo, ché già preveggo
Che il vinto re, sopiti i fieri sdegni,
Offrirà lieta pace
ai due gran regni.

Aria

Ride il fior, canta l'augello
Finché il cielo è puro, è bello.
Ma se mai di nembi è pieno,
Langue l'un, l'altro sen tace.
Così lieto è sempre un regno,
Finché Marte col suo sdegno,
Non conturbi la sua pace.
 
Scena Quinta

Tamese e poi Mirinda)

Recitativo
 

TAMESE
Finché all'amata, al zio chiaro non resta
Che mia suora è regnante, ancor non bene
Veggon Tamese in me. Qui vien Mirinda.

MIRINDA
Come l'augello il ramo, il pesce l'onda,
L'ape il bel fiore, e la selvetta il maggio,
Tale del volto tuo l'amabil raggio,
Bramo che agli occhi miei mai non s'asconda

TAMESE
Che di grande in me vedi
Che a ciò ti spinge?

MIRINDA
Quello che dolc'esca sol porge al pensier mio.

TAMESE
Ma da ciò che n'attendi?

MIRINDA
Innocente piacer che l'alma alleta.

TAMESE
Altro attender non sai?

MIRINDA
Altro non chieggio.

TAMESE
Moderato desio fa lieta ogn'alma.

MIRINDA
Chi appagar non si sa, sempre è infelice.

TAMESE
La purità del labbro tuo mi piace
Più che non pensi.

MIRINDA
E a l'alma,
O quanto il volto tuo.

TAMESE
E perché mai?

MIRINDA
Perchè simile al gran Tamese il trovo

(Fra sè)

Quasi dissi a Lisea.

TAMESE
Dunque cotanto
S'ami Tamese, vanne e in breve aspetta
La dovuta mercede,
Ch'ei prepara al tuo amor.

MIRINDA
Saria felice se per tua man mi fosse
Dato sì nobil don.

TAMESE
Tanto se vuoi
In breve adempiransi i pensier tuoi.

Aria

MIRINDA

Chi vuol goder d'amore
Senza provar dolore,
Ne stia tanto lontan
che il stral non scocchi
Così chi vuol di rosa
Goder l'aura amorosa,
Guardi la sua beltà, ma non la tocchi.

(Parte Mirinda)

Scena Sesta

(Tamese e poi Cisardo)
 

Recitativo

TAMESE
Già che scoperto io son, finchè non giungo
A ricalcar il soglio, anche i momenti
Secoli son per me.
Ma il zio qui viene,
Ciò ch'oprò si ricerchi.

CISARDO
Signor non anche io vidi
Il finto re, ma qui l'attendo. Vanne
Che fra poco vedrai
Testimon di mia fe'.

TAMESE
Io ti compiaccio.

CISARDO
Vinci te stesso e soffri, or tanto chiede
L'alta necessità.

TAMESE
Ritiro il piede.

Aria

La mia gloria e il mio amore
Tutto lascio in tuo poter.
Pensa a far lieto il mio core
Senza macchia del dover.

(Parte Tamese)

Scena Settima

(Lisea come Tamese con seguito, e Cisardo)

Recitativo 

LISEA
Cisardo...

CISARDO
A punto io deggio Signor parlarti.

LISEA
E di che mai!

CISARDO
Fa d'uopo
Pria che niun qui resti, indi il saprai.

LISEA
(Fra sè)
Che sarà, mi confondo.

(Forte)

Olà, soldati Qui lasciatemi sola.

CISARDO
E custodite
Restino le porte in guisa
Che ascoltar non si possa il parlar mio.

LISEA
Resti il prence ubbidito

(Fra sè)

Con si strana cautela
Il pensier si confonde, il cor si gela.

(Forte)

Parla, siam soli, udirci niun non può.

CISARDO
Dunque m'ascolta.

LISEA
Ascolto.

CISARDO
Morì Lisea?

LISEA
Morì.

CISARDO
Donde riposto fu il cener suo?

LISEA
E qual domanda è questa?

CISARDO
Non ti smarrir, rispondi!

LISEA
Io ti rispondo.

CISARDO
E dove mai?

LISEA
Cred'io colà nè sacri marmi
Degli avi nostri.

CISARDO
Il sai, senza mentir?

LISEA
Mel disse
La genitrice. lo non lo vidi; a questo
Già presente non fui, se giunsi in trono
Che sepolta era già

(Fra sè)

Perduta io sono.

CISARDO
Altro dir non mi puoi?

LISEA
Con qual pensiero ciò chiedi ancor?

CISARDO
Perché Lisea sen vive
A me nascosta e in virile ammanto,
Qui mi vede, favella,
Qui regna, qui dà legge; e tu sei quella.

LISEA
(Fra sè)
Morta già son.

(Forte)

Più non tel niego: ah, prence,
Se del mio genitor german tu sei,
Se ti muove il gran rischio in cui mi vedi,
Pietà, perdon, soccorso...

CISARDO
E con qual spirto
La gran frode inventasti?

LISEA
La genitrice il volle.

CISARDO
E qual coraggio
Ti fea sposa d'Arsilda,
Ti fea regnar?

LISEA
Rimanga
Tal racconto in appresso: or quel ch'è d'uopo
Pronto rimedio al mal.

CISARDO
Le mie querele
Per or tralascio e al tuo soccorso intento
Tutto m'accingo.

LISEA
E qual?

CISARDO
Vive Tamese
E qui s'asconde.

LISEA
O me felice
Se il ver ciò fosse.

CISARDO
Ora il vedrai; men vado.
L'attendi a le tue stanze
Egli verrà, gli parla
E mentre in finto avviso
Ai popoli dirò Lisea che vive,
Tu, ritornando a lui veste e sembianza,
Donna ti mostrerai; il grande inganno
Con l'inganno si copra: un si gran giorno
Memorabil sia sempre.

LISEA
In vita io torno.

Aria

Mille frodi e mille inganni
Nel pensier volgendo vò!
E per vanto del tuo onore
Anche il sangue io spargerò.
 
Scena Ottava

(
Lisea e poi Barzane)

Recitativo 

LISEA
Suol talora un gran rischio
Guidarci a un gran piacer: vivo il germano,
Barzane è già mio sposo,
Arsilda è già contenta.

BARZANE
Amico.

LISEA
Rege, la germana vedesti?

BARZANE
Vidi Lisea.

LISEA
E che risolvi?

BARZANE
Farla, sel consenti, mia sposa.

LISEA
È ciò mia gioia;
Ma non tardar.

BARZANE
Pronto l'eseguo e in noi
Pace risorga, e de' vassalli nostri
Non si vegga il bel sangue
Tinger l'arena.

LISEA
Il bel pensier s'esegua
E d'Imeneo si vago
Accompagni la Face
Il bel nodo d'Arsilda.

BARZANE
E in un si veda,
Che all'amata, all'amico,
L'odio nostro si doni e l'ira ceda.

Aria

Tornar voglio al primo ardore,
Perché il chiede,
La mia fede
E l'effige il mio dover.
E così nel petto il core
S'unirà con gran diletto,
La mia gloria, e il tuo piacer.

(parte)

Scena Nona

Lisea e Arsilda)
 

Recitativo 

LISEA
Regina il bel momento
Giunt'è del tuo goder

ARSILDA
Ben ti comprendo.

LISEA
Sparì dei tuoi sponsali
La per te noiosa, aspra dimora

ARSILDA
(Fra sè)
Finga Lisea, che Arsida finge ancore.

LISEA
Più al fin tu non dirai
Che di te non mi cal che son crudele,
Già che in breve nel sen sposa ti stringo.

ARSILDA
In van mi stringerai:

(Fra sè)

Fingi ch'io fingo.

LISEA
Come in van! tu non serbi
Forse per me più amor!

ARSILDA
Anzi che il troppo
Verace amor che al mio Tamese io serba
Tai sensi esprimer fa.

LISEA
Dunque men vado
Perchè con nobil pompa
Imeneo si festeggi.

ARSILDA
O' qual contento
Fora il nostro in vederci
Tu abbracciar chi tant'ami, io quel che l'alma
Col suo bel volto accende:

(Fra sè)

Parlo con doppio senso, e non m'intende.

(Parte Lisea)

Scena Decima

(
Arsilda sola)

Recitativo

ARSILDA
Finga Lisea, ch'or discoperto il mio
Non finto sposo, ancora
Seconderò sua frode; ella Berzane
Stringa pure, io Tamese, ambo contente
sarem del nostro amor; la rimembranza
D'un passato tormento
Dolce è allor che si prova un bel contento

Aria

Al Nocchiero
Quanto è dolce quel pensiero
D'aver scorta la funesta
Gran tempesta,
Quando in porto è la sua nave.
A l'agnello
Quel pensiero, ò quanto è bello,
Che dal Lupo in ferocito
Fu ferito,
Quando in Gregge ei più non parve.
 
Scena Undicesima

Salone magnifico con trono e pomposo
apparato per feste e celebrazioni di regi
sponsali con numeroso concorso di popolo.
Cisardo solo, che parla al Popolo)


Recítativo 

CISARDO
Popoli, ancor non tutto
Sapete il goder vostro, un si bel giorno
Superbo non andrà di vostre palme,
S'unite a quelle ancora
Non s'unisce il piacer di rivedere
Viva Lisea: risorge questa; solo
Perché pace a voi doni, al re nemico
Offrendo i suoi sponsali;
Ella fu il vostro re, finchè Tamese
Vivo qui non si vide;
Fu coperta la frode
Da la gemella età, dal volto e i panni;
Ma or che il vero rege
Ne viene a ripigliar l'antico impero,
Torni ciascun nel'esser suo primiero.
 
Scena Ultima

Lisea con abiti da regina per mano con
Barzane e Tamese con abito da re per mano
con Arsilda seguiti da Mirinda e da Nicandro
e seguito di corte)


Recitativo 

LISEA
German, sul tron ch'è tuo
Vanne a seder con la tua sposa: io lieta
Ecco a te lo ritorno; il vago inganno
Si rimembri per gioco, a me sol basti
Che dopo tanti rischi e tante pene
Vegga starne al mio fianco il caro bene.

TAMESE
Germana, i rischi miei
Vinti far da tua fede.
Di Cilicia il bel trono
Perch'è mio lo riprendo; assai ti deggio
Perciò, ma più per l'opra
Che serbar mi sapesti
Questa che tanto adoro amabil sposa:

(ad Arsilda)

Vieni meco, e t' assidi
Io per dar leggi a un regno e tu al mio core.

ARSILDA
Sol mia fe' ti risponda e parli amore.

BARZANE
Già che al grave error mio perdon si dona,
All'amico, alla sposa
Torni il mio cor qual era
in pria fedele
E queste schiere mie,
Ch'eran sin or nemiche, umili al piede
Consacrino a Tamese il cor, la fede.

CISARDO
O gran giorno.

MIRINDA
O vicenda.

NICANDRO
O strano evento...

CISARDO
Già d'ogni parte io veggo
Che gioia e pace un si bel giorno avviva.

POPOLO, SOLDATI
Su, del doppio Imeneo
rimbombi il viva.
D'Imeneo la bella Face,
D'un tal dì sia lo splendor
E sol gioia, e cara pace
Eco facci in ogni cor. 



 

ACTO PRIMERO


Escena Primera

(Magnífico sitio de columnas y estatuas que
representan a los dioses tutelares de Cilicia,
con altares y fuegos votivos encendidos,
destinados al juramento anual que el pueblo
hace a su príncipe. A un lado, un rico trono
y al otro una suntuosa mesa destinada a
celebrar una boda real. Se trata del enlace
entre Lisea, disfrazada como el Rey Tamese
de Cilicia, y Arsilda, Reina del Ponto)
 
(Lisea, que se hace pasar por Tamese, y
Arsilda están sentadas en el trono. Cisardo,
príncipe de la familia real, Mirinda y Nicandro
de pie ante el trono, seguidos
por el pueblo y soldados)


Recitativo

CISARDO

Este, ¡oh, pueblo! es el día en que
debemos renovar a nuestro soberano
los votos de lealtad:
de esto depende el bien común y del reino.
El pensamiento de quien gobierna
debe ser el de hacer felices a sus vasallos,
y estos deben corresponder a su grandeza.
Y ahora que se oiga el eco feliz
de los aplausos.
resuenen los vivas!

PUEBLO
Todo el reino se regocija
y te consagra su fidelidad y amor.
Las del honor palmas te esperan
como hermoso y sublime trofeo.

(Terminado el juramento y el coro,
Lisea, ataviada y creída Tamese, baja
del trono con Arsilda de la mano,
y la señala a sus vasallos como su
nueva soberana).


Recitativo

LISEA

Esta, ¡oh, fieles vasallos! es mi esposa;
y como tal, vuestra reina.
Deberéis reverenciarla y honrarla,
y ella por su parte,
deberá daros un sucesor al trono.
Bajad la mirada y postraros ante ella.
¡Adorarla como a mí mismo!

NICANDRO
Que esta noble pareja
traiga la paz a Cilicia.

MIRINDA
Y que para sus vasallos
sea una noble señal de triunfos.

CISARDO
¡Viva Arsilda y Tamese!

PERSONAS
¡Que todos se regocijen!

ARSILDA
(A Lisea)
Cuántos hermosos halagos nutren mi seno.
Pero, si otras razones no reviven mi ardor,
en vano Cilicia
esperará un príncipe heredero.

LISEA
Olvida y abandona tus querellas.
No pretendo amar menos que tú.

ARSILDA
No lo entiendo.

CISARDO
Señor, no parece que estos sean momentos
de estar indolentes.
Yo sé que el enemigo, con astucia,
intenta llegar aquí por caminos ocultos.
Intenta arrebatarte la esposa y el reino.
Debo, en consecuencia, vigilar
los accesos secretos en torno al palacio
para que la audacia del enemigo no prospere.

MIRINDA
Impío plan.

NICANDRO
La defensa es necesaria.

LISEA
A tu valor confío mi reino.
Entre cadenas trae amarrado al enemigo.
ete, ya he vencido!

Aria

CISARDO

El hábil marinero
en el mar inestable,
entre nubes y tormentas,
no pierde la esperanza.
Todos sus pensamientos
apuntan al puerto,
que logra alcanzar
a pesar de las tormentosas nubes.

(parte)

Escena Segunda

(Lisea como Tamese,
Arsilda, Mirinda y Nicandro)

Recitativo

LISEA

Esposa...

ARSILDA
¿Por qué me llamas así?
¿Si ante el hermoso nombre de esposa
muestra tu horror con tan cruel demora?

NICANDRO
(Para sí)
Justas querellas.

MIRINDA
(Para sí)
No todavía no la entiendo.

LISEA
¡Ah! como mal interpretas mi corazón.
Por eso me haces
reproches tan injustos.

ARSILDA
¡Oh Dios, y también dices que me amas!

LISEA
Y quien te lo niega.

ARSILDA
Al trono, como tu esposa me llevaste,
¿no es verdad?

LISEA
Acabas de verlo.

ARSILDA
¿Yo vi a tus vasallos
inclinarse a mis pies?

LISEA
El deber lo exigía así.

ARSILDA
Contra tu corazón,
a menudo me abrazas con fuerza.

LISEA
Porque te adoro.

ARSILDA
Abrazos,
señal de amores sagrados,
y besos aún en mis mejillas están impresos.

LISEA
Si reconoces las señales
de mi sincera pasión,
¿por qué te quejas?

ARSILDA
Pero, ¿por qué finges
que no me comprendes?

LISEA
Que pretendes decir...

ARSILDA
Si tanto me otorgas, ¿por qué te demoras
en encender la antorcha del himeneo,
con la hermosa unión de nuestra pasión,
y no levantas su esplendor?

LISEA
(Para sí)
Corazón mío, debes fingir.

MIRINDA
(Para sí)
No encuentro sentido a todo esto.

NICANDRO
(Para sí)
Para mí está muy claro.

ARSILDA
Al menos... respóndeme.

LISEA
Querida, le prometí a Júpiter
no hacer lo que reclamas
antes de que mi rival esté privado
de su libertad y de su reino.

ARSILDA
¡Oh, juramento injusto!
¡Oh, compromiso insólito!

LISEA
Querida, permite que acuda
a reunirme con mis tropas.
Descansa tranquila y ten por seguro
que más pronto de lo que crees
llegará tu felicidad.

ARSILDA
Con una esperanza incierta, me prometes
una felicidad que nunca llegará.

Aria

Siento que mi seno
sólo está lleno de penas;
que mi afligido corazón llora y suspira;
veo como su llama ardiente
languidece de amor
buscando lo que no encuentra.

(parte)

Escena Tercera

(Lisea como Tamese, Mirinda y Nicandro)

Recitativo

LISEA

Solamente el príncipe de Brittinia,
no está de mi lado.

NICANDRO
Espero ansioso tu orden,
así te demostraré
que puedo cumplir fielmente toda alta misión.

LISEA
En el noble pecho y joven semblante,
a menudo se ven
los estímulos del honor.

NICANDRO
Tan ilustre loa excede a todo servicio.

Aria

Con mi férrea lealtad
traeré a tus pies
un hermoso trofeo.
El esplendor
de tan bello día
volverá
a adornar tus cabellos
con victoriosos laureles.

(Nicandro parte)

Escena Cuarta

(Lisea como Tamese y Mirinda su confidente)

Recitativo

LISEA

¡Que los criados se marchen!
Óyeme bien, Mirinda.
Ahora que estamos a solas,
permite que te hable 
como Lisea y no como Tamese.

MIRINDA
Habla, y que al hacerlo tu dolor se apacigüe.

LISEA
Mas existe el riesgo
de que al hablar,
el dolor aumente.
Ya sabes que mi ambiciosa madre
cuando supo que mi hermano Tamese
había muerto, para no perder el trono,
puesto que la ley exige un heredero varón,
por la similitud que existía entre nosotros
hizo creer que él estaba vivo
y que era yo la que había muerto,
Ella me obligó a hacerme pasar por él
e hizo al pueblo jurarme fidelidad.
Luego, cuando ella murió,
yo continué gobernando.
Por fuera soy Tamese con sus trajes reales;
por dentro soy Lisea, llena de dolor.

MIRINDA
Ya me lo dijiste, lo que ignoraba hasta ahora
es que el casamiento entre dos mujeres,
pudiera ser un hermoso matrimonio.

LISEA
Eres muy ingenua.
Llamé a Arsilda
porque el rey de Lydia,
que me estaba destinado como esposo
antes de mi supuesta muerte,
ahora desespera por poseerla.

MIRINDA
¿Y qué piensas hacer?

LISEA
No lo sé; dependo de la ayuda
del tiempo y de la fortuna.
¡Ah, cuántas pasiones diferentes
siento en mi pecho!
Deseo la muerte del infiel,
pero luego me arrepiento de que muera.
Temo que me descubran.
Lloro la muerte de mi hermano.
Aquí, desdén, allí amor, temor y dolor.
Si mi hermano estuviese vivo,
yo estaría a salvo de tantos riesgos.
¡Oh, Amor,
dueño cruel de mis penosos afanes
y malvado responsable de mi desventura!

Aria

Imagina que tienes el corazón
entre el desprecio y el miedo,
y entonces sabrás
cuál es el feroz dolor que siento
que no sé cómo describirlo.
Deja que te roa el pecho
el veneno de los celos
y luego dime si puedes,
entre tantas desgracias,
explicar el dolor del alma atormentada.

(Lisea parte)

Escena Quinta

(Mirinda sola)

Recitativo

MIRINDA

Entonces, eso que la gente llama amor,
y que yo aún no conozco, parece ser
un monstruo famélico que voraz se alimenta
de los corazones, calmando su impía sed
con nuestras lágrimas.
¡Ah, si es así, huyamos!
Al igual que la corderita inocente que,
por escapar del lobo,
deja de comer la verde hierba.

Aria

No me agradan las penas de amor.
Quiero buscar la paz
y disfrutarla libremente.
Es una locura vivir amando
si amor hiere el alma,
si la belleza se transforma en tormento.
 
Escena Sexta

(Jardín recoleto con setos que
delimitan senderos que conducen

a las habitaciones en la planta
baja de la Reina de Ponto. Se puede
ver una casa de baños donde confluyen

varios acueductos que traen el agua
subterránea a través de las murallas
de la ciudad. Se oye inicialmente

los golpes de herramientas que
retumban sobre la entrada del
subterráneo. Ésta se derrumba y
deja paso a Barzane, que entra
con soldados que llevan las espadas
desenvainadas y antorchas en la mano)


Recitativo

BARZANE

A través del subterráneo
que pasa bajo los muros de la ciudad,
me he abierto paso y he llegado
hasta aquí, sin ser observado.
¡Pienso raptar a la ingrata!
El ardiente amor que me domina,
es la única guía
de mis actos imprudentes.
Soldados,
permaneced ocultos en pasadizo;
luego, apenas veáis que yo inicio la acción,
acudid en mi ayuda
con vuestra  habitual valentía.

(Los soldados se esconden en el subterráneo)

Aria

Siempre es un placer
disfrutar de la amada,
incluso si está ceñida
con grilletes y cadenas
que deben ser quitados con engaños.
Entonces, cuando haya logrado sus labios,
no habrá que preocuparse de sus reproches
porque el arrepentimiento llega más tarde.

(avanza por el jardín)

Escena Séptima

(Tamese, hermano de Lisea y
verdadero rey de Cilicia, creído muerto,
vestido con ropas de jardinero)


Recitativo

TAMESE

Este es el palacio donde reiné y nací,
y a donde vuelvo a morir.
Soy Tamese; y los habitantes de Cilicia
son mis sirvientes.
Pero de que me sirve
si mi madre está muerta,
y mi infiel hermana
me arrebató nombre y reino
cambiando de sexo.
Y eso aún no es todo:
con estupor veo a su lado a Arsilda,
la esposa que mi rival se apresta a secuestrar
por la fuerza de las armas.
¿Debo permanecer de brazos cruzados?
¡Ah no, que mi indolencia sea desterrada!
Ante todo que mis fieles vasallos
sepan quién soy, y luego,
que Tamese ascienda y retorne su trono.

Aria

El tirano y adverso destino
me verá en el trono de la patria,
donde triunfaré a pesar de su desdén.
Volveré como quien era y, como quien soy,
para dictar leyes y reinar.

(siegue fingiendo que cultiva el jardín y se retira)

Escena Octava

(Arsilda quien, caminando sola, va a
sentarse en un banco)


Arioso

ARSILDA

Sé lo doloroso que es vivir
solo por la esperanza.

Recitativo

Desdichada en medio del oro,
toco la orilla con la mano y, sin embargo,
estoy forzada a morir entre las olas.
El amor consume mi corazón
a la luz de una llama lánguida;
y si acaso busco un remedio para mi mal,
sólo logro palabras y halagos como consuelo.
Me consumo entre la esperanza y el temor.
Una sonrisa, una mirada
no alcanzan a remediar mi dolor.

Arioso

Sé lo doloroso que es vivir
sólo por la esperanza.

(Se detiene aferrada a sus
pensamientos y casi paralizada)


Escena Novena

(Arsilda va a sentarse. Barzane que llega
para secuestrarla y luego Tamese que
viene en su auxilio)


Recitativo

BARZANE

Aquí está la ingrata.
¡Ayuda, fieles vasallos!

(A Arsilda)

Al fin, cruel,

(los soldados de Barzane
salen del subterráneo)


tu desdicha será un noble trofeo
de mi amor despreciado.

ARSILDA
¡Qué veo! ¡Oh, cielos!

BARZANE
¡A tu fiel amante!

ARSILDA
¿Cómo llegaste hasta aquí?

BARZANE
¡Ven conmigo y lo sabrás!

ARSILDA
¡Déjame!

BARZANE
¡Vamos, no te demores!

ARSILDA
El honor, ¿no te refrena?

BARZANE
¡El amor justifica
todos los errores!

ARSILDA
¿Ni siquiera consideras que soy la reina?

BARZANE
¡Es tu rechazo el que lo exige!

ARSILDA
¿Dónde estás amado esposo?

BARZANE
Esperanza inútil.

TAMESE
¡Aquí está mi brazo en tu defensa!

(Tamese llega con su espada)

BARZANE
¿Un vil labriego a tanto se atreve?

TAMESE
¡Ahora sentirás el brazo del villano!

ARSILDA
¡Que el cielo refuerce su osadía!

BARZANE
No lucharé con un labriego.
¡Soldados, matadlo!

ARSILDA
¡Que el cielo asista a mi defensor!
 
 Escena Décima

(Cisardo, que llega soldados
tras oír el alboroto
y los anteriores)

CISARDO
¡Hemos llegado a tiempo!

(los soldados de Cilicia abaten a los
soldados de Lidia, mientras Cisardo
va a atacar a Barzane)


Y vos, señor de Lidia,
pronto responderéis
ante mi acero.

BARZANE
El valor y la ira responderán de inmediato.

ARSILDA
¡Corazón mío, coraje!

(se baten)

CISARDO
¿Ya desmayas al primer golpe?

BARZANE
¡Ah, dioses injustos,

(Cisardo hace que Barzane pierda su espada)

no me abandonéis!

CISARDO
Ahora eres mi prisionero.

(Barzane se rinde)

Reina,
este hermoso triunfo
es fruto de mi celo por vos.
¡Soldados, llevaos al prisionero al palacio!
No lo atéis.
Grande es la gracia que recibe el derrotado,
pero así lo requiere mi triunfo.

(Cisardo parte)

Escena Undécima

(Arsilda y Tamese a quien se cree muerto)

ARSILDA
Le debo todo a tu brazo,
joven audaz.

(Para sí)

¡Ah qué rostro tan querido
veo en este hombre!

TAMESE
Cuánto le debía
a su cónyuge, lo hice.

(Para sí)

¡Ella tiene sus ojos fijos en mí!

ARSILDA
(Para sí)
Cuánto se parece a mi querido Tamese.

(A Tamese)

No hay razón para que sigas
con el vil trabajo de jardinero.
¡Ven a recibir la recompensa por tu coraje!

(Para sí)

Cuánto placer siento al mirarlo.

TAMESE
(Para sí)
Afortunadamente no he sido descubierto.

ARSILDA
(Para sí)
Porque amo a mi esposo, amo a este hombre.

Aria

Porque veo en tu rostro al ídolo
que arrebató mi corazón,
por ti sufro y por ti muero
y te llamo mi tesoro.
Mas no debo seguir hablándote,
pues amo a mi esposo
y lo traicionaría si lo hiciera.
La fidelidad hará que mienta.

(se van juntos)

Escena Duodécima

(Templo de Vulcano con la fragua,
la estatua del dios en el medio y
varias imágenes de cíclopes al
alrededor. Altar con un gran yunque
sobre el cual vemos tres martillos
pesados correspondientes a los
tres cíclopes, Sterope (trueno),
Bronte (rayo) y Piracne. La fragua
está encendida. Confuso montículo
de cascos, escudos, lanzas y
armaduras preparados para la pira.
Cisardo, con una flecha de oro en
la mano, debe ofrecérsela a Vulcano.
Lisea, siempre como Tamese, Mirinda,
Nicandro, soldados y sacerdotes del
templo)


Recitativo

LISEA

¿Así que el jardinero
rescató a Arsilda;
y luego venció a Barzane?

CISARDO
¡Tanto hizo el destino!

LISEA
¡Oh, soy feliz!
Que ahora, ante las llamas del gran dios,
ofrezcan su voto.
Luego, vayamos a ver al rey derrotado.

CISARDO
¡Honremos el altar
cuyo humo
asciende a los cielos!

LISEA
¡Que se alcen con su canto
nuestras humildes voces!

SOLDADOS, MINISTROS
Amorcillos benéficos:
¡que las llamas concebidas,
se mantengan siempre vivas!
Custodiad el sagrado fuego de Vulcano,
nuestro dios.

Recitativo

CISARDO

Toma señor, realiza
el digno y piadoso oficio.

(Lisea toma la flecha, y en un acto
reverente se acerca a la estatua,
diciendo:)


Recitativo acompañado

LISEA

¡Oh, noble habitante
de la sagrada isla de Lenno,
que dentro de las oscuras
y tenebrosas paredes de tu caverna,
junto con tus poderosos herreros,
desatas golpes de tempestades
y el volcán Mongibello alimentas!
A ti que de Júpiter
refinas el temido rayo,
esta aguda fecha de oro ofrezco como tributo.

(todos los ministros salen
y se cumple el sacrificio)

Recitativo

Cisardo,
ahora que el rito sagrado se ha cumplido,
anhelo ver de nuevo al prisionero.

(Para sí)

Aunque traicionada, aún lo amo.

CISARDO
Tu deseo satisfaré.

LISEA
Sólo veré al prisionero desde lejos.
Usar la clemencia con los vencidos
aumenta la gloria del vencedor.

(Para sí)

Sólo el amor puede justificarme.

CISARDO
Cumplo tu orden fielmente,
pues tus deseos
se convierten en los míos.

(Cisardo sale)

Escena Decimotercera

(Lisea como Tamese, Mirinda y Nicandro)

Recitativo

NICANDRO

Yo, si tú lo quieres reina,
el campamento enemigo
con ojo vigilante observaré
para ver qué hacen y que traman.

LISEA
Esa reflexión
es muy digna de ti. Vete.

NICANDRO
¡Ah, ya los veo, abatidos!
Un ejército descabezado,
aunque esté bien organizado,
no puede resistir.

(parte Nicandro)

Escena Decimocuarta

(Lisea, como Tamese, y Mirinda)

Recitativo

LISEA

Mirinda,
¿qué votos hiciste por mí?

MIRINDA
Aquellos que pueden
hacer feliz tu mente.

LISEA
¿El destino de un amor infeliz!

MIRINDA
Pero ese amor que siempre
resuena en tus labios,
yo no lo conocí.
Ahora que lo mencionas,
responder no sé.

LISEA
Escucha atentamente
y te contaré lo que es el amor.

MIRINDA
Eso me contenta.

LISEA
El amor es un deseo que,
en primer lugar, nace de la mente;
luego, se vuelve amo del corazón
y despierta en nosotros el ferviente deseo
de estar permanentemente
con aquella persona que nos agrada.
Si es imposible verla,
entonces morimos viviendo.
Aunque la veamos, nunca se colma
el impulso de mirarla con amor.
Esto nos hace pasar noches de insomnio,
y días sin descanso.
Une el hielo con el fuego
y el placer con el dolor;
El amor es un tirano que disgusta y deleita,
y cuanto más lastima más agrada.

MIRINDA
Por lo tanto,
el placer de volver a ver su rostro;
de fijar mis ojos en él;
languidecer y sufrir
si no puedo verlo.
¿Eso se llamaría amor?

LISEA
Está bien dicho.

MIRINDA
Entonces, por lo que entiendo,
el amor no es más un martirio inquieto
que siempre yace en medio del corazón.

LISEA
Es verdad.

MIRINDA
Si eso es el amor, huyamos del amor.

Aria

LISEA

El amor porta una antorcha,
que aun quemando, da placer;
que destruyendo, atrae al mismo tiempo.
¡Oh, si acaso vieras
al arquero desnudo
y huyeses de él, sentirías dolor!

Escena Decimoquinta

(Mirinda sola)

Recitativo

MIRINDA

Las extravagancias del amor
todavía no comprende mi pensamiento.
Si es un gran martirio,
¿por qué no huír de esa dura experiencia?
O si es deleite,
¿a qué tanto reproche?
Creo que solamente
quien lo experimenta lo entiende.

Aria

Soy ese jazmín
cercano al arroyo
que yace solitario,
oculto entre las hierbas;
que sólo con la fresca brisa
se deleita al hablar,
sin tener temor
de que sobre su candor
la abeja se pose.



ACTO SEGUNDO


Escena Primera

(Bella sala del palacio donde
se ven,en jarrones de cristal,
los tesoros de Cilicia. Lísea,
como Tamese, y Mirinda como
su confidente).


Recitativo

MIRINDA

El pastor que refrenó la audacia
del rey enemigo, es la viva imagen
de tu extinto hermano.

LISEA
¡Ay, recuerdo para mí fatal!

MIRINDA
Solo lo vi un momento,
y deseo siempre volver a verlo.

LISEA
Veo que ya has caído
en los lazos del amor.

MIRINDA
¿Cómo lo sabes?

LISEA
Dime:
¿No lo guardas en tu corazón?

MIRINDA
No lo niego.

LISEA
¿Sientes pena porque no lo ves?

MIRINDA
¡Ah claro que sí!

LISEA
Entonces eso es
pena de amor.

MIRINDA
Si eso es amor, ya no puedo decir que no.

LISEA
Pero déjame sola
para que vea al cruel,
porque perdería el coraje si me vieras sonrojar.

MIRINDA
Te obedezco.

Aria

Un cierto no sé qué
me punza y traspasa el corazón.
Mas parece que no es doloroso.
Si esto acaso es amor,
ya, incauta, en su voraz ardor,
he puesto el pie.

(sale)

Escena Segunda

(Lisea, como Tamese, y Barzane con
soldados que lo custodian)


Recitativo

LISEA

¡Soldados, apartaros!

(los soldados se alejan)

BARZANE
Al final Tamese, sin luchar, venciste.
Ha sido por culpa mía y no por tu valor.
Jáctate de tu meritoria acción
que yo la sufro y no la oculto.

LISEA
Conmigo siéntate y te responderé.

(se sientan)

Te vuelvo a ver como amigo,
pero no como te viera antes,
grande en la acción
y severo observador de la amistad;
pero falso y vil,
hasta tal punto que
del héroe ya no queda nada en ti.

BARZANE
Júzgame sólo por mi obrar.
Y ahora responde a mi pregunta,
¿qué falta cometí contra ti?

LISEA
Habla: te escucho.

BARZANE
¿Tú, que te jactas de ser mi amigo,
por qué me arrebatas a la que amo?
¿Esto es una prueba de amistad?

LISEA
Impío, detente.
¿Cómo te has atrevido
a deshacerte de mi amor,
y el que me juraste
lo entregaste a otra?
¡Traicionar la santa fe,
el santo amor,
son tus leyes!

BARZANE
A quién ya ha muerto, creo,
ya no le debo guardar ninguna fidelidad.

LISEA
¡Ah, traidor! Lisea ha muerto,
pero sólo porque tu traición impía la mató;
y cuando murió,
tus faltas me reveló; y espera de mí
que la vengue, pues yo soy el ofendido.

BARZANE
(Para sí)
Me sorprenden sus palabras.

(A Lisea)

No niego el fuego de mi primera pasión,
pero el amor,
árbitro de las fuerzas humanas,
lo extinguió
y un nuevo fuego pudo hacer renacer.

LISEA
Esta es la costumbre de los impíos:
culpar al amor
en la propia defensa

BARZANE
Tal vez lo sea, pero incluso
si Lisea viniera aquí,
le daría razones de mis faltas.

LISEA
Entonces, si aquí viniera
para justificar tu gran crimen
¿qué le dirías?

BARZANE
Sabría qué responderle.

LISEA
(Para sí)
Parece que su alma iluminada
rompe su resistencia y se abre.

(se levanta temiendo descubrirse)

De tu orgullosa vergüenza
ahora no quiero disfrutar.
En los sagrados bosques de Berecintia
nos volveremos a ver,
allí revelaré un gran secreto.

BARZANE
Me complaceré con ello.

(Para sí)

Que será...
Ante sus reproches mi desdén se aplaca.
No puedo entenderlo.

LISEA
(Para sí)
Está confundido.

Aria

BARZANE

Noto que poco a poco,
se despierta el primer fuego
en los latidos de mi corazón.
Vuelvo a sentir un terror
que todavía
no puedo comprender.
 
Escena Tercera

(Lisea y luego Arsilda que guía a Tamese)

Recitativo

LISEA

Aquí viene Arsilda... Con los halagos habituales
continuemos el engaño.

ARSILDA
En este hombre valiente
mira a mi defensor.

LISEA
(Para sí)
¿Qué rostro estoy viendo?

TAMESE
Ante el gobernante de Cilicia,
el jardinero humildemente se inclina.

LISEA
(Para sí)
Su voz es similar a la de mi hermano...
Diríase que está vivo.

(A Tamese)

Levántate y dime
bajo qué circunstancias has nacido.

ARSILDA
Tu nacimiento
no debe ser desconocido para nosotros

(Para sí)

Siento que en mi corazón dos llamas
se alimentan en una sola pasión.

TAMESE
Nací, señor, donde
el hermoso río Cidno, naciendo,
baña el sitio donde murieron mis padres.
Más tarde decidí seguir a Marte
y me enrolé en tu ejército,
yando tras tus escuadras.

ARSILDA
Su valor así lo prueba.

LISEA
¿Serviste bajo las banderas de Cilicia?

TAMESE
Y aún más.
Compartí el terror mortal
entre los abismos y las olas.

LISEA
(Para sí)
Ay, qué oigo!

ARSILDA
¿Estuviste con Tamese?

TAMESE
Estuve.

LISEA
Pero, sin embargo,
no recuerdo tu semblante.

TAMESE
Tal vez lo recordarías, si me miraras bien.

LISEA
Prosigue.

TAMESE
Luego, tras regresar ileso de la guerra,
cambié mi uniforme por el de pastor
tuve la suerte de ser admitido aquí,
para cuidar de tus jardines.

LISEA
Entonces, ¿quizás escuchaste
que tu rey estaba a salvo?

TAMESE
Siempre supe que él
estaba a salvo.

ARSILDA
¿Y cómo?

TAMESE
Lo oí decir.

LISEA
Y mi hermana
¿qué hizo cuando escuchó de mi muerte?

TAMESE
La vi desesperarse
y así me parece seguir viéndola.

LISEA
Pero ella murió.

TAMESE
Es cierto,
pero quedé tan impresionado con su dolor
que todavía me parece verla.

LISEA
(Para sí)
Cuanto más lo miro,
más me parece ver a Tamese.

ARSILDA
(Para sí)
Cuanto más lo contemplo
más me parece ver en él
a mi verdadero esposo
y en el otro, a un impostor.

TAMESE
(Para sí)
Veo a ambas angustiadas

LISEA
¡Vete, oh valiente!
Tu rey te está preparando
un trabajo más digno de ti.
Mientras tanto, permanecerás en mi corte.

ARSILDA
Este regalo es justo y debido.

LISEA
(Para sí)
Estoy muy confundida.

(Tamese sale)

Escena Cuarta

(Arsilda y Lisea como Tamese)

Recitativo

LISEA

Ese pastor despierta en mi corazón
un vivo dolor por mi extinto hermano.

ARSILDA
Su rostro, de hecho,
es muy similar al suyo.
Pero si ya has cumplido
las promesas de Júpiter,
ven a cumplir tu promesa con Himeneo.

LISEA
No querida,
mi triunfo aún no he logrado.

ARSILDA
Sí te entiendo. Quieres componer
bodas de aire y amores en las sombras.

LISEA
¿Y qué debo hacer?

ARSILDA
¡Oh, dioses!
¡Sin inteligencia,
el cielo puede ser engañado!
¡Sin descanso,
el corazón puede vivir!

LISEA
¿Qué pretendes decir?

ARSILDA
¡Ah, finges no entenderme
y sin embargo me entiendes!

LISEA
Pero de Cintia, suprema diosa de la selva
y vengadora de los perjuros amantes,
debo obtener el don
de la real cacería.

ARSILDA
Bueno, eso es quizás
a causa de tu demora.

Aria

LISEA

Si un corazón está dolorido
puede constantemente jactarse
de ser un verdadero amante.
Entiéndelo y no temas.
 
Así es el mundo.
El amor que más deleita
es aquel que espera mucho tiempo
poder gozar de él.
 
Algunos habrán experimentado
que es vil el dulce sentimiento
del que espera lograr placer
sin padecer un sufrimiento.
 
Lo dulce,
sin haber experimentado el sabor amargo,
no resulta tan placentero
y no produce tanto placer.

(Lisea parte)

Escena Quinta

(Arsilda sola)

Recitativo

ARSILDA

Un tiránico esposo de mi dolor se burla
y el bello rostro del jardinero
agrega más estímulo a mi deseo.
Como hace el fuelle a la llama;
la espuela al corcel; el viento a las olas;
espero y desespero, y sufro y anhelo,
y en dos rostros
amo a un solo ser.

Aria

Un precipicio hay en mi pecho
que da refugio a dos llamas
que enciende un solo fuego.
 
Así, en el cielo, las estrellas
de un solo astro reciben su luz,
y este astro es el sol.
 
Escena Sexta

(Bosque con colinas alrededor dedicado
a Diana, diosa de la caza y juez de los
violadores del compromiso nupcial, que
termina en una pequeña gruta donde nace

una fuente, alrededor de la cual se ven varias
imágenes de ciervos, leopardos, leones y
demás
animales sagrados de la diosa.
Las imágenes simulan custodiar el bosque.
Se observan los preparativos para la cacería
real, que se debe hacer en honor a Diana
a manera de celebración)
 
(Se oye el fragor de los de los ojeadores
que invitan a la caza que debe hacerse
en honor a Diana, en agradecimiento
del encarcelamiento de Barzane.
Se ve bajar por las diversas colinas
vestidos con ropas de caza a Lisea como
Tamese, Cisardo, Nicandro, Mirinda y a
Tamese gritando a la caza.)


Coro

CAZADORES

¡A la caza gritemos, a la caza!
Sigamos el sonido de los cornos,
pues sólo agradan a Diana,
aquellos que corren tras las bestias salvajes.
¡A la caza gritemos, a la caza!

LISEA
De un cervatilla
que no tenga
cornamenta en su frente,
quiero la cabeza exánime
a mis pies.
No quiero que haya comido nunca
tiernas hierbas
y que sólo se haya alimentado con leche
y que conserve
su carne tierna.

NICANDRO, MIRINDA
El prado agradable,
el cielo despejado,
las flores sonrientes
y el sol resplandeciente,
tan noble cacería celebrarán.
Y la colina verde,
y la hierba suave,
y los pajarillos,
y el arroyuelo
también lo celebrarán con nosotros.

Recitativo

LISEA

(a Nicandro)
Pero quiero recibir de tu mano,
¡oh, príncipe! la cervatilla muerta.

NICANDRO
Me dispongo a cumplir tu orden.

(sale con los cazadores)

Movimiento musical

ARSILDA

¡Vamos, despertad pajaritos!
¡Gorjead
celebrando este hermoso día!
Y volad con gracia,
frescas brisas,
en torno a la hermosa diosa.

CISARDO
¡Oh, dioses de los bosques, venid!.

TAMESE
¡Corred, oh náyades, de los ríos!

MIRINDA
¡Bajad, ninfas de las montañas!

ARSILDA
Y vosotras, ondinas,
¡abandonad las fuentes!

LISEA
Que para celebrar a Diana,
os quiero a todas conmigo.

SOLDADOS, CAZADORES
¡Viva Cintia, viva, viva!

Recitativo

NICANDRO

De la joven cervatilla,
apenas acostumbrada a pastar,
te ofrezco la cabeza como un obsequio y,
los rojizos chorrillos de sangre
que bañan estas hierbas
le dirán a su madre, ahora afligida,
que fue asaetada.

LISEA
Puesto que todo esto
ya alcanza para honrar
a la suprema diosa,
continuemos cazando fieras,
os invito a seguir tras de mis huellas.

SOLDADOS, CAZADORES
¡A la caza gritemos, a la caza!
Aceptemos raudos la invitación,
pues sólo agradan a Diana aquellos
que corren tras las bestias salvajes.
¡A la caza gritemos, a la caza!

(Todos salen cantando por
distintas sendas, seguidos
en confusión por los cazadores)


Escena Séptima

(Barzane solo)

Recitativo

BARZANE

A mi amor y a mi venganza,
les debo un holocausto;
y este será la sangre, de mi afortunado rival.
Sin embargo, desde el momento
en que lo vi y le hablé,
sentí un tierno recuerdo por Lisea,
como si ella estuviera viva
y yo hubiera vuelto arrepentido a mi primer amor.
 
Escena octava

(Lisea, como Tamese, y el anterior)

Recitativo

LISEA

(Para sí)
Pongo a prueba mi destino.

(A Barzane)

Rey...

BARZANE
Aquí estoy,
para que me reveles tu secreto.

LISEA
Ya mismo quiero darte una satisfacción.

(Para sí)

Que el cielo me asista.

BARZANE
(Para sí)
Siento un gran temor.

LISEA
Barzane, oyéme.
Soy tu enemigo;
anhelo tu sangre;
deseo ser el infierno para tu corazón pérfido;
pero también, ¡oh, dioses!,
quiero ser tu amigo y olvidar las ofensas.

BARZANE
¿Qué me quieres decir?

LISEA
Que si Lisea viviera,
¿quizás te arrepentirías de tu error?

BARZANE
Tal vez lo haría.

LISEA
(le da una llave)
Entonces toma,
 y de aquí a una hora,
ve al pasaje secreto del palacio;
abre la reja y guía tus pasos por el pasadizo.
Abre una puerta y con dec isión
avanza hacia el pasaje donde
se encuentra un tenebroso recinto.

BARZANE
¿Y qué debo ver allí?

LISEA
¡A Lisea!

BARZANE
¿Lisea? ¿Pero cómo?,
¿No está muerta?

LISEA
Ella vive recluida allí.

BARZANE
¿Y por qué causa?

LISEA
Lo oirás de sus labios.

BARZANE
¡Qué oigo!

LISEA
Guarda este gran secreto.
Te prohíbo revelarlo.

Aria

En la ciega oscuridad
de una negra prisión,
ve a consolar
a la infeliz muchacha.
Y si sientes remordimiento
al oìr sus tormentos,
no la dejes
sin consuelo.

Escena Novena

(Barzane solo)

Recitativo

BARZANE

¡Lisea está viva! ¡Ah!
Entonces, si eso fuera cierto,
los restos de la fidelidad que le debo,
se levantarín poderosos
y en el aire esparcirían un nuevo ardor.
Hasta el río y los pájaros
proclaman mis vergüenzas:
estos con su cantar llaman ingrato;
y el río en su murmullo, infiel.

Aria

El ruiseñor,
volando fiel
hacia su nido,
va gritando
que yo soy infiel.
Luego vuela
a esconderse entre el follaje,
y parece decir
a la amigable brisa:
no puedo soportar
la infidelidad.

(Sale)

Escena Décima

(Tamese, Mirinda)

TAMESE
¿No te desagrada,
noble virgen,
hablar conmigo?

MIRINDA
No deseo otra cosa.

TAMESE
Y ahora dime si la muerte de Lisea,
de quien lograste llegar
a las profundidades de su corazón,
honraste con tu llanto.

(Para sí)

Intento tentar sus labios inocentes.

MIRINDA
A tal requerimiento
no sé qué responder.

TAMESE
¿Por qué?

MIRINDA
Que te sea suficiente con eso.

TAMESE
(Para sí)
No quiere hablar.

MIRINDA
Bueno, si me escuchas,
me gustaría decirte...

TAMESE
¿Qué cosa?

MIRINDA
Lo que escondo dentro de mi corazón.

TAMESE
Será un placer.

(Para sí)

Espero que el engaño haga efecto.

MIRINDA
Siento algo en mí
que no puedo explicar.

TAMESE
No te entiendo.

MIRINDA
¡Pero si tú eres la causa!

TAMESE
Entonces, revélamelo.

MIRINDA
Quisiera hablar, pero las palabras
se quedan trabadas en mis labios.
Mi sencillez me lo impide.

Aria

Incluso la tórtola
se expresa con su canto
y se hace entender.
Al amanecer,
la ninfa Clitia es más brillante
cuando gira alrededror de Febo.

(Mirinda sale)

Escena Undécima

(Tamese y luego Arsilda)

Recitativo

TAMESE

Pero ¿qué tonta vacilación me invade?
Demasiada audacia me puede transformar
en un imprudente, pero ser demasiado cauteloso
me puede mostrar como un cobarde.
Entonces, aquí resuelvo:
a Arsilda y a Cisardo
les contaré todo,
y el trono usurpado regresará a su rey,
después de todo,
yo soy Tamese.

ARSILDA
Dime, valiente: ¿a cuántas bestias
hirió tu brazo armado?

TAMESE
Señora,
otras propuestas prepara.

ARSILDA
¿Y cuáles?

TAMESE
¿Amas a Tamese?

ARSILDA
Más que a mí misma.

TAMESE
¿Mantienes hacia él tu fidelidad?

ARSILDA
Aún hasta después de la muerte.

TAMESE
Pero si lo amas tanto, ¡oh dioses!
¿por qué aún no lo reconoces?

ARSILDA
¿Cómo?

TAMESE
¡Que se desgarre el velo
que cubre la verdad!
Yo soy Tamese.

ARSILDA
¿Qué oigo? ¡Oh, dioses! ¿Qué dices?
Repite lo que has dicho.

TAMESE
Tu esposo es mi hermana.

ARSILDA
¿Y mi ídolo amado?

TAMESE
Míralo.
Solo tú puedes verlo en mí.

ARSILDA
¡Qué fraude es éste!
¡Soy la amante de Lisea!
Transpiro, tiemblo...
¡Ah, mi esposo eres tú!

TAMESE
Sosiega por un instante tu pensamiento
y no digas nada a nadie.
A quien debes contarle todo,
y rogarle su ayuda es al tío.

ARSILDA
Creo, y no creo, ¡oh, dioses!
por ser demasiado fiel,
puedo ser una traidora.

TAMESE
Perdono todos tus miedos,
pero Tamese soy yo.

Aria

Si todos los astros me son hostiles,
en medio de tantos engaños,
que no me falte tu fidelidad.
Cuanto más un alma,
conoce un mar de angustias,
es más digna
de ser un rey.

(Tamese sale)

Escena Duodécima

(Arsilda sola)

Recitativo

ARSILDA

Lo que no entendía como falso
ha sido desentrañado.
La verdad busca el camino de mi corazón
y ya no sé en qué creer.
Amo a un esposo, pero lo  veo
en dos personas,
Mi alma está dubitativa, ya no sabe cuál es.

Aria

Soy como
una pequeña mariposa
que en medio de dos llamas
vuela errante y dubitativa.
Ambas parecen hermosas,
y arden aquí y allá.
 
Escena Decimotercera

(Cisardo solo)

Recitativo

CISARDO

¿Qué significa esto?
¡Lisea travestida impone sus leyes!
La historia de Tamese me horroriza,
como al campesino que ve arder la mies
y aterrado, ve que su rebaño
se dispersa por un repentino rayo.

Aria

De igual forma
que una débil planta es arrastrada
por los vientos en la montaña,
así mi alma se retuerce en mi pecho.
La fortaleza la aviva y la eleva,
mas tarde el temor la derriba al suelo.
Así, poco a poco, mi corazón se debilita.
 
Escena Decimocuarta

(Nicandro solo)

Recitativo

NICANDRO

Descubrir su pena
no quiere el príncipe.
Ama a cada uno de sus amigos
sin violentar la libertad.
Aquellos que aspiran
a este propósito
establecen una amistad eterna.

Aria

Cuando amanece,
el cielo le dice a la flor del prado
que está entre las ramas encarcelada:
¡exala tu aroma!
Así le dice al alma
el esplendor de la dichosa fidelidad:
¡no malgastes tu amor!



ACTO TERCERO


Escena Primera

(Mazmorra subterránea con puertas cerradas
y una pequeña lámpara encendida en el medio,
a la que se accede por pasillos secretos
de los aposentos reales.
Lisea con sus ropas femeninas se acerca,
abre una puerta y entra en la mazmorra.

Se sienta en una piedra y finge haber
estado encerrada allí desde hace tiempo.
Aguarda a Barzane)

Recitativo

LISEA

De aquel que yo era y del que soy.
El miedo me asalta sólo al pensar
que aquí lo espero...
Cada rumor que escucho
parece que es él que llega.
¡Oh, qué estupor,
la mentira y la verdad se entrecruzan!

Escena Segunda

(Se abre una puerta de hierro
y Barzane entra en la mazmorra)

Recitativo

LISEA

Aquí está...

BARZANE
(Para sí)
Mi corazón se congela.

LISEA
¡Eh! ¿Quién
es el osado
que intenta violar
mi profundo silencio y mi triste horror?
¿Quién llega a perturbar mi llanto?

BARZANE
(Para sí)
¡Es ella, está viva!

LISEA
¿Quién eres que no contestas?

(Para sí)

¿Es necesario fingir?

BARZANE
Te pido que piadosamente me perdones.

LISEA
Habla.

BARZANE
¿Aún no lo ves? Soy Barzane

(Lisea se levanta con furia)

LISEA
¡Eres Barzane!
¡El impío que me traicionó!
¡El pérfido, cruel y falaz
que me abandonó
quebrantando sus promesas de amor!

BARZANE
Ese soy yo.

LISEA
¿Y a qué vienes aquí?

BARZANE
Para verte.

LISEA
¿Por qué?

BARZANE
Para asegurarme que estás viva.

LISEA
¿Quién te reveló este secreto?

BARZANE
Tu hermano.

LISEA
¿Qué quieres de mí?

BARZANE
Saber por qué propagaste el rumos
de que estabas muerta.

LISEA
Es suficiente, por ahora,
que me veas viva;
y que ambos podamos palidecer:
tú, por el horror de la traición;
y yo, porque veo al traidor.

BARZANE
Pero si arrepentido
volviera al primer amor
¿qué más se le podría pedir?

LISEA
Jamás a los que faltaron
a sus juramentos de amor
se les puede dar crédito.

BARZANE
¿Y qué debo hacer?

LISEA
Ruega a mi hermano.
Dile que deseas que sea tu esposa;
que a Arsilda desprecias.
Entonces, saliendo de esta prisión,
te creeré.

BARZANE
¿Solamente eso debo hacer?

LISEA
Eso sólo.

BARZANE
Corro a cumplirlo.

LISEA
¡Detente!

BARZANE
¿Qué deseas?

LISEA
Que no me traiciones más.

BARZANE
Antes prefiero morir mil veces.

LISEA
Temo pues ya me traicionaste
una vez.

BARZANE
Pero ahora te soy fiel;
que eso sea suficiente para ti.

Aria

Ojos de mi amada
que despertásteis
en mi corazón,
el más puro amor verdadero
y la más sincera fe.
Labios
color carmesí,
que conserváis la imagen
de la primera pasión
que ya siento renacer
en mi corazón.

(parte)

Escena Tercera

(Lisea sola)

Recitativo

LISEA

¡Oh, mi ciego amor hace que me equivoque!
Si Lisea vive,
Tamese debe morir,
y luego, si uno aparece,
el otro debe ocultarse.

Aria

Las olas que provocaba
el monstruo Caribdi
son menos tempestuosas
que aquellas que en mí originan
los pensamientos confusos.
Ni el torrente que se precipita
de la montaña entre las rocas,
rompiendo todo a su paso,
atormenta y aniquila la mente enejenada.

Escena Cuarta

(Rotonda con fuentes y pajareras,
bajo arcos y columnas que son
comunes a todos los apartamentos
del palacio.Nicandro y Tamese)
 
Recitativo


NICANDRO
A tu brazo y valor
mucho le debe Cilicia.
Aun siendo joven
supiste actuar muy bien.

TAMESE
Fue obra del destino.

NICANDRO
Pero más de tu valor.

TAMESE
Esta corte, a menudo
parece insegura.

NICANDRO
Y sin embargo, incluso siendo así,
merece un rey.

TAMESE
No debo oponerme.
Lo que dices en verdad

(Para sí)

Y lo veo en mí.

NICANDRO
Pronto un rey
dictará justas órdenes
fruto de su real unión.
Pues preveo que el rey victorioso,
cuando sosiegue su feroz indignación,
ofrecerá una paz feliz
a los dos grandes reinos.

Aria

La flor ríe y el pájaro trina
mientras que el cielo es puro y hermoso.
Pero si alguna vez se llena de nubes,
la flor languidece y el pájaro calla.
Así, un reino siempre es feliz,
mientras que Marte con su desdén
no perturbe la paz.
 
Escena Quinta

(Tamese y luego Mirinda)

Recitativo

TAMESE

Mientras que mi amada y mi tío no noten
que es mi hermana la que reina, no pueden
reconocer a Tamese en mí. Aquí viene Mirinda.

MIRINDA
Al igual que el ave, el bosque, el pez, las olas,
la abeja, la bella flor, el bosquecillo y la
primavera, deseo que tus bellos ojos,
jamás se escondan a los míos.

TAMESE
¿Qué ves en mí
que te impulsa a esto?

MIRINDA
Sólo lo que se muestra dulce, atrae mi mente.

TAMESE
Pero ¿qué estas esperando?

MIRINDA
Un inocente placer que deleite mi alma.

TAMESE
¿No esperas nada más que eso?

MIRINDA
No pido otra cosa.

TAMESE
El moderado deseo hace felices a todos.

MIRINDA
Quien no se sabe conformar, es infeliz.

TAMESE
Me deleita la pureza de tus labios
más de lo que piensas.

MIRINDA
Y tu alma...
¡Oh, y tu rostro!

TAMESE
¿Por qué?

MIRINDA
Lo encuentro muy parecido al de Tamese.

(Para sí)

Casi le digo Lisea.

TAMESE
Entonces, si amabas a Tamese,
pronto recibirás
la justa recompensa
que Amor te prepara.

MIRINDA
Seré feliz si de tu mano recibiera
tan noble regalo.

TAMESE
Si tanto lo querías,
en breve se cumplirán tus pensamientos.

Aria

MIRINDA

Quien quiera disfrutar del amor
sin sentir dolor,
debe quedarse lejos de él
para que no lo alcancen sus flechas.
De igual modo quien quiera
disfrutar del perfume amoroso de una rosa,
admire su belleza, pero no la toque.

(Mirinda parte)

Escena Sexta

(Tamese y luego Cisardo)

Recitativo

TAMESE

Desde que me descubran
hasta que ascienda al trono,
los instantes me parecerán siglos.
Pero aquí viene mi tío,
averigüemos que quiere hacer.

CISARDO
Señor, no he visto al falso rey,
pero aquí lo espero.
Vamos que dentro de poco
tendrás pruebas de mi lealtad.

TAMESE
Bienvenido seas.

CISARDO
Supérate a ti mismo, deja de sufrir,
la situación actual lo requiere.

TAMESE
Me retiro.

Aria

Mi gloria y mi amor
todo lo dejo en tus manos.
Procura hacer feliz a mi corazón
sin que afecte al deber.

(Tamese parte)

Escena Séptima

(Lisea como Tamese, séquito y Cisardo)

Recitativo

LISEA

Cisardo...

CISARDO
Justamente señor debo hablar contigo.

LISEA
¡Di lo que deseas!

CISARDO
Es preciso que nadie permanezca aquí,
entonces sabrás lo que tengo que decir.

LISEA
(Para sí)
¿Qué será? Me confundo...

(En voz alta)

¡Soldados, dejadnos solos!

CISARDO
Y que se mantengan
las puertas vigiladas
para que nadie pueda escuchar.

LISEA
¡Obedeced al príncipe!

(Para sí)

Con tantas precauciones
mi pensamiento se confunde.

(A Cisardo)

Habla, estamos solos, nadie nos puede oír.

CISARDO
Entonces escúchame.

LISEA
Te escucho.

CISARDO
¿Murió Lisea?

LISEA
Murió.

CISARDO
¿Dónde fueron depositadas sus cenizas?

LISEA
¿Qué pregunta es esa?

CISARDO
¡No te asustes, respóndeme!

LISEA
Te respondo.

CISARDO
¿Dónde?

LISEA
Creo que en las sagradas tumbas
de nuestros antepasados.

CISARDO
¿Lo sabes con certeza?

LISEA
Me lo dijo su madre.
Yo no lo vi; no estaba presente.
Ascendí al trono cuando ella
ya estaba enterrada

(Para sí)

Estoy perdida.

CISARDO
¿No tienes nada más que decirme?

LISEA
¿A qué viene tanta pregunta?

CISARDO
Que Lisea está viva
y disfrazada de hombre;
que ella me ve y me habla,
que reina, dicta la ley... y que eres tú.

LISEA
(Para sí)
Estoy muerta.

(A Cisardo)

No te lo niego, príncipe.
Si eres el hermano de mi padre,
si te conmueve el gran riesgo en que me ves,
ten piedad, perdóname y ayúdame...

CISARDO
¿Y con qué espíritu
inventaste este gran fraude?

LISEA
Lo quiso mi madre.

CISARDO
Que te casaras
con Arsilda,
y así reinar...

LISEA
Que esta historia siga oculta.
Ahora lo que es necesario
es remediar pronto la situación.

CISARDO
Mis reproches por ahora omito
y para salvarte
estoy decidido a todo.

LISEA
¿Cómo?

CISARDO
Tamese está vivo
y aquí se oculta.

LISEA
¡Oh, qué feliz seré
si eso es verdad!

CISARDO
Ahora lo verás; me voy.
Esperarás en tus habitaciones,
él vendrá, hablarás con él,
y mientras tanto haré
un comunicado al pueblo.
Diré que Lisea vive y tú te mostrarás.
El gran engaño
con engaño será superado.
¡Será un día memorable!

LISEA
Vuelvo en la vida.

Aria

¡Mil fraudes y engaños
en mi mente giran!
Y para glorificar tu honor
incluso derramaré mi sangre.
 
Escena Octava

(Lisea y luego Barzane)

Recitativo

LISEA

Un gran riesgo conduce a un gran placer:
Mi hermano está vivo
Barzane es ya mi esposo
y Arsilda será feliz.

BARZANE
Amigo.

LISEA
¿Viste a mi hermana?

BARZANE
Vi a Lisea.

LISEA
¿Y qué resolviste?

BARZANE
Hacerla, si lo permites, mi esposa.

LISEA
Eso me hace feliz.
¡No te demores!

BARZANE
Que entre nosotros resurja la paz,
y que la sangre
de nuestros súbditos
no manche la arena.

LISEA
Que esa bella idea se concrete
y que la llama
de Himeneo acompañe
la boda de Arsilda.

BARZANE
Y que se ponga de manifiesto
que nuestro odio se aplaque
y la ira ceda.

Aria

Quiero volver al primer amor,
porque lo requiere
mi fidelidad
y lo exige el deber.
Entonces, en mi corazón
se unirán con gran deleite,
mi gloria y tu placer.

(parte)

Escena Novena

(Lisea y Arsilda)

Recitativo

LISEA

Reina, ha llegado
el hermoso momento de disfrutar.

ARSILDA
Bien te entiendo.

LISEA
Ha terminado la aburrida
y molesta espera de tu boda.

ARSILDA
(Para sì)
Si Lisea finge, Arsilda fingirá también.

LISEA
Ya no dirás
que soy cruel contigo,
pues pronto me abrazarás como mi esposa.

ARSILDA
En vano te abrazaré.

(Para sí)

Finge que yo finjo.

LISEA
¿Cómo que en vano?
¿No sientes amor por mí?

ARSILDA
Al contrario,
el profundo amor que siento por Tamese
me hace expresar tal idea.

LISEA
Entonces me voy a preparar
el himeneo
con la mayor  pompa.

ARSILDA
¡Oh, qué felicidad sentiremos
al abrazar a quienes tanto amamos!
Yo, con quien a mi alma enciende
con su bello rostro.

(Para sí)

Hablo con doble sentido, y no me entiende.

(Lisea parte)

Escena Décima

(Arsilda sola)

Recitativo

ARSILDA

¡Que finja Lisea!
Ahora que he descubierto a mI falso marido,
secundaré su engaño.
Que ella abrace a Barzane y yo a Tamese,
ambas estaremos felices con nuestro amor.
El pasado será un dulce tormento
que olvidaremos con la gran dicha.

Aria

¡Qué dulce es el pensamiento
del timonel que ha logrado escapar
de la fatal tormenta
cuando su barco
ha llegado al puerto!
Para el cordero,
qué dicha
haberse escapado ileso
del feroz lobo,
cuando está a salvo en su rebaño.
 
Escena Undécima

(Magnífico salón con trono y pomposo
equipamiento para la celebración de
una boda real con asistencia del pueblo.
Cisardo solo, le habla al pueblo)


Recitativo

CISARDO

¡Ciudadanos, aún no sabéis
lo que nos depara
este hermoso día!
Hoy, tendréis el placer
de ver nuevamente con vida a Lisea.
Ella nos trajo la paz
casándose con el enemigo del rey.
Ella fue vuestro rey,
mientras creíamos Tamese muerto.
El engaño se logró perfectamente
por su condición de gemela.
El parecido de sus rostros es absoluto.
Pero ahora, que el verdadero rey
recupera su antiguo trono
para todo vuelva a ser como antes.
 
Última Escena

(Lisea, vestida de reina, de la mano de
Barzane. Tamese, con atuendos de rey,
llevando de la mano a Arsilda. Mirinda,
Nicandro y el séquito de la corte)


Recitativo

LISEA

Hermano, sobre este trono, que es tuyo,
ve a sentarte con tu esposa.
Yo, feliz te lo devuelvo.
Que el engaño sea recordado con algarabía.
Soy dichosa, tras tantos riesgos y problemas,
al ver a mi lado a mi amado.

TAMESE
Hermana, los riesgos que tenido
fueron superados gracias a tu lealtad.
El hermoso trono de Cilicia es mío,
y por lo tanto lo retomo.
Mucho te debo, pues supiste
conservarme a la mujer que adoro,
mi dulce esposa:

(a Arsilda)

Ven y sentémonos en el trono.
Yo para gobernar al reino, y tú a mi corazón.

ARSILDA
Que mi felicidad te responda y hable el amor.

BARZANE
Puesto que mi error ha sido perdonado,
al amigo y a la esposa,
retorna fiel mi corazón.
Y mis tropas,
hasta ahora hostiles,
humildes se inclinen ante Tamese
y le juren fidelidad.

CISARDO
¡Oh, qué gran día!

MIRINDA
¡Oh, qué cambio!

NICANDRO
¡Oh, extraño evento!...

CISARDO
Por doquier veo que la alegría y la paz,
en este hermoso día, recobran vida.

PUEBLO, SOLDADOS
¡Que para esta doble boda
resuene un viva!
Que la bella antorcha de Himeneo,
Ilumine este día;
y que sólo la alegría y la preciada paz
aniden en todos los corazones.



Digitalizado y traducido por:
José Luis Roviaro 2019