ARMIDA

 

 

 

Personajes

 

ARMIDA

IDRAOTE

GODOFREDO

RINALDO

GERNANDO

CARLO

UBALDO


EUSTAQUIO

ASTAROTE

          Hechicera Sarracena   

           Secuaz de Armida


         Jefe de los Cruzados

          Caballero Cruzado
 
          Caballero Cruzado

      
    Caballero Cruzado

          
Caballero Cruzado

         
Caballero Cruzado

               
Demonio

            Soprano

                  Bajo


                Tenor

                Tenor

                Tenor

               
Tenor

               
Tenor

               
Tenor

                 
Bajo

 

 

 

La acción se desarrolla en Palestina durante la Primera Cruzada, a finales del siglo XI.

 

 

ATTO PRIMO


(Campo di battaglia. In distanza
la città di Gerusalemme)


Scena Prima

(Le trombe annunziano la presenza del
supremo duce, ed i Franchi, uscendo dalle
rispettive tende, si schierano, facendogli i
militari onori. Comparisce Goffredo dalla
sua tenda, accompagnato da un numero di
paladini primari)

CORO DI PALADINI
Lieto, ridente oltre l'usato,
In oriente si mostra il dì.

PARTE DEL CORO
Forse la gloria, di pace allato,
La tua vittoria previen così.

CORO
La tua vittoria previen così.

GOFFREDO
Ah! no: sia questo
Di tregua il giorno;
Dover funesto
Si compirà.
Arditi, all'ire
Farem ritorno.
Per or l'ardire
Ceda a pietà.

CORO DI PALADINI
Arditi, all'ire
Farem ritorno.
Per or l'ardire
Ceda a pietà.

GOFFREDO
Sì, guerrieri, fian sacre
All'estinto Dudon le nostre cure.
Funebre pompa all'onorata salma
Oggi la tomba dia. Laudi, sospiri
E tributo di pianto
Abbia l'eroe, che sul finir di vita
Il sentier di virtude agli altri addita.

Scena Seconda

(Eustazio. I precedenti)

EUSTAZIO
Germano, a te richiede
Donna real, piangente,
Or di venirti al piede
Aita ad implorar.

GOFFREDO
Venga.

(Eustazio parte)

Maggior conforto
Che in sollevare un core
Assorto nel dolore,
Alma non può trovar.

CORO DI PALADINI
Suol di virtude in porto
L'esempio tuo, signore,
Ogni anima guidar.

Scena Terza

(Preceduta e seguita da molti guerrieri, fra' quali
Eustazio, comparisce Armida sopra un cocchio,
accompagnata da Idraote sotto spoglie di privato,
e da picciol seguito di Damasceni a cavallo.
Ognuno le se affolla d'intorno)

CORO GENERALE
Quell'astro mattutino,
Forier de' rai del giorno,
Di tanta luce adorno
Non si mostrò finor.

Del volto peregrino
L'angelica possanza
Ogni splendore avanza,
Offusca ogni splendor.

(Armida scende, e guidata da
Eustazio si presenta a Goffredo).

ARMIDA
Signor, tanto il tuo nome ovunque suona,
Che fino a' tuoi nemici
Avvien che desti in petto
Sensi di maraviglia e di rispetto.
Del trono di Damasco in me l'erede.

(fra sè)

La cui sventura eccede Ogni più ria sventura.

(Forte)

io ti presento.
Il barbaro Idraote,
Di sangue a me congiunto, il serto avito
Non sol pensa involarmi,
Che insidia i giorni miei.
Se magnanimo sei, che tal ti credo,
Quanto sei valoroso,
Da te sperar mi giova il mio riposo.

GOFFREDO
Principessa gentil, che far poss'io? Parla.

ARMIDA
La tua pietade Io reclamo. Fra tanti,
Che qui ti fan corona, eccelsi eroi,
La desolata Armida
Dieci eletti campioni a te richiede.
Questi a ripormi in sede
Bastanti son. Fedele il popol mio,
Attende solo chi l'inciti all'armi;
E se avvien ch'io mi mostri di Damasco
Con tal prodi alle mura,
Duce, la mia fortuna è appien sicura.

(Abbassandogli occhi, con finta umiltà
aspetta la risposta di Goffredo)

IDRAOTE
(fra sé)
Che dirà?

EUSTAZIO
(fra sè)
Quella voce, i mesti accenti
Penetran l'alma mia.

GOFFREDO
(dopo aver pensato)
Reina, senti.
In servigio del cielo,
Sangue e sudor da noi si spande. Rieda
In libertà Sionne; su quel monte
Di nostra fede ondeggi
Il venerato segno,
E poi si pensi al tuo perduto regno.

(Armida mostra di piangere, Idraote freme, Eustazio
ed un numero di paladini danno segni di rammarico)

ARMIDA
Sventurata! or che mi resta
Se pietà non trovo in te?
Della morte, più funesta
È la vita omai per me.

GOFFREDO
Calma il duolo; per te spenta
La speranza ancor non è.
La promessa mia rammenta:
Prendi in pegno la mia fé.

IDRAOTE
(fra sè)
Non tradirmi, amica speme;
Non stancarti o mio furor.

EUSTAZIO, CORO
(fra sè)
Non ha core chi non geme
Al suo pianto, al suo dolor.

ARMIDA
(Fra sè)
Per me ognun sospira e geme
Preda omai d'un folle amor.

(A Idraote)

Vieni.

EUSTAZIO
Dove?

ARMIDA
Ove mi guida
Il rigor d'avversa stella.

EUSTAZIO
(ad Armida)
Ferma...

IDRAOTE
Ahi misera donzella!

EUSTAZIO
(a Goffredo)
Deh! german, pietà d'Armida.

CORO
(a Goffredo)
Deh! pietà di lei, signor.

GOFFREDO
(fra sè)
Or che farò? Ceder dovrò?
M'assisti, o ciel.

ARMIDA
Speme non ho,
Regger non so...
Fato crudel!

EUSTAZIO, IDRAOTE
(fra sè)
Chi può soffrir
Il suo martir,
Alma non ha.

CORO
Veder languir
Infra' sospir
Real beltà...

EUSTAZIO, IDRAOTE, CORO
(fra sè)
Oh crudeltà!

GOFFREDO
(fra sè)
M'assisti, o ciel.

ARMIDA
Fato crudel!

CORO
Signor, pietà.

EUSTAZIO
German, se togli al campo
Breve drappel di noi,
Non fia che rechi inciampo
De' Franchi al trionfar.
All'oppugnate mura
Restino i duci eroi;
Guerrier noi di ventura,
Possiam per lei pugnar.

IDRAOTE
Pietà, dover c'invita
Gli oppressi a sollevar.

CORO
Gloria il sentier ci addita
Che noi dobbiam calcar.

GOFFREDO
(dopo breve pausa)
Cedo al comun desio:
Fian paghi i voti suoi.

ARMIDA
E sarà ver?

ARMIDA, EUSTAZIO, IDRAOTE
Cor mio, al fin potrai sperar.

ARMIDA
Per me propizio il fato,
Rallenta il suo rigore.
Ah! sì, questo mio core
Comincia a respirar.

TUTTI, fuorché GOFFREDO
Per te propizio il fato,
Rallenta il suo rigore.
Armida, il tuo bel core
Cominci a respirar.

GOFFREDO
(fra sè)
Un moto inusitato, un gelido timore,
Presagio di dolore,
Mi sento in sen destar.

(Forte)

Cedei, guerrieri, è ver; però voglio
Che dalla vostra schiera
Si elegga un successor del duce spento.
Ei scelga a suo talento
Fra voi dieci campioni. Il chiesto dono
Sappia ciascuno che si concede a lei
Da' vostri sì, non da' consigli miei.

(Goffredo parte con seguito di guerrieri, e le schiere
si ritirano. Frattanto un numero di paladini va con

Eustazio in disparte e parlano alquanto fra loro).

Scena Quarta

(Eustazio, Armida, Idraote, paladini, ecc.,
Gernando)

EUSTAZIO
(avanzandosi)
Opportuna è la scelta:
Successor di Dudon Rinaldo sia.

GERNANDO
(fra sè)
Rinaldo!... Il vero ascolto?...
Oh rabbia!

ARMIDA
(Fra sè)
Oh nome!
Caro nome e fatal!

IDRAOTE
(sotto voce ad Armida)
Questi è l'oggetto
In cui, prima d'ogni altro, oggi vorrei,
Per antico desio,
Sbramar lo sdegno.

ARMIDA
(fra sè)
Questi è l’idol mio.

EUSTAZIO
Real donzella, il campo
A te per or serva d'asilo. Accinto
Ad obbedirti fia ciascuno.

ARMIDA
(fra sè)
Ho vinto.

(Accompagnata da Eustazio, Armida entra in
delle principali tende con Idraote, col seguito
de' Damasceni e con parecchi paladini)

EUSTAZIO
Compagni, al suon di più festose grida
Si proclami Rinaldo.

(Parte col rimanente de' paladini)

Scena Quinta

(Gernando)

GERNANDO
Oh sorte infida!
Come! a Dudon costui succede? Il grado,
Che vanto a me recar potea, fia suo?...
Ti scuoti al fin, Gernando;
Un italo garzon soffrir potrai
Che tanto a te sovrasti?... Ah! non sia mai.
Non soffrirò l'offesa,
Per questa spada il giuro;
Alma di gloria accesa
L'ire frenar non sa.
E questi son gli allori
Dovuti a' miei sudori?
Ahi quale, avverso il fato,
Cruda mercé mi da!

VOCI IN DISTANZA
Viva Rinaldo!...

GERNANDO
Oh affanno!
Decisa è la mia sorte.

VOCI COME SOPRA
... L'eroe ch'egual non ha!

GERNANDO
Oh duol ch'egual non ha!
Fiero destin tiranno!

ALTRE VOCI
Viva Rinaldo, il forte.
Splendor di nostra età.

GERNANDO
Ah! tutti v'unite,
Miei sdegni, in quest'alma,
Che, priva di speme,
La calma perdé.
Miei sdegni, venite:
Vi bramo con me.

(Parte)

Scena Sesta

(Idraote, Armida)

IDRAOTE
Sorte ci arride. Ove celata stasi
La fida schiera, i passi
A diriger t'affretta.
Dell'Asia la vendetta a che non posso
Compiere appien!

ARMIDA
Fra' lacci,
Dieci non sol, ma cento
Fia che portino il piè. Nutre ciascuno,
Di Goffredo a dispetto,
Nell'anelante petto
Di seguirmi il desir.

IDRAOTE
Ma di Rinaldo...

ARMIDA
Ah!

IDRAOTE
Sospiri! perché?

ARMIDA
Facil ti credi
Quell'anima domar?

IDRAOTE
La miglior preda
Fia che manchi a Idraote?

ARMIDA
Eccolo...

(Fra sè)

Oh come mi balza il cor!

(forte)

Deh! vanne...

(fra sè)

Ove son io!

(forte)

Spera... chi sa?...

IDRAOTE
Figlia diletta, addio.

(Parte dal campo).

Scena Settima

(Rinaldo, Armida)

RINALDO
Principessa, sei tu! Nel rivederti
Qual gioia provo... e qual affanno insieme!
I tuoi disastri intesi, e il cor ne geme.
Ah! perché mai non cadde
Sionne ancor! Forse al rapito soglio
D'appianarti la strada
Saria l'onor concesso a questa spada.
Ma sdegnosa mi guardi, e non rispondi?

ARMIDA
Nello stato in cui sono,
Opre, non vani detti, a me fan d'uopo.
Oh quanto è mai diverso
Dal tuo questo mio cor! Barbari noi
Chiama la vostra Europa;
Ma barbaro non è colui che vita
Può dare a un'infelice, e non l'aia?

RINALDO
Senti: l'altrui favore
Duce mi vuol di prode schiera...
Vedi,
Colpa non ho se fra' seguaci tuoi...

ARMIDA
Taci... non proseguir; schernirmi vuoi?

RINALDO
Io schernirti? T'inganni.
Dal dì che ti mirai,
Rispetto e...

(fra sè)

(quasi amor dicea)

(forte)

serbai.

(fra sè)

Ah pur troppo l'adoro!

ARMIDA
Va', spietato!

RINALDO
Di che m'accusi?

ARMIDA
Fingi
Non comprender miei detti? o ti scordasti
Quando in ermo sentiero
Smarrito cavaliero, e in qual momento?...

RINALDO
Tutto, non dubitar, tutto rammento.
Tua magica possanza
Sottrasse i giorni miei
De' nemici al furor.
Grata quest'alma,
Costante la memoria
Ognor ne serberà.

ARMIDA
Ma in cupo oblio
Riponesti però l'affetto mio.
Sì, d'Armida l'affetto,
Che la sua debolezza
Ti fe' palese. E qual mai frutto ottenni?
Un marcato disprezzo,
Un crudele abbandon...

RINALDO
Cessa, deh! cessa
Di trafiggermi, Armida.
Se da te volsi il piè, bellica tromba
Al campo m'invitò, bellico ardore,
Desio di gloria.

ARMIDA
E me qui trasse amore.

RINALDO
Amor... me trajo el amor.

(fra sè)

Possente nome!
Come risuoni, oh come
Su quel soave labbro,
Nel mio dolente cor.

ARMIDA
Sì, amor... Se un'alma fiera
Ti die natura in sorte,
Recami pur la morte,
E in me fia spento amor.

RINALDO
Armida...

(fra sè)

Oh ciel!

ARMIDA
Che vuoi?

RINALDO
Chiede il destin...

ARMIDA
Che mai?

RINALDO
Ch'io fugga i tuoi be' rai:
Dover mel comandò.

ARMIDA
Fuggirmi!... Eppur gli eroi
Sovente amor piagò.

RINALDO
(fra sè)
Misero! più speranza
Di libertà non ho.

ARMIDA
(fra sè)
Vacilla a questi accenti,
Manca la sua costanza.

RINALDO
Ah! non poss'io resistere...
Sì, t’amerò costante.

ARMIDA
Oh inaspettato giubilo!
Oh fortunato istante!

ARMIDA, RINALDO
Cara/Caro, per te quest'anima
Prova soavi palpiti,
Ch'io esprimere non so.

(Partono)

Scena Ottava

(Gernando, alcuni paladini)

GERNANDO
(accennando Rinaldo che va con Armida)
Ecco il guerriero, il duce,
Il primier degli eroi,
Quel Rinaldo a ragion scelto da voi.
Oh quanti, oh quanti allori
Mieter per lui dovrete!
L'invincibil suo brando
Di gloria al tempio già sospeso io miro.
Eccovi di sue gesta un chiaro segno:
Vincitor di donzelle, eroe ben degno!

CORO DE PALADINI
Non proseguir; rispetta,
Signor, la sua virtù.

GERNANDO
Virtù! s'inganna
Chi trovarla in lui spera.
Virtù in Rinaldo!

Scena Nona

(Rinaldo. I precedenti)

RINALDO
(nell'atto di traversare il campo si ferma)
Il nome mio!

GERNANDO
Costui di che mai può vantarsi?
Osa forse agguagliarsi a chi si pregia
D'ampio dominio e popoli soggetti?
Oh! l'eroe si rispetti,
Ch'altro non ha che sterile retaggio
D'avi e scettri remoti.
Bella, grande è la scelta
Che in lui faceste; ei meritava il dono
D'esservi duce; in ver, lieto ne sono.

RINALDO
(fra sè)
Indegno!

GERNANDO
E l'accettò? Folle! ah, tant'osa
Signor d'indegno stato,
Signor, che nella serva Italia è nato!

RINALDO
(fra sè)
Io fremo.

GERNANDO
E non pensaste
Che l'ombra di Dudone,
Mentre in questo superbo i lumi gira,
Freme lassù nel ciel di nobil ira?

CORO DE' PALADINI
Prode è Rinaldo.

GERNANDO
Stolta temerità, furore,
Non già valor guerriero
In lui chi mai non vede?

RINALDO
(avanzandosi)
Ah menzognero!
Se pari agli accenti hai l'anima audace,
T'accingi, mendace,
Quel brando a impugnar.

(Snuda la spada)

GERNANDO
Ch'io tema il tuo sdegno?
Indegno, t'inganni.
Son pronti a' tuoi danni
La destra e l'acciar.

(Fa lo stesso).

Scena Decima

Compariscono da tutti lati paladini e
guerrieri d'ogni rango. Armida. I precedenti)

CORO GENERALE
Fermate...

RINALDO
Sgombrate...

ARMIDA
(fra sè)
Rinaldo in periglio!...

ARMIDA, CORO
Ah! prodi, cessate...

RINALDO, GERNANDO
Non odo consiglio.
Invan l'ira mia
Si tenta frenar.

(I due paladini si azzuffano; Rinaldo incalza
Gernando dietro alle tende)

Scena Undicesima

(I precedenti, fuorché Gernando)

RINALDO
(di dentro)
Muori...

CORO
Oh colpo!

(Tutti verso la parte dove sono andati idue combattenti)

ARMIDA
(andando incontro a Rinaldo)
Che facesti!

RINALDO
(retrocedendo)
Quell'indegno è già punito.
Di Rinaldo fu schernito, vendicato fu l'onor.

CORO
Oh sventura! Crudo scempio!
Qual esempio di terror!

ARMIDA
Che terribile momento!
Ah! m'opprime il mio dolor!

CORO
Sappia il duce il caso orrendo.

(Partono tutti, fuorché Rinaldo e Armida)

Scena Dodicesima

(Armida, Rinaldo)

ARMIDA
Ah! paventa...

RINALDO
Qui l'attendo.

ARMIDA
Va', t'ascondi al suo rigor.
Deh! se cara a te son io,
Non espor sì bella vita.

RINALDO
Se non cedo al tuo desio,
Il dover a ciò m'invita.

ARMIDA
Come, oh dio, mi trema il cor!

RINALDO
Idol mio, serena il cor!

Scena Tredicesima

(Paladini amici di Gernando, paladini amici di
Rinaldocircondando Goffredo, guerrieri accorsi
da ogni lato il precedenti)

PRIMO CORO
Vieni, o duce, punisci l'errore.

ARMIDA
(a Rinaldo)
Ah! mio ben...

GOFFREDO
Giusto ciel, che ascoltai!

SECONDO CORO
Di Rinaldo fu leso l'onore:

PRIMO CORO
Furibondo, ei l'acciaro impugnò.

SECONDO CORO
Provocato, ei l'acciaro impugnò.

GOFFREDO
Dove mai quest'iniquo s'aggira?

RINALDO
Tal non sono. Rinaldo rimira.

GOFFREDO
Empio! trema.

RINALDO
Delitti non ho.

ARMIDA
(fra sè)
Non tradirmi, speranza fallace.

CORO
La discordia coll'orrida face
Vasto incendio nel campo arrecò.

GOFFREDO
Porgi a' lacci, ad esempio de' rei,
Quella destra furente ed infida.

RINALDO
Questa mano alle palme, a' trofei,
Non a' lacci finor s'avvezzò.

ARMIDA
(sotto voce a Rinaldo)
Vanne: i passi precedi d'Armida;
A momenti seguirti saprò.

TUTTI fuorché ARMIDA e RINALDO
Un astro di sangue
Dall'etra s'affaccia;
Ogni alma già langue,
L'agghiaccia il dolor.
Caligin d'intorno
Intorbida il giorno,
E al campo minaccia
Affanni, terror.

RINALDO
(fra sè)
M'invita la sorte,
S'afferri il suo crine.
Possenti, divine
Ritorte d'amor,
In voi solo affida
La speme il mio cor.

(Parte)

ARMIDA
(fra sè)
Amica la sorte
Mi porge il suo crine.
Possenti, divine
Ritorte d'amor,
Armida vi affida
La speme del cor.



ATTO SECONDO


(Orrida selva. Frammezzo ad alcune piante
vedessi il mare in distanza)

Scena Prima

(Astarotte e coro di demoni,
sorgendo di sotto terra)

CORO
Alla voce d'Armida possente
Acheronte varcammo e Cocito.
Questo muto ed inospite lito
Per nostr'opra animar si dovrà.

ASTAROTTE, CORO
Su, consorti, qui fermisi il piede,
Qui spegnete le orribili tede,
Deponete il vipere flagello;
Tanto impone chi legge ne dà.

CORO
Al prodigio d'Armida novello
Tutto ligio l'inferno sarà.

PARTE DEL CORO
D'Idraote la regia nipote
Suol dell'ombre frenare il muggito.

ALTRA PARTE DEL CORO
Han possanza sue magiche note
D'addoppiar l'ululato, il ruggito
ove meta il dolore non ha.

CORO
Questo muto ed inospite lito
Per nostr'opra animar si dovrà.

ASTAROTTE
Sovr'umano potere.
Numi del tetro abisso,
Or qui ci chiama.
D'ogn'intorno la fama
Il nome spande di Rinaldo, il primo
Fra' temuti campioni
Di colui che su gli astri,
Per nostra pena eterna,
Il tutto a suo piacer move e governa.
Pur d'amoroso laccio il guerrier forte
Preda rimase; Armida osò rapirgli
Senno, onor, libertà, per far che manchi
Degli aborriti Franchi
Il maggior brando al capitan supremo,
E per toglier Sionne al fato estremo.
Il secondarla, o numi,
Non fra lieve per noi? Nell'opre nostre
Il re dell'ombre affida;
Per noi tremi Goffredo, esulti Armida.

CORO
Di ferro e fiamme cinti,
Contra il celeste impero
Là nel superno tetto
Sai che pugnammo un dì.
È ver, cademmo vinti;
Ma del valor primiero
Non anco a noi nel petto
Il germe inaridì.

ASTAROTTE
(Comparisce dall'alto una nube).
Ebben, l'istante è giunto
Da porre in opra e possa e ardir. Mirate,
S'appressa Armida. Ascoso,
Di sua magica verga ognun di voi
Al sibilo sia presto;
Del nostro maggior nume il cenno è questo.

(Spariscono)

Scena Seconda

(Giunta a terra la nube si dilegua e presenta un carro
tirato da due draghi, su cui Armida e Rinaldo. Armida
converte il carro in un seggio di fiori. I draghi
spariscono. Rinaldo è quasi fuori di sé dalla sorpresa)

RINALDO
Dove son io!...

ARMIDA
Al fianco mio.

RINALDO
Oh me beato!

ARMIDA
Mio bel tesor!

RINALDO
Se tuo mi chiami...

ARMIDA
Caro, se m'ami,

ARMIDA, RINALDO
Sfido del fato tutto il rigor.

ARMIDA
Mio ben, questa che premi
Della Fortuna è l'isola nomata,
Sol nota a me qui si deponga omai
Ogni nostro rancore,
E qui tutto respiri e pace e amore.
Brama di rivederti,
Speme di possederti, all'altrui voglie
Ceder mi fe', non già crudel desio.
Finsi col franco duce mio malgrado,
e il tuo brando le catene troncando
A' miei seguaci amanti,
D'Idraote e di me punì la trama.

RINALDO
Vedi il mio cor se t'ama:
Tutto vada in oblio; solo
Idraote io colpevol estimo.
Or non si pensi che al nostro mutuo amor...
Ma prigioniero perché guidarmi
in orrida foresta?

ARMIDA
No; d'Amor la reggia è questa,
Ecco il centro del piacer.

(Al cenno d 'Armida la scena si cangia nell'interno
d'un Magnifico palazzo. Larve in sembianza di genii,
di ninfe, d'amorini e di piaceri ingombrano la scena,
formando varii gruppi)

CORO
Sì, d'Amor la reggia è questa,
Questo è il centro del piacer.

ARMIDA e RINALDO
A quell’/quest’alma tal portento
Sembra un sogno lusinghier.
A sì strano e lieto evento
Si confonde il suo pensier.

ARMIDA, RINALDO, CORO
Si, d'Amor la reggia è questa,
Quest'è il centro del piacer.]

ALCUNE NINFE
Canzoni amorose, carole festose,
Cantate, formate, seguaci d'Amor.

TUTTE LE NINFE
Canzoni amorose, carole festose,
Cantiamo, formiamo, seguaci d'Amor.

(Succedono le danze, di quando in quando intrecciate
col canto. Gli amorini presentano a Rinaldo ghirlande
di fiori)

ARMIDA
D'Amore al dolce impero
Natura ognor soggiace.
Dov'è quell'alma audace
Che non apprezzi Amor?
Chi, misero, non sente
La fiamma sua possente,
Di smalto ha il core in petto,
O mai non ebbe un cor.

CORO
Dov'è quell'alma audace
Che non apprezzi Amor?

ARMIDA
Gli augei tra fronde e fronde
Spiegano amor col canto;
Aman perfin dell'onde
I muti abitator.
Aman le crude belve
Là tra le ircane selve,
Son per amor feconde
Le stesse piante ancor.

CORO
Dov'è quell'alma audace
Che non apprezzi Amor?

ARMIDA
La fresca età sen fugge,
È la beltade un lampo,
Ché l'una e l'altra strugge
Il tempo vorator.
Dunque godete amanti
De' vostri liet'istanti,
Or che vi ride in volto
Di giovinezza il fior.

(Armida siede accanto a Rinaldo)

CORO
Ah! sì, godete amanti
De' vostri liet'istanti,
Or che vi ride in volto
Di giovinezza il fior.

(Armida, onde estinguere nel cuore di Rinaldo
ogni avanzo d'ardore di gloria, per vie più destarvi
quello dell'amore, fa comparire una larva sotto le
sembianze di giovine guerriero, circondato da pi
leggiadre ninfe, le quali a gara si accingono a sedurlo.
Egli vuole schernirsi da' loro vezzi; ma la voluttà,
impossessandosi a grado a grado di lui, fa che
finalmente si lasci togliere le sue guerriere insegne,
sostituendo ad esse il serto e le ghirlande di fiori)

CORO
Tutto spira d'Armida all'aspetto
Pace, amore, diletto, amistà.
Tutto al regno d'Armida è soggetto,
Tutto cede ove impera beltà.



ATTO TERZO


(Giardino incantato, in cui mostrasi in tutto il suo
aspetto la semplice natura. Piante abbondanti di
frutta, siepi e cespugli pieni d'ogni sorta di fiori; acque
correnti, altre stagnanti sulle quali veggonsi in moto
diversi augelli; altri augelli di vivaci colori svolazzano
d'albero in albero; da un lato alcune spelonche coperte
di musco; il prospetto è limitato da amene colline e
valli ombrose adiacenti)

Scena Prima

(Ubaldo, Carlo)

UBALDO
Come l'aurette placide
Spiran fra l'erbe e i fiori!

CARLO
Par che d'amor favellino
Lieti gli augei canori
A noi d'intorno.

UBALDO
E l'eco che risponde...

CARLO
E il mormorio dell'onde...

UBALDO, CARLO
Tutto a noi par che dica:
Sacro a natura amica
Ecco il soggiorno.
Ma no: d'orribil arte
Questi gl'inganni sono;
Dell'empio averno è dono
Ciò che natura appar.
Qui l'atro crine anguifero
Scuoton le fiere Eumenidi,
Che di velen mortifero
Van Paure ad infettar.

UBALDO
Oh quanto, amico, d'Ascalona al saggio
Tenuti siam! Lungo tragitto parve
A noi breve cammino.
Fu soccorso divino
Quest'aurea verga e questo scritto.

CARLO
In fuga
Il serpente custode ed ogni fera
Che ci contese il passo, volger vedemmo.
A compiere or ci resta
Il desiato fin di nostra impresa.

UBALDO
Qui, lo scritto il palesa,
Vedrem Rinaldo a un folle amore in preda.

CARLO
Ah! voglia il ciel ch'ei ceda
Agl'inviti d'onor.

UBALDO
Solingo è il loco.

CARLO
T'inganni. A noi sen viene
Stuol di ninfe leggiadre. Odi concento...

(Lenta armonia, che a grado a grado
s'avvicina e rinforza)

UBALDO
Di fermezza e d'ardir quest'è il momento.

Scena Seconda

(Larve in sembianze di ninfe, cantando e danzando.
I precedenti)

CORO
Qui tutto è calma, delizia, amor;
Qui trova un'alma scampo al dolor.

PARTE DEL CORO
Qui l'atre sfere non han potere,
L'avverso fato non ha vigor.

ALTRA PARTE DEL CORO
Questo è il beato d'amor soggiorno;
L'età dell'oro qui fe' ritorno;
Oh fortunato chi vanta un cor!

TUTTO IL CORO
Qui tutto è calma, delizia, amor;
Qui trova un'alma scampo al dolor.

UBALDO
Fuggite infernei mostri;
ite onde usciste.

(Scuotendo la verga d'oro, le larve spariscono)

Scena Terza

Carlo, Ubaldo.

CARLO
Nuovo portento!

UBALDO
Ah! possa sgombrar così dal core
Del misero Rinaldo un folle amore.

CARLO
Lo spero.
Il ciel compirà l'opra.

UBALDO
Oh quanto
Fia caro a Guelfo del nipote amato
Il ritorno bramato!

CARLO
Al campo tutto,
Allo stesso Goffredo,
Che punirlo volea, ch'or gli perdona,
Fia gioia il riveder cotanto eroe...

UBALDO
Taci... Se non m'inganno,
Da quel sentiero lento calpestio
Parmi sentir.

CARLO
Sì...

UBALDO
Oh sorte!
Vedilo.

CARLO
È desso...
Oh noi felici!

UBALDO
E seco vien colei che lo asconde
Prigioniero avvilito in queste sponde.

CARLO
S'incontri...

UBALDO
No. Per or meco ti cela.
Colà fra quelle piante.

CARLO
Ma di mostrarci a lui...

UBALDO
Non è l'istante.

(Si nascondono in una boscaglia).

Scena Quarta

(Armida, Rinaldo, tenendosi per mano)

ARMIDA, RINALDO
Soavi catene,
Se amore v'ordì,
Per sempre al mio bene
Mi unite così.

ARMIDA
O mio Rinaldo, ammira
Quest'ameno soggiorno.
Or, benché ardente
Sirio si mostri in ciel, per opra mia
La fiorita stagione
E il pomifero autunno
Si porgono le destre
In questo fortunato asil campestre.

RINALDO
Tutto mi fa beato,
Ma più di tutto Armida,
Purch'io viva sicuro
Di sua costanza...

ARMIDA
E che! dubiteresti...

RINALDO
Così rara beltà, che far potria
Un monarca felice...
Real donzella... lungi
Per mia cagion dal regno suo natio...

ARMIDA
Sul tuo cor non ho regno, e tu sul mio?
E ciò non basta? Amor me vinse.

RINALDO
E seco, Armida, gareggiasti
Quando co' vaghi rai m'imprigionasti.
Anzi, maggiore è il tuo
Del trionfo d'Amor; tutto potea
Ei nume: tu mortal... Ma che favello?
Mortal non è chi d'ogni cor può farsi
Assoluta reina,
Chi tanta in sé contien beltà divina.
O pupille adorate.
Mentre avvincete un cor, voi lo beate.
Va superbo questo core De' felici lacci suoi
Nel provar, bei lumi,
in voi Qual d'Amore è la virtù.
E l'antica libertade In oblio per voi ripone,
Se vuol farne il paragone Con sì bella servitù.

ARMIDA
Resta, mio ben. Degg'io per poch'istanti
Lungi da te...

RINALDO
Come!...

ARMIDA
Non lieve cura
Mi chiama altrove. Addio.
In breve al fianco tuo mi rivedrai.

(Parte)

Scena Quinta

(Rinaldo)

RINALDO
Lo splendor di quei rai
Se un sol istante io perdo,
Parmi perder la pace...
Ma qual altro splendor m'abbaglia il ciglio!...
Armi son quelle... ed armi franche!... a stento
A' propri sguardi io credo...

Scena Sesta

(Ubaldo, Carlo, Rinaldo)

UBALDO
(a Carlo)
Amico, inoltra il piè.

RINALDO
Cielo!... chi vedo!

UBALDO
Avvilito guerrier, schiavo d'amore,
Ubaldo e Carlo in noi rimira.
Osserva Qual ci veste le membra
Onorevole incarco.
E mentre il ferro
Noi cinge, e mentre il brando
Ci pende al fianco, adorno
Veder dobbiam di rose e in bianchi lini
Il più forte tra i Franchi e tra i Latini?

RINALDO
(fra sè)
Oh rimprovero amaro!

CARLO
Il campo tutto impaziente aspira
A innalzare di Siòn sull'alte mura
L'augusto suo vessillo.
Desta di tromba squillo
Ogni soldato, anche il men forte; e solo
Rinaldo, il pro' Rinaldo,
L'indomito guerriero,
Sconosciuto sen vive e prigioniero?

RINALDO
Deh! amici... E ver, son io... Sono infelice!...
Ma voi come qui tratti,
Se quest'ermo sentier...

UBALDO
Virtù celeste,
Non arte stigia, a noi servì di guida.

CARLO
Ceda l'iniqua Armida
Al poter di quel Dio che al tutto impera.

RINALDO
Armida!... ella è il mio ben...

CARLO
Sogni?

UBALDO
Deliri?
In questo scudo espresso
Mira di tua virtù tutto l'eccesso.

(Scopre uno scudo adamantino)

RINALDO
In quale aspetto imbelle
Io me ravviso, oh stelle!...
Qual di viltade oggetto!...
Oh immenso mio rossor!

(Rimane immobile e quasi fuori di sé)

CARLO
(fra sè)
Langue.

UBALDO
(fra sè)
Sospira.

CARLO
(fra sè)
Geme.

UBALDO, CARLO
(fra sè)
Sente d'onor già i moti.
O Nume! i nostri voti secondi il tuo favor.

UBALDO
(a Rinaldo)
Vedi qual reo governo
Di te fa un empio affetto.

CARLO
S'hai cor bastante in petto,
Resisti a tant'orror.

RINALDO
(seguitando a guardarsi nello scudo)
Qual di viltade oggetto!...
Oh immenso mio rossor!

CARLO
Il tuo dover ti chiama.

UBALDO
Gloria a pugnar t'invita.

UBALDO, CARLO
La tromba della fama
ridesti il tuo valor.

RINALDO
Cessate... ohimè! cessate...
Che barbaro tormento! Io vile?...
No: rammento
Che son Rinaldo ancor.

(Si squarcia e getta ogni fregio di mollezza)

UBALDO, CARLO
Or sì, che in te ritrovo
L'eroe qual fosti ognor.

RINALDO
(fra sè)
Ah! qual contrasto io provo
Di duol, di gloria e amor!

UBALDO, CARLO
Vieni.

RINALDO
Vi seguo...

(fra sè)

Oh dio! Lasciarla mai poss'io!

CARLO
A che t'arresti?

RINALDO
Armida!
Per te mi manca il cor...

UBALDO, CARLO
Severa omai ti sgrida la voce dell'onor.

(Breve pausa)

RINALDO
Unitevi a gara
Virtude, valore,
Per vincere amore
Che affanno mi dà.

(Breve pausa. Frattanto Rinaldo alza gli
occhi al cielo in atto d'implorarlo)

Ma un raggio improvviso quest'alma rischiara...
Ah! sì, ti ravviso celeste bontà.

UBALDO, CARLO
Splendor degli eroi, t'invola con noi;
Del ciel si dichiara per te la pietà.

(Partono)

Scena Settima

(Armida frettolosa e sbigottita)

ARMIDA
Dov'è?... dove si cela?...
Eppur poc'anzi
Qui lo lasciai...
Son fuor di me! Sen giace
Là sulla soglia il fier custode estinto...
Oh stelle! il mio poter fia dunque vinto?
Vadasi... Ma che vedo!
Due guerrier di Goffredo!... ohimè! Rinaldo
Segue i lor passi... Fermati... L'affanno
Mi tronca i detti... Senti...
Perfido! non m'ascolta... Ebben, d'Averno
La possanza s'invochi.
Furie, udite:

(scuote la verga magica)

Per la tremenda Dite, a me si guidi
Quel traditor.

(Pausa)

Ma voce non risponde
Dalle infernali sponde.
ohimè!... fatal momento!...
Che fo?... Seguiam l'infido...
Oh fier tormento!

(Parte veloce)

Scena Ottava

(Esterno del palazzo d’Armida.
Ubaldo, Carlo, Rinaldo)

UBALDO
Sia lode al ciel, da quelle inique mura
Uscimmo al fin.

CARLO
Breve cammin ci resta;
Vadasi al palischermo.

RINALDO
Amici, ah! voi, per pietà, rinfrancate
Questo debole cor. Solo non basto
Me stesso a superar.

CARLO
Veloce al lido, vieni, volgasi il piè.

ARMIDA
(da lontano)
T'arresta, infido!

RINALDO
È dessa...
Oh dio!... l'udiste?

CARLO
Di coraggio, amico, armar ti dei.

RINALDO
ohimè!

UBALDO
Ti giovi l'ascoltar costei.
Se resisti a' suoi vezzi,
Alle lagrime sue,
Il più grande a ragion sei degli eroi.

Scena Nona

(Armida frettolosa; i precedenti)

ARMIDA
Ed è pur vero?... e abbandonarmi vuoi?
Crudel!

RINALDO
Vuole il destino ch'io da te volga il piè...
Gloria m'invita al campo dell'onore...

ARMIDA
E gloria fia tradir l'amor,
la fé?

RINALDO
(partendo)
Dolce memoria
Per me sempre sarai...
Rimanti in pace...

(fra sè)

Ah! mi si spezza il core.

ARMIDA
(trattenendolo)
Pace! e pace trovar può il mio dolore?

UBALDO
(sotto voce a Rinaldo)
Resisti.

CARLO
(come sopra)
A lei nascondi
L'affanno, il duol.

ARMIDA
Parti, se vuoi; sol chiedo
I tuoi passi seguir...

(Rinaldo leggermente la respinge, voltando il viso
per celarle il suo turbamento, ed è in atto di partire)

ARMIDA
(seguitandolo)
Qual più ti piace
Di me dispor potrai; se pur ti è grato,
Ancella umil raccorcerò la chioma,
Or che a te fatta è vile.
In aspetto servile
Ti seguirò dove l'ardor guerriero
Fia che più ferva.
Sento per condurti i destrieri e portar l'armi
In me vigor bastante;
Mi avrai fedel seguace e non amante.

RINALDO
(sotto voce a' due compagni)
ohimè! quai detti.

UBALDO
(come sopra a Rinaldo)
Inganni.

CARLO
(come sopra)
Insidie.

ARMIDA
E taci?...
Sì, qual più vuoi, sarò scudiero o scudo.
Forse guerrier sì crudo
Non vi sarà che, per ferirti, voglia
Passarmi il sen...
Ma parla.

RINALDO
Armida, è tempo
Che pongasi in oblio
I miei, gli errori tuoi. Resta...

(Partendo)

ARMIDA
Deh! Ferma e non gemi?

RINALDO
(fra sè)
Che pena!

ARMIDA
E asciutto il ciglio serbi ancora, spietato?
Ed hai cor
di lasciarmi in questo stato?
Se al mio crudel tormento
Segno di duol non dai,
Tu non avesti mai
Scintilla di pietà.
Barbara tigre ircana
A te donò la vita,
E l'alma tua nutrita
Fu ognor di crudeltà.

RINALDO
(sospirando e partendo)
Cangiar non puoi tua sorte:
Non la poss'io cangiar.

ARMIDA
(trattenendolo)
Ah! dammi almen la morte:
Da' fine al mio penar.

UBALDO, CARLO
(a Rinaldo)
Resisti omai da forte.

UBALDO
Vieni.

CARLO
Risolvi.

UBALDO, CARLO
Al mar.

RINALDO
Addio...

ARMIDA
Senti, idol mio!...
Un sol istante io chieggo...

UBALDO
Non più.

CARLO
(trascinando Rinaldo)
Partir conviene.

ARMIDA
Vacilla... il piè... non reggo...
Mi sento... oh Dio!... mancar...

(Cade priva di sensi. Rinaldo, che si sarà
allontanato,retrocede in fretta)

RINALDO
Armida!... amato bene!...
Deh! si soccorra

UBALDO, CARLO
Al mar.

(Lo conducono a forza)

Scena Decima

(Allontanato Rinaldo, ella insensibilmente rinviene,
quindi si alza, guarda intorno e dice)

ARMIDA
Dove son io!...
Fuggi! Lasciarmi, ohimè! così
Poté l'ingrato?
E vivo ancora?... e palpiti
Mio desolato core?...

(si aggira incerta)

Che fo?...
Vendetta... Amore...
Di voi chi udir dovrò?...
Del mio trovar si può più atroce stato!

(Rimane concentrata ne' suoi pensieri. Frattanto
sorge una larva in sembianza della Vendetta)

Vendetta...

(scuotendosi)

Ah! sì, ti miro:
Te sola invoco: vieni...

(Mentre vuole avvicinarsi alla larva suddetta, sorge
altra larva sotto le forme dell'Amore, sospiroso e
piangente)

Amor... con quel sospiro
Perché il mio sdegno affreni?...
Forse spietato sei,
Sebben tu piangi, Amor.

(Verso la Vendetta)

Forse pietade è in lei
Cinta benché d'orror.

(Pensa alquanto, poi corre alla prima larva)

È ver... gode quest'anima
In te, fatal Vendetta.
Da me repente involati
Perfido Amor; t'affretta.

(Sparisce la larva dell' Amore)

Se al mio poter, voi Furie,
Sorde non siete ancor,
Ad inseguir traetemi
Un empio, un traditor.

Scena Ultima

(Coro di demoni, recando il carro d’Armida
tirato da draghi)

CORO
Paga sarai.

ARMIDA
Distrutto Tutto qui resti, tutto.

(I demoni, armati di faci, eseguiscono,
e la scena ritorna nel primo orrore)

ARMIDA, CORO
S'altro non può, l'Averno
T'ispiri il suo furor.

(Armida ascende il carro e s'innalza a
volo tra i globi di fiamme e di fumo)




ACTO PRIMERO


(Campo de batalla. A la distancia
se ve la ciudad de Jerusalén)

Escena Primera

(Las trompetas anuncian la presencia de los
franceses y de su jefe supremo. Saliendo
de sus tiendas los soldados se alinean
rindiendo honores militares. Llega Godofredo
que desde su tienda ha sido escoltado por
numerosos caballeros)

CABALLEROS
Más alegre y feliz que de costumbre,
por el oriente se muestra el día.

PARTE DEL CORO
Quizás la gloria, aliada de la paz,
anuncia así tu victoria.

CORO
Anuncia así tu victoria.

GODOFREDO
¡Ay, no, sea éste
un día de tregua!
Un deber funesto
cumpliremos ahora.
Valientemente y llenos de ira,
volveremos al combate.
¡Que la osadía
ceda paso a la piedad!

CORO
Valientemente y llenos de ira,
volveremos al combate.
¡Que la osadía
ceda paso a la piedad!

GODOFREDO
¡Sí, guerreros, ahora consagremos
al extinguido Dudon nuestros pensamientos!
Pompas fúnebres acompañen hoy a la tumba
al honrado cadáver.
Elogios, suspiros y el tributo de llanto
reciba el héroe, que al morir,
nos señalaba a todos el sendero de la virtud.

Escena Segunda

(Eustaquio y los anteriores)

EUSTAQUIO
Hermano,
te busca una mujer noble,
que llorando,
llega a tus pies a implorar ayuda.

GODOFREDO
¡Dile que venga!

(Eustaquio se marcha)

Mi alma no puede encontrar
mayor consuelo
que aliviar a un corazón
sumido en el dolor.

CABALLEROS
Tu ejemplo, señor
al puerto de la virtud
suele guiar nuestras almas.

Escena Tercera

(Precedida y seguida por muchos guerreros, entre
los cuales está Eustaquio, llega Armida sobre una
carroza, acompañada por Idraote disfrazado de
cortesano y de un pequeño séquito a caballo.
Todos se reúnen a su alrededor)

CORO
El astro matutino
de tanta luz adornado,
precursor de la luz del día,
aún no se mostró.

El angelical poder
de ese rostro tan extraño,
supera todo esplendor
y ofusca todo resplandor.

(Armida baja y, conducida por Eustaquio,
se presenta ante Godofredo)

ARMIDA
Señor, tanto resuena tu nombre por doquier,
que hasta en tus enemigos
sienten despertar en su pecho
sentimientos de admiración y respeto.
Soy heredera del trono de Damasco.

(para sí)

Y cuya desventura excede a cualquier otra.

(En voz alta)

El cruel Idraote,
pariente mío,
la corona hereditaria
no sólo piensa hurtarme,
sino que también amenaza mi vida.
Si, tal como creo,
eres tan magnánimo como valiente,
de ti podré esperar ayuda.

GODOFREDO
Princesa gentil, ¿qué puedo hacer por ti? Habla.

ARMIDA
Tu piedad reclamo.
De los muchos excelsos héroes que te rodean,
la desolada Armida
te pide diez guerreros ejemplares.
Serán suficientes para recuperar el trono.
Mi leales súbditos sólo esperan
a quien los incite a las armas.
Y si yo acudiera ante las puertas de Damasco
con tales valientes,
señor, te aseguro que mi causa estaría ganada.

(Bajando los ojos, con falsa humildad,
espera la respuesta de Godofredo)

IDRAOTE
(para sí)
¿Qué dirá?

EUSTAQUIO
(para sí)
Esa voz, esas tristes palabras
traspasan mi alma.

GODOFREDO
(después de haber reflexionado)
Reina, escucha.
Para servir al cielo,
sangre y sudor vertemos.
Que primero Sión vuelva a ser libre;
y que sobre aquel monte ondee
la venerada bandera símbolo de nuestra fe.
Luego, ya pensaremos en tu perdido reino.

(Armida finge llorar; Idraote brama; Eustaquio y
gran número de caballeros muestran su pesar)

ARMIDA
¡Desdichada! ¿Qué me queda ya,
si piedad no encuentro en ti?
Es más funesta la vida para mí
que la misma muerte.

GODOFREDO
Calma tu pena pues para ti aún
no han muerto las esperanzas.
Recuerda mi promesa
y toma en prenda mi fe.

IDRAOTE
(para sí)
No me traiciones, amiga esperanza.
No desfallezcas furor mío.

EUSTAQUIO Y CORO
(para sí)
No tiene corazón quien no gime
ante su llanto y dolor.

ARMIDA
(para sí)
Por mí todos suspiran y gimen
prendados ya de un loco amor.

(a Idraote)

Ven.

EUSTAQUIO
¿Dónde?

ARMIDA
Adonde me conduce
el rigor de la adversa estrella.

EUSTAQUIO
(a Armida)
¡Detente!...

IDRAOTE
¡Ay, pobre doncella!

EUSTAQUIO
(a Godofredo)
¡Ay, hermano, ten piedad de Armida!

CORO
(a Godofredo)
¡Ay, piedad de ella, señor!

GODOFREDO
(para sí)
¿Qué debo hacer? ¿Debo ceder?
¡Asísteme, oh, cielo!

ARMIDA
¡No tengo esperanza,
no sé soportar...
un destino tan cruel!

EUSTAQUIO, IDRAOTE
(para sí)
Quien pueda soportar
su martirio,
alma no tiene.

CORO
Vemos languidecer
entre suspiros
a esta noble belleza...

EUSTAQUIO, IDRAOTE, CORO
(para sí)
¡Ay, qué crueldad!

GODOFREDO
(para sí)
¡Que el cielo me asista!

ARMIDA
¡Destino cruel!

CORO
¡Señor, piedad!

EUSTAQUIO
Hermano, si sacas del campo de batalla
a un pequeño grupo de nosotros,
no por ello los francos
dejarán de triunfar.
Que a las murallas de Jerusalén
vayan a luchar los heroicos capitanes,
mientras que los elegidos
podríamos luchar por ella.

IDRAOTE
La piedad y el deber nos invitan
a luchar por los oprimidos.

CORO
La gloria nos señala
el sendero que debemos transitar.

GODOFREDO
(después de una breve pausa)
Cedo al deseo de todos:
sean cumplidos vuestros votos.

ARMIDA
¿Será cierto?

ARMIDA, EUSTAQUIO E IDRAOTE
¡Corazón mío, por fin tienes esperanzas!

ARMIDA
Propicia mi suerte,
disminuye su rigor.
¡Ah, sí, mi corazón
empieza a respirar!

TODO, salvo GODOFREDO
Propicio tu hado,
disminuye su rigor.
Armida, tu hermoso corazón
empieza a respirar.

GODOFREDO
(para sí)
Una palabra insólita, un helado temor,
presagio de dolor,
siento que se despierta en mi pecho.

(en voz alta)

Cedí, guerreros, es verdad;
pero quiero que de entre vuestras tropas
se elija un sucesor del jefe muerto.
Que se elija por la suerte entre uno de vosotros,
diez campeones. La ayuda solicitada,
sepa cada uno, que se le concede a ella
por vuestro consentimiento y no por mi consejo.

(Godofredo parte seguido de guerreros.
Mientras tanto un grupo de caballeros van
con Eustaquio y aparte, hablan entre ellos)

Escena Cuarta

(Eustazio, Armida, Idraote, caballeros
etcétera, Gernando)

EUSTAQUIO
(adelantándose)
Oportuna es la elección:
¡Que Rinaldo sea el sucesor de Dudon!

GERNANDO
(para sí)
¡Rinaldo!... ¿Será cierto lo qué oigo?...
¡Qué rabia!

ARMIDA
(para sí)
¡Oh, ese nombre!
¡Querido y fatal!

IDRAOTE
(en voz baja, a Armida)
Éste es el hombre en el que,
antes que de cualquier otro,
hoy querría, por antiguo deseo,
saciar mi desdén.

ARMIDA
(para sí)
¡Éste es mi ídolo!

EUSTAQUIO
Real doncella, el campamento
sea por ahora tu refugio.
Todos estarán dispuestos a obedecerte.

ARMIDA
(para sí)
He vencido.

(Acompañada por Eustaquio, Armida entra en
una de las principales tiendas con Idraote, su
séquito de damascenos y algunos paladines)

EUSTAQUIO
¡Compañeros, al son de alegres gritos
proclamemos a Rinaldo!

(Sale con los restantes caballeros)

Escena Quinta

(Gernando)

GERNANDO
¡Ay, suerte traidora!
¡Cómo! ¿A Dudon lo sucede él? El cargo,
que me podía llenar de orgullo, ¿será suyo?...
¡Despiértate, Gernando!
¿Podrás soportar que un joven italiano te venza?
¿Por qué te dominas?... ¡Ah, no jamás!
Juro por esta espada
que no sufriré tal ofensa.
Un alma anhelante de gloria
no sabe refrenar la ira.
¿Y estos son los laureles
que premian mis esfuerzos?
¡Ay, que recompensa adversa
me otorga el destino!

VOCES A DISTANCIA
¡Viva Rinaldo!...

GERNANDO
¡Qué angustia!
Decidida está mi suerte.

VOCES
¡Viva el héroe sin par!

GERNANDO
¡Qué dolor incomparable!
¡Cruel y tirano destino!

OTRAS VOCES
¡Viva Rinaldo, el fuerte!
¡Esplendor de nuestra era!

GERNANDO
¡Ay, que todos mis desdenes
se unan a mi alma que,
privada de esperanza,
ha perdido la calma.
Odio vengativo,
¡ven a mí, ven conmigo!

(Parte)

Escena Sexta

(Idraote, Armida)

IDRAOTE
¡La suerte nos sonríe!
Hacia donde están ocultos nuestros guerreros
apresúrate a dirigir tus pasos,
para que así podamos
cumplir la venganza del Asia.

ARMIDA
Que hacia la emboscada,
se encaminen
no solo diez, sino cien guerreros.
Cada uno de ellos lleva en su pecho,
a despecho de Godofredo,
el deseo de seguirme.

IDRAOTE
Pero Rinaldo...

ARMIDA
¡Ah!

IDRAOTE
¡Suspiras! ¿Por qué?

ARMIDA
¿Crees que será fácil
dominar mi alma?

IDRAOTE
¡Es el único trofeo
que le falta a Idraote!

ARMIDA
¡Allí está!...

(para sí)

¡OH, cómo palpita mi corazón!

(en voz alta)

¡Vamos!...

(para sí)

¿Dónde estoy?

(en voz alta)

¡Espera!... ¿Quién sabe si...

IDRAOTE
Querida hija, ¡adiós!

(Sale)

Escena Séptima

(Rinaldo, Armida)

RINALDO
¡Princesa, eres tú! Al volver a verte
qué alegría experimento... ¡y qué ansiedad!
Tus desgracias oí, y se angustió mi corazón.
¡Ay! ¡Por qué no habrá caído aún Jerusalén!
Quizás el allanar el camino
para recuperar tu arrebatado trono,
será el honor concedido a mi espada.
Pero ¿me miras desdeñosa y no contestas?

ARMIDA
En el estado en que me encuentro,
no necesito vanas palabras, sino obras.
¡Oh, cuán diferente
es mi corazón del tuyo!
Bárbaros nos llaman en vuestra Europa;
pero ¿acaso no es bárbaro aquel que
pudiendo dar vida a un infeliz, no lo hace?

RINALDO
Oye, por favor.
Me han elegido como comandante
de una valerosa tropa... ¿Ves? No soy culpable,
sino que me encuentro entre tus seguidores...

ARMIDA
¡Calla... no sigas! ¿Quiere escarnecerme?

RINALDO
¿Yo escarnecerte? Te engañas.
Desde el día que te vi,
respeto y...

(para sí)

casi diría que amor...

(en voz alta)

te tuve.

(para sí)

¡Ay, demasiado la adoro!

ARMIDA
¡Vete, despiadado!

RINALDO
¿De qué me acusas?

ARMIDA
¡Finges! ¿No entiendes mis palabras?
¿O acaso ya olvidaste cuando
en un yermo sendero estabas, extraviado?...
Y en aquel momento...

RINALDO
¡Todo, no lo dudes, todo lo recuerdo!
Tu mágico poder
salvó mi vida
del hostil furor del enemigo.
Mi alma agradecida
constantemente en la memoria
siempre te guardará.

ARMIDA
Pero, en un oscuro olvido
escondiste mi afecto.
Sí, el afecto de Armida,
que te confesó su debilidad.
¿Y qué fruto consiguió con ello?
Un marcado desprecio,
un cruel abandono...

RINALDO
¡Cesa, ay, cesa de lastimarme, Armida!
Si de ti me alejé,
fue porque el clarín militar
me llamó al campamento.
El bélico ardor, el deseo de gloria...

ARMIDA
En cambio, el amor me ha conducido hasta aquí…

RINALDO
¡Amor!...

(para sí)

¡Poderoso nombre!
Como resuenas, ¡ay! como llegas
desde sus dulces labios,
hasta mi dolorido corazón.

ARMIDA
Sí, amor... Si un alma valiente
te dio en suerte la naturaleza,
dame entonces la muerte
y que en mí se extinga el amor.

RINALDO
Armida...

(para sí)

¡Oh, cielos!

ARMIDA
¿Qué quieres?

RINALDO
El destino exige...

ARMIDA
¿Qué?

RINALDO
Que me aleje de tus bellos ojos...
El deber me lo ordena.

ARMIDA
¡Huir de mí!... Sin embargo,
a menudo los héroes también aman.

RINALDO
(para sí)
¡Qué miserable soy!
Ya no tengo esperanza.

ARMIDA
(para sí)
Vacila ante mis palabras,
su constancia decae.

RINALDO
¡Ay, no puedo resistir más!...
¡Sí, te amaré constantemente!

ARMIDA
¡Ah, inesperado júbilo!
¡Ah, dichoso instante!

ARMIDA, RINALDO
Querida/Querido
mi alma te ama y experimenta un dulce palpitar
que no sabe expresar.

(Salen)

Escena Octava

(Gernando, algunos caballeros)

GERNANDO
(Señalando a Rinaldo y Armida, irónico)
¡He allí el guerrero, el comandante,
el más grande de los héroes,
el Rinaldo elegido por todos!
¡Oh cuántos, oh cuantos laureles
deberéis cosechar para él!
Su invencible espada
ya contemplo en el templo cubierta de gloria.
He allí una clara señal de sus proezas:
¡El digno héroe vencedor de doncellas!

CABALLEROS
No prosigas; respeta,
señor, su virtud.

GERNANDO
¿Virtud?
Se engaña quien espere encontrarla en él.
¿Virtud en Rinaldo?

Escena Nona

(Rinaldo y los anteriores)

RINALDO
(cuando se va a marchar, se detiene)
¡Han dicho mi nombre!

GERNANDO
¿Ése?... ¿De qué puede jactarse?
¿Osa quizás compararse
con un caudillo conquistador de naciones?
¡Oh, el respetado héroe!
¿Quién hay que tenga
tantos títulos y abolengo?
¡Gran elección hicisteis!
Él merecía el título de comandante;
y en verdad, estoy encantado de ello.

RINALDO
(para sí)
Indigno!

GERNANDO
¿Y aceptó? ¡Loco! ¡Ah, a tanto se atreve
ese señor de indigno estado,
ése que en la sierva Italia ha nacido!

RINALDO
(para sí)
¡Bramo de furia!

GERNANDO
¿Y no habéis pensado
que el espíritu de Dudon,
mientras a este soberbio el sol alumbra,
brama allá arriba, en el cielo, de ira?

CABALLEROS
¡Rinaldo es un héroe!

GERNANDO
¿No veis que sólo se trata
de necia temeridad
y no de auténtico valor guerrero?

RINALDO
(avanzando)
¡Ah, mentiroso!
Si tienes el alma tan osada como tus palabras,
prepárate, mendaz,
a empuñar tu espada.

(Desenvaina la espada)

GERNANDO
¿Qué yo tema tu desdén?
Indigno, te engañas.
Están dispuestos a destruirte
mi diestra y mi acero.

(también desenvaina su espada)

Escena Décima

(Llegan Armida, caballeros
y guerreros de todos lados)

CORO
¡Deteneros!...

RINALDO
¡Alejaros!...

ARMIDA
(Para sí)
¡Rinaldo en peligro!...

ARMIDA, CORO
¡Ay, valientes, deteneos!...

RINALDO, GERNANDO
¡No escucho consejos!
¡Es en vano que intentéis
frenar mi cólera!

(Los dos caballeros se baten y en el fragor del
combate entran en una tienda de campaña)

Escena Undécima

(Los precedentes, salvo Gernando y Rinaldo)

RINALDO
(desde dentro de la tienda)
¡Muere!...

CORO
¡Oh, qué estocada!

(Todos van hacia donde están los combatientes)

ARMIDA
(acercándose a Rinaldo)
¡Qué hiciste!

RINALDO
(retrocediendo)
Este indigno ya ha sido castigado.
El honor ofendido de Rinaldo ha sido vengado.

CORO
¡Ay, desdicha! ¡Cruel suceso!
¡Qué ejemplo de terror!

ARMIDA
¡Qué terrible momento!
¡Ay, me oprime el dolor!

CORO
¡Comuniquemos a nuestro jefe el terrible hecho!

(Salen todos, salvo Rinaldo y Armida)

Escena Duodécima

(Armida, Rinaldo)

ARMIDA
¡Ay, tiembla!...

RINALDO
Aquí lo espero.

ARMIDA
¡Vete, escóndete de su rigor!
¡Ah, si me amas,
no expongas tu querida vida!

RINALDO
El deber me invita
a no ceder a tu deseo.

ARMIDA
¡Oh Dios, cómo late mi corazón!

RINALDO
¡Ídolo mío, serena tu corazón!

Escena Decimotercera

(LLega Godofredo con caballeros
amigos de Gernando y de Rinaldo,
guerreros y curiosos)

PRIMER CORO
¡Ven, jefe, castiga el delito!

ARMIDA
(a Rinaldo)
¡Ah, bien mío!...

GODOFREDO
¡Justo cielo, qué escuché!

SEGUNDO CORO
¡El honor de Rinaldo fue herido!

PRIMER CORO
¡Furibundo, él empuñó su espada!

SEGUNDO CORO
¡Al ser provocado, el acero empuñó!

GODOFREDO
¿Dónde está el inicuo?

RINALDO
¡No soy inicuo! Rinaldo te escucha.

GODOFREDO
¡Impío! ¡Tiembla!

RINALDO
No soy un criminal.

ARMIDA
(para sí)
¡No me traiciones, esperanza falaz!

CORO
La discordia con su horrible llama,
trajo un vasto incendio al campamento.

GODOFREDO
¡Entrega a las cadenas, para ejemplo de
los culpables, tu alocada diestra!

RINALDO
Esta mano está habituada a palmas y trofeos,
¡y no a cadena alguna!

ARMIDA
(en voz baja a Rinaldo)
Vete... precede los pasos de Armida.
Yo te seguiré en un momento.

TODOS salvo ARMIDA y RINALDO
Un astro de sangre
se asoma en el cielo.
Todas las alma languidecen,
las congela el dolor.
Una densa niebla
enturbia el día,
y amenaza el campamento
la angustia y el terror.

RINALDO
(Para sí)
Puesto que invita la suerte,
me aferraré a ella.
Poderosas y divinas
cadenas de amor,
en vosotras solamente confía
la esperanza de mi corazón.

(Parte)

ARMIDA
(Para sí)
La amiga suerte
se me ofrece.
Poderosas y divinas
cadenas de amor,
Armida os confía
la esperanza de su corazón.



ACTO SEGUNDO


(Lúgubre bosque. Entre los árboles se observa
el mar a la distancia)

Escena Primera

(Astarotte y coro de demonios,
surgiendo bajo tierra)

CORO
Al poderoso conjuro de Armida
hemos atravesado el Aqueronte y el Cocito.
Este mudo inhóspito y silencioso,
por nuestra magia se deberá transformar.

ASTAROTTE, CORO
¡Vamos, compañeros, aquí detengamos el paso!
Apaguemos las horribles antorchas
y dejemos a un lado los flagelos.
Eso nos impone quien nos dicta la ley.

CORO
Al nuevo encantamiento de Armida
todo el infierno se sumará.

PARTE DEL CORO
La real sobrina de Idraote
suele frenar el murmullo de los espíritus.

OTRA PARTE DEL CORO
Sus mágicas notas tienen el poder
de convertir el terrible aullido,
en dulces sonidos que alejan el dolor.

CORO
Este lugar inhóspito y silencioso
por nuestra magia se deberá transformar.

ASTAROTTE
¡Sobrehumano poder,
dioses del tétrico abismo,
aquí y ahora os llamamos!
Por doquier la fama esparce
el nombre de Rinaldo,
el primero entre los más temidos campeones,
del que sobre los astros,
para nuestra pena eterna,
todo a su gusto mueve y gobierna.
Sin embargo, de un amoroso lazo
el fuerte guerrero quedó prendado.
Armida osó quitarle la voluntad y el honor
para que les falte a los aborrecidos franceses
su mejor espada y caudillo, y así,
Sión se liberará de su fatal destino.
Secundarla, oh dioses,
no es fácil para nosotros.
En nuestras obras confía el rey de las sombras.
Por nosotros tiemble Godofredo y Armida reine.

FURIAS
Armadas con espadas y antorchas,
contra el celeste imperio
en la bóveda celeste
luchamos un día.
Es verdad que caímos vencidas;
pero el germen del valor originario
no se marchitó
en nuestros pechos.

ASTAROTTE
(Desde una nube)
¡Ha llegado el instante
de obrar con fuerza y osadía!
¡Mirad, Armida se acerca!
Invisibles, gracias a su varita mágica,
que cada cual esté listo a su señal.
¡Ése es el designio de nuestro dios supremo!

(Todos desaparecen)

Escena Segunda

(Llega a tierra una nube que se disipa y deja ver
un carro tirado por dragones sobre el que están
Armida y Rinaldo. Armida convierte el carro en
un sillón de flores. Los dragones desaparecen.

RINALDO
¿Dónde estoy?...

ARMIDA
A mi lado.

RINALDO
¡Qué feliz soy!

ARMIDA
¡Mi bello tesoro!

RINALDO
Si dices que soy tuyo...

ARMIDA
Querido, si me amas...

ARMIDA, RINALDO
... desafío todo el rigor del destino.

ARMIDA
Mi bien, esta es la isla
que llaman de la fortuna,
sólo por mi conocida.
Aquí olvidaremos todo rencor
pues todo respira paz y amor.
El afán de volver a verte,
la esperanza de poseerte,
las ganas de vencer el cruel deseo,
hicieron que fingiera ante el jefe francés,
cambiando tu espada por las cadenas,
e inventando la historia
sobre Idraote y mi desventura.

RINALDO
Comprobarás cómo te ama mi corazón:
que todo quede en el olvido,
sólo a Idraote considero culpable.
Pero... ¡pensemos sólo en nuestro mutuo amor!
Mas ¿por qué me conduces, prisionero,
a una horrible selva?

ARMIDA
No; este es el reino del amor.
He aquí el centro del placer.

(A una seña de Armida la escena se transforma
en el interior de un magnífico palacio. Hadas de
gentil semblante, ninfas, amorcillos y placeres
colman el escenario, formando varios grupos)

CORO
¡Sí, éste es el palacio del amor,
éste es el centro del placer!

ARMIDA Y RINALDO
A su /mi alma este prodigio
le parece un sueño encantador.
Ante tan extraño y placentero acontecimiento
se confunde su / mi pensamiento.

ARMIDA, RINALDO, CORO
¡Sí, éste es el palacio del amor,
éste es el centro del placer!

ALGUNAS NINFAS
Canciones amorosas, palabras alegres,
cantemos en ronda los esclavos del amor.

TODAS LAS NINFAS
Canciones amorosas, palabras alegres,
cantemos en ronda los esclavos del amor.

(Siguen las danzas de vez en cuando
entrelazadas con el canto. Los amorcillos le
presentan a Rinaldo guirnaldas de flores)

ARMIDA
Al dulce imperio del amor
toda la Naturaleza se somete.
¿Dónde existe un alma audaz
que no aprecie al amor?
¿Quién, desdichado,
no siente su poderosa llama?
De piedra tiene el corazón en su pecho,
o bien nunca tuvo corazón.

CORO
¿Dónde existe un alma audaz
que no aprecie al amor?

ARMIDA
Las aves, de rama en rama,
expresan el amor con su canto.
Aman hasta los mudos
habitantes de las aguas.
Aman las fieras salvajes
en medio de las selvas.
Todos son por amor fecundados,
aún las mismas plantas.

CORO
¿Dónde existe un alma audaz
que no aprecie al amor?

ARMIDA
La juventud se escapa,
la belleza es un relámpago,
a ambas destruye
el tiempo devorador.
Así pues, gozad amantes
de vuestros instantes felices,
ahora que ríe en vuestros rostros
la flor de la juventud.

(Armida se sienta junto a Rinaldo)

CORO
¡Ah, sí, gozad amantes
de vuestros instantes felices,
ahora que ríe en vuestros rostros
la flor de la juventud!

(Armida, para eliminar del corazón de Rinaldo
todo vestigio de deseo de gloria y espíritu militar
y someterlo más a su pasión, hace comparecer
a un espíritu bajo la apariencia de un joven
guerrero, rodeado por graciosas ninfas que están
a punto de seducirlo. Él quiere resistirse, pero
la voluptuosidad se apodera poco a poco de él,
hasta que por fin se deja despojar de sus armas
que son reemplazadas por una corona de flores)

CORO
Todo exhala el aroma de Armida:
paz, amor, felicidad y amistad.
Todo está sometido al reino de Armida,
todo cede donde impera la belleza.



ACTO TERCERO


(Jardín encantado, en el que se observa
abundantes árboles de frutas, setos y matas
cubiertas de todo tipo de flores; aguas surgentes
sobre las que sobrevuelan numerosos pájaros.
Otras aves de vivos colores aletean de árbol en
árbol; a un lado algunas cavernas cubiertas de
musgo; el lugar está rodeado por amenas colinas
y sombríos valles)

Escena Primera

(Ubaldo, Carlo)

UBALDO
¡Cómo sopla la brisa
entre las hierbas y las flores!

CARLO
Los pájaros cantores
a nuestro alrededor
parece que hablaran de amor,

UBALDO
Y el eco que les responde...

CARLO
Y el murmullo de las olas...

UBALDO, CARLO
Todo parece indicarnos
que ésta es la morada
de la divina naturaleza.
Pero no, son los engaños
de una horrible magia.
Esto que parece naturaleza
es un producto del infierno.
Aquí, su atroz cabellera de serpientes
sacuden la feroces euménides,
que con su mortífero veneno
infectan el aire de extremo terror.

UBALDO
¡Oh, amigo, cuánto al sabio de Ascalón debemos!
Tan largo trayecto
nos pareció un breve camino.
Fue un auxilio divino
esta dorada vara mágica y este manuscrito.

CARLO
Asustada veremos correr
a cada serpiente y cada fiera
que nos salga al paso.
Ahora sólo queda cumplir
con nuestro deseado cometido.

UBALDO
Aquí, según revela el manuscrito,
habita Rinaldo presa de un loco amor.

CARLO
¡Ah, quiera el cielo que él acepte
la llamada del honor!

UBALDO
Solitario es este lugar.

CARLO
Te engañas. Hacia nosotros viene
un grupo de alegres ninfas. Oye sus cantos...

(Poco a poco se va escuchando el rumor
de las ninfas que se aproximan)

UBALDO
De firmeza y de coraje este es el momento.

Escena Segunda

(Aparecen, cantando y bailando, espíritus
con aspecto de ninfas)

CORO
Aquí todo es calma, delicia y amor.
Aquí se encuentran las almas a salvo del dolor.

PARTE DEL CORO
Aquí las atroces esferas no tienen poder
y el adverso destino no tiene vigor.

OTRA PARTE DEL CORO
Ésta es la morada del bendito amor.
La edad del oro aquí ha regresado.
¡Oh, dichoso quien tiene un corazón!

CORO
Aquí todo es calma, delicia y amor.
Aquí se encuentran las almas a salvo del dolor.

UBALDO
¡Huid monstruos infernales,
volved a donde salisteis!

(Agita la vara de oro y los espíritus desaparecen)

Escena Tercera

(Carlo, Ubaldo)

CARLO
¡Un nuevo milagro!

UBALDO
¡Ah, si así pudiera limpiar
del corazón del pobre Rinaldo su loco amor!

CARLO
¡Así lo espero!
El cielo ejecutará la obra.

UBALDO
¡Ah, cuánto placer
dará a los güelfos
el deseado regreso del querido hijo!

CARLO
A todo el campamento,
incluido el mismo Godofredo
que quería castigarlo y ahora lo perdona,
alegrará volver a ver al héroe.

UBALDO
¡Calla!... Si no me engaño
de aquella senda me parece oír
unos lentos pasos.

CARLO
Sí...

UBALDO
¡Qué suerte!
¡Míralo!

CARLO
¡Es él!...
¡Qué felicidad!

UBALDO
Y con él viene quien lo esconde
y lo tiene prisionero en este lugar.

CARLO
¡Vayamos a su encuentro!...

UBALDO
¡No, mejor escondámonos
allí, entre aquellas plantas!

CARLO
Pero de que nos vea...

UBALDO
No es el momento.

(Se esconden)

Escena Cuarta

(Armida y Rinaldo tomados de la mano)

ARMIDA, RINALDO
Suaves cadenas,
si el amor os forjó,
es para unirme así, para siempre,
a mi bien amada /amado.

ARMIDA
¡Oh, mi Rinaldo,
admira este ameno lugar!
Ahora que el ardiente Sirio
se muestra en el cielo,
por mi obra la florida estación
y el fructífero otoño
nos tienden su mano
en este dichoso refugio campestre.

RINALDO
Todo me hace feliz,
pero más que todo Armida,
si yo pudiera vivir
seguro de tu fidelidad...

ARMIDA
¡Cómo! ¿Lo dudas?...

RINALDO
Real doncella de divina belleza,
tú reinarías feliz
si por mi causa
no permanecieras alejada de tu reino.

ARMIDA
¿Acaso no es mío tu corazón, y el mío tuyo?
¿Acaso no es suficiente? El Amor me venció.

RINALDO
Y con él, Armida, competiste
cuando con tus bellos ojos me aprisionaste.
Es mayor tu triunfo que el triunfo
del dios Amor que todo lo puede.
¿Tú, mortal... pero qué digo?
Mortal no es quien puede
hacerse reina absoluta de cada corazón;
quién posee en sí tanta belleza divina.
¡Oh, adorados ojos,
mientras atraéis mi corazón, lo hacéis feliz!
Mi corazón está orgulloso de sus dulces cadenas
al experimentar, bellos ojos, en vosotros
toda la virtud del amor.
Mi antigua libertad olvido por vosotros,
al compararla con tan bella servidumbre.

ARMIDA
Quédate aquí, mi bien.
Yo debo apartarme de ti por unos instantes...

RINALDO
¡Cómo!...

ARMIDA
Una grave preocupación me llama a otro lugar.
¡Adiós!
Dentro de poco, volverás a verme a tu lado.

(Sale)

Escena Quinta

(Rinaldo)

RINALDO
Si pierdo un sólo instante
el resplandor de esos ojos,
me parece perder la paz...
Pero ¿qué otro resplandor me encandila?
Esas armas... ¡Armas francesas!
Apenas lo creen mis ojos.

Escena Sexta

(Ubaldo, Carlo, Rinaldo)

UBALDO
(a Carlo)
¡Amigo, acércate!

RINALDO
¡Cielos!... ¡A quiénes veo!

UBALDO
Envilecido guerrero, esclavo del amor,
vuelves a ver a Ubaldo y a Carlo.
Observa como llevamos con orgullo
nuestros uniformes.
¿Y mientras las armas nosotros ceñimos,
y mientras la espada cuelga a nuestro costado,
debemos ver engalanado de rosas
y de blancos linos al guerrero más fuerte
de entre todos los francos y latinos?

RINALDO
(para sí)
¡Ay, qué amargo reproche!

CARLO
El campamento entero impaciente aspira
a enarbolar sobre los altos muros de Sión
su augusto estandarte.
Despierta al sonido de las trompetas
cada soldado, aún el menos fuerte;
¿y solamente Rinaldo, en valiente Rinaldo,
el indómito guerrero,
se halla ausente y prisionero?

RINALDO
¡Ah, amigos!... Es verdad, soy yo!...
¡Soy muy infeliz!... Pero... ¿cómo
me encontrasteis si un inhóspito sendero...

UBALDO
La virtud celestial,
y no un arte infernal, nos sirvió de guía.

CARLO
¡Ceda la inicua Armida
ante el poder de Dios que todo lo gobierna!

RINALDO
¡Armida!... ¡Ella es mi amada!...

CARLO
¿Sueñas?

UBALDO
¿Deliras?
En este escudo contempla reflejado
toda tu vileza.

(Muestra un escudo adamantino)

RINALDO
¡En que aspecto deplorable
me veo, oh cielos!...
¡Qué imagen tan vil!...
¡Oh dioses, qué vergüenza!

(Queda inmóvil y casi fuera de sí)

CARLO
(para sí)
Languidece.

UBALDO
(para sí)
Suspira.

CARLO
(para sí)
Gime.

UBALDO, CARLO
(para sí)
Ya oye la llamada del honor.
¡Oh dioses, secundad nuestros esfuerzos!

UBALDO
(a Rinaldo)
Mira como te conduce a la ruina
un impío amor.

CARLO
¿Tienes en el pecho un corazón tan fuerte
como para resistir tanto horror?

RINALDO
(sigue mirándose en el escudo)
¡Qué imagen tan vil!...
¡Oh, qué vergüenza!

CARLO
¡El deber te llama!

UBALDO
¡La gloria te invita al combate!

UBALDO, CARLO
¡Que la trompeta de la fama
despierte tu valor!

RINALDO
¡Callad!... ¡Ay de mí!... ¡Callad!...
¡Qué tormento tan atroz! ¿Yo vil?...
No: aún recuerdo
que me llamo Rinaldo.

(arranca y arroja sus vestimentas cortesanas)

UBALDO, CARLO
Ahora sí que reconozco
el héroe que siempre fuiste.

RINALDO
(para sí)
¡Ay, qué confusión siento
de dolor, gloria y amor!

UBALDO, CARLO
¡Ven!

RINALDO
Os sigo...

(para sí)

¡Ay, Dios! ¿Podré dejarla?

CARLO
¿Por qué te detienes?

RINALDO
¡Armida!
Por ti se detiene mi corazón...

UBALDO, CARLO
Severa te habla la voz del honor.

(Breve pausa)

RINALDO
Virtud y valor:
uníos en la lucha
para vencer al amor
que tantas angustias me da.

(Breve pausa. Mientras tanto Rinaldo levanta
los ojos al cielo como suplicando)

Un rayo esclarece mi alma...
¡Ah, sí, te reconozco celeste bondad!

UBALDO, CARLO
Esplendoroso héroe, ¡escapa con nosotros!
La piedad del cielo se pone de tu lado.

(salen)

Escena Séptima

(Armida presurosa y consternada)

ARMIDA
¿Dónde está?... ¿Dónde se esconde?...
Hace poco
aquí lo dejé...
¡Estoy fuera de mí! ¡Helada!
Allá, el valiente guardián muerto...
¡Ay, cielos! ¿Mi poder ha sido vencido?
Se ha ido... Pero ¿qué veo?
¡Dos guerreros de Godofredo!... ¡Ay de mí!
Y Rinaldo va tras ellos... ¡Detente!...
La angustia me impide hablar... ¡Escucha!...
¡Pérfido! No me escucha...
Pues bien, invoquemos a las potencias del averno.
¡Furias, oídme!

(agita su vara mágica)

¡Por la tremenda potestad de los infiernos,
traedme al traidor!

(Pausa)

Ninguna voz me responde
desde las infernales riberas.
¡Ay de mí!... ¡Qué momento fatal!...
¿Qué hacer?... Sigamos al infiel...
¡Ay, qué tormento feroz!

(Sale velozmente)

Escena Octava

(Exterior del palacio de Armida.
Ubaldo, Carlo, Rinaldo)

UBALDO
¡Alabado sea el cielo,
por fin salimos de esos inicuos muros!

CARLO
Un breve camino nos queda;
vayamos a la nave.

RINALDO
¡Amigos, ay, por piedad,
consolad a mi débil corazón!
Solo, no lograré superarme.

CARLO
¡Corramos a la playa, ven, vamos!

ARMIDA
(desde lejos)
¡Detente, traidor!

RINALDO
¡Es ella!...
¡Ay, Dios!... ¿La oís?

CARLO
Ánimo, amigo, debes armarte de valor.

RINALDO
¡Ay de mí!

UBALDO
Te será beneficioso escucharla.
Si resistes sus encantos
y sus lágrimas,
serás el más grande de los héroes.

Escena Novena

(Armida que llega presurosa y los precedentes)

ARMIDA
¿Entonces, es verdad?...
¿Quieres abandonarme? ¡Cruel!

RINALDO
Quiere el destino que me aparte de ti...
La gloria me invita al campo del honor...

ARMIDA
¿Y es quizá la gloria traicionar al amor
y a la fidelidad?

RINALDO
(marchándose)
Para mí siempre serás
un dulce recuerdo...
Queda en paz...

(para sí)

¡Ay, se me parte el corazón!

ARMIDA
(reteniéndolo)
¡Paz! ¿Acaso puede encontrar paz mi dolor?

UBALDO
(en voz baja a Rinaldo)
Resiste.

CARLO
(de igual forma)
Esconde ante ella
tu angustia y dolor.

ARMIDA
Vete si quieres,
sólo te pido poder seguir tus pasos...

(Rinaldo la rechaza ligeramente y vuelve la cara
para ocultar su turbación. A punto de partir)

ARMIDA
(siguiéndolo)
Como más te guste.
Podrás disponer de mí, si así lo deseas.
Como una sierva humilde bajaré la cabeza
y aceptaré tu vileza.
Con actitud servil te seguiré
a donde tu pasión guerrera te conduzca.
Cuidaré de tus caballos
y llevaré tus armas
Tendrás en mí un fiel servidor
y no una amante.

RINALDO
(en voz baja a sus dos compañeros)
¡Ay de mí! Esas palabras...

UBALDO
(de igual manera a Rinaldo)
Son embustes.

CARLO
(de igual forma)
Insidias.

ARMIDA
¿Callas?...
Sí, como tú quieras, seré escudero o escudo.
Quizás un guerrero enemigo,
para herirte,
quiera atravesarme el pecho...
Pero habla.

RINALDO
Armida, es el momento
de que olvidemos mis errores y los tuyos.
Quédate aquí...

(saliendo)

ARMIDA.
¡Ah! ¿Quedarme, y no lloras?

RINALDO
(para sí)
¡Qué dolor!

ARMIDA
¿Y aún tus ojos están secos, despiadado?
¿Y tienes el coraje
de abandonarme en este estado?
Si ante mi cruel tormento
no das señal de dolor,
es que nunca tuviste
una chispa de piedad.
Un bárbaro tigre salvaje
fue tu padre
y tu alma sólo fue alimentada
por la crueldad.

RINALDO
(suspirando y saliendo)
No puedes cambiar tu suerte,
yo no la puedo cambiar.

ARMIDA
(reteniéndolo)
¡Ay, dame al menos la muerte!
¡Pon fin a mi penar!

UBALDO, CARLO
(a Rinaldo)
Resiste con valor.

UBALDO
¡Ven!

CARLO
Decídete.

UBALDO, CARLO
¡Al mar!

RINALDO
¡Adiós!...

ARMIDA
¡Escucha, ídolo mío!...
Un sólo instante te pido...

UBALDO
No.

CARLO
(arrastrando a Rinaldo)
Conviene partir.

ARMIDA
Vacila... mi pie... no resisto...
me siento... ¡ay, Dios!... desfallecer...

(Cae sin sentido. Rinaldo, que se había alejado,
regresa de prisa)

RINALDO
¡Armida!... ¡Amada mía!...
¡Ah, ayudémosla!

UBALDO, CARLO
¡Al mar!

(Lo llevan a la fuerza)

Escena Décima

(Rinaldo se ha alejado. Armida se recupera e
incorporándose mira a su alrededor)

ARMIDA
¿Dónde estoy?...
¡Huyó! ¡Me abandonó, ay de mí!
¿A tanto osó el ingrato?
¿Aún estoy viva?...
¿Aún late mi desolado corazón?...

(camina dubitativamente)

¿Qué haré?...
Venganza... amor...
¿A quién de vosotros dos bebo escuchar?...
¡No existe un estado más atroz que el mío!

(Queda pensativa. Mientras tanto, surge un
espíritu con el aspecto de la Venganza)

¡Venganza!...

(agitándose)

¡Ay, sí, te veo!
Sólamente a ti invoco: ¡ven!...

(Mientras intenta acercarse al espíritu, surge
otro bajo las formas de Amor, suspirando y
lloroso)

¿Amor?... con ese suspiro
¿por qué mi desdén refrenas?...
Quizás eres despiadado,
aunque llores, Amor.

(Dirigiéndose a la Venganza)

Quizás la piedad esté en ella,
aunque esté llena de horror.

(Duda y luego corre hacia el primer espíritu)

Es verdad... goza mi alma en ti,
fatal Venganza.
¡De mí aléjate de inmediato
pérfido Amor!

(El espíritu del Amor desaparece)

Si a mi poder, vosotras furias,
no sois sordas todavía,
llevadme a perseguir
al impío, al traidor.

Escena Última

(Coro de demonios conduciendo el
carro de Armida tirado por dragones)

CORO
Serás satisfecha.

ARMIDA
¡Todo sea destruido, todo lo que queda!

(Los demonios, armados de antorchas, cumplen
su orden y la escena vuelve al primer horror)

ARMIDA, CORO
Si otra cosa no puede hacer el infierno por mí,
que al menos te transmita su furor.

(Armida sube al carro y levanta vuelo
entre las llamas y el humo)



Traducido y Digitalizado por:
José Luis Roviaro 2011